Messico: consigli per un viaggio fai da te
Indice dei contenuti
Chiariamo subito che tipo di viaggiatori siamo: abbastanza spartani, un po’ zaino in spalla, preferiamo i mercati rumorosi alle spiagge dei villaggi turistici, scegliamo gli hotel di media (a volte pure infima categoria, ma in questi casi, sigh, non è voluto) ai cinque stelle internazionali. In ogni viaggio però ci riserviamo qualche piccolo lusso. Non è una questione economica, ma una filosofia di viaggio diversa, per entrare meglio in sintonia con il paese che visitiamo. Pertanto tutti i giudizi che leggerete – sempre soggettivi – vanno presi in questa ottica.
Il viaggio è durato 18 giorni, e logicamente abbiamo visto solo una piccola parte del Mexico, vista l’estensione di questo paese: il nostro viaggio si è concentrato su penisola dello Yucatan e sulla regione del Chiapas
Indicazioni generali
Sicurezza: Nonostante i timori che avevamo, dovuti alle esperienze negative di altri viaggiatori lette su alcuni diari, nonostante quello che ci aveva detto una nostra amica messicana (“assolutamente non guidate in Messico che è pericolosissimo, andate con i mezzi pubblici”), e nonostante il “piccolo” problema avuto nella parte finale del viaggio, e del quale parlerò nelle pagine successive, non mi sento di definire il Messico che abbiamo visitato pericoloso. Nel periodo della nostra permanenza non ci siamo mai sentiti in pericolo, sia camminando nelle città che percorrendo le strade alla guida della nostra auto.
Cambio: Mediamente 1€ lo davano a 17 pesos(mxn). Non cambiate all’aeroporto di Cancun, dove c’è il cambio peggiore (14,3 Mxn). A Playa del Carmen girate diversi uffici cambi poiché possono variare da 16Mxn a 18,20Mxn. Sembra nulla ma se cambiate 1000€ ci perdete circa 130€! Incredibilmente il cambio migliore del viaggio lo abbiamo ottenuto proprio a Playa, in un ufficio cambio vicino all’hotel Tucan, di fronte ad un ristorante italiano (dietro la quinta Avenida). (1€=18,57mxn)
Costo della vita: Logicamente più economico dell’Italia. Si può pranzare con 6€ (“menu corrido” a Mexico DF) o anche meno. Per quanto riguarda gli hotel abbiamo speso una media di 42€ (calcoli alla mano) passando dall’hotel migliore di Campeche (68€) al peggiore di Chapa de Corzo (25€), ma allo stesso tempo abbiamo dormito in un hotel a 27€ che a noi è piaciuto tantissimo. Altri indicazioni generali: bottiglia di acqua 1lt 10/12 mxn ma anche 35 mxn se comprata dentro sito archeologico (Uxmal per esempio). Hot Dog da Oxxo 15Mxn. Un panino tipo francesino, farcito con carne e salse varie 25mxn, un taco 10mxn. Negozi “Oxxo” e “7Eleven” (Sì, gli stessi della Tailandia) ne troverete in quantità infinita in tutte le città, ed anche in ogni distributore ne troverete uno aperto 24h24, nei quali potrete comprare qualcosa di poco sano da mettere sotto i denti. Discorso a parte va fatto per Playa del Carmen, dove tutto è più caro. Non possiamo essere molto precisi su questo posto perché lo abbiamo solo “sfiorato” ma dal poco che abbiamo visto, meno soldi ci spendete e meglio è! In un paio di ristoranti italiani (letto il menu esterno) i primi piatti costavano 10€ ed i secondi sui 15€, come in Italia, quindi tirando le somme, una cena completa verrà sui 35/40€ che in pesos sono uno sproposito. Chissà se anche i dipendenti –messicani- vengono pagati con lo stipendio italiano? Scusate la domanda idiota, sigh!
La nostra vacanza è costata € 3.800 totali (tutto compreso, voli, hotel, regali, tours,ecc…).
Hotel: Già parlato dei vari costi, il livello degli hotel è buono, sia come comodità della camera che come pulizia. Vi chiederanno di pagare tutti all’atto del check-in. In molti la colazione non è prevista, anche se a noi è capitato che su booking indicasse colazione esclusa, mentre in loco abbiamo piacevolmente scoperto che era compresa. Il wi-fi è presente in tutte le strutture; è gratuito e funziona mediamente bene.
In tutti gli hotel, ma anche negli altri luoghi pubblici, nei bagni non si può buttare la carta igienica nella tazza wc ma nel cestino posto a lato (faccio sempre fatica ad abituarmi a questa abitudine e non nascondo che talvolta ho trasgredito … sigh!)
Benzina: Benzina Magna verde costa 13,57al lt (0,80€). La Magna rossa 14,35mxn al lt.
Strade: Le condizioni delle strade sono ottime e ben segnalate. Dovete solo stare attenti ai rallentatori di velocità che loro chiamano “topes”: ce ne sono un infinità, e sono dannatamente alti. Bisogna praticamente fermarsi e ripartire in prima, e questo abbassa notevolmente la velocità media. Per alcune tratte sono previste autostrade, che loro chiamano “cuota”.
Noleggio auto: Noi abbiamo noleggiato con Europcar dall’Italia (ottima), ed a Playa con RentalPayless, che sconsigliamo vivamente (www.paylesscar.com questo è il sito dove potete vedere il logo e così evitare di noleggiare auto una volta in Mexico; anno diverse filiali, una anche all’aeroporto di Cancun). Una macchina economica a Playa, sia con la compagnia “Trifty” che con “Europcar” costava 500mxn (30€) tutto incluso. Rivolgetevi a loro e non a “RentalPayless” che sono dei banditi e ci provano sempre!
Patente: Serve la patente internazionale anche se a noi non l’hanno mai chiesta al momento della stipula del contratto di noleggio. La Polizia stradale, poi, non ci ha mai fermato.
Clima: Nella Penisola dello Yucatan è sicuramente caldo, visto che siamo in estate, ma non un caldo impossibile. Quindi abbigliamento da spiaggia. A San Cristobal de Las Casas di sera fa decisamente fresco. Io mi ero premunito con un pile, credendo che fosse sufficiente, ma mi sono dovuto ricredere ed ho dovuto comprare in loco un maglione. Un pile ed un giubbino impermeabile un poco imbottito dovrebbero essere sufficienti.
Elettricità: Serve l’adattatore.
Fuso orario: 7h in meno rispetto all’Italia.
Questo in sintesi, il programma del viaggio. Arrivo a Cancun di sera. Il mattino dopo Valladolid (2 notti), Merida (1 notte) Campeche (una notte), Palenque (una notte) San Cristobal de Las Casas (3 notti), Chapa de Corzo (1 notte). Volo di rientro a Cancun e gli ultimi sette giorni a Playa del Carmen per visitare i dintorni.
Primo giorno: 15 Agosto. Malpensa – Cancun – Playa del Carmen
Partenza da Malpensa alle 10 del mattino con la compagnia “Aireuropa”. Il volo lo abbiamo prenotato a fine Marzo e ci è costato 1.050€. Era il volo più conveniente in quel periodo e sinceramente non siamo riusciti a trovare a meno neppure cercando su internet, per cui ci siamo appoggiati ad una agenzia viaggi. La signora dell’agenzia ci ha consigliato di prenotare molto prima per viaggi così lunghi, sì da avere la possibilità di incontrare voli più economici. Inoltre loro hanno accesso a voli charter, come per es. Neos che fanno voli diretti con Cancun.
La compagnia “AirEuropa” ha molti collegamenti con l’America Centrale ed il Sud America. Io non l’avevo mai presa, ma personalmente mi ha deluso un po’. L’aereo era datato (niente schermo tv sui sedili ma solo centrale, e su un volo nemmeno quello), gli spazi abitativi del sedile mi sono sembrati un po’ più stretti rispetto ad altre compagnie (il mio riferimento principale è KLM con la quale viaggio di frequente in Sud America). Anche i pasti offerti sono stati deludenti. Qualità medio bassa, quantità limitata, vassoi piccoli e che scivolano sul tavolino, servizio delle hostess lento, soprattutto nel togliere i vassoi al termine del pasto. Durante il volo, al di fuori dei pasti, veniva servita gratuitamente solo l’acqua, mentre la Coca o altre bevande, costavano 1€!!! Il meglio di sé questa compagnia lo ha offerto nella consegna dei bagagli una volta arrivati a Cancun: abbiamo aspettato un’ora e venti minuti esatti!! Non ci era mai successo di attendere così tanto! Ci è capitato che ce li perdessero, questi sì!! ma un’attesa così lunga mai.
Comunque una volta usciti dall’aeroporto, e dopo aver cambiato il minimo indispensabile di soldi all’ufficio cambi, abbiamo ritirato l’auto noleggiata dall’Italia con Europcar, una Reanult Logan, al costo di 415€. Quindi siamo ripartiti in direzione Playa del Carmen, che dista solo 65 km, e ci siamo fermati a dormire a casa del fratello di mia moglie, che vive là ormai da anni.
Secondo giorno: 16 Agosto. Playa del Carmen – Valladolid
Con il fuso orario nella testa, che ci terrà compagnia per un paio di giorni, a metà mattina siamo partiti in direzione Valladolid, prendendo l’autostrada, o “cuota” che parte da Playa. Le due città distano circa 150 km percorribili in 1h30min circa. Il costo dell’autostrada mi sembra di ricordare, è di 219mxn. Come già scritto in precedenza, autostrada ben tenuta e con poco traffico, lungo la quale incontrerete miriadi di farfalle che incrociano la strada. Questo spettacolo lo abbiamo notato in tutte le strade dello Yucatan (inteso come dipartimento). Ricordo che la penisola dello Yucatan e costituita da tre dipartimenti (o stati). Quintana Roo, Yucatan, che dà il nome alla penisola, e Campeche.
