MORU NAUA: buon giorno
Abbiamo noleggiato una 4×4 single cab con equipaggiamento da campeggio per 2 persone da Camel Car Hire [info@camelcarhire.Com.Na] (dopo un’attenta valutazione di vari preventivi, tutti raccolti contattando i noleggi segnalati dalla CARAN, un’associazione che garantisce standard di affidabilità). Rispetto all’attrezzatura da campeggio, fatevi specificare in dettaglio ciò che è incluso nel prezzo… anche questo conta nella scelta. In ogni caso è possibile contrattare e chiedere ciò di cui si ha bisogno. Consigliabile provvedere da sé ad asciugamani, coltelli efficaci, sacchi a pelo caldi, asciugapiatti, federe. La tenda sul tetto è decisamente più comoda e rassicurante di quella a terra.
Una volta a Windhoek troverete comunque supermercati e negozi forniti di tutto (persino la diavolina per il barbecue).
Occhio anche alla 2° ruota di scorta, il cavo di traino, il crick, le chiavi per smontare le ruote, eventuali ricambi non ovunque disponibili (CamelCarHire ha provveduto a tutto di sua iniziativa).
Abbiamo prenotato solamente i campi di Sesriem ed Etosha, tramite Cardboard Box Travel Shop [anke@namibian.Org] e due notti a Swakopmund presso la Seabreeze Guesthouse [seabre@bigfoot.Com].
Si anticipa il pagamento tramite carta di credito e si ricevono i voucher via e-mail (il totale per i campi e la guesthouse, una caparra per l’auto). Non abbiamo avuto nessun problema, tutti corretti ed efficienti.
In tutto 4500 Km, di cui circa 500 di asfalto.
Portarsi la caffettiera e il caffè… noi abbiamo portato anche un po’ di pasta, di sughi pronti (quelli che non necessitano di frigorifero); si trovano scatolette varie, ottima carne da cuocere alla brace, verdura (patate, zucche, pomodori, cavoli) e sull’auto c’era un frigorifero vero e proprio.
Secondo noi merita girare la Namibia in 4×4, con la tenda sul tetto. Ciò consente grande autonomia, spostamenti comodi e sicuri e di arrivare in luoghi selvatici, nei quali può capitare che l’unica possibilità sia il campeggio, oppure che si possa scegliere tra il campeggio (max 10 euro a testa) o il lodge (anche 100 euro a testa).
Il fascino della Namibia è dato dagli spazi aperti e dalla solitudine, dagli incontri con la natura e le persone… non tanto dalle città, che, per quanto accoglienti, non crediamo possano costituire la ragione della scelta della Namibia per un viaggio.
Il periodo del nostro viaggio è alla fine della stagione secca, un po’ fuori dall’alta stagione, abbiamo trovato sempre poca gente, bel tempo e visto moltissimi animali.
Sulla Lonely Placet ci sono tutte le informazioni utili.
Costi: volo Euro 1100×2, auto 2000 euro, pasti+campi+guesthouses+benzina 1500 euro; in totale circa 3000 euro a testa.
Il nostro itinerario: 19 settembre: partenza nel pomeriggio 20 settembre: arrivo a Windhoek, preso l’auto, fatto rifornimenti di carburante, cibo, acqua, fiammiferi, scottex et similia, poi subito alla volta di Sesriem (3 ore). Si tratta di prendere dimestichezza con le piste sterrate, l’enorme auto, la polvere sollevata dalle poche auto che si incontrano (chiudere i finestrini!!), i grandi spazi intorno.
A Sesriem merita dormire o al campo o al Sossusvlei lodge, per essere più vicini ai cancelli; gli altri lodge sono almeno a 40 km da lì.
Per la nostra prima cena Namibiana andiamo al lodge: ha un barbecue fantastico… off limits per vegetariani e per chi non apprezza l’idea delle lumache, della carne di gazzella, coccodrillo, antilope o zebra. Non ricordo se servivano anche pollo o vitello… La notte è fredda, abbiamo i sacchi a pelo di piuma e una felpa addosso.
21 settembre: via per la duna 45 e Sossusvlei. Un incanto. Ci fermiamo alla duna 45. Ovviamente ci siamo svegliati tardi, ci siamo persi l’alba e fa un caldo feroce. La sabbia è rovente, la duna sembra sempre più alta a mano a mano che la si sale. Però è davvero emozionante vedere questo mare di sabbia rossa e gialla.
Torniamo all’auto. Non parte. Ci facciamo aiutare da altri turisti, torniamo al campo per telefonare alla CamelCarHire. Verranno a riparare o sostituire l’auto domattina. Mathias, un operaio del campo, ci riporta all’auto e ci traina nuovamente al campo (45km per 3 ore di traino sono un’esperienza!…). Pasta al campeggio, sciacalli e gazzelle girano tra le piazzole, per fortuna la doccia é calda.
