Negli States fra cowboys e praterie

Un tuor tra Wyoming, South Dakota, Montana, Utah e Colorado con puntatina a New York
Scritto da: dana81
negli states fra cowboys e praterie
Partenza il: 30/07/2011
Ritorno il: 15/08/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Cinque anni fa la costa est, due anni fa i parchi del sud-ovest e ora… decidiamo per la zona nord-ovest, quella dello Yellowstone National Park, delle grandi praterie e delle montagne rocciose, all’insegna dei cowboy e dei nativi americani, aggiungendo uno scalo di 3 giorni in qualche grande città (perché, contrariamente a mio marito, le ferie solo “natura” non riesco a farle ed ho bisogno di inserire qualche grande città per “ricaricarmi”): la scelta è fra Las Vegas e NY (entrambe già visitate); alla fine optiamo per la Grande Mela sia perché troviamo buone offerte per i voli sia perché in questo modo l’auto la noleggeremo e riconsegneremo a Denver (dove arriveremo in volo) senza costi aggiuntivi di drop-off.

Durata del viaggio dal 30/7 al 14/8/2011 (anche se effettivamente in Italia atterreremo la sera del 15/8); modalità on the road (volo + auto); oltre a me e mio marito anche quest’anno si aggregano i miei genitori particolarmente appassionati di storia dei nativi. Come al solito, una volta stabilita la meta, a febbraio procediamo con l’acquisto dei voli: compagnia scelta per i voli intercontinentali, l’ottima British Airways (Bologna – Ny all’andata e Denver – Bologna al ritorno, per € 762 a testa), mentre per il volo interno optiamo per la Delta Airlines che alla cifra di 63 € ci porta da NY a Denver; probabilmente i prezzi dei voli British erano più bassi perché nello scalo a londra avremmo dovuto cambiare aeroporto (siamo atterrati a Gatwick e ripartiti da Heatrow): lo scalo in sé per sé non è difficoltoso (una navetta porta da un aeroporto all’altro in meno di un’ora); l’unica “pecca” sta nel fatto che nel prenotare, tra un volo e l’altro, ci siamo dovuti tenere parecchie ore di scarto per paura di un qualche ipotetico ritardo nel volo da Bologna verso Gatwick o di traffico nel tratto Gatwick-Heatrow, ritardo che avrebbe così potuto farci perdere la coincidenza da Heatrow. Invece tutto è filato liscio come l’olio per cui ci siamo ritrovati ben 5 ore a girarci i pollici a Heatrow. Per il noleggio auto, data già l’esperienza positiva degli anni precedenti, ci affidiamo nuovamente a enoleggioauto: come per il precedente on the road del south-west, optiamo per un comodissimo minivan da 6 posti; compagnia di noleggio la Dollar che per € 629,00 (pacchetto km illimitato, conducenti aggiuntivi e pieno di benzina) ci noleggia un nuovo Dodge Gran Caravan, con le 4 porte ed il baule ad apertura automatica. Nulla di negativo per la Dollar o meglio… non ancora visto che stiamo aspettando l’addebito per la scheggiatura del vetro di cui, ancora oggi, non conosciamo l’ammontare. Voli perfetti e puntuali con la British (considerati gli standard, sedili comodi e abbastanza spaziosi; per il cibo: io sono vegetariana ed il mio menù era ottimo… non so il menù classico, ma dalla faccia di mio marito non sembrava niente di eccezionale) il cui personale si è dimostrato in tutte le tratte particolarmente premuroso nei miei confronti (mi vergogno a dirlo, ma sono terrorizzata dall’aereo e puntualmente contro ogni mia volontà e nonostante il Tavor, sono soggetta a crisi di panico destabilizzanti). Stesso discorso per il personale Delta. Una volta acquistati i biglietti, iniziamo a stilare un itinerario di massima che grazie al prezioso aiuto del ForumViaggiatori ed hai diari già pubblicati in TuristiPercaso, in breve tempo prende forma.

Questo il nostro itinerario: New York City 31/7 New York City 01/8 New York City; 2/8 from Nyc to Denver; 3/8 Fort Collins – Custer SP – Mount Rushmore – Keystone (374 m); 4 /8 Keystone – Crazy Horse – Wall Badlands np (94 m); 5/8 Badlands np – Deadwood – Devils tower (170 m.); 6/8 Devils tower – Little bighorn bnm – Billings – Cody (400 m.); 7/8 Cody – Yellowstone N.p. (103 mi.); 8/8 Yellowstone N.p.; 9/8 Yellowstone N.P.; 10/8 Yellowstone Np – Grand Teton n.p. – Jackson Hole (82 mi.); 11/8 Jackson Hole – Salt Lake City – Green River (429 mi.); 12/8 Green River – Goblin Valley – Little Wild Horse Canyon – Natural Bridge National Monument- Blanding (219 mi); 13/8 Blanding – Colorado National Monument – Frisco (360 mi ); 14/8 Come Back.

Punta di diamante del viaggio (proprio come ci aspettavamo) si è rivelato lo Yellowstone National Park che è diventato ufficialmente e prepotentemente il mio parco preferito fra quelli visitati nei precedenti on the road (inaspettatamente ha scalzato dal primo posto anche il Bryce e l’Arches NP). A parte lo Yellowstone mi sento assolutamente di consigliare le Badlands (paesaggio fantastico anche perché mi ha ricordato tanto il mio amato Zabriskie Point della Death Valley) e le Devils Tower.

I miei più grandi rimpianti sono il Custer NP (perché per tutta la durata del loop ci siamo trovati sotto un pesante nubifragio per cui dei tanto decantati animali neanche l’ombra) ed il Grand Teton NP (perché, per problemi di tempo, l’abbiamo attraversato solo di sfuggita e non siamo riusciti a fermarci).

Questo on the road ha chiesto lunghissimi spostamenti in auto, ritrovandosi spessissimo in mezzo al nulla e a paesaggi a tratti monotoni.

Con il senno di poi modificherei la parte finale del viaggio: avevamo talmente voglia di tornare nello Utah che nelle 2 notti finali, prima di rientrare nel Colorado, ci siamo spinti verso lo Utah per visitare la Goblin Valley, il magnifico little wild horse canyon, ed il Natural Bridge Natural Pak passando dalla bicentennial road (tutti parchi che due anni fa non eravamo riusciti a fare): purtroppo abbiamo voluto mettere troppa carne al fuoco e in quella zona con i soli 2 giorni a disposizione non è stato possibile fare tutto quello che ci eravamo prefissati, con il risultato che abbiamo macinato tante miglia in più e la visita, purtroppo, si è rivelata piuttosto superficiale. Diciamo che quelle due notti aggiunte allo Yellowstone sarebbero state perfette (anche perché in questo modo saremmo riusciti anche a fare il Grand Teton NP)

