Messico, Yucatan e Chiapas 2

Viaggio itinerante tra i Maya dello Yucatan e del Chiapas
Scritto da: ma65g
messico, yucatan e chiapas 2
Partenza il: 29/07/2011
Ritorno il: 21/08/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Il nostro viaggio inizia a fine luglio con un volo che da Milano, via Londra, ci porta a Cancun. È appena passato, nei giorni precedenti, un ciclone tropicale ed infatti il Messico ci accoglie con un forte temporale, ultima propaggine del ciclone, che ci accompagna nel nostro spostamento in auto fino alla prima meta del viaggio, Tulum. L’auto l’abbiamo affittata a Cancun, tramite un’agenzia locale, la Easy Way, sito www.easywayrentacar.com. Una Nissan di media categoria, per circa 700 Usd per 14 giorni. A Tulum abbiamo prenotato una cabana nella splendida Posada Dos Ceibas, www.dosceibas.com, hotel sul lungomare, nella zona hotelera, tranquillo e rilassante, strategico per gli incontri ravvicinati con le tartarughe che nel periodo luglio agosto vengono a deporre le uova su queste spiagge che si estendono per 20 km da Tulum Pueblo fino alla Reserva della Biosfera di Sian Kaan, più a sud. Oltre ai carapaci, si incontrano spesso pellicani e fregate che volano a bassa altezza cercando cibo, in particolare pesci o le piccole tartarughe marine che nascono qui e dopo la schiusa si dirigono verso il mare. Facendo base qui abbiamo visitato sia il sito archeologico locale che quello di Cobà che dista non più di 50 km. La bellezza di Tulum è sicuramente dovuta, più che all’importanza delle rovine, alla loro posizione che domina un impervio tratto di costa. Tulum è stata abitata nel periodo tardo Post Classico, tra il 1200 e il 1520, ed era un importante centro portuale. I Maya da qui commerciavano con le regioni più a sud fino a raggiungere l’attuale Belize. Le mura che circondano la città su 3 lati testimoniano la sua funzione strategica e dimostrano che fu utilizzata come fortezza. L’edificio più importante è sicuramente El Castillo che fu probabilmente una torre di osservazione.

Girovagando per le rovine abbiamo incontrato per la prima volta le iguana, tranquilli e timidi rettili che ci avrebbero accompagnato per buona parte del viaggio. Dopo un po’, in effetti, questi simpatici animali a sangue freddo diventano parte del paesaggio caraibico e non ci si fa quasi più caso. Vedere invece le tartarughe è un’esperienza emozionante. In genere, dopo le 22, passeggiando lungo la spiaggia muniti di pila, è facile imbattersi nelle tracce che salgono verso la parte alta della spiaggia. Qui per circa un’ora scavano la buca dove poi depositeranno le uova (tra 100 e 150). Dopo un paio d’ore ricoprono la buca e si dirigono nuovamente in mare. Le uova hanno un periodo di incubazione di circa due mesi. In questa zona si possono vedere due tipi di tartarughe: Blanca o Verde e Caguama. Le tartarughe sono in generale molto timide, non amano il rumore e per nidificare hanno bisogno di posti tranquilli, lontani dalle luci. Lungo la spiaggia di Tulum alcuni biologi pattugliano la zona tutta la notte per verificare i luoghi di nidificazione, che vengono marcati con la data in cui è avvenuta la deposizione.

