Myanmar, un Paese che guarda al futuro

Un viaggio di 24 giorni tra un giro in mongolfiera sui templi di Bagan, la visita alla Roccia d'oro immersi in un’atmosfera spirituale, in barca sul Lago Inle, l’antica capitale Mrauk U, le spiagge di Ngapali…
Scritto da: francogigante1953
myanmar, un paese che guarda al futuro
Partenza il: 14/01/2017
Ritorno il: 08/02/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 4000 €
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L’idea di visitare il Myanmar (Birmania) mi è venuta dopo aver visitato l’anno scorso Thailandia e Cambogia; questi due paesi erano piaciuti molto a me e a mia moglie e allora perché non visitare anche la vicina Birmania, specie adesso che la dittatura militare sembra essere finita con la vittoria di Aung San Suu Kyi alle elezioni di inizio 2015? Detto fatto, a noi si uniscono due amici e a luglio 2016 abbiamo già il biglietto in tasca. Poi preparo un itinerario di massima e lo sottopongo a diverse agenzie locali per avere alcuni preventivi, l’agenzia migliore (anche da diverse recensioni che avevo letto) è quella di Teo Birmania pertanto prenoto il viaggio con lui affinando l’itinerario. Tra settembre e novembre facciamo le prenotazioni degli hotel e a dicembre facciamo il visto online; siamo pronti a partire.

Indice dei contenuti

SABATO 14 GENNAIO GENOVA – MALPENSA

L’aereo lo abbiamo il giorno dopo ma decidiamo di partire un giorno prima dormendo in zona Malpensa per evitare una levataccia, così nel pomeriggio partiamo da Genova per la Malpensa pernottando all’hotel Ibis dove lasciamo l’auto (è operativo un collegamento con navetta dalla mattina alla sera).

DOMENICA 15 GENNAIO: Partenza per YANGON via DOHA

Partiamo da Malpensa alle 9.50 arrivando a Doha alle 17.45, alle 20.10 ripartiamo x Yangon dove arriviamo alle 5.20 di mattina.

LUNEDì 16 GENNAIO: Arrivo a YANGON e giornata di riposo

La nostra guida (Min Thiha) e l’autista ci vengono a prendere all’aeroporto e ci portano da dal titolare dell’agenzia con cui programmiamo meglio il nostro soggiorno e procediamo al saldo del tour. Lui, molto gentile, ci regala anche una scheda telefonica con cui telefonare in Italia con notevole risparmio, poi l’autista e la guida ci portano all’hotel Panorama dove ci riposiamo un pò, poi usciamo.

Cambiamo subito gli euro in Kiats (si pronuncia ciats) e iniziamo a fare un giro nella zona coloniale (una volta costituiva il più bel quartiere coloniale inglese del sud-est asiatico), vedendo lo Strand hotel, la Port Authority, la Yangon Region Court, la Customs house tuttora funzionante e altro ancora sino ad arrivare al Mahabandoola Garden, all’High Court, all’Immanuel Baptiste Church e alla City Hall.

Abbastanza stanchi, soprattutto per il lungo viaggio, rientriamo in hotel dove ceniamo e poi andiamo a dormire.

MARTEDì 17 GENNAIO: YANGON, visita guidata

Alle 8 ci viene a prendere la guida e con l’autista ci dirigiamo al Kandawgyi Lake dove facciamo un giro nei dintorni del Karaweik Palace, replica del galeone reale, facendo qualche foto alla bellissima Shwedagon Paya, tutta dorata e splendente sotto il sole. Poi saliamo verso la Chauk h tat gyi Paya con un Buddha sdraiato lungo 65 mt. e piuttosto recente; all’esterno ci sono alcuni venditori di uccelli; i fedeli li acquistano per poi liberarli e offrirli al Buddha. Poi andiamo alla vicina Nga h tat gyi Paia; all’interno, dietro alla statua del Buddha seduto, c’è una bella parete intagliata in teak. Continuiamo passando davanti alla Aung San Suu Kyi House, il luogo dove questa grande leader e premio nobel è rimasta segregata agli arresti domiciliari per oltre 20 anni; purtroppo la casa non è visitabile, per giunta è tutta cintata e l’entrata è completamente chiusa da un cancello che non fa vedere niente. Poi con l’auto ci fermiamo davanti al Bo Gyoke Market (al coperto, acquisti convenienti, chiuso il lunedì, 10-17). Qui salutiamo la guida dandoci appuntamento alle 14.30 per completare le visite della giornata; il mercato merita però è d’obbligo contrattare, inoltre chiedete a più banchi perché per lo stesso oggetto ci sono notevoli differenze! Dopo una pausa in hotel, alle 14.30 completiamo le visite dirigendoci al Boyoke Aung San Museum, la casa che il generale Aung San (il padre di San Suu Kyi) ha abitato per gli ultimi due anni con la sua famiglia prima di essere assassinato. Concludiamo la giornata con la visita della Shwedagon Paya, che si trova nel punto più alto di Yangon, su una collinetta: il pomeriggio è il momento migliore per la visita, fino al tramonto. Dal lato dell’ascensore si paga il biglietto (8000 Ks), se invece si passa x la scalinata costellata di negozi, nessuno lo chiede. L’area della pagoda è immensa, la pagoda poggia su una vasta piattaforma ottagonale (ad ogni angolo è assegnato un giorno della settimana, per far tornare i conti, il mercoledì è stato spezzato in “mercoledì mattina” e “mercoledì pomeriggio”) intorno alla quale si trovano una miriade di templi minori, le cui coperture dorate splendono nella luce del tramonto, bellissimo!

MERCOLEDì 18 GENNAIO: YANGON – GOLDEN ROCK Yangon- Kyaiktiyo (185 Km. 6 h)

Alle 8.30 ci viene a prendere la nostra guida e in circa due ore arriviamo a Bago (a 80 Km da Yangon), l’antica Pegu, la capitale dei Mon: 1,5 Km. a sud di Bago visitiamo la Kyaik Pun paya con 4 Buddha di 30 mt. posti in posizione insolita, cioè schiena contro schiena (l’ingresso di 10000 K + 300 K x fotografare comprende anche l’ingresso alle principali attrazioni di Bago); la tappa successiva è lo Shwethalyaung Buddha, gigantesco Buddha sdraiato lungo 55 mt. e alto 16, costruito circa 1000 anni fa dal re mon Mgadeikpa, ma di recente ristrutturato; la sua storia è molto interessante, il re lo costruì a seguito della sua conversione al buddhismo avvenuta per merito della sposa di suo figlio.

All’interno c’è anche un mercato di souvenir dove, in particolare, si vendono bei lavori intagliati nel legno di sandalo profumato.

Terminata la visita di questa struttura ci spostiamo nella zona archeologica dove sono stati effettuati recenti scavi che hanno riportato alla luce i pali in teak su cui appoggiava il palazzo reale del 1500; purtroppo dell’antico palazzo non resta nulla, sembra che sia stato distrutto da un incendio, c’è solo una ricostruzione poco accurata della Grande sala delle udienze del 1559.

Nei pressi visitiamo la Shwemawdaw Paya (in restauro), la più alta pagoda birmana, circa 112 mt., con più di mille anni e distrutta più volte da terremoti, l’ultima ricostruzione risale al 1950. Infine, percorrendo una deviazione su una strada sterrata, visitiamo lo Snake monastery, un monastero nel quale è venerato un grande serpente (un anaconda) che dorme ricoperto di banconote in sua offerta.

Purtroppo si sta facendo tardi e il tramonto alla Roccia d’oro è a rischio, pertanto ci mettiamo subito sul pulmino che, da Bago, impiega quasi 2 ore e mezza per arrivare a Kimpun (il campo base di Kyaikhtiyo).

Da qui dei camion telonati attrezzati con panche che possono accogliere circa 40 persone (oltre a 5 posti in cabina assieme al conducente), pagando 2.500 k a testa, ci porteranno sino alle vetta del monte Kyaikhtiyo, a 1100 metri di altitudine lungo le montagne dello yoma orientale.

Dopo 11 Km. (circa 45 min.) si arriva al parcheggio da dove proseguiamo a piedi; in poco più di 5 min., dopo aver pagato una tassa d’ingresso di 6.000 K che vale per gli stranieri, arriviamo al Kyaik Hto Hotel (volendo ci sono dei portatori di bagagli che, pagando 1000 K, infilano i bagagli in grosse gerle e li portano per voi).

Sistemiamo di corsa il poco bagaglio in camera (le valigie le abbiamo lasciate col nostro autista, a valle, con noi abbiamo solo lo zaino) e ci affrettiamo verso la Roccia d’oro dove arriviamo a tramonto già iniziato.

Riusciamo tuttavia a fare alcune belle foto con lo sfondo del tramonto e la Roccia in primo piano, ormai illuminata dai riflettori.

