Inghilterra del Sud

Tour itinerante della Gran Bretagna dal Kent alla Cornovaglia
Scritto da: SimTiz
inghilterra del sud
Partenza il: 31/07/2015
Ritorno il: 11/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Tour intensivo in terra di Albione alla scoperta delle regioni del sud, da una punta (Kent) all’altra (Cornovaglia), bazzicando tra le bianche scogliere, castelli medievali e paesini costieri.

Da casa prenotiamo senza problemi voli su e da Londra data l’enorme disponibilità della rotta, l’auto a noleggio e, con qualche fatica, tutti gli alloggi.

Auto: prenotata da Alamo – Enterprise tramite Autoeurope; essendo la prima esperienza di guida a destra per me abbiamo optato per una vettura con cambio automatico. Tutte le proposte del sito offrivano solo la franchigia in caso di danni con valori variabili da circa 800£ a oltre 1200£. Dopo un paio di giorni Autoeurope mi contatta via mail proponendo a circa 55€ un’assicurazione supplementare con rimborso totale della franchigia e accettiamo di stipularla per ogni evenienza.

Alloggi: le camere in hotel o b&b, almeno nel periodo della nostra vacanza – prima metà di agosto – si trovano da un minimo di 60£-70£ (circa 90€-100€). Per risparmiare qualcosa sulle sistemazioni abbiamo optato per prenotare delle stanze in case private tramite Airbnb, solo in tre notti abbiamo trovato una camera in b&b / pensioni con buon rapporto qualità-prezzo.

Ristoranti: in generale ci siamo quasi sempre fermati in un pub o tavola calda per il mezzogiorno, spendendo in media 15£ a testa (un piatto e una bevanda); mentre la sera abbiamo sempre scelto ristoranti o pub con un menu più ampio, con un costo medio di 25£-30£ a persona.

Note: In ogni città, paese e villaggio abbiamo trovato parcheggi praticamente tutti a pagamento, tranne poche eccezioni e magari qualcuno che offriva orari e giorni liberi. Spesso i parchimetri non sono dotati di lettore di carte di credito, per cui è sempre bene tenere a portata di mano una buona scorta di monete (tranne quelle da 1 e 2 penny che raramente sono accettate).

Le attrazioni sono di fatto tutte con ingresso a pagamento; abbiamo trovato cattedrali dove viene chiesta all’ingresso un’offerta spontanea e “guidata” (in qualche caso anche non molto “spontanea” visto che all’ingresso solitamente troverete un addetto che riscuoterà l’obolo). Spesso il parcheggio ha una tariffa a parte e supplementare rispetto all’attrazione. Sono disponibili pass a scadenza che danno accesso a tutte le attrazioni di un circuito (National Trust, National Heritage), ma per sfruttarli in pieno bisognerebbe prevedere un tour apposito. Tenetene conto. Noi invece abbiamo scelto di pagare volta per volta.

Giorno 1

Partiamo di buon’ora da Malpensa direzione Gatwick, dove senza perdere tempo ci dirigiamo al noleggio auto per recuperare il mezzo prenotato. Dopo qualche contrattazione l’impiegata della compagnia di noleggio ci affida un’auto di categoria superiore a quella prenotata senza ulteriori addebiti. Carichiamo i bagagli e ci mettiamo in marcia… un po’ a casaccio, la prima mezz’ora è servita a prendere confidenza con la guida a destra.

Superati i primi impacci di guida, iniziamo a prendere la strada verso il Kent impostando il navigatore verso la prima meta pianificata, i giardini di Chartwell, vecchia tenuta di Sir Winston Churchill ora diventata patrimonio nazionale. Proseguiamo sulle autostrade M23 e M25 fino allo svincolo nei pressi di Westerham e qui ci imbattiamo nelle prime strade inglesi di campagna, boscose, tortuose e un po’ strette… almeno per me c’è voluto qualche giorno per prendere l’occhio :). Arriviamo all’ingresso della tenuta, ma alla fine diamo solo uno sguardo dal parcheggio senza fermarci, il luogo si presenta più come un parco per fare camminate e in quel momento la nostra necessità primaria era prelevare denaro e acquistare alcune cose di prima necessità per il viaggio. Decidiamo quindi di riprendere l’autostrada M25 e dirigerci verso la prima città nella quale si era pianificato di fermarsi per una sosta. Usciamo poco dopo sulla A21, una decina di miglia circa e arriviamo a Tonbridge. Sbrigate le necessità facciamo un giro lungo la strada principale. La cittadina è piacevole e merita una sosta soprattutto per la zona del castello posta all’inizio di un bel parco lungo il fiume Medway, adatto a passeggiate e famigliole.

Il programma della giornata prevedeva di passare a questo punto da Royal Tunbridge Wells e sostare poi ai castelli di Scotney e Sissinghurst per arrivare a visitare alla fine il castello di Leeds, descritto come uno dei più belli dell’intera nazione. Purtroppo siamo già quasi a metà pomeriggio e inizia a farsi sentire la stanchezza della sveglia prima dell’alba, inoltre il pernottamento della prima notte è a Canterbury, per cui decidiamo di saltare questa parte e dirigerci prima a Maidstone dove abbiamo fatto una breve sosta – la cittadina non ha granché da offrire – e poi puntare verso Canterbury. Ci sistemiamo nella camera prenotata all’Old Gate Inn, a circa 3 km dal centro cittadino, e ci muoviamo per una passeggiata e la cena. Pur essendo venerdì sera in giro non incontriamo molte persone. Il centro città all’interno delle mura è molto gradevole e ci concentriamo sulla zona intorno alla nota cattedrale, sede della chiesa anglicana. Al tramonto il chiostro e i giardini sono spettacolari e l’atmosfera è surreale. Ovviamente la cattedrale a ora di cena è chiusa ma se possibile consigliamo di visitare i chiostri poco prima del tramonto. Ceniamo all’Old Three Tuns, un tipico pub locale, e rientriamo in camera.

Giorno 2

Puntiamo la sveglia relativamente presto (per essere in vacanza) e dopo una colazione senza fronzoli in hotel riposizioniamo in bagagli in auto e torniamo in centro a Canterbury per la visita alla cattedrale. Prendiamo una strada diversa rispetto alla sera prima in modo da vedere altri angoli della città e arriviamo all’ingresso della cattedrale. Paghiamo le nostre £10,50 a persona ed entriamo. L’interno, in stile gotico ovviamente, è molto suggestivo, le ampie vetrate con il sole riempiono il pavimento e i muri di colore, numerose le tombe ed epigrafi di diversi personaggi (vescovi e re tra tutti) della storia inglese. Un paio di angoli hanno colpito in particolare la nostra immaginazione: il punto (anche pittoresco) che ricorda l’assassinio dell’arcivescovo Thomas Becket e la più solenne candela posta nel punto dove sorgeva una vecchia cappella in suo onore poi distrutta da Enrico VIII. Usciti dalla cattedrale facciamo un’altra breve visita alla città nel ritornare verso la macchina e quindi lasciamo Canterbury per dirigerci verso la costa del Mare del Nord.

