L’ultima frontiera: tour automobilistico in Alaska

Una meta fantastica, oltre ogni aspettativa per un viaggio tra parchi nazionali, (monti) giganti alti seimila metri e strade panoramiche
Scritto da: lucia59
l'ultima frontiera: tour automobilistico in alaska
Partenza il: 12/06/2016
Ritorno il: 22/06/2016
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €
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Quest’anno abbiamo deciso di abbandonare momentaneamente la moto per questo viaggio in Alaska, la ragione principale è che siamo in tre, mio marito, io ed una nostra amica che si è unita a noi per questo tour.

Non è stata certo una vacanza economica: fra alberghi, ristoranti, voli e noleggio auto (un SUV Cherokee) abbiamo superato i 3000 euro a testa, ma sinceramente ne è valsa la pena.

12/06/16

Lunghissima giornata di trasferimento aereo prima da Bologna ad Amsterdam (con KLM, ore 6 del mattino), poi con Delta Airlines da Amsterdam a Seattle e da qui ad Anchorage, dove siamo arrivati verso le 17,30. Le ore di fuso orario dall’Italia all’Alaska sono 10. Era da parecchio tempo che non tornavamo negli Stati Uniti (per la nostra amica era la prima volta) quindi a parte il visto ESTA abbiamo anche sperimentato, prima di imbarcarci sul volo della Delta, “l’interrogatorio” da parte di un addetto, che ha voluto sapere di noi vita morte e miracoli.

Dopo lo scalo a Seattle, con relativo passaggio al minuzioso controllo passaporti (e relativo secondo interrogatorio, fortunatamente un po’ più breve) siamo infine arrivati alla meta. Ad Anchorage abbiamo ritirato il SUV prenotato e ci siamo recati subito al nostro primo albergo, Inlet Tower Hotel (niente di eccezionale, c’è sicuramente di meglio in città). Per quanto riguarda il noleggio auto, ci eravamo informati in Italia e sapevamo che in Alaska non occorre la patente internazionale, mentre in tanti altri Stati USA viene richiesta.

Anchorage non ha niente di speciale, è una città americana come tante altre, con una planimetria molto semplice, per cui ci si muove con facilità, molto difficili da trovare parcheggi non a pagamento. La sera eravamo parecchio stanchi, ma comunque ci siamo recati in centro per la cena. Nella 5th avenue (niente a che vedere con NY) abbiamo provato il ristorante Orso, che si autodefinisce locale di cucina mediterranea; i piatti che abbiamo scelto, di pesce (halibut) e carne non avevano nulla di mediterraneo, però c’è da dire che sui tavoli facevano bella mostra di sé ampolline d’olio d’oliva e nel menu figuravano vini piemontesi. Per un piatto e bevande, abbiamo speso circa € 73 (prezzi sempre per 3 persone).

13/6/16

Al mattino abbiamo fatto colazione nel pub a piano terra dell’albergo, dove abbiamo speso circa € 15 a testa per un piatto di carne ricoperto di una salsetta bianca (era la proposta più leggera): abbiamo quindi deciso per i giorni successivi, per risparmiare tempo e soldi al mattino, di rimediare la colazione acquistando biscotti e succhi di frutta al supermercato, approfittando anche dei bollitori sempre presenti nelle camere degli alberghi per prepararci qualcosa di caldo.

Dopo colazione, prima di lasciare Anchorage siamo andati a visitare l’Alaska Native Heritage Center, centro culturale e museo che illustra i modi di vita tradizionali dei nativi dell’Alaska. Dopo aver esaminato gli oggetti, vestiti, armi, ecc.. contenuti nelle teche del museo, siamo usciti all’aperto, dove attorno ad un piccolo lago erano ricostruite abitazioni lignee tradizionali. Volendo, erano presenti anche giovani nativi a cui chiedere informazioni su vari aspetti della loro tradizione.

A questo punto, abbiamo lasciato la capitale, destinazione Seward.

