Magia dell’Irlanda celtica
Giorno 1
Nella prima tappa del nostro viaggio atterriamo, come di prammatica, a Dublino. Arriviamo nel tardo pomeriggio al Jurys Inn Hotel sulla Christ Church Place, pochi passi a sud-ovest del cuore della città. E’ un hotel un po’ vecchiotto ma con tutti i comforts fondamentali, inclusa una completissima ed ottima colazione a buffet (sia continentale che Irish) ma soprattutto strategico per la posizione: centralissimo, tutti i luoghi di interesse nella città sono raggiungibili a piedi e le stanze (ma non tutte) sono dotate di una meravigliosa vista sulla Christ Church Cathedral. E’ troppo tardi, nel tardo pomeriggio, per visitare le chiese ed i vari musei, che qui di solito fanno orario continuato dal mattino fino alle 17.30-18, quindi decidiamo per un giro esplorativo del centro storico e del popolare e vivace quartiere Temple Bar. Bastano davvero due passi sulla storica Lord Edward Street, poi Dame Street, passando davanti al Dublin Castle ed alla City Hall, oppure ancora si può scegliere di arrivarci percorrendo la rete di vicoli che connettono la parte ovest del quartiere Temple Bar con Lord Edward St., primo fra tutti il vicolo chiamato Fishamble Street, il più antico di Dublino che risale all’epoca della dominazione vichinga, molto importante nella storia della città e dell’Irlanda intera. Temple Bar è considerato il quartiere bohémien di Dublino, la parte della città abitata da artisti, giovani interessati alle culture alternative (c’è una eccellente Gallery of Photography ed il National Photographic Archive) e alla multi-culturalità in senso lato, ma diciamoci la verità: è diventato così popolare (ed un po’ troppo “turistico”) per i tanti pubs, molti sicuramente tradizionali, belli e con le vivaci facciate come sono in Irlanda, altri costruiti ad arte per turisti e traboccanti di consumatori seriali di Guinness beer, tanto da conferire meritatamente al quartiere, soprattutto nel weekend, l’appellativo di Temple Barf… (per chi non è English-speaker, consultare il dizionario, please…). In effetti a noi le trappole per turisti non piacciono molto e ormai le “annusiamo” anche a distanza, stiamo per allontanarci dopo un primo giro esplorativo quando…. si verifica un miracolo che nelle capitali ormai è raro, cioè si avvicina un anziano signore con la pipa in bocca che, vedendoci con la mappa in mano, ci chiede se abbiamo bisogno di “directions”: gli chiediamo subito se esiste ancora un pub davvero tradizionale in cui cenare, non “per turisti”, ed il gentilissimo signore ci indirizza abbastanza bene, anche se dobbiamo dire che – Guinness a parte – Dublino è il luogo d’Irlanda in cui abbiamo mangiato peggio e speso di più.
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Anche per la musica irlandese – altra grande attrattiva e cuore della cultura celtica – Temple Bar è un po’ una delusione, si suona ad ogni angolo ed in ogni pub, ma quasi sempre si scade nel karaoke e/o nelle canzoni pop contemporanee, il massimo ottenibile sono gli U2, e va già bene…. ma nei giorni successivi andrà certamente meglio!
Alla cena segue una passeggiata sul lungo-fiume (il Liffey) che divide la città in due anche socialmente e psicologicamente – dicono i Dublinesi -, la parte a nord più povera e dimessa, la parte a sud, al di là di O’Connell Bridge, dove c’è tutto il meglio: dal già citato Temple Bar al Trinity College e la vicina Bank of Ireland, le ricche Nassau Street e Grafton Street, le strade dello shopping. I ponti sono molto carini e romantici, in particolare quello chiamato Ha’Penny Bridge, dal dazio che anticamente era necessario pagare per attraversarlo. L’impressione generale è comunque quella di una città molto piacevole e vivibile, tranquilla e con poca delinquenza nonostante sia vivace e nonostante si tratti di una capitale.
Giorno 2
Siamo già al nostro secondo giorno: non c’è tempo da perdere, dopo una ricca colazione nel bel ristorante del Jurys Inn ci dirigiamo verso le due cattedrali antiche di Dublino, Christ Church (quella di fronte al nostro hotel) e St. Patrick. Mentre i grandi musei pubblici di Dublino sono ad ingresso libero, nelle chiese si paga, ma veramente valgono il biglietto: sono entrambe magnifici esempi di cattedrali gotiche, che rivaleggiano fra loro in maestosità ed atmosfera medievale ma anche, più concretamente, per il primato di chiesa più importante di Dublino e rappresentante della Chiesa d’Irlanda (protestante), in una nazione per larga parte cattolica, come sappiamo dalla storia di questo paese. Nella Christ Church Cathedral da vedere la suggestiva cripta che, oltre a numerosi reperti antichi come lapidi, preziosi arredi sacri e sarcofagi medievali, ospita una curiosità molto apprezzata dal mio bimbo di sette anni: una teca mostra un gatto mummificato che insegue un topo mummificato. Sono stati trovati, intrappolati in una canna dell’organo, in una delle tante ristrutturazioni della chiesa (che, nei secoli, ha ospitato perfino una taverna, così come nel parchetto intorno alla bellissima cattedrale di St. Patrick c’era uno slum, una sorta di bidonville, fino ai primi anni del ventesimo secolo). In una costruzione, sempre antica, annessa alla cattedrale di Christ Church (Synod Hall) è stata allestita una grande esposizione (a metà tra museo e parco tematico) chiamata Dublinia & Viking World, una sorta di ri-creazione della Dublino medievale. Molto pubblicizzata, noi non ci siamo stati per mancanza di tempo e perché la nostra guida cartacea dice che è un po’ kitsch… I Turisti per Caso preferiscono le esperienze sul campo, piuttosto che ri-create! Quindi… si parte alla volta del Trinity College. Il campus è a due passi, bellissimo ed imponente anche l’attiguo palazzo storico che ospita la Bank of Ireland. Il giro del campus, verdissimo, e dei suoi edifici storici in stile Georgian è interessante anche se traboccante di turisti. Ci sono visite guidate ogni ora in quasi tutte le lingue ma ancora una volta noi preferiamo leggere e poi auto-guidarci… La fila per visitare la Old Library è molto lunga, ma vale la pena… (se invece acquistate la visita guidata vi fanno accedere senza coda), soprattutto per l’impressionante Long Room (65 metri) che ospita uno dei “monumenti nazionali d’Irlanda”, il Book of Kells, manoscritto miniato contenente i quattro Vangeli che è uno dei più antichi al mondo. Anche se, naturalmente, non immaginatevi di poterlo sfogliare…..lo vedrete soltanto sotto vetro e solo un paio di pagine, tanto che qualcuno ha proposto di cambiare il nome in: The Two Pages of Kells… Qui potrete vedere anche altri reperti e documenti importanti per la storia dell’Irlanda, inclusa la famosa arpa celtica Harp of Brian Boru, mitico re d’Irlanda. Questa è l’arpa più antica del paese, risale al quindicesimo secolo, ed uno dei simboli d’Irlanda: è l’arpa celtica che trovate sulle monete da due euro in circolazione qui…
