Guidando dal lato sbagliato
Indice dei contenuti
L’idea in questo viaggio è cercare l’autenticità dei piccoli paesi, l’atmosfera Janeaustiana e il romanticismo degli scorci della campagna verde e brumosa. Vogliamo provare a scattare qualche bella foto e bere il thè come fanno i veri inglesi. E poi di sera (non più tardi delle 6, s’intende) cenare negli autentici pub e mangiare i pie ripieni di carne. E naturalmente fare english breakfast finché nelle nostre vene non scorrerà più uovo che sangue.
Quando viaggio, una delle cose che mi piace più fare è domandarmi come vivono le persone che abitano in quei luoghi. Spesso non posso darmi una risposta a questi interrogativi, ma in questo viaggio forse parzialmente sì, ed un ruolo importante lo giocano i posti in cui alloggeremo. La campagna inglese offre la possibilità di dormire, a prezzi relativamente modici, nelle cosiddette farms. Cottage o case di campagna, che i padroni convertono parzialmente in bnb. L’esperienza è quanto di più vicino all’essere invitati a casa di una famiglia inglese, se non avete conoscenti che davvero vi ospitano. Iniziamo dunque.
Venerdì 11 marzo
Atterriamo all’aeroporto di Stansted, preso il bagaglio andiamo in taxi direttamente al B&B vicino l’aeroporto, dove passiamo la notte.
Sabato 12 marzo
Fatta una rapida colazione, il taxi prenotato il giorno prima in aeroporto ci conduce al noleggio dell’auto (Green Motion, all’Holiday Inn vicino l’aeroporto). È la nostra prima esperienza di guida a sinistra con macchina “al contrario” e siamo un po’ preoccupati al principio, ma per fortuna troviamo l’auto (una Honda Civic) molto confortevole e anche la guida non ci crea troppi problemi. I nostri primi giorni saranno dedicati all’Hampshire, la contea di Jane Austin ambientazioni. Guidiamo in direzione Winchester con le indicazioni di Google Maps. Una volta arrivati, posteggiamo al parking del centro commerciale Brooks e raggiungiamo la nostra amica Federica, con cui abbiamo appuntamento. Insieme visitiamo il palazzo dove è esposta la Tavola Rotonda, facciamo delle foto buffe con i costumi messi a disposizione, e dopo facciamo un giro per il mercato di Winchester, dove compriamo dei pie per il pranzo. Facciamo una passeggiata fino alla cattedrale, dove entriamo. Le attrazioni principali della cattedrale, a parte l’architettura della cattedrale stessa, sono le spoglie di Jane Austen e una cripta sommersa. Continuiamo la passeggiata per i parchi di Winchester, lungo il fiume, e giungiamo al mill, il mulino ad acqua visitabile. Terminate le attrazioni che ci interessano a Winchester, prendiamo la macchina e andiamo a Southampton. Quest’ultima purtroppo ci delude terribilmente, la città portuale è moderna, con un’architettura poco affascinante e offre ben poco da vedere, al di fuori di un viale con case Liberty e una strada con i negozi delle grandi catene commerciali. Torniamo a Winchester e ceniamo in un pub chiamato “the Old Vine”. Il pub è molto carino e presto si affolla di gente locale. Lasciamo Federica alla fermata del bus e andiamo a Easton, piccolissimo paese a pochi minuti da Winchester, dove c’è il nostro B&B “the Cricketers’ Inn”.
