Ir de tapas? No, gracias
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Iniziamo con qualche consiglio utile:
Periodo di viaggio: 10-15 gennaio 2015-> tempo ottimo, temperatura mite attorno ai 20/23° di giorno. Il sole, a differenza dell’Italia, tramonta alle ore 19.
Mezzi di trasporto: aereo (volo Ryanair da Bologna) + bus aeroporto- Plaza de Armas (prezzo del biglietto 4 €: non fate a/r se non dovete tornare in giornata)
Monumenti: Archivio de Indias e museo di Belles Artes sono sempre gratis per i cittadini UE; La Casa de Pilatos è gratis il mercoledì dalle 15 alle 18; il CAAC da martedì a venerdì dalle 19 alle 21; La Torre de oro il martedì; la cattedrale e la Giralda tutti i giorni dalle 16.30 alle 18 ma la prenotazione va fatta con almeno 1 settimana di anticipo.
È inoltre possibile prenotare on line dal sito Get your guide visite guidate gratuite a piedi della durata di 2 ore: le visite, effettuate da ragazzi giovani e molto bravi, partono ogni giorno alle 10.30 da Puerta de Jerez, sono in lingua inglese, spagnola, tedesca o francese. Consigliatissime!
Alloggio: Hotel Petit Paris, barrio del Arenal, scelto e prenotato su Booking perché vicino al capolinea degli autobus di Plaza de Armas: la scelta si è rivelata azzeccata in quanto la posizione dell’hotel era centrale per ogni nostro spostamento. Hotel nuovo, pulito, dotato di wifi ma senza colazione. Spesa per 5 notti 175 €.
Pasti: Siviglia è piena di locali per tutte le tasche e tutti i gusti. Ai locali delle solite catene internazionali (McDonald, Starbucks ecc.) si affiancano quelli tipici spagnoli (100 montaditos), le taverne, le gelaterie, i 1000 tapas bar, le cervezerie: insomma, di fame non morirete mai!
Sicurezza: in inverno ad una cert’ora il centro si spopola, ma è comunque ben presidiato dalla Polizia. Noi ci siamo sempre sentiti tranquilli, anche nei vicoli bui del nostro barrio.
Guida utilizzata: Pocket Siviglia della Lonely Planet, very good!
SABATO 10 GENNAIO
Arriviamo all’aeroporto di Siviglia alle 23.45 di sabato 10 gennaio: l’aeroporto è deserto, all’uscita però l’autobus EA ci aspetta e ci condurrà, in 35-40 minuti, al capolinea di Plaza de Armas, poco distante dal nostro albergo. Dopo un veloce check-in prendiamo possesso della nostra stanza e ci fiondiamo a letto. La giornata è stata intensa e vogliamo essere in forma per domani.
DOMENICA 11 GENNAIO
Usciamo attorno alle 9 dall’hotel e ci dirigiamo verso il centro. Senza volerlo ci imbattiamo nella storica pasticceria “La campana” dove facciamo colazione con caffelatte e brioche: adesso sì che siamo veramente pronti ad affrontare la nostra prima giornata sivigliana! Man mano che procediamo verso il centro la città comincia a risvegliarsi e a svelarsi ai nostri occhi curiosi. Ci colpiscono subito i tanti alberi stracolmi di arance ed i palazzi di calle Sierpes e Avenida de la Constitucion. Eccoci a bocca aperta davanti alla cattedrale ma decidiamo di proseguire per farci un’idea d’insieme del centro storico. Entriamo all’Archivio de Indias (gratis per i cittadini UE, metal detector all’entrata) e lo visitiamo: bellissime le sale maestose con i grandi armadi contenenti faldoni di archivio: da esperta del settore dubito però che contengano i documenti originali…
All’uscita ci dirigiamo verso la Cattedrale: di domenica le visite culturali hanno inizio alle 14.30, noi comunque entriamo lo stesso e diamo un’occhiata alle parti visitabili. Ad essere sinceri non rimaniamo molto colpiti, decideremo nei prossimi giorni se fare o no la visita a pagamento.
