Milano in un weekend

Dalle bellezze architettoniche del centro storico ai parchi gioco per bambini, passando per Eataly e il museo della scienza e la tecnologia Leonardo da Vinci, la modernità di piazza Gae Aulenti e la città dei Robot.
Scritto da: alvinktm
milano in un weekend
Partenza il: 11/01/2020
Ritorno il: 12/01/2020
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Se è vero che per l’Italia vale il detto ‘tutte le strade portano a Roma’, per la Lombardia ‘tutte le strade e le ferrovie portano a Milano‘. Così eccoci arrivare in treno nel capoluogo lombardo, dopo un viaggio di due ore dalla nostra Valtellina. Appena scesi dal vagone siamo subito contagiati dalla frenesia che da sempre contraddistingue la seconda città italiana per numero di abitanti e che secondo l’analisi del quotidiano ‘Il sole 24 Ore’ è in testa alla classifica italiana per la qualità della vita. È la capitale della finanza e della moda, eccelle nell’enogastronomia e vanta una gran quantità di monumenti che assieme ai musei e alle mostre in costante evoluzione offrono un buon motivo per venirci una prima volta e tornare una seconda. Grazie a quest’ampia gamma di possibilità ogni turista può costruire la vacanza che più si adatta a lui. Sia che si tratti di un mordi e fuggi oppure di una permanenza lunga ci si porterà a casa un ricordo frizzante di Milano.

Per chi arriva in treno la STAZIONE CENTRALE è la porta d’accesso alla città, un vero e proprio monumento con soffitti voltati, archi e statue, affacciato su piazza Duca d’Aosta. L’architetto ideatore Ulisse Stacchini la descrisse come la ‘cattedrale del movimento’ e dal 1931, anno dell’inaugurazione, questa definizione le calza a pennello. Dalla stazione la metropolitana M3 gialla, direzione San Donato, consente di raggiungere in quattro fermate piazza Duomo. Qui la luce abbagliante del sole viene riflessa dai marmi bianchi con cui è stata costruita un’altra meravigliosa cattedrale: il DUOMO. Rimaniamo sempre affascinati dalla leggiadria della sua facciata, sebbene l’abbiamo vista molte volte. Appare scandita dai pilastri, dal portale centrale e dai quattro laterali, dalle finestre sormontate da piccoli timpani e dagli innumerevoli elementi ornamentali. Le nicchie, le vetrate colorate, le 3400 statue decorative e le 135 guglie arricchiscono la struttura, esprimendo appieno lo stile gotico del Duomo e facendone uno degli edifici religiosi più grandi e sfarzosi d’Europa. L’idea del Duomo nasce nel 1386 con l’arcivescovo Antonio da Saluzzo che volle edificare una nuova Cattedrale al posto di quella di Santa Maria Maggiore. Da quel momento la costruzione si è evoluta pian piano, seguendo il susseguirsi delle famiglie nobili che ne hanno finanziato e influenzato la realizzazione. Dall’epoca Viscontea si è passati a quella degli Sforza e dei Borromeo, per arrivare all’ottocento e quindi ai giorni nostri: l’era degli infiniti restauri.

Per visitare l’interno bisogna munirsi di un ticket in vendita nella vicina biglietteria. Per evitare le lunghe code consiglio di comprarlo, come noi, sul web con un piccolo sovrapprezzo di prevendita. Eccovi l’indirizzo internet: https://www.duomomilano.it/it/buy-tickets/, dove potrete combinarlo con i musei e la salita alle terrazze. Stavolta ci siamo accontentati, si fa per dire, di portare nostro figlio Leonardo di tre anni a camminare nelle cinque navate interne, aggirando le 52 possenti colonne che sorreggono gli archi a sesto acuto. Il marmo trasuda storia, religiosità, dogmi e insegnamenti ecclesiastici, arte, abilità e ingegno dell’uomo. La sacralità del luogo spinge a procedere in silenzio, rispettosi di un’opera la cui bellezza e il fascino sono unici al mondo. Lo ammetto, la visita al Duomo non si può considerare completa senza la salita alle terrazze, da noi già affrontata in passato e che consiglio assolutamente. Perché da lassù è possibile ammirare da vicino i particolari delle decorazioni altrimenti indistinguibili dal basso. Ci si ritrova in una selva simmetrica di guglie che regalano uno spettacolo ineguagliabile e si diventa ancor più consapevoli dello straordinario lavoro dell’uomo nel corso dei secoli. Le guglie sormontate da statue si elevano verso l’alto, trasformandosi in mezzi per raggiungere la salvezza del cielo. La Madonnina risplende alla luce del sole coronando con eleganza questo sbalorditivo complesso architettonico.

