Namib, Himba e San

Quattromila chilometri alla ricerca di animali, natura e popoli. Brevi tappe nel cuore della Namibia concentrate all'Etosha e nei deserti del Namib e Kalahari
Scritto da: a.a.
namib, himba e san
Partenza il: 09/08/2013
Ritorno il: 21/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Namib, Himba e San

Caledoscopici scenari che la natura non smette mai di cambiare, in panorami mozzafiato che la mente e lo spirito fotografano come una sorta di purificazione. L’Africa fa riscoprire le proprie radici e la natura stessa dell’uomo ancora non del tutto condizionata dagli stereotipi del Vecchio Continente.

1° Giorno

Dopo 24 ore di viaggio con scali a Il Cairo e Johannesburg siamo arrivati all’aeroporto della capitale Windhoek. Con sommo dispiacere ci siamo imbattuti in una città “morta” con negozi e ogni tipo di attività serrati dato che era già passata l’ora di chiusura: le 17. Dopo aver cenato e riposato, all’alba ci siamo incamminati verso il Parco Nazionale dell’Etosha. Approfittando di una delle poche strade asfaltate del Paese abbiamo raggiunto l’Anderson Gate nel primo pomeriggio, unica sosta un breve spuntino e rifornimento a Outjo, avendo il tempo per effettuare il primo safari. Orici, Springbok, Kudu e Impala, già intravisti per strada, nel parco si sono fatti sempre più numerosi, quindi Zebbre, Giraffe e Struzzi, poi l’incontro con una coppia di Honey Badger e al calar del sole, nell’ultima pozza visitata quella di Gemsbokvlakte il Re della Foresta che si rifocilla. Ci accorgiamo che le stelle qui sono più numerose e le vedi all’orizzonte.

2° Giorno

Dopo una succulenta cena, sveglia prima dell’alba per rientrare nel Parco all’aurora. Primo incontro una coppia di Iene Maculate che ci attraversano la strada, le pozze di Olifantbad e Aus sono piene di animali in queste prime ore del giorno un African Wildcat e dei Coyote fanno capolino tra i sassi, anche se la temperatura è ancora bassa sotto i 10°. Dobbiamo fare una frenata a secco sulla strada sterrata, perché dopo una curva ci sono sulla strada un gruppo di Giraffe, possiamo quasi toccarle per quanto sono vicine, così come una mandria di Zebbre Burchell’s, mentre gli Gnu e l’Eland si tengono ben lontani dal traffico, preferendo la savana. Sulla strada tra Sueda e Salvadora ci imbattiamo con l’Elefante, imponente, non incurante del traffico dei curiosi, raggiunge la pozza per immergersi e abbeverasi. Arriviamo a Halali per pranzare in compagnia degli uccelli e un Fork Tailed Drongo ci accompagna fino alla nostra auto. A Rietfontein scorgiamo altri due Elefanti che si stanno bagnando, la temperatura è salita sui 28°. Quando ormai la giornata sembra essere finita, all’orizzonte tra la vegetazione si scorge un Rinoceronte Nero, cerchiamo di seguirlo con gli occhi, data la distanza, e non ci accorgiamo che il tempo passa e si avvicina sempre più l’ora della chiusura del Parco. Una corsa verso l’uscita completa i 380 Km passati all’interno in poco più di una giornata. Volati, che non lasciano segni di fatica ma solo una pienezza mentale e una quiete spirituale.