Acceleriamo: percorriamo le eleganti strade dello shopping, Nassau Street e poi Grafton Street, costeggiamo il bel verdissimo parco St. Stephen’s Green (ai margini del quale sono ferme numerose carrozze che offrono ai turisti passeggiate in calesse… questo sarà kitsch ma è un bel modo di vedere la città, anche perché il traffico a Dublino non è così intenso come in altre capitali). Arriviamo infine ai due musei della città che ci interessa visitare, il National Museum of Ireland – Archaelogy & History ed il Natural History Museum. Quest’ultimo è il tributo che dobbiamo pagare alla passione per le scienze naturali e per gli animali in particolare di Edoardo, il mio bimbo di sette anni. Museo dal gusto Vittoriano, molto affascinante anche se Edoardo si aspettava una cosa enorme e monumentale come il Natural History Museum di Londra… questo è senz’altro più ridotto, ma vale la pena di vederlo. Il National Museum of Ireland (Museo storico-archeologico), invece, è davvero una “chicca”: ricchissimo, ben allestito e ben organizzato, contiene tutti i reperti fondamentali, i tesori ed i corredi funebri trovati nei vari scavi dell’isola, dalla mitica collina di Tara a nord di Dublino, che era considerato dai Celti il luogo sacro per eccellenza, ai siti preistorici di Newgrange ai successivi insediamenti vichinghi ed altro ancora….molti di questi siti li visiteremo nei prossimi giorni, ed il museo è davvero illuminante! Impressionanti le mummie trovate nelle paludi chiamate Bog of Allen, anche celebrate da Yeats in una famosa poesia, “Bog People”. Ma si fa tardi… rientriamo in hotel per una pausa prima di cena, ma in realtà mio marito ed il bimbo si fermano mentre la sottoscritta e mio figlio maggiore, diciottenne, proseguiamo per la Guinness Storehouse, anch’essa a poche centinaia di metri dal nostro hotel. Non che la sottoscritta morisse dalla voglia di visitarla, ma quando si viaggia con un figlio adolescente, qualche tributo bisogna pur pagarlo…. La Guinness Storehouse, fabbrica e centro-visite della famosa casa produttrice di birra, è uno dei landmarks più visitati di Dublino. Furbissima operazione di marketing….L’ingresso è costosissimo, in realtà quella che si visita non è la vera fabbrica ma una ricostruzione-mostra ottenuta assemblando vecchi macchinari ed allestimenti multimediali, sicuramente ben fatta ed interessante per chi abbia la birra al centro dei suoi interessi, per me non molto…. Per gli adolescenti il top della visita consiste nell’acquisto di magliette ed altri gadgets nel fornitissimo store, poi il biglietto include una pint of Guinness da consumarsi in vari bar a scelta all’interno del centro, ma preferibilmente nel pub panoramico all’ultimo piano con pareti di vetro che vale la pena di visitare per la vista a 360 gradi sulla città di Dublino.
Alla sera usciamo per cena alla ricerca di un locale un po’ meno turistico nella zona a nord del River Liffey ed in particolare intorno alla O’ Connell Street, il cui monumento principale è la famosa guglia chiamata The Spire ma anche le tante statue rappresentative dei principali protagonisti della storia della Repubblica Irlandese e della sua lotta per l’indipendenza, primo fra tutti il famoso eroe Daniel O’Connell chiamato “The Liberator”. Importante anche la statua di James Joyce, ci sarebbe anche il Dublin Writers Museum e il James Joyce Centre, ma per noi il tempo è scaduto….
Giorno 3
Oggi parte il nostro viaggio alla scoperta della vera Irlanda, quella meno turistica, lontano dalla capitale…. ma c’è un tributo da pagare: abituarsi a guidare tenendo la sinistra. Ritiriamo la nostra auto a noleggio in una agenzia non lontana dal centro storico di Dublino e… via, si parte! Uscire da Dublino non è poi così difficile, dopo le prime rotonde ed i primi incroci l’autista-papà ha superato l’esame. Il traffico non è così caotico come in Italia, nemmeno intorno a Dublino, e con un buon navigatore ed una mappa aggiornata tutto è sempre filato liscio come l’olio. La nostra prima tappa, oggi, è Glendalough. E’ un sito fantastico, due laghi che si tuffano in una gola ricoperta di foreste e di prati verdi, area stupenda per un pic-nic (che infatti facciamo, per la gioia del piccolo) ma soprattutto sito archeologico che ospita uno dei più antichi insediamenti monastici d’Irlanda, fondato dal monaco eremita St. Kevin, che ospita due piccole chiese del decimo secolo, un refettorio, un cimitero dal fascino gotico anglosassone ed anche i resti di un più antico stone fort o fortificazione in pietra (in gaelico chiamato caher). E’ il primo assaggio dei resti delle antiche e meno antiche civiltà d’Irlanda che sono disseminate in tutto il territorio, dal fascino unico perché anche se in rovina, riescono ad evocare l’atmosfera originaria, anche grazie al patrimonio naturalistico poco costruito, quasi incontaminato in cui sono immerse… ne vedremo molte altre, nei prossimi giorni. A Glendalough ci regaliamo una passeggiata in calesse fino al lago superiore, in cui mio figlio piccolo si concede un bagno. L’atmosfera sarebbe ancora migliore se il luogo fosse visitato fuori stagione, non si potrebbe certo fare il bagno però non sarebbe popolato da alcune comitive di ragazzi (italiani e spagnoli) in vacanza-studio, vocianti e frenetici come solo italiani e spagnoli sanno essere… Tuttavia, nelle prossime ore più ci allontaneremo da Dublino più raggiungeremo l’atmosfera rarefatta e magica dell’Irlanda d’antan…. da qui in poi incontreremo rovine circondate più da pecore e mucche che da umani!
Da Glendalough proseguiamo in direzione sud-ovest fino alla cittadina di Carlow, dove ci fermiamo per uno snack, e subito fuori da Carlow un’altra chicca…. Browneshill Dolmen, assolutamente deserto. Si tratta del più grande portal dolmen d’Europa, vecchio di 5000 anni. La sola architrave pesa oltre 100 tonnellate e già il mio bimbo fantastica su come l’uomo di 5000 anni fa abbia potuto trasportare pietre simili fino al sito… o sono forse stati gli alieni? Era, di fatto, l’ingresso di una tomba che, dice il pannello esplicativo, non è ancora stata scavata se non superficialmente! Il sentiero per arrivare al dolmen è ombreggiato da alberi ed arbusti e si snoda nel mezzo di un campo di grano dorato, che a metà luglio non è ancora stato mietuto… spighe ondeggianti al vento, sole e cielo azzurro, reperti antichissimi…comincia la poesia d’Irlanda!
