NORFOLK upside down

(ovvero Franci, Sonia, Luca, Linda ed una Golf blu puffo in giro per l'Europa) Siamo partiti da Varese la notte dell'otto agosto, esattamente cinque giorni dopo aver deciso la destinazione. La meta del viaggio è Cromer, un pittoresco paesino della contea di Norfolk, sulla costa est dell'Inghilterra (East Anglia). La strada per Calais si snoda...
Scritto da: Linda B 1
Partenza il: 08/08/2003
Ritorno il: 17/08/2003
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
(ovvero Franci, Sonia, Luca, Linda ed una Golf blu puffo in giro per l’Europa) Siamo partiti da Varese la notte dell’otto agosto, esattamente cinque giorni dopo aver deciso la destinazione. La meta del viaggio è Cromer, un pittoresco paesino della contea di Norfolk, sulla costa est dell’Inghilterra (East Anglia).

La strada per Calais si snoda attraverso l’Europa per dieci ore di guida notturne, attraversando una Svizzera ed una Francia addormentate. Le prime luci del mattino ci sorprendono vicino a Reims in un’alba nebbiosa tra le campagne bagnate dalla Marna e paesini che non si fa nemmeno in tempo a leggere il nome che già sono spariti. Arriviamo a destinazione alle 11 e subito ci imbarchiamo sulla ‘Cezanne’ che cavalca le onde e ci porta verso l’isola. La giornata è soleggiata ma purtroppo non limpidissima. Dopo circa 45 minuti compaiono in lontananza le famose scogliere di Dover, la prima emozione del viaggio .. Mi allontano un po’ dagli altri e rimango appoggiata alla paratia, contemplando quasi commossa le scogliere che si avvicinano.. Inghilterra! finalmente sto arrivando! Dover purtroppo la vediamo solo dal battello.. Sarebbe bello potersi fermare, il lungomare è pieno di vita ed agitato, c’è un grande andirivieni di gente di tutte le nazionalità, ma purtroppo il tempo stringe ed i chilometri da fare sono ancora parecchi! Risaliamo in auto e ci rimettiamo subito in marcia, a dire il vero un po’ preoccupati, visto che ci aspettano un sacco di miglia da percorrere guidando a sinistra, ma dopo un primo quarto d’ora abbastanza nervoso, la strada comincia a diventare meno ostile.

Intorno a noi il paesaggio è collinare, i campi danno un dolce disegno al paesaggio (sai che fortuna riuscire a vedere un Crop Circle!!!!!! E’ stato il mio pensiero fisso per tutta la settimana, ma i campi di grano era già stati tagliati!), il sole batte in testa in un gran cielo blu (francamente me l’aspettavo un po’ nuvoloso!), ed il caldo si fa sentire anche qui. Percorriamo le statali sulla costa est, e dopo varie pause finalmente arriviamo a Cromer, il paese è pieno di gente e le strade sono affollate. Un ultimo piccolo sforzo e siamo a destinazione. Posteggiamo, sbrighiamo le formalità per la camera ed i documenti. C’è il tempo di fare una doccia e poi crolliamo distesi con una meritata dormita dopo 1300 km sulle spalle.

CROMER La località è una delle più note della costa dell’East Anglia, è un po’ come una nostra Alassio, ha una spiaggia sabbiosa, una scogliera ed un faro, che si trova proprio dietro il nostro albergo. La prima passeggiata che facciamo – tra l’altro notturna, in un’atmosfera quasi surreale – è dedicata alla scoperta di questo luogo (eheh reminescenza letteraria.. ‘Gita al Faro’ della Woolf.. Con la differenza che noi ci arriviamo!).. Il posto è molto suggestivo sebbene sia notte, il fascio di luce trasparente illumina a tratti il sentiero ma il buio non è fitto, si intravedono chiaramente i profili dei cespugli come sagome di carta nera su uno sfondo grigio, il silenzio è ovattato, rotto solo dal rumore del mare che sbatte contro la spiaggia laggiù da qualche parte e dai nostri commenti. Dietro al faro si stende un campo da golf. Gironzoliamo per una buona mezz’ora come incantati da questo posto dove il tempo pare essersi fermato.