3° Giorno

Lasciamo il bungalow 51 non prima di ammirare l’aurora e l’alba sulla savana, quindi ci incamminiamo in direzione di Kamanjab dove speriamo d’incontrare il popolo Himba. A darci il benvenuto al nostro nuovo Lodge è una coppia di struzzi che sentendo la musica all’interno del Bar, improvvisano un “buffo e goffo” balletto. Non perdiamo tempo e già in mattinata andiamo a visitare il primo villaggio Himba al confine con l’Etosha nell’estremo sud-ovest. La bellezza del popolo Himba si manifesta immediatamente con la camminata di una giovane verso di noi. Sguardo fiero, passo deciso e sguardo penetrante ci metto subito in una condizione di agio. Donne e bambini continuano, incuranti della nostra presenza, a compiere i riti abituali, come la preparazione del pasto. Le donne si mettono in posa per le foto di rito, volendo poi guardarle per rivedersi soddisfatte. Due adolescenti e con loro un bimbetto di forse tre anni, tornano con la legna sulla testa dalla savana. I più piccoli cercano di attirare la nostra attenzione prendendoci per mano. L’armonia del gruppo è palpabile nel piccolo villaggio allestito per i turisti. Nel pomeriggio raggiungiamo un altro villaggio Himba sulla strada che porta a Outjo. Storie diverse, in questo la gestione è interna, le guide sono due ragazzi della tribù che hanno studiato e parlano inglese potendo tradurre. All’ingresso una capanna che fa da scuola, con davanti uno spiazzo dove gli adolescenti pascolano le capre. Dentro il recito due villaggi adiacenti, il secondo con il classico steccato per gli animali al centro, il fuoco sempre acceso davanti alla capanna del capo villaggio. La visita è intensa, le domande si alternano alle spiegazioni ma sono gli occhi a nutrirsi maggiormente. Anche questo villaggio è privo degli uomini che sono al nord della Namibia in questo periodo di secca per far pascolare le mandrie nelle terre al confine con l’Angola. Ci sono le donne e i bambini, una comunità di almeno una quarantina di persone. Sono sei, tra adolescenti e donne le prime che incontriamo, la più grande è intenta a rifinire la capigliatura di una giovane, a curare le treccine impastate con il burro e la polvere di ocra e fissare le extension, che derivano da peli di mucca ma che ora si comprano al supermercato. D’obbligo il saluto convenzionale: moro, perivi, nawa. Si entra all’interno e le donne ci tengono a farsi fotografare in posa. Nei volti traspare la fierezza del popolo alternata ai sorrisi che mettono subito a tuo aggio. In un attimo ti scrolli di dosso la paura di guardare tipica del turista e ti concentri sul loro modo di porsi. L’anziana fuma una strana pipa, il tabacco è quello comprato al supermercato. C’è chi intreccia collanine, fatte per lo più con prodotti naturali, su tutti spiccano i semi di zucca. Gli animali, caprette, galline e cani vivono in simbiosi con l’uomo negli stessi spazi. Ci ospitano nella capanna del capo fatta di sterco di mucca e terra. Appesi i vestiti di una vita, anche quello delle spose per il rito del matrimonio. Non ci sono aperture sul tetto, a dare area ci pensa la porta. Davanti ad essa l’immancabile fuoco che per gli Himba, specialmente le donne, è anche fonte di pulizia. Una ragazza ci spiega e ci fa vedere come si lavano con la cenere e i fumi del fuoco. Maneggia i tizzoni ardenti come se fossero spenti, con grazia e leggerezza tanto da non scottarsi. Il fuoco la fa sudare e distrugge i parassiti, il burro mischiato alla polvere di ocra viene subito rispalmato sul corpo per ricoprirla. Il bambino accanto a lei, circa un anno di età, lecca il burro avanzato alla mamma come se fosse cioccolata. Il clima è disteso, si risponde anche alle domande più strane, poi la giovane cambia l’asse della discussione e ne fa a noi. La curiosità è rivolta sul dove alloggiamo, come era fatto e la voglia di poterlo visitare. La risposta è subito affermativa, solo dopo arrivano i primi dubbi. Nei venti chilometri, che separano il villaggio dal Lodge s’incrociano gli sguardi. Si arriva al bungalow, e si mostra la spartana camera fatta da cinque letti, dei comodini, una tavolino con sopra il necessario per prepararsi un te o un caffè. Certo per chi è abituato a dormire sulle pelli di capra forse sarà sembrato troppo, gli mostriamo anche il bagno dove ci sono gli spazzi per il water, il lavandino e la doccia. I due ragazzi sembrano soddisfatti della loro curiosità, il bambino in braccio alla mamma è troppo piccolo per rendersi conto. I proprietari ci acconsentono con sommo piacere di poterli ospitare al bar, ci sediamo all’aperto davanti alla piccola piscina in compagnia dei cani. Il ragazzo legge alla ragazza il menù e si sofferma sui prezzi, forse non esageratamente diversi da quelli del supermercato. Lui prende una birra, lei un’aranciata che divide con il bambino. Gli altri ospiti li guardano con ammirazione. Sono loro le star della Namibia… una ragazza Himba con un bambino. Forse maggiore attenzione di vedere un divo del cinema o un calciatore. Ma nessuno pensa di poter scattare una foto, di interrompere i nostri discorsi. Si pensa solamente a immagazzinare con gli occhi e il cuore il più possibile, in modo da poterlo raccontare… forse per tutta la vita. Solo il giorno dopo i proprietari ci ringraziano della sorpresa. Un salto al supermercato dove i due indigeni ne approfittano per comprare i genere di necessità e subito il ritorno al villaggio prima che faccia notte… i bambini sono sullo spiazzo che prima ospitava le capre, intenti a giocare a pallone.

4° Giorno

Con gli Himba nel cuore la mattina all’alba si lascia Mariental per un lungo viaggio in direzione l’oceano. Si taglia per la Foresta Pietrificata con le sue piante millenarie, una visita al Twyfelfontein con i suoi dipinti rupestri e graffiti dell’età della pietra, un fugace sguardo alla Montagna Bruciata per poi cercare di arrivare prima che il sole tramonti sulla costa. Con i 2573 metri di altezza il Branderberg ci mostra la direzione da seguire ma ad una quarantina di chilometri dopo Khorixas la strada si divide. La C35, strada sterrata larga può essere tagliata dalla D2319 che a Sorris Sorris incomincia a ristringersi. Il sole sta già calando quando non si fa a tempo a frenare che l’auto si arena nel guado del fiume Ugab. Inutili i tentativi di tirar fuori la macchina, le ruote non prendono e la sabbia è troppo alta. Si pensa subito alla notte che arriverà presto, i pensieri ricorrono al percorso svolto, ma l’ultimo segno umano era troppo lontano per tentare di raggiungerlo a piedi. Il panico inizia a serpeggiare e il cervello inizia ad andare in tilt. Una mandria di mucche ci da la speranza di trovare qualche pastore, in effetti a poca distanza ci sono due casette, ma la paura è molta. Dalla valle si sentono delle voci, noi rispondiamo, dopo qualche minuto appaiono cinque figure: una giovane, due anziane e due bambini. La giovane è sicura di se, sa cosa bisogna fare e ci dice che sono venuti per aiutarci. Non perdono tempo, lei si dedica all’auto mentre gli altri raccolgono intorno tutto ciò che può servire. Legni, rami, pezzi di lamiera, plastiche abbandonate. Si scava con le mani per tirare via la sabbia, senza sosta in modo frenetico. Il buio è il nemico maggiore, ma anche gli animali e forse gli uomini. Uno, due, tre dieci, venti tentativi, la macchina non si muove neppure di un millimetro. Ma la ragazza non si da per vinta, sa che si può fare… anzi sa che si vede assolutamente togliere quella macchina da quel posto ad ogni costo. Scava con le mani sempre più in modo frenetico, cerca legni più idonei ed ad ogni tentativo mette più energia a spingere l’auto fuori dal guato. Noi siamo inebetiti, facciamo tutto quello che la giovane ci chiede… è l’unica nostra speranza. Dopo l’ennesimo tentativo l’auto si muove di pochi centimetri, il buoi è orai arrivato, ma quel movimento ci da la speranza che la situazione si possa risolvere. La giovane è sempre più paurosa, ma anche sempre più decisa nell’impresa. Ci sgrida se i comandi dati non sono stati rispettati alla lettera, i bambini piangono per la stanchezza e il freddo. Dieci centimetri avanti, venti indietro, ancora dieci avanti e la macchina con grande difficoltà riesce a togliersi da guado. Il volto delle donne si fa raggiante, la nostra salivazione riprende. Le abbracciamo, le ringraziamo porgendogli una forse iniqua ricompensa. Ci rimettiamo in cammino, 300 km di strada sterrata ci attendono e arriviamo a Swakopmund alle 23 con il nostro Lodge chiuso. Telefoniamo al numero notturno ci vendono ad aprire dopo un ora… solo allora abbiamo pensato che la giornata potesse essere terminata.