Ci siamo subito diretti al nostro hotel, prenotato dall’Italia. Trovarlo è stato molto semplice, anche senza navigatore. Una volta usciti dall’autostrada si prende Valladolid centro e si entra in città dalla stessa strada dove è situato l’hotel, che si incontra a sinistra, quando si è quasi arrivati alla piazza centrale.
L’hotel “La Aurora Colonial” (http://hotelcoloniallaaurora.blogspot.it) lo abbiamo prenotato con mail diretta alla struttura, e lo abbiamo scelto poiché altri viaggiatori, sui loro diari, ne avevano parlato bene. Non rispondono velocissimamente alle mail, ma l’hotel è veramente accogliente e carino, disposto come una tipica posada messicana. La struttura presenta una piscina centrale e le camere disposte su due piani tutto intorno. Lo abbiamo pagato 38€ a notte con colazione inclusa e di buon livello. Si può fare colazione anche sulla terrazza sul tetto dove ci sono parecchi tavoli e due vasche jacuzzi. La stanza era di dimensioni agevoli, pulita e ben tenuta. Silenziosa e con letto comodo. Il servizio cortese. Dotato di parcheggio privato gratuito. AC e Wi-fi discreto ma non velocissimo, almeno nella nostra camera che non dava sulla strada ed era la più lontana dalla hall. L’hotel si trova ad un paio di isolati (o “cuadras”) dal centro.
Sbrigato velocemente il check-in e lasciato le nostre valigie in camera, siamo andati a pranzare nella piazza centrale della città, presso “La Cantina Restaurante e Bar”. Buona sosta in questo ristorante senza infamia e senza lode, che comunque ha buoni piatti a prezzi onesti. Un taco (piatto abbondantissimo) 45 mxn, mezzo litro di acqua 15mxn, una brocca di limonata 85 mxn. Ha tavoli sia nelle sale interne, che esternamente sotto i portici che danno sulla piazza centrale. Quindi siamo andati alla scoperta del centro cittadino, visitando la piazza centrale, il cenote che sorge poco distante, la cattedrale di San Gervasio (niente di che), ed il convento di San Bernardino da Siena. Quest’ultimo merita una visita considerando il tempo che ci si investe (mezz’ora) ed il costo d’ingresso (nulla a parte una piccola mancia), e l’importanza che il sito ha avuto nel tempo (primo luogo di culto cristiano nello Yucatan, adibito sia a chiesa che a castello). Molto grande ma spoglio, permette di veder qualche stanza dei sacerdoti dell’epoca, e la chiesa, anch’essa grande ma spoglia, d’altronde come tutte le chiese coloniali che si incontrano in questa zona. Bello il giardino posteriore con banani e piante di cocco e con un cenote non bellissimo, ma vedibile dall’alto attraverso una grata, e che in passato serviva come riserva di acqua.
Valladolid comunque non presenta nessun monumento o luogo particolare da vedere (cenote a parte), o che vi lascerà a bocca aperta e rimarrà impresso nei vostri cuori per sempre; quello che colpisce è la città e l’atmosfera che vi si respira. Passeggiare per questa tranquilla città fa bene allo spirito, ed a noi è piaciuta. Dovrebbe essere una tappa fondamentale di un tour in Yucatan.
E siamo così arrivati alla sera, momento nel quale avevamo organizzato, con grande fatica (immensa fatica direi!), una visita che doveva diventare un momento principale del nostro viaggio: lo “Spettacolo notturno di luci di Chichen Itza”. Consiste nella proiezione, sulla piramide principale del sito archeologico, di un gioco di luci attraverso il quale viene raccontata la storia Maya. Avevamo già assistito a cose simili in altri paesi e sappiamo che sono sempre magiche, ma qui, causa maltempo (ovvero l’unica, sottolineo unica, ora di temporale di tutta la vacanza!) vi abbiamo dovuto rinunciare. Si vede che era destino. Il sito dista da Valladolid 40 min. di auto via statale. Quando siamo arrivati alla biglietteria del sito, sotto l’acquazzone caraibico, ci hanno ahimè comunicato che lo spettacolo era saltato, e non c’era nemmeno la possibilità di spostare il biglietto a giorni successivi. Cuore in pace e gambe in spalla, siamo ritornati in città e ci siamo consolati riempiendoci per bene la pancia presso il ristorante “Las Campanas”. Comunque visto che lo scopo di questo diario è per noi quello di essere utile agli altri turisti per caso, di seguito vi diamo le informazioni necessarie per parteciparvi; info che noi abbiamo scoperto sputando l’anima. Perché dovete sapere che una delle caratteristiche che ho notato del popolo mexicano e del Mexico in generale, e che: a) non rispondono quasi mai alle mail, o lo fanno con riflessi da bradipo, vale a dire dopo qualche giorno. b) siti internet che pubblicizzano per bene un attrazione ma senza poi dare informazioni pratiche (luogo o contatti!). Detto questo per assistere allo spettacolo bisogna procedere così: si visita il sito http://nochesdekukulkan.com/, si guarda l’elenco degli hotel associati e si sceglie un hotel dove pernottare. Quindi si contatta l’hotel chiedendogli il numero di prenotazione. Questo numero dovrete inserirlo nella sezione “reserva tu lugar” del sito “Noches de Kukulkan”, ed una volta scelto le date disponibili confermate e stampate il biglietto gratuito. A tutto questa procedura, ed al sito, logicamente, non viene data nessuna pubblicità (sigh!!), ed il sito di Chichen Itza (), differente da quello citato sopra, non ne parla nella maniera più assoluta. Fate la procedura un mese prima, massimo due, poiché le disponibilità dei posti vengono fornite con poco anticipo, per cui è inutile che vi mettiate a smanettare su internet a Marzo per assistervi ad Agosto.
Per quanto riguarda il ristorante “Las Campanas” nel quale siamo andati a soffocare nel cibo il dolore per la perdita dello spettacolo di cui sopra, anche questo ristorante si trova sulla piazza centrale. Un ottimo locale dall’atmosfera piacevole, dove abbiamo mangiato molto bene. Lo abbiamo scelto sempre sulla base di altri diari di viaggio, e devo dire che ci siamo trovati bene, anche se il tanto decantato piatto “queso especial” (formaggio fuso con funghi champignon, salsiccia, prosciutto, cipolla, peperoni verdi, pure di patate, 90 mxn) non è che ci sia strapiaciuto. Il servizio comunque è ottimo e cortese, ed anche il prezzo è ok. Consigliato assolutamente, anche perché dà la possibilità di provare la vera cucina yucateca. Lungo il cammino per il convento abbiamo visto anche il ristorante “La Casona di Valladolid” che vi segnalo. Era ormai pomeriggio ed avevamo già pranzato, però abbiamo chiesto se potevamo entrare a dare un occhiata. E’ molto caratteristico ed affascinante. Secondo noi è da provare, anche perché poi abbiamo scoperto che è uno dei migliori della città. Termina qui la nostra prima giornata intera in Messico.
Terzo giorno: 17 Agosto. Valladolid – Rio Lagartos – Valladolid
Dopo una buona colazione siamo partiti in direzione Rio Lagartos, per vedere i fenicotteri, in una zona dove pare ci sia la più grande colonia di questi uccelli di tutto il paese. Rio Lagartos dista da Valladolid 105km di statale dritta percorribile in un’ora e mezza circa. Entrati in paese abbiamo svoltato a destra verso il “malecon” (o lungomare) dove abbiamo ricevuto un paio di offerte di tour da alcune agenzie locali a 700mxn, per un paio di ore di escursione in barca. Abbiamo deciso di contattare anche il sig. Roger Massa (titolare di un’altra agenzia di barche e dell’hotel Punta Ponto) il cui nominativo ci era stato caldamente segnalato dalla signora dell’hotel dove abbiamo pernottato a Valladolid. Visto che il prezzo era uguale abbiamo concordato con lui il giro in barca, che comprende la visita alle foreste di mangrovie, possibilità di vedere i coccodrilli (dipende però dalla stagione e dall’ora del giorno), giro alle saline con annesso bagno nell’acqua salatissima galleggiando come nel Mar Morto e fango bianco con cui cospargersi la pelle, e clou dell’escursione, osservazione da vicino delle colonie di fenicotteri. Sebbene il tour sia stato piacevole ed in linea con quanto promesso, sconsiglio assolutamente di farlo con il sopracitato Sig. Massa, in quanto vero maleducato ed unico (sottolineo unico) messicano sgarbato ed imbecille che abbiamo incontrato durante la nostra vacanza. Alla fine, con tono di voce alto e perentorio, voleva farci pagare 25mxn l’uso del bagno dell’hotel che ci aveva gentilmente offerto una sua dipendente per cambiarci i costumi bagnati. Dopo qualche secondo di scontro, nel quale ho sfiorato più volte l’idea di ringraziare la sua gentile mamma per aver messo al mondo un cretino di tale splendore, ce ne siamo andati. In nome della solidarietà tra turisti (ma esiste?) non andateci, grazie. Questo è il sito di un agenzia che trovate a Rio Lagartos e che organizza tour: http://www.riolagartosnaturetours.com/. Sul lungomare comunque, come scritto in precedenza, avrete la possibilità di trovare escursioni senza problemi.