La mattina porta una sensazione completamente diversa, il sole è già alto e c’è una giornata azzurra, che confonde l’orizzonte tra il cielo ed il mare. Cromer è già allegramente presa d’assalto dai vacanzieri, confusionaria, in spiaggia c’è già fermento (quasi nullo rispetto a quello a cui siamo abituati a vedere sui nostri litorali!), tira un bel vento frizzante e mettersi il giubbino di jeans non è una cattiva idea. Visitiamo il centro, invaso da insegne colorate e negozi di ogni genere, souvenir, caramelle, minerali, librerie, ceramiche, cartoline, antiquariato, pescherie con file di granchi allineati per grandezza sui banconi, il tutto accompagnato dall’inconfondibile odore del Fish & Chips che aleggia nell’aria.

Un bel molo s’allunga in un mare decisamente blu, e termina con un teatro a cupola. Lungo tutto il pontile ci sono famigliole che si dedicano alla pesca del granchio, con secchielli, retini ed una lunga lenza arrotolata su una maniglietta di plastica.

C’è anche un gruppo di signori un po’ attempati che suona delle canzoni popolari (o almeno credo).. Indovinate il nome del complesso.. Non è difficile.. Come si può chiamare un gruppo che suona su un pontile se non Castaways? (naufraghi!)… humor inglese!? Torniamo a passeggiare per le vie del centro e visitiamo la bella cattedrale, si può salire sul campanile ma non troviamo nessuno della chiesa a cui chiedere. All’interno della costruzione, vicino al libro degli ospiti, c’è appesa al muro una cartina dettagliata dell’Inghilterra ed una del mondo, entrambe decorate da centinaia di spilli dalla capocchia colorata: l’idea è originale ed il colpo d’occhio è notevole! Ci sono proprio stati visitatori da tutto il mondo! Dopo la visita in paese, torniamo su al faro, che ci rivela una vista notevole sul tratto di costa del Norfolk, il molo sembra lontanissimo e velato dall’acqua, il mare del Nord è agitato ed arrabbiato, e scarica sulla rena delle ondate alte e spumose. Scendiamo fino alla spiaggia lungo una stradina che passa nel bosco, ci sono moltissime macchie di fiori fucsia (forse la malva rosa!?). D’un tratto la vegetazione si apre e ci troviamo in piano, una distesa di sassi e selce che si conclude in una striscia di sabbia fine. Rimaniamo seduti assorti a guardare questo mare verde e blu che ci si agita davanti, cosi vivo, cosi gagliardo, cosi potente. Lo sguardo si perde all’orizzonte e ci si trova a pensare quale terra incontreremmo per prima in una ipotetica traversata (il vento arriva forse dalle coste della Norvegia!?) I primi depliant Il secondo pomeriggio prendiamo d’assalto il Tourist Info di Cromer e ne usciamo stracarichi di depliant e volantini, ben determinati a scoprire le città ed i monumenti più interessanti di quest’angolino di Inghilterra. Una volta a casa li distribuiamo a ventaglio sul copriletto. Tutti seduti a piedi scalzi sulla moquette per ogni lato del letto, sembriamo i Cavalieri di Artù intorno alla Tavola Rotonda (che però in questo caso è rettangolare!) con una meritata prima tazza di vero the inglese (ottimo!). Prendiamo appunti ed ora siamo pronti per andare alla scoperta della costa e dell’interno.

NORWICH Come prima tappa decidiamo di visitare il ‘capolougo’ della Contea. La città ci appare subito interessante, da lontano si notano le guglie della cattedrale (il campanile è quadrato come la chiesa di Cromer e la maggior parte di quelli che abbiamo incontrato). Posteggiamo in centro vicino alla Cow Tower; scambiamo la casa del Bishop (o Archibishop?!) per la cattedrale (beh, l’interno è notevole.. Infatti per guardarlo c’è scappato il cartello!). Ritornati in strada, troviamo la ‘vera’ cattedrale.. Da fuori è imponente, e dentro lo è altrettanto! Il soffitto è molto alto ed ha le traversine di legno, ci sono la bellezza di sei altari, tre navate, e la costruzione – a pianta di croce latina iniziata nel 1096- è lunga in totale 120 metri. Non c’è che dire! Una volta visitata e dopo aver ammirato i suoi tesori – antichi dipinti gotici, volte ed alte vetrate – usciamo nel chiostro (l’unico a due piani di tutta l’Inghilterra) per scattare alcune foto. Il pavimento è di pietra, ormai levigata dagli anni e dai passi dei visitatori.

