Irlanda in sette giorni netti

PREMESSA La presenza di turisti italiani in Irlanda è aumentata nel 2009 del 28% rispetto all’anno precedente: ciò è av-venuto innanzitutto grazie ai voli aerei low-cost, che hanno favorito la scelta di una meta lontana e fascino-sa. Anche la mia vacanza fly-and-drive è avvenuta utilizzando I servizi di Ryanair e di Hertz per il nolo...
Scritto da: parvus
irlanda in sette giorni netti
Partenza il: 20/08/2009
Ritorno il: 29/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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PREMESSA La presenza di turisti italiani in Irlanda è aumentata nel 2009 del 28% rispetto all’anno precedente: ciò è av-venuto innanzitutto grazie ai voli aerei low-cost, che hanno favorito la scelta di una meta lontana e fascino-sa. Anche la mia vacanza fly-and-drive è avvenuta utilizzando I servizi di Ryanair e di Hertz per il nolo dell’auto. La “verde Irlanda” è un Paese certamente interessante dal punto di vista naturalistico ed antropologico (gli irlandesi sono simpatici ed ospitali); lo è certamente meno dal punto di vista archeologico, artistico e mo-numentale, perché il patrimonio è molto limitato: vengono proposti i resti di alcuni monasteri medioevali, retaggio del monachesimo cattolico fiorito fra il 400 ed il 1100, annientato dalle devastazioni apportate dai vichinghi e dagli altri invasori che li seguirono. Per intenderci, un giro turistico di “secondo livello” sul terri-torio italiano (ossia al di fuori delle consuete città d’arte), qual è quello delle cattedrali e dei castelli medie-vali di Puglia, ha una consistenza sul piano storico, artistico e monumentale certamente superiore rispetto a tutto ciò che può vedersi in Irlanda. Quindi, se cercate consistenti vestigia del passato, rimarrete piuttosto delusi. Per l’alloggio, l’Irlanda è davvero la patria del bed and breakfast: sul territorio, accanto ad hotel di tutti i li-velli, ci sono B&B dappertutto, anche in posizioni incantevoli o in luoghi impensabili, ma molti di essi non sono censiti nelle guide cartacee o su Internet, per cui è possibile sceglierli direttamente sul posto. Per que-sta vacanza, siccome detesto di dover cercare di volta in volta un alloggio dove pernottare, ho preventiva-mente prenotato dall’Italia via Internet un buon hotel 4 stelle a Dublino offerto ad un prezzo speciale, per poi provare con piena soddisfazione tre bed and breakfast a conduzione familiare (su cui mi soffermerò in seguito) selezionati per il loro livello qualitativo tramite il sito www.tripadvisor.com. L’abbigliamento da portarsi è problematico a causa del tempo prevalentemente piovoso ed estremamente variabile: generalmente fa molto più freddo che in Italia, per cui bisogna dimenticarsi la nostra calda estate e superare l’istintiva resistenza a mettere in valigia qualche capo pesante ed antipioggia. Idem per le calza-ture. Il mio viaggio, dal 20 al 29 agosto, mi ha imposto un abbigliamento autunnale a maniche lunghe, felpa pesante e talvolta… sciarpa di lana (che ho dovuto acquistare da Pennyes a 4 euro, in quanto non me l’ero portata); di fronte all’Oceano Atlantico abbiamo anche dormito col riscaldamento acceso e meno di 10 gra-di all’esterno, mentre in Italia ce n’erano 36! Infine, una buona notizia: gli irlandesi sanno cucinare bene e la loro gastronomia è gustosa. Lo sottolineo per tutti quei “veri turisti” che estendono la loro curiosità anche agli aspetti gastronomici del Paese visitato: trovo davvero penosi quegli italiani che all’estero vanno alla ricerca spasmodica del cibo italiano, di piatti che potrebbero tranquillamente mangiare ogni giorno a casa loro e che il più delle volte hanno soltanto il nome del piatto originale. IL VIAGGIO Per poter meglio articolare il tour, ho previsto l’arrivo in Irlanda a Dublino ed il rientro partendo dall’aeroporto di Kerry, nel sud-ovest, il tutto tramite Ryanair. I primi due giorni sono stati interamente dedicati alla visita di Dublino. Premetto che non è una grande cit-tà, per cui il centro con i luoghi più importanti di interesse turistico può tranquillamente essere visitato a piedi. Dal nostro hotel (Camden Court Hotel) abbiamo potuto muoverci a tutte le ore sempre a piedi, visi-tando l’intera città e potendo raggiungere il centro in circa 20 minuti. L’accesso ai principali monumenti è soggetto al pagamento di un biglietto di circa 5-7 euro. Il primo giorno abbiamo visitato St. Patrick