Namibia in roof tent
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Iniziamo l’organizzazione del viaggio ad inizio Maggio: è mio marito, in particolare, che si dedica alla prenotazione di tutte le sistemazioni logistiche e alla progettazione dell’itinerario, che abbiamo condiviso di fare in autonomia – self drive – ed in campeggio con “roof tent”, nel periodo 21 luglio – 8 agosto.
21-22 luglio
Dopo un viaggio aereo piuttosto lungo, ma in perfetto orario (Milano – Monaco – Johannesburg – Windhoek), domenica 22 luglio alle 14.20 atterriamo nella capitale della Namibia. In aeroporto ci attende un impiegato dell’Agenzia di noleggio dell’auto che ci conduce presso la sede e ci illustra tutte le indicazioni necessarie per guidare, fare benzina, montare la tenda e iniziare il nostro viaggio in assoluta tranquillità e sicurezza. Per la prima notte, mio marito ha prenotato una splendida camera all’Hilton Hotel, recentemente costruito, dalla cui terrazza, al nono ed ultimo piano, si può godere di una bellissima vista della città. Una notte riposante prima di iniziare il nostro viaggio alla scoperta della Namibia.
23 luglio
Alle 6.30 del mattino lasciamo Windhoek per dirigerci verso Duwisib Castle. Per raggiungere la nostra meta percorriamo la B1, principale arteria del paese sull’asse nord-sud, nelle cui vicinanze sorgono i principali centri urbani dell’altopiano centrale. Facciamo brevi soste lungo la strada a Rehoboth, poco dopo aver superato il cartello indicante la linea latitudinale del tropico del Capricorno, Mariental, piccolo centro dove facciamo un po’ di spesa, e Maltahohe. Raggiungiamo Duwisib Castle nel primo pomeriggio e siamo sin da subito colpiti da questo castello, tipicamente europeo, edificato nel bel mezzo del deserto. Una volta terminata la visita e prima di organizzarci per la notte, ci godiamo una buonissima e profumatissima torta di mele appena sfornata dalle cucine della vicina farm. La prima sera in campeggio è una vera avventura: siamo gli unici clienti. E’ così che ci godiamo la prima notte stellata della Namibia in assoluta pace e solitudine, anche se l’escursione termica mette da subito alla prova i nostri sacchi a pelo.
24 luglio
Verso le 7.00, dopo esserci riempiti gli occhi dei colori dell’alba, partiamo: direzione Sesriem. Percorriamo la C27 in mezzo a strade ghiaiose e cancelli di farm/ranch, sino all’ingresso della Namibrand Nature Reserve, 20.000 ettari di dune, praterie desertiche e montagne selvagge ed isolate. E’ qui che iniziamo ad avvistare i primi animali liberi: orici, springbok, zebre e struzzi. E’ davvero uno spettacolo della natura. Nel primo pomeriggio arriviamo a Sesriem: dopo aver verificato la nostra prenotazione al campeggio, ci dirigiamo verso il Sesriem Canyon, una gola scavata dal fiume Tsauchab, che esploriamo con una passeggiata di un paio d’ore. Al rientro ci godiamo un bel tramonto nella confortevole piazzola assegnataci presso il Sossus Oasis campsite.
25 luglio
Al mattino, come sempre, sveglia alle 5.40 per essere tra i primi a varcare i cancelli del Parco di Sesriem. Percorriamo 65 km di strada asfaltata fra dune di sabbia rossa e animali curiosi, per giungere al nostro primo punto di sosta, da cui parte un percorso a piedi di nome Dead Vlei che percorriamo solo in parte. Ripartiamo azionando le marce 4×4 per affrontare gli ultimi 4 km che ci portano sino a Sossusvlei Pan, dove, una volta giunti, scaliamo una delle dune rosse che circondano questa grande pozza d’acqua. Il paesaggio è davvero meraviglioso. Nel ritorno, ho provato a sperimentare, con molta fatica e con molto uso della frizione, la guida 4×4 nella sabbia: un’impresa difficile, mitigata solo, nella parte finale del percorso, dalla visione di una piccola volpe, che vogliamo credere fosse un otocione. Continuiamo il tragitto dirigendoci verso l’Agama Camp, il nostro campeggio per questa notte, ma visto che abbiamo ancora un po’ di tempo, decidiamo di proseguire sino a Solitaire, piccolo insediamento alle porte del deserto, che ci sorprende con una bakery in perfetto stile europeo ed un bazar, circondato da una serie di auto arrugginite, che ci riporta negli anni ’50. Rientriamo al nostro campeggio, che anche questa volta ci sorprende per l’organizzazione e la cortesia dei proprietari. Un particolare: il campeggio mette a disposizione l’acqua calda attraverso un grande camino alimentato a legna: davvero magico!
26 luglio
Oggi partiamo verso le Naukluft Mountains: le ripide pareti rocciose delle pianure di ghiaia del Namib centrale. Dopo aver varcato il cancello d’ingresso e pagato il permesso, decidiamo di percorrere il sentiero denominato Olive Trail, della durata di di 5 ore, che la guida del posto ci consiglia. Il sentiero è piuttosto ripido all’inizio, ma ci regala subito la vista di un gruppo di Kudu che pascolano nel bosco. Una volta raggiunta la cima dell’altopiano, scendiamo nel letto del fiume sino a raggiungere una pozza d’acqua che richiede l’ausilio di catene per essere superata. Non essendo dei “montanari esperti di sentieri”, il nostro spirito d’avventura viene messo alla prova. Per fortuna, anche grazie all’aiuto di una coppia di francesi che sembrano parenti dello scalatore Manolo, superiamo anche questa difficoltà e terminiamo con piacere il nostro cammino. Riprendiamo l’auto e facciamo rientro a Sesriem. Questa volta pernottiamo nel campeggio all’interno del Camp Site così l’indomani possiamo goderci la magnifica alba dalla Duna 45: è davvero uno spettacolo meraviglioso che mi commuove e mi riempie di gioia.
27 luglio
Dopo la visione dell’alba tra le dune di sabbia, riprendiamo il cammino, percorrendo la strada C14, attraversando i due passi di Gaub e Kuiseb particolarmente tortuosi in mezzo ad un panorama arido e talvolta monotono, sino a raggiungere Walvis Bay verso le 13.00. Facciamo una breve sosta all’ufficio turistico e al centro città, dove notiamo parecchi piccoli negozi cinesi, per poi spostarci verso il porto naturale delimitato dal Pelican Point, una lingua di terra che forma una sorta di laguna naturale, che richiama schiere di uccelli, tra cui tantissimi fenicotteri. Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Swakopmund, dove ci fermeremo per due notti nel campeggio giardino Alte Brücke. Lungo il tragitto, in riva all’oceano, notiamo che questa zona sta attraversando un periodo di grande espansione: numerose bellissime case, in stile tipicamente europeo – tedesco, sono in costruzione lungo la costa. Ci sistemiamo in campeggio e per questa stasera decidiamo di concederci una cenetta al di fuori del campeggio. Un locale in riva all’oceano quieta il nostro appetito con calamari e merluzzo fritti in compagnia della gente del posto e del calar della sera.
28 Luglio
Come sempre, per godere al massimo delle ore di luce, puntiamo la sveglia alle 5.40 e ci dirigiamo verso Cape Cross, la più nota colonia per la riproduzione delle otarie del Capo lungo la costa namibiana. Per raggiungere questo luogo, percorriamo la strada salina C34 che, dopo circa 70 km, ci conduce ad un piccolo borgo di pescatori di nome Henties Bay; proseguiamo lungo questo tratto costiero , talvolta monotono, per raggiungere alle 10.00 Cape Cross. Una nota che vale la pena ricordare è che durante questo percorso ci siamo imbattuti nella mega produzione del prossimo film Mad Max 4: in mezzo al deserto della Skeleton Coast auto dalle forme più strane e soldati vestiti come astronauti. La riserva delle otarie è più ricca di quanto immaginassimo (al confronto quanto visto in Australia a Kangaroo Island è poca cosa): migliaia di otarie stese sulla sabbia e altrettante nelle acque dell’oceano. Nonostante la bellezza di questi mammiferi, l’odore degli escrementi è così forte che dopo circa mezz’ora di osservazione, decidiamo di rientrare a Swakopmund. Lungo la strada del ritorno, facciamo una piccola sosta ad ammirare uno dei tanti relitti che si sono adagiati lungo questa costa sabbiosa e minacciosa: la Zelia, una popolare barca da pesca che il 25 agosto del 2008, si è arenata a 14 km a sud di Henties Bay. Tornati a Swakopmund, decidiamo di goderci un po’ il lungo litorale oceanico con una lunga passeggiata in mezzo ai tanti cittadini del posto. Una sosta al TUG, locale rinomato del momento, per un aperitivo, prima di rientrare al campeggio. Stasera, visto che la serata è particolarmente fredda anche grazie ad un insistente venticello, decidiamo di cimentarci per la prima volta con il barbecue: prepariamo quindi legna e fuoco utilissimi per riscaldarci e per cucinare un po’ di carne allo spiedo. Sarà il primo di una serie fuochi e cene all’insegna delle braci.
29 Luglio
Partiamo alla scoperta dei paesaggi montuosi della zona nord-occidentale: lo Spitzkoppe e il Brandberg nella regione del Damaraland. Il Damaraland è una vasta zona di sorgenti e strisce di vegetazione che si estende all’interno della Skeleton Coast: i suoi ampi spazi, costituiscono una delle aree faunistiche naturali non ancora “formalizzate” dagli enti amministrativi come aree chiuse e protette, in cui è possibile vedere animali liberi. Prima tappa del nostro percorso è la montagna dello Spitzkoppe, chiamata da molti “il Cervino dell’Africa”. Di fianco a questo antico vulcano, si ergono i monti Pondok, composti da enormi massi di granito. Attraverso una catena di ferro, si possono risalire questi monti, per ammirare lo splendido panorama ed il “Bushman’s Paradise”, una cupola che conserva antiche raffigurazioni di animali. Dopo questa salita, continuiamo a girovagare per un po’ in questo immenso Parco, costituito da montagne di color rosso dalle forme più strane. Proseguiamo la nostra osservazione al Brandberg,la Montagna di fuoco, in cui visitiamo la galleria a cielo aperto di dipinti rupestri di nome Gola del Leopardo in cui si può ammirare il famoso dipinto della “White Lady”; per vederlo è necessario percorrere una sentiero di circa 1 ora di cammino accompagnati da una guida locale. Visto che siamo gli ultimi visitatori della giornata e suscitiamo una certa simpatia e confidenza, le guide del posto ci chiedono un passaggio sulla nostra auto. Siamo un po’ imbarazzati perché la nostra Toyota non ha posti a sedere oltre i nostri due, ma siamo in Africa e in men che non si dica abbiamo due guide nel vano bagagli ed altre 3 in piedi ed aggrappate alla parte posteriore. Ripartiamo lentamente per evitare che la polvere della strada li inondi e dopo circa un paio di chilometri facciamo la prima sosta, in cui scendono quasi tutti, tranne una giovane ragazza, figlia di una delle guide, che conduciamo sino ad Uis, dove studia. La giornata volge alla fine: è ormai buio quando arriviamo al nostro campeggio presso Cape Cross.
30 Luglio
Come sempre, il mattino ha l’oro in bocca ed anche oggi non possiamo che alzarci presto per ammirare l’alba specchiarsi nelle onde dell’oceano di Cape Cross. Subito dopo partiamo per un lungo tratto di strada che ci condurrà sino a Khorixas. Il percorso prevede di attraversare l’insidiosa costa occidentale, chiamata Skeleton Coast, nella parte più settentrionale, oltrepassando il famoso cancello d’ingresso del Parco sino a Torra Bay. All’inizio del tratto costiero, prima di entrare nella riserva protetta, decidiamo di fare una breve deviazione in una delle numerose stradine che indicano le postazioni di pesca. L’idea audace, si scontra ancora una volta con la mia abilità di guidatrice: l’auto si insabbia proprio al termine della stradina di fronte all’oceano. Sono le 6.45 circa e siamo un po’ preoccupati di quanto accaduto, ma l’arrivo di quattro “super big fishermen” risolve in un baleno la situazione nonostante la raccomandazione di fare attenzione e di usare con più destrezza la marcia “4×4 strong”. Il tratto di strada salina all’interno del parco è piuttosto desolato e sinistro e ben si addice al nome del tratto di costa. Una volta giunti a Torra Bay, prendiamo la sconnessa e interminabile strada ghiaiosa C39 per raggiungere la nostra meta. Durante il percorso, facciamo una sosta presso Twyfelfontein, zona famosa per le numerose gallerie di arte rupestre. Grazie alla sapienza e simpatia di una guida locale, ci addentriamo nella visita di questo sito archeologico in cui fra le varie raffigurazioni di animali, primeggia quella di un leone dalla coda lunghissima che termina con una mano aperta con cinque dita (Lion Man). Proseguiamo il nostro tragitto, lungo le strade del Damaraland e, con nostro sommo piacere, mentre il sole cala dietro le rocce, tre elefanti – un po’ impauriti dalla nostra auto -attraversano cautamente la strada. Arriviamo a Khorixas che è quasi sera, il tempo per una breve sosta in un supermercato affollato di gente locale, per poi sistemarci nel campeggio della Nwr. La sera scorre piacevolmente grazie anche alla compagnia di una coppia di ragazzi, lui tedesco, lei cinese, ma entrambi migrati a New York, con i quali ceniamo davanti al barbecue della nostra piazzola, confrontandoci sui luoghi già visti e sulle prossime mete.
31 Luglio
Anche oggi, partiamo presto poiché dobbiamo giungere sino ad Opuwo. Percorriamo la strada C35 che ci porta sino a Kamanjab, piccolo centro dei servizi del Damaraland, per proseguire verso nord a Ruacana. Lungo il tragitto, costeggiamo la parte occidentale del Parco di Etosha, non visitabile, dove vediamo vicinissime a noi alcune giraffe e per la prima volta un rinoceronte che cammina placidamente alla ricerca di un luogo nel quale riposare. Poco più a nord, superiamo un posto di blocco che scopriremo poi essere un controllo veterinario, che attraversa la cosiddetta “Red Line” tra la B8 e la B1, che separa i ranch meridionali dalle terre comuni in regime di sussistenza, più a nord. La barriera ha lo scopo di limitare la circolazione di alimenti e bestiame e prevenire malattie. Questo luogo avvia anche un cambiamento di paesaggio, che da secco ed arido, diventa ricco di sottobosco, baobab e piccole fattorie abitate da contadini dediti all’allevamento di bestiame, prevalentemente mucche, capre ed asinelli. Ruacana è una piccola città ai confini con l’Angola, un tempo famosa per le sue magnifiche cascate: il nome infatti significa “le rapide”. Tuttavia, la costruzione di una diga costruita a 20 km più a monte, in territorio angolano, ha trasformato profondamente il paesaggio, riducendo le cascate ad un piccolo rivolo d’acqua e facendo diventare la città sede di un impianto idroelettrico che soddisfa metà del fabbisogno energico della nazione. Dopo questa visita riprendiamo il tragitto inverso, attraversando la regione del Kaokoveld, arido e secco territorio, sino a raggiungere nel pomeriggio la città di Opuwo, capitale non ufficiale dell’ Himbaland, dove ci fermeremo per 2 notti.
01 Agosto
Dedichiamo la nostra giornata alla visita guidata presso una tribù degli Himba, popolazione locale seminomade, famosa per l’usanza con la quale le donne si spalmano sul proprio corpo una miscela di ocra, burro e erbe che conferisce un colore arancio molto intenso. L’esperienza è molto toccante emotivamente, oltre che interessante e piacevole. Dopo aver ringraziato la gente dell’ospitalità che ci ha riservato e averli salutati in lingua locale “moro, moro”, rientriamo in campeggio. E’ la prima volta, da quando siamo partiti, che ci concediamo qualche ora di relax usufruendo delle facilities del lodge, in particolare piscina e giardino. Hilma, una cameriera del lodge, ci prende in simpatia e alla sera viene a trovarci in campeggio dove, grazie a lei, conosciamo un po’ di più la storia di questo paese. Inoltre, ci colleghiamo tramite Skype con Londra, dove il fidanzato sta studiando per diventare medico. Come lui stesso ci dice: “E’ incredibile: sono a Londra, sto parlo con la mia fidanzata namibiana e con una coppia di ragazzi italiani che apprezzano il mio paese”.
02 Agosto
Partiamo verso l’Etosha Park: da Opuwo percorriamo la C35 sino a Outjo, dove facciamo una breve sosta per un po’ di spesa (visto che i nostri amici di Khorixas ci hanno avvisati che i supermercati del parco sono poco forniti), prima di raggiungere Okaukuejo, sede ed accesso occidentale all’Etosha National Park, dove soggiorneremo nel camping per 3 notti. Sin da subito siamo accolti da numerosi animali: zebre, springbok, orici ed elefanti che ci danno il benvenuto al parco in modo assai più disinvolto e meno preoccupato dei precedenti animali incontrati nel Damaraland o nel Naukluft Park.. Dopo aver assolto alle questioni amministrative, iniziamo a girare nei luoghi vicini alla ricerca di animali. Ed è subito un tripudio: zebre, gnu, struzzi, springbok, elefanti, orici, sciacalli, iene… sino ad una famiglia di leoni con cuccioli. Da qualche parte, nelle varie guide turistiche, avevo letto che non serve cercare gli animali all’Etosha, sono essi stessi che si presentano. E’ una prima giornata davvero caleidoscopica.
03 Agosto
All’alba, siamo tra i primi a varcare le soglie del cancello per iniziare il nostro percorso che ci condurrà prima ad Halali, altro campo famoso per lo stemma del corno che si nota all’ingresso e da una splendida pozza d’acqua dove vengono ad abbeverarsi tanti animali ed uccelli e poi a Namutoni, all’estremità orientale del Parco. Rientriamo prima del calar del tramonto al nostro campeggio con gli occhi pieni di bellissime immagini. La sera usufruiamo della visione di uno spettacolo serale per noi inconsueto: la pozza d’acqua vicinissima alla nostra postazione nel camping, ci offre la vista di una famiglia di rinoceronti oltre che elefanti e un paio di giraffe che dopo il calar della sera vengono ad abbeverarsi.
04 Agosto
Questa mattina, decidiamo invece di visitare la parte occidentale del Parco, sino all’Ozonjutji m’Bari Windmill, limite valicabile solo da pochi operatori turistici. In questa zona visitiamo la foresta di alberi fantasma di Grunewald ed una pozza artificiale dove ondate progressive di zebre, gnu, orici, sprinbok e struzzi si muovono per abbeverarsi, mentre un leone, appisolato sotto un albero, pare disinteressato a ciò che gli accade intorno. Proseguiamo la giornata tra pozze d’acqua e visioni di animali, rientrando al camping verso le 16.00. La sera, inavvertitamente, lasciamo sul tavolino una piccola borsa contenete biscotti, crackers ed una scatola di verdure in lattina; in un attimo un gruppetto di sciacalli, la sottrae alla nostra vista. Solo l’indomani ritroveremo la borsa mangiucchiata e priva di contenuto, tranne la lattina di verdure bucata qua e la dai denti acuminati degli sciacalli.
05 Agosto
Partiamo verso il Waterberg Plateau Park, una delle nostre ultime mete. Ripassiamo ad Outjo, per fare benzina e bere un ottimo caffè e poi ci spostiamo ad Otjwarongo, lunga ed estesa città, dove scattiamo la foto alla nota Locomotiva n.41 utilizzata nei primi anni del Novecento per il trasferimento dell’oro grezzo. Arriviamo al Waterberg Plateau Park con una stradina sterrata: la vista dell’altopiano è davvero sorprendente. Non appena sistemati nel campeggio, partiamo all’esplorazione: saliamo alla Mountain View da dove si può ammirare una bellissima vista; scendiamo lungo il sentiero degli Alberi, durante il quale incontriamo qua e là parecchi babbuini ed infine percorriamo un sentiero immerso nel verde che prima ci porta al cimitero tedesco, memoriale della terribile battaglia svoltasi nel 1904 tra tedeschi ed herero, e poi tra piccoli ponticelli in legno, sino al ristorante, dove una coppia di facoceri ci scruta con fare sospettoso. La serata trascorre piacevolmente con un caldo inaspettato.
06 Agosto
Ormai si avvicinano gli ultimi giorni del nostro viaggio, stamani lasciamo con calma Waterberg, per dirigerci verso Windhoek, nelle vicinanze della quale passeremo la nostra ultima notte in Namibia. Dopo una breve visita alla capitale, verso le 12.00 ci spostiamo verso Düsternbrook Guest Farm dove trascorreremo il pomeriggio con un breve safari che prevede la vista di leopardi e ghepardi e la notte in campeggio. Per raggiungere il lungo dobbiamo percorrere 18 km di strada sterrata e oltrepassare anche un paio di guadi, uno dei quali sottopone la nostra auto ad un piccolo incidente. Come sempre qui in Namibia il proverbiale aiuto di una coppia di turisti tedeschi ci aiuta a superare il piccolo intoppo. Una volta alla farm, dopo il safari nel quale vediamo uno stupendo leopardo ed un paio di ghepardi – questi ultimi ci ricordano più dei gattoni che non degli animali feroci – riceviamo il supporto delle persone del posto che riparano definitivamente l’auto. Come ultima sera decidiamo di cenare insieme ad altre due coppie di svizzeri e tedeschi presso la cucina della farm. E’ una piacevole serata, in compagnia degli altri ospiti e del proprietario, parliamo delle risorse della Namibia e del tentativo di sviluppare un turismo eco-sostenibile, nonché della situazione piuttosto difficile dell’Europa e dell’Italia.
07 Agosto
E’ l’ultimo giorno in Namibia: ripassiamo nel centro storico della capitale per comprare gli ultimi souvenir; restituiamo l’auto alla nostra Agenzia che ci conduce in aeroporto, dove alle 15.20 ci attende il nostro aereo che ci riporterà in Italia.
Come scrivevo nelle prime righe di questo diario, è stato un bellissimo viaggio che merita di essere intrapreso. Ci portiamo nel cuore le splendide albe e gli struggenti tramonti, l’ospitalità della gente, i colori del paesaggio e la visione dei tanti animali, ma soprattutto, lo spirito del viaggio, spensierato e curioso giorno per giorno. Ringrazio soprattutto mio marito per l’ottima organizzazione, a cui io quest’anno ho contribuito solo in minima parte, che ha reso il viaggio indimenticabile.