Lasciamo la cattedrale, uscendo da un’arcata (Erpingham Gate) per ritrovarci direttamente nella città antica medievale (chiamata Tombland). Le chiese antiche si susseguono una dopo l’altra intervallate da vecchi negozietti di antiquariato, che guardiamo un po’ distratti camminando sulla strada ciottolosa. Tombland non è ampia da girare, ed infatti, dopo un breve dietro front verso la Cattedrale ed una salitella, ci troviamo catapultati direttamente nel centro ‘moderno’. Tutto cambia radicalmente.. È una sorpresa, è coloratissimo, sembra di stare in Galleria a Milano (in dimensioni molto ridotte)! Tutti i negozietti si affacciano su questa strada centrale contendendosi lo sguardo dei passanti a colpi di colore e merci esposte, si può trovare di tutto.. Fatine di ceramica, quadri, composizioni di fiori secchi, statue di nanetti da giardino, parrucchieri, gioiellerie esclusive, tatuaggi… può sembrare una grande accozzaglia, ma invece tutto risulta ben amalgamato e vario! Lasciamo il centro per arrampicarci fino al castello normanno che domina da un’altura. La struttura quadrata è imponente, da un opuscolo leggiamo che risale al 1130 ed ospita svariate collezioni di vetri antichi, argenti, porcellane e ceramiche. Purtroppo il tempo come sempre stringe, ed è ora di rientrare verso Cromer. Per tornare verso l’auto attraversiamo Market Place, la piazza del mercato.. Non è proprio come i nostri, è uno stretto budello incasinato di bancarelle una attaccata all’altra, si vende verdura, frutta, polli arrosto, fish & chips, abbigliamento (molto anni 70.. Colori sgargiantissimi!!), candele, gelati, cartoline, dischi, attrezzi da giardino e mille altre cose… Insomma tutto lo scibile umano in una grande matassa di colore e di persone… e come sempre il profumo dei Fish & Chips regna sovrano! COSTA NORD DEL NORFOLK I paesini sono svariati ma ognuno ha la propria caratteristica… SHERINGHAM: la strada principale passa attraverso i cottages che formano il paese. Anche qui c’è un piccolissimo mulino a vento e – sorpresa!!! – le Norfolk Railways con tanto di trenino a vapore (lo capiamo per via di un nuvolone di fumo nero.. Non capiamo cosa sia.. Poi ci sbuca davanti una vera locomotiva!) BLAKENEY: spiaggia suggestiva, grazioso paese in miniatura.

WELLS-NEXT-THE-SEA: il paesino è davvero carino, tutto minuscolo e pieno di cottage rossi mattone che si affacciano sulla statale. Al centro del paese c’è un mulino a vento visitabile (il cartello però compare all’improvviso sulla destra e bisogna cercare un posteggio.. Quasi impossibile!) HOLKHAM: a sinistra della statale c’è un palazzo imponente, la Holkham Hall, che contiene svariate opere d’arte (quadri, statue ed arazzi). Nelle stalle adiacenti alla dimora è stato costruito un museo (Bygones Museum) che raccoglie attrezzi e macchine agricole di inizio secolo. In fondo allo sterminato parco (c’è chi lo attraversa in auto!) tagliato da una strada con un obelisco, è costruita una serra. Si passa di fianco ad un laghetto pieno di cigni, sulle cui sponde vivono anche ben seicento daini allo stato brado. Opposta alla Hall, dall’altra parte della statale, c’è da segnalare la bellissima e famosa spiaggia bianca dove hanno girato l’ultima scena di ‘Shakespeare in Love’, quella dove la Paltrow si allontana verso il mare.. (e ce ne ha da camminare!!) HUNTSTANTON: ultima località della costa, con una bella visuale su “The Wash”, la baia che va da Boston fino a King’s Lynn. E’ una cittadina variopinta e movimentata, con una scogliera a picco (le Huntstanton Cliffs) sul mare ed un faro.