22 settembre: alle 8 ci svegliamo, di cattivo umore, ma subito arriva Steve, il nostro meccanico, che aspettavamo per le 10… Grande! Ci presta l’auto con cui è arrivato così andiamo a Sossusvlei, mentre lui tenta di riparare la nostra Toyota. Gli ultimi 5 km sono riservati ai 4×4, anche col 4×4 si rischia di insabbiarsi, ma c’è sempre qualcuno nei paraggi che può aiutare. Davvero merita arrivare fin quaggiù, un luogo un po’ apocalittico, selvaggio, estraneo, vastissimo, caldissimo. Troviamo un filo d’ombra sotto cui piazziamo l’auto e andiamo alla Deadvlei. E’ un lago secco e bianco, silenzioso, fermo e vivo, scarichiamo 2 rullini di diapositive, rischiamo la disidratazione e torniamo, felici ed esausti (per sopravvivere serve: scarpe chiuse, cappello, crema solare o maniche lunghe, 1 litro d’acqua a testa, occhiali da sole, anche se è solo 1 km più in là!).
Steve ci lascia la seconda auto, preferisce darci un mezzo di cui si sente più sicuro. Noi siamo felicissimi, anche perché è un 4×4 doublecab e, quindi, è più spaziosa, poi ha il serbatoio più capiente e i sedili più comodi.
Verso le 16 partiamo per Swakopmund, sosta per rifornimento a Solitarie (confermiamo la bontà della torta) e poi 3 ore di viaggio nella landa desolata. Ogni tanto uno struzzo, lontano.
Arriviamo a 40 km dalla costa e davanti a noi sparisce il sole, ci sono le nuvole… noi ancora nel deserto con il cielo terso sulla testa… poi le luci, l’asfalto, Walwis Bay e poi Swakopmund. La nostra Guesthouse è un po’ fuori mano, ma un ragazzo ci guida fin là. (Attenzione perché hanno cambiato tutti i nomi delle strade nel 2005, semmai chiedete alla guesthouse di inviarvi via e-mail una cartina aggiornata).
Cena a TheTug, imperdibile se amate il pesce e la chiacchiera con i camerieri (65 euro in 2, vini inclusi).
23 settembre: Colazione ricchissima e accogliente con Giancarlo, Oscar e il loro staff. La guesthouse ci è piaciuta molto, sia per la sistemazione, sia per le persone che la gestiscono. La mattina in giro per Swakop, non acquistiamo nulla al mercatino dell’artiganato (a Windhoek si paga molto meno). Al caffè OutOfAfrica servono l’espresso più buono che abbiamo mai bevuto (anche in Italia): il “Black Mamba Ristretto”, ottime torte e succhi di frutta (di “guava”, confezionati, si trovano anche nei supermarket).
Pomeriggio: Welwischa Drive. Licheni e sassi, dopo 60 km una pianta brutta, ma millenaria ed eroica. Se ardite, fermatevi nei campi lungo la strada, abitati da scimmie (però portatevi tutto, perché non c’è neppure l’acqua).
24 settembre: a Swakop prenotiamo il campo a Palmwag per la notte del 25.
Skeleton coast fino al Mile108 (pescatori, conchiglie, vento freddo, sciacalli, luce accecante rifratta dalla sabbia). Sosta a Cape Cross, una bolgia infernale di foche che dormono, ciucciano, gridano, si tuffano, combattono, puzzano, sono migliaia. Merita, anche qui 1 rullino di foto.
Ci dirigiamo verso l’Ugab River rest Camp. La strada sarebbe impensabile senza un 4×4 (con una 2×4 ci si lascia la coppa dell’olio!). Ci arriviamo, è deserto, ci siamo solo noi, vediamo grosse impronte di felino sulla sabbia, abbiamo paura a dormire soli qui, peccato, veniamo via, aggiriamo il Brandberg e arriviamo a Uis.
Uis è un crocevia nel mezzo del Damaraland. Al campeggio (quello piccolo, l’unico funzionante) ci accoglie una signora tedesca felice di vederci, fuori dal campeggio ragazzi che cercano di vendere sassi e cristalli. Davvero un brutto posto, anche se il campo è carino e ha una pozza illuminata (abitata da papere).
25 settembre: direzione Twifelfontein.
Bellissime le pitture e le incisioni, simpatiche le guide, panorama mozzafiato, come sempre. Portarsi cappello e acqua.
Arriviamo per la sera a Palmwag. Ci hanno anticipato che lì intorno girano gli elefanti del deserto. Cena con pasta al sugo, manzotin e pomodori, poi birretta e brandy sulla terrazza del lodge contiguo (Palwag = 1 distributore di carburante + il campeggio e il lodge, niente negozi di cibo), da cui sentiamo la presenza degli elefanti che spostano l’acqua delle pozzanghere vicine, rompono rami.
