Lo scrigno siriano
La possente e disperata invocazione ad Allah del muezzin della grande Moschea di Damasco alla preghiera del venerdì. I due pastori adagiati tra le rovine di Cyrrhus a guardia del loro gregge, cosi come si vedono nei paesaggi della campagna romana dei pittori del Settecento. Gli occhi guizzanti come fiamme di un ragazzo, felice e curioso di...
Ascolta i podcast
La possente e disperata invocazione ad Allah del muezzin della grande Moschea di Damasco alla preghiera del venerdì. I due pastori adagiati tra le rovine di Cyrrhus a guardia del loro gregge, cosi come si vedono nei paesaggi della campagna romana dei pittori del Settecento. Gli occhi guizzanti come fiamme di un ragazzo, felice e curioso di avere come compagno di pulmino uno straniero che viene da così lontano solo per visitare le rovine della chiesa bizantina nel suo villaggio di Qalb Lozeh. L’ orgoglio di mostrare ad un forestiero che ha chiesto solo un passaggio, il proprio territorio, cosparso, per un area di 10 kmq, delle rovine di Al Bara, una città bizantina abbandonata da più di un millennio. I ragazzi che negli hammam ritmano canti religiosi, percuotendo le coppette che servono per versarsi addosso l’acqua delle fontane. Le urla dei bambini che scorrazzano indisturbati sulle pietre dell’hammam di Hama, mentre i padri si eccitano, giocando allo schiaffo del soldato. Essere invitato al pranzo preparato dal beduino, guardiano delle rovine di Dura Europos, perché sono l’unico visitatore di quel giorno o forse di quel mese. Arrampicarsi fino al rupestre monastero di Mar Musa al Habashi, ascoltare un ragazzo di Strasburgo ospite e gli altri monaci, novizi o laici, cristiani e mussulmani che raccontano le loro esperienze spirituali, rivolte anche a considerare quello che accomuna Cristianesimo e Islam, e rendersi conto che, per tanti millenni, l’uomo del mediterraneo ha vissuto solo nella dimensione religiosa, producendo una valanga di supposizioni per tentare di comprendere il mistero della divinità e quindi della vita. E ridiscendere poi più leggeri, ma anche più smarriti. Avere un passaggio dall’autista di un pullman di turisti che per convincere il capo gruppo ad accogliermi, gli inventa che ero un suo vecchio amico. Essere catturato dai mercanti del suk che ti smontano il magazzino per mostrarti la merce, solo per vedere(!), ti dicono, e poi succede che con qualcuno c’è comunanza di idee e si finisce a cena insieme. Una cartoccio di frutta offerto dal fruttivendolo perché con uno straniero si può essere generosi per tanto poco e si può fargli seguire la sua bambina nella lettura di un brano in inglese, o il tassista che non accetta i soldi perché ti sei interessato alle sue pratiche religiose ed alla sua famiglia. E poi: la luce al tramonto che colora di rosa le pietre delle rovine di Palmyra; la solitaria fortezza di Halabiyya vicino a Deir az Zur che domina l’Eufrate, blu come il mare, costruita con blocchi di gesso che luccicano al sole come diamanti; la città morta di Rasafa, dove sei l’unico turista; le rovine di Bosra ancora oggi parzialmente abitate, dove un frate predisse a Maometto che sarebbe diventato un profeta; le tante vecchie case di Damasco ed Aleppo, alcune trasformate in eleganti alberghi e ristoranti; l’immenso cortile della moschea ommayadi di Damasco con i bellissimi mosaici dorati; il possente castello di Krak dei Cavalieri, testimonianza della follia delle crociate e delle turpitudini commesse in nome di Cristo. E se proprio non vi basta le rovine di città fiorenti 4500 anni fa come Ebla, Dura Europos o Mari, questa ultima con modernissimi, semplici e raffinatissimi stucchi alle pareti della sala del palazzo reale. Che altro: i mezze (antipasti libanesi), le pizzette al formaggio, i kibbeh e molti piatti di carne stufata e tanto altro. Da non dimenticare che in molti ristoranti di buon livello il pane arabo viene preparato all’istante nell’apposita grande giara incandescente, vi pare poco. Siria! Uno scrigno prezioso! Durata del viaggio 20 giorni. Gli alberghi scelti erano tutti budget, alcuni troppo budget, ma comunque accettabili. Ricordate che spesso, viene fornito solo il lenzuolo di sotto e le stanze occupate non vengono profanate dal personale per riordinarle. Amabili le conversazioni la sera tra gli ospiti: scambio di impressioni su quello che si è visto e sui paesi di provenienza, consigli vari e anche abbandoni per raccontare esperienze più intime. Costi: alberghi, singola al massimo 15/18 euro. Un pasto nel ristorante più elegante di Damasco o Aleppo con birra 20 euro, ma anche soli 3 euro in una bettola accettabile oppure 2euro e 50 a Damasco per una shawarma e frullato di frutta. Irrisorio il costo delle corse in pullman tra una città e l’altra. Una raccomandazione non viziate i custodi o i ragazzi dei siti archeologici e i tassisti con mance esagerate. Tenete presente che un insegnante all’università prende 400 euro al mese.