Raggiunta plaza del Triunfo ci si para davanti, oltre alle tante gitane che vogliono offrirci beneauguranti rametti di rosmarino, l’imponente mole dell’Alcazar. Senza esitare entriamo e per 3 ore ci perdiamo nella magica atmosfera di questo luogo. Ogni patio, ogni stanza, ogni giardino ha qualcosa di speciale che ti porta lontano, nel tempo e nello spazio. Fra tutti, ho amato il patio de las Doncellas e i bagni di Maria de Padilla.
Usciamo dall’Alcazar alle 15 e andiamo alla ricerca del ristorante “Fresco” dove abbiamo mangiato spesso in altre città spagnole ma purtroppo ha chiuso i battenti quindi, ormai stremati dalla fame, mangiamo tortillas a “La clueca”, vicino a Plaza della Encarnacion. Una volta sazi è proprio qui che ci dirigiamo, imbattendoci nel mirabolante fungo, Il Metropol Parasol! Che dire? Strano lo è, ma alla fine secondo noi si integra benissimo nell’architettura della piazza: per fargli onore ci compriamo 2 bei muffin e ce li mangiamo proprio sulla scalinata del fungo, godendoci gli ultimi raggi di sole! Che meraviglia! Dopo questa siesta rigenerante ritorniamo per via Cuna a Plaza del Salvador poi, fra calli e vicoli ci ritroviamo sul Paseo di C. Colon di fronte alle Naves del Barranco, struttura in ferro e vetro progettata nientemeno che da Gustave Eiffel, inaugurata pochi mesi fa come mercato gourmet molto trendy, con tapas bar a go go, dove i sivigliani si incontrano al calar della sera: molto carino!
Noi ci incamminiamo verso il ponte Isabel II e in un attimo siamo nel barrio di Triana, il quartiere popolare per eccellenza: percorriamo Calle san Jacinto gremita di famiglie, coppie, giovani ed anziani in passeggiata domenicale: tutti chiacchierano, scherzano, ridono in pieno relax. Sui gradini del ponte accanto al Faro di Triana, tanta gente sorseggia un aperitivo chiacchierando. Noi, da Calle del Betis vediamo un tramonto spettacolare su Siviglia …troppo romantico! A malincuore decidiamo di tornare in albergo per riposarci prima di cena: siamo in giro dalle 9 di mattina, una piccola sosta è necessaria! Dopo un’oretta eccoci di nuovo in strada diretti al Patio San Eloy, ristorante consigliato dalla nostra guida. Entriamo, il locale è sì caratteristico, con gradoni ricoperti di azulejos dove ci si può sedere a sgranocchiare qualcosa ma il menù non ci convince troppo, quindi sgattaioliamo fuori alla ricerca di qualcos’altro. Siamo stanchi morti, molti locali la domenica sera sono chiusi quindi, dopo vari giri insoddisfacenti, decidiamo per 2 hamburger da TGH, equivalente spagnolo di McDonald: per oggi va bene così!