Vado a toccare la Roccia (possono accedervi solo gli uomini) e noto che, ad un primo esame, non ci sono segni di contatto tra la Roccia e il masso su cui poggia; la leggenda dice infatti che i due massi sono uniti soltanto da un capello del Buddha.

Sulle terrazze ci sono tantissimi fedeli che pregano Buddha, accendono candele e offrono fiori.

Lasciata la Roccia d’Oro e l’atmosfera spirituale che vi regna, ceniamo al ristorante dell’hotel e poi andiamo subito in camera a dormire perché il mattino dopo vogliamo ritornare alla Roccia d’oro per vedere l’alba.

GIOVEDì 19 GENNAIO: GOLDEN ROCK-YANGON

Alle 5 ci svegliamo e alle 5.40 siamo già nell’area dove occorre togliersi scarpe e calze, potevamo in realtà dormire ancora una ventina di minuti, perché l’alba spunta intorno alle 6. Andando verso la Roccia incrociamo tantissime persone che ritornano indietro, dopo aver passato l’intera notte alla Roccia d’oro pregando e dormendo in loco, sul pavimento, all’aperto, riparati solo da una coperta. Lungo la strada c’è una fila di pellegrini e di monaci in cerca di offerte, anche noi compriamo un pò di cibo da una bancarella e glielo offriamo, poi ci rechiamo alla Roccia che inizia ad essere rischiarata dalla luce del giorno; il contesto merita ma ci è piaciuto di più il tramonto forse anche per l’intenso impatto che abbiamo avuto vedendo la Roccia d’oro la prima volta.

Tornati all’hotel per la colazione, alle 7.30 ci rivediamo con la nostra guida e con lui andiamo a prendere il camion che ci riporterà al punto di partenza; fortunatamente, non essendo sabato o domenica (quando l’affluenza dei pellegrini è enorme) riusciamo a salire su uno dei primi camion in partenza e prima delle 9 siano a valle.

Riprendiamo il nostro pulmino per rientrare a Yangon, lungo la strada, dopo circa un’ora, ci fermiamo a fare alcune belle foto in un villaggio di pescatori che preparano il pesce e lo fanno seccare su dei graticci per venderlo in bancarelle lungo la strada.

Poi visitiamo un campo di elefanti e infine, poco prima dell’aeroporto di Yangon, facciamo una sosta per visitare, a Taukkyan (o Htauk Kyant), un cimitero con le tombe dei caduti (27.000) della seconda guerra mondiale.

Alle 14 e 30 siamo già al High Five Hotel, l’hotel che abbiamo prenotato vicino all’aeroporto, così al mattino dopo dormiremo almeno un ora in più evitandoci una levataccia visto che alle 7 abbiamo l’aereo per Mandalay.

Col senno di poi, considerando la difficoltà e l’ansia di arrivare alla Roccia d’oro in tempo per il tramonto (ci siamo arrivati sul filo), sarebbe stato meglio vedere il cimitero il primo giorno e poi puntare direttamente alla Roccia d’oro, saltando la visita di Bago che avremmo potuto fare il giorno dopo, rientrando a Yangon anche più tardi, anziché essere in hotel già alle 14.30.

VENERDì 20 GENNAIO: VOLO YANGON – MANDALAY e visita di AMARAPURA, AVA (Inwa), SAGAING

Alle 7 abbiamo l’aereo per Mandalay, la 2.da città della Birmania; voliamo con la Golden Myanmar Airlines,atterriamo alle 8.30, con 15 minuti di ritardo. Visitiamo subito un laboratorio di tessitura della seta con negozio annesso ma la qualità dei capi in vendita non ci convince, oltre a tutto alcuni articoli costavano 4 volte di più che in Thailandia. Poi andiamo al monastero Maha Ganayon Kyaung ad Amarapura dove intorno alle 10.30 inizia la cerimonia del pranzo dei monaci che arrivano da tutti gli angoli del monastero con una ciotola per il cibo. Li vediamo pranzare ma non visitiamo le cucine e le zone dove si studia e si fa meditazione, quindi ci spostiamo all’U Bein Bridge, il ponte in teak più lungo del mondo, con in fondo la pagoda Kyauk Taw; lungo il percorso ci sono strutture di sosta ad intervalli regolari con venditori di souvenir, bibite, alimenti ed anche indovini, il tutto è stato molto bello. Non visitiamo neppure il vicino monastero Kyo Aung Sanda e il Pahtodawgyi che potevano essere interessanti perché la nostra guida ci dice che non riusciremmo a vedere il resto, peccato! Andiamo quindi a prendere una barca che ci porta all’isola dove sorgeva l’antica Ava o Inwa, biglietto cumulativo 10.000 Ks escluso Mingun), una volta sull’isola saliamo su un calesse (costo 10.000 K a persona); nonostante l’aspetto piuttosto turistico, questo posto ha molte attrazioni, la prima è la Yedana Hsimee Paya, alcuni stupa con un Buddha ridotto in rovina e con 3 Buddha seduti, ombreggiati da grandi alberi con bei scorci da fotografare. Poi ci spostiamo al Bagaia Kyaung, un interessante monastero in legno di teak costruito nel 1834 dove troviamo un monaco che all’interno insegna i fondamenti del buddhismo ai bambini (attenzione però ai chiodi sui pavimenti). Vediamo anche la Nanmyin tower, che dopo il terremoto del 1838 pende da un lato; per problemi di sicurezza adesso non si può più arrivare in cima, peccato perché dall’alto dei suoi 27 metri il panorama non doveva essere male! Infine visitiamo il Maha Aungmye Bonzan fatto edificare nel 1822 dalla regina Meh Nu x il suo abate reale U Boke; questo edificio è uno dei pochi rimasti risalenti all’epoca del regno di Ava. Ripreso il calesse torniamo all’approdo delle barche per venire riportati dall’altra parte dove il nostro autista ci aspetta per portarci a Sagaing, che fu capitale dal 1315 al 1364, quando il nipote del fondatore decise di spostarla ad Inwa (Ava); a partire dal 1760 Sagaing fu ancora capitale per 4 anni.

Nessuna pagoda è di per sè imperdibile, ma il panorama con i tanti templi che spuntano dal verde è davvero bello; partendo dalla base della collina (One Lion Gate) la prima pagoda che visitiamo è Umin Thounzeh (XVI sec.), con un pavimento bianco ed una terrazza a forma di mezza luna dove sono allineate a semicerchio 45 (come gli anni in cui Buddha fu monaco) statue di Buddha, quella centrale lo raffigura nel momento in cui raggiunse l’illuminazione. Poi ci dirigiamo, sempre sulla collina di Sagaing, al Soon U Ponya Shin Paya il cui stupa centrale risale al 1312 , degna di nota la sala interna con le pareti rivestite da luccicanti mosaici. La terrazza esterna offre bei scorci panoramici sul fiume e sulle colline circostanti punteggiate da stupa dorati. Avendo più tempo (noi non l’abbiamo avuto), scendendo dalla collina, verso il fiume, ci sarebbe stato da vedere il Shin Pin Nan Kain, uno stupa che offre panorami migliore di quelli dalla Sagaing Hill, e la Htuparyon Paya con un aspetto insolito. Nei dintorni di Sagaing ci sarebbero stati da vedere anche il Ywataung Village (oggetti in argento) e, a nord ovest, la Kaunghmudaw Paya (alta 46 m. iniziata nel 1636 e completata nel 1648) che si vede in lontananza dalla collina di Sagaing. Essa venne innalzata x commemorare la proclamazione di Inn Wa come nuova capitale del regno, la leggenda vuole che essa sia stata ispirata dal seno perfetto della Regina consorte del Re Thalun, in realtà sembra che sia stata ispirata dalla Ruwanwelisaya Pagoda nello Sri Lanka. Riattraversato il fiume ci fermiamo in uno dei punti più panoramici, Shwe-kyet-kya, da cui si ha una bella vista su Sagaing e sull’Ava Bridge, il ponte a 16 campate costruito dagli inglesi nel 1934. Rientrati in hotel (Hotel 8), visto che è ancora abbastanza presto, riusciamo e andiamo a vedere lo Sri Ganesh Temple, un tempio hindu con una torre variopinta e ricca di sculture, e la Shwekyimyint Paya, risalente al 1167, con una statua di Buddha con vesti dorate e punteggiate di pietre preziose. Essendo piuttosto stanchi, ceniamo e rientriamo in hotel.

