Istanbul, atmosfere

Racconto di viaggio: ISTANBUL, novembre 2008 di Maria Teresa Franco L’idea di visitare Istanbul mi stuzzicava già da alcuni mesi: innegabile è il fascino di questo luogo sospeso tra Oriente e Occidente, ancorato fortemente ai dettami islamici ma sempre più proteso verso l’Europa; un luogo che vanta un passato glorioso come pochi altri,...
Scritto da: koccinella28
istanbul, atmosfere
Partenza il: 14/11/2008
Ritorno il: 17/11/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Racconto di viaggio: ISTANBUL, novembre 2008 di Maria Teresa Franco L’idea di visitare Istanbul mi stuzzicava già da alcuni mesi: innegabile è il fascino di questo luogo sospeso tra Oriente e Occidente, ancorato fortemente ai dettami islamici ma sempre più proteso verso l’Europa; un luogo che vanta un passato glorioso come pochi altri, le cui tradizioni convivono con contraddizioni e inquietudini del presente. E così, dopo essermi debitamente documentata ho convinto un amico a partire con me, ho scelto un weekend di metà novembre, ho prenotato on line voli e hotel…Et voilà!

Primo giorno Il primo impatto con Istanbul avviene attraverso i vetri di un tram che dall’aeroporto ci sta trasportando in centro: nelle strade movimento, automobili, carretti, frenesia di persone; palazzoni moderni e moschee si alternano; e poi il colore vivace delle abitazioni, la cui trascuratezza rimanda a tempi lontani per noi che viviamo in quotidianità diverse da questa. Ma soprattutto si vedono bandiere. Tantissime, ovunque. La mezzaluna e la stella, rosso e bianco: sui palazzi importanti come sui balconi delle case modeste, sui cancelli, fuori dai negozi, alle fermate dei tram. E si capisce subito che l’orgoglio nazionalista qui è forte.

Il tram è strapieno, siamo gli unici turisti e decine di occhi si posano su di noi, curiosi e diffidenti. Cerco di osservare con discrezione. La maggior parte delle donne qui ha il velo (giovani o anziane non fa differenza).Gli uomini hanno tratti somatici molto marcati, occhi e capelli scurissimi e carnagione olivastra.

Arriviamo a Beyazit, il quartiere più pittoresco di Istanbul, cuore della città vecchia. Siamo nella zona del Grand Bazar, centro dell’ intensa attività commerciale. E qui c’è anche il nostro hotel, il Grand Beyazit Hotel,comfort e standard qualitativo europeo. Il personale fa un po’ di fatica a parlare in inglese , ma ci capiamo ugualmente.

Non vediamo l’ora di tuffarci nell’atmosfera turca, e così -dopo aver depositato i bagagli- usciamo. Vie pullulanti di negozi di tappeti e tessuti, vetrine straripanti di dolci turchi, nell’aria odore di kebab cucinato incessantemente; e poi ancora carretti di ambulanti che vendono ciambelle e caldarroste, venditori di pane coi cesti sul capo. Sopravvivono anche antichi mestieri: si vedono di frequente gli “shoe-shine” (lustrascarpe), o ancora, uomini che trainano carretti stracarichi di pacchi e corrono per le strade a grande velocità. E poi tram, decine di taxi (che qui sono “Taksi”). Questa atmosfera è accogliente, mi piace. Dal caos della strada si scorge in tutta la sua maestosità la Moschea di Solimano, una delle più belle. Accanto sorge il Grand Bazar, ed è quella la nostra prima meta.