Dopo un pranzo veloce ed economico al Macdonald in piazza ci lasciamo trasportare dal flusso di persone che scorre in GALLERIA VITTORIO EMANUELE II. Le volte della copertura in vetro e cemento proteggono la passeggiata tra ristoranti, negozi di abiti griffati, borse, accessori di lusso e oreficerie. Qui ci sono anche l’ingresso alla Ricordi-Feltrinelli e la vetrina della più antica libreria d’Italia, la Libreria Bocca fondata nel 1775. Se poi fate sfuggire lo sguardo dalle attività commerciali per posarlo sui piani alti degli edifici potrete scorgere affreschi, decorazioni e statue. Ancora più su, nelle lunette che sorreggono la cupola, sono dipinte le allegorie dei quattro continenti (America, Asia, Africa ed Europa), mentre sul pavimento a mosaico compaiono i simboli delle quattro città che sono state Capitali del Reggo d’Italia (Milano, Torino, Firenze e Roma). Superstizione vuole che calpestare i testicoli del toro dello stemma di Torino porti fortuna. La Galleria è il salotto di Milano, dove chiunque può ammirare ciò che solo in pochi possono acquistare e insieme a Via Montenapoleone e Via della Spiga rappresenta uno dei luoghi dello shopping di lusso milanese.

Un quarto d’ora di passeggiata attraverso vicoli meno affollati conduce al fascinoso CASTELLO SFORZESCO. Fondato dai Visconti nella seconda metà del 1300, è con gli Sforza, quasi cento anni dopo, che prende forma la fortezza di oggi. Gli spruzzi della grande Fontana di Piazza Castello si prestano a una foto ricordo con la Torre del Filarete sullo sfondo. Questa deve il nome all’architetto che la ideò nel 1452, ma di fatto fu Beltrami che la ricostruì quattro secoli dopo. Inaugurata nel 1905, è ben riconoscibile per la facciata elegante su cui compaiono, dall’alto verso il basso, l’orologio con il sole raggiante, la statua di Sant’Ambrogio tra gli stemmi degli Sforza e il bassorilievo di re Umberto I a cavallo. Oltre la torre si apre il Cortile delle Armi dove incuriosisce la Pergola dei Gelsi, realizzata in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e che riproduce l’affresco del genio toscano nella Sala delle Asse. Il Castello Sforzesco raccoglie un’infinità di musei molto interessanti, ma il nostro di Leonardo non è d’accordo a esplorare per ore delle sale chiuse zeppe di antichità. Passiamo oltre, fermandoci nella Corte Ducale. Qui c’è un portico a sei arcate le cui colonne si riflettono nel lungo specchio d’acqua al centro del cortile, regalando uno effetto di prospettive e giochi di luce. Sotto le volte si nasconde l’affresco di un grande pachiderma che da il nome a quest’angolo della fortezza, detto infatti portico dell’Elefante. Se pure i colori appaiono danneggiati e sbiaditi, il fascino della semplice raffigurazione rimane intatta. Prospiciente alla Corte Ducale si apre il cortile della Rocchetta la cui caratteristica bellezza, a mio parere, si rivela sul soffitto del loggiato decorato con tanti soli raggianti che sembrano davvero emanare calore e allegria.