Prendiamo la A28 in direzione Margate e poi deviamo verso Broadstairs, luogo che la guida turistica a cui ci siamo affidati cita per avere memoria delle tracce di Charles Dickens; è sabato mattina e il traffico, soprattutto nei pressi dei centri commerciali e più intenso. Parcheggiamo l’auto (con nostra grande soddisfazione in un parcheggio free durante sabato) e ci dirigiamo verso la spiaggia. Il paese vale giusto una breve sosta: la spiaggia racchiusa nella Viking Bay non è memorabile anche se frequentata da un discreto numero di persone; qualcuno si azzarda a bagnarsi le gambe nonostante l’acqua piuttosto torbida e la temperatura solo un po’ tiepida. La “casa di Dickens” non è altro che una dimora estiva dove lo scrittore ha trascorso qualche periodo, la cui scorbutica padrona ha ispirato uno dei suoi romanzi.

Lasciamo Broadstairs e scendiamo lungo la costa fino a Deal, altro paese originario di pescatori con il classico pontile (pier) in stile inglese. Troviamo la cittadina più ridente ed esteticamente più piacevole rispetto a Broadstairs anche se decidiamo di non visitare il castello sul lungomare. Qui la spiaggia è di ghiaia ed è una striscia sottile tra la strada e il mare: c’è molto vento e solo poche persone hanno piantato la loro sdraio sui sassolini mentre il mare abbastanza mosso è sembrato essere comunque torbido e poco attraente. Mangiamo un boccone in un’onesta tavola calda e finalmente ci dirigiamo verso il grande obiettivo di giornata: le mitiche bianche scogliere di Dover con visita al faro del South Foreland.

Dopo aver litigato un po’ con le strade raggiungiamo l’ingresso del parcheggio (£3.00) dove partono i sentieri lungo le scogliere. Come da nostra aspettativa il paesaggio è straordinario, le scogliere con il loro prato verde che arriva fino al bordo e lo strapiombo bianco gesso che contrasta con il blu del mare offrono uno spettacolo unico. Il cielo è limpido (al solito c’è molto vento) e permette di vedere chiaramente le coste francesi al di là della Manica. Con una leggera camminata di poco meno di un’ora (contando tutte le soste fatte per contemplare lo spettacolo) raggiungiamo il faro di South Foreland, ci riposiamo un poco quindi ritorniamo verso la macchina. Avviandosi all’ora del tramonto, il sole che arriva da dietro contribuisce a dare un effetto luce-ombra sulle scogliere molto emozionante. Purtroppo non c’è molto tempo per visitare Dover e soprattutto il suo castello, che ci limitiamo ad osservare dalla strada, e ci mettiamo in marcia verso Hastings dove abbiamo prenotato la nostra camera presso una casa privata.

In circa un’ora e mezza arriviamo ad Hastings ed è ormai ora di cena, sistemiamo i bagagli e usciamo verso il centro. Per una località turistica di mare la desolazione che incontriamo è decisamente inusuale per noi: la città nella zona delle spiagge sembra anche carina ma è tutto spento e chiuso (ed è sabato sera!). Arriviamo nei vicoli della città vecchia dove ci sono parecchi pub e ristoranti e ci scontriamo per la prima volta con il fatto che dopo le 21 molti locali chiudono la cucina. Troviamo comunque un buon ristorante che ci accetta, il Fagin’s e dopo un’abbondante cena rientriamo in camera.

Giorno 3

Dopo la colazione preparata gentilmente dalla padrona di casa (che non avevamo incontrato la sera prima) e quattro piacevoli chiacchiere ritorniamo brevemente ad Hastings per dare uno sguardo alla città con la luce del giorno. Ci arrampichiamo sulla collina del castello (o meglio delle rovine del castello) e osserviamo il tutto dall’alto; anche la domenica mattina non sembra esserci molta vita. Scattiamo qualche foto e risaliamo in macchina sulla A21 in direzione nord alla volta di uno degli altri punti fermi del viaggio, il castello di Bodiam. In poco più di mezz’ora arriviamo all’ampio parcheggio (ingresso £3.00) e a piedi ci dirigiamo verso il castello medievale (biglietto £8.00 a persona) che ci si presenta dal lato posteriore con il suo bel fossato. Così come ci era apparso dalle foto Bodiam rappresenta esattamente l’idea di castello medievale, con la forma quadrangolare, le torri su ogni angolo e un fossato ampio quasi come un lago. Le mura e le torri sono praticamente intatte, l’interno, un unico grande cortile circondato dai vari edifici residenziali e di servizio, è in rovina, ma a noi è piaciuto così; la visita è stata più che soddisfacente e ci ha trasmesso grande energia. Sicuramente è un luogo che consigliamo di vedere!

Lasciamo Bodiam per tornare verso la costa, l’idea è di transitare da Battle, luogo della storica battaglia di Hastings del 1066. L’attrazione del luogo è l’abbazia sorta sul luogo dello scontro, ma un po’ perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia e un po’ perché siamo ancora ebbri della visita al castello di Bodiam, decidiamo di fare sosta solo per il pranzo e per una breve passeggiata per il piccolo villaggio (ci fermiamo solo nel cortile della chiesa di St. Mary the Virgin con il suo cimitero secolare).

Nel pomeriggio era pianificata la visita al secondo grande obiettivo del viaggio, le scogliere di Beachy Head e dell’East Sussex, quindi ripartiamo alla volta di Eastbourne, centro balneare alle pendici delle scogliere. Decidiamo di visitare la cittadina che ci è sembrata finalmente animata, passeggiamo sul lungomare e raggiungiamo l’edificio all’estremità del pontile, anche lui in stile vittoriano. Eastbourne è la località di mare che ci è piaciuta maggiormente in questi primi giorni ed è valsa la pena sostare per una breve visita. Ci rimettiamo in moto e in pochi minuti raggiungiamo la Beachy Head Road che ci porta in cima alla scogliera di Beachy Head. Ci fermiamo al primo parcheggio e ci incamminiamo sui prati verso il bordo del precipizio. Lo spettacolo che ci accoglie è da togliere il fiato: una parete bianca perfettamente verticale, come fosse tagliata con un coltello e il piccolo faro bianco e rosso in mezzo all’acqua a pochi metri dalla riva come un birillo piantato nel mare. Assolutamente un luogo da non perdere! L’ambiente è eccezionale: un vasto prato fruibile per passeggiare, sdraiarsi al sole, fare un bel picnic, senza protezioni a rovinare la vista (eccetto i pochi punti in cui la scogliera ha il rischio di cedimenti) e anche il paesaggio più all’interno, una campagna verde e leggermente ondulata, infonde grande tranquillità. Camminiamo per un tratto lungo il bordo della scogliera, poi decidiamo di tornare alla macchina e fare un pezzo di strada fino al faro di Belle Tout, posto sulla cima della scogliera. Il faro è un po’ il punto di passaggio tra le scogliere di Beachy Head e quelle delle Seven Sisters, completamente percorribili a piedi fino alla spiaggia di Cuckmere Haven, dove è possibile ammirarle dal basso. Purtroppo una visita intensiva delle scogliere ci impiegherebbe almeno una mezza giornata e a malincuore dal faro possiamo solo osservare in lontananza il loro profilo, si sta avvicinando la fine della giornata e dobbiamo raggiungere Brighton & Hove dove ci aspetta la famiglia presso la quale abbiamo affittato la stanza per la notte.