LA COSTA EST DEL NORFOLK Anche qui da segnalare alcuni paesi ed attrattive, anche se alla fine risultano più o meno tutti simili: MUNDESLAY: si capisce che c’è un paese solo dai cartelli… piccolissimo! Ha un molo con un piccolo attracco ed una spiaggia millimetrica di sabbia e sassi. Il mare però rende sia in colore che in forza e bellezza! Paese tutto relax.

GREAT YARMOUTH: come grandezza credo sia la seconda città del Norfolk. Al centro è tagliata a metà da un fiume, c’è un ponte che si apre al passaggio delle navi. Il centro non è niente di particolare, ma la passeggiata sul lungomare è da fare. Città rilassante ma non troppo. LOWESTOFT: al primo impatto appare niente male. Alla seconda visita assomiglia già troppo a tutte le altre città già incontrate. Anche qui molo con luna park e densità da vacanza adriatica. Il centro si salva in corner, ci sono vari musei, un percorso segnalato da fare a piedi, una chiesa ariosa.

PAESI DELL’INTERNO: THE BROADS: è un’area lacustre, dove per poche sterline potete fare un bel giro in barca e visitare la zona e le oasi naturali. Da vedere: WROXHAM: immersa in un dolce paesaggio collinare, si seguono le indicazioni per una fattoria dove si possono ammirare animali da cortile e la vita di campagna, con tanto di shop che vende prodotti naturali e della zona. SUTTON: altra minuscola cittadina che ospita il più alto – ma il meno bello! – dei mulini a vento di tutto il Paese. Attenti all’orario, se arrivate anche 5 minuti dopo le 16 (ora di chiusura) non vi fanno nemmeno entrare! Comunque si può visitare il museo dei Broads, che contiene collezioni di vecchi attrezzi, radio, abbigliamento, biciclette, saponi, tabacco, strumenti veterinari.. Una bella mistura non c’è che dire.. Ma ci si rende conto di come si viveva in questo angolino di Inghilterra.