Terminata l’escursione, comunque fantastica perché ci si avvicina veramente tanto – forse troppo – ai fenicotteri, era ormai mezzogiorno per cui siamo ritornati verso Valladolid, fermandoci a mangiare in un locale incontrato per caso a Tizimin, sulla via del ritorno.
Il programma di massima era di visitare Ek Balam (sito archeologico sulla via per Valladolid) ed il cenote Xcan Chè poco distante, ma abbiamo valutato al volo che forse era meglio ritornare in città e dirigerci immediatamente a visitare i più famosi cenotes di Dzitnup. Questi distano meno di dieci minuti di auto dal centro di Valladolid (circa 7km) nella direzione per Chichen Itza, ma vi è pure una pista ciclo-pedonale molto facile che fiancheggia la strada carrozzabile.
Il cenote che tutti chiamano Dzitnup in realtà si chiama X’kekén (Dzitnup è il nome del villaggio) e si trova di fronte all’altro cenote del posto, che si chiama Samula. Per il parcheggio della macchina vi chiederanno un’offerta (dieci/venti pesos possono bastare). L’ingresso ai due cenotes costa 90 Mxn, mentre visitare solo il cenote X’kekén costa 60 Mxn. Considerando che mancava poco meno di mezz’ora alla chiusura (attenzione: I cenotes chiudono alle 17:20) abbiamo optato per visitare solo questo, che stando alla guida ed ai vari resoconti sembrava il migliore. Il cenote è assolutamente spettacolare, e fare un bagno nelle sue fresche (fresche o gelide!?) acque è assolutamente magico. All’ingresso noleggiano dei giubbini salvagente per chi non fosse in grado di nuotare. Vi sono sia bagni che spogliatoi, ma non ho visto armadietti di custodia. La strada che dalla biglietteria conduce al cenote logicamente è “lastricata” di bancarelle di artigianato locale. Il tempo di visita per vederlo con calma e scattare qualche buona foto (nb: L’interno è piuttosto buio) per me è di un’ora. Vi offrono anche il servizio di fotografie (a pagamento logicamente) … potete valutare vedendo le foto scattate agli altri turisti, sugli schermi posti all’ingresso.
Cena sempre presso “Las Campanas”.
Quarto giorno: 18 Agosto. Valladolid – Chichen Itza – Merida
Abbiamo lasciato l’hotel abbastanza presto, persino prima che servissero la colazione, ma eravamo decisi ad arrivare al sito archeologico subito all’apertura. Pronti via, e subito un auto ci affianca e ci segnala che abbiamo bucato una gomma. Porcaccia della misera, che la maledizione di Montezuma per noi si trasformi nell’impossibilità di vedere Chichen Itza! La sera dello spettacolo di luci ci si è messo il temporale, ora la ruota da cambiare. Ma ripensadonci forse è meglio cosi, piuttosto che passare qualche girono chiuso in bagno a … meditare! Cambio di gomma ultrarapido, sosta in un negozio di alimentari incontrato lungo il percorso, per comprare qualcosa da mangiare (e visto che c’eravamo anche due oggetti di artigianato che avevano un costo irrisorio) e via verso il traguardo agognato. Siamo arrivati dieci minuti prima delle otto, ora di apertura, secondi turisti assoluti. Non primi ma comunque da podio! Il costo del parcheggio è di 30 pesos. L’ingresso costa 64 pesos ai quali bisogna aggiungere la tassa per lo stato dello Yucatan. Per il biglietto d’entrata ci sono due prezzi differenti, uno per i turisti e l’altro, più basso, per i cittadini messicani. Pur viaggiando con la nostra inseparabile Lonely Planet, e nonostante la possibilità di reperire informazioni in internet, consigliamo almeno per questo sito di affidarsi ad una visita guidata. Le guide vi si offriranno non appena avrete comprato il biglietto. Il costo medio è di 700mxn (40€ più o meno) ma la nostra guida ci ha offerto di dividere il costo con altri turisti, se avessimo avuto la pazienza di attendere qualche minuto, e dargli il tempo di procacciarsi un altro paio di clienti. Detto fatto, abbiamo diviso il costo con una copia di spagnoli. Nel caso potete essere voi stessi a proporre alla guida di dividere il costo con altri. Logicamente il sito è magnifico, non a caso è patrimonio dell’Unesco da anni e dal 2007 dichiarato una delle meraviglie del mondo moderno. Non stiamo a descrivervi il sito; per questo leggetevi una buona guida. I consigli che ci sentiamo di ripetervi sono di arrivare presto alla mattina, per evitare il caldo del mezzogiorno, ma soprattutto le orde di turisti che entrano a quell’ora. Non avete idea di quanto gente arriva! La maggior parte “gringos” americani regolarmene in infradito e con l’immancabile bicchierone gigante di frappuccino Starbucks, provenienti dalla zona hotelera di Cancun! Sono talmente tanti che non avrete nemmeno la possibilità di scattare qualche foto in solitudine. Ecco, quando loro arrivano per noi è il momento di andare. Il secondo consiglio che ripetiamo è di prendere una guida, le cui spiegazioni e aneddoti, vi torneranno utili anche per i siti che visiterete nei giorni successivi. Tempo della vista tre/quattro ore. Portatevi occhiali da sole, cappello, ed uno zaino con almeno un paio di bottiglie grandi di acqua. Nonostante i timori, non abbiamo visto zanzare in giro. Siti utili:
; sito ufficiale della zona archeologica.
http://www.inah.gob.mx/es/ sito dell’istituto nazionale di archeologia e storia.
http://www.culturyucatan.com.mx;
http://www.mayaexploration.org (vi dà le mappe di tutti i siti, ed info forse anche troppo approfondite – per addetti ai lavori -, spiega anche il calendario maya).
Per visitare Chichen Itza potete anche valutare di dormire a Pistè, che è il paese nel quale si trova il sito archeologico; ci sono moltissimi hotel, e sarete molto più vicini, pertanto potrete arrivare di buon ora molto più comodamente.
All’uscita del sito c’erano due cose da fare prima di raggiungere Merida. Riparare il pneumatico e riempire la pancia. Per la prima urgenza, ci siamo rivolti ad un gommista nel paese di Pistè, e così si scopre che quello che sembrava un problema si trasforma sempre nella parte più bella di un viaggio in autonomia: il contatto con la gente! Mezz’oretta di attesa con qualche chiacchiera con il proprietario dell’officina, 50mxn, e via andare. Per la seconda siamo andati in un posto dove facevano “pollo asado”, che avevamo visto in un vicolo laterale mentre cercavamo il gommista. Chiamarlo ristorante è un eufemismo; più che altro era un garage, almeno dalle dimensioni, dove si poteva mangiare il pollo che la signora cucinava direttamente sul marciapiede. Pollo asado magnifico. Il migliore mangiato in Mexico. Questi posti semplici si rivelano sempre essere sorprese meravigliose. Un po’ di gente del luogo, e del buono ed economico cibo.
Se vi interessa si chiama “Pollo Asado Suemy” e si trova in una via laterale a dx uscendo dal paese di Pisté in direzione Merida.
Quindi siamo ripartiti in direzione Merida. La città è grande e con molto traffico (circa 750.00 abitanti) e per arrivare dalla periferia al centro è passato un po’ di tempo. Però anche senza navigatore, ma con una semplice mappa stampata da internet trovare l’hotel prenotato su booking è stato semplice. Abbiamo pernottato con Booking presso “Hotel del Peregrino” (http://www.hoteldelperegrino.com) una sola notte; è situato a cinque/sei isolati (cuadras) dalla piazza centrale di Merida, circa cinque minuti a piedi. La struttura è molto ben curata e piacevole come architettura. Il personale gentile e disponibile. La nostra camera non era grandissima, ma ben disposta e pulita. Il soffitto era molto alto, e la stanza non aveva finestra, se non quella del bagno; mi è parso di capire che le camere al primo piano siano migliori di quelle al piano terra. Comunque c’era sia il ventilatore che AC. La colazione si consuma – dalle 8 alle 9:30 – nel minuscolo cortile interno e sebbene non presenti molte possibilità di scelta, è comunque buona come qualità e quantità. Wi-fi funzionante abbastanza bene. Si trova facilmente parcheggio nella via dell’hotel. Noi abbiamo parcheggiato praticamente difronte all’ingresso. Prezzo ottimo (50€) con un buon rapporto rispetto a quanto offerto. Consigliato.
Una volta lasciato i nostri bagagli in camera siamo usciti per visitare il centro cittadino. Come dicevamo prima, la citta ci è parsa molto trafficata, ma magicamente la piazza centrale (Plaza Grande), e la zona intorno al Parque S. Lucia sono un oasi di tranquillità dove è possibile rilassarsi sulle panchine guardando la gente passare. Inoltre in Plaza Grande, sulla quale si affaccia la Cattedrale della città, si svolgono spesso spettacoli serali di strada che attirano sempre parecchie persone e che animano l’atmosfera. La piazza è piena di bancarelle che preparano diversi tipi di cibo: hot dog, panini tipo burger, patatine fritte e torte, per cui si è deciso di mangiare lì saltando da una bancarella ad un’altra. A proposito, quelle che qui in Yucatan chiamano torte, non sono altro che panini (tipo francesini) imbottiti; la farcitura può essere fatta con diversi tipi di carne (pollo, maiale, vitello o pastor – il top per il sottoscritto -, ovvero carne di maiale grigliata come il kebap turco e poi tritata finemente) e con le immancabili salse piccanti.