Scegliamo di prendere la strada lungo la costa e ci fermiamo solo brevemente a Seaford, località balneare che si trova alla fine delle scogliere prima di arrivare a Brighton, il cui centro è invece molto affollato, anche troppo per i nostri gusti. Sistemiamo i bagagli nell’appartamento e scendiamo a Hove in cerca di un posto per la cena. Hove sembra una località ben più residenziale e tranquilla rispetto a Brighton e anche qui incontriamo qualche difficoltà a trovare un locale con cucina aperta oltre le 21.00. La scelta alla fine ricade sul ristorante greco Archipelagos dove abbiamo goduto di un ottimo e abbondante pasto. La mancanza di attrazioni e anche il clima decisamente fresco ci invitano a rientrare in stanza dopo la cena.

Giorno 4

Sveglia e colazione al solito di buon’ora e decidiamo quindi di provare a visitare Brighton. Puntiamo la zona del Pavillion e del pontile, ma alla fine complici il traffico e il tempo non proprio soleggiato ci limitiamo solo a un giro in auto per il centro, dopodiché usciamo dalla città e ci dirigiamo verso ovest sulla A27, prima tappa la cittadina di Arundel.

Lungo la strada vediamo in lontananza un enorme abbazia e decidiamo di provare a raggiungerla navigando a vista. Purtroppo non troviamo né la strada giusta, né indicazioni, quindi ritorniamo sul nostro percorso. Cercando in rete nel frattempo scopriamo che si tratta della cappella del Lancing College, scuola esclusiva della zona. Dopo poco raggiungiamo Arundel, piccola cittadina che ha la maggiore attrazione in un maestoso castello che attira l’attenzione già da lontano, posto su una collina che gli permette di dominare gran parte del circondario. Optiamo per visitare il modesto centro storico tra cui spicca la cattedrale, ma non entriamo nel castello. Riprendiamo quindi la A27 in direzione Chichester, città che merita una sosta. Chichester presenta uno stile tipico georgiano, il centro storico rispetta la pianta romana con le sue vie che si dipartono dalla Market Cross e il tutto è dominato dalla guglia dell’antica cattedrale, l’attrazione principale del luogo. Si dice sia visibile dal mare e per tale motivo in passato era utilizzata dai marinai come punto di riferimento; non abbiamo potuto verificare la cosa ma sicuramente vale la pena investire i pochi pound del biglietto di ingresso. Poco fuori città si trovano le rovine del palazzo romano di Fishbourne; incuriositi siamo arrivati fino all’ingresso per capire meglio cosa aveva da offrire questa attrazione ma abbiamo poi deciso di non investire ulteriore tempo e denaro per qualcosa che in Italia abbiamo visto e rivisto in tutte le salse.

Ci rimettiamo in marcia sulla nostra A27 verso Portsmouth e da qui, senza entrare in città, deviamo verso nord alla volta di Winchester, dove arriviamo dopo circa mezz’ora. Winchester è una cittadina incantevole e tranquilla, pulita e circondata dal verde. Parcheggiamo l’auto a pochissima distanza dalla cattedrale e passeggiamo per le vie del centro dove spicca la Great Hall, al cui interno si trova una riproduzione della fantomatica tavola rotonda di Re Artù, della quale però non possiamo dire nulla non essendo entrati. La nostra visita si è concentrata ancora una volta sulla cattedrale (ingresso £7.50 a persona), descritta come una delle più belle e grandi di tutta l’Inghilterra: l’interno è ricco di decorazioni e antiche tombe e degno di menzione è il luogo di sepoltura della scrittrice Jane Austen, a cui viene dedicata una piccola mostra biografica, con una commovente epigrafe lasciata dalla famiglia.

Lasciamo Winchester e percorriamo la strada che ci porta a Salisbury dove ci attende la stanza affittata per la notte e dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Sistemiamo le cose in camera e usciamo per la cena e una passeggiata nel centro storico. Salisbury si presenta come una graziosa cittadina pulita, con stradine storiche dove si affacciano case con strutture in legno a vista e rivestite di gesso bianco, tipici pub e ristoranti inglesi oltre a caffetterie e sale da thè. Piacevole anche la passeggiata nei giardini sulle rive dei canali. Mangiamo un ottimo fish&chips al Market Inn e dopo il tramonto passeggiamo intorno alla zona della cattedrale (eh già… anche qui), quindi torniamo a casa.

Giorno 5

Sveglia e colazione in centro a Salisbury con il dubbio se visitare la cattedrale o passare oltre, visto che dopo quattro giorni siamo già in overdose da cattedrali e castelli. La cattedrale di Salisbury si evidenzia per l’altissima guglia (si vede da diversi chilometri fuori dalla città) e per l’esposizione della Magna Carta, pubblicizzata in tutte le salse nei dintorni. L’entrata prevede un’offerta “suggerita” di £8.00 con il personale che gentilmente la richiede all’ingresso. Decidiamo di saltare la visita e ci spostiamo quindi fuori città per visitare Old Sarum e poi Stonehenge. Old Sarum, 3 km fuori dalla città, contiene i resti dell’insediamento originario di Salisbury, fortezza chiusa da un fossato circolare dove si possono visitare (ingresso £4.20) le interessanti rovine della cittadella medievale (gran parte degli insediamenti furono smantellati e il materiale riutilizzato per costruire la nuova città, cioè Salisbury). A noi Old Sarum è piaciuta molto! Una simpatica sosta sulla via verso Stonehenge, dove arriviamo in poco tempo. C’erano grandi aspettative su questa vista e quando il sito appare improvvisamente su una collina mentre ci si avvicina dalla strada il primo impatto è davvero emozionante. Purtroppo poi la poesia tende un po’ a scemare: l’ingresso al sito è quasi a 2 km di distanza, all’ingresso chiedono £5.00 per il parcheggio che poi saranno rimborsate all’acquisto del biglietto di ingresso al sito (ben £14.50 a persona… una follia, secondo noi). L’immensa coda alla biglietteria e la sensazione di trovarci in un parco a tema creato ad uso e consumo dei turisti con tanto di enorme ed insulso gift shop ci fanno passare la voglia di entrare. Decidiamo di tornare sulla strada e, come altri insieme a noi, sostiamo ad ammirare i grandi massi da un paio di rientranze dove riusciamo a sostare. In fondo si vede il sito discretamente anche da lì.

