Da Phoenix a Yellowstone, il grande Ovest e alcune delle sue più affascinanti meraviglie
Indice dei contenuti
Le strade percorse, spesso in splendida solitudine e attraverso panorami sconfinati e limpidissimi cieli azzurri, costituiranno parte integrante e indimenticabile del vostro viaggio.
Un viaggio nell’Ovest degli Stati Uniti può rappresentare un autentico sogno per il viaggiatore alla ricerca di paesaggi fantastici, orizzonti infiniti, pace ed emozioni legate anche al ricordo delle drammatiche vicende storiche di un non lontano passato. Personalmente sono stato stregato dal mio primo approccio lo scorso anno ai grandi classici di queste regioni (Zion, Bryce, Monument Valley, Grand Canyon e altri di cui potete trovare il mio resoconto su TA ed anche sul Magazine dello scorso Maggio) e quest’anno ho deciso di ritornare cambiando ovviamente itinerario.
Cercherò qui di riassumere le tappe di questa nuova avventura che si è rivelata altrettanto entusiasmante. Il viaggio è partito da Phoenix in Arizona, raggiungibile dall’Italia con voli che prevedono comunque uno scalo. Meta ultima era il Parco Nazionale di Yellowstone nel Wyoming che è possibile raggiungere con un itinerario sud-nord che permette di attraversare aree di grande interesse paesaggistico e di visitare altri meravigliosi Parchi/Monumenti Nazionali.
Il periodo scelto si è situato a cavallo della metà del mese di maggio, scelta strategica che consente di evitare il caldo e l’affollamento dei mesi estivi. E‘anche importante sapere che fino all’inizio di maggio, con date che possono variare di anno in anno, parte delle strade che attraversano Yellowstone sono chiuse al traffico privato e di ciò bisogna essere informati per evitare brutte sorprese.
1° giorno: da Phoenix a Holbrook e al Petrified Forest National Park (km 329, circa 3h 30’)
La cittadina di Holbrook che si raggiunge da Phoenix in circa tre ore è il punto ideale di sosta per poter visitare nel pomeriggio il Parco Nazionale della Petrified Forest, che comprende anche l’area nota come Painted Desert. Calcolate di impiegare almeno 4-5 ore per poter percorrere anche il magnifico Blue Mesa Trail, dare un’occhiata ad alcune altre aree segnalate quali Crystal Forest, Giant Logs e Long Logs ed ammirare i colori del Painted Desert nella luce del tardo pomeriggio. Se i resti pietrificati di piante vissute diverse milioni di anni fa costituiscono il patrimonio più specifico del parco, le multicolori colline di pietra donano al paesaggio desertico un fascino singolare che stimolerà la vostra passione per la fotografia.
Noi abbiamo raggiunto il Parco dalla South Entrance e percorso la strada di circa 40 Km che lo attraversa per raggiungere la North Entrance e da lì rapidamente Holbrook dove abbiamo pernottato.
2° giorno: da Holbrook a Chinle (Canyon de Chelly) (km 199, circa 2h)
L’AZ-77N che imboccherete nelle immediate vicinanze di Holbrook sarà essa stessa parte importante della giornata. Il nastro d’asfalto vi immerge in un paesaggio desertico, vivacizzato dalla presenza di isolati gruppi rocciosi, da un cielo incredibilmente azzurro e dalle multicolori sfumature della rada vegetazione: un autentico concentrato dell’ovest e per me un momento emozionante ed indimenticabile. Arrivati a Chinle ricordarsi di spostare in avanti di 1 ora il vostro orologio.
Il Canyon de Chelly aggiunge alle classiche tonalità rossastre, così tipiche delle rocce di queste zone, il verde brillante della vegetazione arborea che cresce rigogliosa nel fondo del Canyon. L’area è Monumento Nazionale ed è gestita dai Navajos che ancora vi praticano qualche attività agricola. La strada che costeggia i due rami del canyon, South e North Rim, vi porta nelle immediate vicinanze di diversi overlook da dove ammirare dall’alto il panorama; il più spettacolare è quello noto come Spider Rock, al termine del South Rim, dove si ammirano due giganteschi monoliti simili a colonne affiancate che si innalzano dal fondo e che conferiscono al paesaggio una particolare solennità. Consiglio vivamente di scendere al fondo del Canyon de Chelly lungo lo spettacolare sentiero noto come White House Trail; è l’unica possibilità di discesa in autonomia a meno di ricorrere all’utilizzo di tour con fuoristrada con guida Navajo. Il sentiero non presenta particolari difficoltà se avete un minimo di abitudine a camminare in montagna. Si deve superare un dislivello di circa 200 metri e vi serviranno un paio d’ore (ma anche meno se siete buoni camminatori) tra andata e ritorno includendo le soste per le fotografie e per ammirare il grandioso spettacolo.