A Merida ci sono sicuramente altre cose da vedere, ma a noi è parso sufficiente la sosta di un giorno in questa città. A posteriori il tempo che gli abbiamo dedicato è giusto. Qui termina un’altra giornata messicana, e quindi ritorniamo in camera a ricaricare le batterie delle macchine fotografiche ma anche quelle dei nostri corpi affaticati.
Quinto giorno: 19 Agosto. Merida – Uxmal – Campeche
Il programma del giorno prevede la visita al sito archeologico di Uxmal, quindi al museo del cioccolato, per raggiungere poi la città di Campeche dove avevamo riservato il nostro prossimo hotel sempre con Booking.
Il sito di Uxmal dista 85km da Merida, poco più di un’ora di strada bella e ben segnalata. L’importante è stato farsi spiegare dal ragazzo dell’hotel come uscire dal labirintico centro della città. Uxmal è meno famoso di quello di Chichen Itza, ma ugualmente interessante e ampio da visitare. Essendo meno famoso, fa sì che ci siano meno turisti, e questo permette di godere con tranquillità del sito. La piramide dell’indovino, la casa delle monache e il gioco della pelota sono decisamente superinteressanti. Salire poi sulla grande Piramide (cosa che a Chichen Itza non è possibile) permette di avere una panoramica stupenda su tutto il sito e di vedere dall’alto la foresta che lo circonda. Anche la vista dal palazzo del governatore è imponente. Il parcheggio interno costa 30mxn. Per una visita considerate 2 o 3 ore max. Il nostro consiglio è sempre quello di arrivare la mattina presto, e di portarsi da bere. All’interno del sito vendevano una bottiglia di acqua da 1 lt a 35 pesos, quando mediamente ne costa 10!! Il sito è popolato da una quantità infinite di iguana. NB: anche ad Uxmal fanno uno spettacolo di luci notturno, ma a differenza di quello di Chichén Itza questo è a pagamento.
Una vota terminata la visita al sito, abbiamo preso la macchina per percorrere quei pochi metri che ci speravano dal museo del cioccolato. Il “Choco-Story” era uno dei punti fondamentali del nostro viaggio, prima della partenza, ed ho faticato molto in internet per trovare info utili, anche perché il loro sito fa veramente pena e non funziona mai (www.choco-storymexico.com). Purtroppo è stata una grande delusione, compensata almeno dal sito di Uxmal, che è stata una piacevole sorpresa. E’ situato di fronte all’ingresso del sito di Uxmal, sulla strada principale, lato opposto. Dalla biglietteria del sito archeologico disterà circa 500mt. E’ composto da una serie di capanne disposte su un percorso ad anello, immerse in una foresta molto bella, con una varietà infinita di piante. Durante il percorso c’è pure una gabbia dove sono rinchiuse alcune scimmie. In ogni capanna ci sono una serie di pannelli esplificativi, ed oggetti inerenti la coltivazione, produzione e consumo del cioccolato, ma nessuno vi spiegherà nulla. Nel biglietto è compresa pure una cerimonia Maya del cioccolato (facoltativa), che dura una decina di min. e che lascia il tempo che trova. Quello che ci ha lasciato perplessi e delusi, è che non si tratta di un luogo dove si coltiva e/o si lavora il cioccolato. E’ una semplice azienda agricola, molto bella e ben curata, dove qualcuno ha avuto la fantastica idea, assai remunerativa per la verità, visto anche il costo del biglietto non indifferente, (a proposito non ricordiamo il costo del biglietto, perché la foto scattata al listino prezzi si è “persa”) di fare una mostra del cioccolato, impostata ad onore del vero molto bene, in tutto il suo percorso, dal campo alla pancia. Solo nell’ultima capanna vi sono persone che spiegano il significato del cioccolato nella cultura Maya e vi offrono una tazza di cioccolato, o due al max. se ne volete provare un’altra abbinata ad una spezia diversa. Da fare – forse – se viaggiate con bambini; considerate in tal caso un paio di ore di visita, altrimenti potete tranquillamente saltarla risparmiando tempo e denaro.
Terminato la visita anche a questo posto, siamo ripartiti alla volta di Campeche. Se Merida non meritava niente più del tempo che gli abbiamo dedicato, la città di Campeche invece ha confermato i nostri sospetti. Ovvero una città semplicemente fantastica, dall’atmosfera magica, molto viva da un punto di vista culturale ed artistico, con molti ristoranti gradevoli e moderni, e con un fantastica posizione sul Golfo del Mexico. Campeche avrebbe meritato almeno un giorno in più, che noi per esigenze organizzative abbiamo deciso di non fare. Perciò il nostro consiglio per questa citta è quello di fermarsi un paio di notti, per viverne l’atmosfera girando senza metà per le sue vie. Non a caso la città è Patrimonio dell’Unesco, ed assai interessante è pure la sua storia.
A Campeche abbiamo dormito presso L’hotel “Socaire” ( ) prenotato con Booking dall’Italia. Costo 65€ che rapportato alla qualità dell’hotel è un ottimo prezzo. L’hotel si trova in pieno centro a due passi dalla cattedrale; anche se non dispone di un parcheggio privato, è semplice trovare parcheggio nelle vicinanze. Noi lo abbiamo trovato proprio di fronte all’ingresso. L’hotel è veramente affascinante, ben arredato e dal design raffinato. Le camere si affacciano tutte su cortili interni. La nostra camera era molto grande, con tv schermo piatto, a.c. e wi-fi ben funzionante. Bagno ampio e moderno. Letto comodo e camera silenziosa fanno sì che la qualità del sonno sia ottima. L’hotel è dotato anche di una piscina, piccola, ma deliziosa ed in un contesto affascinante. Il personale gentilissimo e sempre a vostra disposizione. Veramente nessun commento negativo su questa struttura, a parte il fatto che la colazione non è inclusa, ma ci si può rivolgere al “Bar Sotavento” convenzionato con loro (220 pesos per una buona colazione, ma sono un po’ lenti nel servire. Dovessi tornare proverei un locale esterno). Hotel consigliatissimo. Il migliore del nostro viaggio.
La restante parte della giornata, ci siamo immersi nel centro cittadino, camminando senza meta, dalla piazza centrale al lungomare. Al di fuori delle mura c’è un mercato piuttosto vivace, dove è pure possibile mangiare. Noi abbiamo cenato al “Luz de Luna”, nella via della movida. calle 59 a metà altezza. Consigliato.
Sesto giorno: 20 Agosto. Campeche – Palenque
Questo spostamento è stato il più lungo del viaggio: 370km con 4h30 min di viaggio (da googlemaps), fino a raggiungere la città di Palenque. La prima parte del viaggio ce la siamo presa molto comoda, fiancheggiando il mare alla nostra dx, e facendo qualche sosta per foto o per comprare qualcosa. Poi dopo l’ingresso a Ciudad del Carmen si abbandona la costa, e da lì la strada diventa più monotona, con meno motivi di fare soste, se non quelli dovuti a stanchezza. Comunque le strade sono sempre ben tenute e segnalate ottimamente, e non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Non ci hanno mai fermato nemmeno quando abbiamo attraversato il confine di Campeche per entrare nello stato del Chiapas. Alla fine siamo arrivati a Palenque prima del previsto, più o meno a metà pomeriggio, e qui è nato il dubbio amletico: che fare? Andare in hotel o provare ad anticipare i tempi del programma che ci eravamo fatti e visitare oggi il sito archeologico, anziché domani mattina. Proviamo a recarci all’ingresso del sito per chiedere informazioni. Bisogna pagare due ingressi: uno al Parco Nazionale di Palenque, ed uno alle Rovine, ovvero il sito archeologico. Comunque dopo qualche domanda, inerenti soprattutto il tempo necessario per una buona visita (ci dicono che in un’ora e mezza si riesce a vederlo tranquillamente) tentiamo la sorte e decidiamo di entrare, con poco meno di due ore disposizione. Ed abbiamo fatto benissimo. Siamo riusciti a visitare il sito (almeno il 90% dello stesso senza perderci a raggiungere un paio di templi diroccati immersi nella foresta) senza correre troppo e fermandoci anche per scattare molte foto, ma così facendo, abbiamo avuto il giorno successivo completamente a disposizione per il trasferimento nella città successiva e soprattutto per le cascate di Agua Azul. Inoltre a quest’ora incontrerete pochi turisti. A posteriori consigliamo vivamente di fare così.
Inutile dire che il sito è magnifico. Con caratteristiche completamente diverse dai due precedenti, immerso veramente nella foresta abitata da scimmie urlatrici, che si faranno sentire durante la vostra visita, ed incastonato fra le montagne, è estremamente suggestivo e va assolutamente visitato.
Il sito (http://www.palenque.inah.gob.mx) apre dalle 08:00 alle 16:30, ma una volta dentro si può restare fino alle 17:30, dopo di che i guardiani iniziano a far uscire i turisti. Consiglierei di evitare la domenica, in quanto in questa giornata l’ingresso per i messicani è gratuito, per cui la zona archeologica è molto affollata.
Terminata la visita abbiamo raggiunto il centro del paese alla ricerca del nostro hotel che abbiamo trovato abbastanza facilmente. L’hotel “Maya Rue” era stato prenotato con booking direttamente dall’Italia, ed è situato nella zona centrale del paese. L’hotel è piccolo, ma carino, senza nessuna pretesa, ma arredato bene, con qualche tocco artistico, e molto pulito. La colazione è inclusa, e l’hotel dispone di un parcheggio privato situato a pochi isolati. La nostra camera era piccola, in cemento armato, e con porte divisorie del bagno e della della doccia (due locali separati) in ferro, ma che si integravano bene con il resto dell’ambiente, e quindi la stanza risultava essere comunque carina e ben disposta, con A.C e wi-fi ben funzionante. Il personale sempre cortese e disponibile. Rapporto qualità-prezzo eccezionale: € 34 per una notte. Consigliato.
Lasciato i nostri bagagli siamo usciti a visitare un po’ il centro di Palenque. Devo ammettere che mi aspettavo di incontrare un paese senz’anima, tutto hotel e ristoranti, un po’ come Aguas Calientes in Perù sorta ai piedi di Macchu Picchu; un paese, insomma, nato al servizio del sito archeologico, ed invece Palenque, pur essendo del tutto irrilevante da un punto di vista turistico, ha comunque la sua personalità. Siamo arrivati nella piazza centrale, e da lì al mercato, dove ci siamo buttati a mangiare qualsiasi cosa commestibile fosse venduta alle bancarelle. Arrivata l’ora della cena eravamo sazi, ed abbiamo terminato mangiando due immancabili torte, che a noi piacciono molto.
Settimo giorno: 21 Agosto. Palenque – San Cristobal de Las Casas
Direzione San Cristobal, profondo Chiapas, distante 220km e 5 ore di macchina. Pur non essendo il tragitto più lungo in termini kilometrici, lo è stato in termini di tempo, poiché la strada che conduce a San Cristobal, è strada di montagna piena di curve, paesi da attraversare, e farcita di topes. Inoltre bisogna considerare che se vi trovate davanti un camion gigantesco, come dalle nostre parti non siamo abituati a vederne, e vecchio – anzi vecchissimo – questo arrancherà sulle ripide salite, procedendo ai venti all’ora se va bene. Sorpassare diventa un’impresa ed i tempi di percorrenza si allungano. Comunque siamo partiti al mattino verso le otto e dopo un’ora circa (settanta km più o meno) siamo giunti al bivio, sulla dx, per le cascate di Agua Azul. Abbiamo svoltato, ed abbiamo proseguito per 7km circa, prima di incontrare la biglietteria. Le cascate non presentano salti spettacolari in termini di dislivello, ma sono assolutamente piacevoli da vedere. Quando le abbiamo visitate noi le acque erano azzurre e questo contribuisce ad aumentarne il fascino. Proseguendo lungo il sentiero che le fiancheggia, tra innumerevoli bancarelle di articoli di artigianato, oltre ad incontrare altri punti panoramici dove scattare foto (non fermatevi solo al primo punto panoramico che incontrerete) si può salire fino ad alcune zone ben segnalate dove è possibile fare il bagno. Non è possibile bagnarsi ovunque, perché troppo pericoloso a causa della corrente veramente impetuosa, ma solo nelle piscine naturali create dalla cascata e ben segnalate. L’acqua è limpidissima ma freddissima. In zona ci sono cabine spogliatoio che costano 5 pesos. C’è pieno di ristoranti dove potete mangiare qualsiasi cosa: dalle empanadas a 20 mxn, fino ad un pasto completo. Tempo di visita, includendo il bagno e un assaggio di empanadas, circa tre ore. Sosta consigliata.
Quindi via in direzione San Cristobal, attraversando il vero Chiapas. Noi non abbiamo incontrato posti di blocco dei guerriglieri zapatisti, ma non è difficile vedere ai margini della strada, o nei centri abitati attraversati, cartelli scritti a mano con vernice rigorosamente rossa, che indicano che stiamo attraversando un territorio zapatista. Gli unici “posti di blocco” che abbiamo incontrato sono quelli dei bambini, i quali tendono una corda in mezzo alla strada per obbligarvi a fermarvi e così vendervi qualcosa. Il trucco è far finta di accelerare e suonare il clacson: capiscono che non vi fermerete ed abbasseranno la corda. Se solo rallentate, siete fregati, perché vi si mettono davanti alla macchina ed allora dovrete mercanteggiare. La pausa pranzo l’abbiamo fatta in un locale senza nome, di un paesino, di cui non ricordo il nome; ma anche se me lo ricordassi non ve lo consiglierei, visto che è stato il nostro peggior pranzo di tutte le vacanze (quando dico tutte sono proprio tutte, non solo di quelle mexicane ma di tutte quelle della nostra vita, sigh!). Comunque proseguiamo, e paesaggi stupendi, nuvole, nebbia, foreste nebulari e montagne ci accompagneranno fino alle porte di San Cristobal, dove arriviamo nel primo pomeriggio. L’hotel prenotato sempre con Booking è la “Posada Sancris” (www.posadasancris.com ) situata nel centro storico di San Cristobal, a pochi isolati dal centro, per la precisione a cinque cuadras dall’inizio di Calle Real de Guadalupe, ovvero dalla zona pedonale.
Si trova in una zona molto tranquilla e silenziosa, e dispone di parcheggio privato, cosa molto utile a San Cristobal, visto che le strade del centro storico sono veramente strette. Questa posada è piccola – dispone solo di una decina di camere tutte con bagno privato – ma è un gioiellino. Le camere sono ben disposte, molto pulite, con un buon bagno. Forse un po’ fredde, visto che in camera non c’è il riscaldamento, ma nulla di ché. Connessione wi-fi gratuita e ben funzionante sia in camera che nelle parti comuni. Anche se la colazione non era compresa con Booking, l’hotel ce l’ha sempre servita, tra l’altro di buona qualità e quantità. Questo hotel è quello che ci è piaciuto e che più ci è rimasto nel cuore, di più di tutta la nostra vacanza messicana, sia per la sistemazione della struttura, ma soprattutto per l’amabilità dei titolari, Ofelia ed Ernesto, che ci hanno intrattenuto la sera con lunghe chiacchierate. Assolutamente consigliato!!! Rapporto qualità-prezzo incredibile: tre notti per 82€.
Tra le altre cose, in hotel abbiamo scoperto un’attrazione che non avevamo inserito nel nostro programma poiché non ne avevamo mai trovato traccia in nessuna guida, ma che potrebbe essere di sicuro interesse: si tratta delle cascate del Chiflon, a Tizimol (120km da S. Cristobal), una serie di cascate, tra cui la più alta ha un salto unico di 120 mt. Vedetevi il sito (www.chiflon.com.mx), potrebbe interessarvi. Una volta lasciato le nostre valigie siamo usciti a visitare il centro cittadino. San Cristobal è una città assolutamente fantastica, e da sola vale il viaggio. Per fortuna ci siamo fermati per tre giorni, ma se ne potrebbero fare un paio in più, o magari andarci a vivere direttamente! Camminare per la vie della città ci ha ricordato un po’ il Barrio San Blas a Cuzco. Vie strette ed acciottolate, case colorate, ed atmosfera unica rendono magico il camminare senza metà tra i vicoli del centro, uscendo anche dalle vie principali, dove la ressa è maggiore. San Cristobal è situato nella Sierra madre del Chiapas a circa 2000mt di altitudine, per cui la sera può fare fresco – o freddo – anche se ci si trova in piena estate e due giorni prima eravate stesi sotto i 35°C del sole di Cancun a grigliarvi come salamelle. Consigliamo pertanto di portarvi un pile ed un giubbino; il pile da solo non basta, come ho scoperto a mie spese, visto che al calar del sole mi sono fiondato al mercato a comprarmi un giubbino simil-poncho per scaldarmi. A proposito di mercati, a San Cristobal c’è il mercato storico che si tiene poche cuadras a nord della Cattedrale, tutti i giorni, ma attorno alla stessa chiesa vi è anche un altro mercato grande ed assai vivace, di oggetti di artigianato, dove i vari gruppi etnici che vivono sulle montagne vengono a vendere i loro prodotti tipici (principalmente maglioni, sciarpe, cappelli, e vestiti in genere). Qui abbiamo trovato i prezzi migliori di tutto il nostro viaggio. Per esempio, il giubbino-maglione (non so come definirlo) che ho comprato lo abbiamo pagato 100mxn (meno di 6€) mentre nel proseguo del viaggio lo vendevano a 250 mxn. Non stiamo parlando solo della riviera Maya, dove un aumento è capibile sia per la distanza che per la presenza di turisti, ma anche delle città vicino, vedi Tuxtla Gutierrez nostra futura tappa. Per quanto riguarda gli oggetti in ceramica, invece, è meglio comprarli direttamente nel luogo di produzione, poco distante da S. Cristobal, ovvero ad Amatenango (vedi tappa seguente): sono molto economici e si possono fare ottimi acquisti.
Dopo un giro nella via centrale, nella cattedrale ed al mercato, siamo andati a cenare al ristorante “El Cau” selezionato scegliendolo per caso, tra i molti locali che abbiamo visto camminando per il centro. Era quello che ci ispirava di più, e ci è andata di lusso (www.elcau.org ). Il ristorante è di alta qualità, ed è situato al numero 57 di Real de Guadalupe, ovvero nella zona pedonale del centro. E’ molto piccolo, ma ricco di atmosfera, e spesso potrete cenare con musica dal vivo. I piatti sono di livello superiore, e questo lo si intuisce anche dalla superba presentazione. Amabilità dei camerieri sempre cortesi e attenti, e del titolare simpatico, ma mai invadente, che ti mette subito a tuo agio. Noi abbiamo ordinato Jolomillo e Albondiga (se si ricordo bene i nomi visto che è passato un po’ di tempo) ed erano fantastici. Con un succo di frutta ed una buona birra Indio il conto è di 270 mxn. Consigliatissimo!
