L’Aquitania che non ti aspetti

Francia - Aquitania (Perigord – Lot) – nel settembre 2007, uno splendido ricordo.Domenica 9 settembre 2007 Partenza ore 8.30 da Urbino (siamo nelle Marche, a un tiro di schioppo dall’Emilia Romagna); autostrada fino a Torino e da qui proseguimento verso il traforo del Frejus (pedaggio solo andata € 32.50); ancora autostrada in...
Scritto da: laciaccina
l'aquitania che non ti aspetti
Partenza il: 09/09/2007
Ritorno il: 19/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Francia – Aquitania (Perigord – Lot) – nel settembre 2007, uno splendido ricordo.

Domenica 9 settembre 2007 Partenza ore 8.30 da Urbino (siamo nelle Marche, a un tiro di schioppo dall’Emilia Romagna); autostrada fino a Torino e da qui proseguimento verso il traforo del Frejus (pedaggio solo andata € 32.50); ancora autostrada in direzione di Chambery/Grenoble fino a Valence , dove arriviamo alle 18.30 e pernottiamo all’hotel Campanile (€ 65.00 la doppia + € 7.00 a testa per la colazione). Per cena andiamo a Valence, che non offre grandi cose dal momento che è una città industriale.

Lunedì 10 settembre Da Valense prendiamo la strada D533 verso Le Puy en Velay: sono 110 km. Di un percorso che si snoda attraverso una bella strada panoramica tra boschi, altopiani, corsi d’acqua e piccoli paesi; con la fortuna di percorrerla con un tempo davvero stupendo ogni curva diventa una sorpresa e svela sempre nuovi paesaggi dell’altopiano dell’Ardeche. Attraversiamo il grazioso borgo di Lamastre e ci fermiamo per una sosta a Saint Agrave, paesino sull’altopiano dell’Ardeche a oltre 1000 metri di quota dove l’aria fresca e il cielo limpido ci invogliano a una breve sosta: qui troviamo il mercato settimanale di prodotti locali e non ci lasciamo sfuggire l’occasione di comprare il caratteristico miele di pino e di castagne dell’Ardeche , patate, aglio e cipolla; tra le bancarelle dei contadini facevano bella vista una serie di formaggi locali; anche in questo caso la tentazione all’acquisto era forte, ma dal momento che eravamo all’inizio del viaggio abbiamo deciso di soprassedere in quanto gli stessi formaggi non si sarebbero mantenuti per tutta la durata del viaggio. Lasciata Saint Agrave giungiamo a Saint Julien Chapteil che ci obbliga alla sosta, in quanto dalla strada dalla quale arriviamo, scorgiamo la bella chiesa che domina il paese e in effetti la sosta si rivela azzeccata in quanto Saint Julien è carino e merita una visita se pur breve, ed interessante si rivela la chiesa anche se in parte rifatta e comunque in posizione davvero panoramica con tutta la valle sottostante. Scopriamo poi che da Saint Julien Chapteil parte un percorso (circuito del Meygal) che tocca altri paesini della zona in cui ci sono cose da vedere; dall’opuscolo che troviamo nella chiesa decidiamo di fare una piccola deviazione (4 km.) verso Saint Pierre Eynac, dove troviamo una chiesa romanica di bella forma e un bel portale lavorato. Da qui riprendiamo la strada per Le Puy en Velay; una volta arrivati e lasciata la macchina nella parte bassa della città, saliamo nella parte vecchia attraverso stretti vicoli lastricati, fino ad arrivare alla Cattedrale di Notre Dame; la chiesa è in bella posizione e richiama forme orientaleggianti ma è abbondantemente rifatta: deve la sua fama poiché si trova lungo il cammino verso Santiago di Compostela; dopo circa due ore lasciamo Le Puy dirigendoci verso Rodez; decidiamo come sempre di percorrere strade secondarie non facendo uso delle grandi arterie e in effetti la scelta è azzeccata in quanto anche queste strade sono di assoluta qualità e prive di traffico: in questo caso la guida diventa tranquilla e rilassata e permette di godersi totalmente i bei paesaggi. Il percorso è tutto su un altopiano a 1000 metri di quota; attraversiamo di seguito i paesi di Sagues, Nesbinals ed Espanion, per arrivare verso le 19.00 a Rodez, dove pernottiamo sempre nella catena dei Campanile (€ 75.00 la doppia), stanchi ma davvero contenti del percorso.