Impostiamo quindi il navigatore verso l’Old Wardour Castle, nei pressi della cittadina di Tisbury, dove ci fermiamo per un leggero pranzo nella deliziosa Beatons Tea Rooms. Prendiamo quindi delle stradine che si inerpicano su una collina boscosa e dopo pochi interminabili km arriviamo al parcheggio di questo bellissimo castello medievale (o meglio delle sue rovine, ingresso £4.30 a persona e li vale tutti!), che è stato sfondo di una delle scene di “Robin Hood” con Kevin Costner. Il castello, circondato da uno splendido giardino con un ampio lago, presenta la facciata d’ingresso integra mentre il resto dell’edificio e gli interni sono favolosamente diroccati. La visita è molto bella, le varie stanze non hanno una geometria precisa e si va su e giù sulle strettissime scalinate a chiocciola delle torri e dentro e fuori i vari alloggi come in un labirinto. Sito forse poco noto e pubblicizzato ma assolutamente meritevole di visita.

Siamo piuttosto lontani dal posto dove passeremo la notte, Lyme Regis, e decidiamo quindi di metterci in marcia facendo una tappa sulla costa in un luogo invece molto sponsorizzato, il Lulworth Cove, una baia perfettamente circolare creata dall’erosione e circondata da siti di interesse geologico. Il luogo è sicuramente particolare e spendiamo circa un’ora sui sentieri circostanti che permettono di vedere il tutto dall’alto. Anche in questo caso, ad avere più tempo a disposizione è possibile fare escursioni sui sentieri lungo la costa.

Riprendiamo rotta verso ovest sulla A35 e in circa un’ora e mezza arriviamo a Lyme Regis. Sistemiamo i bagagli nella stanza affittata e dopo aver scambiato due parole con la padrona di casa ci avviamo a piedi verso il centro città e il lungomare. Ceniamo ottimamente al ristorante “The Millside” (da provare le linguine con aragosta locale) e dopo cena facciamo due passi sul lungomare. Purtroppo fa freschino e inizia a piovere quindi rientriamo presto in camera, rimandando la visita alla mattina successiva.

Giorno 6

Sveglia con ottima Full-English Breakfast preparata dalla padrona di casa, carichiamo i bagagli in macchina e ci spostiamo di poche centinaia di metri per visitare Lyme Regis alla luce del giorni. La mattinata è – tipica inglese direi – umida, fredda, con molto vento e pioggerellina a tratti. Scopriamo che la città è nota per i fossili ritrovati nei terreni e spiagge dei dintorni (e infatti questa parte di costa viene chiamata Jurassic Coast…), ma per noi è risultata molto piacevole nel complesso, con la sua passeggiata sul lungomare, la spiaggia di ghiaia molto ordinata e alcuni edifici che meritano una visita come il Marine Theater, il Lyme Regis Museum e la chiesa di San Michele Arcangelo.

Lasciamo Lyme Regis alla volta di Exeter, capoluogo del Devon, grande città commerciale e universitaria che non ci ha entusiasmato più di tanto. Visitiamo il centro storico con la cattedrale (…ancora una…), qualche rovina delle mura romane, a nostro avviso restaurate in maniera un po’ troppo moderna, e dei vecchi palazzi con delle interessanti facciate. La cosa più strana che abbiamo notato è la Parliament Street, descritta dalla guida come la strada più stretta del mondo. In effetti, pur passandoci davanti più di una volta abbiamo fatto fatica a notarla, sembra solo uno spazio tra due edifici, invece ci si può mettere in fila indiana, attraversarla e sbucare sulla via sul retro. Abbiamo pranzato all’Old Fire House, vecchia stazione dei pompieri ora diventata un pub e siamo quindi tornati alla macchina.

Nel pomeriggio avevamo in mente di visitare, passandoci attraverso, il Dartmoor Park, noto per i suoi paesaggi di lande e brughiere. Purtroppo il tempo si guasta e inizia a piovere copiosamente ma decidiamo di inoltrarci ugualmente nelle strettissime, boscosissime e tortuosissime stradine all’ingresso del parco, con qualche brivido quando incrociamo le poche auto in senso opposto. Purtroppo dopo qualche chilometro troviamo una macchina di traverso con l’asse anteriore rotto che blocca il passaggio in entrambi i sensi… ritenendolo un segno del destino invertiamo la rotta, torniamo verso la strada statale e ci spostiamo sulla costa della English Riviera, raggiungendo dopo circa un’ora la cittadina di Torquay. L’ambiente ricorda un po’ la riviera ligure con la città che si sviluppa in orizzontale sulla costa e in ripido pendio che inizia poco più all’interno della riva. Fermiamo la macchina al parcheggio del porticciolo e ci incamminiamo sul lungomare. Sarà anche colpa del tempo piovoso… ma la sensazione è che la località sia triste e grigia. Non troviamo spunti di interesse: ci sono i giardinetti sul lungomare con una ruota panoramica, magari piacevoli per un breve passeggiata con il sole, ma desolati in quel momento di tardo pomeriggio; gran parte delle persone sembra concentrarsi in un kitchissima sala giochi (d’azzardo) con arredamento in stile egizio… Ci spostiamo infine verso Brixham, all’altro capo della baia, dove abbiamo affittato come di consueto la camera presso una casa privata. Scambiati i convenevoli con i simpatici padroni di casa usciamo per la cena. Brixham è un bel paese dedito alla pesca e si sviluppa sui pendii intorno alla piccola insenatura del porto, ancora attivo come banchina per i pescherecci. Ci sono diversi locali per mangiare, tra cui il Rockfish, edificio restaurato in stile moderno all’inizio del porto, dove però è consigliabile la prenotazione (infatti non abbiamo trovato un tavolo per due) e il Poopdeck, grazioso ristorante su due piani con vista sul porto, dove invece ci siamo fermati. Ceniamo a base di ottimo pesce e capesante e rientriamo in camera.

Giorno 7

Sveglia con altra ottima Full-English Breakfast, questa volta vegetariana, preparata dal padrone di casa, carichiamo i bagagli in auto e scendiamo in paese per una visita del centro di Brixham. Ci accorgiamo che in paese c’è molta enfasi anche sui pirati: numerosi sono i negozi di souvenir con oggetti tipici della iconografia piratesca oltre che di quella peschereccia e ci sono anche persone del luogo vestite come pirati per attirare i turisti. L’attrazione principale è una replica della nave Golden Hind con cui Francis Drake fece la circumnavigazione del mondo intorno al 1600… e l’idea di stare in mezzo all’oceano con una barchetta non più grande di un peschereccio mi fa accapponare la pelle.