LUNEDì 12 GENNAIO
Dopo una bella dormita eccoci in forma per la nostra seconda giornata sivigliana. Facciamo colazione da Colette, un piccolo bar in stile francese in calle S. Eloy: caffelatte e croissant e poi via, dopo una sosta alla Fnac, verso Puerta de Jerez dove ci aspetta la visita guidata della città a piedi. Le guide ci accolgono munite di ombrello viola, noi abbiamo scelto la visita in lingua inglese e così partiamo, unici italiani in mezzo ad un gruppetto di anglofoni guidato da Beatriz. Devo dire che le due e passa ore trascorrono molto piacevolmente: Beatriz parte con un inquadramento storico generale della città, poi, ad ogni sosta, ci racconta vita morte e miracoli dei monumenti e dei personaggi ad essi collegati, deliziandoci con simpatici aneddoti che ci permettono di entrare nel mood della città. Il giro si snoda fra Archivio de Indias, Alcazar, Cattedrale con il giardino de los Naranjos la Giralda, Calle de la Constitucion con i suoi palazzi in stile regionalista, Ajuntamiento. Ci si sposta poi sul Paseo de Colon all’altezza del ponte Isabel II, per poi costeggiare il fiume fino alla Plaza de toros e alla Torre de oro. Da qui ritorniamo a Puerta de Jerez, di fronte al lussuoso Hotel Alfonso XIII, di cui ammiriamo dall’interno il curatissimo giardino, poi entriamo alla Real fabrica de Tabacos, oggi sede universitaria. Ascoltiamo la storia di questa manifattura dove le donne ebbero un ruolo di primo piano e dove lavorava la leggendaria Carmen, protagonista dell’opera di Bizet. Dal retro della fabbrica costeggiamo Avenida de Maria Luisa per poi entrare nel Parque omonimo e trovarci di fronte la spettacolare Plaza d’Espana. Costruita in soli 15 anni (secondo Beatriz un record, per i pigri andalusi!) per l’Expo spagnola del 1929 lascia davvero senza parole: i nostri compagni di tour stranieri impazziscono e scattano decine di foto da tutte le angolazioni. Il tour guidato finisce qui, siamo molto soddisfatti, Beatriz si è rivelata brava, simpatica e mai noiosa. La salutiamo lasciandole una bella mancia, se l’è proprio meritata! Lo stomaco brontola, in effetti sono quasi le 14, decidiamo di abbandonare momentaneamente la Plaza d’ Espana, fare uno spuntino e ritornare più tardi. Di fronte all’Università ci sono tante cervezerie, noi ci mangiamo un bel kebab e ce ne stiamo una mezz’oretta al sole, è talmente caldo che togliamo piumini, sciarpe e maglioni e rimaniamo Francesco in maglietta e io in canottiera, olè!
A stomaco pieno rientriamo nel Parque Maria Luisa e lo percorriamo tutto, ammirando gli edifici in stile mudejar/regionalista costruiti per l’Esposizione del 1929. Non resistiamo alla tentazione di raccogliere un’arancia da un albero, ma, proprio come ci aveva detto Beatriz, è amarissima, bleach! Tutte le arance di Siviglia vengono raccolte ed inviate in Gran Bretagna per essere trasformate in ottime marmellate di arance amare.
Eccoci di nuovo a Plaza d’Espana: entriamo dalla torre sud e la percorriamo tutta, ammirando le bellissime panche decorate con azulejos che rappresentano le provincie spagnole, i 4 ponti sotto i quali si può navigare in barchette prese a noleggio, la fontana…ci sediamo al sole e ci godiamo questa vista stupenda: Siviglia, ti adoriamo!
Sempre a piedi (poveri piedi!) ritorniamo in centro e da Plaza del Triunfo ci immegiamo nel Barrio di Santa Cruz, un intricato dedalo di viuzze, colorate e piene di fascino. Penso che l’inverno sia la stagione ideale per visitare Siviglia, l’olfatto rimarrà certo un po’ deluso, privato dell’odore di fiori d’arancio che dicono aleggi per tutta la città, ma il clima è dalla nostra parte e ci permette di vagare senza stanchezza per ore ed ore, cosa che con le temperature torride dei mesi estivi non potremmo fare.
Raggiungiamo Plaza Dona Elvira, un’oasi silenziosa circondata da tanti ristorantini, un vero gioiellino! Entriamo nella Juderia, poi in Calle Santa Teresa proprio di fronte al famoso bar Las Teresas: purtroppo non abbiamo né fame né sete, ci ripromettiamo di tornare per uno spuntino nei prossimi giorni. Approdiamo infine nella plaza Alfa Alfa, entriamo in un supermercato a comprare qualcosa poi ci sediamo in un angolo della piazza per riposarci e cogliere qualche momento della vita sivigliana. Uno dei tanti aspetti positivi di questa città è la totale pedonalizzazione del centro: senza auto attorno le persone sembrano più tranquille e rilassate, se ne stanno sedute a bere e mangiare nei bar all’aperto senza dover urlare col vicino per farsi capire ed i bambini scorazzano tranquilli per le vie con i loro monopattini. Very cool! Percorriamo le vie di questo barrio osservando negozietti piccoli e particolari, tanti quelli che vendono costumi tradizionali, scarpe ed accessori: la tradizione svigliana è ancora viva e presente, non solo ad uso e consumo dei turisti.
Strematissimi raggiungiamo l’albergo, ripromettendoci di fare una piccola sosta e poi uscire per cena, ma siamo talmente a pezzi che ceniamo con i generi di conforto acquistati al supermercato e ci addormentiamo di botto.
MARTEDì 13 GENNAIO
Dopo la cena approssimativa di ieri, ci fiondiamo fuori dall’albergo alla ricerca di un posto per la colazione. Oggi siamo diretti verso la zona sud occidentale di Siviglia. Ovviamente tutti i bar che incrociamo sono fra l’abbastanza ed il molto squallido, quindi continuiamo a camminare ormai sull’orlo dello svenimento, finché entriamo in un bar/ristorante su calle Alfonso XII: l’atmosfera è popolare, anziani, casalinghe e operai affollano i pochi tavolini del locale, chiacchierano o leggono il giornale. Noi ordiniamo caffèlatte con tostadas burro e marmellata e prosciutto e Francesco anche uova e pancetta: che soddisfazione! All’uscita puntiamo sul museo di Belles Artes il cui accesso è free per tutti i cittadini dell’UE. I patii, visti di primo mattino senza confusione sono bellissimi, la collezione permanente non ci fa impazzire, eccetto che per la sezione dedicata al Novecento. Acquistiamo qualcosa al bookshop poi via verso Plaza del Duque dove facciamo una puntatina da Zara senza acquistare nulla. In una decina di minuti siamo sulla Alameda de Hercules, grande piazza rettangolare delimitata da 2 colonne su entrambi i lati, una volta zona malfamata ma, bonificata in occasione dell’Expo del 1992, si è ora trasformata in uno dei ritrovi preferiti di sivigliani e non, con un’altissima concentrazione di locali di ogni tipo.
Facciamo un bel giro panoramico poi ci dirigiamo verso la vicina Calle Feria, col suo mercato risalente al 1700. Gironzoliamo un po’ tra i banchi poi sbuchiamo davanti al palazzo de los Marqueses de la Algaba, in puro stile mudejar, sede del Centro de Interpretacion del arte mudejar. L’entrata è libera, ma ad essere sinceri vediamo solo il patio ed usciamo, diretti alla basilica della Macarena: eccola lì in tutto il suo splendore, la madonna bianca! Nonostante sia un giorno feriale, decine di persone siedono in preghiera sui banchi della chiesa, affidando le proprie richieste alla Vergine. Anche noi sostiamo una decina di minuti, per riposarci ed osservare la chiesa, barocchissima, poi facciamo una capatina al bookshop dove acquistiamo immagini della Madonna per le nostre mamme. All’uscita ammiriamo i resti della muraglia almoravide, attraversiamo la strada e vediamo la sede del Parlamento andaluso solo da fuori, il cancello è chiuso. Da Calle san Luis ritorniamo all’Alameda e cominciamo a guardarci attorno alla ricerca di un posto dove pranzare, direi che c’è solo l’imbarazzo della scelta! Scegliamo Las Columnas con menù a prezzo fisso a 9 €, più che discreto. Dal nostro tavolino all’aperto osserviamo il passeggio sulla piazza, molti mendicanti si fermano ai tavoli, ma nessuno è molesto.