26 settembre: la mattina un operaio del campeggio ci porta a vedere gli elefanti… a debita distanza! Ripartiamo, vediamo le nostre prime giraffe, sono animali bellissimi, eleganti, timorosi e curiosi. Ci dirigiamo verso Sesfontein, dove facciamo rifornimenti e chiediamo notizie sulla strada per Purros (100 km verso ovest, 3 ore). Ok, si parte. Se si rompesse qui la macchina dovremmo aspettare che passi qualcuno… ma quando? La pista è ben segnata, ma richiede un po’ di perizia nella guida (sabbia fine, pietre).
Il paesaggio è davvero bello, tanti animali, la luce radente e la prateria gialla. A Purros il campo gestito dalla comunità locale è spettacolare: acacie alte 12 metri, lavelli d’acciaio per i piatti, doccia con acqua scaldata a legna, sotto le stelle, tracce fresche di elefanti ovunque. Siamo soli, mai visto un buio così buio né sentito un silenzio così silenzio… e così tante stelle.
27 settembre: visitiamo il villaggio himba di Purros e da lì saliamo su una collinetta panoramica di fronte. Ci piacerebbe proseguire lungo la pista per Orupembe, ma da soli è davvero un rischio: la strada è ancora meno frequentata e meno curata di quella che arriva fino a qui. Toriniamo a Sesfontein, poi giriamo verso nord, direzione Opuwo.
Ancora un elefante lungo la strada, ci vede, muove le orecchie, teliamo. Facciamo una piccola deviazione a Etenga (necessario 4×4)… ma non c’è nulla, neppure il cartello. Incontriamo tanti himba lungo la strada, ma con loro non si parla, nulla più che scambiare foto per cibo. Opuwo non è una bella città, ma ha tutti i rifornimenti che servono. Ci fermiamo all’Opuwo Country hotel, cui è annesso un campeggio… ci permettono di usare la piscina (imbarazzante, in un luogo così secco…). Ceniamo all’albergo.
28 settembre: direzione Epupa. La strada non offre nulla, tutto arido e solitario, un po’ brullo, quasi brutto, ma poi il sollievo dell’acqua del Kunene. Si campeggia in riva al fiume, difronte, sulla riva opposta un coccodrillo a bocca aperta: vietato fare il bagno. Solito barbecue, e questa volta tante zanzare! 29 settembre: due passi lungo il Kunene a vedere le cascate. Nel pomeriggio si riparte, verso Ruacana. Arriviamo al campeggio(Kunene River Lodge), alberi enormi, una bella terrazza sul fiume, nel fiume si riflettono le stelle, che magia! 30 settembre: 500 km fino a Namutoni (Etosha). Attraversiamo l’Owamboland, è quasi tutto asfalto, si va veloce. Le città sono scialbe, andiamo a vedere i baobab di Utapi (c’è anche un bel mercato dove non c’è neppure un bianco: ci sorridono solo quando scoprono che non siamo né tedeschi né sudafricani… insomma non “ex coloni”). Al supermercato un bianco ci dice che è una zona molto pericolosa, noi andiamo via veloci. I bianchi qui vivono chiusi dietro recinti di filo spinato elettrificato (anche a Windhoek e nelle altre città)… ma a noi nessuno ha mai dato neppure fastidio, mai nessun problema (certo sarà stato utile aver fatto un po’ attenzione!!).
Arriviamo a Namutoni con 3 giorni d’anticipo sulle prenotazioni, ma non è alta stagione e così riescono a cambiarci le date. Appena arriviamo alla pozza, un po’ lontano… 3 leonesse!!!!! Al tramonto altri animali, antilopi, elefanti, uccelli, zebre, giraffe. Poi al bar c’è una danza tradizionale Owambo… che spettacolo! Donne e bambini con voce e tamburo, che fisicità, che ritmo, che bello! E poi finalmente non ci sono solo bianchi in vacanza, ma anche neri che se la spassano di fianco a noi! 01 ottobre: Etosha, le pozze intorno a Namutoni, fino ad Halali.
02 ottobre: da Halali a Okaukuejo 03 ottobre: intorno a Okaukuejo e, nel tardo pomeriggio arrivo a Otjiwarongo per la notte.
Per godersi il parco senza dover correre, specialmente durante la stagione secca, che permette di vedere davvero tanti animali, ci pare che sia necessario trascorrerci 3 giornate piene.