GRIME’S GRAVE (vicino a Swaffham): i depliant lo decantano.. Ma in realtà non è altro che un buco di dieci metri scavato nel calcare, ed una volta arrivati giù la ‘grotta’ non è più larga di quattro metri e vi ritrovate a guardarvi in faccia.. Risultato.. Se proprio vi avanzano 2.50 sterline e non sapete cosa farvene… scendete pure! NOTTINGHAM Beh, tutto sommato non eravamo proprio lontani.. E cosi abbiamo deciso per una visita alla terra di Robin Hood. La città di Nottingham in sé non è molto attraente.. Sa tanto di vecchia rivoluzione industriale dell’ottocento.. La periferia è piena di palazzoni.. Magari il centro non è poi cosi grigio, ma non abbiamo fatto in tempo a visitarlo e ci siamo diretti subito a nord verso Edwinstowe, dove si trova il Centro Visitatori della Foresta di Sherwood. C’è da dire che appena usciti dal traffico caotico della città ci si ritrova quasi subito in aperta campagna, e le statale 366 per molti chilometri non ha nessuna indicazione… il paesaggio collinare dà un certo relax, ma guidare sulla sinistra richiede comunque una grande attenzione. Dopo un buon venti minuti di nulla ci appare il primo cartello: Sherwood Forest!! Eccola finalmente! Non è cosi fitta come mi aspettavo.. Ma ci sono alti alberi di noce e querce ed un verde scintillante… Attenzione ai cartelli.. Bisogna seguire ‘Visitor Centre’ o si finisce in una zona residenzial-turistica privata che non c’entra niente.. (infatti ci siamo confusi anche noi)… niente di tragico, si trova tutto un chilometro dopo… comunque il ‘tutto’ consiste in un ‘fairyground’ (una specie di piccolissimo lunapark), due negozi di souvenir, una specie di teatro dove si ricostruisce la storia del nostro bravo fuorilegge, un ristorante pieno zeppo di poster di tutti i film e telefilm girati finora, ed una ricostruzione con statue del famoso duello sul fiume tra Robin e Little John… Non c’è moltissimo da vedere ma non è nemmeno cosi deludente! A 10 minuti di cammino dal centro visitatori c’è anche la ‘Major Oak’, una vecchissima quercia di 800 anni che si dice sia stata rifugio della Compagnia.. Veramente degna di nota.. Il tronco è notevole ed i rami più grossi sono sostenuti da piccole impalcature.. Comunque la famigerata foresta di Sherwood presenta alternativamente tratti un po’ spogli ed angoli veramente suggestivi, come dei vecchi alberi incavati dove si può entrare perfino in due! Dalla Major Oak partono diversi sentieri che sarebbe bello percorrere, uno di questi porta ad Edwinstowe, dove la leggenda vuole che Robin e Marian si siano sposati, ma il tempo scarseggia ed è già ora di riaffrontare il rientro. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Newstead Abbey, dove si dice abbia vissuto nientemeno che Lord Byron, completamente immersa nel verde e circondata da un ampio parco. Purtroppo dell’Abbazia non rimane che la facciata… se con un po’ di fantasia ci si immagina come poteva essere stata qualche secolo fa.. Beh.. È un posto degno di visita! Il palazzo adiacente – perfettamente conservato – conserva manoscritti ed opere di Lord Byron. Peccato l’orario (ma perché chiude tutto alle 17?), ci perdiamo la visita all’Abbazia. Beh, intanto i giardini rimangono aperti e cosi ci avventuriamo nel ‘giardino delle rose’, nella ‘fantasia giapponese’, nel ‘giardino delle rocce’ e nei ‘giochi d’acqua’.. Mooolto rilassante… tra l’altro incrociamo anche due scoiattoli, tre lepri, un fagiano, dei germani e qualche cigno! Dopo un’oretta di vagabondaggio tra piante e fiori rari, la tentazione si fa sentire.. Via le scarpe! Beh ragazzi il prato sembra la moquette di casa.. Infatti dopo dieci minuti siamo già belli che addormentati.. Ci godiamo un po’ di relax ed un bel cielo azzurro (raro da queste parti!).

Verso le 19 ci rimettiamo in macchina e torniamo verso Cromer.

EPILOGO Dopo una settimana di sole battente e 1100 km percorsi contromano, ci riavviamo verso il caro vecchio continente.. Ciao Inghilterra, peccato non aver potuto visitare il Lake District, le coste della Cornovaglia, le dolci campagne del Somerset e del Devon alla ricerca del castello di Artù! Nel tornare, appena passata la periferia (molto esterna!!) di Londra, attraversato il Tamigi, come ultima tappa ci fermiamo a Canterbury, il centro è variopinto e permeato di storia, le ‘Canterbury Tales’ di Chaucer si sentono quasi nell’aria, la Cattedrale è imponente e seria, il castello normanno nella struttura ricorda quello di Norwich (solo che questo è mezzo diroccato), la chiesa di S. Augustine e le sue rovine sono ricche di fascino. Peccato che anche qui il tempo ci tiranneggia e dobbiamo lasciare la città per arrivare a Dover, che troviamo piena di fermento. Ci sarebbero tre castelli da visitare, uno addirittura a strapiombo sulle famose scogliere, ma riusciamo solo a fermarci a mangiare qualcosa velocemente e poi a metterci in attesa del traghetto per la traversata.

A bordo della “Cezanne”, la nave francese che ci riporta verso il continente, rimaniamo sul ponte ad osservare le luci della costa inglese che si allontanano nell’oscurità della sera già calata. Come arrivederci – sembra fatto apposta – siamo cosi fortunati da assistere ad uno spettacolo di fuochi d’artificio che si alzano sopra Dover e si riflettono nella Manica. Dopo venti minuti di navigazione si riescono a vedere anche le luci di Calais che ci fanno l’occhiolino.

Lì sospesi tra Francia ed Inghilterra, rimaniamo appoggiati alla paratia del battello, salutiamo con la mano la vecchia Albione, l’isola di Artù, con la promessa di tornare presto a visitare tutti i luoghi colmi di magia di questa terra sospesa tra la nebbia e le leggende della notte dei tempi.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche