Eravamo già stati ad Atene nel 2018, rimanendo molto soddisfatti di quanto visitato. A distanza di qualche anno, decidiamo di tornare in Grecia per vedere le famose Meteore e qualche sito archeologico: altre meraviglie da non perdere di questa terra antichissima!
Diario di viaggio in Grecia
Giorno 1 – Salonicco
Indice dei contenuti
L’equipaggio di questa nuova avventura è composto da me, Enrica, da mio marito Fabio e da Maria Rita e Pio, i nostri amici di sempre, compagni di viaggio già collaudati.
La partenza è prevista dall’aeroporto di Ciampino, ma il ritorno sarà a Fiumicino: per questo Fabio ieri ha portato la nostra auto al Parking Lunga Sosta di Fiumicino per poterne usufruire al rientro a Roma. Stamattina, pertanto, decidiamo di servirci di un NCC prenotato già da qualche giorno che ci viene a prendere sotto casa alle 07:40 per essere sicuri di arrivare in tempo all’aeroporto, considerando il traffico intenso e imprevedibile di Roma.
Il volo Ryanair delle 09:55 per Salonicco parte in perfetto orario e in perfetto orario atterra alle 12:05 ora locale dopo uno dei voli più tranquilli mai effettuati.
Spuntino veloce in aeroporto e poi subito presso lo sportello AVIS per il ritiro dell’auto già prenotata: il centro città dista solo una ventina di chilometri dall’aeroporto, ma Salonicco è piuttosto caotica e, pur con l’ottimo navigatore, troviamo non poche difficoltà ad arrivare davanti al nostro hotel, il Colors Urban Hotel in Tsimiski 13. Lo troviamo ma scopriamo che è impossibile fermarsi anche solo un attimo davanti all’entrata per scaricare i bagagli e così andiamo direttamente a qualche isolato di distanza dove c’è il garage Asos Odeon in Vasileos Irakliu, consigliato dall’albergo stesso, dove lasceremo l’auto fino a domattina al costo di € 18,00. Parcheggiare a Salonicco è veramente un’impresa!
Finalmente intorno alle 16:00 prendiamo possesso della nostra camera, la 32: buon hotel, molto colorato, come già dice il nome, pulitissimo e con buoni servizi. Ci riposiamo un po’ e poi ci dedichiamo alla scoperta di questa città che non si può definire “una bella città”, ma ha spunti gradevoli e qualche bel monumento: siamo a due passi dalla piazza principale di Salonicco, Piazza Aristotele, molto grande, fiancheggiata da bei palazzi, tagliata dal Viale Mitropoleus ma soprattutto aperta sul Mar Egeo. Ci addentriamo nelle vie laterali e in breve, percorrendo Odòs Ermou, ci troviamo davanti alla basilica di Agia Sofia (Santa Sofia), la più grande chiesa bizantina di Salonicco, una delle più antiche della città che custodisce uno straordinario tesoro artistico ed è un importante centro religioso: secondo gli storici la chiesa fu costruita nell’VIII secolo, anche se alcune evidenze indicano che potrebbe risalire al VI e precedere persino l’omonima e più famosa basilica che si trova a Istanbul. Gli scavi hanno scoperto resti di una precedente basilica cristiana e di un fabbricato romano, entrambi edificati sullo stesso sito.
Nata come luogo di culto ortodosso, Santa Sofia fu convertita in moschea nel 1400 e, dopo il grande incendio che distrusse gran parte di Salonicco nel 1917, fu ricostruita e restituita al suo ruolo originario di chiesa cristiana.
Bellissimo è già l’esterno della costruzione dominato da una cupola alta dieci metri, decorata all’interno con un mosaico del IX secolo che raffigura l’Ascensione di Cristo.
La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 07:00 alle 21:00 con ingresso gratuito.
Uscendo dalla chiesa, troviamo facilmente la famosa pasticceria Terkenlis che propone delle specialità eccezionali ed è una gioia anche per gli occhi.