Il parco ci ha regalato tante foto, tante emozioni, in tutti i campi le pozze illuminate ci hanno fatto vedere gli animali anche di notte (i timidi rinoceronti). E di giorno antilopi, gazzelle, gnu, dik dik, uccelli, zebre, elefanti, leoni, otocioni, iene, giraffe, struzzi, facoceri, abbiamo mancato leopardi e ghepardi (bisognerà tornare!!). I campi sono confortevoli, tutti con piscina, spaccio alimentare, spazio per il barbecue, pozza illuminata, animaletti che gironzolano (manguste, facoceri, sciacalli, scoiattoli, uccelli).
Difficile esprimere con le parole la magia della savana, degli animali, il silenzio rotto dai rumori della natura. Una meraviglia. Uscendo dal parco e incontrando le auto in direzione opposta sentiamo davvero la malinconia perché da lì ci stiamo allontanando… e il viaggio volge al termine.
04 ottobre: siamo in anticipo sulla tabella di marcia… e quindi possiamo andare anche allo Spitzkoppe. Da Otjiwarongo, via Omaruru, Karibib e Usakos. Sono belle cittadine, ricche di alberi fioriti (stagione fortunata?) e edifici curati, sono molto piccole e quasi ovunque si trova un bar-pasticceria dove bere un buon caffè (tedesco) con fetta di torta. Proviamo Okonjima per vedere i leopardi, ma già per telefono ci dicono che non accettano gruppi di meno di 8 persone e con tour operator… ok, non ci vogliono, niente leopardi.
Percorriamo la Kalahari Desert Haighway (1 corsia per senso di marcia!), al cartello si svolta sulla pista, 30 km e compare lo Spitzkoppe. E’ un insieme di enormi monoliti di granito rosa, ci si arrampica che è una meraviglia (ci sono anche alcune vie attrezzate).
Siamo davvero in pochi nel campo, è davvero un ultimo regalo di wilderness, pace e spazio di questo viaggio. La notte sentiamo ghignare le iene… ci chiudiamo in tenda.
05 ottobre: esploriamo tutto intorno, nella savana, sulle rocce; cerchiamo le pitture rupestri e il bushman paradise… siamo soli, è davvero spettacolare: anche se è tutto asciutto, si intuisce che con la pioggia si formano rivoli e pozze in cui si raccoglie l’acqua che ancora adesso disseta le poche piante sulle rocce.
Al campo non c’è acqua, bisogna portarsela. Il ragazzo alla reception ci ha aiutato a riempire la nostra tanica (meno male che ho insistito per averla!), così abbiamo potuto sciacquare pentole e piatti e, dopo la passeggiata sotto il sole, farci una doccino veloce! Nel pomeriggio raggiungiamo Okahandja, non c’è un campo decente, andiamo in una guesthouse.
06 ottobre: acquisti nel mercatino di Okahandja. Scambiamo camicie e magliette, un tira e molla infinito, ma anche divertente. Poi via verso Windhoek alla Rivendell guesthouse.
La guesthouse è davvero carina, piscina, stanze pulite e ariose. Ci riposiamo fino a ora di cena, poi andiamo al Joe’s beerhouse (Christine della guesthouse ha prenotato per noi): filetto di kudu e spiedino boscimane… tutti bianchi, solo qualche asiatico.
07 ottobre: Windhoek tutto il giorno. Riconsegniamo l’auto (tutto ok, correttissimi e gentilissimi). Acquisti per le vie, pranzo nel prato insieme alle persone in pausa dal lavoro. Poi nel tardo pomeriggio Steve ci viene a prendere alla guesthouse e ci accompagna in aeroporto. Che malinconia, restiamo fino all’ultimo fuori a respirare l’aria africana.
I Namibiani usano sempre la parola “safe” (sicuro), per la guida, il viaggio, il parcheggio, le persone; i bianchi recintano le loro case col filo spinato elettrificato e le guesthouse hanno una guardia (di colore) durante la notte in giardino e nel parcheggio; si raccomandano sempre di non girare a piedi di notte e di fare molta attenzione quando si scende dall’auto.
A noi è sembrato che si possa girare con sufficiente tranquillità, ricordando: 1) di guidare con prudenza: per fermarsi, su pista, andando ai 100km/h ci vogliono almeno 500 metri, un animale vicino al bordo strada può decidere all’ultimo di attraversare la strada, sulla ghiaia le sterzate improvvise tolgono il controllo dell’auto. Un ospedale potrebbe essere a giorni di distanza e spesso non c’è segnale per i cellulari.
2) che molte persone sono davvero povere mentre noi abbiamo un’auto carica di cibo, soldi, abiti, carburante… 3) che siamo ospiti e che ogni campo (soprattutto quelli gestiti dagli abitanti dei villaggi) è il frutto di un investimento di risorse ambientali.
Quindi, con lo stesso rispetto con cui si entra nelle case altrui, portando qualcosa che può servire e rispettando le condizioni di chi ci accoglie, si può fare uno splendido viaggio (safe!!) in assoluta libertà e autonomia.