Arriviamo a Kilkenny, nell’omonima contea a sud-est d’Irlanda, ricca di storia e di bellezze naturali, non lontana da quella Kells da cui proviene il Book of Kells visto a Dublino. Arriviamo nel nostro B&B che sta in periferia, nel piccolo villaggio di Bennetsbridge in cui ci fermiamo per un tè nel caratteristico pub del minuscolo paese (accanto c’è un bellissimo laboratorio-negozio di candele artigianali e tutta l’area è ricca di artigianato artistico, in particolare ceramiche). Poi visitiamo la bella cittadina medievale di Kilkenny, a quest’ora i monumenti sono tutti chiusi ma per i vicoli si respira un’atmosfera medievale e dal di fuori vediamo la bella Rothe House, uno degli esempi meglio conservati in Irlanda di merchant house in stile Tudor. La passeggiata è tranquilla e piacevole. Cena in un caratteristico pub consigliato dal nostro B&B in cui mangiamo un ottimo stufato Irlandese (molto migliore di quello di Dublino) e gustiamo l’ottima birra locale che si chiama Smithwick’s.
Giorno 4
La mattina successiva visitiamo St. Canice’s Cathedral, la seconda più grande cattedrale medievale d’Irlanda dopo St. Patrick a Dublino, ma soprattutto il Kilkenny Castle, uno dei castelli più belli e meglio conservati d’Irlanda. Immerso in un bellissimo parco di venti ettari, il castello è ricco di stanze e saloni ben conservati e ri-allestiti in stile, e di una antica galleria di dipinti che appartenevano all’originaria famiglia Butler. Il seminterrato, ci dicono, ospita spesso mostre d’arte contemporanea e/o fotografiche ed attualmente c’è una mostra fotografica sulle antiche case padronali d’Irlanda (Abandoned Mansions of Ireland del fotografo Tarquin Blake), talmente affascinante che appena rientrata in Italia ho acquistato il volume su Internet… era in vendita anche al bookshop, ma troppo pesante per i bagagli aerei!
Via, si riparte verso un altro dei landmarks più importanti d’Irlanda, the Rock of Cashel. “Cashel” è la versione anglicizzata della parola gaelica caiseal, che in gaelico significa “fortificazione (generalmente a pianta circolare) racchiusa da mura”, e la parola è presente in molti toponimi in giro per l’isola, ma è anche il nome della cittadina ai margini della quale si trova, per l’appunto il sito che stiamo per visitare, un complesso fortificato su una collina che domina il verde panorama circostante (comprensivo di mucche e pecore al pascolo) e che comprende una cattedrale (in rovina, come la maggior parte delle cattedrali in Irlanda ma dal grande fascino), un cimitero che circonda la cattedrale, una torre a pianta circolare, la Hall of the Vicars Choral (edificio che anticamente ospitava il coro, ora ingresso-biglietteria e piccolo museo) e soprattutto la ben conservata e maestosa Cormac’s Chapel, probabilmente la prima chiesa romanica d’Irlanda. Conserva archi ed altri dettagli architettonici stupendi e perfino resti di affreschi nella volta, ma preparatevi a visitarla quasi al buio! La scarsa luce di pochi faretti contribuiscono all’atmosfera magica… Tutto il complesso di Cashel, nella tranquillità del verde e a cui vi consigliamo di arrivare a piedi dalla vicina cittadina attraverso una piacevole passeggiata chiamata Bishop’s Walk che costeggia altre rovine, è fantastico e meritava la sosta di circa due ore. Sette chilometri a sud-ovest c’è un altro sito simile chiamato Cahir che vi consigliamo di visitare, come anche meriterebbe una sosta la bella cittadina tradizionale di Tipperary, ma noi abbiamo dovuto fare delle scelte: dobbiamo arrivare prima di sera a Killarney, prima tappa nel “grande west” d’Irlanda.
Killarney, capitale della contea di Kerry che è una delle più belle d’Irlanda e la “porta” verso quell’ovest considerato “selvaggio” dagli stessi irlandesi…. nel nostro primo B&B ci hanno detto: “Abbiamo visto che andate verso ovest. Siete sicuri? Sappiate che le strade sono strette come mulattiere, delimitate da muretti di pietra quindi pericolosissime, e deserte di sera….” E’ proprio così, anzi spesso sono deserte anche di giorno, perciò in realtà non molto pericolose, e con panorami stupefacenti! La cittadina medievale di Killarney è placida e tranquilla, anche se i vari pubs di sera sono molto animati come quasi ovunque in Irlanda (questa volta però noi cambiamo e, olè, scegliamo un ristorante spagnolo a richiesta dei nostri figli). C’è l’interessante abbazia Franciscan Friary e la bella cattedrale di St. Mary in fondo alla main street, da cui parte un sentiero che conduce ad uno degli ingressi del Killarney National Park, l’area naturalistica che è il vero gioiello di Killarney. Dopo una breve passeggiata, pernottiamo in un piccolo B&B alla periferia di Killarney.