Proseguendo sul lunghissimo Viale Egnatia, siamo di fronte all’Arco di Galerio, chiamato anche Kamara, uno dei monumenti più famosi di Salonicco ed esempio eccellente dell’architettura romana del IV secolo: fu costruito per commemorare la vittoria dell’imperatore romano Galerio contro i Persiani della dinastia Sasanide e collocato in posizione strategica, sopra le due strade principali della città. Quando fu eretto, l’arco era decorato con una serie di pannelli di marmo scolpito che in parte rimangono sugli unici tre pilastri rimasti. Esaminandoli con attenzione è possibile distinguere Galerio che attacca il re persiano, anche se in realtà i due non si incontrarono mai in battaglia. Su un altro pannello si vede invece un’aquila che vola verso l’imperatore, consegnandogli una simbolica corona della vittoria.
L’arco è uno dei simboli della città e la piazza che lo ospita è un luogo di ritrovo molto frequentato dagli abitanti del posto.
Poco più avanti e siamo alla Rotonda di St. George, uno dei più antichi e meglio conservati monumenti di Salonicco: circolare e con il tetto a cupola è stato originariamente costruito nel IV secolo, probabilmente come mausoleo per l’imperatore Galerio ma poi trasformato dall’imperatore Teodosio in una chiesa cristiana con una cupola che conserva notevoli mosaici.
Durante l’occupazione turca, a iniziare dal 1400, la chiesa venne trasformata in moschea. L’esterno del monumento è arricchito da un minareto, costruito dagli ottomani nel 1591. Dopo la liberazione di Salonicco dall’Impero ottomano, nel 1912, la Rotonda tornò a essere una chiesa cristiana e ora è adibita a museo.
I dintorni sono disseminati di frammenti in marmo, lapidi e lastre appartenenti all’antica chiesa.
La Rotonda è aperta ai visitatori dal martedì alla domenica dalle 08:30 alle 15:30, con ingresso a pagamento.
Ci impegna parecchio una camminata per arrivare alla Chiesa di Agios Demetrios (San Demetrio), costruita intorno al 413 sul luogo del martirio del Santo: l’interno della chiesa è magnifico e oltretutto noi capitiamo nel pieno di una funzione religiosa sicuramente molto suggestiva se non altro per i canti dei pope. Il grande incendio del 1917 che colpì Salonicco ridusse quasi in rovina il Tempio e i lavori di restauro che lo riportarono alla sua forma originale durarono fino al 1948: da allora funziona normalmente e dal punto di vista artistico è uno dei più meravigliosi monumenti cristiani della Grecia Orientale, dichiarato Patrimonio Unesco.
La Chiesa è aperta dalle 06:00 alle 22:00 con ingresso libero.
Nel nostro programma, avevamo previsto a questo punto, dopo San Demetrio, di visitare il quartiere di Ano Poli, letteralmente Città Vecchia, l’unico della città rimasto intatto dal grande incendio del 1917. Cominciamo a salire ma il fitto intrico di costruzioni che troviamo non ci entusiasma e, forse commettendo un errore, desistiamo anche perché siamo parecchio stanchi dalla giornata che abbiamo sulle spalle. Rinunciamo così a vedere le antiche chiese che sono concentrate su questa collina ma vogliamo andare sul lungomare, visto che comincia già a imbrunire. Passiamo davanti ai resti del Foro Romano, ripassiamo nella Piazza Aristotele e ci affacciamo sull’Egeo, ammirando da un lato della piazza l’edificio dell’Electra Palace Hotel, considerato uno degli alberghi più lussuosi della città che si ispira all’antico stile bizantino, e dall’altro lato il Teatro Olympion, costruito negli anni ’20, che ospita l’annuale Festival Internazionale del Cinema di Salonicco.
In lontananza, sul lungomare, possiamo vedere la Torre Bianca, altro simbolo della città.
E’ arrivata l’ora di cena e, accogliendo il suggerimento dell’impiegato alla reception, andiamo a cena da Rouga, in Karipi 28, un locale molto grande con tavoli all’aperto e una buona proposta di piatti della tradizione greca. Siamo soddisfatti, anche nel prezzo spendendo € 35,00 in due per una cena di più portate.
A questo punto, siamo veramente stanchi e ci ritiriamo per la notte visto che domattina dobbiamo riprendere il viaggio.
Giorno 2 – Verghina, Kalambaka
Sveglia piuttosto presto e colazione fantastica nella pasticceria Terkenlis di Piazza Aristotele, poi, ripresa l’auto nel garage, ci dirigiamo senza indugio a Verghina, distante da Salonicco settanta chilometri percorribili in circa un’ora, importante sito archeologico Patrimonio Unesco per visitare le Tombe Reali.