SABATO 21 GENNAIO: MANDALAY, Visita del centro città e di Mingun

La guida passa alle 7,30 e ci porta subito a visitare la Mahamuni Paya dove si trova una venerata statua del Buddha proveniente dall’Arakan e ricoperta di foglie d’oro al punto che il Buddha quasi non si riconosce più. Molto interessanti sono anche alcune statue Khmer in bronzo, trafugate ai thailandesi nel corso di una spedizione dei birmani, che luccicano in più parti perché la popolazione crede che, se toccate, guariscano i malanni. La seconda sosta la facciamo nell’interessante quartiere degli scultori dove abili artigiani danno forma prevalentemente a statue del Buddha di tutte le dimensioni e nel vicino quartiere degli intagliatori di legno, concludiamo con l’artigianato nel quartiere degli orafi per vedere la faticosissima lavorazione delle lamine d’oro. Arriviamo quindi nella parte antica di Mandalay e facciamo alcune foto all’Atumashi Kyaungdawgyi che però non merita la visita perché è stato ricostruito, dopo che la costruzione originaria, edificata dal re Mindon nel 1857, venne distrutta da un incendio nel 1890. Molto più interessante è stata la successiva visita del Shwenandaw Kyaung o Monastero del Palazzo d’oro, tutto in legno e caratterizzato da bellissimi intarsi: in origine costituiva parte dell’edificio dove abitò il re Mindon fino alla sua morte avvenuta nel 1878, attualmente è l’unico resto del Palazzo Reale. Poi è la volta della Kuthodaw Paya, dal 2013 patrimonio dell’Unesco per il fatto di essere il più grande libro al mondo scolpito sulla pietra, con le 729 pagine collocate in piccoli e suggestivi stupa bianchi intorno al tempio centrale. Tralasciamo la visita della vicina Sandamuni Paya con analoghe caratteristiche, con lo Stupa centrale circondato da 1774 grosse lastre di pietra con incisi i canoni Buddhisti; anche qui le lastre sono conservate in cappelle disposte in schiere ordinate. A questo punto saliamo sulla Mandalay Hill dall’ingresso a sud-ovest con due giganteschi chinthe: dal tempio eretto sulla sua cima, quando non c’è foschia, si gode di un bel panorama a 360 gradi sulle campagne, sull’Irrawaddy e su Sagaing fino a vedere in lontananza la Hsinbyume Paya di Mingun; scendendo al parcheggio si può vedere la statua di un demone femmina, San Dha Mukhi, soggetto di un’interessante leggenda. Scesi dalla collina visitiamo il Palazzo reale o Mandalay Palace (aperto sino alle 16.30) che, pur essendo una ricostruzione risalente al 1953 (l’originale fu distrutto dai bombardamenti giapponesi del 1942), riproduce fedelmente tutte le costruzioni (40) in legno dell’antico palazzo di cui si ha un’ ottima visione d’insieme salendo sulla torre di guardia. Vicino all’ingresso c’è da vedere la tomba di re Mindon e un monumento con le statue in bronzo dei re che si sono succeduti sul trono con alcune spiegazioni sul loro regno. Purtroppo non c’è stato il tempo per visitare alcune altre attrazioni meno importanti (di seguito elencate) che si potrebbero però visitare dedicando un giorno in più alla zona di Mandalay. Le reliquie del Buddha di Peshawar nel monastero di U-Khanti, la Kyauktawgyi Paya, il mercato della giada, il Shwe In Bin Kyaung, il Thingaza Kyaung e il Zegyo Market.

Nel primo pomeriggio andiamo all’imbarco per Mingun e saliamo su un grande battello tutto per noi che impiega circa 1 ora per arrivare a Mingun. La prima struttura che si incontra è la Pondaw Paya, un modello di come sarebbe stata la Mingun Paya se i lavori non fossero stati interrotti dalla morte del Re Bodawpaya che l’aveva commissionata nel 1790. Poco più avanti si incontrano due enormi chinthe e la Sat Taw Ya Paya, circondata da palme e con un pontile reale che porta all’Irrawaddy: nella cripta, non visitabile, è custodita un’impronta del piede del Buddha. La Mingun Paya o Pahtodawgyi è a monte della strada, sembra un cubo rossastro con portali a metà di ogni lato (75 mt.). Se fosse stata completata avrebbe raggiunto i 150 mt. di altezza, fu gravemente danneggiata dal terremoto del 23 Marzo 1839. Una volta si poteva arrivare sulla sua cima, adesso, per motivi di sicurezza, si può salire soltanto per un pezzo. Una volta scesi x le ripide scale, andiamo a vedere la Mingun Bell, la campana integra più grande al Mondo e la Hsinbyume Paya o Myatheindan Paya (dedicata dal re alla moglie più anziana, la Regina Hsinbyume), completamente bianca e con 7 terrazze concentriche che simboleggiano il monte Meru, il colpo d’occhio è bellissimo. Tornando alla barca incontriamo bancarelle con souvenir di ogni tipo, anche bei dipinti a mano, compriamo alcuni oggetti. Per finire in bellezza la giornata, il viaggio di ritorno ci regala un bel tramonto sul fiume che immortaliamo con un bel po’ di foto.

DOMENICA 22 GENNAIO: MANDALAY-BAGAN (187 km, circa 3 ore e mezza)

Il nostro autista ci chiede la cortesia di anticipare la partenza alle 7 di mattina perché così può ritornare a casa in serata, gli accordiamo il permesso però quando chiediamo di vedere la Snake Paya a Paleik (si trova 20 Km a sud di Mandalay) ci viene detto che per andare a Bagan facciamo una strada diversa, in realtà la strada per Bagan si poteva riprendere con una piccola deviazione. La cosa ci è spiaciuta molto anche perché, sapendolo prima, non so se avremmo fatto il sacrificio di alzarci alle 6 di mattina per fare un piacere all’autista, come se non bastasse alle 11.30 eravamo già in hotel a Bagan! Nel pomeriggio, giusto per non stare tutto il tempo in hotel (il Crown Prince), andiamo a piedi a vedere un sito appena fuori New Bagan con un santuario (Seinnyet Nyima Paya) ed uno stupa (Seinnyet Ama Pahto). Ceniamo al River restaurant dove mangiamo pesce alla griglia che però è poco cotto pertanto non siamo stati soddisfatti.

LUNEDÌ 23 GENNAIO: visita di BAGAN (tassa di ingresso 25.000 K)

Mattina primo giorno – Zona di Nyaung U

Con la guida andiamo a confermare il volo in mongolfiera che ci aveva già prenotato il titolare dell’agenzia, poi andiamo a visitare il Nyaung U Market, dove facciamo delle belle foto, e la Shwezigon Paya che però la nostra guida ci fa vedere solo dall’esterno, non vediamo quindi i bei leoni dorati ai piedi della pagoda e i pannelli lignei intarsiati che rappresentano scene degli insegnamenti del Buddha, intervallati da colonne ricoperte da mosaici di pietre colorate e specchi. Per completare la zona di Nyaung U ci dirigiamo al Kyanzittha Umin un piccolo edificio con affreschi interessanti risalenti a 700 anni fa ma purtroppo mal conservati, in ogni caso c’è il divieto di far foto all’interno dei templi.

Piana settentrionale

Iniziamo col Wetkyi-In-Gubyaukgyi con affreschi molto belli, purtroppo alcuni di essi furono trafugati nel 1800 da un ingegnere tedesco (peccato che non si possano far foto!), poi è la volta del Gubyauknge che però è in restauro e si possono vedere solo alcuni stucchi all’esterno, del Buledi che però è chiuso per restauri e quindi non si può salire sulla terrazza panoramica; in compenso saliamo sulla sua versione in miniatura, subito ad est, Htilominlo Pahto molto interessante.

Continuiamo con l’Upali Thein, una sala delle ordinazioni della metà del XIII sec. che prende il nome dal monaco Upali che qui era stato ordinato (all’interno ci sono dei vivaci affreschi in discreto stato di conservazione, anche perché risalenti alla fine del 17.mo sec.), e con il Kay Minga nel quale si conserva la firma dell’ingegnere tedesco che aveva trafugato alcuni affreschi dal Wetkyi-In-Gubyaukgyi, vicino c’è un piccolo stupa inclinato come la torre di Pisa.

Old Bagan

Ci spostiamo nella zona di Old Bagan iniziando con l’Ananda Ok Kyaung (all’interno ci sono degli affreschi del 18.mo sec. ma purtroppo non li vediamo perché anch’esso è chiuso x restauri) e poi con l’Ananda Pahto di cui facciamo una visita accurata visto che è uno dei templi più belli e meglio conservati.

Ha una pianta a croce greca con alte gallerie ricche di statue di Buddha e Devi e risale alla fine dell’XI sec.

A questo punto, dopo oltre 4 ore di visite, ci concediamo una pausa pranzo.