Giorno 5
Abbiamo una sola giornata di soggiorno nella County Kerry, e forse non basta per percorrere l’anello panoramico sulla costa che è il più famoso, chiamato Ring of Kerry, che fa il periplo della penisola di Iveragh. Ma la nostra guida cartacea ci dice che la penisola appena più a nord, più piccola, offre gli stessi panorami se non addirittura migliori, siti archeologici più apprezzabili ed inoltre, proprio perché è un percorso meno conosciuto, è anche meno affollato di bus turistici…. si tratta del Dingle Ring, un percorso ad anello nella omonima penisola. Davvero, non avremmo potuto avere indicazione migliore. Lungo il Dingle Ring non abbiamo incontrato nemmeno un bus turistico, al massimo qualche sparuto camper (ma temerario, perché la dimensione delle strade li obbliga a manovre assurde per passare…), pochissimi altri turisti. In compenso abbiamo goduto, nell’ordine, di: panorami costieri mozzafiato, con scogliere battute dal vento e dalle onde dell’oceano e su cui poggiavano uccelli marini davvero mai visti (ho imparato i loro nomi dai cartelli esplicativi in inglese, storm petrels, kittiwakes ed i puffins dal coloratissimo becco); spiagge di sabbia dorata (spesso Blue Flag, come la spiaggia di Inch) quasi deserte, popolate solo da surfisti e con romantici pub in cui abbiamo mangiato buonissimo pesce vista mare; piccoli villaggi turistici (non nel senso di quelli con l’animazione, villaggi veri!) con porticcioli da cui ci si può imbarcare per visitare le innumerevoli isolette al largo delle coste, questi paeselli sono gli unici “centri” in cui abbiamo incrociato un po’ di turisti. A Dingle, per esempio, abbiamo visitato un piccolo ma completo, moderno e divertentissimo acquario con tanto di pinguini, squali, touch-pools con razze che venivano a farsi accarezzare il muso ed altre specie ancora, tutte cose che hanno mandato in visibilio mio figlio piccolo, anche se da “scafato” Turista per Caso ha subito rilevato che l’acquario di Genova è più grande…. Infine, last but not least, il Dingle Ring offre sul suo percorso, come perle inanellate su una catena già di per se’ preziosa per noi amanti di storia ed archeologia, la più alta concentrazione in tutta la contea – ma forse in tutta l’isola – di siti e di testimonianze delle più antiche civiltà d’Irlanda. Cominciamo da due nuclei fortificati, Dunberg Fort e Dun An Oir Fort, il primo comprende i resti di una torre fortificata e di annesse residenze primitive, risalenti all’età del Ferro, su un promontorio a picco sulle scogliere battute dalle onde dell’oceano, fra verdi prati con spighe e fiori che ondeggiano al vento e profumo di erbe…. come rievocare la magia di un posto simile, visitato tra l’altro con forse cinque o sei turisti in totale? Prima di arrivare al Dunberg Fort vero e proprio c’è anche un centro visite, molto utile per capire il senso e la dimensione storica di queste costruzioni preistoriche. Viene proiettato un interessante audiovisivo (anche se bisogna capire l’inglese… studiate, please! Vi sarà utile non solo per questo….). Queste antiche “residenze” o meglio “rifugi, ripari” di pietre posate a secco, chiamate beehive huts (letteralmente: capanne a forma di alveare) punteggiano tutta la costa della contea di Kerry, antichi rifugi per pastori, viandanti o pellegrini fin dall’età della Pietra e poi del Ferro e tuttora circondati immancabilmente da pecore, resti liberamente visitabili (o talvolta dietro pagamento di uno-due euro al contadino-proprietario del podere seduto dietro un improvvisato banchetto) in uno scenario naturale che ci fa immaginare che il tempo si sia fermato… L’altro forte, Dun An Oir Fort, risale anch’esso all’età del Ferro ma si preservò e fu testimone di un sanguinoso massacro fino al 1580, quando gli spagnoli arrivarono qui per aiutare gli irlandesi in uno dei tanti sommovimenti contro i dominatori inglesi e furono massacrati insieme ai loro alleati irlandesi dal plotone comandato da Lord Grey e dal più famoso condottiero-pirata Sir Walter Raleigh.
Seguendo la linea di costa, altri nuclei di beehive huts arrampicati sulle coste di verdi colline a picco sul mare (sempre solo noi, le capre e quattro-cinque americani venuti per il Gathering 2013). Dall’alto, si vedono le Blasket Islands, le più a ovest d’Irlanda, volendo sono raggiungibili con più di un traghetto e, come tutte le isole d’Irlanda, anch’esse ricche di testimonianze storiche-archeologiche e per larga parte disabitate, anche perché i collegamenti con i traghetti sono subordinati alle condizioni dell’oceano. Raggiungiamo il punto panoramico di Slea Head, l’estremo ovest di tutta Europa. Dimenticavo di dirvi che, qui a ovest, il sole tramonta tardissimo… c’è luce fino alle 10.30 pm….queste lunghissime serate sono molto romantiche ed insolite per noi. L’atmosfera è magica, ancora mi ci sto perdendo… acceleriamo: una serie di calette e piccoli villaggi marini, ciascuno con il proprio vecchio pub in cui ci si può fermare per un tè o una pinta di birra, poi due le ultime due perle del Ring: il sito del Riasc Monastic Settlement, resti ben conservati di un insediamento monastico del quinto-sesto secolo con fondamenta di diversi edifici ma soprattutto una delle pietre (un piccolo dolmen in realtà) con le meglio conservate incisioni celtiche di tutta l’isola. I disegni sono finemente scolpiti e ben visibili, stupisce che in un sito aperto, senza guardianìa e così isolato, nessuno l’abbia ancora rimossa…. Non siamo in Italia… Poco oltre, Gallarus Oratory, l’ultima “perla” del nostro Dingle Ring: al termine di un lungo bellissimo sentiero che si snoda nel verde di una campagna incontaminata in cima ad una collinetta, è una piccola chiesa-oratorio in pietra, perfettamente conservata da più di 1200 anni, con una particolare forma di nave rovesciata ed interamente costruito di pietre incastrate a secco… ancora una volta, l’atmosfera raccolta e solitaria della verde collina sul mare, al tramonto, testimone di cultura e preghiera perse nei secoli, ci travolge…
E’ tardi, bisogna ripartire. Ci sarebbe ancora la chiesa romanica di Kilmalkedar Church ma non c’è tempo, bisogna “chiudere l’anello” e rientrare a Dingle, anche perchè qui in Irlanda non servono la cena se non si arriva entro le 21…. i miei figli potrebbero sbranarmi. Ceniamo in un pub sulla spiaggia di Inch, c’è un po’ di aria fredda ma l’atmosfera (il sole non è ancora tramontato, c’è una luce rosa soffusa…) è incantata. Infine rientriamo al nostro B&B a Killarney.
Giorno 6
Questa mattina visitiamo il Parco Nazionale di Killarney, o meglio, quel che la nostra tabella di marcia ci consente di visitare: elencare tutto ciò che si può vedere dentro questa enorme area di quasi 11.000 ettari che racchiude montagne, laghi, specie animali e vegetali uniche e che è UNESCO Biosphere Reserve dal 1982 sarebbe impossibile, perciò vi racconterò solo ciò che abbiamo visto e vissuto noi con i nostri occhi e la nostra anima… Abbiamo parcheggiato nei pressi delle bellissime cascate Torc Waterfall, immerse nel verde e raggiungibili in pochi minuti di auto da Killarney, e poi da lì abbiamo preso il calesse fino a Muckross Estate. Dopo la visita a questo meraviglioso complesso che comprende parco, fattoria con animali ed una abbazia abbiamo ripreso l’auto fino al punto panoramico sull’Upper Lake chiamato Lady’s View (perchè fu molto apprezzato dalla regina Vittoria), davvero unico ed emozionante: il mio bimbo di sette anni l’ha ribattezzato “la valle incantata” come quella dell’omonimo cartone animato che mostra la terra all’epoca dei dinosauri… Proseguendo in auto, l’intera area è punteggiata da stupendi laghi e laghetti blu circondati da vegetazione verde smeraldo… e cominciamo a capire il perché di tutto questo verde smeraldo… inizia a piovere, e pioverà per un paio di giorni, anche se solo a tratti… ma i Turisti per Caso certo non si lasciano scoraggiare da due gocce… siamo ben attrezzati e proseguiamo.