Riprendiamo la macchina e ci mettiamo in marcia lungo la A38 verso la Cornovaglia; è una delle tappe più lunghe del nostro viaggio, la camera affittata per la sera è a St. Ives, vicino all’estremità occidentale della regione. La prima sosta della giornata è sulla costa sud per la visita ai villaggi di Looe e Polperro. Looe si sviluppa lungo la stretta valle formata dall’estuario del fiume omonimo e si divide in West Looe e East Looe, unite da un bello e unico ponte. C’è un solo grande parcheggio che troviamo praticamente pieno e lasciamo la macchina nell’area più esterna. La zona West è sembrata molto piccola e puramente residenziale, con un’ampia sponda sul fiume adatta anche per fare picnic mentre East Looe è decisamente più carina: piccole stradine, tipici cottage, molti ristoranti, il molo che fa da bordo a un’ampia spiaggia piuttosto affollata. Fa abbastanza fresco e non sperimentiamo sabbia e mare. Prima di ripartire ci fermiamo a prendere al volo un tipico Cornish Pasty, una specie di panzerotto imbottito con gli ingredienti più vari, dal pollo alle mele, etc. Dopo Looe ci siamo spostati a Polperro, antica terra di contrabbandieri che nascondevano il bottino nelle varie grotte lungo la costa. La guida la descrive come una sorta di Portofino all’inglese e con un po’ di curiosità e occhio critico ci tuffiamo al suo interno. Il villaggio si sviluppa anch’esso lungo una valle solcata da un piccolo torrente che poi si allarga nei pressi del mare ed è sicuramente pittoresco con stradine strette e tortuose in mezzo a belle case. Rimaniamo decisamente delusi dallo stato di mantenimento del villaggio, soprattutto del piccolo porticciolo, chiuso da una grossolana banchina di cemento; con la bassa marea il letto dell’estuario non dà il meglio di sé e si presenta come una conca melmosa. Proseguiamo oltre la banchina su sentieri che portano in cima a una piccola scogliera da cui si può ammirare il paese dal mare. Nel complesso il paese ha una sua particolarità ma non lo abbiamo trovato così meraviglioso come viene descritto.

Riprendiamo la marcia verso ovest e ci fermiamo per una visita a The Lost Gardens of Heligan, nei pressi della cittadina di Pentewan. Avevamo programmato questa sosta prima ancora di iniziare il nostro viaggio vedendo su Internet alcune splendide immagini del parco, apparentemente ricco di sculture fatte con alberi e fiori. Ci era sembrato un luogo interessante da visitare. Lasciamo la macchina al parcheggio ed entriamo nel parco (biglietto di ingresso 12.50£ a persona); subito troviamo le sculture arboree viste in foto, la testa del gigante e la “mud maid” ossia la ragazza addormentata nel fango e poi… poco altro. Il parco è diviso in varie aree, alcune lasciate a prato e pascolo per i pochi animali presenti, altre organizzate in giardini (all’inglese, all’italiana, una sorta di giungla, ecc.) e orti che sicuramente offrono una grande varietà di piante, ma a nostra sensazione non adeguatamente presentati e curati. Avevamo grandi aspettative riguardo a questo posto. Dato il costo del biglietto di ingresso pensavamo di trovare di meglio.

Usciti dal parco ci rimettiamo in marcia lungo la A390 e la A30 per raggiungere St.Ives (Carbis Bay in particolare) nel tardo pomeriggio. Dopo aver risolto qualche difficoltà con la casa dove abbiamo affittato la stanza (l’unica presa per due notti, abbiamo deciso di utilizzarla come base fissa per i due giorni da trascorrere sulla punta ovest della Cornovaglia), ci fermiamo a mangiare lì vicino al ristorante La Casita, un bar ristorante in stile latino, e poi andiamo a dormire.

Giorno 8

Oggi è la giornata dedicata alla penisola di Lizard, una delle due che formano l’estremità ovest della Gran Bretagna, in particolare al Lizard Point si tocca il punto più meridionale dell’Inghilterra. Dopo colazione e lavanderia ad Hayle ci muoviamo verso Marazion per osservare il St Michael’s Mount, isola a poca distanza dalla costa dominata da un’abbazia, gemella della più nota Mont Saint-Michel della Normandia e costruita nello stesso stile e dallo stesso gruppo di monaci. L’isola sarebbe raggiungibile a piedi con la bassa marea o in alternativa con un traghetto. Ci limitiamo a guardarla e a scattare delle foto dalla strada dal momento che la visita porterebbe via troppo tempo e non potendo fare tutto dobbiamo a malincuore selezionare i posti da visitare.

Ci spostiamo di circa una decina di chilometri lungo la costa e arriviamo alla cittadina di Porthleven, anche questa vecchio porto di pescatori, dove sostiamo per una breve ma piacevole passeggiata. Nei dintorni ci sarebbe The Loe che la leggenda narra come il lago da cui Artù estrasse Excalibur, ma pensando di non trovare particolari attrazioni tiriamo dritto e sempre scendendo lungo la costa arriviamo al Mullion Cove, un piccolissimo porto ricavato in una insenatura tra le scogliere. Il tempo, prima sereno, si è guastato per cui ci limitiamo a fare due passi sul molo, sulle scogliere e a scattare qualche foto. Riprendiamo quindi l’auto e in circa 15 minuti arriviamo, in una nebbia surreale, al paese di Lizard da cui partono i sentieri per raggiungere il faro e la punta (Lizard Point). Lizard è un paese costituito principalmente da bar, ristoranti e negozi di souvenir: le case sono poche e isolate tra loro, alcune con grandi prati e campi intorno, in pratica non esiste un centro cittadino. E’ ora di pranzo e ci fermiamo a mangiare un boccone al Coast Coffe sperando in un rapido quanto improbabile miglioramento del tempo… e in effetti così fu! In Cornovaglia abbiamo capito che durante la giornata possono cambiare rapidamente e per più volte le condizioni meteo e le temperature. Ci incamminiamo quindi verso il faro che raggiungiamo in pochi minuti e, oltrepassato questo, prendiamo i sentieri che ci portano sulla punta. Il paesaggio è favoloso con le scogliere che si buttano nel mare e lasciano una scia di scogli affioranti e il verde dei prati intorno. Prendiamo il sentiero che corre lungo il bordo fermandoci di tanto in tanto a contemplare l’orizzonte; un paio di foche fanno capolino fuori dall’acqua ma sono comunque piuttosto lontane per essere viste bene. Ritorniamo quindi a Lizard paese e riprendiamo l’auto; l’idea è di risalire e fermarsi al Kynance Cove, altra bella caletta racchiusa dagli scogli che abbiamo notato in lontananza mentre passeggiavamo sui sentieri di Lizard. Troviamo un punto dove fermare la macchina, ma notiamo che scendere e risalire lungo il sentiero è un po’ impegnativo e decidiamo quindi di andarcene. Ultima tappa della giornata, sull’altro lato della penisola, è la cittadina di Falmouth che sorge su un ampio estuario. L’attrazione principale è il castello di Pendennis posizionato su un’altura giusto in fondo all’estuario che fa da contraltare ad un castello gemello che si trova sulla riva opposta. Falmouth è una tranquilla cittadina residenziale che si sviluppa intorno al porto commerciale e non abbiamo trovato punti di interesse. Rientriamo a Carbis Bay e poi ci spostiamo a St. Ives per la cena.