Per raggiungere Cobà da Tulum si impiega circa un’ora di auto. La strada è poco trafficata ma conviene sempre rispettare i limiti di velocità per evitare di imbattersi, come successo a noi, in una pattuglia della polizia stradale messicana, a cui abbiamo dovuto pagare immediatamente la multa di 60 Usd per poter avere indietro la patente che il simpatico ufficiale si era messo nella tasca della divisa. Meno pericolose invece, abbiamo trovato le famosissime Topes, i dossi artificiali che si trovano numerosi nei centri abitati per costringere gli automobilisti a rallentare. Facendo la dovuta attenzione non si rischia granchè. La città maya di Cobà conobbe il periodo di massimo splendore tra l’800 e il 1100 d.C. e raggiunse all’epoca una popolazione di circa 40000 abitanti. Molto interessante è l’estesa rete di Sacbè, le strade lastricate maya, che si diramano dal sito per decine di km. Il monumento più importante è indubbiamente il Nohoch Mul, la piramide che raggiunge un’altezza di 42 metri, seconda struttura maya dello Yucatan dopo la Estructura II di Calakmul.

Dopo Tulum, la seconda tappa del viaggio è stata Chichen Itzà, uno dei siti maya più visitati. La nostra scelta è stata di pernottare una notte all’Hotel Villas Arqueologicas, da cui l’entrata delle rovine si raggiunge con una camminata di 10 minuti di cammino. Sito www.villasarqueologicas.com.mx/es/home.html, prezzo circa 85 Usd per la camera tripla. Il consiglio è di fare la visita la mattina appena apre la cassa per evitare sia il caldo asfissiante che già alle 10 diventa insopportabile, sia la folla di turisti delle ore centrali della giornata. Il prezzo d’ingresso è di 100 Pesos, l’orario, comune anche agli altri siti che abbiamo visitato, è 8-17. La piramide di Kukulcan, detta anche El Castillo, è sicuramente la struttura principale e meglio conservata. Quello che si vede oggi in realtà è un edificio di origine Tolteca, sorto sul sito del tempio maya costruito intorno al 800 d.C. La piramide rappresenta il calendario maya. Ognuno dei nove livelli è diviso in due sezioni da una scala, creando così 18 terrazze simbolo dei mesi da 18-20 giorni dell’anno maya. Le quattro scalinate sono costituite da 91 gradini ciascuna; con l’aggiunta della piattaforma in cima si arriva ad un totale di 365 giorni. Su ogni facciata infine ci sono 52 pannelli che ricordano i 52 anni della ruota del calendario (un ciclo = 52 anni). Tra gli altri edifici di maggiore interesse ci sono il Juego de la Pelota (il più vasto del Messico), l’osservatorio o Caracol, il Tempio dei guerrieri con la statua distesa di Chac-Mool sulla cima e la Plataforma de los Jaguares y Aguilas con gli splendidi rilievi.

Da Chichen Itzà abbiamo raggiunto Campeche, splendida città coloniale, capitale dello stato omonimo. Il centro storico fortificato racchiude diversi edifici in tinte pastello perfettamente restaurati ed è’ stata dichiarata nel 1999 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Tra i punti di interesse la Plaza Principal con la Cattedrale Nuestra Senora de la Purisima Concepcion, con la sua facciata Barocca, il Malecon, lungomare dove i Campechanos si tengono in forma correndo o andando in bicicletta. A Campeche abbiamo pernottato per 3 notti all’Hotel America, www.hotelamericacampeche.com, centralissimo, abbastanza ben tenuto e relativamente economico a 65 USD per la camera tripla. Da non perdere, per la cena il ristorante Marganzo, tipico messicano, con le cameriere in costume e gli immancabili Mariachi. Campeche è un’ottima base per la visita del sito di Edznà che dista circa 70 km, prezzo 50 Pesos. L’abbiamo visitato nel pomeriggio, sotto il sole cocente e sotto il continuo attacco delle zanzare che probabilmente non fanno pause in queste zone. La città di Edznà fu fondata nel 600 a.C.e fu abitata fino al XV secolo. Il sito è ricco di imponenti edifici, primo fra tutti l’Edificio de los Cinco Pisos. Edznà significa “casa degli Itzà” in riferimento al popolo maya che dominò la regione. Dall’ingresso si segue un sacbè (la strada lastricata maya) che conduce all’enorme Plaza Principal lunga 160 m e larga 100. Su un lato si incontra il Nohochnà o Grande casa un palazzo a gradoni usato probabilmente per funzioni amministrative come la riscossione dei tributi o l’esercizio della giustizia. Dal lato opposto si estende invece la Gran Acropolis con diverse strutture tra le quali oltre all’Edificio de los Cinco Pisos, i Templi del Noroeste e del Suroeste e la Casa de la Luna.

