Nel Regno delle Due Sicilie

Breve soggiorno sulla costa catanese e puntata a Napoli: come riorganizzare le ferie mancate all'estero e visitare le bellezze italiane.
Scritto da: Tonyofitaly
nel regno delle due sicilie
Partenza il: 14/09/2020
Ritorno il: 25/09/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Nel novembre 2019, approfittando delle appena uscite programmazioni estive dei voli della Ryanair, prenoto già per l’estate 2020, progettando un giro in Grecia tra Salonicco e Rodi da fare nella seconda metà di settembre: fiducioso, prenoto anche la tratta interna con Aegean, nonché gli alberghi del soggiorno.

Dopo, in febbraio, parto per la Giordania e qui vengo raggiunto dalla notizia dell’inizio della pandemia: per un soffio rientro in Italia e affronto il brutto periodo che ha coinvolto tutto il mondo e che, purtroppo, non è ancora finito.

Verso fine giugno, con l’apertura del turismo, delle frontiere e della possibilità di potersi muovere e fare le desiderate vacanze, resto in campana monitorando l’andamento degli eventi, ma ogni giorno le notizie non sono buone: per la Grecia, occorre fare controlli sia in ingresso che al rientro e restare comunque sotto osservazione, con l’incognita che anche lì la vacanza possa rovinarsi.

A tal situazione, vagliate le conseguenze e le dovute precauzioni, rinuncio alla vacanza in Grecia e opto per programmare un soggiorno in Italia e si decide, dopo una serie di valutazioni e di occhio all’andamento della pandemia, per un tour in Sicilia ed una puntata a Napoli, mia città natale.

Nel giro di un pomeriggio, ad una settimana di distanza dalla partenza prevista, prenoto con Easyjet i voli Malpensa-Catania e Napoli-Malpensa pagando a persona, con bagaglio a mano e uno da stiva per due, € 210 (€ 105 cadauno) mentre il treno Taormina-Napoli mi viene, in 1a classe, appena € 40 ciascuno.

Prenoto anche gli alberghi a Catania e Taormina mentre per Napoli… ho l’alloggio gratis a casa della mia famiglia!

14 settembre

Siamo arrivati a Malpensa con congruo anticipo pensando di dover fare chissà quali controlli ma il tutto si è prontamente ridotto con un passaggio sotto alla telecamera scanner che anticipa l’ingresso alla grande hall dell’aeroporto.

Affrontata la fila per la consegna del bagaglio da stiva, facciamo subito quella dei controlli e poi aspettiamo per qualche oretta l’imbarco al gate, che sarà celere e ben regolato.

Finalmente, puntale, alle 14,45 l’aereo si stacca dal braccio, percorre la pista e decolla verso la Sicilia, arrivando esattamente dopo un’ora e tre quarti in una Catania bagnata da un acquazzone tardo estivo.

Sbarcati dell’aereo e ritirato il bagaglio da stiva, prendiamo un taxi per andare fino all’hotel Romano House, un 4* sito nel centro storico (€ 170,20 una doppia per due notti in b&b) e dopo esserci sistemati nella nostra camera polifunzionale oltre che stilosa e silenziosa, siamo andati diritti da U Fucularu, una trattoria situata nelle vicinanze di p.zza Università, dove ceniamo per la prima volta con la mitica pasta alla Norma (oltre ad altre prelibatezze come i rustici della casa e gli involtini siciliani) pagando appena € 35 a persona.

Da lì, una passeggiata serale lungo via Etnea fino alla piazza del Duomo, sedendoci poi a godere del fresco serale da Prestipino, un rinomato café-pasticceria in cui assaggiamo il primo cannolo di una lunga serie a venire.

Stanchi, ci ritiriamo all’hotel mentre fuori la gente continua ancora a cenare all’aperto nel tepore serale.

15 settembre

E’ una giornata radiosa e soleggiata, giusta per affrontare la visita di Catania: dopo colazione, ci mettiamo in marcia e raggiungiamo la p.zza Università, punto di partenza del giro programmato.

Nata dalle ceneri della Catania distrutta dal terremoto del 1693, la grande e luminosa piazza Università è dominata dalla mole rigorosa del palazzo dell’Università, dall’elegante facciata del palazzo Gioeni e dal nobile palazzo San Giuliano, di cui visitiamo anche il cortile interno con l’originale scalinata a due rampe con portico a colonne posto in fondo allo stesso.