30 LUGLIO – partenza verso NEW YORK CITY

Finalmente il giorno della partenza: alle 7 di mattina decolliamo da Bologna verso Londra; il volo in sé per sé fila liscio se non fosse che mi sento male (tachicardia, nausea e mancanza di respiro) tanto che le gentilissime hostess per tutta la durata del volo mi assistono e mi concedono di stare con loro per tenermi d’occhio… come di dice… chi inizia bene è a metà dell’opera… e mi aspetta ancora il volo di 8 ore verso NY! Atterrati a Gatwick Airport in perfetto orario (8.20 am), dobbiamo prendere la navetta che ci porterà nel più grande aeroporto di londra, quello di Heatrow, da dove partiremo alla volta di NYC; per il trasferimento tra un aeroporto e l’altro optiamo per il bus della National Express (€ 45 a testa a/r) che avevamo già prenotato da casa; visto che siamo in anticipo rispetto all’orario che avevamo indicato al momento della prenotazione, al banco della National Express ci cambiano (senza pagare nulla in aggiunta) il biglietto e saliamo sul primo bus disponibile (ne passa uno ogni quarto d’ora) che in meno di un’ora ci porta al T5 di Heatrow. Il volo per NY è previsto per le 15.05 così ne approfittiamo del tantissimo tempo a ns. disposizione (quasi 5 h) per pranzare e farci un giretto per l’enorme aeroporto. Anche questa volta il volo è puntuale come un orologio svizzero ed in 9 ore (passate tranquille anche per me) siamo finalmente a NY. Sbrigate le formalità doganali e visto che siamo in 4, decidiamo di raggiungere in ns. hotel vicino a Times Square in taxi: la tariffa ufficiale del taxi (già comprensiva di pedaggi e tasse) sarebbe stata di 60 USD alla quale avrei voluto aggiungere una decina di dollari in più di tips (e quindi il 15%) ma, arbitrariamente e forse anche un po’ furbescamente, lo spericolatissimo taxista decide di darmi come resto dei miei 100 dollari non i 30, ma solo 20 dollari… e tenersi così il 30% di mancia… e vabbè. La voglia di tornare a Times Square è talmente tanta che, nonostante sia già sera inoltrata e nonostante fossimo già svegli da oltre 24 h, non facciamo in tempo a lasciare le valigie in hotel, che ci precipitiamo nella moltitudine di persone che affollano Times Square per un “saluto” veloce; per noi non era una novità dal momento che ci eravamo già stati, ma la faccia dei miei genitori è stata a dir poco molto eloquente (e successivamente mi confideranno che l’impatto con quelle luci sono il ricordo più bello che è rimasto loro di NY). Il tempo di due foto al volo, di un hot-dog ristoratore e siamo già a letto. Pernottamento: Cassa Hotel and residence (70 West 45th Street , Midtown) 200 USD a camera: VOTO 9 (nuovo, pulito, centralissimo a due passi da Times Square) assolutamente consigliato.

31 LUGLIO – NEW YORK CITY (Statua della Libertà, Wall Street, Chinatown, Soho, Village)

Grazie al fuso orario alle 7 siamo già pronti per la nostra giornata Newyorkese, direzione Downtown. Prima tappa di oggi l’immancabile Miss Liberty (della quale sono perdutamente innamorata); arriviamo all’imbarco del ferry gratuito per Staten Island (che passa proprio di fianco alla Statua della Libertà), ma è appena partito e, essendo domenica, le corse non sono frequenti e la prossima è prevista non prima di 2 ore; decidiamo così di percorrere a piedi Battery Park e di imbarcarci sul ferry ufficiale che per 13 dollari ci porta sia alla Statua della Libertà che ad Ellis Island dove abbiamo la prima sorpresa della giornata: mio padre nei registri degli immigrati trova il nome di suo zio che nel primo ventennio del 900 era venuto per tentar fortuna (e, tra l’altro, era pure riuscito a trovarla visto che era diventato un rinomato orefice). La visita alla Statua della Libertà, da sola, vale la visita a NY: da lasciare senza fiato, poi, la vista sullo skyline di Manhattan. Per me è la seconda volta ma ancora rimango impressionata dalla imponenza di Miss Liberty. Dopo due orette (purtroppo abbiamo dovuto fare le “corse”, ma le cose da vedere a Manhattan sono tante e il tempo sembra non basti mai) torniamo a terra e ci avviamo verso Wall Street passando per il famoso Charging bull; breve visita a Trinity Church ed al cimitero annesso. Con nostro stupore vediamo che Ground Zero non esiste più: al suo posto sta procedendo spedita la costruzione della Freedom Tower; niente più cartelli e foto commemorative, NY, sta cercando di voltare pagina e a breve verrà inaugurato il memoriale per i 10 anni; visita veloce alla St. Paul Church (deliziosa quanto emozionante) ed al nuovo museo dell’11/9.

A piedi ci dirigiamo verso Chinatown e Little Italy (la mia opinione rispetto a 5 anni fa non è cambiata… si possono evitare tranquillamente) per arrivare a Soho e Tribeca, tra i miei quartieri preferiti di NY con le loro tipiche case con facciate in ghisa, milionari condominio, loft, caffè e gallerie d’arte. Ormai è pomeriggio inoltrato, i miei genitori ci abbandonano così io e mi marito decidiamo di passare la serata al Village in assoluto la perla di NY: sembra un quartiere a parte con le sue case basse in mattoncini rossi. E qui, finalmente, realizzo il mio sogno… 66 Perry Street… ovvero la casa di Carrie Bradshaw di Sex and the City: fino a poco tempo fa la vera padrona di casa vietava di scattare foto (e, ancora oggi, davanti ai gradini è stata obbligata a mettere una catena per non far sedere la gente), ma, visto che il divieto non ha sortito alcun effetto, ora, forse a causa della rassegnazione, ha messo una “cassetta per le offerte” per il canile della città: la richiesta è di 1 dollaro a foto; VPerry St. è veramente una chicca, non sembra nemmeno di essere a NY; tra l’altro ad 1 blocco si trova anche la Magnolia Bakery, famosissima in città ed resa ancora più famosa da Sex and The City… anche a quell’ora del giorno troviamo la fila a serpente alla cassa… allora è proprio vero, non succedeva solo in Sex and The City!

Per la cena decidiamo di rimanere in zona e, grazie alla Lonely, scegliamo “Japonica”, a suo dire, il miglior ristorante giapponese nel cuore del NYU: che dire favoloro! Non abbiamo mai mangiato sushi così buono ed abbondante… assolutissimamente consigliato: noi abbiamo speso 110 USD (in due) ma il sushi è costoso ovunque, e per la quantità (abbondantissima) e soprattutto per la qualità sono stati i soldi meglio spesi della vacanza.