Calcolate un pomeriggio intero per l’escursione in auto lungo il South Rim e per il White House Trail.
A Chinle è possibile e consigliabile pernottare se si vuole avere almeno una mezza giornata per la visita di questo National Monument.
3° giorno: da Chinle a Cortez (Mesa Verde)(km 241, circa 2h 30’)
Partendo da Chinle si segue per qualche km il North Rim lungo il quale si incontrano altri tre sempre spettacolari overlook per ammirare il braccio del Canyon noto come Canyon del Muerto. Si raggiunge poi la deviazione per la Indian Route 13 (studiate bene il percorso su Google Maps perché qui le indicazioni sono un po’carenti) che attraverso un paesaggio alpestre impreziosito da gruppi rocciosi qui particolarmente rosseggianti, vi porterà alla visione della sterminata piana dove si innalza solitario ed affascinante il picco roccioso dello Ship Rock, uno dei simboli del New Mexico, sacro ai Nativi Americani.
La Indian Route 13 conclude la sua corsa incontrando la US-191N con cui raggiungerete la cittadina di Cortez dove potrete lasciare i bagagli nell’hotel da voi prescelto prima di raggiungere rapidamente il Mesa Verde National Park. Si tratta di un altipiano solcato da alcuni canyon dove fino agli inizi del XIV secolo gruppi di Nativi Americani risiedettero in spettacolari strutture in muratura sfruttando delle cavità naturali nelle pareti dei canyon. Percorrete la strada di circa 35 km (Chapin Mesa) che attraversa l’altipiano e da cui potrete effettuare con la vostra auto i due principali itinerari per osservare le principali attrazioni, il Cliff Palace Loop ed il Mesa Top Loop, lunghi entrambi una decina di km.
Le più spettacolari di queste strutture abitative sono visibili da diversi overlook lungo la strada o raggiungibili grazie a brevi e semplici sentieri. Mi limito a citare la Spruce Tree House, la Balcony House, la Tower House ed il Cliff Palace, il più celebre e più grande. I Ranger organizzano giornalmente diverse visite guidate di gruppo alla Balcony House ed al Cliff Palace. Rivolgetevi al Visitor Center all’ingresso del Parco per iscrivervi ad una di queste visite: i posti sono limitati e non è affatto scontato riuscire a partecipare (non è possibile prenotare online). Comunque anche la sola semplice visione dagli overlook di queste strutture vale il viaggio. L’area è dal 1978 Patrimonio Unesco dell’Umanità.
4° giorno da Cortez a Vernal (Utah) (km 538, circa 6h 30’)
Da Cortez si imbocca la Colorado Route 145 che vi porterà rapidamente ad inoltrarvi in un bellissimo paesaggio montano caratterizzato da estese foreste miste di conifere e latifoglie fino a superare il Lizard Head Pass posto ad oltre 3.100 m di altezza (!). Potrete notare come a queste latitudini la vegetazione arborea sia presente anche a quote così alte contrariamente a quanto si verifica dalle nostre parti. Dopo un paio d’ore imboccherete la US-550 per dirigervi verso Grand Junction. Qui arrivati bisogna fare attenzione ai segnali per il Colorado National Monument, una delle meraviglie di questo viaggio ancora poco nota a noi Italiani. Superata l’usuale baita in legno, dove dovrete pagare o mostrare il vostro tesserino annuale, comincerete a percorrere il panoramico Rim Rock Drive che percorrerete per una ventina di miglia osservando da molteplici overlook lo spettacolo di canyon che si apre dinnanzi a voi. Immagino che più il pomeriggio sarà avanzato più la luce disegnerà meravigliosi chiaroscuri che lasceranno fantastiche immagini nelle vostre fotocamere.
Terminato il Rim Rock Drive a Fruita, dirigetevi verso Vernal (Utah; attenzione a non fare confusioni, esiste una Vernal anche in Colorado…) lungo la Co 139 e poi la Co 140. Il traffico sarà anche qui praticamente inesistente ed il panorama sempre interessante. Vernal è una cittadina con diverse opportunità per pernottare e cenare. Faccio qui un’eccezione alla mia regola per segnalarvi un locale ad impronta Italiana (Antica Forma) dove mangiare una veramente e sorprendentemente ottima pizza.
Segnalo che nelle immediate vicinanze di Vernal si trova il Dynosaur National Park, famoso in tutto il mondo per la ricchezza dei resti di questi giganti trovati in zona. Purtroppo per mancanza di tempo noi abbiamo dovuto rinunciare a questa visita.