St. Ives è una cittadina turistica e pittoresca, forse uno dei luoghi più affollati che abbiamo incontrato, vale sicuramente una visita tra le sue vie piene di locali con musica dal vivo, ristoranti e negozi e soprattutto vale la pena attendere le maree. Quando siamo arrivati il porto con la bassa marea era praticamente in secca, con le barche mezze riverse sulla sabbia, poi mentre eravamo al ristorante abbiamo visto arrivare via via le varie ondate e dopo poco più di due ore il livello dell’acqua si è alzato fino a far tornare tutto alla normalità. Non abbiamo visitato, ma pensiamo siano validi, anche i musei e gallerie (c’è il Tate St. Ives), le spiagge e il promontorio che si innalza oltre il porto con una chiesetta sulla cima.

Giorno 9

Ci alziamo lasciando definitivamente la camera a Carbis Bay con l’idea di fare un nuovo giro a St. Ives, ma di prima mattina i parcheggi erano già pieni e abbiamo trovato un’insolita e ordinata coda di auto ferme in attesa che si liberassero i posti (!)… per cui abbiamo rinunciato e siamo ripartiti verso la penisola di Penwith che tocca a Land’s End il punto più occidentale della Gran Bretagna. Qui sembra che l’urbanizzazione sia meno presente che nelle altre zone e la strada si snoda tra prati, campi e aree boschive in cui si diramano veri sentieri per il trekking. Passiamo qualche piccolissimo villaggio e arriviamo al paese di Pendeen, dove ci fermiamo per la colazione da Heather’s Coffee Shop. La simpatica proprietaria ci istruisce a dovere su come va consumato il “cream tea”, autentica delizia inglese che proviamo per la prima volta in questa caffetteria. Troviamo poi una graziosa chiesa locale con annesso il suo caotico cimitero di vecchie lapidi.

Proseguendo ci fermiamo a St. Just, un altro piccolo paese citato sulle guide per la piazza principale dalla perfetta forma a triangolo; da qui parte la strada che in una manciata di chilometri porta al promontorio di Cape Cornwall (circa 3.00£ ingresso al parcheggio), che consigliamo di visitare. Con una passeggiata di pochi minuti si arriva in cima al promontorio che domina la scogliera e offre uno splendido panorama: di fronte ci sono alcuni isolotti rocciosi dove sembra non sia raro vedere le foche (noi in quel momento non ne abbiamo avvistate), sotto si apre una piccola spiaggetta rocciosa adatta per un picnic tranquillo, più in lontananza si vedono la baia di Sennen con la sua spiaggia e il promontorio di Land’s End, la nostra prossima meta che raggiungiamo dopo circa una decina di chilometri.

Land’s End – la Fine della Terra – come detto è l’estremo lembo occidentale dell’isola britannica e viene presentato come un luogo affascinante e mistico; il suo fascino è proprio il fatto di riuscire a trasmettere tutto il senso del confine del mondo. Arriviamo tramite la solita strada stretta da far passare a malapena due auto affiancate e all’ampio parcheggio (biglietto 6.00£ per automobile) antistante il promontorio, dove facciamo la triste scoperta che l’ingresso al sito non è altro che un vero e proprio parco di divertimenti a tema (Legendary Land’s End…), secondo noi concepito e realizzato anche con poco senso. Attraversiamo velocemente gli edifici, che non hanno alcun tipo di interesse, al limite i ristoranti, bar e negozi di souvenir, e arriviamo ad ammirare lo spettacolo della fine della terra. Land’s End è un ampio e alto promontorio roccioso, spazzato sempre dal vento, a strapiombo su un mare scuro e perennemente agitato. Grossi scogli neri e dalla forma irregolare sono sparsi al largo del dirupo quasi a sottintendere che qui la terra si disgrega sotto la forza del mare incessantemente aggressivo. A circa un miglio di distanza, su un gruppo di scogli affioranti, si trova il faro di Longship, mentre grazie al bel tempo riusciamo a scorgere in lontananza il profilo delle Isole Scilly a circa 50 chilometri di distanza, raggiungibili per una gita in giornata con gli aerotaxi che partono dal vicino campo volo. Un’altra cosa simpatica è il celebre cartello con le frecce bianche che indicano la direzione e la distanza di alcuni luoghi come Londra, New York e John o’ Groats (il punto più a nord-est del Regno Unito); a pagamento è possibile farsi fare una foto ricordo con una scritta a proprio piacimento sulla freccia lasciata appositamente in bianco.

Lasciamo Land’s End entusiasti della visita e facciamo rotta verso la costa meridionale della penisola per vedere Porthcurno e il Minack Theatre ossia lo stra-pubblicizzato anfiteatro a strapiombo sul mare.

Il luogo è abbastanza affollato, lasciamo la macchina all’inizio del paese e dopo circa 1 km a piedi (e l’ultimo pezzo in ripida salita) arriviamo all’ingresso dell’anfiteatro, dove il fatto di non riuscire a scorgere niente e pensando di non trovare chissà quale grande attrazione (ingresso 4.50£) decidiamo di prendere il sentiero che scende abbastanza ripido tra le rocce. E qui con nostra sorpresa scopriamo una grandiosa spiaggia di sabbia bianca incastonata tra due scogliere, con un’acqua azzurra e trasparente da sembrare caraibica, qualcosa che uno non si aspetterebbe di vedere in Inghilterra e men che meno in fondo alla Cornovaglia. E’ sabato e la spiaggia è piena di gente, un buon numero di persone è in acqua, ma il fatto che molti di essi indossino la muta ci fa pensare che la temperatura del mare non deve essere proprio da vasca da bagno. Sostiamo brevemente sulla sabbia, ma non essendoci organizzati per l’evenienza non ci stendiamo al sole, quindi ripercorriamo la strada fino alla macchina. Ci sarebbero ancora alcuni paesini da vedere in questa parte della penisola (Mousehole ad esempio), ma decidiamo di iniziare a spostarci verso la costa nord della regione visto che per la notte abbiamo affittato una camera in una guesthouse a Truro.