5° Giorno

Tutta la mattina la passiamo in città a racimolare i cocci della giornata precedente, tra cui il recupero delle energie mentali, salta dal programma una delle due tappe giornaliere la visita alla colonia delle foche a Cape Cross, mentre riusciamo nel pomeriggio a dirigerci sullo Spitzkoppe, una formazione montuosa costituita da diversi picchi granitici, completamente spoglia di vegetazione, che ha più di 700 milioni di anni. Si torna appena in tempo per ammirare il tramonto sulle dune che costeggiano il lungomare tra Swakopmund e Walvis Bay.

6° Giorno

Attraversiamo Walvis Bay per dirigerci nel deserto del Namib. Le dune ci accompagnano per il primo tratto di strada, ma dal Gaub Pass lasciano spazio prima alle rocce e poi all’aridità del deserto. Le montagne cambiano in continuazione colore passando dai marroni, ai verdi, ai gialli, fino a diventare rosa e rosse. Passiamo il Tropico del Capricorno con la foto di rito, arriva l’ora del pranzo e la strada da percorrere è ancora lunga. In pieno deserto un cartello indica un punto di ristoro, ci inerpichiamo nella stradina e scopriamo un elegantissimo Lodge immerso nel deserto, decidiamo di fermarci per rifocillarci e ammirare la vista dall’alto. Arriviamo al nostro Lodge convinti di essere alle porte di Sossusvlei, la località famosa per le dune, ma ci accorgiamo che la distanza è di 120 Km.

7° Giorno

Ci svegliano alle 4.30 del mattino per cercare di arrivare alle dune alle prime ore del giorno. Siamo i primi al Gate di Sesriem, anche se gli operatori possono entrare un’ora prima. Lo scenario è mozzafiato, dune di oltre 200 metri di altezza si mostrano nei loro colori diversi, dal sabbia, al giallo, al rosa al rosso intenso. Dopo 45 Km si arriva alla Duna 45, la più fotografata, e la più assaltata, infatti la si può ammirare da più punti e la si può scalare grazie alla sua cresta dolce. Decidiamo di proseguire e siamo al parcheggio tra i primi a salire sulla navetta che ci porta a Sossusvlei. Ci scende a pochi metri da Big Daddy, la duna più alta del mondo con i sui 390 metri. Tentiamo di scalarla per ammirare il panorama. Ai lati si aprono due depressioni di sabbia bianca Deadvlei, che fotografiamo dall’alto, ma il chiarore della sabbia rende le foto sfocate. Il sole si sta facendo sempre più alto e le temperature salgono, decidiamo di ritornare nel pomeriggio con il sole al tramonto ma prima la navetta ci porta al termine della depressione, dove i fiumi effimeri si perdono nel terreno da qui il suffisso “vlei” (palude). Anche il nostro Lodge è ai piedi di una duna, sabbia che però nel corso dei secoli è diventata roccia, ma che ha mantenuto i colori e le striature della sabbia. Un faro la illumina anche di notte. Passiamo le prime ore della sera in compagnia di una mandria di Orici che “danza” a pochi metri dal nostro bungalow.