Martedì 11 settembre Dopo la colazione all’ Hotel Campanile (i soliti 6/7 euro a testa, ma talmente abbondante che ci permette poi di pranzare con un po’ frutta solamente) partiamo verso Albì, città famosa quale ultimo avamposto del movimento Cataro/Albigese, che bollato di eresia, fu sterminato nei primi anni del 1200 con una sanguinosa crociata. Albì merita la visita per la maestosa e imponente cattedrale rossastra di Sainte Cecile che domina minacciosa la città, al di sopra del fiume Tarn ; la cattedrale dalla forma quanto mai strana non può dirsi esteticamente elegante anche se il portale di ingresso è comunque di pregevole fattura; la cattedrale emana però uno strano fascino e timore per la sua imponenza se pensiamo che fu la risposta che la chiesa diede alla fine del 1300 agli ultimi catari rimasti , come a ricordare loro la minaccia di persecuzione; interessante comunque l’interno e ancor più lo splendido coro ligneo finemente decorato (consigliato l’uso dell’audioguida); decidiamo di non visitare il museo di Toulouse-Lautrec (nativo di Albì) e di fare un giretto per le vie del centro storico, ben tenuto e conservato. Alle 14.45 lasciamo Albì alla volta di Cordes Sur Ciel che dista pochi chilometri; il paesino è davvero un piccolo gioiello arroccato in cima alla ripida collina; lasciata la macchina all’ingresso della porta principale, cominciamo la faticosa ascesa attraverso vecchie vie lastricate e antiche case a graticcio, alcune ben tenute e altre meno, ma comunque piacevoli alla vista; il paese è circondato da una triplice cinta muraria e di ciò ci si accorge attraversando le antiche porte di accesso e continuando sempre a salire; lungo il percorso si incontrano negozi artistici e di souvenir ma che comunque non intaccano l’atmosfera di questo luogo; vale la pena arrivare ovviamente fino in cima per ammirare il cuore di Cordes; va inoltre detto che visto il periodo, anche l’affollamento turistico è del tutto sopportabile e non troviamo le solite comitive chiassose (spesso italiane) , ma tranquille persone che in silenzio si godono la piacevolezza di questo luogo senza l’ansia del mordi e fuggi, e dulcis in fundo, un clima davvero mite con sole abbronzante. Alle 17.30 lasciamo Cordes Sur Ciel veramente soddisfatti di averlo inserito nel nostro itinerario e ci dirigiamo verso Najac; anche in questo caso, grazie ad una insostituibile cartina Michelin (scala 1:150.000 , assolutamente perfetta), percorriamo strade di campagna attraverso una natura ricca e rigogliosa, per noi inaspettata; incontriamo animali al pascolo, vediamo il vero aspetto agricolo della Francia, fatto di fattorie, miniscoli paesi che pur non avendo nulla di particolare emanano comunque un fascino di un tempo per noi passato al quale non siamo più abituati. Giungiamo a Najac verso le 18.30 e visto l’ora decidiamo di non visitare oggi il paese riproponendoci di farlo i giorni successivi dal momento che faremo tappa a Cahors, dove arriviamo alle 20.00 e pernottiamo al solito Hotel Campanile (€ 65.00 la camera doppia); stanchi ma non abbastanza, usciamo per andare a cena a Cahors centro; troviamo una brasserie nella via principale dove assaggiamo la famosa canard accompagnata dalla consueta fantasia di salse, verdure, funghi: tutto davvero molto buono e ad un prezzo davvero ragionevole (€ 36.00 in due).