Al di fuori delle mura del castello i prati, le piante e i laghetti di PARCO SEMPIONE, sorvegliati dall’imponenza dell’Arco della Pace, offrono l’impressione di essere in campagna, lontano dal rumore caotico della metropoli. Purtroppo la bellezza del parco è guastata dalla presenza di individui loschi, probabilmente spacciatori, che concludono gli affari in pieno giorno: pazzesco! Per fortuna l’area dedicata ai bambini, tra l’Arena e l’Arco, è pulita, piena di giochi e frequentata da molte famiglie. Se girate con bimbi piccoli è d’obbligo una pausa qui, per poi continuare la scoperta di Milano nel vivace Corso Garibaldi fino a EATALY SMERALDO. La famosa catena di negozi specializzata nella vendita di prodotti italiani alimentari di alta qualità occupa la storica sede del Teatro Smeraldo. L’ambiente è stato magnificamente trasformato. Nell’ampio spazio centrale vi sono bancarelle variopinte che ricordano un mercato d’altri tempi e, tutt’intorno, due piani di ampi loggiati somiglianti alle vecchie platee accolgono pregiate specialità gastronomiche in un tripudio di profumi, forme, colori e soprattutto sapori. Deliziamo il palato con una merenda a base di brioches, pasticcini e dell’ottimo caffè. Ubriacati dai colori e dalle fragranze di Eataly usciamo di nuovo nell’aria fresca della sera per lasciarci alle spalle i quartieri che hanno scritto la storia di Milano e avventurarci in quelli che ne rappresentano il futuro. Abbracciata dalle vetrate curvilinee dei moderni edifici si apre, a una manciata di passi, la grande piazza circolare dedicata alla celebre architetto e designer italiana GAE AULENTI. Particolarmente dedita al restauro architettonico, tra i suoi lavori più importanti voglio ricordare la riqualificazione della Gare d’Orsay a Parigi in cui è allestito il Musèe d’Orsay, museo che ho visitato e del quale mi sono innamorata (diario di viaggio “a spasso per la città più romantica del mondo, Parigi” al link: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.it/2013/02/parigi-spasso-tra-i-suoi-musei-piu-belli.html ).

La grande fontana a sfioro sistemata a livello della pavimentazione occupa una buona parte di piazza Gae Aulenti e sulla sua superficie si specchiano le linee futuristiche della Torre dell’Unicredit che, con i suoi 231 metri di altezza, è il grattacielo più alto d’Italia. Dietro di essa svettano due palazzi nei quali non mi dispiacerebbe affatto vivere perché, dalla primavera all’autunno, si trasformano in un vero e proprio ‘bosco verticale’ grazie agli alberi piantati sui balconi. Nel 2014 il ‘bosco in verticale’ è stato insignito dell’International Highrise Award per essere l’edificio più innovativo al mondo. Qui infatti, come si può ben vedere, la moderna architettura si fonde con l’indispensabile requisito di sostenibilità ambientale. Tutti i palazzi sopra descritti, assieme agli altri realizzati nelle vicinanze o in via di costruzione, fanno parte del progetto ‘Porta Nuova’ il cui fine è la riconversione di una vasta area attigua alla stazione Garibaldi in zona residenziale e commerciale di moderna concezione. Questo processo d’innovazione, nato per Expo 2015, è ormai inarrestabile e ha dato il via a una vera e propria rinascita lavorativa e culturale della Lombardia, da sempre motore dell’economia italiana. L’idea esalta il concetto di vivibilità. Quindi spazi ampi e molto, moltissimo verde a disposizione di adulti e bambini. Pure i parchi gioco presentano un design moderno e Leonardo li ha apprezzati moltissimo. Di sicuro il progetto ‘Porta Nuova’ è riuscito e promette di stupire ancora negli anni a venire.