Pomeriggio primo giorno – Old Bagan

Iniziamo con la Mahabodhi Paya (caratteristico l’esterno con molte nicchie che custodiscono statue di Buddha assiso), poi con il Bupaya (era il tempio più antico, risaliva al III sec., purtroppo un terremoto lo ha distrutto nel 1975 ed è stato ricostruito, affaccia sul fiume e si possono quindi fare belle foto), la Tharabar Gate (è l’unica porta rimasta, con due nicchie raffiguranti due nat dalla storia molto interessante), la Pitaka Taik (una biblioteca abbastanza buia, ideale x conservare i manoscritti su foglie di palma che temono la luce). E, ancora, il Thatbynnyu Pahto (è il tempio più alto, l’abbiamo visto soltanto da fuori), il Shwegugyi (ha alcuni rilievi in stucco ma la cosa più bella è il magnifico panorama che si gode dalla terrazza a cui si accede dalle scale interne), il Gawdawpalin Pahto (in parte ricostruito dopo il terremoto del 1975, ora si può visitare ma non è granchè), il Mimalaung Kyaung (visto solo dall’esterno), il Pahtothamya (interno con dipinti fra i più antichi) e, infine, il Nathlaung Kyaung, un tempio hindu dedicato a Vishnu chiuso per restauri, con interessanti statue di divinità hindu poste in nicchie esterne. Chiudiamo la giornata andando a vedere il tramonto da un piccolo tempio nella piana meridionale, vicino alla Dhammayazika Paya (un tempio dove, si dice, si aggira il fantasma del generale che ne avvio la costruzione ma morì prima di vederla finita).

MARTEDÌ 24 GENNAIO: visita di BAGAN

Mattina secondo giorno – Zona di Myinkaba

Iniziamo col Nagayon (ne visitiamo l’interno, con affreschi), continuiamo col Leimyethna Pahto (è vicino al villaggio di Minnathu, nella piana meridionale, ne visitiamo l’interno, con affreschi mal conservati ma una panoramicissima terrazza), l’Abeyadana Pahto (in stile singalese, ne visitiamo l’interno con affreschi tra i più belli), la Nan Paya (il tempio è chiuso, lo vediamo dal di fuori, ci sono alcune discrete decorazioni esterne, secondo la leggenda era la prigione del re Manuha) e con la Manuha Paya (dedicata al re Manuha, custodisce 3 statue di Buddha in piedi e nel retro una statua di Buddha sdraiato ma non è granchè, si può omettere).

In un negozio in prossimità del Minkaba village ci viene spiegata la lunga lavorazione degli oggetti laccati (la lacca si estrae dalle cortecce di Melanorrhea usitata o albero di Kusum) che ne giustifica l’alto prezzo, attenzione perché le bancarelle sono piene di oggetti fatti con materiali diversi e lavorazioni di bassa qualità.

Concludiamo il giro mattutino con la Gubyaukgy Paya (risale al 1113, ne visitiamo l’interno e, con l’aiuto di una grande torcia, riusciamo ad apprezzare al meglio i belli affreschi), il Myazedi (famoso per un’iscrizione in 4 lingue tipo la stele di Rosetta), la Mingalazedi Paya (non è niente di particolare, facciamo alcune foto dell’esterno, interessante la vicina biblioteca) e il Somingyi Kyaung (era un monastero, lo vediamo dal di fuori, non è imperdibile).

Pomeriggio secondo giorno – Piana centrale

Iniziamo col Dhammayangyi Pahto (ne facciamo la visita accurata, all’interno però c’è un fetore dovuto alla presenza di pipistrelli), poi tocca al Sulamani Pahto (non si può salire, ne visitiamo l’interno con elementi decorativi), al Thabeik Hmauk (vicino al precedente), alla Pyathada Paya (vista da fuori), al Lawkahteikpan Pahto (150 mt. a nord del successivo, purtroppo è chiuso, pertanto non si possono vedere gli affreschi e le iscrizioni) e alla Shwesandaw Paya (la scala è molto ripida ma la vista dall’alto ripaga della fatica).

Piana meridionale

Iniziamo col Payathonzu (sono 3 stupa collegati, ne visitiamo l’interno dove ci sono affreschi di ottima fattura, a mio parere i migliori di Bagan, poi saliamo sulla terrazza panoramica), continuiamo col Tayok Pye Paya (purtroppo è chiuso), col Thambula Pahto (anche questo è chiuso, peccato perché c’erano alcuni affreschi da vedere) e col Nandamannya Pahto (ne visitiamo l’interno, ricco di affreschi tra i quali quello cosiddetto “la tentazione di Mara” nel quale alcune donne nubili, in topless, cercano di distogliere il Buddha dalla meditazione).

Concludiamo la giornata andando a vedere il tramonto dalla Thitsar Wadi Paya, un tempio situato nella piana meridionale poi rientriamo in hotel,ceniamo lì vicino e andiamo a dormire abbastanza presto perché il giorno dopo abbiamo la sveglia all’alba.

N.B. A Bagan potrebbe essere il caso di dedicare una giornata in più x vedere, ad esempio, anche questi tempi di New Bagan:

Lawkananda Paya (con una bella panoramica del fiume Irrawaddy, al di fuori delle rotte turistiche), Ashe Petleik Paya e Anauk Petleik Paya (sopra al precedente), Sittana Paya (1 Km. sotto al Lawkananda Paya).

MERCOLEDÌ 25 GENNAIO: BAGAN-MONTE POPA-KALAW (240 Km 6 h)

Oggi è il gran giorno, voliamo in mongolfiera sopra i templi di Bagan!

Sveglia alle 5, alle 5.40 un caratteristico pulmino (anteguerra, ristrutturato) di Balloons Over Bagan viene a prenderci e ci porta alla zona di partenza dove ci viene offerto caffè con biscotti e il pilota ci spiega come comportarci. Già i momenti che precedono il lancio sono entusiasmanti, ci sono molte mongolfiere intorno a noi, le vediamo gonfiarsi a poco a poco, illuminate dal chiarore dell’alba, finchè tutti i palloni non si mettono in posizione eretta. Prendiamo quindi posto nel cestello e, nel silenzio, ci alziamo in volo; intorno a noi tutto il cielo è trapuntato di mongolfiere di vari colori e il palcoscenico, con migliaia di templi proprio sotto di noi, è quanto di più bello si possa immaginare. Le foto si sprecano, le riprese pure, ma, come per tutti i momenti belli, anche questo finisce e arriva il momento dell’atterraggio. Ci consoliamo però subito dopo visto che nella zona di atterraggio è stato allestito un rinfresco con dolci e champagne con cui brindare, peraltro di ottima qualità e offerto senza lesinare: il sottoscritto, pecora nera del gruppo, fa il bis per ben 5 volte!! Ci viene anche consegnata una pergamena che attesta il nostro volo, dopodiché ci viene a prendere la nostra guida e alle 8.30 partiamo per il Monte Popa e per Kalaw. La prima sosta la facciamo in un chiosco dove ci fanno vedere sia il processo di distillazione dell’acquavite di palma (però niente a che vedere con la tequila!) che la bollitura del latte di palma per ricavarne zucchero. Ci rimettiamo in strada e dopo circa 45 minuti arriviamo alla base del Monte Popa, un pinnacolo che si dice essere costituito dal nucleo di un antico vulcano che ha eruttato l’ultima volta 250.000 anni fa. In questo luogo sacro si venerano 37 spiriti, chiamati Nat dai birmani, retaggio di credenze precedenti al Buddhismo. Per arrivarci si salgono 777 gradini di cui 677 a piedi scalzi; tempi addietro le scale erano sporche delle deiezioni di una colonia di scimmie, adesso ci sono persone che, sperando di ottenere una piccola offerta dai turisti, le puliscono di continuo. Restano però le scimmie che cercano di prendervi dalle mani qualsiasi cosa vagamente commestibile, quindi evitate di tenere oggetti in mano e state attenti ai vostri occhiali, ad un turista glieli hanno presi in un attimo e non è facile riaverli indietro. Arrivati in cima c’è una bella vista e diversi piccoli santuari (dove si adorano i Nat) con una piccola pagoda contenente statue del Buddha dedicate ai giorni della settimana. Terminata la visita proseguiamo il viaggio e, verso le 14.00, facciamo sosta in un autogrill quasi come i nostri (Feel Express), poi continuiamo per Kalaw (a 1300 mt.) dove arriviamo, complice una strada di montagna in salita stretta e trafficata, alle 17.15.