Una breve camminata e siamo nella piazza Duomo, il centro nevralgico della città: sulla nostra sinistra, il Duomo; di fronte a noi la porta Uzeda con il palazzo dei Chierici e alla nostra destra la fontana e il palazzo dell’elefante.

Entriamo in Duomo, e subito c’è la tomba di Vincenzo Bellini, il grande musicista catanese, mentre più avanti c’è la cappella di Sant’Agata che custodisce, nella “cammaredda” (la cameretta), il busto reliquiario e lo scrigno con le reliquie della patrona della città.

Poco fuori il Duomo si trovano anche le Terme Achilliane, poste ad un livello più basso del piano di calpestio e completamente nascoste alla vista, ma purtroppo non riusciamo a visitare essendo chiuse.

Dedichiamo allora la nostra attenzione al Palazzo dei Chierici, che ospita alcuni uffici dell’Amministrazione Comunale che ha sede proprio di fronte, nel palazzo degli Elefanti, il cui ingresso è caratterizzato da un grande portale. Al centro, tra i due palazzi, si trova la Fontana dell’Elefante, un’opera monumentale realizzata tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Vaccarini, artefice della costruzione di parecchi palazzi e chiese di Catania nonché promotore del famoso barocco catanese.

Di questa bella fontana ammiriamo soprattutto il suo elemento principale, che è la statua di basalto nero raffigurante un elefante, chiamato comunemente “u Liotru”: assurto ad emblema della città, sulla schiena dell’animale si trova un obelisco di stile egiziano, alto 3,66 metri in granito e decorato da figure di stile egizio, sulla cui parte alta ci sono un globo, circondato da una corona e di un ramo di gigli, e, ancor più sopra, una tavoletta metallica (su cui vi è un’iscrizione dedicata a sant’Agata) e una croce. Prima di continuare le visite, diamo un’occhiata alla Porta Uzeda, punto d’ inizio della lunghissima via Etnea, la strada che taglia in due il centro storico.

Scendiamo le scale a destra del Palazzo dei Chierici, passando davanti la fontana dell’Amenano (si vede passare sotto uno dei due fiumi che bagnava la città), ed entriamo nell’affollata Pescheria, il pittoresco mercato giornaliero della frutta e del pesce.

L’odore di pesce, del mare, di fritto e il vociare dei venditori svolazzano nelle strade e tra i tetti di ombrellini multicolori che coprono i tavoli e le mercanzie esposte: attraversiamo questo variopinto angolo catanese per giungere a piazza Mazzini, i cui colonnati sono stati ricavati utilizzando antiche colonne romane.

Proprio a pochi passi, la piazza S. Francesco d’Assisi ospita l’omonima chiesa che custodisce le spoglie della regina Eleonora d’Angiò, moglie di Federico II d’Aragona: diamo uno sguardo all’interno, che si rivela ampio e luminoso e dove vi si possono ammirare varie statue e dipinti. Di fronte la chiesa c’è il palazzo Gravina-Cruyllas, casa-museo dedicata a Vincenzo Bellini, che qui vi nacque. Riprendiamo il giro percorrendo via Crociferi, la strada dei monasteri e delle chiese, e in non più di 200 metri troviamo quattro chiese con tre monasteri e un collegio.

Abbiamo l’intenzione di visitarle ma alcune sono chiuse e altre in ristrutturazione così troviamo aprta solo la chiesa di S. Giuliano: comprato il biglietto di € 4, entriamo e l’interno, avvolto da una suggestiva luce dorata, si presenta con un grande spazio ottagonale in cui trovano posto le ampie cappelle e gli altari. Saliamo fino al loggione dove le suore di clausura accedevano senza essere viste e cantavano e poi, tramite un’ampia terrazza, ci arrampichiamo in alto fin su la cupola, avvolta da un loggiato da cui le religiose potevano seguire la processione della festa di S. Agata.

Ritornati in strada, facciamo dietro front e ci rechiamo al Teatro Romano, il cui ingresso va prenotato solo on line anche al momento: pagato il biglietto di € 6, accediamo prima ad un piccolo museo e poi usciamo su quella che era il palco, avendo così lo sguardo completo su tutto l’emiciclo delle gradinate.