Con la panza piena imbocchiamo calle S.Ana che ci porta in Calle Torneo, la circonvallazione. Camminiamo fino alla Paserela de la Cartuja ed arriviamo in questa zona un po’ surreale, sede dell’Expo del 1992. Entriamo nell’area dove anticamente sorse il monastero certosino (pare che Cristoforo Colombo dimorasse spesso qui), poi la fabbrica di ceramica Pickman, quindi il Pabellon Real dell’Expo 1992, ora il Centro Andaluz de arte contemporanea (CAAC). Beviamo qualcosa nel giardino della caffetteria poi ci dirigiamo all’ingresso del museo per la 2^ visita museale della giornata. Siamo patiti di musei, lo avevate capito? La cassa non funziona quindi, dopo vari tentativi di emissione del biglietto, l’addetto ci fa entrare gratuitamente..evvai! L’arte contemporanea personalmente non mi esalta più di tanto, il bello di questo museo è il recupero dell’antico monastero certosino (la chiesa gotica sopra tutto). Suggestivi i 5 forni della fabbrica Pickman che si stagliano nel cortile del complesso. Usciti da qui percorriamo il giardino americano, anche questo semi abbandonato e molto deludente (sarà la stagione?) e il Pabellon de la Navigacion, sede di eventi temporanei. Ritornando nella zona monumentale vediamo la torre Cajasol, il grattacielo più alto di Siviglia, a forma di rossetto.
Alla sera ceniamo in un ristorante trendy a due passi dal nostro albergo, il Mechela: il posto è piccolissimo, grazie alle abitudini italiane riusciamo ad anticipare gli spagnoli sull’orario della cena e troviamo posto ad un tavolo minuscolo, mentre chi arriverà dopo di noi senza prenotazione dovrà accontentarsi del bancone. Ordiniamo poche cose perché il pranzo all’Alameda è stato molto sostanzioso: io polpo e Francesco un’insalata che è veramente fantasiosa nella sua composizione. Carlo Cracco e i vari masterchef apprezzerebbero questo posto!
MERCOLEDì 14 GENNAIO
Stamattina a colazione vogliamo trattarci bene e ci dirigiamo al Horno de San Bonaventura in Avenida della Constitucion, proprio davanti alla Cattedrale. Diamo un’occhiata ai vari banconi in cui sono esposte loverie di ogni genere, poi ci sediamo ad un tavolino vista Cattedrale: e chi ci sposta da qua? Io ordino la tipica colazione spagnola, Francesco quella “della casa” con succo d’arancia, uova e quant’altro. Nel tavolo dietro al nostro una famiglia di romani pretende di bere un cappuccino buono quanto quello di Roma…ma anche no! Anche oggi su Siviglia splende il sole, noi abbiamo in mente una meta un po’ insolita, non propriamente da turisti: lo stadio Ramon Sanchez Pizjuan. Per la prima volta da quando siamo a Siviglia saliamo su un mezzo pubblico, la metro, che da Puerta de Jerez ci porta alla fermata Nervion. Lo stadio ci si para davanti in tutta la sua imponenza, non siamo ai livelli del Bernabeu di Madrid ma neanche del nostro piccolo stadio di provincia, il Manuzzi di Cesena. Anche sulla facciata principale dello stadio gli azulejos la fanno da padroni! Entriamo nel negozio del merchandising a dare un’occhiata: bella la foto della squadra in posa davanti all’Alcazar, sarebbe impensabile che le squadre italiane facessero le foto ufficiali davanti al duomo di Milano, al Colosseo o in Piazza del Plebiscito a Napoli! Questi spagnoli riescono sempre a sorprenderci, oibò! Chiusa la nostra parentesi calcistica inizia quella dello shopping, al centro commerciale Nervion: mentre sono in fila davanti alla cassa di Massimo Dutti una signora pretende di restituire un regalo senza esibire però lo scontrino. Ne segue un’animata discussione con la cassiera, poi le rimostranze della signora che alla fine se ne va indignata! Tutto il mondo è paese…
Riprendiamo la metro asettica e poco frequentata e scendiamo alla fermata San Bernardo, da qui attraversiamo i Jardines Murillo dal Pasaje Santa Catalina e siamo di nuovo nel barrio di Santa Cruz, che bello! Mentre tanta gente sta facendo ancora colazione al bar, i ristoranti cominciano a predisporre i tavoli all’aperto per il pranzo. Passeggiamo random per il barrio, fermandoci davanti ai negozi, ammirando gli azulejos che tappezzano la città, sbirciando nei cortili che racchiudono patii fantastici, ascoltando la musica che proviene dai locali di flamengo. Che incanto! Senza accorgercene ci ritroviamo davanti a Las Teresas, siamo affamati e decidiamo di entrare a pranzo. Ordiniamo spiedini di gambero, spinaci con ceci, vino e birra. Il locale è molto caratteristico, dai prosciutti appesi sopra al bancone, alle tante foto di corride, toreri e delle processioni della Semana santa alle pareti, ai camerieri, simpatici omini di mezza età che sembrano non avere mai fretta. Quando usciamo torniamo in Calle Santa Maria la Blanca, dove avevamo adocchiato una fantastica pasticceria, Angeles. Fra i tanti esposti , io scelgo un dolcetto tipico sivigliano, incartato in una velina: si rivelerà pessimo, troppo dolce per i miei gusti.