Dalla County Kerry ci spostiamo nella contea di Limerick, piccola cittadina non molto amata dagli irlandesi anche perché è quasi sempre stata tra le più povere… vedere il film Angela’s Ashes di Alan Parker (o leggere l’omonimo romanzo di Frank McCourt) per credere….. Il “bello” di Limerick è che è praticamente sull’estuario del fiume Shannon, il più importante d’Irlanda, dal punto di vista naturalistico il lungo estuario del fiume che diventa quasi un fiordo sull’oceano, offre panorami bellissimi. E, per noi, le counties Limerick & Tipperary, attigue, offrono una grande concentrazione di antichi siti celtici, abbazie medievali, castelli e molte altre reliquie del passato adagiate in verdi panorami…. Infatti ci fermiamo, dopo nemmeno un centinaio di chilometri da Killarney, in un caratteristico paese (ma anche con qualche bella boutique…) chiamato Newcastle West per visitare i resti di un castello, Desmond Hall, in cui si è preservata in particolare una bella Banqueting Hall, l’ala in cui l’ Earl of Desmond (il nobile reggente) nel quindicesimo secolo teneva sontuosi banchetti con accompagnamento musicale. La banqueting hall è stata ri-arredata con stoviglie ed arredi conformi agli originali. Si visita anche la torre difensiva del castello e la visita guidata (gratuita) è molto interessante. Ancora una volta, siamo i soli turisti…. è una visita tutta per noi. Ci sono molte altre Banqueting Halls in Irlanda in cui, in occasione di ricorrenze particolari, vengono riproposte cene medievali e rievocazioni storiche. Piove a dirotto, quindi usciti dal castello saliamo di nuovo in auto per visitare un’altra residenza storica e castello, quella di Adare. Piccolo centro sul fiume Maigue, Adare è un’altra piacevole cittadina medievale con un paio di begli edifici storici ed ancora molti cottage con il caratteristico tetto di paglia. Il castello risale al 1200, è stato recentemente ristrutturato ed anche qui la meglio preservata è la Great Hall. Via, verso un’altra meta, sperando che smetta di piovere…. Quasi miracolosamente, la nostra richiesta viene esaudita proprio mentre andiamo a visitare un luogo di grande fascino, che richiede però di stare all’aria aperta e di camminare nel verde. Si tratta di uno dei misteriosi cerchi di pietra, stone circles, che rivelano e suggeriscono molto degli antichi riti della religione celtica e dei suoi sacerdoti, i druidi. Siamo nell’area chiamata Lough Gur. Lough in gaelico significa lago, ed è difatti una bellissima area naturale che circonda questo lago intorno al quale per ragioni storiche c’è una ampia concentrazione di reperti archeologici antichissimi.
Per primo visitiamo il Grange Stone Circle, il più grande cerchio preistorico di tutta Irlanda, che risale circa al 2000 a.C., probabilmente costruito da quei Celti chiamati “Beaker people”. Il nome originario in Gaelico è Lios Na Grainsi, che significa “Pietre del Sole”. E’ costituito da 113 dolmen o pietre erette verticalmente a formare un cerchio di 150 piedi di diametro. La pietra più grande, che segna una sorta di ingresso nel cerchio sacro, è più alta più di 13 piedi e pesa 40 tonnellate. Il cerchio è allineato con il sole nascente nel solstizio d’estate, in maniera che nella mattina del solstizio il sole appaia direttamente sopra il centro del cerchio. Le pietre che segnano l’ingresso sono abbinate, a sud-ovest, ad un paio di altri grandi dolmen di simile grandezza, ed è stato calcolato che le pietre d’ingresso e queste due di sud-ovest fossero perfettamente allineate col tramonto in occasione della Festività celtica di Samhein. Come per il più famoso e più visitato (ma non più interessante) cerchio di Stonehenge in Inghilterra, non si hanno certezze sui riti che venivano effettuati in questi luoghi, ma qui sono stati ritrovati resti animali bruciati, resti umani non bruciati, alcuni bronzi e frammenti di ceramica (beakers). Il luogo (visitato quel pomeriggio solo da noi ed una coppia di americani…) evoca atmosfere misteriose ed inquietanti perfino in pieno giorno, e non è strano che una pioggia battente si sia mutata in sole pieno proprio appena ci siamo avvicinati al sito? L’agricoltore e proprietario del podere ci avvicina all’uscita del campo in cui si trova il sito (visitabile liberamente), ci dice che dopo il tramonto gli abitanti del luogo evitano di passare nelle vicinanze perché tuttora pensano sia abitato da antichi spiriti dei loro antenati, e ci chiede se vogliamo visitare una “wedge tomb” in un altro campo poco distante. E’ una impressionante tomba preistorica tipo quella che abbiamo già vista a Browne’s Hill, costruita circa nel 2500 a.C., e in cui nel 1938 sono state ritrovate 12 sepolture e ancora quelle ceramiche (beakers) tipiche dei Celti di questo luogo e di quell’epoca. Davvero suggestiva…
Ancora ammutoliti dalla affascinata e rispettosa devozione respirata in questi luoghi magici, risaliamo in auto perché abbiamo letto che sulle sponde del Lough Gur c’è un centro visite chiamato Stone Age Centre con un piccolo museo che contiene anche la replica di quello scudo preistorico (Lough Gur Shield) che è un importante reperto visto al Museo Archeologico di Dublino…. ma ci accorgiamo che quasi di fronte, pochi metri oltre, ci sono le rovine di una antica chiesa, che scopriamo risalire al quindicesimo secolo, come sempre attorniata da quei piccolo affascinanti cimiteri in abbandono le cui lapidi rivelano pezzi di storia delle persone ancora qui sepolte, dal quindicesimo secolo in poi…. un’altra magia! Di nuovo prati verdi e bianchi di margherite e profumati di erbe, nonché bagnati dalla abbondante pioggia appena cessata… appena fatte alcune foto ed accettato il fatto di allontanarci da questi luoghi così fascinosi, arriviamo sulle sponde del Lough Gur, ma si è fatto tardi, ed il centro visite è già chiuso…il panorama sul lago è delizioso, sebbene cartelli avvisino che non è balneabile a causa di una alga tossica. Sparuti gruppi di giovani fanno barbecue e picnic serale sui grandi tavoli di legno…. siamo tentati di attrezzarci e farlo anche noi, ma dobbiamo arrivare prima di sera ad Ennis, contea di Clare, la proprietaria del B&B ci aspetta…
Abbiamo visto così tante cose, e la giornata non è ancora finita! Appena depositati i bagagli al B&B, chiediamo consiglio per la cena (come sempre, è tardi per gli standard irlandesi, bisogna affrettarsi e possibilmente andare a colpo sicuro!). L’indicazione è preziosa: il pub indicatoci, in centro ad Ennis, è tra i più tradizionali, il cibo ottimo (stavolta pesce) e finalmente ceniamo con un meraviglioso sottofondo musicale di vera musica folkloristica irlandese suonata dal vivo.
