Pellegrini in moto
L’idea
Forlì-Civitavecchia
Indice dei contenuti
Imbarchiamo la moto anche quest’anno, sul traghetto che da Civitavecchia porta a Barcellona, e la nostra meta è Santiago de Compostela; ormai sembra essere diventata una tradizione fare almeno un passaggio su qualche mare.
L’idea di questo viaggio ci è venuta consultando l’indice degli itinerari proposti da una rivista di moto e ci ha colpito il titolo “Pellegrini in motorino”, visto che si voleva andare al caldo in Spagna. Il nostro, probabilmente, sarà un “cammino” più veloce e comodo per mancanza di tempo e preparazione fisica, non da veri pellegrini, ma speriamo comunque serva a migliorarci spiritualmente.
Abbiamo poi pensato di fare il viaggio di ritorno, visitando la costa atlantica spagnola, passando per Galizia, Asturie e Cantabria, ma questo lo racconteremo un’altra volta.
Pensieri durante la traversata
Civitavecchia, Barcellona, Lerida
All’imbarco troviamo due coppie spagnole, anche loro in moto, di rientro da una vacanza dopo un tour in Italia, Firenze-Venezia-Napoli-Pompei in dieci giorni, quasi peggiore di noi. La traversata in mare è stata lunga, ma utile per continuare la lettura de “Il Cammino di Santiago” di Paulo Coelho, che si è rivelata essere un’ottima guida spirituale, ed è stato poi molto divertente trovare i luoghi descritti e provare a capire il valore che possono aver avuto per l’autore… “Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. E’ il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo”…
Sbarcati a Barcellona, saliamo sulla moto e prendiamo la strada per Lérida, al nostro F1 di fiducia, senza troppi timori, memori del viaggio in Portogallo dell’anno passato.
Attraversando l’Aragona…
Lerida-Barbastro-Huesca-Loarre-Los Mallos-Monastero di Leyre-Lumbiar-Valle Roncal
Questa tappa è stata una passeggiata attraverso l’Aragona, fra sterminati altipiani di coltivazioni di cereali, dove inaspettatamente compaiono davanti ai nostri occhi come per miraggio, strane conformazioni rocciose appiattite tipiche della zona, il canyon di Rio Gallego e le dita di roccia ocra scolpite alla perfezione, vere meraviglie della natura.
Cosa sia il tempo l’abbiamo dimenticato, abituati a guardare sempre l’orologio nella routine quotidiana, oggi non c’è fretta, non importa quanti chilometri dobbiamo percorrere e cosa c’è da vedere, assaporiamo intensamente ogni piccola cosa, anche la più banale.
Le acque del lago di Yesa hanno un colore caraibico e rimbalzano a riva dando una sensazione di pace infinita; chiudendo gli occhi si rivedono immagini stupende impresse nella mente, come le rocce di Los Mallos che, chissà perché saranno proprio così rosse e avranno proprio quella forma, il volo del falco che plana nell’aria senza sbattere le ali, le cicogne coi loro nidi sui tetti delle chiese, il volo di una mamma che torna dai suoi piccoli, il belato delle pecore, l’odore del grano, della ginestra e quello del legno dei pini, poi il silenzio, il silenzio della Natura, madre di tutte queste meraviglie.
L’inizio del Cammino
Pirenei-Roncisvalle-Larrasoana-Pamplona-Puente La Reina
Attraversiamo i villaggi ai piedi dei Pirenei, molto graziosi, con case dai tetti spioventi che fanno pensare a tanta neve durante l’inverno; non si vede però anima viva fuori, chissà se sono ancora abitati. Siamo al confine fra Spagna e Francia; il piacere di guidare è notevole e il panorama in cima al passo di Larrau è mozzafiato; non siamo soli, abbiamo pure incontrato un altro motociclista inglese, col quale scambiamo qualche parola alla meno peggio.
A Roncisvalle compriamo la conchiglia, simbolo del pellegrino, e la “Credencial” per turisti, dove apporre i timbri dei luoghi religiosi e dei posti per il pernottamento e ristoro; incontriamo molte persone che devono iniziare il Cammino (o l’hanno cominciato da Saint-Jean-Piè-De-Port, in Francia), fra cui una coppia di Brescia, che ci augura buon viaggio.