Districandoci fra viuzze sempre più strette arriviamo alla Casa de Pilatos, che il mercoledì i cittadini europei possono visitare gratuitamente dalle 15 alle 18 (è necessario esibire documento di identità). La ragazza della cassa ci informa che alle 15.30 ci sarà una visita guidata gratuita del piano superiore, perfetto! Cominciamo a gironzolare per il piano terra, che si presenta molto simile, come struttura, all’Alcazar: patii, ambienti rivestiti di azulejos, giardini con piante rigogliose (ed è inverno!). Al piano nobile la guida ci racconta la storia dei Medinaceli, proprietari dell’abitazione, svelando, a chi ancora non lo sapesse, perché questa dimora viene chiamata così. Le stanze sono sontuose, gli arredi e i soprammobili di valore, molti i quadri di scuola italiana, belli i soffitti in stile mudejar. Molti conoscenti ci avevano magnificato la bellezza di questa dimora, ma secondo noi non c’è paragone con la magia dell’Alcazar. Vale comunque la pena visitarla, soprattutto se lo si può fare gratis. All’uscita ci dirigiamo in un negozietto di artigianato dove compriamo un bellissimo azulejo calamita mentre dalla radio Nek canta “Laura non c’è” in spagnolo.
Camminando senza meta in questo bellissimo quartiere ci ritroviamo ancora in Piazza Alfa Alfa, poi in Piazza del Salvador, dove sostiamo ai piedi della statua di Montaner. E’ giunta l’ora dello shopping e qui le nostre strade si dividono: mentre Francesco si dirige verso la FNAC di Avenida de la Constitucion io opto per i negozi di calle Sierpes e calle Tetuan. Dopo una sosta in albergo in cui controlliamo che i nostri acquisti non facciano scoppiare i rispettivi trolley (chissà perché quello di Francesco è sempre smilzo,a differenza del mio!!!) usciamo per l’ultima serata sivigliana. Optiamo per la Bodega Gongora, dove sediamo all’aperto (ci sono però 2 provvidenziali funghi a scaldarci un po’) ed ordiniamo pollo alla sivigliana e sangria. Buona quest’ultima nostra cenetta, ormai è tardi però facciamo lo stesso un giro di saluti alla cattedrale ed all’Alcazar, magnifici sotto la luce dei lampioni.
GIOVEDì 15 GENNAIO
Ebbene sì, oggi è il nostro ultimo giorno di vacanza, non c’è tempo per lagnarsene, prepariamo i bagagli, li lasciamo in consegna alla reception, paghiamo il conto e via, verso il barrio di Triana. Facciamo colazione in un bar di Calle San Jacinto, poi iniziamo il giro delle chiese delle confraternite. Per prima la Capilla dell’Estrella, poi la chiesa di S.Ana, considerata la cattedrale di Triana, poi la Capilla de los Marineros: sono tutte molto simili e non suscitano in noi emozioni particolari. Percorriamo calle Pureza e ci dirigiamo dalla parte opposta rispetto al ponte Isabel II. In fondo alla strada, l’edificio dell’antica fabbrica di ceramiche S. Ana, ora trasformato nel Centro ceramica Triana, inaugurato nel giugno.del 2014. In questa zona sorgono numerosi laboratori e negozi di ceramica, vorrei tanto comprare qualcosa ma la mia valigia è ormai strapiena e la politica dei bagagli a mano di Ryanair non fa sconti, quindi, a malincuore devo rinunciare. A destra del Centro ceramica imbocchiamo Calle Castilla dove incontriamo dapprima il tristemente famoso Callejon de la Inquisicion, poi la chiesa di Nuestra Senora de la O: percorriamo il Callejon e siamo sul Paseo di Nuestra Senora della O che secondo la nostra guida nei week-end diventa Paseo de Arte, mercatino artigianale, dove si vendono quadri, azulejos e quant’altro: peccato non averlo visto domenica scorsa! Siamo proprio sulla sponda del fiume, da qui la skyline di Siviglia con la Giralda che svetta tra i tetti dei palazzi è veramente bella. Risaliamo al livello stradale per poi scendere al Mercato di Triana, nella cui parte sottostante si può vedere ciò che resta del Castillo de San Jorge, prigione dell’Inquisizione. Ci aggiriamo fra le bancarelle, compriamo mandarini e mirtilli poi usciamo. Tutti i mercati coperti visti qui a Siviglia sono carini, nessuno però in grado di eguagliare la Boqueria di Barcellona.