Giorno 7
Stamattina si impone una visita un po’ più tranquilla della cittadina di Ennis, capitale della contea Clare (nemmeno ventimila abitanti!). Tranquilla e tradizionale ma con piccoli bei negozi in cui facciamo shopping, in particolare dobbiamo acquistare un nuovo paio di scarpe sportive per il mio bimbo, con tutta la pioggia di ieri sono fradice! Visitiamo un piccolo ma bel museo sulla storia e la cultura della contea di Clare, per il resto il monumento più importante sembra essere il convento chiamato Ennis Friary, lo vediamo solo da fuori, e poi c’è l’immancabile statua di Daniel O’Connell, “The Great Liberator”! Poi via, si riparte. Avevamo intenzione di visitare la ancor più tradizionale cittadina di Ennistymon, che tutti raccomandano (attraversata dall’immancabile fiume, c’è perfino una piccola cascata in centro storico), ma davvero non c’è tempo: abbiamo tutta la contea di Clare da visitare…. e vogliamo cominciare con una delle più belle attrazioni naturalistiche d’Irlanda, le Cliffs of Moher. La nostra guida cartacea sembra sconsigliare vivamente l’accesso alle scogliere dal Centro Visite creato qualche anno fa…. ma ci passiamo davanti, e questa volta dobbiamo ammettere che la nostra guida sbaglia: è una bellissima realizzazione, con impatto ambientale pari quasi a zero, tranne il grande parcheggio che, del resto, serve ad ospitare tutti i mezzi che comunque invaderebbero la zona per vedere le scogliere più famose d’Irlanda… è vero che l’accesso è a pagamento, ma poi si è ripagati in quanto è evidente che il panorama non ha subìto nessun altro deturpamento: il centro visite è sotterraneo, sotto una delle tante verdi collinette dalle quali si sale verso le scogliere, tanto che non te ne accorgi fin quando non arrivi davanti all’ingresso. Il percorso espositivo ed esplicativo (architettonicamente bellissimo e costruito con materiali naturali, alimentato con energia pulita) all’interno è illuminante per sapere tutto su come e quando si è formato il territorio che andrai ad ammirare e su flora e fauna ospitate. Infine, puoi uscire e seguire diversi percorsi per salire fino ai punti più panoramici delle scogliere in sicurezza e delimitando quindi l’”invasione” dei turisti al minimo possibile…. una meraviglia. Terminato il sentiero con gradini e staccionate di legno, si può comunque proseguire – per chi non è stanco e non soffre di vertigini – anche oltre, e la magia di quello che vedi e respiri va oltre l’orizzonte infinito del mare…. non ci sono parole, vi rimando alle fotografie ma anche quelle non rendono giustizia al panorama mozzafiato. Sappiate che con un buon binocolo potete fare anche un ottimo birdwatching, includendo – se siete fortunati – foche e puffin (pulcinella di mare). Saliamo a piedi, non senza fatica soprattutto da parte del piccolo, fino a Hag’s Head, punto estremo e panoramico della penisola che ospita le Cliffs of Moher. Del resto, la leggenda della strega celtica (hag) e di ciò che avrebbe combinato in questo luogo magico, leggenda che abbiamo letto all’interno del Centro visite, lo incuriosisce e lo affascina, tanto da fargli sentire meno la fatica….Terminata la visita ed ancora un po’ storditi dal forte vento che spira sulle scogliere ma anche dall’emozione, ci fermiamo con l’auto pochi chilometri dopo ed ancora col mare in vista, sebbene la linea di costa sia ora più bassa, a fare un buon picnic, anche se sono ormai più delle tre di pomeriggio. Poi proseguiamo per Kilfenora, piccolo paese dove visitiamo il Centro di Documentazione del Burren Centre.
La regione del Burren è caratterizzata da un paesaggio unico, quasi lunare: deriva dal celtico Boireann, che significa “terra rocciosa” ed è caratterizzato da lastre carsiche di calcare di colore quasi argenteo. Fra una lastra e l’altra si aprono fessure e “pozzi” talvolta profondissimi (attenzione quando si cammina!) nei quali, concentrandosi una grande umidità, cresce erba verdissima e fiori colorati che fuoriescono e sembrano apparirti davvero per miracolo, come la rosa del Piccolo Principe su un argenteo pianeta brullo! Anche la costa presenta chiare scogliere di calcare e bellissimi villaggi marinari che vale la pena di visitare, fino alla baia di Galway. Vedremo tutto ciò tra breve, dopo aver appreso tutte le notizie al Centro di documentazione ma anche, usciti dal centro, dopo aver visitato un’altra “chicca” del villaggio di Kilfenora: le bellissime rovine della cattedrale del dodicesimo secolo con annesso cimitero antico ed alcune delle più belle in assoluto di quelle che in Irlanda vengono chiamate “High Crosses”, le alte sculture-croce simbolo della cultura del Paese, in quanto uniscono la croce cristiana con il motivo del cerchio celtico. La più importante è la Doorty Cross, vecchia di 800 anni, di cui un pannello spiega le meravigliose incisioni. Kilfenora ed il vicino villaggio marino di Doolin, sono famose per la musica irlandese, e qualcuno ci indica anche il pub in cui si suonerà stasera, ma purtroppo per questo non abbiamo tempo: è ora di andare. Il richiamo per noi sono le aree archeologiche, lo avrete capito… anche la regione Burren è disseminata di stupefacenti preistoriche costruzioni di pietra e noi dobbiamo assolutamente vedere il secondo dolmen importante d’Irlanda, il Poulnabrone Dolmen, ingresso di una tomba a camera di epoca neolitica o forse età del Bronzo, quindi vecchio di circa 5000 anni. L’enorme dolmen si raggiunge con una meravigliosa passeggiata in quel paesaggio lunare che ho descritto sopra… l’atmosfera che si respira è davvero particolare, il sito sembra abbastanza frequentato ma siamo vicini all’ora della chiusura perciò vediamo numerosi pullmann allontanarsi ed il misterioso monumento che spicca sulle rocce argentee è quasi tutto per noi….. non ci sono parole. Pochi chilometri prima abbiamo visto, anche se al di là di una recinzione, un magnifico castello abbandonato: Leamanegh Castle, anche questo documentato nel nostro reportage fotografico… e pochi chilometri oltre, invece, le sorprese non sono finite:la Gleninsheen Wedge Tomb, in cui è stato ritrovato un esemplare dei bellissimi ornamenti tipici di queste culture, chiamati gold torc: una collana che è formata da una mezzaluna di oro battuto (sarebbe bellissimo indossarla anche oggi!) e che abbiamo ammirato al Museo Archeologico di Dublino. Ci dicono che è una delle circa 70 tombe chiuse da una wedge stone, cioè da una pietra cuneiforme, scoperte intorno al Poulnabrone Dolmen. La storia, qui, si respira a pieni polmoni e le emozioni non finiscono mai….