Sebbene non sia completo e quasi semidistrutto, i resti danno l’idea della vastità e, soprattutto, della bellezza, visto che era quasi interamente costruito in pietra lavica.

Dopo aver gironzolato tra archi, stanze, gradinate e cavee, usciamo per dirigerci verso la chiesa di San Nicolò l’Arena, passando per le Terme Rotonde (visitabili ma noi arriviamo alla chiusura della mattina), sita sulla piazza Dante Alighieri.

Per fortuna la chiesa è ancora aperta ed entriamo nel grande e luminoso interno, sormontato da un’enorme cupola: oltre ad una serie di notevoli quadri e all’organo, visitiamo con interesse un’esposizione di candelore, delle bellissime strutture in legno dorato dedicate a S. Agata ricche di statuine di santi e di scene bibliche. Ogni candelora è sponsorizzata da un settore del commercio e queste strutture sfilano durante la festa patronale a febbraio. Non abbiamo però tempo di visitare l’adiacente Monastero dei Benedettini e ne rimandiamo la visita all’indomani mattina: ripieghiamo tornando verso via Etnea e passando davanti alla chiesa di S. Agata la Vetere, poi davanti al Santuario di S. Agata al Carcere (dove la santa fu rinchiusa e dove morì) ed infine, a piazza Stesicoro, davanti la chiesa di San Biagio con la cappella di S. Agata la fornace.

Nella piazza si apre un grande buco in cui si trovano i resti dell’Anfiteatro Romano, che ci basta ammirare dall’alto del muro delimitatore: fatte alcune foto, risaliamo la via Etnea e ci rechiamo da Savia, una famosa pasticceria situata proprio di fronte l’ingresso ai giardini di Villa Bellini.

Attendiamo una decina di minuti e poi ci accomodiamo ad uno dei suoi tavolini, concedendoci per pranzo le famose arancine e un buonissimo cannolo.

Nel pomeriggio discendiamo la via Etnea andando verso il Duomo e passiamo davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti e poi alla Basilica di S. Maria dell’Elemosina, la cui facciata è veramente uno spettacolo d’arte e bellezza: purtroppo entrambe sono chiuse quindi ce n’è preclusa la visita.

Allora decidiamo di recarci a vedere il Teatro Bellini, che si affaccia sull’omonima piazza e che assomiglia molto all’Opéra di Parigi, per poi allungarci agli Archi della Marina, il vecchio percorso sopraelevato dei tram (ora lo è della ferrovia) che divide il porto dal centro.

Rientriamo dalla Porta Uzeda e ci fermiamo per un ristoro da Prestipino, che ha un’altra pasticceria in piena p.zza Duomo.

Più tardi, in orario di cena, ci rechiamo da La Trattoria di Nuccio, nei pressi di p.zza Stesicoro: buono l’antipasto e la pasta al sugo di pescespada ma l’insalata di polipo era immangiabile . Dopo aver pagato € 25, digeriamo con un giro serale per via Etnea, andando poi a nanna.

16 settembre

Cielo plumbeo invece questa mattina: il percorso di visita prevede come prima tappa il Castello Ursino, poi la visita al Monastero dei Benedettini ed infine, se la troviamo aperta, l’interno della Collegiata.

Per raggiungere il Castello, passiamo prima davanti il palazzo Biscari, che nel suo stile barocco imperioso è considerato il più bel palazzo di Catania, poi per sotto gli Archi della Marina, arrivando al Castello in breve tempo.

Il Castello Ursino fu costruito per volere di Federico II di Svevia e sorgeva molto vicino al mare, circondato da un fossato e da opere difensive molto avanzate: durante l’eruzione del 1669 fu circondato dalla lava e la colata, proseguendo verso il mare, lo distanziò da esso di diverse centinaia di metri. Dopo una lunga ed accurata campagna di scavi il Castello è stato restaurato ed è diventato Museo Civico.

Fatto il biglietto di € 6, entriamo nelle sale a piano terra, in cui sono esposti reperti d’età greca e romana; proseguiamo la visita salendo per altri due piani, e troviamo opere di varie epoche e le testimonianze più alte della produzione artistica catanese pittorica e scultorica.