Per arrivare a Palenque siamo partiti da Campeche alle 9 di mattina impiegando circa 6 ore di viaggio. E’ stato lo spostamento più lungo in una sola tratta, dell’intero viaggio. Abbiamo pernottato all’hotel Maya Tulipanes, www.mayatulipanes.com, Circa 90 USD la tripla, nel villaggio di Palenque a circa 5 km dall’ingresso del sito. La città di Palenque fu abitata a partire dal 100 a.C. e conobbe il suo massimo sviluppo tra il 630 e il 740 d.C. nel periodo di regno di Pakal. Il figlio Kan B’alam II continuò a espandere Palenque e a svilupparne le arti. Palenque è sicuramente il sito archeologico più affascinante che abbiamo visto in tutto il viaggio, paragonabile in quanto a imponenza a Tikal una della altre tre grandi città maya insieme a Copan in Honduras. La bellezza del posto, oltre che alle strutture presenti è dovuta anche allo splendido ambiente naturale circostante, parte iniziale della Selva Lacandona che si estende poi a sud verso il confine con il Guatemala. Da Palenque il paesaggio si trasforma dalla piattezza della pianura dello Yucatan e iniziano le montagne che si addentrano nel Chiapas fino a Ocosingo e San Cristobal. Tra le strutture principali del sito vi sono il Templo de las Inscripciones in cima al quale una scalinata scende fino alla tomba di Re Pakal, purtroppo attualmente chiusa, il Templo del Sol, perfettamente conservato, El Palacio, una grande struttura divisa in quattro cortili con un labirinto di corridoi e camere. La foresta intorno a Palenque ha un fascino unico. Già durante la visita al sito si potevano sentire tutto intorno i “ruggiti” delle scimmie urlatrici, che però tendono a non avvicinarsi in luoghi affollati di gente. Quindi, accompagnati da una guida del posto abbiamo iniziato una camminata nella selva per riuscire a vederle. E alla fine ne è valsa la pena. Abbiamo individuato almeno 3 gruppi. Amano vivere in comunità; in un gruppo vi sono solitamente 2-3 maschi e diverse femmine e purtroppo sono una specie in via di estinzione. Tenendo come base Palenque abbiamo raggiunto in un’ora e mezza di auto le cascate di Agua Azul. La strada è la stessa che va a Ocosingo e San Cristobal, ci sono parecchie curve ma è in ottime condizioni. Le cascate sono belle anche se a causa delle piogge che c’erano state nei giorni precedenti il colore non era esattamente quello da cui deriva il nome. La tappa successiva è stata San Cristobal de Las Casas raggiunta con un viaggio in autobus di circa 5 ore. Con il senno di poi potevamo arrivarci tranquillamente in auto, che per il timore di trovare una strada in cattive condizioni, abbiamo lasciato parcheggiata all’hotel di Palenque. Il paesaggio, mano a mano che si sale per arrivare ai 2000 metri di altitudine, cambia radicalmente passando dalla folta vegetazione tropicale di Palenque alle pinete della capitale del Chiapas. La città, per chi come noi l’ha visitata 18 anni fa, oggi lascia stupefatti e anche un pò delusi per quanto si è ingrandita e per quanto la globalizzazione ne abbia fatto una meta importante per il turismo di massa. Il cartello all’ingresso parla di circa 80000 abitanti ma l’impressione è che ormai abbia superato di gran lunga i 200000. Rispetto agli altri posti del Messico visitati la cosa che si nota immediatamente è l’alto numero di indios discendenti dei maya che abitano soprattutto gli insediamenti rurali intorno alla città e che la mattina si spostano a San Cristobal per il mercato. La città ha una pianta urbana tipicamente coloniale con vie diritte e perpendicolari. Nel centro storico vi sono alcune vie pedonali, diventate ormai molto commerciali dove si trovano catene di negozi internazionali come a Parigi, Milano o New York. Abbiamo pernottato 3 notti all’hotel Posada El Paraiso, www.hotelposadaparaiso.com, 90 Usd la tripla, centralissimo a due passi dallo Zocalo, la piazza principale. Rispetto ai nostri ricordi di quasi vent’anni fa anche questa piazza è molto cambiata; tra le altre cose è stato costruito un parcheggio sotterraneo testimone del notevole aumento del traffico degli ultimi anni. La cattedrale fu iniziata nel 1528 ma fu terminata solamente nel 1815 a causa di vari disastri naturali tra cui alcuni terremoti. La chiesa più bella della città è sicuramente il Templo de Santo Domingo, con la splendida facciata barocca ricca di stucchi, che si trova sulla piazza in cui ogni giorno si svolge un importante mercato artigianale in cui gli Indios che vivono nei pueblos intorno alla città vendono ai turisti tessuti, braccialetti, borse, portafogli tovaglie a prezzi non sempre così convenienti. Un ottimo ristorante di cucina messicana è Il ristorante TierrAdentro, i cui gestori sostengono il movimento Zapatista che si trova sulla Calle Real de Guadalupe. Proseguendo su questa via, lasciandosi alle spalle la Cattedrale, si raggiunge alla sommità la chiesa omonima da cui si ammira un bel panorama della città.