Visitare Verghina, l’antica Aigai (siamo in Macedonia) è stato come rileggere la storia greca avendo di fronte non più dei miti ma la testimonianza visibile di quel Regno di Macedonia dove vissero Filippo II e suo figlio Alessandro.
Oggi Verghina non è solo una meraviglia archeologica, ma uno dei più grandi siti di sepoltura al mondo – accanto a Micene, Troia e la Valle dei Re egiziana – perché, come questi, le tombe più significative (compresa quella di Filippo II) sono state scoperte senza essere mai state violate prima e praticamente intatte: scavate solo negli anni ’70, alle Tombe Reali si accede scendendo all’interno di un tumulo coperto di erba, a imitazione dell’originale tumulo funerario dei macedoni. Accanto alla sontuosa tomba di Filippo II si trovano anche quelle del figlio adolescente di Alessandro (Alessandro IV) e di altri membri della famiglia, insieme ad alcuni magnifici tesori dell’antichità greca.
I corredi funebri ritrovati all’interno delle tombe oggi sono esposti nelle teche che si incontrano durante il percorso di visita ed è stata un’emozione osservare le corone d’oro, finemente lavorate, la corazza di Filippo, l’urna d’oro che contiene le ceneri della moglie e tanti oggetti in argento e materiali preziosi.
Usciti dal sito delle Tombe Reali, ci incamminiamo lungo una bella salita (e oggi fa un gran caldo) per raggiungere i resti del Teatro (poco leggibili in realtà) e del Palazzo Reale con il suo peristilio e un pregevole mosaico (poco visibile perché in restauro): costruito sotto Filippo II, era tre volte più grande del Partenone, con sale per banchetti al piano terra ed era visibile per miglia e miglia, simbolo di potere e bellezza. I suoi pavimenti erano ricoperti da centinaia di metri di mosaico e intarsi di marmo, oltre che tegole in rilievo di altissima qualità, rendendo il palazzo una vera e propria opera d’arte.
Francamente, prima della preparazione di questo viaggio, non conoscevo questo sito o, per lo meno, non ne avevo capito l’importanza: oggi posso dire che è un sito imperdibile.
Il sito è aperto dalle 08:00 alle 20:00 e vi si accede con un biglietto di ingresso di € 15,00, ridotto a € 8,00 per gli over 65.
E’ ora di pranzo e scegliamo il ristorante Egli in odòs Aristotelou con un bel giardino, l’ideale per rinfrancarci un po’ e mangiamo delle gustosissime insalate spendendo € 22,00 in due.
Poi è ora di riprendere il cammino, dobbiamo percorrere circa centosettanta chilometri per raggiungere Kastraki e intorno alle 16:30 siamo al Dellas Hotel, proprio di fronte alle Meteore. L’hotel è veramente bello, elegante e soprattutto può contare sul valore aggiunto di Apostolia, che ci accoglie nella maniera migliore possibile, parlando italiano e facendoci sentire proprio a casa. Ci dà un sacco di consigli su cosa vedere, come visitare i monasteri e ci consiglia di andare, intorno alle 19,00, in un punto panoramico che ci indica su una mappa, per vedere il tramonto sulle meteore. Così, appena sistemati i bagagli e dopo un breve riposo, siamo già pronti a ripartire lasciandoci coinvolgere da questo ambiente così particolare e spettacolare quale è questa selva di rocce e pinnacoli: per prima cosa, seguendo i consigli ricevuti, andiamo a Kalambaka, a pochi chilometri di distanza, di cui in realtà Kastraki fa parte e visitiamo la Chiesa della Dormizione di Maria, situata nella parte alta della cittadina e proprio sotto le rocce delle meteore: splendida basilica bizantina a tre navate, interamente decorata da affreschi. Non c’è un biglietto di ingresso, ma gradiscono un’offerta e non si può assolutamente fotografare.
Riprendiamo l’auto e ci fermiamo nel punto panoramico che ci ha indicato Apostolia: lo spettacolo è meraviglioso, veramente qualcosa di unico mai visto prima: da qui si vedono quasi tutti i monasteri costruiti proprio in cima ai pinnacoli (ma come avranno fatto?) e lo spettacolo del tramonto è veramente emozionante.
Scendiamo nuovamente a Kastraki e ceniamo da Gardenia, ottimo posto dove spendiamo € 42,00 in due pur gustando diversi piatti: come consuetudine in Grecia, ci offrono un dolce come omaggio.
Le alte rocce incombono sul paese e su di noi, che strana sensazione!
Giorno 3 – Monasteri delle Sacre Meteore
Ottima colazione nella bella sala dell’hotel e poi….giornata completamente dedicata alla visita dei monasteri. Quelli ancora visitabili sono sei (in origine erano una ventina) ed hanno aperture differenziate: solo il venerdì sono tutti aperti tranne quello di Varlaam, molto scenografico, tra l’altro, che ieri sera abbiamo visitato esternamente e che offre un panorama magnifico sugli altri monasteri e sulla pianura della Tessaglia.
La visita dei monasteri è piuttosto impegnativa perché per accedervi bisogna salire, nel migliore dei casi, centoquaranta scalini, a volte stretti e impervi, ma vi assicuro che la fatica è ripagata ampiamente sia per il panorama che si gode una volta arrivati in cima e sia per la bellezza degli interni del catholicon (la parte dove si celebra il rito).
Le Sacre Meteore formano una vera e propria città rocciosa, con mille punte alte fino a cinquecento metri di altezza e non esiste una descrizione che ne renda esattamente l’idea: su queste rocce, asceti ed eremiti vennero a costruire dapprima piccoli ambienti sacri per la loro preghiera, poi li ingrandirono fino a poter accogliere una comunità dedita alla meditazione, rimanendo comunque isolati: vi si poteva accedere solo con scale di corda che scendevano lungo le pareti o con ceste che venivano poi issate tramite argani in alcuni casi ancora visibili. Il termine meteora significa, in greco, “sospeso in aria” e così apparvero queste costruzioni a chi le vide per la prima volta: se poi capita una giornata nebbiosa, l’effetto è garantito, sembrano galleggiare nel nulla.
Tenete presente che non esiste un biglietto cumulativo per tutti i monasteri ma in ciascuno si paga un ticket di € 3,00 a persona. Sono gettonatissimi in tutti i periodi dell’anno e c’è un po’ di difficoltà per parcheggiare, vista la gran quantità di bus turistici che scaricano folle di visitatori a tutte le ore del giorno (i monasteri sono aperti solo di mattina fino al massimo le 15:00).
Noi iniziamo con la visita del Monastero di Rousanou, forse il più particolare perché edificato su un’unica roccia verticale: proprio l’estensione limitata della superficie ha imposto lo sviluppo in altezza del monastero. Vi si accede con una scala di centonovanta gradini, piuttosto comodi però, perché larghi e non eccessivamente alti. Qui si impone una informazione pratica: le donne possono entrare solo se indossano una gonna lunga. Io vi consiglio di portarvene una da casa, qualcosa di molto leggero, estivo perché l’alternativa è dover indossare un pareo o un gonna fornita all’ingresso ma che, capite bene, non può essere il massimo dell’igiene.
Questo monastero è piuttosto piccolo e in alcuni punti talmente affollato da non poter camminare: è quello che mi sono goduto di meno, pur se fornito di una terrazzetta che si affaccia a 360° sulla valle e da cui si fanno foto stupende. A proposito, all’interno dei catholicon non si può fotografare, in alcuni casi sono presenti addirittura delle telecamere.
Riprendiamo l’auto e andiamo ora al Monastero di Aghia Triada (ovvero della Santissima Trinità), edificato su una roccia molto larga e imponente: per accedervi bisogna scendere parecchio (al ritorno inevitabilmente sarà salita) per poi salire centoquaranta scalini piuttosto faticosi perché scavati nella roccia e quindi stretti e irregolari. Una faticata niente male ma la bellezza del monastero, di cui si visita non solo il catholicon, ma anche altre parti interne ed esterne, ripaga ampiamente e alla fine credo sia quello che più mi è piaciuto.
Ora è di strada il Monastero di Santo Stefano, il più facile da visitare perché vi si accede tramite un ponte e non ha gradini da salire: si visitano più ambienti, alla chiesa si accede tramite un portico e la basilica, a tre navate, è separata dallo stupendo catholicon. Profusione di ori, lampadari e preziose icone, non c’è un centimetro di superficie libera. Dalla terrazza si gode di un magnifico panorama sulla sottostante Kalambaka e si accede all’antico refettorio che oggi ospita un piccolo museo dove sono esposti i cimeli più preziosi del monastero come le icone portatili di fattura postbizantina, abiti sacerdotali ricamati a fili d’oro, opere di argenteria e 147 manoscritti, alcuni dei quali decorati con belle miniature.
Troviamo invece chiusa la piccola Chiesa di Santo Stefano che pare contenga notevoli affreschi.
Siamo un po’ stanchi ma decidiamo unanimemente di visitare anche il Monastero della Gran Meteora o della Trasfigurazione, perché essendo quasi l’ora di pranzo, il gran flusso di visitatori è diminuito. La Gran Meteora sovrasta tutti gli altri con i suoi 613 metri di altitudine ed è il più grande ed articolato a cui si accede percorrendo ben trecento scalini!! Qui non si visita solo il catholicon, bellissimo, ma tutta una serie di ambienti tra cui anche le antiche cucine, ricche di utensili, vari cortili e diversi musei: se si vuole vedere tutto, mettete in preventivo un po’ di tempo in più rispetto agli altri Monasteri: è il più antico e quello che vanta la storia più complessa.
Ora siamo veramente stanchi, scendiamo a Kastraki che sono già le 14:30 ma i ristoranti accolgono i turisti a qualsiasi ora e quindi mangiamo nuovamente da Gardenia sia per la qualità che per la cortesia del suo personale.
Kastraki è un borghetto piccolissimo, incastrato tra le rocce, molto caratteristico ma che non offre spunti di visita e così, dopo la pausa pranzo, si fa l’ultima tappa della giornata al Monastero di San Nicola Anapafsas che in realtà è il primo che si incontra sulla strada che da Kastraki va verso le Meteore ma dalla strada è difficilmente individuabile: è di piccole dimensioni perché costruito su una roccia piccola e appuntita che ha costretto la sua edificazione su più piani. Vi si accede percorrendo ben duecentosettanta scalini o con una strada ripidissima, entrambi i modi molto faticosi e perciò io desisto e aspetto gli altri tranquillamente seduta su una panchina a godermi il paesaggio.
Ci riposiamo un po’ in hotel prima di ritornare a Kalambaka per la cena: la cittadina non ci entusiasma e la troviamo anche troppo caotica ma anche con qualche buon negozio per lo shopping.
Ceniamo da Panellinion in Plateia Dimarcheiou con buone pietanze spendendo € 35,00 in due.
Non ci resta che tornare in hotel per un meritato riposo.
Giorno 4 – Delfi
Colazione e poi subito in marcia perché oggi dobbiamo percorrere ben duecentoventi chilometri per raggiungere Delfi: il viaggio è lungo ma il tempo passa velocemente attraverso paesaggi ora pianeggianti ora montuosi, ma soprattutto colpisce la grande distesa di uliveti a perdita d’occhio per chilometri e chilometri. Una cosa simile ci era capitata percorrendo la strada tra Malaga e Granada dove dal finestrino abbiamo visto solo alberi di ulivo.
Passiamo davanti a cartelli che ci indicano nomi conosciuti e legati alla storia, come le Termopili o Tebe o Corinto e finalmente in tarda mattinata arriviamo a destinazione.
Il sito archeologico di Delfi non ha bisogno di presentazioni: sede del Santuario di Apollo e della famosa Pizia che pronunciava oracoli per conto del dio, occupa il versante meridionale del Monte Parnaso ed è delimitato dalle cosiddette Fedriadi, due alte rocce acuminate che sembrano proteggerlo. Dalle rocce sgorga ancora oggi la Fonte Castalia, a cui andava a purificarsi la Pizia prima di proferire i suoi responsi dopo aver masticato foglie di alloro in quantità che rendevano piuttosto annebbiata la sua mente e criptiche le sue risposte. Divenne così famoso nell’antichità da essere considerato l’ombelico del mondo, l’onphalòs in greco.
Paesaggisticamente tutto l’ambiente montano è veramente suggestivo ma purtroppo non l’ho gustato come pensavo: vi si accede con un biglietto di € 12,00 ridotto a € 6,00 per gli over 65 ma non viene fornita una mappa del sito né una se pur stringata brochure che guidi nel percorso lungo il quale si trovano sì delle didascalie davanti ai resti dei principali monumenti, ma in greco e in inglese e forse un po’ troppo indirizzate agli “addetti ai lavori”; tanto meno esiste la possibilità di una audio guida o una guida in carne ed ossa come ormai avviene dappertutto. Ogni modo visitiamo tutto il sito, spingendoci fin oltre il teatro per arrivare allo stadio. A seguire, visitiamo il Museo ubicato fuori del sito e a cui si accede con il medesimo biglietto. Il museo è ben allestito e ospita una gran quantità di offerte che adornavano il Santuario, opere in oro, argento, avorio: da non perdere la Sfinge di Nasso, le metope del tempio di Apollo e i fregi dei tempietti delle varie città greche che venivano chiamati “tesori” .
Uscendo dal Museo e attraversando la strada, volendo si può visitare la parte più in basso del sito archeologico, quella dove sorgono i resti del Tempio di Atena Pronaia e del Ginnasio: ma senza una guida è difficile interpretarli. Una soluzione può essere quella di recarsi prima al museo e poi all’area del santuario perché nel book shop del museo è acquistabile una buona pubblicazione su Delfi con tanto di belle foto che, riletta a posteriori, mi è stata utilissima per capire cosa avessi visto sul posto. Prima di riprendere l’auto, facciamo uno spuntino nella caffetteria del museo.
Solo dodici chilometri ci separano ora da Arachova, meta finale della nostra giornata e in breve parcheggiamo l’auto proprio di fronte all’ingresso dell’Hotel Parnassos in Livadias Amfissas, nel posto riservato agli ospiti. L’hotel, completamente ristrutturato qualche anno fa, è molto gradevole, tutto rivestito in pietra in uno stile che ricorda i nostri alberghi delle Dolomiti: inoltre, ci accoglie un ragazzo gentilissimo che ad un certo punto ci offre aperitivi e spremute.
Arachova è un delizioso paese di montagna, piccolo ma dotato di tutti i servizi e di buoni locali, punto di partenza in inverno per escursioni sulla neve o per raggiungere le piste da sci. Ci facciamo un bel giro lungo la parte storica del borgo e poi, all’ora di cena, accogliamo il suggerimento del gestore dell’hotel (che ci ha gentilmente fatto anche la prenotazione) e ci presentiamo alla Taverna To Agnantio: anche stasera ottima cena spendendo € 45,00 in due.
Ci ritiriamo soddisfatti nella nostra confortevole camera affacciata sulla torre dell’orologio illuminata.
Giorno 5 – Ossius Loukas e Atene
Buona colazione anche qui e poi ci mettiamo presto in marcia perché dobbiamo arrivare ad Atene entro le 14:00 per riconsegnare l’auto all’agenzia AVIS ma prima vogliamo visitare il Monastero di Ossius Loukas che dista da Arachova venticinque chilometri ma è di strada verso Atene.
Il Monastero è inserito nel Patrimonio Unesco ed è notevole già la sua posizione isolata sul Monte Elicona in Beozia, gioiello dell’arte bizantina: è un complesso del X secolo piuttosto articolato che comprende una Chiesa dedicata a Maria Theotokos (cioè Madre di Dio) i cui muri sono stati costruiti secondo la tecnica dell’opus mixtum (parte mattoni, parte pietra, parte marmo) accanto alla quale c’è il catholicon, più grande e veramente bello nella sua decorazione. Noi siamo arrivati durante una funzione molto suggestiva di cui purtroppo non abbiamo compreso la simbologia. Molto interessante è la cripta, splendidamente affrescata e mosaicata, dove si trova la tomba di San Luca, un santo eremita nato a Delfi e molto venerato. Nel piazzale davanti all’ingresso delle due chiese si trova anche la parte dedicata al monastero, mentre nell’antico refettorio è stato allestito un piccolo museo (€ 3,00 l’ingresso) che contiene reperti archeologici. Separata dal complesso e isolata rispetto a questo, affacciata sulla valle, si trova una piccola chiesa affrescata in maniera pregevole. L’affaccio sulla valle è desolante perché un grande incendio piuttosto recente ha distrutto tutta la vegetazione e ha lambito sia questa chiesa sia il monastero, rimasti miracolosamente illesi.