01 AGOSTO NEW YORK CITY (Brooklyn Bridge, Flatiron Building, Empire State Building, 5Avenue, Rockfeller Center)

Anche oggi siamo operativi già di prima mattina. Colazione immancabile da Starbucks e metropolitana fino a Brooklin. Prima di attraversare il ponte, decidiamo di allungare un pochino la strada per percorrere la famosa Brooklyn Promenade vista in tantissimi film e series ambientati a NY… ma quale strana magia ha su di me lo skyline di Manhattan? Non mi stancherò mai di contemplarlo: passeggiata consigliata. Il Brooklyn Bridge è parzialmente sotto restauro e la prima parte è coperta… ma non la visuale sui grattacieli di Manhattan… che spettacolo! Tra l’altro notiamo che rispetto a 5 anni fa nella parte finanziaria hanno costruito un nuovissimo grattacielo a forma di vite, davvero particolare. Decidiamo di dedicare il resto della giornata alla midtown passando dal Flatiron Building (il taxista che dalla Dowtown ci ha accompagnato lì, non sapeva nemmeno che quell’edificio si chiamasse così), salendo sull’Empire State Building (l’aver acquistato i biglietti on line ci risparmia non poche ore di fila), visitando la zona del Rockfeller Center, fino ad arrivare alle porte di Central Park la cui visita, però, posticipiamo a domattina. Tornando indietro verso Times Square percorriamo la famosa Broadway e svaligiamo un negozietto della Levis. Purtroppo ho delle vertigini assurde e sono obbligata a passare la serata stesa immobile nel letto…

2 AGOSTO NYC (Central Park) e partenza verso DENVER

Nel primo pomeriggio abbiamo il volo verso Denver così decidiamo di passare le ultime ore della mattina immergendoci nel verde rilassante di Central Park che ha sempre quel pizzico di romanticismo; in prossimità della bellissima Bethesda Fountain & Terrance, vediamo che stanno allestendo un set… muoriamo dalla curiosità (io speravo vivamente nel set di Gossip Girl…) e con rammarico scopriamo che non è altro che Elisa, la cantante italiana che sta girando un video… un po’ delusi continuiamo la nostra passeggiata lungo il tanto famoso quanto romantico “The Lake” fino ad arrivare a Strawberry Fields.

Verso le 11 rientriamo in hotel per caricare i bagagli e con l’autista privato dell’hotel (allo stesso prezzo di un taxi, circa 80 USD) in un’oretta arriviamo a Newark. Il volo Delta verso Denver non è diretto, ma fa scalo a Minneapolis… tra un volo e l’altro lo scalo sarebbe dovuto essere di 3, ma purtroppo ci ritroviamo ad aspettare per ben 6 ore perché il nostro aereo ha un problema meccanico e non hanno a disposizione un altro aeromobile così invece di arrivare a Denver alle 21.30 saremo arrivati a mezzanotte inoltrata: la nostra paura era che l’ufficio Dollar di Denver (dove avremmo dovuto ritirare l’auto a noleggio) chiudesse, ma la hostess di terra della Delta di Minneapolis dopo aver gentilmente fatto una telefonata alla Dollar, ci rassicura circa l’apertura 24 ore su 24 dell’autonoleggio. Finalmente verso le 22 il nostro aereo di riserva decolla: per me è stato nuovamente un volo difficilissimo tra crisi di respiro, tachicardia, nausea tanto che le hostess, molto premurose, cercano un medico e mi restano accanto per tutte le due ore del volo: dopo questa bella “figura” credo di essere diventata l’incubo peggiore delle hostess british e delta! Usciti dal “labirintoso” aeroporto di Denver aiutati anche da una gentilissima signora eritrea, residente a Denver ma che per qualche anno ha abitato anche in Italia, prendiamo la navetta per l’ufficio Dollar dove davanti all’ingresso c’è pronta ad aspettarci la nostra Grand Caravan Crysler. Alla Dollar provano a rifilarci un’assicurazione aggiuntiva per la road safe che noi gentilmente decliniamo (con il senno di poi forse ci sarebbe servita data la rottura del parabrezza). Visto che domani ci aspettano circa 400 miglia decidiamo di “portarci avanti con il lavoro” e pernottare ad una quarantina di miglia a nord di Denver: è quasi l’una di notte (e visto che rispetto a NY abbiamo pure guadagnato un’ora e quindi in teoria sarebbero le due di notte) nessuno riesce a tenere gli occhi aperti e noi 3 trasportati cadiamo in un sonno profondo lasciando al buon caro marito l’onere di portarci in hotel. Pernottamento: Fort Collins (Colorado) Best Western Kiva Inn (1638 E Mulberry Street) 85 USD a camera: VOTO 8 (la solita sicurezza Best Western, colazione americana con uova, waffle, cereali e succhi di frutta).

3 AGOSTO FORT COLLINS – CUSTER SP – MOUNT RUSHMORE – KEYSTONE (374 m – Cheyenne, Fort Laramie, Wind Cave N.P, Custer N.P., Mount Rushmore)

Visto che entro stasera vorremmo essere ai Monti Rushmore (a poco meno di 400 miglia da Fort Collins) per assistere allo spettacolo serale di luci e suoni, ci diamo appuntamento per le 7.30 per l’abbondante colazione del Best Western. Tra infinite distese di prateria, balle di fieno, cielo azzurro ed allevamenti di… dromedari (?!?) dopo circa un’oretta e mezza salutiamo il Colorado, e ci addentriamo nell Wyoming dove facciamo prima tappa nella ridente e copiosa (!) capitale: Cheyenne. In internet non avevo letto buone recensioni, ma anche se veramente minuscola l’abbiamo trovato un autentica (e deliziosa) cittadina del north-west: le attrazioni di cheyenne si snodano in pochi blocchi, nei vialetti alberati della downtown della città: da vedere il Capitol Hill (una pittrice del posto ci suggerisce di visitarlo anche internamente, ma il tempo stringe), e la zona in prossimità della stazione. La visita comunque porta via un’oretta scarsa. Prossima destinazione Fort Laramie, famosa per aver ospitato la riunione per il trattato di pace tra bianchi ed indiani: il villaggio sembra una ghost town (in ogni caso abitano poco più di 200 abitanti) e a parte due negozi di antiquariato e qualche targa celebrativa dei pionieri (!) non offre nient’altro ma senz’altro è carico di storia: VOTO 8. La deviazione, meritata, ci porta comunque via solo una mezzoretta. Dopo aver pranzato in un Subway in una anonima cittadina del Wyoming, salutiamo momentaneamente questo stato e ci addentriamo in Sount Dakota lungo le cui lunghe strade ci accompagneranno per tutto il tempo nuvoloni neri, lampi, tuoni e qualche tromba d’aria in lontananza che, cerchiamo di “ignorare”: primo rifornimento di benzina e finalmente (dopo esserci persi per la cittadina di Hot Springs) riusciamo a trovare la strada giusta per entrare al Wild Cave National Park salutati da un enorme arcobaleno; il Wild Cave NP, che attraversiamo solo in auto, è caratterizzato da boschi meravigliosi e tanti, tantissimi cani della prateria; da qui entriamo direttamente nel Custer N.P. dove qualche cervo e capretta ci danno il benvenuto. Decidiamo di percorrere la wild loop mossi dalla curiosità di vedere le famigerate mandrie di bisonti: nella postazione dei ranger non troviamo nessuno ma solo un cartello che chiedeva il pagamento dei 1 0 USD … discussione animata in auto e (vergognosamente) ci comportiamo alla Italiana maniera… La provvidenza ci punisce ed infatti nemmeno il tempo di percorrere pochi metri che viene giù il finimondo: temporale, grandine e chi più ne ha più ne metta, con il risultano che, a parte 3 asinelli immobili sotto gli alberi (che mio marito pensa siano finti) non vediamo nessun genere di animale, nada de nada, per cui usciamo molto “delusi” dal Custer ma non per colpa del parco, ma del tempo che praticamente ci ha reso impossibile apprezzarlo. La delusione lascia però ben presto il posto alla meraviglia quando lungo la Iron Mountain Road (strada consigliata) iniziamo a scorgere in lontananza i faccioni dei Presidenti sul Monte Rushmore: ogni curva, ogni piazzola è buona per scattare centinaia di foto. Per me è la realizzazione di un sogno sin da quando ero bambina, quando i miei mi parlarono di questo posto! Prima di andare ai Monti Rushmore, decidiamo di fare check in nel grazioso Battle Creek Lodge. Arriviamo con un’oretta buona di anticipo rispetto all’orario previsto per l’inizio dello spettacolo serale (21) per cui ne approfittiamo per fare qualche (migliaio) di foto ai Monti Rushmore: ammirare dalla terrazza i facciano dei presidenti è qualcosa di incredibile: sono veramente imponenti. Lo spettacolo serale per chi non capisce l’inglese può essere noioso, ma a me è piaciuto molto: prima un patriottico discorso del ranger, di circa venti minuti; poi un video sulla storia dei 4 presidenti (con la folla che con Lincoln e Roosvelt fa tifo da stadio) ed infine l’inno americano con la folla che si alza in piedi, mano sul cuore, a cantare “The Star Splangled Banner” con le statue dei 4 presidenti che si illuminano… sarà una cosa turistica, spocchiosa, ma io ne sono rimasta entusiasta. Sono le 10 di sera passate e corriamo letteralmente verso Keystone a cercare qualcosa di aperto per cenare: l’unica cosa di aperto a quell’ora è una pizzeria senza lode e senza infamia. Pernottamento: Keystonebattle Creek Lodge (404 Reed St.) 96 UDS a camera: VOTO 8 (bel motel stile western, camera spaziose e pulite, prima colazione inclusa)