La visita, che ci impegna più di un’oretta, si rivela proficua ed interessante e all’uscita siamo pienamente soddisfatti, sebbene troviamo una situazione meteorologica disastrosa: piove a catinelle.

Restiamo bloccati per un lungo tempo davanti l’uscita fin quando la pioggia si calma e ci permette di andar via: è quasi mezzogiorno e raggiungere il Monastero non è fattibile quindi ci rifugiamo da Prestipino a p.zza Duomo in attesa che spiova, facendo un piccolo pranzo di rusticini e di paste di mandorle.

Visto il tempo incerto e l’incombente pioggia, anticipiamo il rientro in albergo per ritirare le valige e farci portare in stazione centrale, giusto in tempo per prendere il regionale per Taormina, nostra prossima tappa.

Il treno ci impiega un’oretta a percorrere la distanza tra le due città, rasentando la base dell’Etna, la cui cima non è visibile a causa della nuvolosità.

Arrivati in orario, un taxi ci trasporta fino al cuore di Taormina, dove ho prenotato un monolocale presso il Residence degli Agrumi: la signora con cui ho parlato per la consegna delle chiavi si fa attendere un pochino ma poi compare e ci consegna l’appartamento situato a piano terra, fornito di tutto e molto accogliente al prezzo di € 475,75 per cinque notti.

Sistemate le valige, fatto un riposino ed organizzato il soggiorno, ci rechiamo a cena da Andreas Restaurant, un locale molto chic e glamour, dove spendiamo € 45 per un primo ed un secondo da cucina gourmet.

Breve giro serale che si conclude con una forte pioggia.

17 settembre

Il tempo incerto ancora ci costringe a rinunciare al mare ma ci permette di organizzare la visita a questa famosissima e internazionale cittadina quindi iniziamo, dopo la colazione, andando verso la Porta Messina, che era l’antico ingresso dal lato nord del vecchio castro romano.

Saliamo fino all’Arco dei Cappuccini (giusto per vedere dov’è situato un supermercato) e poi arriviamo a ciò che resta dell’Odeon, il vecchio teatro romano.

Davanti ai ruderi, sorgono la Chiesa di Santa Caterina e il Palazzo Corvaja, splendido palazzo gentilizio affacciato sulla piazza che un tempo era l’antico foro romano: da questa spiazzo inizia il corso Umberto I, l’arteria principale e pedonale che segue l’antico asse viario d’epoca greco-romana.

Camminiamo tra un susseguirsi di botteghe, negozi di moda e di souvenir, gastronomie e caffè, oltre che alla ricchezza di testimonianze architettoniche ed artistiche di epoche diverse, che ritroviamo nei palazzi, nelle chiese e nelle pittoresche stradine che si aprono qua e là ai suoi lati. Scendiamo per via Naumachia al fine di visitare i resti di quel che era una fontana monumentale con giochi d’acqua e la cui struttura è stata utilizzata come fondamenta per le case moderne.

Riprendiamo poi la passeggiata sul corso e sbuchiamo in quel che è il punto di ritrovo principale taorminese ossia piazza IX aprile, dalla cui terrazza si rimane incantati dalla spettacolare vista sul golfo e sull’Etna.

Sulla piazza si affacciano la chiesa barocca di San Giuseppe del XVII secolo, l’ex chiesa gotica di Sant’Agostino e la torre dell’Orologio, o Porta di Mezzo, il cui arco dà accesso alla città vecchia: foto al panorama prospiciente e alla scenografica piazza si sprecano.

Passiamo sotto la torre per proseguire la passaggiata ed arriviamo in piazza del Duomo, dove sorge la Cattedrale cittadina dedicata a San Nicola: visitiamo il gradevole interno e poi ci fermiamo, esternamente, ad ammirare la fontana seicentesca di gusto barocco circondata da quattro graziose fontanine laterali: la centaura incoronata al centro della fontana è il simbolo della città.