Ottavo giorno: 22 Agosto. San Cristobal – Amatenango – San Cristobal
Partenza in direzione Amatenango, con sosta alla Grutas de San Cristobal, situata pochi km fuori città. In pratica tutti i gironi del nostro soggiorno a San Cristobal sono stati caratterizzati da questo programma: partenza presto al mattino per vedere i dintorni e ritorno nel pomeriggio per goderci la città.
La Grotta di San Cristobal, indicata come “Grutas de Rancho Nuevo” in realtà è un vero e proprio parco immerso nella natura, ed offre diverse possibilità di svago e divertimento: andare a cavallo (150 mxn per un’ora), scivoli e giochi per i più piccoli, e tirolesa (50 pesos) come la chiamano qui, ovvero “volare” da un albero ad un altro appesa ad una fune di acciaio. Nel parco ci sono anche diversi ristoranti, e negozi di artigianato.
L’ingresso con la macchina costa 10mxn, e prima di arrivare al cuore del parco si attraversa una grande e bellissima pineta, nella quale sono disposti anche parecchi tavoli in legno per il pic-nic.
L’entrata alla grotta vera e propria costa 15 mxn a persona. La grotta scende per circa 500mt nella montagna, camminando su un largo marciapiede che non presenta nessuna difficoltà. Alla fine del percorso, nel punto più profondo della grotta, c’è la possibilità di aggiungere un piccolo extra, ingaggiando un guida che vi fornirà di caschetto da speleologo, e imbracatura e vi porterà ancora più in profondità, per una settantina di metri, in un percorso non accessibile liberamente al grande pubblico, per la presenza di cunicoli, e di passaggi stretti e tortuosi. La visita, senza extra avventura, dura una ventina di minuti.
Quindi siamo ripartiti in direzione Amatenango del Valle, paese famoso per la lavorazione della ceramica. Presente in tutte le guide, la Tigre di Amatenango, è la riproduzione in argilla, del tigrillo della giungla chiapateca. La strada che conduce a questo piccolo paesino è magnifica, ed attraversa vallate e pascoli verdissimi, sui quali pascolano mandrie di mucche e greggi di pecore; è un paesaggio estremamente rilassante, uguale ai paesaggi delle nostre Alpi. Dopo 40km di strada dal centro di San Cristobal, raggiungiamo Amatenango, un piccolo paesino attraversato dalla strada principale, ai lati della quale si trovano tutte le bancarelle che vendono le famose ceramiche locali.
Noi siamo saliti nella piazza principale, dove c’è la chiesa, e lì abbiamo parcheggiato la nostra auto. La piazza è carina, ed inoltre in quel momento, c’erano riunite moltissime persone, vestite in abiti tradizionali, che però non gradivano essere fotografati. In questo paese abbiamo fatto la maggioranza dei nostri acquisti del viaggio: tra oggetti da regalare e ed ceramiche per la nostra casa, abbiamo praticamente riempito una valigia, ed abbiamo speso solo 47€. Magnifico. Avremo comprato almeno una decina di tigri, più altri oggetti. Questo per farvi capire che il posto è veramente economico e si fanno ottimi affari. Finita la visita erano ormai le 13 e non avevamo voglia di proseguire in direzione di Aguacatenango (famosa per i vestiti ricamati e le ceramiche); essendo già soddisfatti della giornata, siamo ritornati verso l’hotel, non prima di una sosta per mangiare in quel di Teopisca, paese piuttosto grande che avevamo attraversato all’andata, e dove avevamo visto che c’era una festa, in quanto la chiesa era tutta addobbata di bandiere. Abbiamo mangiato in un locale senza nome, vicino alla piazza centrale (52 pesos una torta una quesadilla due tacos e una coca), e dopo qualche passo e molte foto siamo ripartiti per San Cristobal.
Arrivati in città abbiamo visitato altre cose non viste i giorni precedenti. Sostanzialmente tutte nella zona centrale: mercato, Na Bolom, e chiesa di Santo Domingo. Quest’ultima ha una facciata meravigliosa, ed anche gli interni sono tra i migliori delle chiese coloniali viste in Messico (di solito abbastanza spoglie). Si trova poco a nord rispetto alla cattedrale e vicino al mercato tradizionale di San Cristobal, ma anch’essa è circondata da un mercato costituito a un infinità di bancarelle che vendono prodotti di artigianato. A metà pomeriggio breve sosta rilassante presso la “Pasteleria & cafeteria Oh la la!” situata in Real Guadalupe, vicino alla piazza principale, ed abbiamo ordinato due “tartaleta de chocolate” (35mxn cad) e due caffe americani (17mxn). I dolci erano squisiti. Consiglio a tutti di provare questo minuscolo locale.
Cena presso ill “Barrios de Jovel” che offre tipica cucina chapateca, ed è situato vicino alla “Iglesia de Santo Domingo”. Ci siamo andati su consiglio dei titolari dell’hotel. L’ambiente e l’atmosfera, sono ottimi, ma non raffinati: simili alla nostra trattoria. Il servizio è cortese ed attento. Hanno menu in varie lingue, ed anche in italiano. Il locale è pulito. Abbiamo ordinato una “Cesina de Los Altos” (fettina di manzo marinata in succo di arancia e asciugata al sole, cotta alla brace in pentola di terracotta servita con fagioli ed insalata fresca) 115 mxn, ed un “Anafre Coleto” (filetti di manzo, pollo marinato, salsiccia, luganega, costoletta di maiale, prosciutto crudo e cipolla, e coperta con formaggio fuso, servite calde in un tipico “anafre” ovvero una terrina di terracotta) 160mxn. Porzioni abbondanti anticipate peraltro da generosi antipasti e dagli immancabili nachos. Rapporto qualità-prezzo ok.
Nono giorno: 23 Agosto. San Cristobal – San Juan Chamula – San Cristobal
Partenza per visitare San Juan Chamula e Zinacatan, due paesini distanti una decina di km dalla città in cui si pratica ancora una forma religione antica, quella praticata prima dell’arrivo degli spagnoli, mischiata con la religione cristiana. Prima di arrivare al paese ci fermiamo per chiedere informazioni stradali ad un ragazzo che aspettava il bus, e finiamo con il dargli un passaggio fino a San Juan, visto che vi si stava recando per lavoro. Un piccolo colpo di fortuna, poiché il ragazzo è veramente simpatico e sveglio, e ci indica dove parcheggiare la macchina, il percorso da seguire per arrivare alla chiesa, ma soprattutto ci spiega alcune tradizioni e costumi della gente del luogo. Salutata la nostra guida per caso, ci dirigiamo verso la chiesa, che si trova al centro di una vasta piazza invasa da un mercato coloratissimo. La visita domenicale non è stata casuale, ma programmata, perché proprio in questo giorno si svolge il mercato, ma soprattutto è di Domenica che la gente si reca in chiesa. E la chiesa è il fulcro della visita di San Juan Chamula. Per entrare bisogna pagare un biglietto (20mxn a testa). All’interno non si può assolutamente fotografare, e nemmeno leggere (non lo sapevo e sono stato “ripreso” gentilmente, perché stavo leggendo la mia guida). Quello che si vede all’interno della chiesa è una cosa al di fuori di questo mondo. Un’esperienza unica sia che siate credenti o meno. Un’atmosfera magica. Il pavimento è completamente cosparso di aghi di pino, e non ci sono sedie o panche. La gente per pregare, si inginocchia direttamente sul pavimento e qui accende le candele portate da casa. Queste ultime sono piccole, e di vari colori (ogni colore ha un significato) e vengono disposte in un ordine ben preciso, fisandole direttamente sul pavimento, dopo aver spostato gli aghi di pino presenti. La luce all’interno e soffusa, ma la chiesa è illuminata dalla calda luce di un numero infinito di candele, poste sia sul pavimento, ma soprattutto sui tavoli, disposti intorni al perimetro della chiesa stessa. Dietro all’altare, vi sono le statue dei vari santi, sui quali primeggia, per posizione e dimensione San Giovanni. Qui, infatti, venerano S. Giovanni e non Gesù. La statua di Gesù Cristo è più piccola e posta al lato di S. Giovanni. E’ facile vedere curanderos all’opera. Personalmente abbiamo visto un curandero curare una bambina di pochi mesi in braccio a sua madre. Il curandero procedeva con strani riti, preghiere, mandando il fumo delle candele sulla bambina, e passando sul corpo della stessa un pollo, per “limpiarla” (ovvero pulirla, e toglierlgli il male); pollo che è stato regolarmente ucciso, spezzandogli con delicatezza il collo. Questa è anche la chiesa dove i vari brujos e curanderos, vengono a pregare per intercedere per la guarigione dei loro pazienti. Quasi certamente verrete avvicinate dal qualche curandero che vi proporrà un rito di limpieza o altro, per un centinaio di pesos. Sappiate che il rito non si svolgerà nella chiesa, ma solitamente presso l’abitazione dello stesso curandero che ve l’ha proposta.
Potevamo rifiutare di fronte ad una simile occasione, Come un Terzani qualsiasi, alla scoperta dei veggenti della zona, abbiamo contrattato il nostro rito, interessante, che è durato una quarantina di minuti nella casa del curandero, situata poco distante.