Cathedral, City Hall, Temple Bar, Ha Penny Bridge, O’Connell Str, Custom House; ci siamo soffermati nelle vie dello shopping Nassau Str. E Grafton Str., site vicino al Trinity College ed al Parlamento. A cena abbiamo casualmente individuato un buon ristorante in Temple Bar, il Gallagher’s Boxty House, nel quale abbiamo mangiato specialità irlandesi con un prezzo ragionevole di circa 25-30 euro a persona. Ciò ci ha indotti a frequentarlo anche nelle sere successive, sperimentando altri piatti tipici. Il secondo giorno abbiamo visitato il Trinity College, con la sua splendida biblioteca ed il famoso Book of Kells. Successivamente ci siamo spostati verso la periferia ad ovest del centro (autobus urbano n.123), per visitare la Guinness Storehouse: ad un prezzo di 15 euro a persona, oltre alla visita del museo dedicato alla ricostruzione del procedimento di fabbricazione della famosa birra scura ed alla sua immancabile degustazione, si accede ad una nuova struttura sopraelevata, dalla quale si gode (col bel tempo) una vista a 360 gradi di Dublino. Dopo la visita del Dublin Castle, siamo finalmente riusciti a visitare la centralissima Christ’s Church Cathedral, precedentemente chiusa ai visitatori a causa delle riprese cinematografiche dei “Tudor” e poi del matrimonio di qualche influente notabile irlandese. Mentre al costante cielo coperto si alternavano sprazzi di sole e rapidi piovaschi, abbiamo visitato il parco cittadino St. Stephen Green e la Merrion Square, famosa anche per le case georgiane ed i loro caratteristici portoni di ingresso. La visita dei musei cittadini non è stata possibile a causa del poco tempo a disposizione. Il terzo giorno ho noleggiato l’auto dalla Hertz (una Opel Astra coupè), che ci avrebbe accompagnati sino all’aeroporto di partenza. Dall’Italia mi sono portato il mio navigatore Tomtom, cui avevo aggiornato la cartografia europea prima della partenza; mi ha aiutato moltissimo, anche se ho riscontrato molti errori nei limiti di velocità e nella cartografia di rotatorie e tratti autostradali. L’esordio al volante con guida a destra e circolazione a sinistra è stato quanto mai stressante: pensare ogni manovra al contrario di come sarebbe venuta spontanea, tenere sempre la sinistra, guardare a destra prima di immettersi nel flusso della circola-zione, girare nelle rotatorie in senso orario, dare la precedenza a sinistra, persino cambiare le marce con la mano sinistra sono attività “innaturali” dopo trenta anni di guida nell’altro senso, che stancano terribilmente e all’inizio fanno anche molta paura. Comunque mi è andata bene e dopo i primi 200 km si comincia a prendere la mano. L’impatto con la circolazione irlandese è stato difficile perché le strade, anche le princi-pali, sono molto strette, tortuose e con fondo dissestato (somigliano alle statali italiane di mezzo secolo fa!), con le auto che si incrociano ad alta velocità (il limite è di 100 km/h, ma in Italia su quelle strade con-sentirebbero al massimo i 50 km/h) a pochi centimetri di distanza, quasi schiaffeggiando gli specchietti laterali. Con l’auto ci siamo portati a Kilkenny, dove abbiamo visitato la Old Town, il castello, la Black Abbey e St. Canice’s Cathedral. Nel pomeriggio, complice il maltempo, abbiamo preferito rientrare a Dublino, pas-seggiando per l’ultima volta per le vie del centro cittadino. Il quarto giorno abbiamo attraversato tutta l’Irlanda in senso orizzontale, portandoci da est ad ovest, da Dublino a Galway. Durante il percorso (nel quale abbiamo utilizzato alcuni tratti autostradali a pagamento) ci siamo fermati per visitare l’antica fabbrica di whiskey di Kilbeggan. Successivamente abbiamo effettuato una piccola deviazione attraverso strade secondarie, molto belle ma molto strette, attraversando le “torbiere”, tipiche delle Midlands. Affidandoci alle indicazioni del Tomtom abbiamo quindi raggiunto i resti del sito monastico medioevale di Clonmacnoise, uno dei monumenti irlandesi più famosi. Le rovine di Clonmacnoise, alla pari di altri siti analoghi sparsi per l’Irlanda, mantengono il fascino esoterico dell’alto medioevo e risalgono all’epoca monastica, che conobbe un forte sviluppo fra il quinto e il dodicesimo secolo; la sua distruzione fu conseguenza delle invasioni vichinghe. Nel pomeriggio abbiamo quindi raggiunto Galway, dove, per la prima volta, abbiamo alloggiato in un bed and breakfast. La scelta dell’ Abacus Guesthouse, con prenotazione