Visto che sono le nostre ultime ore a Siviglia e nei giorni passati abbiamo camminato instancabilmente, decidiamo di rilassarci un po’ seduti sul muretto di calle Betis, e goderci gli ultimi scampoli di vita sivigliana. Assistiamo così alla performance di un parcheggiatore abusivo, che, nonostante cammini con l’ausilio di una stampella, è agilissimo nel muoversi avanti e indietro per la via alla ricerca di parcheggi liberi da segnalare agli automobilisti di passaggio, ovviamente in cambio di qualche moneta. Dopo esserci rilassati e fatti due risate ripercorriamo calle Pureza e ci dirigiamo verso il bar S. Ana, vicino alla chiesa omonima. Sono le 13 e ovviamente siamo gli unici avventori che pranzano! Francesco ordina spinaci e ceci, io uova ed asparagi più 2 immancabili birre Cruzcampo. Non esiste servizio ai tavoli, il cameriere deposita i piatti sul bancone, annotando col gesso sullo stesso bancone il prezzo di ogni piatto. Alla fine fa il totale e poi con un colpo di spugna cancella tutto: figo! I miei asparagi erano tremendi, li ho ceduti senza rimpianti a Francesco. All’uscita, abbiamo proseguito su calle Pureza fino a Plaza de Cuba, poi abbiamo attraversato il ponte di San Telmo e detto ciao ciao a Triana. Sull’altra riva del fiume, in prossimità della Torre de Oro, decine di persone propongono crociere sul fiume, oppure tour di Siviglia in bus, bici, carrozza e quant’altro. Noi attraversiamo il Paseo de Colon proprio davanti alla Real Maestranza. Nelle vicinanze, statue di toreri famosi. Entriamo nel locale che funge da bookshop e biglietteria ma solo per acquistare una matita per la mia collezione.
Tristissimi, torniamo in albergo a recuperare i nostri trolley, poi alla fermata di Plaza de Armas, dove la navetta aeroportuale, puntualissima, ci recupera per condurci all’aeroporto.
Dal finestrino del pullman guardiamo scorrere via i simboli di Siviglia che ci hanno accompagnato in questi quattro intensissimi giorni, il ponte Isabel II, la Torre de Oro, la Giralda, la Cattedrale, i tanti alberi di arance a cui ci eravamo ormai abituati. I vacanzieri d’agosto non saranno d’accordo, ma questa Siviglia invernale per noi è stata una rivelazione, vivace e tranquilla allo stesso tempo, ma soprattutto non soffocata dal caldo micidiale dei mesi estivi. Siamo riusciti a non tapear neanche una volta (ahahah), ma non siamo certo morti di fame, anzi abbiamo apprezzato i sapori della cucina andalusa. La città nel complesso ci è piaciuta molto, per il suo essere tranquilla e nello stesso tempo vivace e organizzata, e per il suo inconfondibile mix di tradizioni diverse che convivono all’apparenza pacificamente.
Insomma, consigliamo a tutti un viaggetto fuori stagione da queste parti: viva Siviglia, e abbasso le tapas!