GIOVEDÌ 26 GENNAIO: KALAW – PINDAYA – LAGO INLE

Partiamo da Kalaw per il lago Inle alle 8.30, la zona del lago è molto interessante per un turista perchè mette insieme templi, mercati, natura e attività artigianali; dopo circa 1 h. ci fermiamo a Pindaya un villaggio a 1.200 mt., famoso per il miglior the e i migliori prodotti a base di soia del paese. In alto, 200 mt. sopra al paese, ci sono le grotte famose per la presenza, al loro interno, di migliaia di statue di Buddha (8.094) di varie dimensioni e materiali (alabastro, cemento, giada, legno) offerte dai fedeli nel corso dei secoli. Con l’auto arriviamo vicinissimi ad un ascensore che ci porta in alto, all’ingresso della grotta. Il giro dura un’ora circa, Min Thiha, la nostra guida, ci spiega molte cose interessanti, indubbiamente la grotta merita la visita per il connubio tra l’aspetto naturalistico e l’aspetto sacro. Inoltre vorrei smentire i resoconti di alcuni turisti che asseriscono che la grotta è cosparsa delle deiezioni dei pipistrelli, non è assolutamente vero, anzitutto non ci sono pipistrelli nella grotta (che viene aperta soltanto di giorno proprio per questo motivo), inoltre il pavimento della grotta viene pulito ed è completamente piastrellato, al centro c’è pure una passatoia! Finita la visita, compriamo a poco prezzo alcune confezioni di the dalle bancarelle vicine alla grotta e, dopo aver fatto alcune foto a dei maestosi e secolari ficus, andiamo a vedere l’interessante lavorazione dei parasole (vengono ottenuti dalla corteccia di una pianta) eseguita artigianalmente con grande abilità e velocità. Dopo un breve giro sul lungolago di Pindaya ripartiamo alla volta del lago Inle arrivando a Nyaung Shwe in circa 1 h e 30. Ci impieghiamo meno del previsto perché da Pindaya non ritorniamo indietro x riprendere la strada principale, prendiamo una scorciatoia (risparmiamo più di 20 Km) che porta direttamente ad Heho e da qui si immette sulla strada principale x il lago Inle. Arriviamo poco dopo le 14, pertanto ne approfittiamo per cambiare i soldi e per fare un giro della cittadina che però, specie come fognature e ristoranti, ha ancora molto da migliorare. Da notare che per entrare nella zona si paga una tassa di 12500 K a testa, nessuno però chiede il pass.

VENERDÌ 27 GENNAIO: LAGO INLE, GITA IN BARCA

Giornata dedicata al Lago Inle (900 mt. s.l.m.), alle 8 siamo al molo sul canale che immette nel lago. Saliamo sulla lancia (piatti barchini di legno che ospitano fino a cinque persone più il barcaiolo) e in 25 min. arriviamo al lago. Vediamo le barche dei pescatori di etnia Intha che remano con una sola gamba, tenendosi in equilibrio con l’altra, la maggior parte è concentrata nella parte Nord Centrale del lago, alcuni di loro si mettono in posa x i turisti.

Nota Bene: vestitevi adeguatamente (felpa e K-Way) perché alla mattina presto c’è freddo.

Percorrendo il lago x la sua lunghezza arriviamo nella parte meridionale della zona paludosa, lì iniziamo la visita dei villaggi partendo da quello di Ywama; purtroppo il mercato galleggiante oggi non c’è, veniamo portati in un negozio dove ci sono alcune donne Padaung provenienti dallo stato Kayan con i loro pesanti collari fatti di anelli dorati, ma si rivela una trappola per turisti, prezzi carissimi, 3 volte tanto quelli della Thailandia! Poi infiliamo uno stretto canale e arriviamo ad Inn Thein, subito dietro al villaggio c’è già un gruppo di stupa diroccati (Nyaung Ohak) con alcune sculture in stucco; da lì una scalinata coperta, con ai lati centinaia di bancarelle che vendono ogni sorta di souvenir, conduce alla Shwe Inn Thein Paya, un complesso con oltre un migliaio di stupa decorati del XVII e del XVIII secolo che si presta per fare belle foto; la pagoda, ricostruita più volte, pare invece che risalga al 300 prima di Cristo. Ritorniamo indietro per una strada diversa ma le bancarelle si trovano anche lì, i prezzi sono alti, meglio comprare a Yangon. Usciti dal canale andiamo a vedere la lavorazione dell’argento, poi facciamo una sosta (anche x pranzare) alla Phaung Daw Oo Paya, il sito religioso più importante dello Stato Shan; la pagoda centrale ha quattro ingressi, ognuno segnato da un colonnato con bancarelle. All’interno ci sono 5 statue di Buddha che, una volta all’anno, compiono un giro del lago su un’enorme imbarcazione dorata. I fedeli continuano a ricoprirle di lamine d’oro (solo gli uomini possono avvicinarsi) rendendole ormai irriconoscibili e simili a delle sfere; appese ad una parete si possono vedere le foto delle statue com’erano all’inizio e come sono ora. Terminata la visita riprendiamo la barca per andare al villaggio di In Phaw Khone a vedere la lavorazione della seta ottenuta dagli steli del fiore di loto (Nelumbo nucifera) appena raccolto; nel negozio annesso si possono acquistare bellissimi foulard. Poi andiamo a vedere la lavorazione dei sigari profumati nel villaggio di Nampan, ce ne sono di molti tipi, anche al gusto di anice, rum, banana e ananas; visto l’esiguo prezzo, ne approfitto per farmene una scorta. Risaliti sulla lancia ci dirigiamo alle isole galleggianti x vedere la coltivazione di verdure.

Ultima tappa al monastero Nga Phe Kyaung dove i gatti erano stati ammaestrati a saltare, prima che il capo dei monaci ne proibisse l’usanza; il monastero in teak, su palafitte, è molto interessante, al centro ospita statue di Buddha, Alcune molto antiche, dorate e con molte pietre preziose. Alle 16 ritorniamo a Nyaung Shwe (arriviamo alle 17), soddisfatti del nostro bel giro: potrebbe essere interessante fare un giorno in più, in tal modo si potrebbero vedere, ad esempio, i villaggi di Kya Sa Gone e Kalar oppure Samkar e Arkong o Tharkong, che si trovano su un secondo lago, a cui si arriva tramite un canale, dopo 2 ore di barca.

SABATO 28 GENNAIO: GITA A KAKKU Nyaung Shwe-Taunggyi (35 Km 1h)- Taunggyi–Kakku (30 Km 1h)

Partenza alle 8 per Kakku (65 Km. da Nyaung Shwe) a circa 2 ore dal lago; prima di Taunggyi ci fermiamo in una delle poche aziende vinicole della Birmania, Myanmar Vineyard, dove faccio una degustazione di vini a 1500 Kyats: un rosato, un bianco (Sauvignon) e 1 rosso (Shiraz); purtroppo risultano essere di qualità molto inferiore rispetto ai vini italiani, soltanto lo Shiraz raggiunge a malapena la sufficienza. D’altra parte mi riesce difficile capire come si possa conciliare la coltivazione della vite con quella dei banani, anch’essi presenti nello stesso territorio! Riprendiamo quindi il nostro viaggio. A Taunggyi sino all’anno scorso occorreva fermarsi x pagare la tassa d’ingresso e prendere una guida locale, adesso la guida locale non è più obbligatoria però ci fermiamo ugualmente perché la nostra guida deve fare acquisti al mercato (un regalino alla moglie), pertanto ne approfittiamo anche noi per fare un breve giro nell’interessante mercato locale.

Ripartiamo e alle 11 siamo a Kakku (Sagar, l’antica capitale del regno Shan) e iniziamo la visita di questo complesso composto da oltre 2000 stupa, alcuni dei quali risalgono al 12.mo sec.: la visione d’insieme è straordinaria, pochi turisti arrivano sin qui. Col vento, i campanelli posti sugli hiti collocati in cima agli stupa suonano di continuo producendo un dolce scampanellio. Peccato che, anche a causa di una tromba d’aria che si è abbattuta sul sito un anno fa, molti stupa siano stati gravemente danneggiati e quindi moltissime parti non siano più originali, ciononostante il sito merita, è qualcosa di unico! Terminata la visita del sito, ci addentriamo tra le bancarelle fuori dal complesso, poi andiamo a visitare un villaggio Pa O, l’antica etnia che abita in questa zona, infine rientriamo a Nyaung Shwe dove arriviamo alle 15, pertanto abbiamo ancora del tempo a disposizione per fare un giro in questa cittadina.

DOMENICA 29 GENNAIO: Volo HEHO-YANGON (09:25-10:35) e YANGON-SITTWE (14:00-15:20)

Alle 7 partiamo perché, appena fuori da Nyaung Shwe (2 Km. a nord), vogliamo visitare l’antico monastero (x la formazione dei giovani monaci) di Shwe Yan Pyay o Shwe Yaungh We, in legno di teak finemente intarsiato e famoso per le particolari finestre a forma di oblò e per le sculture fatte dai monaci; poi, in circa 40 min. arriviamo a Heho e prendiamo il volo per Yangon, da lì prendiamo l’aereo per Sittwe; voliamo con FMI Air, una nuova compagnia che raccomando sia per il trattamento a bordo che per la distanza tra i sedili, neppure sui voli intercontinentali c’è così tanto spazio per le gambe!