4 AGOSTO KEYSTONE – CRAZY HORSE – WALL – BADLANDS NP (94 m – Mount Rushmore, Crazy Horse N.M., Hill City, Wall, Badlands N.P.)

Visto che keystone dalla badlands distano poco meno di 100 miglia, stamattina la passiamo nuovamente ai Monti Rushomore per fare il Presidential Trail, un percorso circolare che porta proprio sotto I faccioni dei Presidenti, passando prima per un piccolo museo sulla costruzione dell’opera. Piccolo consiglio: il percorso parte a destra della terrazza panoramica e finisce a sinistra; se invece di percorrerlo in senso antiorario, come indicato, lo si fa in senso orario (e quindi partendo da sinistra) si evita di fare tutti gli scalini in salita e risparmiare un po’ di fatica… Cosa che noi capiremo solo una volta terminato il trail! Soddisfatti dal Presidential Trail salutiamo i Monti Rushmore e partiamo alla volta del Crazy Horse Memorial che fotografiamo dall’esterno per risparmiare i 25 dollari dell’ingresso. L’opera infatti è ancora agli inizi… sarebbe bello tornarci una volta terminata anche se purtroppo la fine sembra ancora lontana. Qui abbiamo i primi incontri con gli american chopper visto che per quel week end è previsto il famoso raduno di Sturgis… motociclisti che ci accompagneranno per i prossimi 3-4 giorni. Riprendiamo la macchina in direzione Wall e per strada ci fermiamo a Hill City per pranzare in un fast-food stile Happy Days. A Wall sostiamo un’oretta per visitare il famoso Drug e, invece di seguire la prima indicazione per le Badlands (passando dalla I240) proseguendo lungo la I90, dopo circa un’oretta usciamo all’uscita 131 ed entriao dall’ingresso nord-est delle Badlands (ingresso 15 USD): ci fermiamo immediatamente nel Big Badlands Overlook (bel modo di iniziare la visita!), ma prima di proseguire il nostro percorso usciamo per andare a fare check in nel ns. motel di Interior (è già tardo pomeriggio e non sappiamo fino a che ora la reception rimane aperta): per dormire alle Badlands o si dorme nell’unico lodge interno oppure ad Interior (metropoli da… 200 abitanti) posto proprio a ridotto delle Badlands e dove esistono solo due motel.

Rientrati alle Badlands riprendiamo la Badlands Loop Road (in pratica l’unica strada interna al parco) e facciamo il primo stop al Saddle Pass: il trail (di appena mezzo km) è indicato come strenuos: sì, la salita iniziale è rapida, ma nulla di così improponibile! In una ventina di minuti arriviamo in cima, su un bellissimo altopiano dai colori lunari da cui si gode una bellissima vista sulla White River Valley: assolutamente consigliato. Riprendiamo la macchina per proseguire la Loop Road; il sole sta per tramontare ed arriviamo in tempo nel favolosissimi White River Valley Overlook ed al Panorama Point: che spettacolo mozzafiato! Passiamo anche dal Fossil Exhibit Trail, ma la visita si può benissimo saltare a piè pari. Oramai è buio per cui non vale la pena proseguire per il loop così torniamo indietro e ceniamo al Cesar Pass Lodge dove gustiamo una deliziosa cena (se non fosse per l’aria condizionata a palla che piano piano ci iberna) Pernottamento: Interior (Badlands NP) Badlands Budget Host (900 SD Highway 377) 70 USD a camera: VOTO 6 (classic motel un po’ anonimo, stanze spaziose e pulite a 2 minuti dall’entrata del Badlands NP; colazione non compresa nel prezzo ma con circa 5 USD c’è il All You Can Eat per uova salsiccia servito da una signora anzianissima che ricorda tanto la Preside di Grease…: la colazione comunque non è nulla).

5 AGOSTOBADLANDS NP – SUNDANCE (170 m. – Badlands N.P., Deadwood)

Stamattina sveglia presto per fare il Nocht Trail ed il Door Trail con il “fresco” della mattina: il Nocht Trail (2,4 km) porta via al massimo un’oretta e mezza ma è assolutamente imperdibile! Niente di faticoso (a parte la scaletta iniziale, ma solo per chi soffre di vertigini) e la vista finale vale da sola la visita alle Badlands: arrivati verso la fine del percorso invece di proseguire a destra come indicato dai segnali proseguiamo dritti qualche centinaio di metri: oltre non si può andare per non cadere nel vuoto, ma da lassù si dominano tutte le Badlands. Anche il Door Ttrail (1,2 km) è da consigliare: sembra di camminare sulla luna… percorso facile, pianeggiante, lungo il canyon delle Badlands. Tra questi due trail si trova anche il Window Trail (trail a occhio e croce di qualche centinaio di metri) che non è altro che una passeggiata lungo una passerella che porta ad un arco naturale con vista sul Canyon.

Il caldo inizia a farsi sentire, ma è tempo di ripartire in direzione Devils Tower così usciamo dalle Badlands lungo sempre proseguendo lungo la Badlands loop Road e fermandoci in tutti i viewpoints che incontriamo: tutti valgono una sosta e sono degni di nota anche perché da viewpoints a viewpoints i paesaggi cambiano velocemente passando da formazioni rocciose, a pinnacoli, a colline di vari colori. Invece di uscire alla prima indicazione, proseguiamo sempre lungo la Badlands Road Loop che dal Pinnacle Overlooks diventa strada sterrata (comunque percorrible con qualsiasi tipo di auto) prendendo il nome di Rim Road: anche qui scoviamo una milionata di cani della prateria ma ancora di bisonti nemmeno l’ombra (o forse sì, non capiamo se quella figura in lontananza sia un bisonte o… una balla di fieno.. vabbè).