Dopo una breve sosta al centro commerciale Sainsbury di Penzance per una piccola merenda in terrazza (da cui si vede molto bene il St. Michael’s Mount, e così abbiamo concluso idealmente il nostro giro) siamo ripartiti sulla A30 in direzione St. Agnes, località balneare sulla costa settentrionale della Cornovaglia appunto, a circa 40 km di distanza. Il centro di St. Agnes si trova un paio di chilometri all’interno della costa e da lì partono le strade per arrivare alla spiaggia (dove non siamo andati) o ai sentieri sulle scogliere, nostra prossima meta. E anche qui lo spettacolo è assicurato, le scogliere non cadono a strapiombo nel mare, ma hanno un declino più dolce e sono ricoperte da una varietà di licheni e fiori che con la luce del sole che si avvia al tramonto riflettono dei colori fantastici, dal lilla all’arancio. Restiamo per un po’ ad ammirare il paesaggio e il sole che piano piano si avvicina all’oceano, il luogo è molto tranquillo anche se parecchio ventoso e troviamo una piccola stazione della guardia costiera, dove volendo è possibile entrare e scambiare due parole con il personale di turno. Ripartiamo poco prima del tramonto e in breve tempo percorriamo la quindicina di chilometri che ci separa da Truro, il capoluogo della Cornovaglia.

Sistemati i bagagli in camera (Donnington Guest House, abbiamo pagato 65.00£ per camera e colazione), usciamo per la cena. Truro è decisamente più città rispetto alle altre località viste nella regione, anche se pur essendo sabato sera il centro è deserto. Il locale dove avevamo deciso di cenare non ha tavoli liberi e alla fine optiamo per il ristorante indiano Truro Tandoori, dove non abbiamo mangiato male, pagando però ben di più rispetto ad altri ristoranti indiani e non (circa 25.00£ a testa). Leggendo successivamente alcune recensioni scopriamo che in effetti è uno dei più cari dell’intera regione per la sua categoria. Dopo cena facciamo ancora una breve passeggiata nel centro di Truro, dove spicca la consueta cattedrale (e sono ben tre giorni che non ne vediamo una…), ben illuminata e con davanti una piccola piazza alberata, quindi torniamo alla guesthouse.

Giorno 10

Oggi lasciamo la Cornovaglia e rientriamo nel Devon, ci aspetta un bel viaggio di circa 150 km fino all’alloggio di Combe Martin e decidiamo di razionalizzare i posti in cui sostare, tenendo come punto fermo la visita al castello di Tintagel.

Dopo colazione lasciamo Truro prendendo la A30 e la A39 in direzione della costa settentrionale. Saltiamo la visita alla città balneare di Newquay e puntiamo su Padstow, graziosa cittadina che si sviluppa intorno al suo porticciolo nell’ampio estuario del fiume Camel. Percorriamo le vie del centro del paese intorno al porticciolo e poi un breve tratto del sentiero che corre lungo la riva fino all’estremo dell’estuario. Il paesaggio è molto bello, il tratto di fiume è solcato da barche e motoscafi e sulla riva opposta notiamo alcune spiagge. Decidiamo quindi di andare a visitare, a pochissimi chilometri di distanza, la punta di Trevose Head con il suo faro (ingresso al parcheggio 3.00£) e anche qui restiamo senza parole davanti allo spettacoloso promontorio roccioso, spazzato da venti e grandi ondate. A poca distanza c’è un’ampia spiaggia frequentata per lo più da surfisti.

Ci rimettiamo in marcia verso nord, saltiamo il paese Port Isaac e arriviamo finalmente a Tintagel (Trevena il nome attuale), paese mistico associato alla leggenda di Re Artù. Il villaggio ruota intorno alle rovine del castello (ingresso 7.20£) del quale appunto si dice sia stato dimora e presumibilmente luogo di nascita di Artù. Al castello si arriva da una lunga discesa che parte dal centro del paese (è possibile per poche sterline fare avanti e indietro su una comoda jeep piuttosto che a piedi). Le rovine risalgono a varie epoche, da un insediamento romano al castello medievale (ben successivo all’epoca di Artù) al luogo religioso e di per sé non sono poi così particolari. Ma la magia del luogo è data dal sito stesso, affacciato su rocce a picco sul mare con i resti posti su un promontorio quasi inaccessibile, perennemente spazzato da un forte vento e con grandi onde. In origine si trattava di un’isola che è stata raggiunta da un ponte di terra nel Medioevo e il saliscendi per raggiungere le varie parti del castello è davvero notevole. Il brutto tempo che abbiamo incontrato (vento, nebbia e qualche rara goccia di pioggia) ha rinforzato l’aura magica che si respira in questo luogo. Sotto il promontorio, tra le scogliere si apre una grotta accessibile solo con la bassa marea, dove si dice dimorasse Merlino, dedito alle sue pratiche occulte. Il resto del villaggio vive del riflesso dell’attrattiva turistica del castello e offre principalmente bar e negozi di souvenir dove si possono trovare statuette e oggetti vari legati alle magia… un po’ pacchiani a nostro avviso.

Ci spostiamo di pochi chilometri a nord nel villaggio di Boscastle, che si trova all’interno di una valle solcata dall’estuario di un torrente e una decina di anni fa è stato devastato da una terribile alluvione. Il villaggio è piacevole e ordinato e nel centro visitatori è possibile visionare foto e video del disastro. A parte ciò il paese non offre molto altro.

Riprendiamo la strada diretti verso Combe Martin e non facciamo altre soste; deviamo solo nei pressi di Clovelly per la curiosità di vedere questo piccolo borgo sul mare, insinuato tra scogliere boscose, dove si paga l’ingresso al paese. E infatti arrivati a un certo punto troviamo uno slargo con il parcheggio e la cancellata di accesso con una persona a guardia che richiede il pagamento del pedaggio. Decidiamo che non vale la pena sostare e facciamo inversione; dopo un’altra ora abbondante arriviamo finalmente a Combe Martin, che si trova vicino all’ingresso dell’Exmoor Park, altra area naturalistica che si estende tra la costa frastagliata e le verdi montagne che si alzano verso l’interno. Il paese non offre particolari attrazioni, veniamo a sapere parlando con la padrona di casa che tutta questa è una zona dove si respira misticismo e spiritualità e ci sono numerosi sentieri per il trekking. Ceniamo al pub Pack O’Card, che si trova proprio di fronte al nostro alloggio, e andiamo a dormire dopo una brevissima passeggiata digestiva lungo la strada principale del paese.