Mercoledì 12 settembre Ore 9.45: partenza da Cahors per le grotte di Peche Merle che distano circa 40 km. Di strada molto pittoresca. Le guide consigliano la prenotazione ma tenuto conto che siamo il 12 settembre decidiamo di non farlo e alle 10.30 siamo davanti all’ingresso delle grotte con la bigliettaia in attesa di clienti. Fatto il biglietto (7 euro), attendiamo l’uscita di un gruppo per iniziare la visita che ovviamente è guidata; le grotte dal punto di vista geologico non sono molto ricche di concrezioni calcaree e quindi da questo punto di vista poco interessanti, ma la particolarità del sito è legata alla presenza di pitture preistoriche quali mammut, bisonti e cavalli, risalenti a circa 20.000 anni fa; alcune sono ben conservate, altre un po’ meno, e tutto sommato valeva la pena visitare il sito. Dalle grotte di Peche Merle la strada per arrivare a St. Cirq La Popie è molto breve: St.Cirque è senz’altro un paesino da non perdere. Abbarbicato su una falesia alla base della quale scorre il fiume Lot, il paese gode di una stupenda posizione; la stessa valle del Lot è davvero molto bella, ricca di verde e bei paesaggi. Lasciamo la macchina ai piedi di St.Cirq (parcheggio sterrato) e attraverso un sentiero boschivo giungiamo alla porta di ingresso del paese che rivela chiare impronte medioevali; troviamo molti negozi, anche eleganti; giriamo a piedi per il paesino fino alla rocca a strapiombo sul fiume sottostante, e grazie anche allo splendido sole della giornata, rimaniamo incantati a guardare la bellezza del panorama. Decidiamo di pranzare qui e troviamo un piccolo locale all’aperto dove gustiamo della buona carne di anatra. Lasciamo St.Cirq e grazie al suggerimento di un negoziante, percorriamo la valle della Celè (altro piccolo fiume) che ci porterà a Figeac. Consigliamo di percorre questi chilometri di strada con estrema calma per godersi lo spettacolo della gola e per chi lo volesse anche un bel giro in canoa o anche un bel bagno. Lungo la strada da non mancare la visita di Marcilhac sur Celè, paese di 10 case con i resti di una abbazia romanica davvero interessante, adagiata sul fiume Celè (affluente della Lot); ancora visibile l’antica navata, il portale con scene del giudizio universale, la sala capitolare e parte del chiostro. L’interno (gotico) della chiesa non abbiamo potuto vederlo poichè chiuso. Proseguendo sulla strada, troviamo Espagnac Sainte Eulalie, dove visitiamo la chiesa del Priorato, anch’essa di origine romanica; attorno al complesso troviamo un ostello dove era in sosta un gruppo di studenti in cammino verso Santiago. Arrivati a Figeac visitiamo la città in circa un’ora: offre alla vista interessanti scorci di belle case a graticcio con accanto nuove costruzioni poco gradevoli. Città sicuramente al di sotto di St.Cirq o Cordes. Torniamo a Cahors (70 km), questa volta attraverso un’altra strada più scorrevole e veloce (D633) ma comunque piacevole a percorrersi, dove giungiamo alle ore 20.00 pronti per doccia e cena.

Giovedì 13 Settembre La giornata (anche oggi tempo stupendo) prevedeva la visita delle Goffre di Padirac, ma leggendo il giornale prima di lasciare l’albergo crediamo di capire che i battellieri in servizio nella grotta sono in sciopero e quindi la grotta è chiusa: non fidandoci del nostro francese chiediamo conferma che puntualmente arriva e quindi niente Goffre. Decidiamo allora di dirigerci verso Rocamadour. Il paese gode di una posizione eccezionale; provenendo da Cahors (da sud), la vista del paese è impressionante. Consigliamo di arrivare di buon ora sia per l’afflusso turistico (davvero notevole) ma anche per la qualità della luce. Lasciata la macchina a fondovalle, ci si inerpica per il piccolo centro fatto solo da negozi e sovraffollato di turisti; le guide francesi lo reclamizzano molto; in effetti merita senz’altro la visita ma forse reclamizzato oltre misura. Lasciamo Rocamadour e ci dirigiamo verso Sarlat La Caneda. Anche Sarlat rivela la sua impronta turistica; ha saputo mantenere il suo bell’aspetto medioevale da gustare muovendosi nella parte vecchia del paese alla ricerca di bei palazzi e di piccole e eleganti piazzette in una delle quali ci fermiamo seduti al bar a degustarci un caffè; in effetti camminare nella parte vecchia di Sarlat è davvero molto gradevole e rilassante: dobbiamo dire che Sarlat ci è piaciuta assai più di Rocamadour . Alle 19.00 rientriamo a Cahors (70 km) dove alle 20.00 arriviamo in albergo.