Per noi è ora di rimetterci in viaggio, tante altre cose ci sarebbero da vedere ma dobbiamo arrivare fino a Galway, e del resto l’impressionante paesaggio lunare del Burren ci accompagnerà, dai finestrini dell’auto, ancora per parecchi chilometri, ed altre “perle” costituiranno per noi occasione di soste lungo la strada. On the road again….. seguiamo la linea di costa fino a superare il paese che dà il nome alla regione (Burren) e, poco prima di immetterci sulla strada a grande scorrimento che ci porterà a Galway, l’ultima sorpresa della giornata: il bellissimo castello sull’acqua di Dunguaire, la nostra guida lo definisce chess-piece-style, ed è proprio vero! E’ uno dei meglio conservati d’Irlanda, è davvero ancora intatto ma purtroppo a quest’ora è chiuso, dobbiamo accontentarci di vederlo da fuori. Siamo ormai a sud di Galway, la terza città d’Irlanda ma ancora sotto i centomila abitanti. La strada a grande scorrimento è un po’ più trafficata e, diversamente dall’autista, i passeggeri si concedono un sonno ristoratore… quando arriviamo al nostro B&B, che è appena un po’ in periferia rispetto al centro di Galway, piove a dirotto, e come solito è tardi…. chiediamo consiglio per la cena e trascorriamo la serata in un ottimo ristorante in periferia, in compagnia della sempre buona carne di manzo irlandese, rimandando la passeggiata a Galway alla mattina successiva, quando, si spera, la pioggia sarà cessata.
Giorno 8
Così è! Un sole splendente ed un cielo limpido ed azzurro come solo l’Irlanda ci può proporre dopo una pioggia intensa, ci svegliano presto il mattino successivo. A dir la verità, ci sveglia anche il profumo dell’ennesima full Irish Breakfast casalinga…. bacon, uova al tegamino, fries (patate a pezzettoni fritte, oppure altre volte crocchette di purea di patate, sempre fritte), fagioli in salsa o talvolta funghi, pomodori freschi crudi tagliati a metà, pane tostato e caffè. Beh, dato l’apporto calorico io ho quasi sempre optato per la continental breakfast…
Subito dopo partiamo alla volta di Galway, incuriositi dalla sua fama di città bohémien e di artisti… fama non smentita, in città c’è proprio in questi giorni il Festival delle Arti, con spettacoli ovunque e buskers disseminati per il bel centro medievale. Ci aspettavamo, però, una città più grande, in realtà il centro è piccolo e raccolto e riusciamo a vederlo nella mattinata: parcheggiamo vicino alla cattedrale cattolica (non particolarmente antica né bella) dal lunghissimo nome di Cathedral of Our Lady Assumed into Heaven and Saint Nicholas, attraversiamo il caratteristico Salmon Weir Bridge, ponte sul fiume Corrib che proprio pochi metri più in là forma una cascatella per una chiusa (weir) dalla quale si vedono saltare i salmoni… l’acqua in questo punto è bassa, ed i turisti guardano i pescatori con gli alti stivaloni dentro il fiume, che prendono i salmoni all’amo! Subito al di là del ponte, siamo in centro storico e visitiamo i principali luoghi di interesse: la grande Eyre Square, dove ci fermiamo per una piccola pausa gastronomica, le vie pedonali dello shopping – Shop St. e Williamsgate. E’ il luogo giusto per lo shopping, e tra le altre cose acquisto un bellissimo paio di orecchini in argento e zirconi con il tradizionale motivo decorativo chiamato Claddagh Ring dal nome di un villaggio sulla costa vicino a Galway. Era ed è il tradizionale anello di fidanzamento irlandese, il motivo decorativo è costituito da due mani (che simboleggiano l’amicizia) le quali stringono un cuore (simbolo dell’amore, obviously) sormontato da una corona, simbolo di lealtà.
Visitiamo la Collegiate Church of St. Nicholas of Myra, la più grande chiesa medievale ancora in uso in Irlanda, poi arriviamo fino al fiume per vedere l’Arco Spagnolo ed i resti delle mura medievali ed infine… la delusione è grande quando, cercando il Castello di Galway e non trovandolo, chiediamo informazioni e scopriamo che è stato trasformato in una banca…..Certo, ci sarebbero state altre attrazioni (il Galway City Museum, la Bold Art Gallery, i luoghi di James Joyce ed altro ancora) ma non c’è più tempo, e dunque dopo aver acquistato buonissime prelibatezze in una bakery del corso e fragole fresche per tutti, attorniati da musicisti di strada ed art performers, ci avviamo a riprendere l’auto per visitare la vicina regione del Connemara.
Sarà che siamo quasi alla fine del nostro viaggio e subentra un po’ di nostalgia, ma davvero questa regione ci sembra quella in cui sarebbe bello vivere per sempre…. è la penisola a nord della baia di Galway, definita “di filigrana” in quanto la spettacolare e frastagliatissima costa è punteggiata di laghi, insenature e fiordi (il più grande, Killary Harbour, è davvero bello come quelli norvegesi che ho visitato tanti anni fa ma che ricordo bene.. anzi, questo è più bello per la vegetazione favorita da una temperatura più mite). Ma andiamo per ordine: da Galway raggiungiamo il paesello sul lago chiamato Oughterard, alle porte del quale visitiamo il bellissimo castello fortificato medievale di Aughnanure. Nel verde parco all’interno della Corte del castello consumiamo il nostro picnic… La visita è davvero suggestiva, ancora una volta siamo praticamente i soli turisti. Poi proseguiamo in auto verso Clifden, villaggio di mare che è la “capitale” del Connemara National Park. Il percorso è indimenticabile, verdi valli e montagne sulla destra, laghi e poi la costa frastagliata sulla sinistra; vegetazione lussureggiante evidentemente dovuta al clima marino e collinare insieme: fiori spontanei, piante succulente alternate a conifere; verdi campi su cui pascolano i dolcissimi Connemara ponies, i tipici cavalli autoctoni di taglia ridotta che si dice siano stati introdotti dai Celti, e famosi per la loro agilità soprattutto in Inghilterra (la regina Elisabetta II è una appassionata) e negli Stati Uniti. Arrivati a Clifden, davvero bellissimo e caratteristico villaggio dove la presenza dei turisti è più evidente, ci fermiamo per un’altra breve sosta gastronomica ed una passeggiata sulla main street, poi ripartiamo per percorrere la famosa Sky Road, la strada panoramica che percorre la linea di costa e forma un anello per poi rientrare a Clifden.