effettuata sin dall’Italia, si è basata sulle valutazioni del sito www.tripsdvisor.com, che accre-ditavano questa struttura privata come la terza migliore di Galway. In realtà il rapporto qualità/prezzo è ri-sultato ottimo (76 euro a notte per la camera doppia, pulita, accogliente, compresa una gustosa colazione all’irlandese), ma con alcuni inconvenienti: letto-mignon (col mio metro e settanta i piedi uscivano quasi da fuori!) e lavandino-mignon nel bagno, con i soliti due dannati rubinetti separati per l’acqua calda e fredda agli angoli opposti del lavandino (nel Regno Unito non hanno ancora scoperto i miscelatori, oltre al…bidet, ovviamente). Dopo aver preso possesso della camera, abbiamo raggiunto il centro di Galway con l’auto e cenato nel ristorante An Pucan, indicatomi dalla locandiera ma che non mi sento di raccomandare. Il quinto giorno, visto che le previsioni meteo lasciavano buone speranze, ci siamo subito mossi per visitare la regione del Connemara, molto bella e caratteristica. Siamo partiti dal Galway e con un giro della penisola in senso antiorario siamo giunti a Clifden, la capitale del Connemara, seguendo la strada costiera ed attraversando Barna, Roundstone e Ballyconneely. L’ambiente naturalistico ed il panorama sono bellissimi e molto caratteristici, la costa appare molto frastagliata, a tratti chiusa in bacini che sembrano stagni; le colline presentano un profilo arrotondato dall’azione erosiva dei venti, la vegetazione spontanea vicino al mare è la stessa brughiera delle zone atlantiche della Francia del nord. I suddetti “paesi” sono in realtà delle me-re espressioni geografiche, perché molto raramente sono segnalati da un cartello che indica il nome del ter-ritorio comunale, per cui si presentano come dei piccoli agglomerati di case anonimi. Nelle zone più aperte dell’Atlantico, la presenza di alcune spiagge di sabbia non è fruibile per la balneazione (almeno come noi la intendiamo); talvolta si trovano giovani con la muta che praticano il surf sulle alte onde. Verso Barna ci ha stupiti un divieto di balneazione affisso davanti ad una piccola spiaggia: segnalava che il livello di streptococchi fecali aveva superato i limiti previsti dalla normativa UE. Abbiamo istintivamente pensato che “tutto il mondo è paese”, anche nell’inquinamento: però ci ha stupiti che quell’inquinamento biologico così elevato fosse stato riscontrato nell’Atlantico, che è un mare aperto e mosso. Giunti a Clifden, abbiamo imboccato con un cielo miracolosamente soleggiato la “Sky road”, un percorso di circa 10 km che si inerpica in alto lungo una dor-sale collinare e che consente di godere il paesaggio bellissimo della estrema costa atlantica dell’ovest. Abbiamo anche incontrato qualche avventuroso cicloturista, tremendamente spompato dalle forti pendenze e dai periodici acquazzoni. Successivamente abbiamo fatto rotta verso Letterfrack, dove c’è l’ingresso del Connemara National Park, che presenta profili naturalistici di grande interesse. La giornata si è esaurita con la visita della Kylemore Abbey, una affascinante abbazia ai piedi di un’alta collina ed in riva ad un laghetto che somiglia ad un castello. Al rientro a Galway eravamo decisamente stanchi: io soprattutto, avendo gui-dato “a sinistra” per circa 200 km, su stradine strettissime e con fondi spesso molto dissestati, mi sentivo proprio “cotto”. Il sesto giorno era in programma il trasferimento più lungo e faticoso, da Galway fino a Portmagee, un pic-colo villaggio di pescatori sperduto sulla costa atlantica del sud-ovest dell’Irlanda, con visita lungo il percorso di numerosi siti di interesse turistico. Sotto un cielo piovoso, abbiamo fatto tappa dapprima al Dungair Castle, sito circa 20 km a sud di Galway, nel quale è possibile anche prenotarsi per partecipare ad una “cena medioevale”. Abbiamo quindi attraversato il Burren, una zona particolare del territorio, molto arida, piena di roccia affiorante e povera di terreno, assai simile alla Murgia barese. Il Tomtom – seguendo una sua “logica artificiale” non sempre intelleggibile per l’uomo comune – ci ha condotti attraverso strade strettissime e dissestate ad una sola carreggiata, delimitate ai lati da siepi altissime e da fiorellini rossi: col senno di poi gli siamo grati per l’esperienza di pieno contatto con la natura che ci ha fatto vivere; lì per lì avremmo voluto spegnerlo e seguire le indicazioni della cartina Michelin. Dopo aver vissuto