La chiesa di San Juan Chamula, da sola, vale il viaggio in Messico. Quindi siamo ripartiti alla volta di Zinacantan. All’ingresso del paese alcune ragazzine particolarmente intraprendenti ci hanno fermato chiedendoci i soldi per l’ingresso al paese. Avendoci fermato nel punto dove sorge la casa che fungeva da dogana, con tanto di scritta, ci stavamo quasi per cadere, ma per fortuna ci siamo salvati all’ultimo. La chiesa di Zinacantan non è nulla di speciale, spoglia e con qualche statua nell’abside. Il colore predominante degli arredi è il viola. Cambiano inoltre gli abiti tipici degli abitanti di questa zona, in quanto appartenenti ad un gruppo etnico diverso. Una volta arrivati sulla piazza centrale ci hanno invitato ad andare a visitare un centro tessile gestito da una cooperativa di donne, ma abbiamo rifiutato (subodorava di trappola per turisti, vale a dire: io ti faccio vedere come tesso i vestiti e poi, tu, ti senti obbligato moralmente a comprare qualcosa. No, grazie!). Abbiamo dedicato una mezzora a questo posto, ma per noi è una località tranquillamente saltabile. Abbiamo preferito ritornare a San Cristobal, che a noi è piaciuta enormemente (e ci è rimasta nel cuore.). Siamo arrivati in hotel verso mezzogiorno, e mentre stavamo pensando dove andare a mangiare, abbiamo scambiato due chiacchiere con la titolare della posada, la quale ci consiglia, per una vera cucina chapateca, di pranzare presso l’abitazione della signora Angelina (così mi sembra di ricordare), che praticamente apre il “negozio” all’ora di pranzo, mettendo di fronte alla porta di ingresso, disposti sopra un tavolo, alcuni tegami con piatti tipici. Non ci pensiamo un secondo, ed eccoci lì. Tra l’altro la casa si trova in Calle Dugelay, ad una cuadra e mezzo da Tapichula, la via del nostro hotel. Abbiamo mangiato in una stanza tre metri per quattro, dove c’erano solo due tavoli. Non ricordo il nome dei piatti, ma tutto era buonissimo, tanto che di uno abbiamo fatto pure il bis, spendendo poco più di 100 mxn.
Quindi ci siamo immersi nuovamente nel centro della città andando nuovamente al mercato per fare ulteriori acquisti, e visitando ulteriori luoghi di interesse artistico. Interessante uscire dal centro, e perdersi nei quartieri laterali meno battuti, dove si scoprono angoli splendidi e piazzette deserte. Abbiamo cenato presso “Yik Cafe” situato in Real de Guadalupe. Il locale presenta sia un bar che vende prodotti da forno e dove si possono fare ottime colazioni, ma anche una sala dove si può mangiare. La sala in realtà è il classico cortile interno delle posade messicane: ovvero portici tutto intorno al perimetro del cortile, e spazio a cielo aperto in mezzo. Locale ben arredato, curato e pulito. Servizio cortese e veloce. Abbiamo mangiato due hamburger (45mxn cad) una Sprite (16mxn) ed una ottima birra Bohemia (25mxn), spendendo 131mxn. Consigliato.
Decimo giorno: 24 Agosto. San Cristobal – Chapa de Corzo
Direzione Chapa de Corzo, per visitare il canyon del Sumidero. Ma prima di lasciare San Cristobal, saliamo (in macchina sigh!!) al Mirador San Cristobal, dal quale si ha una panoramica su tutta la città. Per la verità non è niente di che; la vista non è proprio a 360 gradi, coperta in parte anche dalla vegetazione; sulla sommità c’è l’immancabile chiesa. Comunque per il poco tempo che gli si dedica una visita a questo mirador si può fare.
Quindi ci muoviamo per la nostra meta, decidendo di prendere l’autostrada (48mxn), e non la statale, perché stando alle informazioni ricevute dai locali, pare che quest’ultima sia molto più lunga e tortuosa.
Comunque anche l’autostrada non scherza; sostanzialmente, su una distanza totale di una cinquantina di km o poco più, ce ne sono 45 di discesa continua, a pendenze forti e costanti, ma con carreggiata ampia e larghi tornanti. La pendenza è così forte, che spesso hanno previsto delle vie di fuga per quei mezzi ai quali si rompono i freni (uh signur!) Praticamente, ogni tanto si vede un cartello che invita i conducenti in difficoltà (ovvero con i freni rotti) a seguire una linea rossa che appare al centro della corsia; dopo un paio di km, alla prima curva a sx, la linea rossa parte per la tangente verso dx, seguendo una lingua di asfalto lunga un centinaio di metri che prosegue sparata in salita e termina con una tratto di sabbia e ghiaia dove il malcapitato autista si può tranquillamente arenare, come una balena su una spiaggia atlantica. Sudori freddi e fede profonda nella società di autonoleggio e nella regolarità dei tagliandi! Sinceramente, nonostante la mia abitudine alla guida, è stato un sollievo terminare questo lunghissimo tratto e raggiungere l’agognata pianura. Una volta giunti a Chapa de Corzo, ci dirigiamo verso il centro città dove è situato l’hotel “Los Angeles” prenotato con Booking.
In fase di programmazione eravamo indecisi se dormire in questa città oppure restare a San Cristobal, evitando così un altro spostamento di hotel, quindi fare andata e ritorno dal Canyon. Abbiamo però preferito questa soluzione, perché il mattino successivo avevamo il volo abbastanza presto, e volevamo ridurre il più possibile la distanza che ci separava dall’aeroporto; a posteriori abbiamo fatto bene e sinceramente consigliamo a tutti i lettori una scelta simile, magari cambiando hotel (ahahah!).
L’hotel è situato proprio sulla piazza centrale, a due passi dalle lance dei tour operator per il canyon. E’ un hotel molto economico, e va giusto bene per una notte, come punto logistico strategico. Logicamente non aspettatevi molto di più, ma è anche giusto che sia così visto il costo esiguo (27€ a notte). La camera era un po’ piccola, e non ben mantenuta (segni degli anni in più punti), ma comunque mediamente pulita. Personale mediamente svogliato. L’ho chiamato per una lampadina bruciata in camera, e sto ancora aspettando adesso. Bagno privato con doccia. Tutto molto spartano. Colazione non compresa. Nel cortile interno due mega-gabbie con dentro alcuni pappagalli amazzonici giganteschi, che oltre ad essere assai pittoreschi, diffondevano per l’aire un discreto olezzo di guano. Unico punto a suo favore, oltre la posizione, il parcheggio privato gratuito, con la macchina parcheggiata nel cortile interno dell’hotel, sotto i vostri occhi. Diciamo che questo è stato senza dubbio il peggiore hotel della nostra vacanza messicana.
Dopo aver lasciato i nostri bagagli, ed aver mangiato velocemente un paio di hot-dog nelle bancarelle di fronte all’hotel ci siamo diretti all’imbarcadero, situato veramente a pochi passi. Per visitare il canyon del Sumidero, ci sono un paio di posti dove partono le barche. Uno è questo, in centro paese (tour operator “Lanchas Rojas”), mentre il secondo (Cahuare) è situato sotto il ponte Belisario Dominguez (carrettera D190 ovvero la strada principale che attraversa il fiume e porta a Tuxtla Guiterrezz). Non ci sono orari di partenza fissi, ma le barche, ciascuna delle quali ha una capienza di una ventina di persone, partono quando sono piene. Il costo è di 190mxn a persona. Noi siamo arrivati verso l’una, che non è l’orario migliore, sia per il sole, che per lo scarso afflusso turistico, quindi con il rischio di dover attendere molto tempo prima che la barca si riempia. Però questa volta la fortuna ci ha assistito e siamo partiti dopo pochi minuti. Al momento della consegna dei biglietti vi daranno anche un braccialetto, che serve sia come prova del pagamento della tassa governativa (vi chiederanno di mostrarlo ad un posto di blocco situato nel bel mezzo del fiume) ma vi dà l’accesso gratuito ai punti panoramici del canyon, raggiungibili in macchina autonomamente. Pertanto una volta terminato il tour con la barca vi consiglio resistere alla tentazione di toglierlo.
Il tour dura un paio di ore e vi dà la possibilità di vedere vari tipi di fauna, dai coccodrilli, a diverse specie di uccelli (cormorani, aironi, etc…), nonché di “immergervi” veramente nella natura; considerate che le pareti delle montagne che formano il canyon, nel loro punto più alto toccano i 1000 mt. Una volta arrivati alla diga, si ritorna sui propri passi, e velocemente si arriva all’imbarcadero. Il tour è abbastanza interessante, e comunque scorre via velocemente. In fase di organizzazione avevo letto qualche recensione piuttosto negativa, in quanto lamentavano la presenza di troppi rifiuti sul fiume; quando lo abbiamo fatto noi, abbiamo sì visto chiazze di rifiuti di ogni specie, ma non in misura eccessiva. Forse abbiamo avuto fortuna, ma so anche che il parco nazionale stava tentando di prendere delle contromisure, ed in effetti abbiamo scorto un paio di barche che servono per raccogliere i rifiuti e ripulire le acque.