Non ci sono parole per rievocare i panorami marini meravigliosi e le emozioni che hanno suscitato in noi… forse qualche immagine potrà aiutare, ma davvero le spiagge (come Omey Strand, in cui ci concediamo un breve bagno) ed i villaggi di Cleggan e di Claddaghduff ci regalano immagini di luoghi incontaminati e attimi di atmosfere rilassate di altri tempi. Di fronte, si intravedono le isole Aran, altra perla d’Irlanda… ma imbarcarsi sul traghetto richiede troppo tempo, le isole le lasciamo per la nostra prossima visita! Tuttavia, rientrando a Clifden in auto, una struggente invidia per chi vive in uno di questi isolati cottage dal tetto di paglia o di ardesia, adagiato su una verde collina e con alte finestre con vista sulla costa e sulle isole Aran, ci coglie improvvisa….
Ceniamo magnificamente in uno dei pub tradizionali sulla main street a Clifden, e dopo un’ultima passeggiata rientriamo a Galway.
Giorno 9
È purtroppo giunto il momento di lasciare la bellissima regione Galway-Connemara per rientrare al punto di partenza, Dublino. Verso Est, dunque! Ci sono altre cose da visitare strada facendo. Puntiamo verso il centro monastico di Clonmacnoise, nella contea di Offaly. Quando siamo quasi arrivati a destinazione ci fermiamo per una breve visita del villaggio di Shannonbridge, dove ci fermiamo per un caffè ed uno scone in quello che probabilmente è il più bel pub tradizionale che abbiamo visto in tutto il nostro viaggio: il Killeens Village Tavern. Il vecchio proprietario è gentilissimo ed il soffitto del bar è interamente ricoperto di biglietti da visita degli avventori, lasciati negli anni. Gli arredi in legno sono vecchi e caratteristici e sono in vista gli strumenti tradizionali per un’ottima session di musica irlandese che, ci dicono, c’è quasi tutte le sere d’estate. Peccato non potersi fermare… Dopo pochi chilometri arriviamo a Clonmacnoise, sul fiume Shannon che si vede bene, solcato da bei battelli turistici, appena dietro le mura antiche che da sempre racchiudono la gigante “città ecclesiastica”, uno dei più importanti centri monastici d’Irlanda. Ci sono le rovine di sette chiese più la grande cattedrale, ed una serie di bellissime croci celtiche conservate nell’attiguo museo, molto ben organizzato e completo di pannelli ed audiovisivi. Il tutto è, naturalmente, su una verde collina e l’antico cimitero come sempre circonda le chiese. E’ da dire che questi cimiteri, di grande suggestione, comprendono lapidi antichissime ma anche recenti, cioè sono tuttora in uso nonostante i siti (ovunque in Irlanda, non solo a Clonmacnoise) siano ormai protetti dalla “sovrintendenza” irlandese (Heritage Island) e siano siti turistici. Nel bellissimo prato verde punteggiato da lapidi si può fare picnic, noi non ci facciamo intimidire, ma anzi ci lasciamo cullare dalla suggestione del luogo e lo facciamo, sebbene la pioggia ci metta lo zampino dopo poco e ci tocchi scappare all’interno del centro visite…. Visitare e goderci Clonmacnoise ha richiesto molto tempo (forse siamo anche un po’ stanchi…), e dobbiamo dunque rinunciare al nostro progetto originario che era quello di puntare non direttamente a Dublino ma al grande sito archeologico di Bru Na Boynne a nord di Dublino, con le tombe di Newgrange, e possibilmente anche la mitica Hill of Tara, luogo sacro dei Celti per antonomasia e, per i druidi, porta di comunicazione fra il mondo celtico e l’aldilà… non c’è tempo, del resto è bene lasciare un po’ di cose per la prossima visita e gustarcele con calma. Una alternativa più vicina e che richiede un minor tempo di visita è la grande residenza nobiliare del diciottesimo secolo ma ricostruita su un castello che risaliva al 1300, con parco annesso, chiamata Powerscourt House, a Enniskerry, solo 21 chilometri a sud di Dublino. Il papà-autista obbligato alla guida a sinistra viene messo a più dura prova dal traffico intorno a Dublino, ma… anche questa volta supera brillantemente la prova e siamo a Powerscourt House (che chiude alle 17.30) nei tempi giusti, verso le 16!
Il paesaggio è sempre verdissimo, boschi e prati circondano la statale. Siamo di nuovo nella bellissima contea di Wicklow! Arrivati, proviamo una piccola delusione nello scoprire che l’interno della dimora nobiliare non si visita, tranne per la parte che è stata trasformata in negozi e caffetteria. Molto bella ed elegante, però niente a che vedere con l’uso e gli arredi originali. Beh, lo shopping di abbigliamento di gusto tipicamente anglosassone (Avoca è il famoso marchio) non è niente male, e dati i saldi nemmeno costoso… Ma il biglietto d’ingresso (salato) vale veramente la visita per via del bellissimo parco di venti ettari, suddiviso in sezioni che comprendono il curato giardino all’italiana, il romantico giardino anglosassone, quello giapponese e molto altro ancora, inclusa una torre di osservazione e molte sculture e fontane, il tutto su un’alta verdissima collina, percorrendo sentieri costeggiati da alberi secolari e con una vista mozzafiato sul panorama sottostante. I miei figli sono entusiasti e cerchiamo di vivere fino in fondo gli ultimi, magici momenti di questa atmosfera davvero Irish. Quando un commesso in livrea suona la campanella è davvero ora di uscire, e ci avviamo verso Dublino. Entrati in città, ci ricordiamo che il nostro albergo questa sera sarà una elegante Manor House, una antica casa padronale ora trasformata in hotel di pregio, e quindi fino davvero all’ultimo l’atmosfera sarà totally Irish…. dopo un tè nella bellissima e caratteristica Sitting Room, verso le 21 usciamo per “l’ultima cena”…. no, suona davvero male! Per sdrammatizzare e cominciare ad acclimatarci con il Continente, scegliamo… un ristorante francese! Ottima scelta e dopo un’ultima passeggiata a Dublino, domattina…. bye bye, Ireland!