Dopo la piazza, proseguendo, una rampa di scale conduce alla Chiesa sconsacrata del Carmine, ora sede di manifestazioni e mostre temporanee d’arte, mentre proprio sul lato destro di Porta Catania, che segna la fine del corso ed è l’ingresso sud al centro, una piccola stradina rasente le mura conduce al Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, una trecentesca costruzione considerata un capolavoro dell’arte gotica siciliana con una mescolanza di elementi arabi e normanni. La struttura quadrata, che ricorda una fortezza con il torrione a merli, è sede della Fondazione Mazzullo, un artista messinese che qui ha un’esposizione permanente delle opere di scultura e di grafica, che ovviamente visitiamo.

A questo punto ritorniamo indietro e raggiungiamo la Villa Comunale, ricca di bellezze floreali ed arboree, intitolata al duca di Cesaró: luogo di tranquillità e pace, non appena entriamo troviamo “The Beehives”, un fantasioso padiglione che ricorda un alveare; c’è anche il Monumento ai Caduti ma ciò che attira veramente è il meraviglioso panorama sull’Etna e la costa.

E’ ora di pranzo quindi ritorniamo fino al residence e fermandoci al dirimpettaio Caffé Macchia per poi andare a visitare il Teatro Greco Romano.

La celere fila porta alla biglietteria, dove acquistiamo a € 10 l’ingresso, per seguire poi il percorso di visita inerpicandoci prima per una salita e poi per una rampa di antiche scale, che ci conducono sulla sommità dell’antico monumento: costruito dai Greci intorno al III sec. a.C., fu poi ristrutturato ed ampliato dai Romani, che inserirono colonne, statue e le ingegnose coperture. Oltre a drammi e commedie, ospitò anche giochi di gladiatori e battaglie navali.

La platea è tutta incavata nella roccia e la scena conserva ancora la sua forma originale: lo squarcio nel muro con la vista sul golfo e sull’Etna rende suggestivo questo bellissimo posto, soprattutto al calar del sole.

Rientrati dopo in residence, un meritato riposo e una buona cena sono tutto ciò che ci ristorano dalle belle visite fatte oggi.

18 settembre

Bella giornata calda e tempo giusto per andare a mare: da via Pirandello parte la funivia che collega Taormina alla zona bassa e alle sue spiagge ed è il mezzo più celere per arrivare giù.

Il biglietto costa € 3 a corsa e si viaggia su singole cabine di max 6 persone (per rispettare il distanziamento): ci impieghiamo neanche 5 minuti per scendere giù a Mazzarò e raggiungere la spiaggia di Isola Bella, la più famosa della città.

Questo tratto di mare consta di due spiagge divise in due settori: uno è libero; l’altro occupato da due lidi.

Ci fermiamo al Lido Mendolia dove prendiamo due lettini ed un ombrellone (€ 30 in totale) e ci godiamo il bel mare, il caldo sole e la piacevole atmosfera per tutto il giorno.

Di sera, dopo cena, una passeggiata per il centro e una granita da Mocambo bar in piazza 9 aprile chiudono la rilassante e piacevole giornata.

19 settembre

Il troppo sole di ieri ci ha ridotti a peperoni rossi e ritornare a mare non è molto consigliato quindi organizzo per una bella gita pomeridiana alle gole di Alcantara.

Per visitare questo famoso e particolare luogo, molti si affidano alle agenzie di viaggio locali le quali includono un giro che tocca invariabilmente anche l’Etna e, in alcuni casi, Acireale: noi, invece, ci affidiamo ai mezzi locali utilizzando le linee Interbus.

La mattina la trascorriamo in giro per la città, approfittando per far shopping di souvenirs poi, poco dopo mezzogiorno, ci rechiamo alla stazione autobus sita un po’ più avanti della funivia dove fa capolinea l’autobus per Francavilla di Sicilia e dove compriamo il biglietto a/r di € 10,20.

Puntuale, l’autobus parte e, dopo aver attraversato una serie di paesini, nel giro di un’oretta ci lascia davanti all’ingresso del parco.

Le gole, infatti, fanno parte di un parco botanico e geologico che, con una serie di percorsi, porta a conoscere la storia geologica e naturale di questo posto.

Per accedere alle gole o si utilizza l’ascensore (costo di € 8) o, poco fuori il parco salendo lungo la strada, c’è la scalinata comunale (€ 2) che conduce proprio sul greto.

Discesi i gradini, siamo davanti l’accesso alla gola e vediamo che questo canyon s’inoltra nella terra nera mentre il fiume scorre lentamente e ne scava le pareti.