Domenica 13 marzo
Facciamo una ricca colazione all’inglese al Cricketers’ Inn e partiamo in direzione Salisbury. Arriviamo al nostro albergo “the Old Mill”, un adorabile piccolo hotel situato proprio nel mulino ad acqua. La stanza dà direttamente sullo stagno con le anatre. Salisbury è così verde. Facciamo una passeggiata lungo il fiume e arriviamo in paese. Visitiamo la cattedrale dove si trova una delle tre copie originali della Magna Carta. Salisbury è molto pittoresca ed è un piacere passeggiare lungo le sue stradine, entrare nei negozietti e assaggiare il fudge preparato a vista. Verso metà pomeriggio andiamo a Stonehenge, che si trova a una ventina di minuti di strada. Ci avvisano che le visite guidate terminano alle 16, ma è comunque possibile fare una passeggiata di mezz’ora a piedi per vedere le pietre da una distanza di poco superiore a quella della visita guidata. È una bellissima serata col cielo azzurro, per cui decidiamo che vale la pena fare la passeggiata: ne approfittiamo per fare delle belle foto anche con l’imbrunire, e in effetti penso sia il miglior momento possibile per vedere i monoliti. Ci godiamo la serata fresca e luminosa sedendoci sul prato di fronte le pietre, leggendo le informazioni su internet e ascoltando un po’. Ci aspettavamo cieli grigi e campagne brumose ma in realtà avremo, durante tutto il nostro viaggio, un meteo degno del miglior sud Italia (freddo a parte). Torniamo a riposarci un po’ al nostro albergo e poi usciamo di nuovo per cena. Siamo in Inghilterra ed è uso cenare molto presto 😀 ma noi non ci siamo ancora sintonizzati su questo fuso orario, per cui quando usciamo per andare al ristorante il paese è totalmente deserto, non si vede un’anima per le strade neanche fossero le 3 di notte! Per fortuna il nostro obiettivo per la cena è l’hamburgheria Byron, che è una delle poche attività ancora aperte e dove mangiamo un panino che come sempre ci lascia sazi e felici. La cameriera è italiana ed è stata trasferita da Londra a Salisbury solo per il primo mese di apertura del locale. Non sembra entusiasta della vita bucolica e non vede l’ora di ritornare alla sua Londra 😀 io, invece, trovo il paese rilassante (almeno per qualche ora 😉 Salisbury mi lascia proprio un bel ricordo.
Lunedì 14 marzo
Facciamo colazione all’Old Mill (la colazione è quasi sempre inclusa nel prezzo in questi alberghi e B&B in Inghilterra), a base di uova alla benedict al salmone per Riccardo e colazione continentale per me. Durante la colazione chiacchieriamo con degli americani ospiti dell’albergo (come tutti gli americani hanno origini italiane) di Trump, del viaggio, delle rispettive professioni. Lasciato l’albergo ci dirigiamo verso la Cornovaglia: il viaggio fino alla destinazione finale dura circa 3 ore, ma al passaggio ci addentriamo nel parco nazionale del Dartmoore (quello di Conan Doyle e del mastino dei Baskerville) e visitiamo un piccolissimo ma molto pittoresco paesino chiamato Lustleight. Poi passiamo da Lydford dove c’è una riserva, Lydford Gorge, in cui è possibile fare una passeggiata nella vegetazione incontaminata tra le gole e le cascate del fiume Lyd.
Avvicinandoci in Cornovaglia il paesaggio cambia: è meno verde, ci sono molte, moltissime pecore, le strade si fanno strette e tortuose. Stiamo lasciando le terre di Jane Austen e ci avviciniamo a quelle di re Artù. Arriviamo in Cornovaglia verso le 17, a Tintagel. I Cornovagliani cenano presto persino per gli standard inglesi, ed essendo bassa stagione tutti gli esercizi commerciali chiudono tra le 17 e le 17:30. A quanto ci spiegano, tra un paio di mesi le strade saranno così gremite che si camminerà gomito a gomito con gli altri turisti, ma in questo periodo c’è una grande tranquillità e sono pochi gli avventurieri come noi che si aggirano, ammirando la scogliera e scattando foto. Assaggiamo un Cornish Pasty, la specialità del luogo, e saliamo su al castello arroccato sulla scogliera che secondo la leggenda apparteneva a re Artù. Anche quest’attrazione è, teoricamente, chiusa dalle 15, ma dei passanti ci suggeriscono di andare comunque in quanto tutto, tranne una piccola parte, è perfettamente visitabile anche dopo chiusura (e comunque –strizzano l’occhio- non c’è nessuno che vigila l’ingresso). Occorre fare molte scale e del castello restano poche rovine, ma la vista sulla scogliera è mozzafiato e merita l’arrampicata su per gli altissimi gradini, ancora di più con i colori del tramonto di questa bellissima serata limpida. Dopo questo fantastico momento, torniamo a prendere la macchina e ci dirigiamo al nostro B&B “Trevigue”, che si trova vicino Bude, in una bellissima farm desolata in mezzo ai campi, ma che rende perfettamente il gusto dell’incontaminazione che tutti i turisti apprezzano della Cornovaglia. Ceniamo poi in un pub in un villaggetto a poca distanza.