Arrivati a Sittwe prendiamo possesso della nostra stanza all’hotel Memory; alle 16 la nostra guida ci aspetta per portarci a vedere le cose principali della città: iniziamo col piccolo ma interessante museo Maha (o Maka) Kuthala Kiaungdawgyi, precedentemente adibito a monastero, ospitato in un palazzo storico britannico in stile coloniale.

Il monaco U Bhaddanta Wannita trascorse 49 anni della sua vita a raccogliere antiche monete, banconote e statuette di Buddha per salvarle dai furti operati nei monasteri.

Il museo è vetusto e polveroso, ma vale la pena vederlo, ci sono anche le reliquie ossee di monaci famosi.

Poi visitiamo un tempio con annesso monastero, il Ye Kyaw Thu, ma è abbastanza recente (risale al 1937) e non è granchè.

Molto bella, anche per la luce del tardo pomeriggio che la illumina, è invece la Law Ka Nanda (o Lokananda) Paya, uno stupa completamente cavo, con 4 ingressi decorati con bei bassorilievi e la grande sala interna dorata e costellata di alte colonne che sostengono il tetto completamente decorato.

Ancora più interessante è la piccola costruzione (una sala delle ordinazioni) che si trova vicino al tempio, al suo interno c’è una statua di Buddha la cui superficie è ricoperta da altri Buddha più piccoli: si dice che la statua sia stata ritrovata da alcuni pescatori di Mrauk U nel 24 a.C.

Infine la nostra guida e l’autista ci portano a vedere il tramonto da un view point che si affaccia sul golfo del Bengala.

Soddisfatti, rientriamo in hotel e chiudiamo la giornata in bellezza mangiando gamberoni alla griglia nel vicino River Valley Restaurant.

LUNEDì 30 GENNAIO: SITTWE-MRAUK U (in barca) e inizio visita di MRAUK U

Prima colazione in hotel e, alle 8, trasferimento al porto per imbarcarci sul battello privato che, lungo il fiume Kaladan, ci porterà fino a Mrauk U l’antica capitale della dinastia Rakhine dal 1433; la durata del viaggio (circa 80 Km, lungo il fiume) dipende dalle maree, nel nostro caso erano favorevoli e, partendo alle 8.30, arriviamo alle 12.30. Copritevi bene perchè il primo tratto si fa in mare alla mattina presto e c’è freddo e vento; all’arrivo a Mrauk U un pulmino ci porta al Shwe Thazin hotel dove riposiamo un paio d’ore. Alle 15 la nostra guida ci viene a prendere e iniziamo la visita del sito; a differenza dei templi di Bagan, quelli di Mrauk U sono costruiti in pietra e molti di essi sono cinti di mura che li fanno assomigliare a fortificazioni. Sarà per questo motivo e forse anche per la poca frequenza dei turisti che questo sito mi è piaciuto ancor più di Bagan. Iniziamo la visita con i templi del gruppo settentrionale, anzitutto la Shittaung Paya o santuario delle 80.000 immagini), fatto costruire dal re Minbin nel 1535; all’ingresso, in un piccolo edificio sulla sinistra, si può osservare il Shittaung Pillar un obelisco con un’elenco dei sovrani rakhine in sanscrito. Questo tempio è da non perdere sia per un labirinto interno con tantissime nicchie dove sono custoditi Buddha di tutte le dimensioni, che per la galleria più esterna con i quattro lati in pietra arenaria coperti di interessanti bassorilievi su sei livelli: i bassorilievi, con resti di pittura, raffigurano un pò di tutto, scene della vita di Buddha, scene di vita quotidiana e il re Minbin e le sue regine in sella ad alcuni elefanti.

Uscendo dalla parte opposta visitiamo anche l’Andaw Paya (è utile una torcia) fatta costruire dal re Minhlaraza nel 1521 e ristrutturata nel 1596 x custodirvi la reliquia di un pezzo di dente del Buddha; infine andiamo a vedere la Ratanabon (o Yadanapon) Paya, fatta costruire nel 1612, che fa parte del gruppo settentrionale.

MARTEDì 31 GENNAIO: Continuazione della visita di MRAUK U

Mattina alle 8 iniziamo con la Shwetaung Paya (fatta costruire dal re Minbin nel 1553) che fa parte del gruppo meridionale e si trova nel punto più alto (ottima vista) che si raggiunge con sentieri abbastanza ripidi (mettersi scarpe adatte).

Gruppo orientale Visitiamo anzitutto la Kothaung Paya, il tempio più alto; il suo nome significa santuario delle 90.000 immagini e fu fatto costruire nel 1553 dal figlio del re Minbin, il re Mintaikkha per superare di 10.000 immagini la Shittaung, voluta dal padre. Questo santuario è forse quello che mi è piaciuto di più, nel lungo corridoio esterno, in parte crollato, sono scolpite nella pietra, quasi sino al soffitto, tante piccole immagini di Buddha raffigurato nella stessa posizione; come se non bastasse, lungo la parete ci sono innumerevoli nicchie dove sono collocati Buddha in pietra. Poi, ritornando indietro, saliamo alla vicina Peisi Daung Paya (antecedente al periodo di Mrauk U), le cui volte sono crollate ma si può ancora salire sulla sua cima (c’è posizionato un Buddha seduto) che offre bei scorci sulla piana; più in basso; in 4 nicchie laterali, ci sono ancora le statue di Buddha originali. Poco oltre andiamo a vedere la Pharauk Paya, con 29 nicchie ospitanti altrettante statue di Buddha che simboleggiano i 29 villaggi di Mrauk U.

Gruppo meridionale Ci fermiamo al Laksaykan Gate, una delle porte della città, poi visitiamo la Sanda Muhni Phara Gri, la cui attrazione principale è un’antica statua in metallo prezioso del Buddha Sanda Muhni. A questo punto, sono ormai le 11, facciamo visita al mercato di Mrauk U dove i locali vendono i loro prodotti.

Sito Palaziale Proseguiamo il tour col Palace Museum che però non offre granchè, a parte un plastico di Mrauk U, e poi facciamo un giro veloce tra le rovine del palazzo di cui restano soltanto alcune fondamenta; infine ritorniamo in hotel per una breve sosta prima del tour pomeridiano.

Pomeriggio

Per prima cosa concludiamo il tour dei templi del Gruppo orientale visitando la Sakyamanaung Paya, un tempio ben conservato e con alcune edicole.

Gruppo settentrionale Ci spostiamo alla Pitaka Taik una piccolissima biblioteca (di 48 ne sono rimaste 7) purtroppo deturpata da una struttura metallica che la ricopre e che vanifica ogni tentativo di fotografarne i bei bassorilievi, poi andiamo a visitare la vicina Laungbanpyauk Paya sulla cui piattaforma esterna si possono ancora vedere i resti di piastrelle invetriate con fiori. Poco più avanti, dall’altra parte della strada, un sentiero seminascosto porta al Mahabodhi Shwegu, con una torcia elettrica riusciamo a vedere i bassorilievi (molto rovinati) del corridoio. Scendendo la collina, poco più avanti, un sentiero in salita porta al Ratana San Rwe e al Ratana Hman Kin, dalla cui piattaforma si ha una bella vista dei templi sottostanti.

Per ultima teniamo la Laymyetnha Paya, che è il tempio più antico dell’epoca di Mrauk U (fu costruita nel 1431).

Infine ammiriamo un bel tramonto da una collina poco distante.

MERCOLEDì 1 FEBBRAIO: Visita a due villaggi CHIN e completamento visite a MRAUK U

Colazione in hotel e alle 8 si parte x la visita ai villaggi Chin famosi per le donne che si fanno i tatuaggi su tutta la faccia.