Il GRAND BAZAR (Kapali Carsi), è caos e colori, un enorme labirinto di oltre seimila negozietti e bancarelle carichi di merci: tessuti, tappeti, ceramiche, lampade, gioielli, abbigliamento, stampe e ogni genere di manufatto e souvenir. Ma all’interno ci sono anche chioschi, ristoranti, caffè, un ufficio postale, una banca, una moschea e una stazione di polizia (una città nella città insomma). Malgrado le indicazioni è facile perdersi (ma per fortuna ci sono diverse entrate/uscite). Pensate che questo Bazar è lì dal 1453! I negozianti sono molto insistenti, ti chiamano, sorridono, cercano di attaccar bottone (è abbastanza sfiancante, ma basta non dare retta e andare avanti per la propria strada, dopotutto è il loro lavoro). I prezzi sono gonfiati all’inverosimile, dunque occorre contrattare finchè non si raggiunge un prezzo che appare equo. Il più delle volte la procedura di contrattazione porta allo sfinimento, ma se un oggetto ci interessa davvero alla fine ne vale la pena: io personalmente mi sono cimentata in varie contrattazioni, sono impazzita io e sono impazziti i venditori..(mi dicevano:”Tu italiana, gusti difficili…”) ..Ma dopo qualche ora alla fine ho portato a casa tante cosette che mi piacevano a prezzi accettabili: un narghilè, un fez, 3 coloratissime lampade decorate a mosaico, un suzani (tessuto lavorato a mano con perline), e un paio di tipiche babbucce turche.

Una curiosità: tutti i venditori ci chiedevano da dove venissimo, e soprattutto da quale parte dell’Italia…Questo perchè secondo la loro mentalità un turista italiano che proviene da Milano (o dal nord in generale) è ricco (e quindi i prezzi a lui riservati saranno più alti); se proviene dal centro Italia è “così e così”, invece se proviene dal sud è più “povero”. Di questo ne sono assolutamente convinti…(!) Nei vicoletti del Bazar ci siamo imbattuti in una una tipica caffetteria turca (kahvehane) e ne abbiamo approfittato per assaggiare il Cay (the), che è la bevanda calda nazionale e viene servita in bicchierini a forma di tulipano. L’elma (il the alla mela) è molto buono. Appena fuori dal Bazar invece si possono assaggiare gustose specialità turche: a ogni angolo si trovano carrettini che vendono i “simit”, buonissime ciambelline di pane spruzzate di semi di sesamo. Infiniti sono poi i negozietti e le gastronomie che vendono i due dolci turchi più tipici: i “baklava” e i “lokum”. I baklava sono fagottini rettangolari di pasta dolce ripiena al pistacchio o alle nocciole; i lokum invece sono cubetti colorati che hanno la consistenza delle caramelle gelatine e si trovano in moltissime varianti: cioccolato, pistacchio, ciliegia, cocco, acqua di rose…

Poco distante da qui c’è anche il BAZAR DELLE SPEZIE (Misir Carsisi), e decidiamo di fare un salto, nonostante l’ora un po’ tarda (sono già le sette di sera). Montagne di spezie colorate, frutta secca, erbe essiccate, caramelle, noccioline, marmellate, pistacchi, miele, noci, mandorle, caffè turco, rimedi afrodisiaci, ecc..Peccato stessero già chiudendo…

Alla sera la vita si concentra nella parte moderna della città, dove si trovano locali, negozi, ristorantini. Per raggiungerla, dal nostro quartiere (Beyazit) abbiamo preso il tram (comodo, moderno ed economico: un biglietto –che i realtà è un gettone- costa 1,40 lire turche (0,70 euro).

Pochissimi minuti e arriviamo a EMINONU che è il quartiere del porto, dominato dal moderno PONTE di GALATA (che collega appunto la Istanbul vecchia con la Istanbul più moderna). Il ponte si può percorrere sia a piedi sia in tram (ma a piedi è più affascinante). Sul piano superiore si possono osservare decine di pescatori dal mattino alla sera; il piano inferiore invece è ricco di ristorantini e bar. Da questo ponte si possono inoltre ammirare splendidi panorami: da un lato le moschee che si stagliano contro il cielo, dall’altro lato l’imponente Torre di Galata che domina il quartiere della città moderna.