5° giorno: da Vernal a Jackson Hole (km 480, circa 5h 30’)
Si lascia Vernal sempre seguendo la US-191N per poi continuare lungo la UT-44N. Un paio di km dopo aver imboccato questa strada è bene fare la rapida deviazione verso il Red Canyon Overlook all’interno della zona nota come Flaming Gorge National Recreation Area. Da qui si gode una visione unica del Green River di un intenso colore blu, a valle della grande diga costruita negli anni ’60 del secolo scorso. Il contrasto con le pareti rosse del canyon ammantate di pini vi lascerà stupefatti.
Si riprende la UT-44 in direzione di Manila e da qui la WY-530N con cui si entra nel Wyoming, lo stato dove si collocano le ultime due straordinarie perle del nostro viaggio. Prima di arrivare a Manila non bisogna perdere la sosta allo Sheep Creek Overlook che tralascio di descrivere lasciando a voi la sorpresa per l’ennesimo spettacolo che si parerà davanti ai vostri occhi. Per raggiungere Jackson Hole bisogna poi percorrere un lungo tratto lungo la US-191N, con panorama dominato a destra dalla visione della grandiosa catena innevata delle Montagne Rocciose.
Jackson Hole è una graziosa cittadina, votata al turismo, ma non priva di un certo fascino e ottimo punto di sosta prima di raggiungere l’indomani il Grand Teton National Park e da lì la meraviglia finale e più stupefacente del nostro viaggio, il Parco Nazionale di Yellowstone.
6° giorno: da Jackson Hole a Yellowstone (Old Faithfull) (157 km, circa 2h 15’)
Per raggiungere da Jackson la South Entrance dello Yellowstone National Park è necessario attraversare l’area divenuta Parco Nazionale del Grand Teton nel 1929. La visione della omonima catena montuosa con aguzze cime innevate che si avvicinano ai 4.000 metri di altezza domina il panorama praticamente lungo l’intero tracciato. Percorrendo la variante alla statale US-191 nota come Grand Teton Road potrete fare una rapida deviazione per ammirare il Jenny Lake, pittoresco specchio d’acqua limpidissima in cui si rispecchiano le cime innevate. Stupende anche le immagini che potrete cogliere costeggiando le azzurrissime acque del Jackson Lake, il più grande dei diversi laghi che caratterizzano il Parco. Purtroppo abbiamo dovuto limitarci ad attraversare il Grand Teton per raggiungere Yellowstone, la nostra meta principale. Quello che abbiamo visto è stato però più che sufficiente per invitarvi se possibile a dedicarvi più tempo; gli spettacoli naturali sono grandiosi, moltissimi gli itinerari di trecking e molte anche le possibilità di osservazione della fauna.
Il 17 maggio, giorno del nostro arrivo, la strada che dalla South Entrance conduce all’interno dello Yellowstone National Park per raggiungere il West Thumb Basin e da lì l’Upper Basin era stata riaperta al traffico privato da meno di una settimana dopo la chiusura invernale. Tenete conto di questo fatto se avete intenzione di percorrere questo viaggio durante la stagione primaverile. Sul sito dei National Park degli USA potete trovare notizie aggiornate in merito.
Il parco Nazionale fu istituito nel 1872, prima area protetta al mondo. Questo semplice dato è sufficiente per comprendere l’eccezionalità degli spettacoli naturali che si pareranno davanti ai vostri occhi: geyser che lanciano acqua bollente a decine di metri di altezza, sorgenti calde e fumanti con acque trasparenti dai colori più incredibili, colonne di vapore che si innalzano ovunque intorno a voi, terrazze di roccia multicolore degradanti, sconfinate foreste di conifere in grandiosa ripresa dopo i devastanti incendi di qualche decennio fa, un Canyon maestoso con pareti con tutte le sfumature del giallo e del rosso, sconfinate praterie dove i bisonti pascolano tranquilli. Forse sconfino nella retorica, probabilmente sul pianeta ci sono posti altrettanto fantastici, sicuramente oggi è relativamente semplice arrivare fin qui e godere di scenari incredibili e maestosi.
Il primo impatto con i fenomeni idrotermici che caratterizzano il Parco si ha con la visita al West Thumb Basin sul bordo dello Yellowstone Lake dove percorrendo una comoda passerella in legno si ha un primo fantastico impatto con i colori e le trasparenze delle acque delle piscine/sorgenti che impreziosiscono questo sito tra cui l’Abyss Pool, la più profonda piscina idrotermale di Yellowstone. La visita può essere effettuata in circa un’ora prima di raggiungere l’area dell’ Upper Basin dove è anche situato il celebre Old Faithfull Geyser e dove abbiamo pernottato per due notti.