Al termine del tour, ci siamo diretti a Tuxtla Gutierrez, alla ricerca della via d’accesso per raggiungere i punti panoramici che permettono di vedere il fiume dall’alto. L’ingresso dista circa trenta minuti di auto da Chiapa de Corzo, e se vi stampate una paio di cartine da google maps, non è così difficile da trovare, a meno che non abbiate il navigatore (ma noi non abbiamo il navigatore, si va all’antica). L’entrata è a pagamento ma se tenete il braccialetto che vi danno al momento dell’acquisto dei biglietti per il tour con le barche, potrete accedere gratis. Ci sono cinque punti panoramici differenti, alcuni veramente impressionanti. Dall’ingresso fino a raggiungere l’ultimo mirador, che poi è il più importante, ci sono 8 km di strada. Considerate un’ora e mezza per la visita. L’entrata chiude alle ore 17:00, ma una volta entrati si può proseguire la visita fino alle 19 di sera.
Quindi siamo ritornati in hotel e dopo una doccia rinfrescante, siamo usciti per cenare. Particolarità di Chiapa, oltre ad essere una cittadina piuttosto anonima, è che i ristoranti chiudono prestissimo. Erano le otto di sera e non ne abbiamo trovato aperto uno, sicché ci siamo affrettati a mangiare un paio di torte e hot-dog nello stesso posto del pomeriggio: avevamo paura che chiudesse anche questo! Altra particolarità della città, è che tutto è particolarmente caro, per cui non consigliamo di fare qui i vostri acquisti. Ultima dritta salvavita su Chiapa de Corzo: nella piazza principale, nell’angolo di fronte all’hotel, c’è una gelateria di una catena presente in tutto il Mexico, e dove avevamo già comprato il gelato altre volte. Non comprate assolutamente nulla in questa gelateria. I due gelati che abbiamo comprato erano assolutamente immangiabili, sapevano di tutto tranne che di gelato. Dopo un paio di assaggi entrambi hanno terminato la loro vita squagliandosi sul fondo di un cestino dei rifiuti. Facevano così schifo, che me lo ricordo ancora ora ed è per questo che ho deciso di fare “buona” pubblicità. Il male se lo conosci lo eviti!
Fine della giornata e via a letto (dopo essersi lavati i denti per togliersi il sapore di detersivo per piatti spacciato per gelato).
Undicesimo giorno: 25 Agosto. Chapa de Corzo – Playa del Carmen
Partenza verso l’aeroporto Angel Albino, distante trenta km. Attenzione che a Tuxtla ci sono due aeroporti: uno è quello nuovo dal quale partiva il nostro aereo, poi ce n’è un altro che è quello vecchio e dovrebbe essere in disuso (penso); comunque fate attenzione quando prenotate l’hotel. Noi ci stavamo sbagliando e guardando la mappa di Booking stavamo cercando un hotel vicino al vecchio aeroporto … solo allargando la mappa, ci siamo accorti per puro caso della presenza di un altro aeroporto!! Supergasp!
Comunque riconsegna della macchina veloce e senza problemi. Volo prenotato dall’Italia, direzione Cancun, con Viva Aerobus, compagnia low-cost mexicana (www.vivaaerobus.com) a 60 dollari a testa. Durata del volo 1h40min e permettono di portare 10kg a mano e 15 kg nella stiva.
Arrivo a Cancun e poi Playa del Carmen per gli ultimi giorni.
26/27/28/29/30/31 Agosto. Playa del Carmen
Diciamo che il nostro diario potrebbe finire qui in quanto a Playa del Carmen ci siamo fermati a dormire dal fratello di mia moglie, che vive lì ormai da anni, per cui non abbiamo indicazioni di hotel o ristoranti particolari da darvi, ed è inutile fare un diario giornaliero, in quanto molti giorni li abbiamo trascorsi in famiglia, vivendo la quotidianità (cucinare, fare la spesa, accompagnare i figli a scuola etc.) In altri siamo andati in giornata a visitare i dintorni. Pertanto daremo solo alcune info di massima su quello che abbiamo visitato.
Playa del Carmen: la città è molto turistica, anche se non ai livelli della zona Hotelera di Cancun; comunque non ha perso (ancora??) completamente le caratteristiche del paese mexicano di provincia, ma negli ultimi anni è cresciuta enormemente e rapidamente. La vita turistica si svolge praticamente tutta nella Quinta Avenida e sulle spiagge antistanti. La Quinta Avenida, è la via dei ristoranti (cari), dei locali (cari), dei negozi (cari) che vendono souvenirs (cari) e delle catene dei negozi di abbigliamento di marca (carissime), uguali ormai in tutto il mondo. E’ in pratica la via dove le mandrie turistiche (di cui anche noi facciamo parte, per carità) passeggiano avanti indietro notte e giorno. Tutto sommato non è ancora sfacciatamente volgare, turisticamente parlando intendo (anche se i turisti americani, in particolare si stanno impegnando molto in tal senso) quindi un paio di volte si può fare.
Akumal: la spiaggia delle tartarughe. Da provare assolutamente. Raggiungibile facilmente in macchina (40 km da Playa) vi permette di nuotare a stretto contatto con le tartarughe veramente impressionanti come dimensioni. Il parcheggio per l’auto costa 20 pesos. La spiaggia dista pochi metri dai parcheggi. Per nuotare con le tartarughe, non è necessario andare con un agenzia anche se all’ingresso della spiaggia ne incontrerete molte anche abbastanza insistenti. I prezzi si aggirano sui 300mxn a persona. Noi ci siamo diretti in spiaggia libera, situata sulla destra dell’entrata, abbiamo preso le nostre maschere portate dall’Italia (fondamentali) e, nuotando, ci siamo diretti dove nuotavano i gruppetti di turisti (mediamente 8/10 persone) regolarmente con i giubbini salvavita: chissà perché poi avevano tutti i giubbini visto che erano a pochi metri dalla spiaggia; per me, o sai nuotare – anche male – e allora non servono, oppure se non sai nuotare non ci vai perché il giubbino non ti serve: semplice. Comunque dove nuotano loro ci sono anche le tartarughe, e voi avrete risparmiato circa 20€ a capoccia. Se questi soldi andassero alla salvaguardia delle tartarughe sarebbe un conto, ma visto che finiscono nelle tasche delle agenzie, col piffero che vi dò tutti sti soldi per venti minuti. La cosa importante, questo sì, informatevi sulle regole di comportamento da osservare per non disturbare le tartarughe e non rovinare i coralli.
Cenote dos Ojos: sono assolutamente da vedere. Sono due cenote più un terzo collegato, e la famosa grotta dei pipistrelli. Si possono visitare sia in autonomia che con guida. Offrono diversi pacchetti, ma mediamente si spende sui 500mxn. Per visitare questo sito, visto che eravamo un poco frastornati dalla piccola disavventura che descriverò poche righe più in là, ci siamo appoggiati ad un agenzia locale che ci ha servito molto bene: “Melitour” Tel. 00529848079978 Sig. Santos Ricardo Nevado.
Ore 09-12 e 15/19. Purtroppo non ho il loro sito internet.
Noleggio auto: abbiamo noleggiato un auto a Playa con la societa Payless Carrental (https://www.paylesscar.com/ ) i cui uffici si trovano in fondo alla Quinta Avenida. Attenzione, che sono dei mezzi imbroglioni, alla fine abbiamo dovuto litigare perché ci volevano addebitare danni inesistenti alle ruote, provocati invece dal loro autista. Sconsigliatissima. A Playa ci sono altre agenzie ben più famose (Thrifty o Eurocar) che praticano lo stesso prezzo ma sono più affidabili. Attenzione perché Payless Carrental ha uffici anche all’aeroporto di Cancun.
Disavventura e pericoli: ebbene sì! Dopo anni di viaggi, abbiamo commesso una disattenzione e l’abbiamo pagata cara. Abbiamo lasciato uno zainetto in auto, nel parcheggio coperto del supermercato Wallmarkt, che ci avevano detto essere sicuro; invece al ritorno lo zainetto non c’era più. Ma udite udite: cosa abbiamo lasciato nello zaino? Una macchina fotografica con il 90% delle foto (per questo che il mio diario non è completissimo, di solito fotografo i pannelli all’ingresso dei musei con i costi dei biglietti) e non contenti vi abbiamo lasciato anche i passaporti (si! Avete letto bene! Evviva!) trasgredendo così la prima regola del turista fai da te, ovvero che il passaporto deve sempre essere portato con sé, cosa che abbiamo sempre fatto in tutti nostri viaggi; questa è stata l’unica volta, per stanchezza (eravamo cotti dal sole) che abbiamo commesso questo sbaglio, e siamo stati puniti (giustamente). Potrei pertanto dirvi che il Mexico è pericoloso, ma non lo farò. Non è la sensazione che abbiamo avuto noi. Ci vuole solo un minimo di precauzione. Voi lascereste lo zaino in macchina, parcheggiata vicino alla stazione centrale di Milano? Probabilmente no.
Diciamo che per gli ultimi giorni di vacanza non abbiamo seguito il programma prestabilito, in quanto impegnati in lunghe telefonate con l’ambasciata per farci avere il documento temporaneo di viaggio, prima del volo di rientro. Ma tutto è bene quel che finisce bene.
Altri siti utili per organizzare il viaggio:
http://www.ado.com.mx/ado/index.jsp
http://www.travelbymexico.com/
http://www.cenotedosojos.com/cenote_info.htm
http://www.yucatantoday.com/en/homepage
http://www.mayaexploration.org/index.php
http://www.turismochiapas.gob.mx/sectur/
http://www.miescape.mx/miescape/
Fine del viaggio. Spero che la lettura del diario possa esservi stata utile come per noi lo è stato leggere altri racconti su questo sito.
Non esitate a contattarci se volete ulteriori informazioni… ed arrivederci al prossimo viaggio!