Usciti dalle Badlans riprendiamo la marcia verso la bellissima Deadwood: qui tutto è rimasto autentico come ai tempi d’oro del west… tappa obbligata al mitico Saloon 10 dove ne approfittiamo pure per pranzare: nel saloon (anche se quello originale, andato distrutto in un incendio, rimane a poche decine di metri da questo) sembra veramente di essere tornati ai tempi del west e da un momento all’altro ci si aspetta una qualche zuffa tra cowboys. Deadwood è conosciuta anche per essere città di casinò e ne approfitto per giocarmi un dollaro… come a Las Vegas, sono fortunata, ne vinco subito 27 ma, ovviamente, in men che non si dica, li rilascio tutti al casinò (tra l’altro quello di proprietà di Kevin Costner).

Proseguiamo in direzione Sundance (paesino nelle vicinanze delle Devils Towers) passando anche dalla carinissima Lead (dove vorremmo prendere un caffè al consigliato Stampmill Inn Restaurant, ma che inspiegabilmente è chiuso); da qui non prendiamo la HWY ma allunghiamo di qualche miglia per percorrere la Spearfish Canyon Byway (US 14), una strada panoramica immersa nel verde; vorremmo fermarci alle Roughlock Falls, ma non troviamo l’indicazione… peccato! Arriviamo nel nostro favoloso B&B “Sundance Mt. Hideaway” (senza navigatore non avremmo mai potuto trovarlo!) Il più bello di tutta la vacanza, proprietà dei carinissimi Jay and Hellen. Le Devils Tower distano ancora una quarantina di minuti da qui ed ormai è buio così decidiamo di rimandare la visita a domattina così su indicazione di Jay andiamo a cenare al Buffalo Jump Saloon & Steakhouse, nella vicina località di Beulah: mai indicazione fu così azzeccata: miglior cena di sempre! Da manuale! Saloon autentico! Nessun turista, solo gente del posto!

Pernottamento: Sundance Sundance Mt. Hideaway (42 Sundance Mt. Rd.) 80 USD a camera: VOTO 10 (bungalow completamente in legno, favoloso, pulito, immerso nella natura, colazione ottima in casa dei proprietari insieme a loro) consigliato.

6 AGOSTO DEVILS TOWER – CODY (400 m. – Devils Tower, Sheridan, Little Bighorne Battlefiedl, Cody)

Oggi ci aspetta ancora una tappa lunghissima; colazione favolosa in casa con Jay e Hellen, I proprietari del B&B, preparata sul momento da Hellen: succo di frutta fresca, Macedonia, timballo, plumcacke… che favola di posto… e che dispiacere lasciare il nostro bungalow. A malincuore salutiamo Hellen&Jay e ci muoviamo verso le Devils Tower: dopo una quarantina di minuti, in lontananza, tra praterie e prati sconfinati scorgiamo il monolite… che meraviglia. Paghiamo l’ingresso (anche se in realtà sarebbe più giusto pagare i 10 USD dell’ingresso agli indiani visto che la Devils Tower è una montagna a loro sacra). Il percorso circolare che circonda il monolite è facile e porta via poco meno di un’oretta e vale assolutamente la pena di farlo. Ai restrooms del visitor center abbiamo il primo incontro con un anomalo (almeno per noi) cartello che ci fa sorridere e che da lì in poi vedremo piuttosto spesso: “vietato l’ingresso con armi da fuoco”… Ci rimettiamo in marcia: i km sono ancora tantissimi; il paesaggio un po’ monotono fra praterie, praterie e… praterie. Ci fermiamo a pranzare nel centro di sheridan tanto per sgranchirci un po’ le gambe (una sosta spezza tappa ci stava tutta) dopo di che dopo circa un’oretta arriviamo a Little BigHorn Battlefield National Monument: nonostante le non buone recensioni su questo NM, a noi ha lasciato un bellissimo ricordo; si sente che è un sito carico di storia e ci si aspetta che da un momento all’altro escano dai boschi nelle vicinanze gli indiani in sella ai propri cavalli; tra l’altro al visitor center un ranger, come al solito preparatissimo, dopo avergli detto di essere italiana (lasciandolo sbigottito perché, dice, di non aver mai visto italiane bionde… vabbè) mi racconta del ruolo fondamentale che aveva avuto nella battaglia l’italiano Giovanni Martini. Soddisfatti riprendiamo l’auto e dopo ancora km e km di prateria arriviamo a Cody giusto in tempo per il rodeo. Ancora brividi prima dell’inizio del rodeo, al momento dell’inno americano: tutti in piedi, con la mano sul cuore. Senza dubbio il rodeo è uno spettacolo interessante e tipico, ma ancora devo capire se mi sia piaciuto o meno: sono animalista e vedere i vitellini catturati mi ha lasciato un po’ perplessa (anche se alla fine venivano tutti liberati); ma devo ammettere che la parte dove i cowboy dovevano cavalcare i tori o i cavalli selvatici mi ha divertito davvero molto anche perché erano sempre gli animali che l’avevano vinta sui cowboy! Ci perdiamo gli ultimi 20 minuti del rodeo perché ormai sono le 10 di sera e, visto che i ristoranti chiudono prestissimo, abbiamo paura di non riuscire a cenare: su consiglio della Routard ci fermiamo ad famoso ristorante messicano “Comida”. Pernottamento: Cody Big Bear Motel (139 W Yellowstone Ave) 115 USD a camera: VOTO 6 (motel anonimo, senza colazione, non centrale ma a due passi dal rodeo)

