Parigi in bici via Trentino
Parigi con le proprie gambe… senza sconti e senza supporti. Questa l’idea ciclistica del tredicenne John. La famiglia lo segue (o dovrei dire: lo “insegue”?), studia la traccia più lineare possibile, mentre l’undicenne Brayan tiene alto l’entusiasmo del fratello lanciando continue sfide. Partiamo da Canzolino (Comune di Pergine Valsugana, 10 km a Est di Trento) portandoci tutto il necessario, tende e sacchi a pelo compresi, e percorrendo la ciclabile dell’Adige in tre giorni oltrepassiamo il Passo Resia (1504 m). La salita a quest’ultimo è, per pochi chilometri, molto ripida e ha provato un po’ tutti: anche John il forte, al castello di Burgusio, arriva a dire “Mi sono rotto di dare idee.”
Scendiamo a Nauders in Austria e, risalito il Norbertshöhe, arriviamo in picchiata a Martina in Svizzera, dove prendiamo la ciclabile 6 “dei Grigioni”, con forti contropendenze nel primo tratto.
In questa terza giornata abbiamo percorso 90 km – da Castelbello in Venosta a Sur En in Engadina – con oltre 1100 m di dislivello, non troviamo stanze per dormire e la tenda ci salva dall’addiaccio. Per giunta, John saltando sul telo elastico del campeggio, si storce una caviglia, che si gonfia come un melone. Non ci cammina: lo portiamo a spalla sulla riva dell’Inn, per immergere il piede nella grigia e gelida acqua. Passiamo una notte di incubi: freddo, caviglie, e domani… il Flüela Pass o il pronto soccorso di Scuol? Andare avanti o tornare a casa?
Il sole del giorno dopo porta calore e nuove energie, ed anche una caviglia un po’ meno gonfia. John è deciso ad andare avanti. Per raggiungere Susch, non seguiamo la ciclabile che ha troppi dislivelli “inutili”, ma stiamo sulla statale che non è molto trafficata e in circa 400 m di dislivello ci porta a Susch (1438 m). Da qui parte la strada 28 per il Passo Flüela – 2383 m – e Davos. John vuole tener fede al suo impegno, io decido per Brayan che non è il caso di affrontare anche questa fatica e quindi noi due prediamo il trentino rosso che ci porta direttamente a Klosters (tunnel del Vereina), risparmiandoci 30 km e la salita. John è in una fase, come dire, mistica. “In questa massa corporea non c’è solo un fisico ben allenato, ma c’è anche un’idea e un’idea è a prova di ferite”. In questo viaggio l’incidente alla caviglia non sarà l’unico a mettere alla prova l’Idea…
Da Klosters seguiamo la ciclabile 21 “Prattigauer Route” fino a Sargans e ci potremmo anche rilassare, visto che i forti dislivelli sono finiti, ma troviamo la pioggia. I ragazzi approfittano della ventina per gonfiare i muscoli, tenendola aperta ovviamente. Non è difficile immaginare quanto sono fradici dopo un’ora di pedalata…
A Sargans comincia il percorso 9 “dei laghi” che ci porta fino all’inizio del lago di Zurigo, dove deviamo ancora a Nord prendendo la 29 Glattroute fino al Reno, attraverso il Greifensee. E’ sorprendente come questa amena e tranquilla ciclabile, che segue il fiumiciattolo Glatt, passi sotto le decine di strade, autostrade e ferrovie che aggirano la periferia Est di Zurigo, la più grande città della Svizzera.
Il grande Reno qui fa da confine con la Germania e la ciclabile c’è sia da una parte che dall’altra. Prima di lasciare la Svizzera ci concediamo l’ultimo lusso nelle terme di Bad Zurzach, e per la notte ci portiamo in Germania a Laufenberg. Complessivamente abbiamo pedalato sei giorni in Svizzera, che è un vero paradiso per il cicloturista: si può andare in qualsiasi direzione e c’è sempre un percorso ciclabile ben segnalato (http://www.veloland.ch), così come si trovano strutture di ospitalità direttamente lungo il percorso. Unico neo, i prezzi per vitto e alloggio, che sono, mediamente una volta e mezzo quelli italiani.
Salutata Basilea e la Svizzera, entriamo in Alsazia dove stradine pochissimo frequentate si sostituiscono degnamente alle ciclabili. Il percorso è più ondulato, i paesini incantevoli con aiuole ben curate in tutti gli spazi pubblici, le case a graticcio ben tenute, e le cicogne nei prati e nei cieli. Ci portiamo a Masevaux, ai piedi dei Vosgi individuando come valico il Ballon d’Alsace, 1247 m. Abbiamo la fortuna di un tempo meraviglioso e i ragazzi ormai sono più che allenati: il piccolo Brayan (che porta “solo” 4 kg di carico a fronte dei 10-15 kg che portano gli altri) dà le paglie a tutti, ma poiché è ubbidiente e il papà gli ha detto di aspettare ai bivi, si ferma a un paio di km dalla fine della salita, altrimenti avrebbe aspettato lunghi minuti John e papà e qualche quarto d’ora la mamma…
Dopo i Vosgi si segue la Mosella, zona non turistica, ma dall’atmosfera intrigante, con le vecchie fabbriche in mattoni alte vari piani e con svettanti ciminiere, zona operosa e produttiva in passato, ora in decoroso declino. I paeselli sono poveri, le case non sono ristrutturate, ma c’è la ciclabile e le aree pubbliche sono pulite e ben curate. I ragazzi non osservano molto e sono impegnati a sfidarsi in gare di velocità sulle stradine lisce e sicure. Le chiuse sono uno spettacolo nuovo, e le salitine che vi portano un’occasione di energici scatti.
Passiamo Epinal, evitiamo Nancy e puntiamo sulla fortezza di Toul. Abbiamo percorso circa 800 km e più o meno a 400 km a Ovest c’è Parigi. In un paio di tappe siamo nello Champagne. Qui, visto che siamo in anticipo sulla tabella di marcia, nonostante qualche – blanda – lamentela dei ragazzi, decidiamo per una deviazione di una cinquantina di chilometri che ci porta a vedere le incantevoli colline, gli impianti e i paesini della Côte des blancs a Sud di Epernay. Degustiamo lo champagne sperando che le successive pedalate ci aiutino a smaltire. Epernay è anche la patria di John Gadret (quarto al Giro d’Italia 2011) e quindi il nostro John trova energia anche nei numerosi “Allez John” che decorano le strade.
Arriviamo alle tappe finali: la difficoltà maggiore del viaggio, alzarsi al mattino, è sempre più difficoltosa, ma la meta è vicina, offerta su un vassoio d’argento da una splendida ciclabile lungo il canale dell’Ourque che porta da Claye-Souilly direttamente alla Villette e alla rete di ciclabili parigine.
Alle 17.00 di lunedì 11 luglio, dopo 16 giorni di pedalata e 1225 km percorsi, siamo sotto la Tour Eiffel.
Due considerazioni finali.
Che mezzo la bici, che permette anche ai ragazzini di attraversare mezza Europa con le proprie gambe!
Che soddisfazione, come genitori, avere figli che lanciano idee che vorrebbero lanciare loro!