Per arrivare al molo ci vogliono quasi 30 min. perché la strada sterrata è in pessime condizioni, poi si sale in barca e in poco più di 1 h e 30 min. si arriva al primo villaggio che si chiama Pan Paun; le anziane del villaggio, con una fitta ragnatela di tatuaggi sul volto, ci vengono incontro, ci offrono banane e vogliono venderci i pochi prodotti (sciarpe e borsette) fatti al telaio. Dopo esserci consigliati con la nostra guida, optiamo per lasciare soldi agli insegnanti della scuola locale, che visitiamo e che consiste in una baracca di legno aperta, con alcune stuoie. L’insegnante ci ringrazia, userà i soldi per comprare materiale didattico, qui manca tutto, anche perché il governo non fa granchè per queste minoranze etniche. Ripresa la barca, continuiamo per circa 10 min. il nostro viaggio sul fiume approdando sulla spiaggia nelle vicinanze del secondo villaggio Chin, mi pare si chiamasse Sho Me. In questo villaggio, più esteso del primo, le cose vanno meglio, le baracche sono migliori (c’è persino un negozio e una sede del partito NLD) e la scuola è un edificio in muratura, merito anche di un’organizzazione italiana, “Salva un Bimbo” (la cui targa è affissa all’esterno della scuola), che 3 anni fa ha fornito fondi per costruirla, anche qui lasciamo un piccolo contributo. Risaliti in barca, in meno di due ore (abbiamo la corrente favorevole), siamo al molo dove ci attende il nostro pulmino che ci riporta al nostro hotel a Mrauk U per le 14.30. Approfitto della pausa pranzo della nostra guida per ritornare a vedere la Shittaung Paya dove, lungo la cinta esterna, ci sono dei bassorilievi (uno dei quali a sfondo decisamente erotico) che ricordano lo stile hindu. Con la guida concludiamo poi le visite con gli ultimi due templi che ci restano iniziando dalla vicina Dukkanthein Paya (gruppo settentrionale), che da fuori sembra più una fortificazione che un tempio. La parte interessante è all’interno (è utile una torcia), un corridoio concentrico porta ad un santuario più interno, lungo tutto il percorso ci sono nicchie contenenti statuette di Buddha in pietra e al loro fianco ci sono molte figure scolpite nell’arenaria che raffigurano principi, re, regine, notabili ma anche persone comuni, rappresentate con le 64 acconciature in voga a Mrauk U. Per ultima ci teniamo la Haridaung Paya, nei dintorni del sito Palaziale, da cui si godono belle vedute (valida per il tramonto); verso le 17 rientriamo in hotel perché vogliamo andare a nanna presto, il giorno dopo ci aspetta una levataccia.

GIOVEDì 2 FEBBRAIO: a) MRAUK U-SITTWE (con barca 5 ore) – b) SITTWE–THANDWE (volo Y5-409 12:50-13:35)

Alle 5 ci viene a prendere il pulmino e ci porta al molo da dove prendiamo la barca per Sittwe, da qui un altro pulmino ci porta all’aeroporto, il volo è breve (però l’aereo della Golden Myanmar Airlines parte con un ritardo di circa 25 min.), alle 14 siamo a Thandwe, un addetto del nostro hotel è già ad aspettarci, ci accompagna a ritirare le valigie e col pulmino ci porta all’hotel. L’hotel affaccia sulla lunga spiaggia, il golfo di Ngapali è bellissimo, giusto il tempo di sistemare le valigie e andiamo a fare il bagno (l’acqua a febbraio è leggermente più calda che da noi a luglio) e poi ci prendiamo il sole sui lettini a disposizione. Restiamo in spiaggia a vedere il tramonto, fantastico, poi, dopo una doccia, mangiamo al Best Friend, vicinissimo al nostro resort, dove mangiamo ottimo pesce alla griglia spendendo pochi euro a testa.

VENERDì 3 FEBBRAIO: NGAPALI BEACH

Sveglia alle 8, dopo una buona colazione ci dirigiamo al villaggio dei pescatori, a circa 4,5 km; le barche (più di 100) sono rientrate e hanno già venduto tutto il pesce; lungo la spiaggia, sopra dei teli azzurri, il pesce più piccolo viene essiccato al sole. Verso le 13 rientriamo in hotel, fermandoci a comprare alcuni souvenirs (conchiglie lavorate) dalle numerose bancarelle lungo la spiaggia (importante, prima di comprare fatevi un’idea dei prezzi, da una bancarella all’altra ci sono differenze anche del 30%). Alla sera, con un bellissimo tramonto di fronte a noi, ci concediamo un buon cocktail e poi ceniamo sulla spiaggia al Sandway Beach (barracuda e calamari alla griglia).

SABATO 4 FEBBRAIO: NGAPALI BEACH

Alla mattina facciamo una breve passeggiata dall’altra parte della spiaggia, poi facciamo vita di mare (relax, bagni e sole). Alla sera ceniamo in uno dei ristorantini che si trovano vicino all’ingresso del Silver Beach.

DOMENICA 5 FEBBRAIO: NGAPALI (Thandwe) – YANGON (volo K7-245 12:00-12:50) e trasferimento all’hotel

Colazione in hotel e ultimo bagno, alle 10.15 il pulmino dell’hotel ci porta all’aeroporto x il volo di rientro a Yangon con AIR BKZ. A Yangon ci aspetta un autista a nostra disposizione per tutto il pomeriggio. Lungo la strada facciamo una prima sosta al People’s Park, un bellissimo ed esteso parco da dove si possono anche fare belle foto alla Shwedagon Paya, poi ci fermiamo all’ex Pegu Club che era il circolo inglese più esclusivo di tutta la Birmania all’epoca della dominazione britannica; attualmente è stato ristrutturato x ospitare un centro servizi ma della vecchia e fascinosa struttura in teak purtroppo non è rimasto nulla. Lasciamo le valigie in hotel e andiamo al mercato delle spezie ma di domenica è chiuso, ritorneremo il giorno dopo, pertanto andiamo al Bo Gyoke Market (al coperto, acquisti convenienti, chiuso il lunedì, 10-17) per gli ultimi acquisti. E’ la volta della Sule Paya (ingresso 3.000 Ks), molto bella al tramonto e infine della Botataung Paya, assolutamente da vedere. Salutiamo l’autista e concludiamo la serata al ristorante Link Age, dove alcuni ragazzi indigenti imparano il mestiere.

LUNEDì 6 FEBBRAIO YANGON (giornata libera)

Oggi giro in centro, anzitutto andiamo al mercato delle spezie, dopo passiamo dal Mahabandoola Garden x comprare le cartoline, poi visitiamo la bella Saint Mary Cathedral e compriamo una bottiglia di rum birmano al market vicino al nostro hotel. Nel pomeriggio iniziamo il nostro giro dall’edificio del Central Telegraph Office, poi passiamo davanti al Ministers Office che era il centro del potere britannico (qui fu assassinato il generale Aung San Suu Kyi) e andiamo a vedere Pomelo, una bottega di commercio equo, con prodotti artigianali, infine andiamo al Central Post Office ad imbucare le cartoline. Proseguiamo e giriamo in Pansodian Street dove passiamo davanti all’edificio coloniale sede della Grinlays Bank (ormai in abbandono) e a quello sede dell’Inland Waterways Department. Svoltando in Merchant Street passiamo alla parte ad ovest della Sule Paya addentrandoci nel quartiere di Chinatown; vediamo l’interessante tempio cinese Khen Hock Keong, il Theingyi Zei Market con i rimedi della medicina cinese e lo Sri Kali; volevamo anche visitare la Musmeah Yeshua Synagogue, ma al pomeriggio è chiusa. Rientriamo quindi al Panorama hotel e ceniamo nel ristorante annesso perché domani ci aspetta il volo di rientro.

MARTEDì 7 FEBBRAIO: YANGON (mattinata libera), Trasferimento in aeroporto e volo per l’ITALIA

Teo, molto gentilmente, mette a nostra disposizione il pulmino già dalle 8.30, gli altri optano però per un ultimo giro di shopping al Boyoke Market e ci vanno a piedi, io invece ne approfitto e mi faccio portare al National Museum (merita la visita, apre alle 9.30 e costa 5000 K – chiuso al lunedì) poi rientro in hotel e mi cambio per il volo di rientro in Italia, alle 12.30 partiamo per l’aeroporto dove arriviamo alle 13.10 (c’era poco traffico, occorre però calcolare almeno un’ora).

Il giorno dopo atterriamo alla Malpensa alle 5.30 di mattina (ora locale), il viaggio di ritorno è stato più pesante di quello dell’andata in quanto la durata è stata, scali compresi, 18 ore e 30 minuti, contro le 14 ore dell’andata.

Che dire di questo viaggio?

Sicuramente che la Birmania è un paese che guarda al futuro, la dittatura militare è formalmente finita ma San Suu Kyi ha un compito arduo da portare avanti in quanto i militari conservano una forte presenza in parlamento ed inoltre conservano molti centri di potere e posizioni di spicco anche in ambito amministrativo ed economico. Poi ci sono i problemi legati alle molteplici etnie presenti nel paese, sino a pochi anni fa erano presenti movimenti armati indipendentisti con i quali sono state firmate delle tregue, il tutto però è in un delicato equilibrio. Per non parlare dei forti interessi delle multinazionali, soprattutto coreane e cinesi, che, complice l’embargo che gli stati dell’occidente avevano (giustamente) posto a causa della dittatura militare, si sono fatti avanti e hanno accesso a molte delle grandi risorse naturali del paese. Ciò nonostante il paese è in fermento in quanto, ad esempio, molte persone, anche laddove non è presente l’energia elettrica, dispongono di cellulari (vengono caricati con dei piccoli pannelli solari), inoltre l’edilizia (strade ed edifici) è in pieno boom e le scuole, merito dell’obbligatorietà introdotta da San Suu Kyi, sono più frequentate del passato, anche se nelle zone rurali questo è vero solo in parte.