Venerdì 14 Settembre Partenza da Cahors direzione Domme. Ci muoviamo attraverso piccole strade secondarie di campagna che ci permettono di vedere una Francia agricola e contadina, fatta di paesaggi rurali e rigogliosi allo stesso tempo. Anche i piccoli centri attraversati sono davvero graziosi e piacevoli a vedersi e l’ottimo stato di queste strade secondarie aumenta il piacere per questi chilometri di trasferimento. Domme è un piccolo paese su una falesia sopra la Dordogna; ha mantenuto il suo aspetto di “bastide” (una delle più citate nelle varie guide turistiche) con le sue mura e le porte di ingresso alla città. Caratteristiche le case in arenaria gialla che hanno ben conservato il loro antico aspetto. Anche qui troviamo molti negozi turistici ma la visita del piccolo borgo è comunque interessante. Lasciata Domme, scendiamo a valle fino a raggiungere la Dordogna in direzione di La Roque Gageac. Il paese è stretto tra la Dordogna e l’alta falesia sovrastante e tutte le vecchie e caratteristiche case di aspetto medioevale sono praticamente scavate nella roccia. La località (poche case) ha un aspetto scenico rilevante dal momento che la Dordogna e la falesia danno a questo piccolo paese una posizione scenografica davvero notevole. La Roque Gageac è il punto di partenza per un giro in barca sul fiume facendo uso delle “Gabarre” (vecchie barche a fondo piatto che venivano usate una volta per il trasporto delle merci). La navigazione dura circa un’ora e vale senza dubbio la pena in quanto ci ha permesso di vedere dei bei panorami fluviali; per chi ha più tempo e voglia, la navigazione può essere fatta in proprio a bordo di canoe che si possono qui noleggiare. Scesi soddisfatti dalla barca abbiamo proseguito verso Beynac/Cazenac. Senza dubbio da visitare il vecchio borgo di Beynac in cima alla falesia che domina il placido corso della Dordogna; oltre al borgo merita senza dubbio la visita il castello medioevale, che pur completamente spoglio di arredi ha mantenuto una perfetta cinta muraria e anche i suoi interni sono rimasti pressoché intatti (compresa la mancanza di illuminazione elettrica). La visita del castello non può che non finire con la magnifica vista che si vede dalla torre di guardia, su tutta la vallata sottostante della Dordogna e grazie anche alla bellissima giornata di sole, ne rimaniamo davvero entusiasti. Terminata la visita di Beynac e tornati nella strada principale facciamo una deviazione verso Cazenac. Sono 3 km. Di strada di campagna che sale verso la chiesa romanica di Cazenac; la vecchia chiesa è posta in cima alla salita, su un piccolo poggio, in una posizione davvero magnifica: tutto attorno si possono ammirare i prati e i boschi della vallata sottostante e sullo sfondo il profilo minaccioso del castello di Beynac. Sono immagini difficilmente cancellabili che racchiudono in questa visita il riassunto e la bellezza del nostro viaggio.

Lasciamo quest’angolo di pace e serenità nella valle della Dordogna per prendere quella della Vezere, caratterizzata per la presenza di numerosi siti preistorici; segnalato nella guida verde Michelin del Perigord (in francese), raggiungiamo il piccolo paese di S.Leon sur Vezere, fatto di poche case sulle rive del fiume, dominato dalla bella chiesa romanica (segnalata dalla guida) nel centro del paese e adagiata allo stesso tempo accanto al fiume; la visita è stata oltremodo piacevole in quanto abbiamo assaporato con i giusti tempi la bellezza semplice di questi luoghi; i pochi turisti presenti, noi compresi, si sono subito adeguati al lento corso del fiume che attraversa il paese e ciò ci ha fatto apprezzare il discreto fascino di questo luogo.

Giunta l’ora tarda lasciamo S.Leon e ci dirigiamo verso Movirac (punto di arrivo per la visita di Lascaux 2 – dal momento che le grotte originali sono chiuse – ma che decidiamo di non visitare dal momento che avevamo già visto le grotte “du Peche Merle”). Da Movirac ci dirigiamo verso Cahors dove rientriamo in albergo alle ore 20.30 . Bella giornata davvero, intensa e faticosa , ma senza dubbio da ricordare.

Sabato 15 settembre Partiamo alle 9.30 direzione Najac (circa 80 km). Il paese è rimasto pressoché intatto; pochi turisti. Merita senz’altro la visita. Bella bastide con le case ancora intatte, così pure la posizione panoramica e la via che taglia il paese per arrivare in cima al castello, dove non siamo entrati in quanto era chiuso (l’interno secondo le guide non è granchè); facciamo la passeggiata sotto le mura del castello fino ad arrivare in fondo al paese alla bella chiesa romanica edificata nel 1200/1300 quale risposta della chiesa ufficiale alla sempre maggiore diffusione del catarismo. Nel tornare a Cahors, grazie alle nostre carte michelin, percorriamo tutte strade di campagna secondarie davvero splendide e tutte da gustare; visitiamo il priorato di Laramiere fondato nel 1148 dove sono ancora visibili la chiesa e la splendida sala del capitolo. Luogo senza dubbio da visitare. Dopo Laramiere proseguiamo per Beauregard (altro minuscolo paesino di campagna con una piccola bastide in mezzo alla piazza con alcune oche che vi giravano attorno: l’immagine del Perigord. Tornati a Cahors per la strada che attraversa il parco nazionale del Quercy, visitiamo la Cattedrale (notevole il chiostro), le vie adiacenti della parte vecchia (non esaltanti) e passeggiamo fino al famoso ponte Valentrè davvero di notevole impatto visivo e architettonico. Cahors oltre al ponte non offre granchè ma l’abbiamo scelta con punto base per le nostre escursioni in quanto equidistante da luoghi di nostro interesse e per evitare cambi di albergo tutte le sere. Pernottamento al Campanile. Domenica 16 settembre Lasciamo definitivamente Cahors e prendiamo la strada D660: la prima tappa è Goujonac, villaggio di poche case in arenaria gialla. Bello il priorato con annesse abitazioni antiche attorno alla cinta muraria. Da qui proseguiamo verso Villefranche du Perigord che troviamo imbandierata a festa nella sua piazza e nella relativa bastide; anche qui decidiamo di perdere un po’ di tempo per girare per i vicoli del centro dove si possono osservare alcune vecchie abitazioni di interesse architettonico. Dopo Villefranche proseguiamo sempre attraverso strade secondarie verso Besse: arrivati troviamo un minuscolo borgo fuori dal mondo, con vecchie case ben restaurate e davvero belle, ma il tocco magico di questo posto è la chiesa romanica dell’undicesimo secolo con un portale a dir poco magnifico e attorno la cinta muraria che delimita tutto il complesso. Il bel tempo e l’aria fresca della mattina ci fanno apprezzare la bellezza di questo luogo, immerso nelle verdi colline della campagna francese nel silenzio e nella tranquillità più assoluta. Visita da non perdere. Dopo Besse arriviamo ad un altro minuscolo borgo : Prats du Perugord. Di minor interesse rispetto a Bresse; ma è tutto il contesto di queste zone e di questi percorsi che ci fanno rimanere felicemente sbalorditi in quanto non pensavamo di trovare certi luoghi, fatti da paesaggi, chiese, piccoli borghi, totalmente fuori dai percorsi turistici di massa: tutto è stato per noi una bellissima sorpresa. Da Prats du Perigord ci dirigiamo verso Monpazier di cui raccomandiamo la visita poiché la bastide è secondo noi la più bella e intatta di quelle abbiamo visto; dopo la visita vi consigliamo uno dei tanti ristoranti all’aperto sotto i portici attorno alla piazza, dove potrete rilassarvi osservando questo piccolo gioiello architettonico che vi circonda: in questo c’è tutto il nostro concetto di vacanza fuori dai rumori assordanti e dalle calche di maleducati. Fatta questa considerazione turistico/sociologica riprendiamo il discorso per dire che lasciamo Monpazier e arriviamo a Beaumont du Perigord dove visitiamo al volo la poderosa Cattedrale. Da qui verso St.Avit Senieur : anche questo luogo faceva parte di un priorato; troviamo una bella cattedrale (una torre crollata) e la zona circostante dove sono ancora presenti alcune rovine del vecchio priorato; ma il pezzo forte è la tappa successiva (pochi chilometri) e cioè l’abbazia di Cadoin. La piazza,la bastide e di fronte la stupenda facciata della chiesa romanica sono un scenario architettonico davvero superbo; se a questo aggiungete un cielo prepotentemente azzurro e la tranquillità del posto, non potete che fare i complimenti a voi stessi per essere capitati in quel posto. Ma non c’è solo il contesto esterno: di fianco alla chiesa da non perdere assolutamente la visita (a pagamento ma vale la pena) del chiostro gotico (la parte romanica fu distrutta). E’ davvero ragguardevole, con tutta una serie di rappresentazioni sceniche della Bibbia che lo decorano, inoltre all’ingresso forniscono uno stampato che spiega in italiano tutto il significato dei bassorilievi che vedrete. Visita da non perdere.

Dopo Cadoin proseguiamo per Belves che visitiamo in poco tempo (la cittadina è carina, molto simile ai nostri paesi dell’Italia centrale). Da Belve dopo circa 60 km. Arriviamo a Perigueux dove pernottiamo all’hotel Kiriad.

Lunedì 17 settembre Visita di Perigueux : un paio di ore sono secondo noi sufficienti in quanto oltre la bella cattedrale di St. Front e le vie del centro storico con alcuni palazzi dalle belle facciate, poco rimane da vedere; a circa 30/40 km a nord di Perigord merita invece la visita la graziosa cittadina di Brantome, attraversata da canali, dove stacca la mole del bel campanile della chiesa abbaziale con tutto il contesto attorno; approfittiamo della pausa pranzo per sederci in uno dei ristoranti lungo il fiume, dove gustiamo con estremo piacere una splendida “cassoulet” (zuppa di fagioli con pezzi di maiale) : questa sì che è vita!! . Nel ritorno verso Perigueux vale la pena la sosta all’abbazia di Cancelade, che anche se in parte rifatta, conserva ancora una bella facciata e un bel campanile. Terminata la visita alle ore 17.00 circa decidiamo di non fermarci una seconda notte a Perigueux e iniziamo il cammino di avvicinamento verso casa, decidendo ovviamente di non rifare la stessa strada dell’andata ma puntando verso sud – direzione Carcasonne – dove arriviamo alle 21.00 circa e pernottiamo.