Un’intera giornata l’abbiamo dedicata alla visita dei dintorni della città, in particolare di San Juan Chamula e San Lorenzo Zinacantan. Conviene trovare a San Cristobal un’agenzia che organizza le escursioni in questi villaggi; i posti non sono pericolosi, ma avere una guida locale è importante per capire meglio le tradizioni e i costumi di questi luoghi. Gli abitanti di San Juan appartengono al gruppo etnico Tzotzil e costituiscono una sorta di comunità indipendente dallo Stato del Chiapas con regole proprie per quanto riguarda istruzione e giustizia. All’ingresso della città ci siamo fermati in un piccolo cimitero con croci di diverso tipo e di diverso colore (nere, blu e bianche). I colori distinguono il sesso del defunto, l’età e il tipo di decesso. Da qui si ha un bel panorama di San Juan con al centro la chiesa con la splendida facciata bianca con motivi verdi e blu. All’interno della chiesa è assolutamente vietato fotografare. Oltrepassato il portone d’ingresso si entra in un’atmosfera surreale in cui vengono mescolati riti cattolici con usanze indigene precolombiane. Il pavimento è cosparso di aghi di pino che rappresentano la fertilità della terra, ed il contatto tra l’uomo e madre natura; candele accese e bottigliette di vetro di Coca Cola sono disposte tutte intorno ai fedeli. Intere famiglie di persone inginocchiate a terra recitano incomprensibili litanie a bassa voce che danno corpo ad un mistico brusio di sottofondo. Intorno alle pareti statue di Santi di ogni tipo e provenienza, (ci sono anche San Francesco d’Assisi e San Antonio da Padova) ai quali vengono rivolte le preghiere della gente. Ogni famiglia porta con sè, in un sacco di juta, un gallo o una gallina, a cui verrà tirato il collo alla fine delle preghiere in sacrificio al Santo venerato. La visita è veramente un’esperienza unica. Anche gli abitanti di Zinacantan sono di etnia Tzotzil. La nostra visita anticipava di un giorno la festa del santo patrono della città (il 10 agosto), San Lorenzo, ma in realtà i festeggiamenti erano già iniziati qualche giorno prima. Le vie del centro erano piene di persone nei costumi tipici di Zinacantan, tessuti lilla, verdi e blu mentre nella piazza di fronte alla Iglesia de San Lorenzo alcuni uomini esplodevano rumorosi botti stile Capodanno. L’escursione in questi villaggi è stata senza dubbio il punto più alto della nostra visita in Chiapas.