Bisogna sottolineare che pernottare all’interno del Parco non è semplice, le strutture sono poche e costose ed è necessario prenotare con diversi mesi di anticipo non solo in alta stagione. Sia però chiaro che se il vostro budget lo permette e se riuscite ad organizzare le cose per tempo, questa è sicuramente l’opzione migliore. Una buona alternativa potrebbe essere quella di scegliere una cittadina come West Yellowstone posta nelle immediate vicinanze della West Entrance del Parco e ricca di hotel/motel sempre piuttosto cari, ma più abbordabili rispetto alle strutture ubicate all’interno del Parco.
Se pernottate nell’area dell’Upper Basin, non rinunciate alla visita, anche solo per un aperitivo, all’ Old Faithfull Inn, gigantesca ed affascinante struttura interamente di legno costruita agli inizi del secolo scorso.
L’ Old Faithful è sicuramente l’attrazione più famosa del parco e qui sarete sempre in abbondante compagnia quando si verificano le eruzioni che quotidianamente fanno spettacolo in orari che sono previsti con una discreta approssimazione. Non limitatevi assolutamente a questa visione, ma percorrete l’itinerario pedonale fino alla magnifica Morning Glory Pool che in un paio d’ore tra andata e ritorno vi permetterà di godere da vicino la vista di numerosi altri fenomeni idro/geotermici qui particolarmente numerosi e non meno spettacolari.
7° giorno: Yellowstone
In una giornata, ovviamente senza troppe pause per riprendere fiato, siamo riusciti a visitare il Midway Basin dove ammirare tra l’altro, meglio nella luce del tardo pomeriggio, la celebre Grand Prismatic Spring e l’altrettanto magnifica Tourquoise Pool. Dopo il Midway Basin non si può mancare il Norris Basin ed il più spettacolare dei due percorsi qui percorribili su comode passerelle, il Porcelain Basin; calcolate un’ora abbondante e anche più se avete tempo per percorrere almeno una parte anche del secondo tracciato presente, il Back Basin.
Da qui si raggiunge in circa un’ora l’area di Mammoth Spring con i suoi straordinari terrazzamenti che ricordano la famosa Pamukkale in Turchia. Esiste un percorso pedonale, Lower Terraces Area, fatto di scale e passerelle ed un anello stradale, Upper Terraces Drive, di circa tre km in paesaggio boscoso forse un po’ meno affascinante.
Di ritorno verso l’area di Old Faithfull dove eravamo alloggiati, abbiamo percorso il breve itinerario a piedi che conduce alle Artist Painting Pots, area molto bella anche se non all’altezza delle meraviglie cui ho accennato prima. Considerando un’ora abbondante per la visita di ognuna delle zone che ho elencate ed aggiungendo i tempi necessari per gli spostamenti in auto vi sarete goduta fino in fondo la vostra indimenticabile giornata.
8° giorno: Yellowstone
Abbiamo dedicato la giornata alla visita del Biscuit Basin e del Black Basin situati nelle immediate vicinanze di Old Faithfull. Anche se meno spettacolari rispetto alle aree più famose che avevamo visitato il giorno prima, sono entrambi molto interessanti e possono rappresentare un ideale momento di commiato a questa area di Yellowstone. Abbiamo quindi ripercorso il tratto della 89 verso West Tumbh e da lì, costeggiando dapprima il grande e pittoresco Yellowstone Lake e poi percorrendo la Hayden Valley, ci siamo diretti verso Canyon Village per ammirare una delle più straordinarie attrattive del Parco, lo Yellowstone Grand Canyon. Purtroppo nel periodo della nostra visita l’area era interessata da diversi lavori lungo alcune strade di accesso ed alcuni sentieri. Quello che abbiamo potuto vedere è stato però più che sufficiente per restare totalmente affascinati dalla bellezza e dal fascino di questa perla dello Yellowstone National Park che oltre tutto deve il suo nome proprio all’incredibile colore giallo che caratterizza le pareti del Canyon. La migliore visione d’insieme si può sicuramente avere raggiungendo in auto l’Artist Point, posto al termine del South Rim. Altri meravigliosi panorami si possono godere percorrendo il North Rim con possibilità anche di scendere rapidamente lungo un sentiero per osservare la cascata da vicino.
L’area del Parco Nazionale è percorsa da un circuito stradale a forma di 8 di circa 220 km che permette di raggiungere tutte le principali attrazioni di Yellowstone. Al momento della nostra visita, il tratto che da Canyon Village risale verso nord per collegarsi tramite il Dunraven Pass alla strada che porta alle entrate nord e nord-est del Parco, era ancora chiuso per neve. Ci siamo quindi diretti verso West Yellowstone per l’ultima notte prima di raggiungere il giorno successivo l’aeroporto internazionale di Salt Lake City da cui fare rientro in Europa.