Ci viene già voglia di farlo a piedi, ma occorrono almeno trenta giorni, impossibile adesso, ma magari fra vent’anni, ai nostri 50 di età o al 25° di matrimonio, se Dio vorrà.
A Pamplona chiacchieriamo con un simpatico signore portoghese, che ci racconta di essere andato a Santiago De Compostela più volte, percorrendo altri itinerari.
Il Cammino ci arricchisce mentre lo percorriamo…
Puente La Reina-Estella-Logrono-Najera-St.Domingo De La Calzada-San Juan De Ortega
È il secondo giorno che siamo sul Cammino; quando vediamo persone a piedi, mi viene istintivo cercare con gli occhi la conchiglia del pellegrino, che in genere viene attaccata sul retro dello zaino o nel cappello. Quando ho la certezza che si tratta di pellegrini, li guardo e un brivido mi corre dentro, l’emozione cresce: deve essere un’esperienza unica camminare per più di 700 km alla ricerca di qualcosa di personale e grande, restando continuamente a contatto con la natura. Credo che in moto sia più divertente che spirituale, si percorre una strada per arrivare alla meta finale e spesso la natura è lontana, così lontana, che ci si deve ricordare di essere su una striscia di cemento e stare attenti alle tante auto e non farsi schiacciare dai grossi camion.
Capita poi, fortunatamente, di ritrovarsi in mezzo a tanti pellegrini, senza averlo previsto: stavamo cercando San Juan De Ortega per collezionare un altro timbro, era pure tardi e non sapevamo ancora dove dormire, quando vediamo delle tende piantate davanti alla locanda di pellegrini, così chiediamo se anche noi possiamo sistemarci lì con la nostra; oltre ad offrirci la sistemazione in giardino, il parroco ci invita anche a cenare in salone coi pellegrini. È arrivato così un finale di giornata veramente inaspettato, abbiamo provato grande emozione mangiare una zuppa all’aglio servita in una tazza di latta, seduti a un lungo tavolo in compagnia di persone mai viste prima, come i due svizzeri che con un cenno ci fanno capire di poterci sedere vicino a loro; tutto questo accade sentendo le note dell’inno alla gioia suonate in sottofondo…e il pensiero corre indietro nel tempo!
Il cielo è grigio, ma noi siamo felici
San Juan de Ortega-Burgos-Fromista-Sahagun-Leon
Sento voci, guardo l’orologio e vedo che sono le sei meno dieci: i pellegrini sono già pronti per rimettersi in cammino; alle sette la custode della locanda si lamenta perché c’è ancora gente nel dormitorio e qualcuno dice che sono gli italiani, quei dormiglioni, deve essere il gruppo di ciclisti di Udine; anche noi ci affrettiamo a smontare e partire, non prima però di aver fatto un’offerta e riempito la borraccia. Ci fermiamo a Burgos per visitare la cattedrale dove riposa il Cid Campeador, poi incontriamo di nuovo i ciclisti; il cielo si fa nuvoloso, attraversiamo l’altopiano fermandoci qua e là a scattare foto, sostiamo a Fromista, Sahagun, poi è la volta di Leon con l’imponente cattedrale di Gaudì; cerchiamo un campeggio fuori città, lontano dal traffico che ci sta soffocando.
Un tuffo nel Medioevo…
Leon-Astorga-Rabanal Del Camino-Ponferrada-Villafranca Del Bierzo-O Cebreiro
Ci ripariamo, spostando la nostra tenda in blocco, sotto la veranda di una roulotte senza inquilini, per smontare in fretta ed evitare di bagnarci; incrociamo le dita per la giornata che verrà. Fermata obbligatoria al leggendario passo de Obrigo, poi Astorga, dove troviamo nuovamente lo zampino di Gaudì, Castillo de los Polvazarez, luogo fuori dal mondo, irreale, capace come una macchina del tempo di catapultarti indietro ad anni mai conosciuti, con i suoi vicoli e case di pietra; immagino di essere a cavallo e trottare fra queste stradine misteriose, magari trainando proprio quella carrozza che si trova lì davanti a quel portone… e chiudendo gli occhi, sembra di sentire il rumore degli zoccoli che avanzano calpestando quei vecchi ciottoli.