La nuova linea della metropolitana M5 ci trasferisce direttamente dalla stazione Garibaldi al capolinea, fermata Bignami. Il quattro stelle STARHOTELS TOURIST, prenotato sul sito Booking.com usufruendo di un’ottima offerta, si trova proprio all’uscita della metro. L’ubicazione è perciò comodissima e assieme alle camere ampie e pulite, la colazione varia e abbondante e l’insonorizzazione esterna delle stanze è in grado di offrire un soggiorno di qualità, confortevole ed economico. A nemmeno dieci minuti a piedi dalla struttura il centro commerciale BICOCCA VILLAGE con negozi, locali, cinema e sala giochi aperti sino a tarda sera può rappresentare una valida alternativa per trascorrere la serata, soprattutto se si viaggia con dei bambini. Tra i tanti ristoranti abbiamo scelto la pizzeria Pollicino perché dotata di area bimbi custodita. Un servizio impagabile per i genitori che così possono cenare tranquilli mentre i figli si divertono con palloni, mattoncini e playstation. Concludiamo il sabato al Bicocca Village per iniziare la domenica di nuovo lì. Non per sbizzarrirci nello shopping, bensì per entrare alla CITTÀ DEI ROBOT ), la tournée mondiale con protagonista l’intelligenza artificiale. Il prezzo del biglietto caro, 16 euro per gli adulti (14 nei giorni feriali) e 14 euro per i ragazzi fino a 19 anni, gratuito soltanto per i bimbi fino ai 3 anni può scoraggiare l’ingresso. Se tuttavia vi incuriosisce il mondo che verrà e ne immaginate uno, se non proprio dominato dall’intelligenza artificiale, in proficua cooperazione con gli automi, questa è la mostra che fa per voi. 72 robot mettono in mostra le proprie abilità in uno show interattivo capace di entusiasmare grandi e piccini. Si interagisce con loro, si parla con loro! Li si guarda ballare o preparare il caffè, nuotare nell’acqua o zampettare come ragnetti. Se desiderate un cane ma non volete doverlo portare spasso, fargli fare i bisogni e dargli da mangiare, eccovi la soluzione: un simpaticissimo quadrupede automa. Potrete cimentarvi con i giochi della sala ‘il lato oscuro’, tentare di superare indenni i raggi laser, indossare maschere che catapultano in una realtà virtuale. E poi tante esibizioni e molteplici laboratori per divertire i bambini. Tutto ciò si tramuta in un’esperienza che vale la pena di sperimentare, originale, interattiva, istruttiva e futuristica.