La strada per arrivare a questa località è una delle più belle che abbiamo percorso in questo viaggio, in quanto costeggia un braccio di mare incastonato fra montagne, come un fiordo norvegese in pratica. Prima di arrivare alla nostra meta, ci siamo fermati all’Alaska Wildlife Conservation, una sorta di centro dove vengono curati animali feriti e abbandonati, o semplicemente incapaci di vivere allo stato selvaggio, così come è descritto il sito. Sinceramente a me è parso uno zoo, anche se gli spazi a disposizione degli animali sono molto ampi. Qui abbiamo visto comunque tutte o quasi le specie animali che vivono in Alaska, dagli orsi ai bisonti, alci, caribou ecc… Passato infine il Moose Pass (moose è l’alce americana) siamo infine arrivati a Seward, un centro posto in posizione fantastica sul mare e circondata da montagne. Dopo aver occupato la stanza presso l’albergo prenotato, il Seward Windsong Lodge, posto un po’ fuori dal centro abitato (consigliato), ci siamo recati nel centro della cittadina e sul lungomare, dove è posta la targa che segna il punto di partenza meridionale dell’Itidarod National Historic Trail, una pista di circa 1200 miglia fino a Nome. Visto che era già ora di cena, ci siamo fermati sulla strada principale al Ristorante Apollo, sicuramente gestito da greci, dove però abbiamo preso del buon fish and chips spendendo circa 103 euro con le bevande (ricordo che in Alaska i prezzi sono molto alti).

14/6/16

Giorno dedicato alla crociera nel Kenai Fjords NP. Siamo stati molto fortunati, giornata stupenda di sole che ci ha permesso di ammirare i paesaggi, i ghiacciai e gli animali che vivono in zona, comprese diverse balene, di cui una che si è esibita in uno spettacolo di salti fuori dall’acqua, abbastanza vicino alla nostra nave. Ma l’oscar per l’animale più simpatico va sicuramente alla lontra marina, scura col muso chiaro, che in acqua procede nuotando a dorso con le zampette anteriori accostate come se pregasse. Dopo l’esperienza della crociera, visto che si era a metà pomeriggio abbiamo deciso di andare a vedere l’Exit Glacier, a pochi chilometri dal nostro albergo e facilmente accessibile con una breve camminata dal parcheggio. E’ una piccola lingua di ghiaccio in evidente situazione di arretramento, come purtroppo quasi tutti i ghiacciai sulla Terra. Dai pannelli esplicativi si può vedere quanto, in pochi anni, si sia ridotto sia in termini di lunghezza sia di spessore.

15/6/16

Partenza da Seward per Talkeetna, una cittadina posta a sud del Denali NP. Il primo tratto di strada percorso non è nulla di eccezionale, poi però mentre si procede si comincia a vedere da lontano la grande mole del monte Denali (o McKinley), un gigante di oltre 6.000 metri. Nei pressi del centro di Wasilla abbiamo seguito i cartelli che pubblicizzano un centro dedicato ai cani da slitta. Arrivati, non abbiamo trovato altro che due poveri cagnolini in gabbia, una statua di Balto (il famoso cane da slitta le cui gesta sono illustrate anche in un famoso cartone animato della Disney) e un fornitissimo negozio di souvenir. Quindi ce ne andiamo e proseguiamo nel nostro percorso. Arriviamo a Talkeetna, una cittadina molto turistica posta lungo le rive del fiume Susitna, che dà il nome anche all’albergo dove ci fermiamo, il Susitna River Lodge appunto, forse il migliore di tutta la vacanza, posto a un paio di km dal centro della cittadina. Il clima continua a essere molto caldo, appena sotto ai 30°, sicuramente non ci aspettavamo una temperatura così a queste latitudini. Per cena ci fermiamo sulla Main Street (non è che ce ne siano molte altre) al Denali Pub, molto frequentato, dove pasteggiamo a base di pesce e beviamo buone birre di loro produzione (spesa circa 66 euro).

16/6/16

Il mattino era prevista una breve crociera fluviale di un paio d’ore. Non è stato nulla di che, abbiamo visto qualche aquila dalla testa bianca, poi ci siamo fermati a vedere alcune baracche anticamente abitate da cacciatori di pellicce. Finito il giro, prima di partire per la tappa successiva ci siamo fermati a mangiare qualcosa in un locale chiamato Kahlitna Bistrot; non fatelo, noi per stare leggeri abbiamo chiesto tre Caesar Salads, per oltre 40 euro ci hanno portato tre miseri piattini di insalata con 3 o 4 crostini più le bibite, un furto veramente!

Abbiamo evitato di polemizzare e siamo partiti per il Denali, distante circa 250km. Man mano che si procedeva, attraversavamo zone sempre più disabitate e sempre più belle, con foreste a perdita d’occhio. Arrivati nei pressi del Denali, abbiamo fatto check in al Denali Grizzly Bear, struttura abbastanza spartana che è composta sia da camere (su vari edifici in legno) sia da piazzole di sosta per camper e roulottes. Dall’altro lato della strada c’è invece un resort più lussuoso (Denali Park Village Hotel) dove ci siamo dovuti recare per confermare il tour del giorno successivo all’interno del parco. A quel punto non ci restava che cenare, ci siamo quindi recati in auto al centro servizi più vicino (non ricordo se si chiama Denali pure quello), praticamente un insieme di alberghi, ristoranti, aree di servizio ecc… dove dopo aver girato un po’ ci siamo fermati al ristorante Denali Bluffs (e ti pareva? J) dove abbiamo mangiato a base di carne spendendo circa 88 euro.