7 AGOSTO: CODY – YELLOWSTONE (103 mi.)

Stamattina ce la prendiamo con più calma e visitiamo il centro di Cody: purtroppo è domenica e molti negozi sono chiusi; da segnalare il buonissimo Peter’s Cafe Bakery: la colazione è davvero ottima ed a quei pancakes dovrebbero dedicare un monumento! Il centro di Cody è piccolissimo ed una volta visitato lo storico Irma Motel e passeggiato lungo il viale principale non resto altro da vedere per cui andiamo a visitare la Old Trail Town, ricostruzione di un’autentica cittadina del west; la maggior parte delle costruzioni (tutte del periodo fine 800/inizio 900) sono originali e sono state spostate fino a questo sito storico. Ci rimettiamo in marcia verso lo Yellowstone National Park lungo la strada panoramica tanto amata anche dal Prensidente Rooseevelt; effettivamente ci sono scorci che lasciano senza fiato. Primo intoppo del viaggio: un sassolino colpisce il nostro parabrezza lasciando una vistosissima ammaccatura/scheggiatura; siamo un po’ preoccupati sia per il fatto che da un momento all’altro il vetro possa disintegrarsi (cosa che fortunatamente non si verificherà) sia per il fatto che non abbiamo fatto polizze aggiuntive e non sappiamo quanto la Dollar ci possa addebitare per questo danno (ad oggi sono passati già due medi ed ancora nulla ci è stato addebitato… teniamo le dita incrociate). Entrati nel parco (ingresso 25 USD) la prima cosa che si nota sono i segni ed i danni provocati dal devastante incendio dell’88; finchè, in lontananza, si inizia ad intravedere l’immenso Yellowstone Lake. Lasciamo i bagagli nelle nostre Cabin del Lake Lodge Pioneer (datate, ma comunque carine) e ci rimettiamo in moto verso la zona del Canyon. La strada che dal Lake Lodge Piooner porta al Canyon è davvero bella e ci porta via un sacco di tempo in quanto ricca di viewpoints ed “attrazioni”; questa strada, che fiancheggia lo Yellowstone River, passa attraverso la bellissima Hayden Valley famosa per essere abitata da mandrie di bisonti di cui, ovviamente, non vediamo manco l’ombra. Prima sosta nelle Hardys Rapid lungo lo Yellowstone River; ci fermiamo a fare le foto lungo la riva del fiume (dove ci sono una marea di salmoni che risalgono la corrente) quando mio marito nota quelle che sembrano essere le impronte di orso così “allegramente” decidiamo di rimetterci lo zaino in spalla e ritornare all’auto onde evitare incontri inquietanti. Fermata lungo la zona del bellissimo Mud Vulcano: sono le nostre prime fumarole e sentire il rumore del bollire della terra sotto i piedi rimarrà la sensazione più straordinaria dello Yellowstone; il percorso lungo la passerella del Mud Vulcano ci porta via una mezzoretta. Da qui arriviamo finalmente alla zona del Canyon: percorriamo la zona del South Rim Drive e lasciamo l’auto al parcheggio dell’Upper Falls Viewpoints; la vista sulla cascata è bellissima, ma la vera bellezza della giornata sarà l’Uncle Tom’s Trail che con i suoi (faticosissimi) 328 scalini porta all’interno del Canyon da cui si ha una bellissima vista sulle Lower Falls (che, comunque, non riesco a godermi in pieno al pensiero dei 328 scalini che mi stanno aspettando, in salita!) Riprendiamo l’auto per dirigerci all’Artist Point: una delle immagini che mi è rimasta più impressa dello Yellowstone! Da qui riprendiamo nuovamente l’auto per arrivare lungo il North Rim Drive, dove ovviamente ci fermiamo in tutti i bellissimi viewpoints; la prima deviazione è al Brink Upper Falls Trail dove dopo un brevissimo trail si arriva ad una terrazza proprio sopra il punto in cui le Upper Falls fanno il loro salto (davvero imperdibile!) Secondo stop al Brick Falls Trail da dove, invece, si ammira il salto delle Lower Falls; il cielo è di un nero minaccioso ed i tuoi ed i lampi non ci incoraggiano a proseguire, per cui torniamo indietro verso le nostre cabin: che bello che è stata la zona di oggi dello Yellowstone! Che meraviglia. Pernottamento: Yellostone N.P. Lake Lodge Pioneer Cabin 78,62 USD a camera: VOTO 7 (bungalow un po’ datati, piccolissimi, ma puliti, colazione non compresa nel prezzo)

8 AGOSTOYELLOWSTONE N.P.

Stamattina decidiamo di visitare la zona nord dello Yellowstone; ripercorriamo nuovamente la strada percorsa ieri che dallo Yellowstone Lake porta alla zona del Canyon (a parte 1 o 2 bisonti in solitaria, wildlife praticamente assente). Torniamo nuovamente nella zona Canyon per fermarci all’Ispiration Ponit che ieri, per paura del temporale, avevamo lasciato indietro; ne approfittiamo anche per fare il breve trail nelle vicinanze. Soddisfatti dalla zona del Canyon riprendiamo l’auto; prossima fermata Norris, dove incontreremo i nostri primi geyser e le cui fumarole si possono scorgere già lungo la strada; dapprima visitiamo il Porcelain Basin e, successivamente, il Back Basin: passeggiare lungo le passerelle di questi due bacini fra pozze colorate, geyser, fumarole, è un piacere e la mattinata scorre velocemente. Riprendiamo l’auto in direzione Mammoth Hot Springs: prima tappa La Upper Terrace Drive, una strada da percorre in auto lungo alcune strane formazioni rocciose; secondo il mio personale parere questo percorso di può saltare a piè pari perché le piscine e formazioni più belle si trovano nelle Upper e Lower Terrace. Lasciamo l’auto nel parcheggio delle Upper Terrace che visitiamo in lungo ed in largo lungo la passerelle in legno: punta di diamante delle Upper Terrace, ovvero Canary Sping. Dalle Upper Terrace decidiamo di proseguire a piedi per le Lower Terrace sempre lungo la passerella di legno; il percorso in questo caso non è pianeggiate, ma assolutamente fattibilissimo. Riprendiamo l’auto in direzione Gardiner, la prima cittadina che si trova a nord delle Yellowstone. Usciamo dall’entrata nord solo per fotografare l’enorme arco che fu il primo ingresso di questo parco nazionale. Ultima destinazione di stasera, West Yellowstone ma per arrivarci invece di percorrere la strada a ritroso da Mammoth Hot Spring a Norris, decidiamo di allungare di qualche miglio e visitare così anche la zona di Tower Roosevelt; non mi ero informata molto bene su questa zona perché avevo letto essere la meno spettacolare, ma comunque ci sono dei viewpoints davvero sensazionali e poi dicono essere la terra di orsi… ed infatti in uscita da una curva vediamo 2/3 auto posteggiate ai margini della strada e finalmente scorgiamo un bel grizzly nel prato circostante. L’incontro ravvicinato con il grizzly ci lascia completamente elettrizzati e rimaniamo in ammirazione (a distanza di sicurezza e scortati da un ranger) finchè l’orso quasi spazientito se ne va… Lungo la strada ammiriamo finalmente tantissimi cervi ed elk; invece, nessuno bisonte all’orizzonte! Verso sera arriviamo a West Yellowstone dove ci fermeremo per due notti; cena nel consigliatissimo Three Bears: prima di sederci ci fanno mettere in lista d’attesa, ma il servizio è veloce e in venti minuti siamo a tavola… Comunque ne vale veramente la pena! Nonostante west Yellowstone sia piena di turisti, la vita notturna è inesistente e ne approfittiamo per andare a letto presto. Pernottamento: West Yellowstone Moose Creek Cabin And Inn (220 Firehole Avenue/119 Electric Street) 132 USD a camera: VOTO 8 (camera a tema, deliziosa, spaziosa, colazione inclusa nel prezzo) consigliato