Stazione S. Ambrogio della metro M2: è questa la fermata della nostra prossima meta, il MUSEO NAZIONALE SCIENZA E TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI. Nasce il 15 febbraio 1953 e con i suoi 50000 metri quadrati di esposizione si annovera fra i più vasti d’Europa. E’ in parte ospitato nella sede del Monastero di San Vittore al Corpo e le sale si sviluppano attorno ai due chiostri dell’ex edificio religioso. Se da un punto di vista architettonico la location risulta suggestiva, la facilità di visita con un bimbo in passeggino non è altrettanto entusiasmante a causa dei pochi ascensori e delle troppe scale. Avendo visitato diversi musei analoghi, dal Deutsches Museum di Monaco di Baviera al Parco delle Scienze di Granada, dal CosmoCaixa di Barcellona al Muse di Trento è normale formulare un confronto. Qui mancano le aree dedicate ai bambini più piccoli dove poterli avvicinare con i giochi alla scienza, non ci sono ristoranti, né self service, né spazi svago interni ed esterni. Poche postazioni interattive risultano accattivanti e alcune non sono di immediata comprensione. Badate bene: questo è soltanto un mio parere personale che non deve scoraggiare l’ingresso, pure perché ci sono collezioni molto interessanti che meritano di essere scoperte. Come ad esempio quella dedicata alle invenzioni e all’arte di Leonardo Da Vinci, agli ambienti caratteristici che ospitano la Fucina, l’Impianto Siderurgico, le Fonderie, le immagini dallo spazio i cui colori ricordano dei quadri impressionisti e la sezione sulla Fisica delle Particelle. Quest’ultima in particolare mi ha affascinato. Se l’argomento vi appassiona consiglio di leggere il libro ‘Il Bosone di Higgs’ di Jim Baggott che ripercorre la storia della fisica delle particelle fino agli studi più recenti. Intanto riporto l’incipit che introduce a questa sezione del museo: ‘gli oggetti intorno a noi sono fatti di materia. Li possiamo rompere, spezzettare sempre più fino ad arrivare a una specie di polvere, sempre più fine. Possiamo separare gli atomi nei loro costituenti: protoni, elettroni, neutroni e ancora più dentro fino ai quark. Insieme, queste particelle formano la base del nostro sistema materiale. Siamo giunti nel mondo delle particelle elementari… Ogni giorno al CERN, Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, guidato dall’italiana Fabiola Gianotti, e all’INFN, Istituto Nazionale di Fisica Naturale, persone di tutte le nazionalità compiono ricerche per capire sempre meglio la natura che ci circonda.’ Con un linguaggio semplice viene spiegato cos’è e come funziona il famoso acceleratore di particelle. Nell’anello sotterraneo della lunghezza di 27 km queste ultime viaggiano con velocità vicine a quelle della luce e si scontrano in prossimità dei rilevatori, rilasciando delle tracce: lampi di luce, impulsi elettrici, scie di bollicine… che vengono trasformate in dati, pronti per essere analizzati. Al CERN e all’INFN si studia pure la Materia Oscura, ovvero quei quattro quinti di materia costituenti l’universo di cui non sappiamo ancora nulla. È incredibile pensare quanto sia immenso e sconosciuto ciò che ci circonda e altrettanto incredibili siano le menti umane capaci di formulare e provare i concetti scientifici che governano il tutto intorno e dentro di noi. Fisica a parte, al museo Leonardo da Vinci merita un elogio il Padiglione Ferroviario dove sono conservati, fra i tanti esemplari, un tram trascinato dai cavalli risalente al 1885 e la grossa locomotiva a vapore Gr-691 soprannominata Nuvolari, tra le più veloci fra quelle alimentate a carbone. Lo spazio esterno è occupato in gran parte dal Sottomarino Toti, un sommergibile militare del 1967 al quale si accede solo a orari prestabiliti e con un sovrapprezzo. Conoscendolo già siamo passati oltre, inseguendo nostro figlio fin sotto il Lanciatore Vega. E’ il modello fedele in scala 1:1 del primo Vega VV01, noto per la sua flessibilità operativa e che ha portato in orbita nove satelliti. Alto 30 metri, leggero in quanto realizzato in fibra di carbonio ma robusto, è stato chiamato come una delle stelle più luminose. Sul cortile si affaccia un edificio industriale che accoglie il Padiglione Aeronavale. Lì lo sguardo si posa sulla Nave Scuola Ebe, un grande veliero a due alberi costruito nel 1921 in legno di pino e rovere e utilizzato per addestrare i nocchieri, cioè chi guida e manovra una nave, e i sottufficiali. E’ possibile esplorare una sezione del ponte di comando del Transatlantico Conte Biancamano, varato nel 1925 per il trasporto passeggeri, mentre sopra le nostre teste, ben ancorato al soffitto, domina la scena l’enorme Catamarano AC72 Luna Rossa, finalista delle regate di selezione per l’America’s Cup. Al piano superiore è invece esigua la collezione sui mezzi d’assalto e i mezzi di trasporto per cielo, dove l’unico elemento che incuriosisce è il semplice simulatore di guida di un elicottero.

Dopo la scorpacciata di scienza e tecnologia raggiungiamo di nuovo in metropolitana la stazione Garibaldi. Pochi passi e siamo letteralmente sotto Piazza Gae Aulenti. L’orologio indica appena le cinque del pomeriggio eppure i nostri stomaci brontolano visto che abbiamo saltato il pranzo per via della colazione abbondante. Inoltre i musei, assieme alla frenesia costante che si respira a Milano, hanno contribuito a farci venire una gran fame. Scegliamo Ca’ Pelletti Locanda di Romagna per cenare con tre diversi piatti di pasta e viziare il palato con dolcetti e caffè con crema al pistacchio. Quindi gli spruzzi colorati della fontana in piazza Aulenti catturano ancora una volta i nostri occhi. Qualche corsa nei prati e un salto sui giochi nella zona verde ben illuminata di Porta Nuova, poi con una camminata di venti minuti torniamo in Stazione Centrale per salire sul treno che ci riporterà in Valtellina. Salutiamo Milano e con essa i due giorni ricchi di luoghi, monumenti, parchi e musei che hanno reso meravigliosa la prima breve vacanza del 2020.

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Robot ballerino alla città dei Robot



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