8° Giorno

Fuori programma decidiamo di ripercorrere la strada della dune tra Sesriem e Sossusvlei anche all’alba del giorno dopo, visitiamo il Canyon e ci mettiamo in marcia per Mariental. La natura non è mai monotona, la strada sale negli sterminati altopiani namibiani. Attraversiamo il passo del Tsaris dove si scorgono i monti vicini, con il Crowagasberg l’unico a superare quota 2000. Ci fermiamo ad ammirare una solitaria villetta, poi la strada spiana in direzione Maltahore. La sosta è breve, decidiamo di puntare sul Kalahari per la prima escursione pomeridiana. Il deserto ci da il suo benvenuto con la tipica sabbia rossa, la vegetazione verde e gialla caratteristica di questa stagione secca. Al Lodge uno Springbok ci da il benvenuto annusandoci intensamente. Le tane dei Suricati sono visibili, anche se a vedersi sono più le piccole manguste.

9° Giorno

Sveglia quando è ancora notte per fare il primo safari con le prime ore del nuovo giorno. Il rosso dell’aurora si mescola all’orizzonte con il rosso della sabbia. All’alba i colori sono più netti. Orici e Springbok si scorgono tra l’arida vegetazione. Dopo la colazione appuntamento con i Boscimani. Si presentano nella fredda mattinata, poco più di 10°, tre adulti e due bambini con la faretra e l’arco tipico dei cacciatori San e i loro bastone multiuso. Ripercorrono per noi le tappe della loro caccia, alla ricerca di prede e piante per curarsi. Ci mostrano i millenari segreti per vivere in un ambiente così ostile. Loro, pastori nomadi, conoscono bene le priorità e come reperire acqua e cibo. Raggiungiamo il loro piccolo villaggio fatto di tre capanne con al centro il fuoco. Intorno ad esso sono ad aspettarci il resto della famiglia, due anziani coniugi, una donna e una bambina. Tutti a scaldarsi intorno al fuoco e poi alla fine ad inscenare la danza a cerchio dei “guerrieri” con le donne che battono il tempo con le mani. Ci trasferiamo a Windhoek per passare l’ultima notte in città… domani il rientro

ITINERARIO E SPESE (i prezzi sono per due persone)

Costo totale: € 4400 (€ 2.200 a persona).

9 agosto – Partenza da Roma Fiumicino alle 14 con scalo a Il Cairo (€ 1400 andata e ritorno)

10 agosto – Arrivo a Johannsburg alle 7.15. Partenza per Windhoek alle 13.15 (€ 650 andata e ritorno ma si può trovare anche a meno) e arrivo alle 14.20 (fuso orario -1 rispetto all’Italia). Ritirata l’auto a noleggio, raggiungiamo l’Hotel Kalahari Sands Casino (€ 94), cena al Grand Canyon Spur (€ 16).

11-12 agosto – Okaukejo: Etosha Lodge Safari (€ 153 a notte + € 37 cena e extra), pranzo a Outio (€ 14), pranzo Halali (€ 11). Entrata Parco dell’Ethosha (€ 13)

13 agosto – Kamanjab: Oppi Koppi Rest (€ 102 + € 20 cena e extra). Pranzo a Oasisz Kamajab (€ 15). Entrata villaggi Himba (€ 23 e € 38)

14-15 agosto – Swakopmund: Atlantic Hotel (€ 70 a notte + € 14 cena). Entrate: Foresta Pietrificata (€ 8), Twyfelfontein (€ 9) e Spitskoppe (€ 7).

16-17 agosto – Sesriem: Namib Desert Lodge (€ 130 a notte + € 14 cena). Entrata Sussusveli (€ 13), navetta (€ 15)

18 agosto – Mariental: Bagattelle Kalahari Game Ranch (€ 147 + € 18 cena)

19 agosto – Windhoek: Protea Thuringerhof (€ 76 + € 16 cena)

20 agosto – Partenza per Johannesburg alle 11.35, arrivo alle 14.30. Tour al Lions Park di Johannesburg (€ 115). Partenza per Roma (scalo di 8 ore a Il Cairo, ci danno la possibilità di trasferirci in un Hotel ma preferiamo rimanere in Aeroporto a causa della situazione delicata che sta attraversando l’Egitto) alle 21.45.