il Burren, siamo giunti alle famose Moher Cliffs, le alte scogliere a strapiombo sull’Atlantico agitato, un sito turistico per eccellenza dell’Irlanda. Siamo riusciti a malapena a scattare alcune foto, tutti intabarrati a causa della pioggia sferzante e del vento gelido che ti trascinava via (sebbene fosse il 26 agosto). Ci siamo quindi mossi verso Limerick, nei cui pressi abbiamo visto il Bunratty Castle. Successivamente abbiamo raggiunto il villaggio di Adare, ca-ratteristico per le antiche case con i tetti di paglia. Alla fine del lungo viaggio, seguendo la parte settentrio-nale del cosiddetto “Ring of Kerry”, abbiamo finalmente raggiunto Portmagee, alla ricerca di un B&B prenotato dall’Italia, molto referenziato per la sua posizione assolutamente unica, essendo situato in luogo isolato, in riva al mare, al centro della St. Finian’s Bay, di fronte all’Atlantico. Non è stato affatto facile raggiun-gere il “Beach Cove”, data la scarsezza delle indicazioni topografiche: grazie alle indicazioni ricevute in loco, abbiamo dovuto superare una collina situata alle spalle di Portmagee, con una stradina dalla pendenza elevatissima in salita e discesa (fatta sempre in prima marcia!), che ci ha portati dell’altro lato del promonto-rio, dove a circa 7 km abbiamo finalmente trovato il “Beach Cove” B&B. Chi cerca un posto davvero unico, anche molto romantico, deve venire qui per 1-2 notti. La sistemazione è stata ottima, altrettanto dicasi per l’ospitalità, la pulizia, l’arredamento, la prima colazione, la finestra con strepitoso affaccio sulla baia e sull’oceano (prezzo di 70 euro a notte per camera con abbondante prima colazione all’irlandese). Per la cena ci siamo recati a Portmagee, l’agglomerato di case più vicino, dove abbiamo mangiato bene cibi irlandesi a base di carne e pesce presso il ristorante “The Moorings” (20-25 euro a persona, comprese be-vande). Il settimo giorno, sotto un cielo tipicamente irlandese che non esitava ad innaffiarci periodicamente, ab-biamo compiuto in senso antiorario il giro del “Ring of Kerry”, passando per Waterville, Kenmare, Killarney, Killorglin, Caherciveen e sostando nei luoghi più significativi. Una volta rientrati nel tepore e nella particola-re atmosfera del Beach Cove, abbiamo deciso di ripetere la cena nello stesso ristorante della sera prece-dente. L’ottavo giorno abbiamo salutato l’indimenticabile B&B, facendo tappa ad una vicina fabbrica artigianale di cioccolato, pluridecorata e da non mancare. Quindi ci siamo portati verso nord ovest, per visitare la penisola di Dingle percorrendo la strada costiera. Siamo giunti fino alla punta della penisola, la Slea Head, incon-trando numerose spiagge di sabbia, molto lunghe e caratteristiche, animate dai soliti ragazzi chiusi nelle mute che praticavano sulle alte onde dell’Atlantico il surf. Ci siamo quindi fermati in visita a Killarney, la ca-pitale della Contea del Kerry, trovando alloggio in uno pseudo B&B, il “Killarney Lodge”, che per ricettività, charme, rifiniture, servizi, tipologia di camere e prezzo (100 euro a notte, colazione inclusa) è ha conside-rarsi migliore di un hotel a quattro stelle. La sera abbiamo cenato con soddisfazione nel centro di Killarney, al Cronins Restaurant di Collage Street (meno di 20 euro a testa, con piatti tipici della gastronomia irlande-se). Il nono giorno, di primo mattino, abbiamo lasciato il B&B con una temperatura esterna 10 gradi centigradi, recandoci nell’ aeroporto “internazionale” di Kerry, dove abbiamo innanzitutto riconsegnato l’auto presso un container con la scritta Hertz, dopo sei giorni di utilizzo e 1590 km percorsi. Siamo rimasti allibiti dalla struttura: più che un aeroporto, sembrava un modestissimo “campo di volo” per aeroplanini da diporto, con una aerostazione ed una torre di controllo microscopiche, quasi ridicole, un solo varco con metal detector, le stesse impiegate che facevano il check in dei bagagli e poi si spostavano a fare I controlli ai var-chi di uscita, gli stessi omini multiuso con le casacche del servizio antincendio che facevano anche il facchinaggio dei bagagli! Un aeroporto tenuto in vita dalla sola Ryanair, I cui aerei facevano tutto da soli, mano-vrando nel piccolo piazzale senza nessuna assistenza a terra. Alla fine siamo decollati verso casa con tanti bei ricordi, rilassati e soddisfatti della vacanza piacevole e senza contrattempi.


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