Per camminare nel fiume o si usano ciabatte di gomma o anche a piedi nudi, facendo attenzione a non scivolare: l’acqua è gelidissima e ci si può inoltrare fin dopo la cascata presente.

Molta gente ne approfitta per far il bagno o per prendere il sole sulle rive di questo fiume dal carattere torrentizio che, nel corso dei secoli, ha scavato una meraviglia della natura attraverso la terra e le colate laviche.

Trascorriamo un paio d’ore in questo bel posto, facendo tante foto e riposandoci sulla terrazza di un piccolo bar presente, poi risaliamo e riprendiamo l’autobus all’orario prestabilito per ritornare a Taormina.

La serata è trascorsa con la consueta passeggiata e con un fresco drink al solito bar in piazza IX aprile, che ci consente comodamente seduti di godere del via vai delle persone e della brezza frescolina.

20 settembre

Ancora in piena scottatura, dopo colazione decidiamo di salire nella parte più alta di Taormina e visitare il Castello Saraceno con la Chiesa della Madonna della Rocca, sita lì vicino.

Per raggiungere questo posto arriviamo fino a porta Catania e poi, appena fuori di essa, iniziamo a salire seguendo la strada e utilizzando le rampe di scale che ci portano in alto, fino allo spiazzo antistante la chiesetta, dalla cui terrazza esterna si gode un magnifico panorama su Taormina.

Aspettiamo che finisca la S. Messa e poi visitiamo questa piccola chiesetta, dalla cui terrazza interna si spazia con una spettacolare veduta a quasi 360° che include l’arroccato paesello di Castelimola, l’Etna, la costa fino a Catania e la stessa Taormina.

Usciti, scendiamo in paese utilizzando la scalinata adiacente alla chiesa, che scopriamo essere una via Crucis, e ci perdiamo per le stradine per un po’ di shopping.

Nel pomeriggio di relax, prepariamo le valige e la sera andiamo da Osteria da Rita, raggiungendo l’apoteosi con una cena da memoria: ottimo fritto di pesce, sublimi paccheri alla Norma, un’insalata siciliana favolosa e un cannolo da impazzire e il tutto per € 45 a persona con porzioni da abbuffata.

Ultima passeggiata sul corso e ultima granita al nostro eletto caffé Mocambo.

21 settembre

Giornata di partenza oggi: alle 12,10 abbiamo un Intercity per Napoli, nostra prossima tappa.

Prima di partire, mi reco da Pasticceria Roberto, un laboratorio di pasticceria di cui i cannoli sono la specialità: la crema è preparata sempre in giornata e il cannolo viene farcito al momento, come vuole l’originale ricetta.

Compro una confezione da 10 cialde con la crema a parte, preparata in un apposito contienitore adatto per affrontare un viaggio, e poi prendo da Café Macchia una decina di arancine di varia farcitura (al pistacchio, al ragù e con piselli e prosciutto) da portare alla mia famiglia.

Scendiamo in stazione e partiamo alla volta di Napoli, arrivandoci alle 20 circa con un lieve ritardo: un taxi ci accompagna sulla collina del Vomero, dove ritrovo la mia famiglia, ben felice di vedermi e di assaggiare le leccornie sicule portate all’occasione.

22 – 23 – 24 settembre

Di questi tre giorni trascorsi a Napoli, oltre che incontrare amici e parenti e far belle passeggiate per il centro, devo sottolineare la visita effettuata al Museo Archeologico Nazionale, da cui mancavo dai tempi delle scuole medie: riscoprire le bellezze artistiche ed archeologiche di questo importante Museo è stata davvero un’emozione ed è una visita imprescindibile per chi soggiorna a Napoli.

Il biglietto di € 8 ci ha permesso di fare un viaggio del tempo nella Pompei ritrovata e nella Napoli greco-romana oltre che ammirare uno splendido palazzo.

25 settembre

Salutiamo Napoli con affetto, sperando nel rientro per le vacanze di Natale, e ci imbarchiamo sul volo per Malpensa che, però, parte con due ore di ritardo a causa del tremendo temporale che si è scatenato in mattinata.

In tardo pomeriggio sono a casa mia già in preda ai ricordi.

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