21 agosto – arrivo alle 17.30

AUTO NOLEGGIATA: VW Polo € 344 (compresa estensione dell’assicurazione): 4027 Km percorsi, 248 litri di benzina (prezzo meno di un ero a litro, 16 l/Km) circa € 230 di benzina. Più lavaggio, obbligatorio alla riconsegna (€ 7.50).

CONSIGLI PRATICI

Primo consiglio, quasi superfluo per chi va in Africa, è portare sempre con se abbondante quantità di acqua da bere, i supermercati che si trovano sempre accanto alla pompa di benzina, vendono anche taniche da 5 litri (meno di € 2) e una torcia (€ 4-7). La moneta della Namibia è il dollaro namibiano (circa 13 con un euro) o il rand sudafricano (stesso cambio), ma ricordarsi che il dollaro namibiano viene svalutato in Sudafrica del 30%. Le attività commerciali chiudono alle 17 massimo 18 e si può pagare anche con la Carta di Credito (a proposito di Carte di Credito, le banche non cambiano al banco, bisogna farlo al bancomat digitando il pin della Carta). Le temperature ad agosto variano dal giorno 23°-28° alla notte 0°-10°, il tasso di umidità è molto basso, si consiglia di idratare la pelle, le labbra sono le prime a screpolarsi, i supermercati vendono un burro di cacao e efficacissimo al costo di due euro. È consigliabile portare sia il vestiario estivo che quello invernale (calze di lana, maglioni e un giaccone). Solo le arterie principali sono asfaltate nelle cartine sono rosse e arancioni la velocità massima è di 120 Km/h fare attenzione agli animali (facoceri, scimmie e Springbok) che pascolano a bordo strada, scappano solo se l’auto si ferma. Le altre strade principali sono sterrate (brecciolino) molto larghe più di quelle asfaltate diciamo 4-6 corsie il limite è di 80 Km/h a volte 100 Km/h. Ma attenzione molte volte l’auto è instabile, bisogna stare molto attenti ai guadi (si tocca oltre ai 60 km all’ora) e il brecciolino è più fitto e rende l’auto incontrollabile. Nelle cartine ci sono anche le strade marroni il limite è 80 Km/h ma se non si possiede un 4×4 (e si abbia una discreta esperienza nell’usarla) è consigliabile chiedere ai locali se il percorso è agibile. Molte di queste strade marroni portano in punti da visitare. È sconsigliabile viaggiare al buio, perché non ci sono punti di riferimento se non la lunga striscia bianca sterrata (le curve sono ben segnalate anche se non hanno riferimenti a terra), ad agosto è giorno dalla 6 alle 18. Correndo si percorrono 60-80 Km con un’ora, calcolare bene le distanze per non incorrere nel buio. Fate benzina quando potete perché i distributori sono scarsi, cercate di viaggiare sempre con il pieno. Molte pompe di benzina sono aperte anche di notte. Nei ristoranti e negli Hotel la cucina è molto varia, si mangia bene ed è difficile non accontentarsi. La colazione invece è continentale, con la cucina aperta per preparare di piatti caldi. In molti Lodge si può campeggiare, ma non avendolo fatto non possiamo darvi consigli (i prezzi scendono sotto ai € 24). Stipulare una assicurazione di copertura dei danni fatti e subiti con l’automobile (€ 60-100) perché è facile forate, che si rompa un vetro. Anche una copertura assicurativa personale (€ 100-120). Vaccini consigliati in maniera precauzionale: antimalarico e antitifico. Anche se la Namibia non è pericolosa, coprire bene il bagaglio in modo da non renderlo visibile e portare con se portafogli, telefoni e macchinette fotografiche. È opportuna avere con se una copia del passaporto in caso di smarrimento o furto. E soprattutto ricordatevi di riportare il cuore… il nostro è ancora li, lo abbiamo lasciato tra Namib, Himba e San.

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