Il rientro nello Yucatan via Palenque ci ha portato ad un’altra chicca del viaggio, il sito archeologico di Calakmul. L’unica possibilità di pernotamento è l’Hotel Villa Calakmul, www.puertacalakmul.mx, l’albergo più vicino al sito, distante circa 60 km. Conviene prenotarlo dall’Italia per evitare sorprese all’arrivo. Il prezzo è di 150 Usd per cabana da 3 o 4 posti. Fortunatamente è dotato di ristorante altrimenti bisogna fare parecchi km per raggiungere il primo villaggio abitato. Calakmul, splendido sito maya nel Campeche, secondo solo a Palenque per bellezza tra le antiche città che abbiamo visto durante il viaggio. Fu un importante centro e probabilmente il maggiore rivale di Tikal da cui dista in linea d’aria un centinaio di km. Le rovine si trovano all’interno della Reserva de Biosfera di Calakmul, circondate dalla foresta pluviale. Il massimo splendore fu tra il 250 e il 700 d.C. in cui Calakmul fu capitale del Regno Testa di Serpente. La sua decadenza cominciò con la sconfitta del re Garra de Jaguar da parte di Tikal. La struttura più imponente è la Estructura II. Raggiunge un’altezza di 50 metri e la vista che si gode dalla cima è spettacolare. Anche qui come a Palenque è possibile vedere le scimmie semplicemente camminando lungo i sentieri che si snodano all’interno del sito. Ce ne sono di due specie, urlatrici e ragno. Rispetto agli altri centri maya visitati, essendo decisamente fuori mano è di conseguenza meno frequentato dai turisti. Ma la fatica per arrivarci vale sicuramente la pena.

Ultima tappa del nostro viaggio è Isla Mujeres, piccola isola di 8 km di lunghezza e meno di 1 km di larghezza di fronte a Cancun. L’hotel prenotato dall’Italia è Cabanas Maria del Mar, www.cabanasdelmar.com, circa 70 Usd a notte la tripla, sulla spettacolare Playa Norte, sabbia bianca e acqua limpidissima. Il posto ideale per riposarci dalle fatiche del viaggio. A nord di Isla Mujeres, abbiamo organizzato un giorno, l’escursione al Parque Nacional di Isla Contoy che si raggiunge in un’ora di navigazione. E’ il paradiso per gli amanti del birdwatching, luogo protetto dove si possono vedere cormorani, pellicani, fregate. aironi bianchi e, in inverno, fenicotteri rossi. A Isla Mujeres interessante è la visita alla tortugranja, allevamento che ospita migliaia di tartarughe. i cui operatori salvaguardano i luoghi in cui nidificano questi rettili e proteggono con gabbie in metallo le uova per tenere lontano i predatori. Dopo 5 giorni a Isla Mujeres il nostro viaggio si conclude con il rientro in Italia il 21 agosto.

Altri consigli pratici:

• Cambio Pesos – in tutte le banche cambiano dollari americani in Pesos. Quasi sempre si riescono a cambiare anche gli Euro. A Palenque e San Cristobal abbiamo trovato il tasso di cambio più conveniente.

• Nei villaggi del Chiapas chiedete sempre il permesso per fotografare le persone del luogo. E’ una forma di rispetto perché gli abitanti di questi villaggi credono che essere fotografati rubi loro l’anima.

Guarda la gallery
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Plataforma de los Craneos

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Campeche

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Palenque, Scimmia Urlatrice

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Cascate Agua Azul

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Calakmul

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Mercato, San Juan Chamula

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Palenque, Tempio delle Iscrizioni

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Spiaggia di Tulum

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Chichen Itzà, Piramide di Kukulcan

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Tortuga Blanca, Tulum

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San Cristobal, Cattedrale

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Zinacantan



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