Una volta attraversato il Ponte di Galata, siamo nella Istanbul moderna. Il quartiere più alla moda (centro della vita notturna) si trova in alto, e per arrivarci dobbiamo percorrere ripide salite di acciottolato, o in alternativa usufruire della funicolare (detta Tunel). Se si sale a piedi, a metà percorso ci si trova davanti alla maestosa TORRE DI GALATA, dalla cui sommità si possono ammirare splendidi panorami della città e del Bosforo. Le sue origini risalgono al VI secolo, quando veniva usata come torre di controllo per monitorare le navi di passaggio, poi gli Ottomani la trasformarono in prigione.

Continuando il percorso oltre la Torre si giunge finalmente alla famosa ISTIKLAL CADDESI, il centro della vita notturna, una bella via pedonale contornata di negozi, ristoranti eleganti, caffè e fast food alla moda, cinema, gastronomie…L’unico mezzo di trasporto che attraversa questa via è un caratteristico tram d’epoca rosso con gli interni in legno. Tra i vari ristoranti di questa zona , è da non perdere il 360 (la mia guida ne parlava in toni entusiastici, e mi sento di confermare il giudizio). Cucina moderna turca, ambiente elegante e vedute spettacolari dalla sua terrazza. Bisogna prenotare in anticipo perchè è sempre affollato (infatti la prima sera ci è andata male perché non c’era posto, così abbiamo prenotato per la sera successiva). Il cibo è raffinato e il servizio è impeccabile, e si paga molto poco rispetto ai nostri ristoranti di buon livello (ad esempio, per una persona: antipasto abbondante+2 portate principali+bevande+servizio= 18 euro). In Istiklal Caddesi abbiamo poi scoperto una pasticceria (in realtà si tratta di una catena di pasticcerie presenti in tutta la città) dove i tipici dolci turchi sono buonissimi: su suggerimento della mia guida ho assaggiato il “firin sutlac”, budino di riso al latte passato al forno e caramellato, e servito con una pallina di gelato. Andateci! Per tornare in hotel abbiamo preso un taxi a Piazza Taksim (che si trova alla fine di Istiklal Caddesi) Guidano in modo sconsiderato ma sono economici. Fate attenzione perché l’imbroglio è frequente: dei 3 taxi che abbiamo preso, 2 erano partiti col tassametro non azzerato…Basta farlo notare senza timore e si contratterà una cifra (comunque attenzione : il prezzo giusto per una corsa che da Beyoglu -zona dei divertimenti- porta a Sultanahmet -zona degli hotel- non deve costare più di 8-9 lire turche (4,50 euro).

Secondo giorno Il secondo giorno è stato dedicato agli edifici-simbolo di Istanbul.

Ho messo piede per la prima volta in una moschea, la bellissima MOSCHEA BLU (Sultanahmet Camii). Per poter accedervi abbiamo dovuto togliere le scarpe e inserirle in appositi sacchetti disponibili all’entrata. Le donne devono inoltre indossare un velo che copra il capo (ma non è strettamente obbligatorio). Una volta entrati ci siamo trovati davanti a un ambiente enorme con decorazioni sfarzose: tappeti rossi, lampadari, pareti interamente ricoperte da piastrelle di ceramica. Decine di finestre con vetri colorati inondano di luce l’ambiente, e le cupole sono dipinte con motivi geometrici e arabeschi. La sala della preghiera è enorme, ma noi turisti non possiamo accedervi, bensì solo guardare al di là delle transenne. Ci sono poi aree separate (sale di preghiera più piccole) riservate alle donne. A poche centinaia di metri da qui sorge un altro simbolo di Istanbul: AGHIA SOFYA (Santa Sofia), una delle più grandiose costruzioni al mondo. Fu inaugurata da Giustiniano nel 537 ed è simbolo della raffinatezza dell’architettura bizantina. Poi nel 1400 gli Ottomani la trasformarono in moschea. All’interno, un ambiente grandioso: una cupola enorme, colonne e pavimento di marmo, grandi medaglioni calligrafici, mosaici bizantini. Sotto la cupola ci sono alcuni ponteggi (infatti l’edificio è in fase di restauro). All’esterno si erge la fontana per le abluzioni, molto bella, in stile turco rococò. A pochi metri da qui sorge una costruzione insolita: la CISTERNA BASILICA (Yerebatan Saray). Acquistiamo i biglietti, scendiamo sottoterra, e ci troviamo di fronte a un insolito spettacolo: un ambiente cupo e suggestivo, con centinaia di alte colonne ai piedi delle quali c’è acqua (e ci sono moltissimi pesci!).Si tratta di una vasta cisterna d’acqua sotterranea, che fu progettata durante l’impero di Giustiniano, e venne scoperta dagli Ottomani soltanto dopo un secolo dalla loro invasione.