Terminata questa interessante visita, riprendiamo il nostro cammino in direzione Atene distante da qui centosettanta chilometri, ma poco dopo essere ripartiti ci accade una cosa che non ci era mai successa in tanti viaggi a zonzo per l’Europa: l’auto si ferma nel bel mezzo di una strada anche piuttosto trafficata. Riusciamo ad accostare e grazie a Pio che telefona all’assistenza Avis e riesce a farsi capire in inglese e con un po’ di greco, in breve arriva un carro attrezzi che ci rimorchia fino ad un punto dove viene a prelevarci un taxi per condurci all’aeroporto di Atene. Noi in realtà dobbiamo andare in città ma bisogna prima recarci presso lo sportello della compagnia Avis per ottenere il rimborso del taxi e definire i termini di quanto è accaduto. Poi pranziamo in aeroporto prima di prendere la linea 3 della metro e scendere a Monastiraki, una piazza centrale di Atene. Siamo vicinissimi all’hotel Belle Athenes in odòs Eschilou 13 nel quartiere Psirì, un buon indirizzo e a pochi passi dall’appartamento dove abbiamo soggiornato ad Atene nel 2018.
Ci riposiamo volentieri in hotel mentre i nostri amici vanno a visitare il Museo dell’Acropoli che chiude alle 20:00 e che noi già conosciamo. Poi ci ricongiungiamo e andiamo a cena in un locale consigliatoci in hotel: Ella in Mitropoleos 26 mangiando molto bene anche qui e spendendo € 50,00 in due.
La temperatura è gradevole ed è piacevole passeggiare per ritornare in hotel.
Giorno 6 – Atene
La vacanza sta già per terminare ma il nostro volo è in tarda serata e quindi abbiamo tutta la giornata a disposizione: giornata caldissima con una temperatura sui trenta gradi.
Lasciamo i bagagli in custodia all’hotel e per prima cosa andiamo a fare colazione in un locale vicino con il vaucher che ci è stato consegnato ieri all’arrivo: poi Maria Rita e Pio vanno al Partenone che noi abbiamo già visitato, e noi invece andiamo al Museo Archeologico Nazionale in Oktovriu 28, che nel 2018, per mancanza di tempo, avevamo dovuto tralasciare.
Il Museo è considerato uno dei più importanti al mondo oltre che il più grande della Grecia e custodisce opere di valore inestimabile, basti pensare alla Maschera d’oro di Agamennone e tutto il suo corredo funebre proveniente da Micene. Le esposizioni comprendono manufatti fin dalla preistoria, poi micenei, greci di tutte le epoche, opere romane, gioielli, ori, statuaria famosa. Da non perdere e possibilmente dedicare alla visita diverse ore.
Il biglietto di ingresso è di € 12,00 a persona, € 6,00 per gli over 65: è un po’ decentrato rispetto al centro città (Monastiraki) ma ben servito dai mezzi pubblici. Noi in realtà, l’abbiamo raggiunto con una bella camminata che ci ha portato attraverso una parte di Atene che non conoscevamo.
Ritorniamo nel quartiere Psirì e pranziamo alla Taverna Nikitas, che già conoscevamo, in Anargiron 19, e poi ci rivediamo con i nostri amici per girovagare qua e là in attesa di riprendere i bagagli in hotel.
Intorno alle 18:30 prendiamo la metro linea 3 a Monastiraki e quaranta minuti dopo siamo in aeroporto: il volo Ryanair FR1199 delle 21:35 parte con un’ora di ritardo ed atterriamo a Fiumicino dopo la mezzanotte. Attendiamo la navetta che ci porta al Parking, recuperiamo la nostra auto e finalmente la giornata si conclude.
Bella vacanza comunque, in ottima compagnia e visitando luoghi che sono certamente da vedere, come le Meteore, o che magari non sono conosciutissimi come Verghina e Ossius Lukas. Mi è invece dispiaciuto trovare Atene peggiorata rispetto al 2018: la crisi post Covid è stata molto forte e purtroppo gli effetti sono tangibili.
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