9 AGOSTO YELLOWSTONE N.P.

Stamattina la sveglia per me e mio marito suona alle 5.30… visto che l’alba ed il tramonto sono il periodo migliore per vedere la wildlife vogliamo tentare e cercare di vedere finalmente le mandrie di bisonti; ci rechiamo così verso la Hayden Valley e… la levataccia viene interamente ripagata visto che ci troviamo letteralmente nel mezzo di centinaia e centinaia di bisonti che stanno scavallando la Valley per andare a bere! Finalmente! Belli soddisfatti verso le 8 di mattina ci rimettiamo in moto verso West Yellowstone per andare a recuperare i miei, ma nel senso opposto di marcia si è creata, a causa di lavori stradali una fila kilometrica di auto (almeno una ventina di km); decidiamo così di aspettare a rientrare nel parco solo dopo pranzo nella speranza che nel frattempo la fila sia diminuita: impieghiamo quelle ore a spasso per West Yellowstone, comprando qualche souvenirs e soprattutto una sacca da viaggio grandissima ma pieghevole che ci servirà per mettere tutti gli acquisti visto che quest’anno siamo partiti solo con il bagaglio a mano. Pranzo da subway e poi tentiamo di rientrare allo Yellowstone: la file purtroppo non si è dileguata; ci toccano i nostri 20 km. di coda che comunque ci portano via solo un’oretta del nostro tempo. Verso le tre siamo al parcheggio dell’Old Faithful… la prossima eruzione è prevista dopo circa tre quarti d’ora per cui rimaniamo all’interno del visitor centre per prendere gli orari di eruzione degli altri geyser; assistiamo alla favolosa eruzione del Old Faithful (noi ed almeno un altro migliaia di turisti) e ci avviamo alla ricerca di altre eruzioni: i prossimi in ordini di tempo dovrebbero essere il Riverside Geyser ed il Daisy Geyser le cui eruzioni sono previste questi in contemporanea; optiamo per il Daisy Geyser che sembra più vicino… ma siamo sfortunati: non erutterà mai, mentre invece mentre aspettiamo vanamente che il Daisy erutti, in lontananza assistiamo alla puntuale eruzione del Riserside Geyser; pazienza. Un po’ delusi riprendiamo la marcia e decidiamo di visitare dapprima la zona dei Black Sand Basin e successivamente quella del Biscuit Basin: entrambi sono favolosi e i colori delle loro piscine naturali, lasciano senza fiato: come al solito tutto è organizzato al meglio ed è possibile camminare tra le piscine nella comoda passerella di legno. Per oggi decidiamo di salutare lo Yellowstone con quella che è un po’ il simbolo del parco: la Grand Prismatic Spring, la piscina colorata che si vede in tante foto dello Yellowstone. Come consigliato anche nel forum decidiamo di ammirarla dall’alto per cui parcheggiamo al parcheggio delle Fairy Falls e dopo una ventina di minuti, arrivati in prossimità della Grand Prismatic Spring, insieme ad un gruppo di fratelli Newyorkesi, iniziamo la salita di una collinetta alla nostra sinistra per ammirare le Springs dall’alto; lungo questo tragitto, dopo aver visto prima un “rassicurante” cartello che ci avvisava che quella era una Bears Area, e dopo aver visto poi una carcassa di un bisonte, facciamo la scalata della collinetta non proprio a cuor leggero, ma una volta in cima la paura di trovarmi davanti un grizzly lascia posto all’emozione alla vista della Grand Prismatic Springs; peccato che i colori non siano così intensi come di solito si vede in foto, ma il cielo è nero e da un momento all’altro potrebbe iniziare a piovere. Ritorniamo in auto e questa volta andiamo al parcheggio delle Grand Prismatic per ammirarle da vicino: purtroppo si alza anche un vento gelido micidiale per cui quando io e mia mamma ci troviamo lungo la passerella (gli uomini impavidi soffrono il freddo e ci aspettano in auto) la fumarola è altissima e densissima per cui non riusciamo ad ammirare in pieno i colori e la maestosità della pool. Ormai è sera e ci rimettiamo in auto verso West Yellowstone: anche stare per me e mio marito cena ai Three Bears mentre i miei (che iniziano a risentire dell’alimentazione americana) comprano qualcosa al supermercato e mangiano in stanza. Pernottamento: West Yellowstone Moose Creek Cabin and Inn (220 Firehole Avenue/119 Electric Street) 132 USD a camera: VOTO 8 (camera a tema, deliziose, spaziose, colazione inclusa nel prezzo) consigliato.

10 AGOSTO 2011 YELLOWSTONE NP – GRAND TETON N.P. – JACKSON HOLE (82 mi.)

Oggi dobbiamo definitivamente salutare lo Yellowstone e decidiamo di concederci ancora mezza giornata in questo parco anche perché vogliamo visitare bene la zona dei geyser che ieri per mancanza di tempo abbiamo fatto un po’ di corsa. Parcheggiamo nuovamente all’Old Faithful ed iniziamo tutto il percorso sulle passerelle lungo tutti i geyser della zona, un facile trail di circa 4 km. L’intento è raggiungere il Riverside Geyser (quello che ieri avevamo snobbato in favore del Daisy Geyser) ma, ovviamente, erutta con ben un’ora di anticipo per cui arriviamo sul posto quando ha appena finito di dare spettacolo… che amarezza! Siamo proprio sfortunati! Proseguiamo il giro attorno agli altri geyser ed alle pool: assolutamente da non perdere la Morning Glory Pool: che colori! Il prossimo geyser ad eruttare dovrebbe essere il Grand Gayser ma comunque l’eruzione è prevista tra due ore ma per noi è troppo tardi perché oggi è prevista anche la visita al Grand Teton… decidiamo così di vedere ancora una volta l’eruzione dell’Old Faithful e mentre stiamo per accomodarci… alle nostre spalle con quasi due ore di anticipo vediamo in lontananza eruttare il Grand Geyser: pensare che eravamo lì davanti neanche venti minuti prima! Con i geyser non possiamo dire di essere stati fortunati… almeno lo spettacolo dell’Old Faithful come al solito si rivela entusiasmante. Ci rimettiamo in moto verso il Grand Teton: facciamo solo un breve stop al West thumb (ma fatto così velocemente non ci ha detto niente), poi al Continental Divide e salutiamo per sempre lo Yellowstone: il parco in assoluto più bello degli States! Peccato che 3 giorni non siano bastati ed aver dedicato due mezze giornate alla zona geyser non si è rivelata un’ottima scelta perché visitarla così spezzettata non ci ha dato modo di organizzarci in base alle varie eruzioni; una giornata in più sarebbe stata l’ideale! Poi ci si sono messi di mezzo i lavori stradali e purtroppo il tempo è stato troppo poco. Forse avremmo dovuto saltare a pie pari il Grand Teton… cosa che comunque abbiamo fatto veramente di fretta… il tempo rimasto era davvero poco e la nostra visita si è limitata ad una sosta veloce per fotografare le cime! Che peccato… All’uscita dal Grand Teton comunque riusciamo a vedere da vicino anche un alce che si sta abbeverando lungo il fiume! Prima di dirigerci verso Jackson Hole allunghiamo di qualche miglio in direzione del Mormon Row Historic Distric: sosta obbligata in questo vecchio villaggio dei mormoni… che spettacolo! Bisogna solo stare attenti a non pestare i cani della prateria che hanno fatto di questo vecchio villaggio la loro tenuta. Arriviamo a Jackson Hole che è già sera per cui ceniamo a base di sushi in un ristorante giapponese e finiamo la serata passeggiando nella via centrale di Jackson Hole: carina, ma nulla di che… mi aspettavo qualcosa di più! Ho trovato Cody molto più autentica Pernottamento: Jackson Hole Motel 6 (600 S HWY 89) 111 USD a notte a camera: VOTO 8,5 (all’inizio il prezzo mi sembrava esagerato per essere Motel 6, invece motel delizioso, camera e bagno puliti e spaziosi, silenzioso, in periferia.