Proseguiamo, riuscendo ad accostare abbastanza il vero Cammino, lontani dal grigiore delle strade principali e delle grandi città.
Passiamo per Rabanal del Camino, senza che ci desti curiosità, ma qui dovremmo fare un timbro, quindi torniamo indietro all’albergo del pellegrino; entrando, i nostri occhi si riempiono di stupore, i nostri cuori di gioia, perché si respira un’atmosfera tutta particolare: le cose e le persone non si possono giudicare solo dando una veloce occhiata, finché non si scopre il cuore, non si conosce nulla.
Saliamo alla Cruz de ferro, per poi ridiscendere fino a Manjarin, dove troviamo una specie di locanda o meglio baracca, da cui esce fumo di cucina e gestita da uno strano signore che indossa una tunica con lo stemma crociato: ora siamo veramente nel Medioevo! La stessa sensazione continuiamo ad averla, visitando Compludo, Molinaseca, Ponferrada col castello dei cavalieri Templari, Villafranca del Bierzo e Piedrafitta, dove compriamo delle gustosissime ciliegie e c’è rilasciato uno scontrino rigorosamente scritto a mano: non siamo quindi nell’era del baratto, siamo solo un po’ indietro di trent’anni o semplicemente è meglio dire che “tutto il mondo è paese”?
Piove. Percorriamo il tratto più faticoso per i veri pellegrini: la strada del passo del Cebreiro; arriviamo al villaggio faticando a vedere, perché ci sono le nuvole bassissime.
Il posto è comunque meraviglioso, i gestori della locanda sono giovani spagnoli simpaticissimi, poi i tavoli sono pieni di persone di ogni nazionalità: con noi erano seduti due francesi, due giapponesi e due scout italiani, che ci hanno raccontato tutto il loro cammino a piedi fino a qui, veramente emozionante, a parte il mal di piedi.
Santiago de Compostela
O Cebreiro-Sarria-Portomarin-Santiago De Compostela
Partiamo avvolti da una nebbiolina che non ci lascia vedere un gran panorama, sostiamo ugualmente in cima al passo dove c’è una mucca col suo proprietario, che con grande piacere salutiamo e ci ricambia gentilmente, dimostrando anche una gran voglia di chiacchierare. Scendendo di quota, la visibilità migliora sempre più, ed anche Santiago è sempre più vicina… cresce l’emozione e la voglia di arrivare. Nelle vicinanze di Santiago fa ritorno pure il sole, che ci permette così di ammirare la città intera dall’alto di un colle, detto “Lavacolla”, probabilmente perché qui un tempo i pellegrini si lavavano e si mettevano in ordine dopo il faticoso viaggio, prima di far visita al Santo. Troviamo posto per dormire nel grande dormitorio per i pellegrini e i visitatori costruito in periferia, poi ci cambiamo e prendiamo il primo bus diretto in centro. Arriviamo anche noi a piedi davanti alla Cattedrale, con l’emozione nel cuore, e restiamo a bocca aperta per la grandiosità del luogo, per la tanta gente che entra e che esce…
“Quando si viaggia, si sperimenta in maniera molto più concreta l’atto della Rinascita. Ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove, il giorno trascorre più lentamente e, nella maggior parte dei casi, non si comprende la lingua che parlano gli altri. E’ proprio quello che accade a un bambino appena nato dal ventre materno. Con ciò si è costretti a dare molta più importanza alle cose che ti circondano, perché da esse dipende la sopravvivenza. Si comincia a essere più accessibili agli altri, perché gli altri ti possono aiutare nelle situazioni difficili. E si accoglie qualsiasi piccolo favore degli dei con grande gioia, come se si trattasse di un episodio da ricordare per il resto della vita. Nello stesso tempo, poiché tutte le cose risultano nuove, se ne scorge solo la bellezza, e ci si sente più felici di essere vivi; ecco perché il pellegrinaggio religioso è sempre stata una delle maniere più obiettive per riuscire ad avvicinarsi all’Illuminazione”. (P.Coelho)
Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni