Affascinante e meravigliosa, la “Germania dell’Africa” è la terra dove scoprire le dune di sabbia del deserto più antico al mondo

15 giorni in self-drive da sud a nord nello sconfinato paese
Scritto da: perporvia
affascinante e meravigliosa, la germania dell'africa è la terra dove scoprire le dune di sabbia del deserto più antico al mondo

Il nostro viaggio in Namibia si è svolto tra fine agosto e la prima metà di settembre 2024, per una durata di 14 giorni, con un percorso di 3700 chilometri, per più di metà su strade sterrate. Il tipo di viaggio scelto è stato del tipo fly and drive, con pernottamenti già prenotati dall’agenzia sudafricana Gondwana. Il volo aereo lo abbiamo acquistato autonomamente, tramite Lufthansa e la sua consociata Discover, con scalo a Francoforte.

  • mercoledì 28 agosto 2024
  • giovedì 29 agosto – Windhoek – deserto del Kalahari
  • venerdì 30 agosto – Fish river canyon
  • sabato 31 agosto – Canyon roadhouse, Fish river canyon
  • domenica 1 settembre – Lithoparium, Aus
  • lunedì 2 settembre – Kolmanskop – Luderitz
  • martedì 3 settembre – Deserto del Namib, parco Namib-Nukluft
  • mercoledì 4 settembre – Deserto del Namib, Sossusvlei, Deadvlei
  • giovedì 5 settembre – Walvis Bay, Swakopmund
  • venerdì 6 settembre – Swakopmund
  • sabato  7 settembre – Damaraland
  • Domenica 8 settembre – Etosha National park
  • lunedì,  9 settembre – Etosha National park
  • martedì 10 settembre – Windhoek

Diario di viaggio in Namibia

Giorno 1 – Arrivo a Windoek

Di buon mattino ci dirigiamo in auto verso l’aeroporto di Torino Caselle. Lasciamo le nostre autovetture in un comodo parcheggio a pochi minuti di distanza e tramite il pulmino del parcheggio raggiungiamo velocemente l’aeroporto. Poco dopo le 14, in orario, partiamo in direzione dell’aeroporto  di Francoforte dove giungiamo alle 15.30. Qui esploriamo un po’ l’immenso aeroporto e ci accomodiamo dal momento che abbiamo davanti alcune ore di attesa, vivacizzate dalla presenza, dopo una certa ora, di un certo numero di topolini che scorrazzano rapidamente usufruendo evidentemente delle molte briciole lasciate dai passeggeri.Verso le 22 dopo aver percorso centinaia e centinaia di metri nel grande aeroporto ci imbarchiamo e verso le 22 decolliamo in direzione di Windhoek capitale della Namibia.

Giorno 2 – Windhoek – deserto del Kalahari

Verso le 8.30 del giorno dopo atterriamo e sbrighiamo rapidamente le pratiche d’ingresso nel paese, dopo ben diciotto anni in cui avevamo  cercato di effettuare questo viaggio. Poi incontriamo l’autista dell’agenzia di noleggio che ci deve portare a ritirare la vettura che avevamo prenotato. Dopo una mezz’oretta di strada, durante la quale vediamo anche una giraffa solitaria poco lontano dall’aeroporto, raggiungiamo in città l’agenzia di noleggio, Namibia2Go. Con una gentile ragazza espletiamo le pratiche del noleggio, e ascoltiamo attentamente le indicazioni relative: velocità massima 100 km/h sulle strade asfaltate, 80 su quelle sterrate, non viaggiare di notte, cosa fare in caso di foratura e riparazioni relative, ecc. Quindi raggiungiamo la nostra vettura, una Nissan Navara, e con un addetto prendiamo visione di tutte le caratteristiche del mezzo, incluse quelle relative ad un eventuale cambio di ruota, avendone due di scorta. Quindi partiamo e ci inoltriamo per le vie della città, uscendo rapidamente da questa e procedendo sulla strada B1, la principale del paese, in direzione sud. La strada è asfaltata e perfettamente diritta, in Namibia le curve sono una rarità, e con quel traffico ridottissimo che  impareremo presto a conoscere.

Ci troviamo su di un vasto altipiano che occupa il centro del paese, con un altitudine che varia da 1000 a 2000 metri. Il paesaggio circostante è molto arido, con radi cespugli senza foglie tipici di questa stagione invernale che sta per diventare primavera. Dopo un centinaio di chilometri giungiamo nei pressi della cittadina di Rehoboth, tra le principali del paese, con circa 40.000 abitanti. Scorgiamo una grande piazza con diversi locali, che confina con la strada, e ci fermiamo per pranzo in un fast food, visto che sono quasi le tredici. Facciamo anche qualche acquisto in un piccolo supermercato e quindi riprendiamo la strada. Dopo altre due ore entriamo nella regione di Hardap, con capitale la cittadina di Mariental, e una ventina di chilometri prima di questa svoltiamo a sinistra su di un’altra strada asfaltata  ma con un traffico praticamente inesistente, e dopo un’altra mezz’ora, poco dopo le 16, giungiamo alla nostra destinazione per la sera, il Kalahari Anib lodge, caratterizzato da casette confortevoli, e ci sistemiamo in una di queste.

Kalahari è una grande regione desertica di più di 900.000 chilometri quadrati, estesa tra Botswana, Namibia e Sudafrica, ed è il sesto deserto più esteso del mondo. è un deserto di sabbia rossa e la nostra camera si affaccia proprio sulla grande distesa. Ci avviamo quindi per una esplorazione del complesso, poco distante dal quale ci sono numerose antilopi di varie specie che pascolano tranquillamente. Verso le 19 ci rechiamo nell’ampio locale adiacente alla reception per una piacevole e ricca cena a buffet. Quindi facciamo ancora una passeggiata per le stradine interne al complesso, fermandoci un po’ vicino ad un falò acceso, molto piacevole vista la temperatura che comincia ad essere fresca.

Giorno 3 – Fish river canyon

Il mattino dopo ci svegliamo con una temperatura piuttosto fresca di circa 7-8 gradi, e possiamo osservare dall’ampia porta finestra diverse galline faraone e un paio di struzzi che pascolano poco lontano. Dopo colazione ricarichiamo i nostri bagagli e partiamo in direzione sud. Oggi ci attende un percorso di circa 400 chilometri. Ritorniamo sulla strada B1 e passiamo la cittadina di Mariental. Alcune decine di chilometri dopo sulla destra si trova la località di Gibeon, nota perchè nell’800 fu scoperto un grande meteorite caduto in tempi preistorici e frantumatosi in tanti pezzi che prese il nome dalla località. L’ultimo giorno del viaggio vedremo alcuni di questi pezzi nel centro della capitale Windhoek. Dopo un’altra ora di strada sempre bella e piuttosto veloce, entriamo nella regione di Karas, la più grande e meno popolata della   Namibia, con un estensione che è circa la metà dell’Italia e una popolazione di poco più di centomila abitanti, quelli di una cittadina italiana come Piacenza o Novara. La cittadina di Keetmanshoop, che conta circa trentamila abitanti, è la capitale di questa regione.   

Una quindicina di chilometri prima di raggiungerla svoltiamo a sinistra verso una interessante destinazione, la quiver tree forest. Dopo alcuni chilometri svoltiamo ancora a sinistra su di una strada sterrata e molto polverosa e in pochi chilometri arriviamo presso una   fattoria dove si paga per accedere e quindi si prosegue ancora per alcuni chilometri arrivando ad un parcheggio pressoché deserto salvo  un automezzo di sudafricani che campeggiano lì. Da qui inizia un percorso, in parte con tracce di sentieri, che conduce nella zona d’interesse. Il quiver tree, o albero faretra, ‘Aloidendron dichotomum’, si chiama così perchè la popolazione San usava i suoi rami per fare le faretre. è uno dei simboli della Namibia per il suo aspetto particolare, che ricorda un albero rovesciato con le radici all’insù. è diffuso sporadicamente nell’Africa del sud, anche se le foreste naturali sono molto rare. Ci inoltriamo a piedi su di una traccia di sentiero che attraversa una distesa di massi e ciottoli di nera diorite su basse colline ed avvallamenti. Questa foresta è monumento nazionale della Namibia e ospita circa 250 alberi cresciuti spontaneamente, alcuni dei quali con un’età stimata di 2-300 anni. Ci aggiriamo per un po’ nella zona, a volte un po’ impervia perchè il sentiero sparisce e ci si deve districare tra i massi e i ciottoli. Un animaletto caratteristico che vive tra i massi e che avvistiamo è la Procavia del Capo, che vive in molte zone dell’Africa. Grande all’incirca come un coniglio è un mammifero primitivo erbivoro che sta spesso al sole per riscaldarsi. Incontriamo pure un gruppetto di turisti tedeschi con guida e non siamo più soli. Per un po’ ci aggiriamo ancora nell’affascinante paesaggio,  paradiso dei fotografi. Riprendiamo quindi la strada e troviamo di nuovo la strada principale B1.

Dopo alcuni chilometri raggiungiamo la cittadina di Keetmanshoop. Facciamo rifornimento e quindi raggiungiamo l’animata zona centrale per pranzo visto che sono quasi le tredici.  Ci rimettiamo quindi in marcia visto che abbiamo ancora parecchi chilometri di strada. Dopo qualche esitazione per ritrovare il percorso giusto,  passando anche per i sobborghi di Keetmanshoop, prendiamo  costituiti da moltissime povere casette e casupole ad un piano, prendiamo la strada B4, in direzione di Luderitz. Dopo una quarantina di chilometri svoltiamo a sinistra sulla strada C12. La strada è sterrata e siamo un po’ titubanti, però si rivela in ottime condizioni e senza problemi di percorrenza, a parte il fatto che ovviamente solleviamo un gran polverone, ma gli incroci con altri automezzi provenienti in senso opposto sono una rarità, forse 5 o 6 all’ora. Incontriamo anche cartelli che segnalano il possibile attraversamento da parte della fauna selvatica. Raggiungiamo la diga Naute dam, che serve soprattutto per l’irrigazione, e infatti vediamo in zona diverse coltivazioni con palme e vigneti in una zona verde piuttosto inconsueta. C’è anche una distilleria ma non ci fermiamo visto che abbiamo ancora molta strada da fare.  

Passiamo quindi nei pressi del Gondwana del nature park, una grande riserva privata di 130.000 ettari, ma senza avvistare animali. Dopo altri chilometri senza vedere segni di vita umana, se non incrociando rarissimi veicoli, giungiamo nella zona di Chamaites dove vediamo alcuni edifici che prendono il nome di Canyon Farmyard e ci fermiamo per una sosta.  Scopriamo che si tratta di una pittoresca fattoria con funzioni di campeggio e pernottamento in bungalow, con all’esterno degli edifici alcune autovetture storiche o meglio quello che resta di quelle. Nel negozietto annesso siamo accolti dai due simpatici proprietari, compriamo alcuni biscotti e chiedendo otteniamo anche un caffè filtrato discreto. Quindi ripartiamo, con qualche ulteriore sosta fotografica vista la bellezza dei paesaggi. Superiamo una zona dove esisteva una vecchia fornace di cui resta un camino, e dopo alcuni chilometri svoltiamo a destra sulla D601, e dopo un’altra ventina di chilometri giungiamo alla destinazione per i prossimi due giorni, il Canyon Roadhouse. Il lodge è famoso per la sua collezione di auto storiche, alcune delle quali infatti vediamo già all’esterno. All’interno poi siamo accolti da una reception decisamente fuori dall’ordinario, essendo l’ufficio situato in un vecchio camion restaurato.  Sono da poco passate le diciassette, quindi abbiamo tempo di sistemarci con calma nella nostra confortevole camera, ovviamente sempre a tema automobilistico. Diamo anche una spolverata ai bagagli che avevamo sistemato nell’ampio cassone posteriore che però è piuttosto esposto alla polvere percorrendo  strade sterrate.

Per cena ci rechiamo nell’ampio spazio centrale, L’officina, con tanto di banco per gli attrezzi e apparecchiature da meccanico situate in una zona laterale. Ceniamo con accanto a destra un’ambulanza Mercedes anni ’50 perfettamente restaurata e a sinistra una stufa-camino accesa,  gradevole visto che la sera le temperature si abbassano rapidamente, è il clima desertico.

Giorno 4 – Canyon roadhouse, Fish river canyon

Il mattino dopo la temperatura è sempre piuttosto fresca, meno di dieci gradi, ma destinata a salire rapidamente. Dopo colazione facciamo ancora un’esplorazione del complesso con angoli piuttosto pittoreschi. Quindi partiamo per la visita di quella che è l’attrattiva principale di questa regione  e di tutto il sud della Namibia, il Fish River Canyon. Percorriamo una ventina di chilometri nel deserto e arriviamo a Hobas, una piccola localita dove si paga per l’ingresso al canyon. Quindi ci avviamo sul percorso che conduce al canyon. Dopo alcuni chilometri di strada in condizioni accettabili anche se non molto buone, vediamo una deviazione a sinistra in direzione sud e verso l’hiker’s viewpoint e la prendiamo. La strada si rivela piuttosto accidentata con fondo piuttosto duro e molte rocce affioranti, ma dopo  quattro chilometri giungiamo ad un bel punto panoramico dove ci fermiamo.

Il Fish River Canyon è il secondo al mondo per dimensioni, dopo il Gran Canyon negli Stati Uniti. Si estende per circa 160 km, con una larghezza che arriva fino a 27 km e una profondità che in alcuni punti raggiunge i 500 m. Ha una storia geologica antichissima ed è stato scavato dal river omonimo in più  di 600 milioni di anni. Ci intratteniamo in zona per un bel po’, percorrendo a piedi alcune centinaia di metri sul bordo del canyon, con una vista fantastica ed una quiete assoluta.  Come scenario nulla da invidiare al Gran Canyon negli Usa,  con la differenza che qui siamo soli mentre là al momento della nostra visita anni fa eravamo  in compagnia di centinaia e centinaia di altri visitatori. La vegetazione non è del tutto  assente, si possono scorgere ad esempio sul ciglio del canyon  alcune piccole piante come la Euphorbia Damarana nota anche come  Melkos,  molto velenosa, e un tipo di aloe dal colore rosso tipico, l’Aloe Gariepensis.   La fauna è molto numerosa, con molte specie di mammiferi,  uccelli e rettili, anche se per la mancanza di acqua in questa stagione saranno nascosti o vicini alle scarse pozze d’acqua che si intravedono al fondo del  canyon ora praticamente in secca.

Ritorniamo quindi al nostro automezzo e abbiamo la brutta sorpresa di trovare un pneumatico a terra. Già in mattinata avevamo notato una profonda abrasione laterale, fatta probabilmente il giorno prima, e forse peggiorata dalle cattive condizioni della strada negli ultimi chilometri. Mentre ci attrezziamo per cambiare la ruota, sopraggiunge quasi miracolosamente un fuoristrada con tre turisti orientali, un autista e una guida francese. Da più di un ora è il primo automezzo che vediamo. L’autista e la guida vista la situazione del nostro mezzo si offrono generosamente di aiutarci per cambiare la ruota, e in pochissimo tempo la gomma è cambiata.  Quindi ripartiamo, ripercorrendo i quattro chilometri di strada accidentata. Giunti sulla strada principale svoltiamo a sinistra e in paio di chilometri  giungiamo al ‘main viepoint’ dove si trova un belvedere attrezzato con alcune palizzate e piccoli parapetti. Da qui si puo’ andare a piedi in un’oretta  di marcia, percorrendo il bordo del canyon, all’hiker’s viepoint dove ci siamo fermati prima. Ci intratteniamo ancora unpo’ in zona, con altre foto dello straordinario panorama, da un punto di vista leggermente diverso da quello della mattinata.   Ritorniamo a Hobas e qui visto che sono le tredici passate, ci fermiamo per pranzo nel piccolo locale che qui si trova, senza nessun altro avventore.   Nel pomeriggio ritorniamo quindi al Canyon Roadhouse avvistando vicino alla strada alcune zebre. Qui giunti facciamo controllare il nuovo pneumatico   montato ad un paio di addetti in una piccola officina nella zona posteriore del complesso, e ci informiamo per eventuali officine di riparazione  apprendendo che una si trova nella cittadina di Aus, dove dobbiamo recarci domani.

Giorno 5 – Lithoparium, Aus

Il mattino dopo andando a colazione abbiamo ancora modo di passare negli angoli pittoreschi della struttura, dove si trovano anche diversi esemplari del famoso albero ‘faretrà. Quindi ci prepariamo per la partenza, ricarichiamo i bagagli, sistemandoli però nell’abitacolo visto che l’ampio cassone posteriore, anche se è chiuso, è piuttosto esposto alla polvere nel percorrere strade sterrate. Nel posteggio, accanto al nostro mezzo, ammiriamo ancora  una splendida Chevrolet degli anni ’30 perfettamente restaurata. Oggi abbiamo circa 300 chilometri da percorrere, in direzione nord-ovest, verso la cittadina di Aus. Per un centinaio di chilometri ripercorriamo la strada fatta due giorni prima, con le strade D601 e C12. Il terreno circostante non è più completamente arido ma si scorgono dei radi e bassi cespugli. Arriviamo di nuovo nei pressi della diga Naute dam e della distilleria e questa volta ci fermiamo a vedere il posto. All’interno prendiamo un discreto caffè da una gentile signora e anche una bottiglietta di grappa prodotta con le vinacce locali. All’esterno dell’edificio si ha un panorama decisamente diverso da quello solito desertico a cui siamo abituati, con piante verdi in un piccolo giardino con prato rasato e un vigneto in lontananza. Riprendiamo quindi la strada sterrata con qualche fermata fotografica in luoghi particolarmente panoramici. Ritorniamo quindi sulla strada asfaltata B4 percorsa già due giorni prima, e ci avviamo in direzione ovest. Dopo alcuni chilometri ritroviamo il Fish River e lo superiamo su di ponte, molti chilometri più a nord del canyon omonimo. O meglio superiamo l’alveo del fiume, visto che attualmente è completamente in secca.

Alcuni altri chilometri e quindi prendiamo una deviazione a sinistra in direzione di una attrazione interessante segnalata dall’agenzia. Si tratta del lodge Alte Kalkofen. Qui si trova un ricco lithoparium, un sito di coltivazione dei lithops, o pietre fiorite. Entriamo nell’edificio principale e il proprietario ci indica di uscire e proseguire ancora per alcune decine di metri raggiungendo una serra dove si trovano centinaia di esemplari molto curati di   queste piante particolari. Il lodge è l’unico luogo in Namibia autorizzato alla propagazione di queste piante, con decine e decine di specie diverse ben curate e identificate. Quindi ritorniamo nell’edificio principale dove è possibile pranzare nella accogliente sala principale, dove si trovano diverse piccole collezioni del proprietario. Pranziamo con una bella vista sul terreno circostante, dove ad un certo punto scorgiamo due struzzi che si aggirano in cerca di qualcosa da mangiare. Nel primo pomeriggio riprendiamo la strada e arriviamo nella cittadina di Aus. Qui troviamo il garage che dovrebbe poter riparare il nostro pneumatico danneggiato. Infatti nonostante sia domenica  troviamo il garage con il proprietario e un addetto che ci accolgono e ci dicono che il pneumatico, essendo danneggiato lateralmente non è riparabile, ma possono fornircene uno nuovo analogo. Per noi va bene, richiediamo anche la fattura dal momento che al momento di ritirare la macchina ci avevano detto che così facendo ci avrebbero rimborsato. Concordiamo di tornare domani mattina, e per nostra ulteriore fortuna questo non ci crea alcun problema nel nostro viaggio dal momento che ci fermiamo in loco per due notti. Proseguiamo quindi ancora per pochi chilometri dopo la cittadina e con una svolta a sinistra raggiungiamo la nostra destinazione per le prossime due notti, il lodge Klein-Aus Vista. 

Raggiungiamo la reception, situata in un edificio rialzato, con al di sotto un bel giardino persino con alberi di arancio con i frutti maturi, e con scalinate di legno esterne. Ci viene assegnata la camera, e ci viene data una cartina per raggiungerla in macchina visto che non si trova vicino. Ci avviamo quindi per le stradine sterrate seguendo la cartina, aprendo e chiudendo un cancello che conduce nella zona,  e percorrendo diversi chilometri, alla fine sette, con davanti panorami sconfinati,  un po’ perplessi di questo fatto della lontananza dalla reception. Raggiungiamo quindi la nostra sistemazione, che si rivela una casa con un’ampio spazio interno, in posizione straordinaria al di sotto di un costone roccioso con enormi massi, e una vista sconfinata sulla pianura sottostante: la camera non per nulla ha come numero indicativo ‘mountain view’. Un vero nido d’aquila in una posizione fantastica !  Ci sistemiamo e vediamo che l’edificio è stato costruito addossandolo ad un enorme masso. Infatti una parete della zona notte e del bagno sono costituiti dal masso. C’è anche una cucina piuttosto attrezzata che pero’ non useremo, e un bel caminetto, anche questo rimarrà inutilizzato. Infatti fa caldo e quindi accendiamo il ventilatore da soffitto ed apriamo le finestre dotate di zanzariere. Una indicazione sull’interno della porta ci avvisa che in zona abbondano gli animali: aquile, scimmie, volpi, gechi, diversi topetti, ecc. Inoltre è consigliato di riporre le nostre cibarie in un apposito contenitore metallico per evitare di attrarre gli animali. Facciamo quindi un giretto esplorativo dei dintorni, dove ci sono un altro paio di casette come la nostra, ma senza inquilini. Poco prima delle 19 assistiamo ancora ad un bel tramonto africano, e quindi quando ormai è quasi buio riprendiamo il nostro mezzo per recarci alla cena a buffet  presso la reception. Quindi ritorniamo alla nostra camera nella calda notte africana, ma senza avvistare animali.

Giorno 6 – Kolmanskop – Luderitz

Il mattino dopo la temperatura è molto rinfrescata, nella notte inoltre si era alzato un vento piuttosto intenso e avevamo chiuso le finestre. Appena partiti, scorgiamo sul versante est della montagna diverse scimmie in cerca di qualcosa da mangiare, forse bacche selvatiche. Rifacciamo quindi la consueta strada nella savana per fare colazione alla reception. Dopo ci rechiamo in Aus presso il garage per ritirare il nostro pneumatico nuovo di zecca, e fare qualche acquisto di viveri nel piccolo supermercato annesso, e quindi partiamo per l’escursione odierna, verso la città costiera di Luderitz, situata sull’oceano Atlantico, che dista poco più di un’ora di strada in direzione ovest. Dopo una ventina di chilometri il parco attraversa il parco nazionale Tsau Khaeb, un’area precedentemente nota come Sperrgebiet, o area proibita. Qui infatti all’inizio del ventesimo secolo si scoprì che era una zona ricca di diamanti, e successivamente divenne un’area di estrazione del prezioso minerale da parte dell’amministrazione tedesca che governava il paese. La zona fu quindi dichiarata zona proibita agli estranei e riservata alle estrazioni minerarie. Il parco è molto grande, con una estensione di 26.000 chilometri quadrati, e comprende la zona costiera a sud di Luderitz fino al confine con il Sudafrica, e si estende nell’entroterra per 100 chilometri.

Giunti ad una ventina di chilometri da Luderitz, svoltiamo a sinistra per una visita immancabile, la città fantasma di Kolmanskop, che già si intravede dalla strada principale. Paghiamo l’ingresso e quindi posteggiamo. Agli inizi del ‘900 in questa zona fu trovato un diamante nel corso di lavori ferroviari. Successivamente si scoprì che la zona era ricca di diamanti, e il governo tedesco che governava la regione impose il suo monopolio sull’estrazione. La città fu fondata come sede della Consolidated Diamond Mines che supervisionava le operazioni di estrazione dei diamanti. Negli anni ’50 pero’, in seguito all’identificazione di altre zone più produttive per l’estrazione, verso la costa sud soprattutto, la città fu abbandonata e da allora venne lasciata in balia delle intemperie e delle tempeste di sabbia, diventando una città fantasma fino alla sua riscoperta come attrattiva turistica. La zona diamantifera namibiana si estende per 300 chilometri a nord del fiume Orange, che separa a sud la Namibia dal Sudafrica, e per un centinaio di chilometri all’interno. Attualmente le principali zone di estrazione si trovano sulla zona costiera e anche marina a partire  della cittadina di Oranjemund verso nord. I diamanti sono  in gran parte stati trasportati dal bacino del fiume Orange verso l’oceano. Qui la corrente del Benguela, una forte corrente oceanica che scorre dalla costa occidentale del Sudafrica verso nord, ha trasportato nel tempo i materiali e quindi anche i diamanti verso nord. I diamanti estratti in Namibia  sono in buona parte di alta qualità gemmologica, rispetto a quelli estratti da altre miniere nel mondo, proprio perchè il lungo tragitto oceanico a cui sono stati sottoposti ha preservato solo quelli più resistenti.

Non tutto però in Kolmanskop è abbandonato, vista anche la notevole affluenza turistica. C’è un edificio centrale con un museo, un bar, la palestra. In altri edifici sono conservati, ben restaurati, diversi mobili e oggetti d’epoca. Ci sono pure alcune stanze in quello che era l’edificio della direzione, molto ben tenute ed eleganti. Riprendiamo quindi la strada nel deserto, con temperature piuttosto alte di 35-36 gradi, le più alte che troveremo nel viaggio. Qualche tratto di strada è pure invaso dalla sabbia mentre un mezzo sta pulendo la carreggiata. Giungiamo in breve a Luderitz, che è una città portuale di poco meno di 20.000 abitanti. Dopo aver posteggiato facciamo una passeggiata in direzione dell’oceano, e passiamo davanti ad una pescheria con decine di persone in coda, alcune con grosse borse ripiene, evidentemente il pesce qui abbonda. La temperatura è notevolmente calata rispetto a poco prima, e il clima è gradevole.Giungiamo quindi in vista dell’oceano, e della lunga baia su cui sorge la città. Qui sorgono diverse villette con piccoli giardini curati.Veramente noi siamo anche alla ricerca di un ristorantino per pranzo, ma in questa zona non ce ne sono. Ritorniamo quindi al nostro mezzo e guidando poche centinaia di metri più in centro troviamo un bel localino dove possiamo apprezzare il pesce locale.Nel pomeriggio ritorniamo verso Aus e la nostra sistemazione, con ancora qualche sosta fotografica. A pochi chilometri dalla nostra destinazione, quando il terreno si fa meno desertico, vediamo anche alcuni cavalli che si riparano all’ombra di una pianta. La zona infatti è famosa per la presenza dei cavalli selvaggi del Namib, forse abbandonati  in passato dalla cavalleria tedesca.Nel pomeriggio ritorniamo quindi al nostro ‘nido d’aquilà. E ammiriamo, negli ultimi chilometri da percorrere dopo l’edificio centrale del lodge, un panorama fantastico e sconfinato. In serata ritorniamo presso la reception per cena e quindi ci prepariamo per l’impegnativa tappa di domani.

Giorno 7 – Deserto del Namib, parco Namib-Nukluft

Oggi ci svegliamo presto perchè ci aspetta la tappa più lunga e impegnativa del viaggio. Quando la notte sta ancora lasciando posto al giorno torniamo per colazione, i cui orari iniziano alle 6, alla reception. Quindi verso le 7 partiamo in direzione nord-ovest. Pochi chilometri dopo Aus svoltiamo a sinistra sulla strada sterrata C13 che percorreremo per un centinaio di chilometri. Il ‘traffico’ è ancora più scarso del solito, forse un veicolo ogni quarto d’ora. La strada sterrata è tutto sommato in condizioni accettabili, ma non consente velocità oltre i 60-70 chilometri orari. Verso metà mattinata giungiamo nella località di Helmeringha-usen. Qui vediamo, dopo molta strada nel più completo deserto, qualche abitazione. Ci fermiamo presso un emporio dove facciamo qualche acquisto e quindi riprendiamo il nostro lungo cammino odierno con la strada C14, che dovremo percorrere per quasi trecento chilometri.  Poco dopo mezzogiorno, dopo altri 140 km, giungiamo presso la sperduta cittadina di Maltahohe, e siamo di nuovo come tre giorni fa nella regione di Hardap. Qui facciamo rifornimento presso un distributore e qualche acquisto nel negozietto annesso, con alcuni poveri ragazzetti che ci chiedono l’elemosina. Il negozietto ha anche l’insegna ristorante, ma in realtà non c’è praticamente nulla se non alimenti confezionati e quindi ripartiamo. Viaggiamo ancora per diversi chilometri in zone sempre semideserti-che, incontrando solo sempre al massimo una  boscaglia molto rada, ma senza avvistare animali, cercando invano un posto all’ombra per fare pranzo con le nostre provviste. Ad un certo momento posteggiamo quindi a bordo strada e usufruendo dell’ombra molto rada di alcuni bassi alberi piuttosto rinsecchiti poco distanti, ci fermiamo a pochi metri dalla sede stradale, e qui facciamo un veloce pranzo frugale con le nostre provviste, senza timore di essere impolverati da qualche veicolo di passaggio visto che il transito medio è sempre a quanto pare di 4-5 veicoli all’ora.

Raggiungiamo quindi la zona dei monti Naukluft, sul bordo orientale del Namib, e vicinissimi al parco nazionale Namib-Naukluft.  Profonde gole sono scavate in questi monti antichissimi, e in una di queste scorgiamo un gruppetto di scimmie poco lontano dalla strada. Finalmente raggiungiamo la  località di Solitaire, un piccolo insediamento ma frequentato perchè non dista molto da alcuni dei luoghi più famosi della Namibia come Sesriem e Sossulvei. Ormai mancano poco più di 30 km a destinazione e prendiamo la strada C19, verso sud, strada che è in condizioni piuttosto precarie, le peggiori di oggi, forse per il maggiore passaggio di veicoli, che ci costringe ad una andatura piuttosto lenta, e in poco meno di un’ora giungiamo al cancello che indica la nostra sistemazione per la serata, il Namib desert lodge. Un guardiano  all’ingresso del cancello ci accoglie e ci indica di proseguire per i pochissimi chilometri che ormai mancano. Poco prima delle 17 riusciamo così a sistemarci al termine della lunga giornata di viaggio dove abbiamo percorso più di 450 km praticamente tutti su strade sterrate, e cominciamo ad esplorare il magnifico complesso in cui ci troviamo, il Namib desert lodge. Il lodge si trova ai piedi di una cresta di dune fossili di sabbia risalenti a 20 milioni di anni fa, mentre ora siamo a circa 100 chilometri di distanza dall’oceano. Fa sempre piuttosto  caldo ma la bassissima umidità inferiore al 20% rende il caldo non particolarmen-te fastidioso. Il complesso ha anche due piscine di cui pero’ non usufruiamo.  Nel terreno adiacente al complesso, solo separati da un basso steccato, pascolano due grossi orici, mentre un facocero, evidentemente domestico,  pascola tranquillamen-te nei prati interni, insieme a parecchie galline faraone. Ci riposiamo un po’ alla fine della lunga giornata e in serata ci rechiamo per cena nella zona apposita, all’aperto visto che il clima è diventato gradevole nonostante un po’ di vento, per usufruire del ricco buffet.

Giorno 8 – Deserto del Namib, Sossusvlei, Deadvlei

La giornata di oggi è dedicata ad una delle maggiori attrazioni della Namibia, le dune di Sossusvlei. Di buon mattino, dalla porta della casetta nella quale si trova la nostra camera, assistiamo al bellissimo sorgere del sole sulle dune fossili poco distanti, che così assumono colori particolarmente vividi. Prima destinazione di oggi è Sesriem, la porta d’ingresso alla zona delle dune di Sossusvlei, che dista una sessantina di chilometri, i primi dei quali, come il pomeriggio precedente, con la strada in condizioni piuttosto precarie. Spesso ci sono molti piccoli solchi trasversali alla strada, probabilmente per il passaggio di mezzi più intenso della media in questa zona turistica, solchi che causano sobbalzi al nostro mezzo e fanno ridurre la velocità a non più di 40-50 chlometri all’ora. Un paio di mezzi stanno comunque lavorando per spianare il più possibile la strada. Dopo alcuni chilometri, un cartello ci segnala che stiamo entrando nel parco Namib-Naukluft. Si tratta di una grande area protetta di quasi 50.000 chilometri quadrati, circa come il Piemonte e la Lombardia messi insieme. Comprende parte del deserto del Namib e dei monti Naukluft.

A Sesriem troviamo un primo ingresso dove viene registrato il veicolo, e pochi chilometri dopo un secondo ingresso dove si paga per l’accesso alla zona. Quindi proseguiamo trovando una bella strada asfaltata. Proseguiamo rapidamente sulla bella strada, però con qualche sosta fotografica perchè già si vedono, poco lontano dalla strada, diverse dune pittoresche, tra queste anche la duna 45 così chiamata perchè si trova al chilometro 45 della strada. Raggiungiamo quindi il parcheggio per veicoli 2 x 4.  Qui si trovano diversi pulmini e una biglietteria per pagare la navetta con cui si percorrono gli ultimi quattro chilometri fino a Sossusvlei. In realtà con un mezzo 4 x 4 come il nostro sarebbe possibile proseguire in autonomia per gli ultimi quattro chilometri, ma, anche leggendo le disavventure occorse ad altri turisti optiamo per la navetta. Con altri due giovani turisti saliamo sul pulmino che percorre gli ultimi chilometri del tragitto, con notevoli sobbalzi e ondeggiamenti visto che il percorso segue il corso del fiume Tsauchab, privo d’acqua per quasi tutto l’anno e coperto al momento da uno spesso strato di sabbia. Arriviamo così al secondo parcheggio, per mezzi 4 x 4, piuttosto affollato di veicoli, e ci avviamo per l’escursione. Ci dirigiamo verso la  pittoresca e famosissima zona di Deadvlei, che dista una mezz’ora di cammino a piedi nella sabbia. Sossusvlei dà il nome ad una parte del deserto del Namib facilmente accessibile, con le famosissime e molto fotografate dune dai colori che variano dal rosa all’arancione, in un paesaggio quasi del tutto desertico. Diverse dune nella zona hanno un’altezza che supera i 300 metri, tra le più alte al mondo. La più alta è chiamata Big Daddy e ha un’altezza di 390 metri. Nella zona si trovano diversi animaletti e piccoli mammiferi, in gran parte adattate al clima desertico di questa zona. Nel cammino avvistiamo anche una specie di lucertola. Il nostro percorso nella sabbia prosegue quindi con una leggera salita un po’ faticosa per la sabbia in cui si sprofonda, e quindi si arriva sul crinale da cui appare la vista di Deadvlei.

Si tratta di una depressione con un suolo di sabbia bianca compatta e  molti  alberi secchi che spuntano dal suolo. Deadvlei significa palude morta. In un lontano passato infatti l’area era una zona invasa dall’acqua del fiume Tsauchab straripato. Successivamente nell’area crebbero alberi di acacia spinosa, che successivamente morirono per la siccità. Il contrasto di colori tra il rosso delle dune, il bianco del terreno e il grigio degli alberi è straordinario e affascinante. Gli alberi sono antichissimi , alcuni raggiungono l’età di mille anni, e in alcuni casi sono di dimensioni notevoli. Fa abbastanza caldo ma non eccessiva-mente, la temperatura sarà sui 30 gradi e siamo ancora in mattinata, non all’apice delle temperature giornaliere. Ci  intratteniamo in zona per una buona oretta, e quindi ritorniamo sui nostri passi passando vicino ad altre piccole zone di sabbia bianca evidenti resti di passati allagamenti. Ritorniamo con la navetta al parcheggio dove riprendiamo il nostro mezzo e usciamo dalla zona. Appena usciti dall’ingresso principale, ci rechiamo nel lodge che si trova a poche centinaia di metri, e qui facciamo pranzo  nel locale self-service, essendo ormai quasi le 14. Quindi ritorniamo al nostro lodge, e alla nostra camera, scorgendo a pochi metri, subito dopo una staccionata, l’orice che pascola tranquillo in zona. Ci riposiamo dalla lunga camminata mattutina e ci prepariamo per la cena serale.

Giorno 9 – Walvis Bay, Swakopmund

Oggi ci trasferiremo sull’oceano, Atlantico, alla città di Swakopmund, con un tragitto di circa trecento chilometri, quasi tutto su strade sterrate, in direzione nord-ovest. Dopo un tratto pianeggiante, attraversiamo zone montuose con scorci e paesaggi molto belli e giungiamo al canyon Gaub, dove facciamo una sosta nei pressi del ponte stradale sul fiume omonimo per qualche foto. Al momento di ripartire il pulsante di avviamento del nostro mezzo pare non funzionare, ma dopo qualche tentativo ripartiamo. Giungiamo quindi al canyon Guiseb, attraversando un territorio desertico ‘lunarè, con molti piccoli canyon. Giungiamo infine dove la zona montagnosa termina e da un belvedere abbiamo una vista magnifica sulla pianura, in compagnia di diversi altri automezzi. Ancora un tratto di strada e quindi arriviamo nei pressi della cittadina di Walvis Bay, una delle maggiori della Namibia, che si affaccia sull’oceano. La zona è famosa per la presenza di una  nutrita colonia di fenicotteri.  Infatti la strada che percorriamo ad un certo punto attraversa degli stagni dove possiamo vedere centinaia di fenicotteri. Giungiamo nella zona centrale di Walvis Bay e, posteggiato il nostro mezzo, ci avviamo a piedi in cerca di qualche locale per pranzo e  passiamo accanto a un banchetto di street food, con alcuni friggitori di ali di pollo. Su indicazione di due ragazze raggiungiamo un vicino ristorantino dove pranziamo e ci riposiamo un po’ dal lungo tragitto mattutino. 

Quindi riprendiamo la strada in direzione di Swakopmund, che ormai dista solo una trentina di chilometri di strada asfaltata. Curioso è il percorso, la strada è praticamente fiancheggiata a destra dalle sabbie del deserto, in alcuni tratti da vere e proprie dune.  Sulla sinistra invece si scorge l’oceano, in alcuni tratti arriviamo anche a breve distanza, un oceano con le acque mosse da un vento discreto. Giunti a Swakopmund troviamo rapidamente il nostro albergo e facciamo il checkin. Al momento pero’ di spostare l’automezzo dalla strada al parcheggio interno scopriamo  che non parte più. Consultiamo le persone alla reception e ci dicono che chiameranno subito qualcuno, dal momento che il mezzo è di proprietà dell’agenzia, che è anche proprietaria dell’albergo. Una mezz’oretta dopo giunge una guida con un meccanico che in pochi minuti ripara il problema, dovuto all’allentamento dei morsetti della batteria, come già sospettavamo. Ancora una volta la fortuna ci ha assistito e non abbiamo dovuto perdere tempo. Ci sistemiamo nelle accoglienti camere, mentre la temperatura è tutta un altra cosa rispetto a quella dei giorni precedenti, molto più bassa, diciamo che fa piuttosto freschetto. In serata, vestiti di tutto quel poco che abbiamo per coprirci, ci rechiamo per cena nella zona che costeggia l’oceano, dove abbiamo modo di vedere tutta la potenza delle onde nel sole del tramonto. Dopo una lunga passeggiata giungiamo in un locale piuttosto famoso situato vicino al molo principale dove, nonostante il grande affollamento, riusciamo ad avere un posticino. Dopo la bella cenetta rifacciamo la lunga passeggiata verso il nostro albergo e i caldi piumoni del letto che apprezziamo molto.

Giorno 10 – Swakopmund

Il mattino ci svegliamo e osserviamo dalla finestra che la città è avvolta dalla nebbi. Mentre ci rechiamo a colazione ci intratteniamo per un attimo nel bel giardinetto interno molto curato. La giornata di oggi è tutta dedicata alla visita di Swakopmund. La Namibia è stata per molti anni, da fine ‘800, una colonia tedesca e anche oggi l’influenza germanica è evidente ovunque. La città ha una forte presenza di architetture coloniali tedesche che possiamo vedere già iniziando il nostro tour esplorativo a piedi. Per prima cosa ci rechiamo a visitare un grande e famoso negozio vicinissimo al nostro albergo. Si tratta di una grande esposizione e vendita di minerali e pietre lavorate di provenienza namibiana. La Namibia è ricchissima di minerali e quindi la materia prima non manca. All’interno si trovano diverse aree espositive, dai minerali comuni lavorati, alla gioielleria, ai meteoriti. Molto interessante è il più grande agglomerato al mondo di cristalli di quarzo, alto tre metri e del peso di 14 tonnellate, trovato nel distretto di Karibib, Namibia centrale. Non manchiamo di fare diversi acquisti vari. Quindi proseguiamo la nostra passeggiata e arriviamo sul vicino lungomare. Continuando su questo arriviamo al cosiddetto Mole, una diga frangiflutti realizzata a fine ‘800 per potenziare il porto della città. Purtroppo il progetto non tenne conto della forte corrente del Benguela che è attiva da sud a nord lungo la costa. Questa corrente, in pochi anni fu in grado, portando la sabbia dei deserti meridionali, di riempire completamente il porto di sabbia trasformandolo praticamente nella spiaggia che si vede ora.  

Percorriamo il frangiflutti fino in fondo, dove molti cormorani sono appollaiati sulle rocce e da dove si ha una bella visione della costa. Ritorniamo sul lungomare e poco distante vediamo un ricco mercatino dell’artigianato, situato in un bel giardino di palme, con decine di espositori. Nel frattempo la nebbia si è diradata ed è ritornato il sole. Per la strada c’è anche qualche cartello non usuale per noi. E infatti percorrendo il bel viale di palme che conduce al molo si scorgono diverse galline faraone che zampettano sui prati circostanti. Poco distante ci sono alcune scolaresche, con tutti i bambini e ragazzi rigorosamente in uniforme scolastica. Dopo alcune centinaia di metri giungiamo quindi al lungo molo sferzato dalle onde. Lo percorriamo  fino in fondo, e qui si hanno belle vedute sulla costa. è piuttosto frequentato e diverse persone lo stanno percorrendo. Da qui si può anche apprezzare la potenza dell’oceano con le lunghe onde che sopraggiungono. Ritorniamo quindi sul lungomare e continuiamo la passeggiata. A sinistra ci sono dei bei prati prati perfettamente curati, con alcune buche per il golf e qualche giocatore. A destra invece c’è una grande spiaggia battuta dalle onde con un paio di ragazzi che si intrattengono sul bagnasciuga incuranti delle acque gelide. Giungiamo quindi all’aquarium che però purtroppo è chiuso per lavori. Proseguiamo quindi la passeggiata seguendo un bel viale di palme. Arriviamo così al termine della zona abitata, e qui si trova un bel locale all’aperto con piattaforme su palafitte. Visto che ormai è mezzogiorno ne approfittiamo per fare pranzo e riposarci un po’, apprezzando ancora una volta il nasello namibiano.

Nel pomeriggio ritorniamo quindi in centro, per le belle a ampie vie della cittadina. Un’altra interessante attrattiva della città è il rettilario, poco distante dall’acquario. Lo raggiungiamo e constatiamo che è ben organizzato e ricco di specie namibiane, molte parecchie velenose, come il mamba nero, uno dei rettili più velenosi al mondo, e piuttosto grande visto che può raggiungere i 4 metri di lunghezza. In realtà non è di colore nero ma di colore olivastro. Il suo veleno è tale da essere sufficiente a uccidere 10 persone. Per televisione alla sera vedremo un documentario un po’ inquietante su alcuni ‘bonificatorì delle case dai serpenti, persone che operano in queste regioni. Infatti i serpenti amano introdursi nelle case in cerca di riparo, nascondendosi nei ripostigli, con tutte le conseguenze del caso. Altri serpenti molto velenosi e pericolosi, come il ‘cobra zebra sputantè hanno la caratteristica di sputare il veleno. Cercano di mirare accuratamente agli occhi di chi vogliono colpire. Dopo l’interessante e un po’ inquietante visita riprendiamo il cammino per le  zone centrali della città, e passiamo accanto al palazzo Hohenzollern, costruito a inizio ‘900, uno dei più eleganti edifici coloniali di Swakopmund, con in cima la figura di Atlante che sorregge il mondo. Incontriamo anche diversi negozietti di souvenir vari e anche negozi più grandi ricchissimi di materiale più o meno d’antiquariato.Nel nostro girovagare ritorniamo in prossimità del mare dove si trova il faro.

Giungiamo infine al museo della città, vicino al mare, ricchissimo di esposizioni sia naturalistiche che storiche. Subito dopo l’ingresso si trovano molti animali impagliati tipici della Namibia, un piccolo zoo congelato. Vicino ci sono altre esposizioni naturalistiche, ad esempio con animali marini, uccelli, trofei dei molti ungulati presenti nel paese, sezioni dei vari alberi che crescono in loco, ecc. Le esposizioni sono moltissime e, oltre agli animali,  riguardano un po’ tutti gli aspetti della vita coloniale, dai vestiti ai suppellettili della vita quotidiana, macchinari storici di vario genere, persino uno studio dentistico d’epoca, e al piano superiore minerali. Ci sono pure una serie di calessi e di carrozze, un museo nel complesso davvero interessantissimo. Terminata la visita riprendiamo il cammino verso il nostro albergo dopo la lunga giornata. Più tardi per cena ci rechiamo presso un locale vicino tipo pub, dove concludiamo questa intensa e interessantissima giornata.

Giorno 11 – Damaraland

Oggi ci aspetta una tappa di poco più di trecento chilometri. Cerichiamo i nostri bagagli e partiamo lungo la strada costiera verso nord. Ci troviamo nella famosa Skeleton Coast, che parte da Swakopmund e arriva fino al confine con l’Angola. Costa famosa per la presenza di numerosi relitti di navi che a causa delle forti correnti si sono incagliate vicino alla riva e lì sono rimaste ad arrugginire. Dopo una mezz’ora di strada asfaltata infatti scorgiamo un relitto che spunta nel mare poco lontano e ci dirigiamo sulla spiaggia, battuta da forti onde e con qualche altro veicolo di turisti come noi. Per un po’ ci intratteniamo sulla spiaggia, facendo qualche foto. La nave incagliata è la Zeila, un peschereccio di circa cinquanta metri giunto qui nell’agosto 2008.Riprendiamo la strada giungendo lungo la strada costiera alla cittadina di Henties Bay. Qui prendiamo la strada C35 che conduce in direzione nord-est. Stiamo entrando nella regione del Damaraland, una regione in parte montuosa che prende il nome dal popolo Damara. La strada è sterrata ma in condizioni abbastanza discrete. A sinistra nella foschia si intravede il massiccio del Brandberg, il rilievo più alto della Namibia, che supera i 2500 metri di altitudine.

Dopo circa 200 chilometri dalla partenza giungiamo nei pressi della cittadina di Uis, scorgendo poco lontano delle colline bianchissime. Si tratta di colline artificiali costituite dai resti di lavorazione della grande miniera di stagno che qui si trova.Visto che ormai è ora di pranzo cerchiamo un locale vicino, e ne troviamo uno carino e accogliente il cui proprietario evidentemente è appassionato di cactus perchè ne ha decine e decine di varie specie in un bel giardino vicino alla casa.La temperatura è del tutto cambiata rispetto alla zona costiera, fa di nuovo caldo e non manchiamo di apprezzarlo dopo le fresche temperature di Swakopmund. Il locale ha anche una piccola esposizione di minerali locali che apprezziamo.Nel primo pomeriggio riprendiamo la strada, abbiamo ancora più di un centinaio di chilometri da fare. Ci troviamo nel territorio dell’etnia Herero, e dopo alcuni chilometri vediamo alcune capanne rudimentali fatte di rami e arbusti e presso una di queste ci fermiamo.In queste capanne improvvisate si trovano donne Herero con i figli piccoli, e vendono ai turisti piccoli oggetti di artigianato. Le donne hanno la caratteristica di avere il seno nudo.Facciamo qualche piccolo acquisto e regaliamo loro qualcosa da bere viste le loro richieste. La regione infatti è particolarmente arida. Nel Damaraland nonostante l’aridità sono presenti diversi animali, leoni, elefanti,il raro rinoceronte nero e diversi altri. In realtà riprendendo la strada non vediamo animali, anche se incontriamo un cartello che segnala il possibile passaggio di elefanti.  La strada a volte è amplissima, ma comunque incontriamo pochissimi altri veicoli.Incontriamo invece alcune volte dei greggi di capre, l’attività principale Herero è infatti quella dell’ allevamento e pastorizia.Giungiamo nei pressi della città di Khorixas, e svoltiamo a destra verso est sulla bella strada asfaltata C39. A sinistra verso ovest ci sarebbero alcune interessanti attrattive, come una grande  foresta pietrificata, e le famose incisioni rupestri di Tywelfontein, ma purtroppo non abbiamo il tempo per queste visite.

Prima delle 16 giungiamo alla nostra destinazione per la serata, il Damara Mopane Lodge. Il complesso è formato da molte decine di casette edificate su di una pianta a semicerchio con design a labirinto.Il nome del complesso deriva dal fatto che è ricco di alberi di mopane, chiamato anche albero farfalla per la forma delle foglie. Ogni casetta ha sul retro un piccolo orto adiacente con una curata coltivazione di verdure fresche, il nostro ha alcuni filari di insalata. Sul davanti c’è anche un albero di papaia con grossi frutti.Nonostante la grandezza del complesso attualmente sembra poco affollato. Per cena ci rechiamo nell’edificio centrale per un buon servizio a self-service.

Giorno 12 – Etosha National park

Oggi ci aspetta una tappa abbastanza breve e facile di circa 200 chilometri in direzione nord verso il parco Etosha. La strada è asfaltata e il paesaggio circostante costituito da una boscaglia. In queste zone infatti le piogge sono molto più abbondanti che nei deserti o sulla costa, pur essendo sempre moderate, ma possono superare i 300 millimetri all’anno.Superiamo la città di Outjo e prendiamo la strada C38 in direzione nord. Dopo alcuni chilometri vediamo sulla sinistra il lodge che ci ospiterà per la sera ma proseguiamo per la nostra strada, ci sistemeremo lì nel pomeriggio. Giungiamo così all’ingresso meridionale del parco Etosha, l’Anderson Gate. Poco dopo l’ingresso sbrighiamo le pratiche per l’ingresso, un po’ affollato visto che oggi è domenica, la registrazione del veicolo e le domande sul fatto che non abbiamo merci proibite. Una zelante ranger verifica che abbiamo un paio di buste di plastica e le sostituisce con buste di carta più ecologiche. Riprendiamo la strada ormai all’interno del parco, e pochi minuti dopo vediamo diversi veicoli fermi nella direzione di marcia. Il motivo lo scopriamo immediata-mente, infatti un grosso branco di almeno una ventina di elefanti sta attraversando la strada e ci offre già un interessantismo assaggio del parco. Parecchi sono anche i ‘piccolì, al seguito degli adulti.

Riprendiamo la strada e dopo alcuni chilometri arriviamo a Okaukuejo, che è il centro amministrati-vo del parco Etosha. Qui si trovano alcuni edifici, un lodge, e un ufficio presso cui si paga per l’ingresso al parco.Il parco Nazionale d’Etosha è un grande parco di 22.000 chilometri quadrati, come una grande regione italiana, situato nel nord della Namibia e istituito a inizio ‘900. Ospita una grande varietà di animali ed è caratterizzato da una zona centrale chiamata Pan, una depressione salina di circa 5000 chilometri quadrati e dalle dimensioni di circa 130 per 50 chilometri. Nella stagione secca ha le caratteristiche di un deserto, con pochissima vegetazione, mentre nella stagione delle piogge viene in parte invaso dall’acqua. Fatti alcuni chilometri, dobbiamo fermarci qualche minuto visto che due elefanti ci attraversano la strada.

Purtroppo a quanto pare non viene fornita alcuna cartina dettagliata di riferimento, quindi ci dobbiamo arrangiare navigando un po a vista. La strada è abbastanza brutta, è sterrata ma in condizioni tali da richiedere una bassa velocità. Le gazzelle sono in numero enorme, ne avvistiamo a decine se non a centinaia. Nel parco non è consentito uscire dai veicoli. Esistono però alcune aree di sosta, dotate anche di gabinetti, dove è possibile scendere. Fatte alcune decine di chilometri visto che ormai è mezzogiorno passato, consumiamo in auto qualcosa delle nostre provviste.

Proseguendo ad un certo punto vediamo un paio di veicoli fermi a bordo strada, buon segno del fatto che ci sono animali in vista. Infatti a poca distanza, all’ombra di un albero, vediamo un leone che sta dormendo. Cominciamo quindi lentamente a ritornare verso l’uscita del parco, visto anche che fa piuttosto caldo, abbastanza soddisfatti degli avvistamenti di oggi.Raggiungiamo quindi il lodge che ci ospiterà per le prossime due notti, le ultime del nostro viaggio. La reception si trova vicino alla strada, le camere invece sono situate in belle casette in zona collinare, a poche centinaia di metri.Ci sistemiamo in quella che ci viene assegnata, e ci riposiamo dopo l’escursione della giornata. Fa sempre abbastanza caldo ma ormai ci siamo acclimatati. In serata  per cena scendiamo negli edifici centrali, dove si cena all’aperto con l’accompagnamento musicale della band ‘Etosha boys’, che eseguono sia melodie locali che  brani internazionali.

Giorno 13 – Etosha National park

La giornata di oggi è tutta dedicata alla visita del parco Etosha. Facciamo colazione nell’ampio spazio aperto vicino alla reception, e quindi raggiungiamo il nostro mezzo vedendo su di un albero poco distante un bel  bucero beccogiallo.Rifacciamo quindi la strada percorsa ieri, superiamo l’Anderson gate con la registrazione e questa volta con scarsa presenza di visitatori visto che è lunedì, e giungiamo a Okaukuejo dove paghiamo ancora per l’ingresso al parco.Prendiamo quindi la strada sterrata che si inoltra nel parco, strada piuttosto bruttina. Nel parco ci sono centinaia di specie di uccelli, a bordo strada vediamo subito una  Otarda di Smith.Poco più avanti avvistiamo un paio di giraffe, e mentre siamo fermi una di queste attraversa la strada proprio davanti a noi.Nel parco sono presenti moltissimi gnu, e infatti ne vediamo diversi nelle zone più boscose. L’animale tra i più diffusi nel parco è la gazzella di Thomson, infatti ne vediamo a centinaia.

Dopo un’oretta di strada vediamo in lontananza alcuni veicoli fermi e notando un bivio a sinistra lo prendiamo e giungiamo così ad una delle aree di sosta presenti nel parco, dove è possibile scendere dai mezzi e sgranchirsi le gambe. In genere comunque non ci sono indicazioni di sorta se non per giungere a qualche lodge.Riprendiamo quindi la strada e vediamo un bel serpentario. è un grande rapace che caccia le sue prede a terra, qualche volta anche serpenti da cui il suo nome.Dopo un altra mezz’ora di strada vediamo in lontananza diversi veicoli fermi e ad un bivio svoltiamo a destra giungendo così ad uno dei punti più interessanti del parco, una pozza d’acqua. Queste pozze infatti rappresentano una grande attrattiva per tutti gli animali che qui tendono a radunarsi, e infatti ne vediamo a centinaia che si abbeverano. Ci sono zebre, molte specie di antilopi, un vero spettacolo.Per un bel po ci intratteniamo in zona, ammirando le varie specie di animali. Da Okaukuejo abbiamo percorso poco più di cinquanta chilometri, una parte modesta del grande parco che è veramente immenso.Prendiamo quindi la strada del ritorno, e dopo una mezz’ora vediamo in lontananza qualche veicolo fermo, segno di avvistamenti interessanti. Infatti facendo una breve deviazione dalla strada principale giungiamo ad un altra piccola pozza d’acqua, con diversi animali che si abbeverano e tra questi un elefante. Ritorniamo quindi a  Okaukuejo , e qui vista l’ora ci fermiamo per pranzo nel ristorantino del locale lodge. E ci riposiamo dalla bella escursione mattutina, piuttosto faticosa a causa della pessima condizione della strada e del caldo,  ma indubbiamente interessantissima. Nel pomeriggio ritorniamo al nostro lodge dove in serata concludiamo la giornata con la cenetta accompagnata dalle musiche degli Etosha Boys.

Giorno 14  – Windhoek

Oggi è l’ultimo giorno in Namibia, dobbiamo percorrere una tappa di poco più di 400 chilometri, anche se tutti di strade asfaltate. Visto che abbiamo l’aereo nel tardo pomeriggio, ci svegliamo presto in modo da avere eventualmente ancora tempo per visitare qualcosa della capitale Windhoek. La colazione è disponibile dalle 6 in poi, quindi ne approfittiamo e prima delle 7 partiamo con le prime luci dell’alba. La strada è in ottime condizioni e procediamo veloci, passando accanto a volte a lunghi tratti di riserve private. A volte alcuni facoceri pascolano nei prati adiacenti la strada, sembrano piuttosto consapevoli del fatto che per loro è bene non invadere la carreggiata vista la velocità con cui transitano i veicoli, e il fatto che non esistono reti di protezione, almeno così speriamo.Verso fine mattinata arriviamo quindi a Windhoek e ci dirigiamo in centro, e facciamo una passeggiata soprattutto nelle vie centrali pedonali, con edifici moderni. In una di queste vie si trovano esposte diverse grosse parti del meteorite di Gibeon, la località presso cui era caduto nell’800, e nelle cui vicinanze eravamo passati nei primi giorni.

Vista l’ora ritorniamo quindi al nostro automezzo e ci dirigiamo nel luogo di riconsegna della compagnia Namibia2Go. Qui facciamo pranzo in un bar vicino, e quindi a metà pomeriggio saliamo sulla navetta che ci accompagna all’aeroporto. Nel tardo pomeriggio, vedendo l’ultimo tramonto in terra di Namibia, saliamo sull’aereo che ci porterà a Francoforte, alla fine di un viaggio indimenticabile.

Consigli e informazioni pratiche sul viaggio in Namibia

La Namibia è un paese molto grande, esteso poco meno di tre volte l’Italia, ma con una popolazione totale di meno di tre milioni di abitanti, quindi con una densità molto bassa. è una nazione solo dal 1990, prima era una provincia del Sudafrica. è un paese già con un certo grado di sviluppo,  rispetto a molti paesi africani, ma la povertà al di fuori delle città è ancora ampiamente diffusa. è in gran parte desertico, con precipitazioni da basse a bassissime.

Il tipo di viaggio scelto è stato del tipo fly and drive, con pernottamenti già prenotati dall’agenzia. Il volo aereo lo abbiamo acquistato autonomamente, tramite Lufthansa e la sua consociata Discover, con scalo a Francoforte, ad un prezzo non economico di più di 1300 euro.

Noi abbiamo fatto un viaggio che ha toccato molte zone del paese, dal sud al centro-nord, pur avendo a disposizione un numero limitato di giorni, quattordici. Questo grazie all’itinerario che abbiamo scelto dall’agenzia sudafricana Gondwana Travel, il più lungo tra quelli che ci erano stati proposti, e che si ‘ rivelato perfettamente adatto alle nostre necessità, intenso ma non estenuante o particolarmente faticoso. Le tappe si sono rivelate ben calcolate, con opportuni pernottamenti di più di un giorno dove necessario per poter visitare molte attrazioni senza perdite di tempo, e utili consigli sui tempi di percorrenza.  Bisogna considerare che i tempi di percorrenza delle varie tappe che si possono ottenere via internet vanno in genere aumentati di un buon trenta per cento per avere una stima corretta, soprattutto per le varie soste che si effettuano.