Giorno 11

Oggi lasciamo definitivamente le coste inglesi e ci spostiamo all’interno dell’isola. La strada per arrivare nei pressi di Bath dove abbiamo prenotato la camera nel nostro prossimo b&b è lunga e ancora una volta dobbiamo prendere la decisione di tralasciare qualcosa. A circa una decina di chilometri da Combe Martin si trova il paese balneare di Ilfracombe, uno dei più rinomati di questo tratto di costa e del quale abbiamo visto belle immagini in foto, ma che per questioni di tempo abbiamo saltato. Prendiamo la strada che attraversa l’Exmoor Park, purtroppo il meteo non è dei migliori, non piove, ma fa freddo ed è molto umido, quindi evitiamo di fare soste nel parco, se non giusto un paio per scattare velocemente delle foto da luoghi panoramici. La strada del parco parte esattamente appena fuori da Combe Martin e poco dopo va a intercettare la statale A39. Il primo tratto è tutto un saliscendi tra colline fitte di vegetazione e aree agricole; inizia poi la discesa verso la costa che tocca il punto più basso nel paese di Lynmouth (con il suo gemello Lynton che si trova in cima alla collina che costeggia Lynmouth). Da qui in poi la strada corre in alto e parallela alla costa e tra un paese e l’altro si incontrano ogni tanto scorci panoramici in cui fermarsi. Usciti dall’Exmoor Park si incontra il paese costiero di Minehead dove ci fermiamo; abbiamo cambiato regione e ci troviamo nel Somerset. Minehead è una piacevole località balneare turistica, con un ampia spiaggia che inizia dove terminano i rilievi dell’Exmoor Park, e una stazione dove si fermano solo treni a vapore di una linea locale.

Lasciamo Minehead e la costa del canale di Bristol e proseguiamo lungo la A39 verso l’interno che ci porta nel primo pomeriggio a Glastonbury per la visita alle rovine dell’abbazia e al Tor. Glastonbury è una città colorata di indubbia energia al centro di una vasta pianura, dove si respira un’aria decisamente mistica e New Age, che deriva dal fatto che qui miti e leggende diverse si incrociano, in particolare quella del Santo Graal e quella di Re Artù. Lasciamo l’auto nel parcheggio del centro e subito visitiamo la cattedrale: niente di così imponente rispetto ad altre viste durante il viaggio ma al suo interno si dà enfasi al mito di Giuseppe D’Arimatea, che sarebbe arrivato nella zona dove ora sorge Glastonbury per nascondere il Graal. Egli inoltre toccando la terra con il suo bastone avrebbe fatto nascere un albero miracoloso che fiorisce ogni Natale e infatti nei pressi dell’abbazia esiste ancora oggi un albero simile a quello descritto che viene identificato come l’albero miracoloso. Ci spostiamo quindi a visitare i resti dell’abbazia (circa 7.00£ l’ingresso). La visita inizia con un piccolo museo e poi si passa ai giardini veri e proprio con i resti degli edifici; i muri dell’abbazia vera e propria si ergono in maniera maestosa. L’abbazia è identificata come la prima chiesa d’Inghilterra, fondata da Giuseppe d’Arimatea in persona, e come luogo di sepoltura di Artù e Ginevra: all’inizio del prato un cartello indica il punto in cui sarebbero stati trovati i due corpi, poi seppelliti all’ingresso dell’abbazia stessa con tanto di lapide. Non possiamo fare a meno di emozionarci. Usciti dall’abbazia cerchiamo un punto per salire al Tor, strana collina che si innalza solitaria nella pianura e che già da lontano si rivela nella sua mistica grandiosità. Nella leggenda di Re Artù il Tor viene identificato come Avalon, probabilmente perché in tempi antichi tutto il terreno intorno era paludoso e la collina sembrava appunto un’isola. Dalla cima la vista sui dintorni è notevole. Del Tor si dice di tutto e di più e così si alimenta la miticità del luogo: dal mondo sotterraneo di fate, alle sensazioni extra sensoriali che si sperimenterebbero salendo lungo un determinato percorso, agli avvistamenti UFO, ecc.

Dopo questa ubriacatura di esoterismo riprendiamo la strada e percorriamo i pochi chilometri che ci separano da Wells, sede di una grandiosa cattedrale. E’ tardo pomeriggio e non c’è quasi nessuno in giro, arriviamo all’ampio prato davanti alla cattedrale ed entriamo. Anche in questo caso viene richiesta un’offerta facoltativa ma a quell’ora non abbiamo trovato nessun addetto all’ingresso. La facciata è massiccia e spettacolare, un trionfo di gotico, decorata con centinaia di statue. L’interno ci lascia a bocca aperta: costruito in uno stile che non abbiamo visto nelle altre cattedrali, con grandi archi a forbice e coperture a forma di palma. Monumento grandioso assolutamente da vedere!

Lasciamo Wells e dopo circa un’ora raggiungiamo il Woolpack Inn nel villaggio di Beckington dove abbiamo prenotato la stanza per la notte. Per fortuna il locale è anche un pub che prepara dell’ottimo cibo, altrimenti avremmo dovuto macinare altri chilometri per trovare un ristorante.

Giorno 12

È l’ultima giornata itinerante prima di trascorrere tre giorni a Londra; il programma di oggi prevede la visita di Bath e l’avvicinamento alla capitale inglese per restituire l’auto all’aeroporto di Gatwick.

Lasciamo il b&b dopo un’eccellente colazione full english e in breve tempo lungo la A36 arriviamo a Bath, nota città termale. A malincuore ammetto che non è stata la migliore esperienza della vacanza e ci ha lasciato un profondo senso di delusione. Abbiamo visitato l’abbazia e ovviamente le Terme Romane (ingresso 14.00£ a persona…già…). Le Terme Romane sono un museo che si sviluppa tra le rovine dell’antico tempio e intorno alla vasca centrale, dove continua a sgorgare tuttora l’acqua calda e ferrosa. Poco distante si trovano le terme “moderne”. Ci avventuriamo lungo altre vie della città, che dovrebbe essere degna di visita per il tipo di architettura con cui è stata costruita, ma l’impressione che ne ricaviamo è che esternamente tutti gli edifici storici siano disperatamente bisognosi di un restauro conservativo.

Dopo Bath ci dirigiamo verso Londra e come da programma sostiamo nel villaggio di Avebury, edificato al centro di un complesso megalitico, un enorme cerchio di pietre del diametro di qualche centinaio di metri. Va detto che buona parte dei massi è stata sostituita da un ceppo e solo spostandosi su un sentiero che corre su un terrapieno di un paio di metri d’altezza si riesce ad apprezzare la geometria del luogo. Tutto sommato Stonehenge, pur nella sua caoticità, è un’altra cosa. Lasciando Avebury si passa di fianco a Silbury Hill, una collina artificiale preistorica e nella zona è possibile trovare altri luoghi di importanza archeologica.

Siamo ormai in autostrada direzione Londra, giusto in tempo per sperimentare uno dei tanti frustranti ingorghi del venerdì pomeriggio (amici e conoscenti in più occasioni hanno descritto le tangenziali di Londra come dei gironi danteschi… e non hanno torto), e arriviamo all’aeroporto di Gatwick intorno all’ora di cena. Riconsegniamo l’auto e prendiamo il treno per Londra, dove ci fermeremo tre giorni prima di salutare l’Inghilterra e proseguire la nostra avventura verso altre mete.



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