11 AGOSTO JACKSON HOLE – SALT LAKE CITY – GREEN RIVER (429 mi.)

Oggi giornata di solo spostamento. Approfittiamo di questi ultimi due giorni per tornare nello Utah e fare quelle poche cose che riusciremo a fare in così poco tempo e che avevamo lasciato indietro nel viaggio di due anni fa. Ci mettiamo in marcia verso le 9 dopo aver fatto qualche acquisto a Jackson Hole: la destinazione di questa sera sarà Green River la città più vicina sia alla Goblin Valley sia al Little Wild Horse Canyon che abbiamo intenzione di fare domattina per evitare il caldo dello Utah. Il navigatore ci fa passare dall’Idaho: rimango stregata dai paesaggi e dai colori di questo Stato; peccato non aver saputo nulla prima; ci avrei passato volentieri qualche giorno. Per spezzare la monotonia del viaggio decidiamo di allungare ancora qualche miglio e visitare velocemente Salt Lake City: purtroppo il tempo a disposizione è veramente poco per cui limitiamo la visita al solo centro ed al ben famoso Temple Square, il tempio dei mormoni; devo dire che è tutto pulito e ben organizzato ed assistiamo anche ad un matrimonio mormone; la città da l’idea di essere molto vivibile, lontana dal caos a cui ci hanno abituato le altre metropoli. Riprendiamo l’auto e arriviamo a Green River solo in tarda serata giusto in tempo per una cena nell’unico pub aperto in zona; Green River non è altro che un agglomerato di qualche motel, due distributori e questo caratteristico pub. Pernottamento: Green River Robbert Roost Motel (325 W. Main Street) 49 USD a notte a camera: VOTO 6,5 (camera spaziosa, un po’ datata, con odore di vecchio).

12 AGOSTO GREEN RIVER – GOBLIN VALLEY – LITTLE WILD HORSE CANYON – NATURAL BRIDGE NATIONAL MONUMENT- BLANDING (219 mi)

Questa mattina sveglia presto; vogliamo iniziare il trail del Little Wild Horse prima che si faccia sentire la calura. Questo canyon (raggiungibile in circa un’oretta da Green River), che si trova proprio poco prima di arrivare alla Goblin Valley, non è molto conosciuto e se non fosse stato per il Forumviaggiatori, neppure noi ne avremmo conosciuto l’esistenza. Lasciata l’auto al parcheggio, dopo i primi venti minuti in cui si cammina lungo il letto del fiume, ci si inizia ad addentrare fra le stretti pareti del Canyon: i colori, la conformazione delle rocce, ci ricordano tanto l’Antelope canyon solo con… un migliaio di turisti in meno! Siamo solo noi… che bella sensazione! In molti punti le pareti del Canyon si stringono talmente tanto che anche una sola persona fa fatica a camminar; ovviamente, dato il poco tempo a disposizione, non percorriamo tutto il trail circolare (che unisce il Bell con il Little Wild Horse Canyon) ma dopo circa due orette lungo il Little wild horse, giriamo i tacchi e torniamo all’auto. Dal Little Wild Horse in nemmeno 5 minuti si raggiunge la Goblin Valley (ingresso 10 USD) e alle sue stranissime conformazioni rocciose. Pranziamo nei tavolini riparati dal sole accecante e ci addentriamo tra le conformazioni Riprendiamo l’auto e, sempre su prezioso consiglio trovato sul ForumViaggiatori, percorriamo la UT 95 detta anche Bicentennial Road, strada panoramica poco conosciuta: come sempre lo Utah riserva favolosi scorci, colori e panorami. Ogni curva è un’emozione, identica a quella di due anni fa. Lungo la strada deviamo per il Natural Bridge Monument, ma anche in questo casa la visita è sommaria e si limita ai solo viewpoints (siamo stanchi e il caldo si fa ancora sentire) per cui non rimaniamo entusiasti di questo parco: fare i trail sarebbe stata tutta un’altra storia. Per la sera pernottiamo a Blanding, una piccola, ordinata cittadina abitata principalmente da nativi: la sera ceniamo al Old Tymer Restaurant: cena ottima! E non servono alcolici: c’eravamo dimenticati di questa legge nello utah. Pernottamento: Four Corners Inn (131 E Center St) 80 USD a camera a note: VOTO 8 (camera pulita e spaziosa).

13 AGOSTOBLANDING – COLORADO NATIONAL MONUMENT – FRISCO (360 mi)

Purtroppo domani si riparte per cui proseguiamo il nostro tragitto verso Denver; il cuore ci riporta nuovamente a Moab dove decidiamo di fermarci per fare una breve passeggiata per gli ultimi acquisti; ovviamente rispetto a due anni prima non è cambiato nulla, ma ci ha fatto molto piacere ripassare da lì e salutare nuovamente lo Utah! Anche oggi la giornata sarà principalmente di spostamento, ma per spezzare la monotonia decidiamo di visitare il Colorado National Monument (ingresso 10 USD): non abbiamo tempo di fare nessun tipo di trail, ma percorrere la strada in auto fermandoci lungo tutti i viewpoints ci ha lasciato soddisfatti della visita; gli scorsi e i panorami sono davvero belli anche se a volte chi soffre di vertigini (come me) potrebbe rimanere turbato. Pernottiamo a Frisco (cittadina di montagna del Colorado) e ceniamo in un delizioso messicano. Prima di addormentarci, purtroppo, ci aspetta il check in on-line: che amarezza… Pernottamento: Frisco Alpine Inn (105 Lusher Court, Frisco) 73 USD a camera a notte: voto 7,5 (pulito ma un po’ rumoroso).

14 AGOSTO COME BACK

Ultimo giorno della vacanza; siamo così demoralizzati che neanche i due pancake mattutini riescono a farci sorridere. Prima di avvicinarci a Denver decidiamo di visitare la deliziosa Georgetown… cittadina storica, davvero bello: obbligo fermarsi anche perché la visita porta via una mezzoretta scarsa. Riprendiamo l’auto verso Denver dove abbiamo intenzione di visitare almeno il centro visto che l’aereo partirà solo in serata; solo che mi capita sotto mano il voucher della Dollar e vedo che la consegna dell’auto non è prevista per le 20 (come pensavamo tutti)… ma alle 12, ovvero adesso! Indecisi sul da farsi (non sapevamo se l’assicurazione ci avrebbe coperto in caso di sinistro oltre la nostra ora di consegna) per cui per non rischiare facciamo un breve giro al Castle Outlet di Denver (ho il morale talmente a terra che a parte qualche sciocchezza non compre null’altro) e ci avviamo verso l’aeroporto. Alla consegna dell’auto ovviamente l’impiegato nota subito la scheggiatura del vetro, spieghiamo che un sasso ci ha colpiti, ma non ci dice nulla! In aeroporto a causa del disguido per la consegna dell’auto, arriviamo con larghissimo anticipo e ne approfittiamo per guardare le foto scattate durante la vacanza e ci sembra già così lontana. Volo di ritorno abbastanza tranquillo (le prime due orette le passiamo al centro di una turbolenza con le cinture ininterrottamente allacciate); siamo a londra in perfetto orario; ancora trasferimento di aeroporto con la National Express e poi ultimo volo per Bologna.

Come al solito, per alleggerire la “sofferenza” del viaggio di ritorno, cominciamo già a pensare alla prossima meta per la prossima estate: ovviamente America, ovviamente stelle e strisce… questa terra tutte le volte ci strega.



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