Noi come mezzo avevamo prenotato un Suzuky Jimny, essendo solo in due, ma l’agenzia di noleggio, la Namibia2go (sempre proprietà dell’agenzia di viaggio), al nostro arrivo ci ha assegnato un ben più grande Nissan Navara con cabina chiusa, senza aggravi di costo, nonostante che alla prenotazione questo modello costasse diverse centinaia di euro in più. Non abbiamo capito il perchè del cambio gratuito, forse perchè avendo da fare un percorso piuttosto lungo con il Jimny avremmo potuto avere problemi per la sua limitata autonomia, nonostante le due taniche di carburante che in genere sono fornite per quel mezzo. Inoltre non ci è stata addebitata nessun altra spesa aggiuntiva, come da noi in genere si ha per l’opzione full insurance e simili.

In tutto abbiamo percorso 3700 chilometri, poco più di metà su strade sterrate, e con due terzi di quest’ultime in buone condizioni che consentivano un’andatura veloce e un viaggio non particolarmente stressante.  Le strade asfaltate sono ovviamente comode, sebbene con le corsie piuttosto strette, e in alcuni tratti sono stati fatti e sono in corso interventi per il manto stradale e l’allargamento della carreggiata. Il nostro mezzo era dotato di un navigatore, molto utile per l’assenza quasi ovunque di copertura cellulare, navigatore forse un po’ datato visto che alcune strade non comparivano sulle sue mappe. Noi avevamo comunque una cartina recente e dettagliata del paese, che si è rivelata molto utile in alcune occasioni.

Tutte le strade in Namibia sono generalmente assolutamente diritte, ci sono curve solo molto raramente o nelle zone montuose. La guida è a sinistra ma ci si abitua abbastanza velocemente, meno per usare le leve  dei segnalatori di direzione, le frecce, al volante, che sono invertite, rispetto alle nostre autovetture.  L’automezzo nonostante avesse già un certo numero di chilometri si è rivelato affidabile, su alcuni tratti di strada particolarmente accidentati ci chiedevamo come facesse a non smontarsi dopo chilometri e chilometri di sobbalzi.

Per la guida nel paese è consigliata la patente internazionale di guida, anche se non è ben chiaro quale delle due convenzioni (Ginevra e Vienna) sia necessaria. Noi abbiamo fatto la patente con la convenzione di Vienna, anche se nessuno ce l’ha mai richiesta. In effetti solo una volta, al ritorno a Windhoek, un poliziotto ci ha fermato per un controllo sbrigativo e amichevole, che in realtà si è concretizzato nel chiederci da dove arrivavamo (il parco Etosha) e se ci era piaciuto.

Come attrazioni la Namibia è giustamente famosissima per i paesaggi straordinari, i territori sconfinati. Da quelli del Fish river canyon al sud, a quelli dei deserti, come il deserto del Kalahari, o il deserto del Namib con le dune di Sossusvlei, e la distesa lunare di Deadvlei. Sulla costa poi una cittadina come Swakopmund e la costa danno modo di vedere tutta la potenza dell’oceano Atlatico. E la Skeleton coast, di cui abbiamo percorso un tratto, vedendo anche uno dei relitti schiantatosi sulla costa e abbandonato, una visione rara. Per quanto riguarda i luoghi abitati Windhoek è l’unica vera città, di circa trecentomila abitanti. L’ultimo giorno abbiamo visitato, ma  molto rapidamente visto lo scarso tempo a disposizione,  il centro, con costruzioni e palazzi moderni, ma anche ricco di mercatini e venditori improvvisati in alcune vie. Delle altre cittadine, piccoli centri in realtà, abbiamo visitato rapidamente Keetmanshoop nel sud. Invece abbiamo visitato più a fondo Swakopmund, dove siamo rimasti due giorni. è una bella cittadina che somiglia ad una cittadina bavarese, sull’oceano e con diverse attrattive interessanti. Inoltre ha uno splendido museo etnografico, un interessante rettilario ed un acquario che però al momento della nostra vista era chiuso per lavori.

Le sistemazioni che ci aveva prenotato l’agenzia sono state tutte di ottimo livello, e anche di costo tutto sommato contenuto forse anche per il fatto che tutte eccetto una sono di proprietà dell’agenzia stessa. Sono tutti lodge di buon livello e comfort.

Il clima della Namibia è in gran parte del paese tipicamente desertico, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Noi abbiamo trovato nel viaggio temperature da 6 a 36 gradi. Il caldo comunque è sempre mitigato dal fatto che l’umidità è sempre bassissima, anche inferiore al 20%. Le piogge nel periodo del nostro viaggio sono generalmente assenti, avvengono soprattutto nei mesi da dicembre a febbraio. Noi infatti non abbiamo visto non solo una goccia di pioggia ma neanche una nuvola. Essendo nell’emisfero terrestre sud le stagioni sono invertite, e il periodo della nostra visita corrisponde a fine inverno, inizio primavera. Lungo la costa il clima è sempre desertico ma più mite, e le piogge sono ancora più scarse che nelle altre zone.

La cucina namibiana che abbiamo sperimentato  è stata più che discreta. Nei lodge sia a colazione che a cena (e una volta anche a pranzo), abbiamo sempre trovato una vasta scelta, quasi sempre con il servizio a buffet. Anche le esperienze a pranzo e a cena (queste solo due volte a Swakopmund), esperienze al di fuori dei lodge nei locali namibiani che non fossero dei fast food sono state positive, e del tutto economiche se paragonate ai nostri costi. Ristoranti come li intendiamo noi esistono praticamente solo nelle maggiori città,  e vanno cercati; altrove ci sono molti fast food ed eventualmente panini  nei piccoli supermercati.

La copertura cellulare è inesistente al di fuori dei grandi centri. Noi, dopo aver constatato che i pochi minuti di utilizzo del cellulare e navigazione internet in Windhoek, subito dopo il nostro arrivo in aeroporto, avevano comportato un costo di alcune decine di euro, abbiamo impostato il cellulare in modalità aereo-offline per tutto il viaggio, usufruendo del wi-fi alla sera al nostro arrivo nei lodge. Il costo infatti per tutti gli operatori nostrani è enormemente alto, cosa del resto segnalata dai nostri operatori con messaggio all’arrivo. È possibile inoltre acquistare una sim namibiana, tenendo comunque presente che non sarà comunque utilizzabile al di fuori dei centri principali.

Il fuso orario è lo stesso dell’Italia. Come lingua è molto diffuso l’inglese. Il costo di molte cose di utilizzo quotidiano è decisamente inferiore a quello dell’Italia, anche meno della metà. Come elettricità il voltaggio è uguale al nostro, serve però un adattatore universale.

Come pagamenti sono largamente accettate quasi ovunque le carte di credito, hotel, ristoranti, distributori ecc. Noi abbiamo cambiato trecento euro al nostro arrivo, e non abbiamo più avuto bisogno di cambiare, anche perchè eventuali cambiavalute sarebbero difficili da trovare al di fuori di Windhoek, noi ne abbiamo visto uno in Swakopmund.

Per quanto riguarda la salute non sono richieste vaccinazioni particolari, in questa stagione secca inoltre è raro vedere insetti e zanzare. Noi non abbiamo avuto alcun problema di salute, nemmeno di raffreddamento, nonostante gli sbalzi di temperatura a volte intensi viste le alte temperature esterne in certi giorni, e la notevole differenza a volte tra giorno e notte.

In un viaggio come il nostro sono importanti alcune considerazioni sulla sicurezza stradale. A chi guida sono fortemente sconsigliate distrazioni, colpi di sonno e guida non ferma, non per il traffico, inesistente, ma perchè in caso di uscite di strada i soccorsi sarebbero inevitabilmente molto lenti. E inoltre come detto non esiste copertura cellulare al di fuori dei grandi centri, quindi in caso di problemi si dovrebbe inevitabilmente attendere l’arrivo di qualche altro mezzo, con la media di passaggi che non supera in certi tratti i pochi veicoli all’ora. Il paese è comunque generalmente sicuro, anche se richiede qualche attenzione vista la povertà diffusa.

Il viaggio è stato molto piacevole, da tutti i punti di vista. Una considerazione ulteriore va fatta sulla pulizia, davvero straordinaria per un paese come questo. Viaggiando per migliaia di chilometri non abbiamo visto traccia di spazzatura abbandonata.

In definitiva questo è stato un viaggio per noi di grande interesse, atteso da molti anni. È un viaggio per chi ama la natura, i grandi spazi, che non si sente smarrito se è solo in mezzo al nulla per chilometri e chilometri ma, anzi, apprezza questa situazione. Ed è un viaggio che riserva grandi soddisfazioni per chi ama l’avventura, l’autonomia. I panorami sono straordinari e giustamente fanno, come tutto il resto, della Namibia una destinazione così notoriamente famosa.

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