17/6/16

All’interno del Denali Park si arriva coi mezzi propri fino a un certo punto (dove c’è anche un baracchino di rangers) perché dopo bisogna proseguire coi pullman del parco (niente di lussuoso). Mi sembra che le uniche rare autorizzazioni siano date a chi alloggia nei pochi lodge all’interno del parco, siti alla fine della strada che lo attraversa (dove non siamo arrivati). Noi, come tanti altri, alla mattina presto ci siamo ritrovati presso il Denali Village Hotel e siamo saliti sul bus. La strada all’inizio è asfaltata, poi si trasforma in un buon sterrato. Il panorama è magnifico (la fortuna ha continuato a seguirci, sono sempre giornate di sole fantastiche, anche se qui le temperature sono più basse rispetto a Talkeetna), per quanto riguarda gli animali selvatici invece non siamo stati un gran che favoriti: un paio di orsi distanti kilometri, appena più vicini alci e caribou. Arrivati infine a uno spiazzo dove si poteva ammirare in tutta la sua magnificenza il Monte Denali, abbiamo fatto dietro front e siamo tornati al punto di partenza. Il giro comunque prevedeva alcune soste presso punti di ristoro (e bagni) mentre per il cibo ci è stato consegnato un box con barrette energetiche, pezzetti di formaggio e anche un po di cane secca sotto vuoto. Arrivati di nuovo al nostro alloggio, visto che era ancora abbastanza presto abbiamo preso il Cherokee e abbiamo raggiunto l’edificio dei rangers, parcheggiato e abbiamo seguito il sentiero che costeggia il Savage River. Qui abbiamo incontrato simpatici animaletti (tipo marmotte) e un paio di caribou abbastanza vicini. La sera infine siamo andati a cena al Village Hotel (al Grizzly Bear non c’è il ristorante) dove mangiando un piatto di pesce o carne a testa abbiamo speso circa 75 euro.

18/6/16

Sembrava solamente una semplice giornata di trasferimento percorrendo la Denali Highway, è stata invece una delle giornate più belle trascorse in Alaska. Questa strada, a dispetto del nome, è asfaltata solo agli estremi, per il resto è uno sterrato tenuto bene, e pochissimo trafficato. I paesaggi attraversati lasciano senza fiato in molti punti: foreste, fiumi limpidissimi, ghiacciai. Insomma uno spettacolo… La strada è lunga circa 260 km, ogni tanto ci sono fattorie dove forse in luglio e agosto si può trovare alloggio e benzina, ma quando siamo passati noi erano chiuse. A metà strada circa c’è l’unico locale aperto (di cui ahimè non ricordo il nome) un edificio di legno composto da uno stanzone dove a tavoli comuni la gente si rifocilla. Noi non avevamo fame e volevamo solo bere un po’ di te o caffè, messi a disposizione gratuitamente. Ovviamente non siamo andati via senza lasciare un po’ di dollari nel barattolo delle mance. Alla fine della strada a questo punto cercavamo la località di Paxson, descritta sulla Lonely Planet come centro servizi; in realtà abbiamo capito che Paxson consiste praticamente nel lodge dove avevamo il bungalow prenotato, poi esiste un grande edificio cadente e abbandonato sulla strada (dove ancora un’insegna riporta il nome della località) dove probabilmente anni fa c’era il fantomatico centro servizi.

A questo punto ci siamo recati presso il Denali Highway Cabins, accolti dal simpaticissimo proprietario, un inglese che viveva li con la moglie (americana) e i loro bellissimi cani Husky. Un inciso: era la prima volta, da quando ero in Alaska, che mi capitava di capire bene l’inglese, perché l’accento locale è incomprensibile, almeno per me. Comunque già il giorno prima al Denali mi era capitato di sentire un turista, credo tedesco, che confessava di capire pochissimo di quanto veniva detto dalla guida. Meno male non ero solo io! Il lodge come dicevo è composto da 5 o 6 bungalow e un edificio comune dove si trova il “ristorante” e al piano di sopra una sala lettura e gioco (bigliardino, ecc..). Il ristorante è composto da un tavolone e una grande griglia dove gli ospiti cucinano quanto messo a disposizione, cioè hamburger di carne o vegetariano, nonché insalata di patate, bevande e gelato, il tutto mi pare per 30 dollari complessivi. Abbiamo mangiato chiacchierando con alcuni ospiti tedeschi, poi abbiamo fatto un giro nei pressi fino a tardi. Ovviamente, data la latitudine, a giugno c’è sempre luce.

19/6/16

Il giorno successivo siamo partiti molto presto, visto che dovevamo percorrere circa 300 km ed imbarcarci per una crociera a Valdez alle 10,30. Fra l’altro, avremmo avuto anche piacere di fare il pieno di carburante, ma purtroppo nei pressi non c’era nessuna pompa di benzina. Il proprietario del lodge, saputo che eravamo circa a metà serbatoio, ci ha detto che non avremmo avuto nessun problema, per cui incrociando le dita ci siamo messi in marcia. In effetti circa 100 km dopo abbiamo finalmente trovato da fare il pieno. Nel corso del nostro viaggio è stata l’unica volta che ci è capitata una cosa del genere, non sappiamo però come sia la situazione per i rifornimenti nel caso si affronti il nord dell’Alaska. Man mano che procedevamo verso sud, il sole ci ha pian piano abbandonati, e arrivati a Valdez (si pronuncia Valdiiiis) abbiamo indossato abbigliamento più caldo. Questa località è circondata da alte montagne, ed è nota per due cose, una è che è il terminal meridionale della pipeline che porta il petrolio estratto nel nord dell’Alaska, l’altra è che il nome è legato alla petroliera Exxon Valdez che nel 1989, perdendo il carico, causò una delle più grandi catastrofi ambientali degli ultimi tempi. Abbiamo letto che ancora adesso, a distanza di tanti anni, scavando si può ancora trovare petrolio.

Approssimandosi l’ora della partenza della crociera per ammirare il Prince William Sound, ci siamo avvicinati al punto di imbarco, dove era già presente un enorme gruppo di giapponesi (credo). Finalmente saliti a bordo e accomodati, la navigazione per un po’ è andata liscia, ma quando ci siamo allontanati un po’ dalla terraferma abbiamo cominciato a ballare parecchio. Il fatto è che avevamo già mangiato, per cui beh la situazione ha cominciato a “degenerare”, soprattutto la maggioranza delle donne giapponesi ha cominciato a stare male, io… un po’, i miei compagni di viaggio direi di no. Quando finalmente ci siamo riavvicinati alla costa, nei pressi del Columbia Glacier (che non abbiamo praticamente visto, a causa della nebbia fitta) il mare era più calmo e quindi abbiamo potuto vedere qual poco che la situazione meteo permetteva: qualche otaria sdraiata su grandi blocchi di ghiaccio, le lontre marine che procedevano come al solito a dorso e poco altro. Al ritorno, abbiamo riattraversato il braccio di mare “agitato” per cui c’è stato un bis dei malesseri.

Arrivati finalmente a terra, abbiamo raggiunto il Mountain Sky Hotel (normale) e per cena siamo andati al ristorante dell’albergo, dove abbiamo cenato a base di pesce (halibut) per circa 88 euro.

20/6/16

Il viaggio sta volgendo al termine, occorre tornare ad Anchorage distante circa 480 km da Valdez, percorrendo dapprima la Richardson Highway e poi la Glenn Highway. Il tempo, man mano che ci si allontana dalla costa, tende a migliorare, i paesaggi sono belli, soprattutto quando si passa vicino a grandi ghiacciai (ricordo in modo particolare il Matanuska Glacier). Arrivati ad Anchorage, ci siamo recati di nuovo all’Inlet Tower Hotel (anche stavolta confermo che non ci è piaciuto), e poi in “centro” per la cena, questa volta al Brewhouse, un enorme locale rivestito in legno, pieno di gente, dove abbiamo avuto fortuna di trovare un tavolo libero. Abbiamo mangiato bene (stavolta a base di carne) e abbiamo speso circa 88 euro.

21-22/6/16

Si torna a casa, in aeroporto lasciamo la macchina, che ci ha soddisfatti, e ci imbarchiamo su un volo della Delta destinazione Minneapolis, dove abbiamo la coincidenza per Amsterdam (e qui per Bologna). Avevamo tempi veramente ristretti, l’aereo era un po’ in ritardo quindi abbiamo dovuto correre come matti per prendere il volo intercontinentale (per fortuna ci hanno aspettati). Ovviamente a Bologna i bagagli non c’erano, siamo andati a ritirarli il giorno dopo.

Km percorsi circa 2.000, spese per benzina € 135 circa.



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