Myanmar: un viaggio per gli occhi, la mente e il cuore

tutti i giorni. Il Myanmar è uno di questi. Qui la globalizzazione stenta a farsi strada, internet è un concetto sconosciuto ai più e i cellulari sono un oggetto misterioso per molti. I treni “superfast” vanno a 60 all’ora, il mezzo più diffuso per il trasporto delle merci è il carretto trainato da zebù, la raccolta del riso viene fatta da contadine immerse nell’acqua come le nostre mondine negli anni ‘50. Il responsabile di questo stato di paralisi apparente è il governo militare che ancora preclude ai birmani la maggior parte dei contatti col mondo esterno. In questo modo viene impedito uno sviluppo commerciale ed economico che di per sé sarebbe possibile, viste le notevoli risorse di gas, petrolio e minerali che il paese possiede. Nel 2015 ci sono state le ultime elezioni, formalmente vinte dal partito NLD (National League for Democracy) del premio Nobel Aung San Suu Kyi, il cui ruolo nella governance nazionale però pare marginale.
Dopo una visita in Myanmar è lecito chiedersi se i concetti di globalizzazione e progresso sono davvero associabili tra loro. Se da un lato consideriamo con commiserazione lo stato di arretratezza tecnologica in cui vive la popolazione, dall’altro lato restiamo colti da stupore e ammirazione davanti all’abilità dei decoratori di lacche e tessuti, di fronte allo splendore delle pagode ricoperte di lamine d’oro, negli incontri con i monaci buddisti e con la loro forte spiritualità. Queste cose e mille altre offrono innumerevoli occasioni di interesse e curiosità che rendono il viaggio in questo paese un percorso pieno di fascino, sorprese e stupore.
Comunque sia, se si ha in mente di visitare il Myanmar, la sensazione netta è che sia meglio farlo in fretta prima che luoghi, gente e cultura vengano deformati o inquinati irrimediabilmente dall’avanzata della tecnologia e dell’occidentalismo. E prima che i prezzi salgano alle stelle: già adesso potete tranquillamente aumentare i prezzi riportati dalle guide turistiche di un buon 30-40%.
Cesubéh Myanmar! Cioè “grazie!”. Grazie a questa gente che ha il coraggio di anteporre la propria cultura e la propria tradizione alle spinte dell’integrazione e della globalizzazione. Grazie per tutti i tesori che hanno conservato per secoli e secoli e che valorizzano mostrandoci con giusto orgoglio, come dovremmo fare anche noi. Grazie a tutti i ragazzi e ragazze birmani che mi hanno chiesto di fare la foto con loro.
Grazie alla guida Lorenzo e ai compagni di viaggio Luca e Celestina, Laura, Pina, Maria, Salvatore 1 e 2, Elia e Cristina, Sara e Antonella.
E grazie a tutti quelli che hanno letto il racconto e sono riusciti a arrivare fino in fondo.
Luigi
luigi.balzarini@studio-ellebi.com