Martedì 18 settembre Visitiamo Carcasonne che in effetti è degna di nota e senza dubbio tappa obbligatoria in quanto offre una cornice scenografica unica, ma, e c’è sempre un ma… La città è letteralmente affollata di turisti (noi compresi ovviamente) e questo ci fa pensare alla pace dei luoghi visitati i giorni prima, ma comunque la città ci è davvero piaciuta. Nel riprendere la strada verso casa, ci fermiamo poco dopo Carcassonne, a visitare l’abbazia di Fontfroid (fonte Fredda): luogo magnifico in mezzo al bosco e visita senza dubbio da effettuare se si passa da queste parti. La visita dell’abbazia è guidata (in francese) ma sono disponibili le autoguide in italiano, che consigliamo di prendere in quanto spiegano accuratamente il necessario. Usciamo dall’abbazia veramente contenti sia per quello che abbiamo visto ed anche perchè questa è l’ultima visita del nostro viaggio… come dire la ciliegina finale. Pernottiamo in serata ad Avignone che non visitiamo e la mattina seguente, mercoledì 19 settembre partiamo di buon ora verso l’Italia, direzione Ventimiglia – Genova – La Spezia – Parma e da qui verso Urbino . Percorsi circa 3000 km. Riassumendo : Il viaggio è stato per noi una bellissima sorpresa e sì che di viaggi ne abbiamo fatti. Nato per caso in quanto alcuni nostri amici avevano solo sfiorato tale regione provenendo dai Pirenei, ma ne erano rimasti ben impressionati. Abbiamo allora deciso di approfondire la cosa, e leggendo e cercando notizie (abbiamo scoperto come questa zona sia molto amata dai parigini che per cercare un po’ di pace e di riposo passano qui le loro ferie) ci siamo accorti che forse valeva la pena passarci le nostre vacanze e così abbiamo deciso: l’Aquitania, questa regione della Francia che non è Parigi o i castelli della Loira, tant’ è che i nostri amici e colleghi di lavoro, ai quali dicevamo che avremmo passato le vacanze in Aquitania (Perigord e Lot per la precisione) ci guardavano con aria interrogativa dal momento che nessuno sapeva dove fosse. L’Aquitania è una Francia secondaria quasi sconosciuta ma davvero molto bella e lo diciamo dopo aver visto la Bretagna, la Normandia e la Borgogna (oltre Parigi). In effetti la Francia ci ha sempre attirato per le nostre vacanze in quanto si trovano tutti gli elementi per una vacanza diversa, fatta di buona cucina, prezzi abbordabili, cose interessanti da vedere, città con centri storici ben tenuti e chiusi al traffico, parcheggi sempre disponibili, belle strade e poco traffico, insomma tutto quello che vorremmo trovare in Italia ma che spesso non troviamo: l’Aquitania riassume più delle altre regioni francesi visitate, tutti questi elementi.

Nel viaggio, un grosso aiuto è venuto dalle splendide condizioni atmosferiche che ci hanno fatto godere il paesaggio e le zone di interesse artistico in tutto il loro valore. Di grande utilità ci è stata la guida verde Perigord – Dordogne Lot della Michelin (in francese, ma con la lingua mia moglie non aveva problemi e io qualcosa azzeccavo) soprattutto per le indicazioni di piccoli luoghi ma di discreto interesse che non trovavi in altre guide in italiano; dotarsi poi di una buona cartografia Michelin della zona (in vacanza niente navigatore, sbagliare strada fa parte del gioco se il viaggio è “ fai da te”) scala 1/150.000- 200.000 non oltre . Le strade anche secondarie sono più che buone e soprattutto con traffico molto ridotto e questo di fa sì che la guida diventi piacere.

E’ stato un viaggio in cui abbiamo visto senza l’ansia del correre a tutti i costi, dove abbiamo davvero assaporato e gustato le cose viste (cosa rara in questo periodo): è come se fossimo saliti sul letto di un fiume e questo ci abbia trasportato nel suo lento incedere facendoci vedere ciò che lui vede nel suo cammino. Tutti gli spostamenti giornalieri non sono pesati dal momento che le distanze all’interno della regione sono più che ragionevoli.

Un viaggio di una decina di giorni che davvero consigliamo a chi crede che le ferie non siano solo passare 15 giorni al mare sotto l’ombrellone a sentire, se pur involontariamente, i discorsi del proprio vicino di spiaggia intento a farsi ungersi le spalle con la crema solare dalla moglie.

Senza ipocrisie, a viaggio terminato, non siamo riusciti a trovare un solo elemento negativo da poter elencare; ancor oggi scrivendo questo resoconto ripensiamo con nostalgia al nostro viaggio in Aquitania. Partecipanti : giancarlo e marta (marito e moglie) Mezzo di trasporto : automobile Costo del Viaggio : € 1.300,00 circa a persona Prenotazioni dall’Italia : nessuna – si vive alla giornata – Chilometri percorsi : circa 3000



  • pieropiuma pieropiuma
    viaggio bellissimo che farò quest'estate."
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