Anche il turismo ha un ruolo importante, da pochissimo il paese è più aperto agli stranieri, vi consiglio di contattare guide ed agenzie direttamente in loco, in questo modo contribuirete a portare ricchezza direttamente nel paese evitando il ricarico delle agenzie e dei tour operator stranieri.

Per quel che riguarda le persone le ho trovate affabili, sorridenti e disponibili, la loro genuinità si riflette nelle tradizioni (quasi tutti portano la gonna tipica, anche gli uomini, i pantaloni per ora sono scarsamente diffusi) e nella religiosità, ad es. nei templi, ma anche nei piazzali circostanti, si va scalzi, cioè a piedi nudi, senza calze, come invece è concesso nella vicina Thailandia.

Per quel che riguarda infine le cose da vedere, direi che c’è l’imbarazzo della scelta, volendo fare una classifica dei top five, al primo posto metterei il volo con la mongolfiera sui templi di Bagan, poi la Roccia d’oro (per l’impatto emotivo), il lago Inle, Mrauk-U e Ngapali ma anche Mandalay e Yangon meritano la visita.

Per qualsiasi info mi potete contattare alla mail francogigante1953@gmail.com

Di seguito ulteriori info che possono essere utili alla programmazione del viaggio

HOTEL (tutti prenotati con Agoda)

Bagan: Crown Prince, 41 € a notte senza colazione, camera ampie, personale gentilissimo, nel complesso buono, però evitate il ristorante, è abbastanza caro e con attese lunghe.

Kalaw: Pine Breeze, 40 € a notte con colazione buona, niente di chè ma accettabile, wi-fi solo nella hall ma velocità discreta

Mandalay: Hotel 8, 21 € a notte con colazione buona e varia, personale gentile, stanza, bagno e asciugamani puliti, una delle sistemazioni migliori che abbiamo trovato; hotel nuovo, con wi-fi e vicino a ristoranti.

Mrauk U: Shwe Thazin, 44 € a notte con colazione, ci sono dei bungalow in stile pagoda, che ospitano ognuna 4 camere, con poca luce (attenzione a non lasciarle aperte perché entrano i gechi), wi-fi solo in alcuni momenti.

Ngapali: Silver beach, 78 € a notte con ottima colazione, ottimo hotel con corpo centrale e bungalow vista mare, wi-fi velocissimo e personale efficiente e gentile (navetta da e per l’aeroporto gratuita).

Nyaung Shwe: Golden Lotus, 27 € a notte con colazione buona, camere pulite e molto ampie, wi fi discreto anche in camera.

Yangon: Panorama 52 € a notte con colazione, hotel centrale che necessita di qualche ammodernamento, comoda la presenza di un (buon) ristorante, camere ampie e discrete (sceglierle ai piani alti, meno rumorose), wi-fi OK

High Five, 38 € a notte senza colazione, ottimo hotel, camere pulite e silenziose, abbastanza vicino all’aeroporto, personale gentilissimo, unica pecca: si trova in una zona dove non c’è niente, per fortuna dispone di una piccola area ristorante

Roccia d’oro: Kyaik Hto 78 € con colazione, non vale il prezzo pagato ma alla Roccia d’oro se ne approfittano (ci sono solo 3 hotel e questo è il più vicino), le piccole camere sono in bungalow vetusti, i bagni sono anche peggio.

Sittwe: Memory, 43 € a notte con ottima colazione con molta scelta, nuovo e abbastanza buono, buon wi-fi, personale gentile, vicino ad un buon ristorante di pesce (il River Valley)

RISTORANTI

Bagan: Mingalarba Food Corner si trova sulla strada principale, vicino al Crown Prince hotel, è un ristorante vero e proprio, pulito ed economico (17.500 K in due), si mangia bene, anche piatti di pesce.

Kalaw: non c’è molta scelta di ristoranti veri e propri, ce ne sono un paio all’inizio del paese, sulla strada principale.

Mandalay: ristorante cinese nella stessa strada dell’hotel, un pò più avanti

Mrauk U: essendoci poche alternative, abbiamo cenato al ristorante del nostro hotel, il Shwe Thazin, si mangia bene a prezzi contenuti, unico neo sono i tempi di attesa, consiglio di ordinare un paio d’ore prima dicendo a che ora volete pronto.

Ngapali: Best Friend, si trova a 10 metri dall’ingresso del Silver Beach, si mangia bene spendendo pochissimo, ci sono anche dei menù fissi alla griglia, consigliatissimi, in due abbiamo speso 19000 K.

Sandway Beach, è il primo che si incontra sulla spiaggia, nella zona dei ristorantini, ottimo pesce alla griglia (e non solo) a prezzi contenuti – 19000 K in due.

Altro ristorante (non ricordo il nome) vicino al Best Friend, dallo stesso lato, anche qui si mangia bene.

Nyaung Shwe: Golden Kite, sulla strada principale, fa anche cucina italiana (discrete pizze e pasta), è uno dei migliori.

Yangon: Link Age, si mangia bene spendendo il giusto, ci sono alcuni ragazzi di famiglie indigenti che imparano il mestiere.

Roccia d’oro: abbiamo mangiato abbastanza bene al ristorante del nostro hotel Kyaik Hto, non ci sono grosse alternative.

Sittwe: River Valley, è vicino all’hotel Memory, sulla strada principale, si mangia ottimo pesce

NOTE DI VIAGGIO

• Le prese sono internazionali e ce ne sono diverse a disposizione nelle stanze.

• La cucina è cinese/thailandese, di cucina locale ce n’è poca, cmq si mangia discretamente bene e con poco; un piatto di riso o noodles con carne o verdura costa circa 2000 K, i curry con riso e contorni circa 5000 K, una bottiglia di birra grande 2500 k, in molti paesi è facile trovare bancarelle economiche.

• La pulizia negli hotel è discreta, nei ristoranti (specie nelle cucine) un pò meno.

• La popolazione è molto disponibile e sorridente, la disonestà non è ancora di casa.

• Ci sono tanti souvenirs a prezzi bassi, anche se la varietà è minore rispetto alla Thailandia.

• Le strade sono in condizioni appena passabili, pochissime le autostrade, senza segnali e illuminazione.

– In Birmania non ci sono semafori per i pedoni, ma solo per le auto, anche le strisce pedonali non vengono considerate.

• Le auto hanno la guida a destra (le auto vengono obbligatoriamente importate dal Giappone) ma pure si viaggia a destra perché si è voluto dare un segno di cambiamento rispetto al retaggio del colonialismo inglese: questo non li aiuta nei sorpassi fatti quasi alla cieca o con l’aiuto della persona vicino all’autista.

VALUTA A febbraio 2017 1 € = 1430 K circa, il cambio è più vantaggioso se si cambiano tagli grossi (100 € o 100 $), si trova da cambiare in tutti gli aeroporti, negli uffici di cambio o nelle banche, a Yangon, Bagan e Mandalay si trovano anche i bancomat.

Il cambio per gli Euro è ottimo, i $ devono essere in ottimo stato e successivi al 2006.

VOLO INTERNAZIONALE Abbiamo volato con la Qatar ma non ve la consiglio, abbiamo avuto problemi con i bagagli e ci hanno detto che era colpa nostra, inoltre il servizio a bordo non era granchè.

AGENZIE LOCALI: l’organizzazione dell’agenzia da noi scelta www.teoguidabirmania.it (specializzata con gli italiani) è stata perfetta e con un ottimo rapporto qualità/prezzo; abbiamo avuto una guida parlante italiano per tutto il viaggio (esclusi i giorni al mare) insieme ad autista e pulmini (puliti e in buone condizioni) per 6 persone, con acqua e salviette sempre a disposizione. Nel pacchetto erano compresi i voli interni, tutti i trasporti (barche, calessi, pulmino) e gli ingressi ai vari siti. Le mance sono escluse però agli autisti e ai facchini fanno piacere anche se non le chiedono apertamente.

VISTI: si può fare online (45 €, http://evisa.moip.gov.mm): occhio, ci sono 60 gg. dalla data d’emissione x entrare, poi scade.

PAGODE: si entra a piedi nudi (no scarpe ma anche no calze) quindi portatevi parecchie salviettine per pulirvi.

COMUNICAZIONI Conviene acquistare una scheda MPT (le vendono all’aeroporto) al costo di pochi USD (solo x chiamate, gli sms non funzionano), un minuto di telefonata costa poco più di mezzo dollaro.

TEMPERATURA Abbastanza caldo a Yangon, Mandalay, Bagan; più fresco (felpa mattina presto/sera) a Kalaw e al lago Inle.

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