L’anima di Bisanzio: tra sacro e profano

Luoghi misteriosi, città nel cielo, monasteri: “tra sacro e profano”
Il Monte Athos è uno dei luoghi più misteriosi e meno accessibili d’Europa. Con oltre 2000 metri d’altezza, il Sacro Monte (Aghion Oros) è situato nell’estremità della penisola più orientale della Calcidica, attraversata da una dorsale ricoperta da fitte foreste che s’inoltra nel blu dell’Egeo per circa 56 chilometri. La penisola fa parte della Grecia ma costituisce una repubblica monastica autonoma sotto la giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli ed amministrata dalla IeraEpistasìa, assemblea degli abati dei 20 monasteri regnanti. Il mito vuole che la montagna sia stata originata da un enorme masso scagliato dal gigante Athos nel tentativo di uccidere Poseidone durante la guerra tra gli dei dell’Olimpo ed i titani. Dal nono secolo si tramanda che la Vergine, in viaggio con l’evangelista Giovanni, approdasse a seguito di una tempesta lungo i lidi della penisola, rimanendo affascinata dalla bellezza del luogo. Da allora, la zona del monte Athos è nota come il “giardino della Vergine” ed è ritenuta la più sacra agli ortodossi dopo la città di Gerusalemme. Da sempre meta di eremitaggio ed ascetismo, nel 963 d.C. venne fondato sulle pendici orientali del Monte il primo monastero (la Grande Lavra) da Sant’Atanasio, grazie ai finanziamenti dell’imperatore bizantino Niceforo Fokas. Atanasio morì 6 anni dopo per il crollo della cupola della chiesa che stava aiutando a costruire con i suoi confratelli, tuttavia l’edificazione di nuovi centri monastici continuò negli anni a venire creando una complessa rete di rapporti regolati dai typicon, insieme di regole che sono state riviste per l’ultima volta nel corso del ’700 e che, sostanzialmente invariate, vengono applicate fino ai giorni nostri. Tra queste regole rientra quella che vieta l’accesso nella penisola alle donne e a tutti gli animali di sesso femminile (tranne i gatti e gli uccelli): tale interdizione risale al 1045 e sarebbe motivata dal fatto che la Vergine sia l’unica a potervi risiedere, ma più prosaicamente si ammette che la presenza del gentil sesso possa distogliere i monaci dalla preghiera e dalle occupazioni quotidiane. In previsione del crollo di Bisanzio gli abati riuscirono ad accordarsi con i turchi, accettando il loro dominio formale fino al 1912, quando cioè il territorio del Monte Athos venne incorporato nel regno di Grecia. Nel corso della seconda guerra mondiale Hitler accettò di farsi nominare dagli abati come loro protettore e questo risparmiò i monasteri da possibili distruzioni durante l’occupazione nazista; così quel mondo arcano, ricco di tesori e tradizioni secolari è giunto pressoché inalterato all’alba del secondo millennio dal cuore del medioevo. La penisola del Monte Athos si raggiunge agevolmente da Salonicco da cui dista circa 2 ore. Meno agevole invece è l’organizzazione del viaggio, che presuppone l’ottenimento di uno speciale permesso – il diamonitirion– da richiedersi con largo anticipo all’ufficio dei pellegrini del Sacro Monte e che viene rilasciato ogni giorno per non più di 10 visitatori non ortodossi (a patto di essere di sesso maschile, ovviamente), a cui deve seguire l’accettazione della richiesta d’ospitalità presso i monasteri in cui si intenda alloggiare.
Ouranoupolis, la città del cielo, è la porta d’accesso al Monte Athos e da qui partono le tradizionali crociere che permettono a tutti di ammirare – ma a non meno di 500 metri dalla costa – gli spettacolari monasteri medioevali del litorale occidentale. Nella cittadina, vivace centro balneare estivo, ha sede il minuscolo ufficio che si occupa del rilascio dei permessi aperto sin dalle 7 del mattino. Poco più a sud di Ouranoupolis la penisola è attraversata dalla “frontiera”, un basso muro di pietre a secco invalicabile per chiunque, tranne che per i pompieri in caso di improvvisi incendi. Il Monte Athos è essenzialmente un luogo di pellegrinaggio e, anche per chi non è ortodosso, offre l’opportunità unica di partecipare alla vita quotidiana dei monaci scandita dalla preghiera e da antiche regole rimaste immutate nel corso del tempo. Nei pressi della torre bizantina, partono i traghetti diretti verso il porto di Dafni, collocato nel centro della penisola; quello più lento si ferma anche presso i vari monasteri lungo la costa, la maggioranza dei quali dispone di arsanas, cioè di piccoli moli con torri medievali e ricoveri per le barche. Si raggiunge così Monì