Terzo giorno La mattinata di questo terzo giorno è stata dedicata alla visita del PALAZZO TOPKAPI, un complesso grandioso costituito da decine di padiglioni e stanze lussuose, giardini, fontane, ricchissime decorazioni e collezioni di gioielli e tesori. Per 400 anni fu la residenza ufficiale dei sultani ottomani e delle donne dell’harem.

All’ingresso, sopra la maestosa porta, si erge il tugra (monogramma personale del sultano, utilizzato come sua firma e apposto sui documenti ufficiali). Poco oltre l’ingresso si trova il “Divano”, un edificio molto bello che ospitava la sala in cui si incontravano i visir (ossia i ministri del sultano); impressionante è il padiglione dedicato alla Tesoreria imperiale si rimane abbagliati da un trionfo di gemme preziose, smeraldi, diamanti , ori incastonati in spade, pugnali, armature, specchi, brocche, troni, corone…Oggetti di incalcolabile valore.

L’attrazione più gettonata è però l’HAREM (parola che significa “proibito).L’Harem è un dedalo di corridoi, appartamenti e sale piastrellate -una più bella dell’altra- e gli unici uomini che vi potevano accedere erano il sultano e i suoi figli. Ospitava circa mille donne, che erano schiave e provenivano da ogni angolo dell’Impero ottomano; aspiravano a divenire le favorite del sultano e a dargli un figlio, circostanza che poteva portare al matrimonio. Pensate che le ultime donne lasciarono l’harem solamente nel 1909. Una curiosità: nell’harem era situata anche la “Gabbia”, una serie di stanze in cui venivano relegati e imprigionati i fratelli del sultano al fine di evitare problemi di successione (infatti presso gli ottomani non valeva il principio della primogenitura, e ciò poteva portare a sanguinose lotte fratricide per assicurarsi il trono).

Il pomeriggio è stato dedicato alla crociera sul Bosforo, una bella occasione per ammirare superbi panorami. I traghetti partono da Eminonu, però attenzione ai numerosi imbroglioni che sui moli cercano di vendere crociere a prezzi esorbitanti: se vi chiedono più di 20 lire turche (10 euro) per un giro di un’ora e mezza, sappiate che è una truffa. A noi avevano chiesto addirittura 70 euro a testa…Ovviamente ci siamo rifiutati e siamo andati oltre.

Quarto giorno In quest’ultima giornata ci siamo dedicati agli ultimi acquisti e a fotografare ulteriori punti panoramici.

Ma ho dimenticato una cosa: a determinati orari sentivamo un “lamento” (a dire il vero fortemente invasivo soprattutto alle 5 del mattino!) diffuso con altoparlanti per tutta la città. Non essendo mai stati in Paesi islamici, all’inizio non sapevamo fosse il “muezzin” l’incaricato della moschea che a determinati orari richiama i fedeli alla preghiera. Il 99% della popolazione è infatti musulmana. Concludendo, non posso che essere entusiasta di questo breve viaggio. Mi ha dato una visuale generale su stili di vita e tradizioni così radicate nei secoli; una popolazione ricettiva e aperta al mondo, e tuttavia portatrice di un’identità culturale peculiare e di un forte nazionalismo.



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