Martedì 15 marzo
La nostra gentilissima host, Gayle, che gestisce la farm in cui vive con la sua famiglia, ci cucina un’ottima colazione all’inglese. Alle 9 in punto ci mettiamo in macchina perché ci tocca il lungo giro della Cornovaglia. Prima tappa Port Isaac, paese reso celebre, a quanto pare, dal tv show Doc Martin. Poi Padstow con la bellissima spiaggia Haylin Bay, e poi la più celebre delle località della Cornovaglia, la graziosa St. Ives, dove ci fermiamo anche per pranzo (a base naturalmente di Cornish Pasty). Poi ci spostiamo a Penzance, cittadina più grande, e la vicina Mousehole, invece piccolissima e molto pittoresca con le sue casette di pietra arroccate intorno al porticciolo – il tutto passando dalle piccole, insensate strade della Cornovaglia, a una carreggiata ma a doppio senso, chiuse tra due pareti di vegetazione: all’inizio sospettiamo che il navigatore ci porti in strade strane, poco battute. Ma poi indaghiamo coi locali, e ci spiegano che no, le strade della Cornovaglia sono proprio così. I turisti amano che sia rimasta intatta e non abbiano costruito autostrade. Noi un po’ meno. Alle 17:30 arriviamo a Polperro, che vista l’ora sembra, purtroppo o per fortuna, un villaggio fantasma. E dire che è una meta turistica tra le più gettonate. L’atmosfera di desolazione totale però non ci scoraggia e ci incamminiamo tra le stradine fino al porticciolo; c’è bassa marea, e le barchette poggiate sul fondo asciutto hanno un che di surreale. Per puro caso scopriamo un piccolo passaggio tra le case, che porta fin sopra le cliff, dove possiamo godere di un altro fantastico imbrunire con vista sul mare e sul silenzioso paesino. Una signora per la strada (l’unica che abbiamo visto!) ci raccomanda di cenare al pub Blue Peter, che “it’s supposed to be very good”. Con nostra grande sorpresa troviamo gremito. Sono tutti locali. La cucina offre pescato locale del giorno, troviamo a fatica un tavolo e ordiniamo (al bancone, è un pub!) un ottimo fish&chips e un misto di pesce. Quando usciamo, le barchette galleggiano, la baia si sta riempiendo d’acqua, io osservo le case in prima linea che danno direttamente sull’acqua. Possono scendere dalla finestra direttamente sulla loro barca. Tornati in auto, affrontiamo un’ora di stradine buie, per tornare al Trevigue. Noi incontriamo solo un paio di trattori, ma ci chiediamo come debba essere folle il traffico in Cornovaglia in alta stagione, quando sono migliaia le macchine che si devono strizzare in queste stradine minuscole.
Mercoledì 16 marzo
Dopo una seconda fantastica colazione preparata da Gayle, salutiamo la Cornovaglia e partiamo per Bristol. Arriviamo in città dopo circa 3 ore, parcheggiamo in centro e facciamo un giro nel centro commerciale all’aperto “The Circus”, molto bello (e non è male tornare al mondo moderno dopo tanta incontaminazione), pranziamo da Wagamama e continuiamo a passeggiare nelle stradine del centro. Poi ci spostiamo a Bath, che dista solo una ventina di minuti. Alloggiamo al graziosissimo albergo Brindleys, dove ci riposiamo un po’ prima di riuscire, giusto per una rapida cena, nel centro di Bath.
Giovedì 17 marzo
Stamattina giriamo la bellissima Bath. Tappe d’obbligo: i bagni romani, la cattedrale, il ponte Pultney, il “The Circus” e il Victoria Park. Ma anche un giro tra i negozietti del centro è d’obbligo, mangiando i biscotti di Ben’s cookies e nel pomeriggio provando il tradizionale “Cream Tea” (tè servito con scones, clotted cream e marmellata di fragole) in una caffetteria proprio sul ponte, accanto ad una finestra vista fiume. Dopo aver girato Bath, intorno alle 16 prendiamo la macchina e andiamo a Castle Comb. Si tratta di un minuscolo paesino premiato tra i più bei borghi dell’Inghilterra, al limitare dei Cotswolds, che pare sia una regione ricca di magnifici paesini simili a questo. Consta essenzialmente di un’unica strada, ma vale assolutamente una breve visita. Più tardi arriviamo a Lacock, un paese piccolo ma molto ricco di interesse: oltre a essere molto bello in sé, scopriamo che è la mecca della fotografia, che è stata inventata proprio qui da William Fox Talbot e per questo vi si tengono moltissimi corsi; nelle sue strade sono stati girati innumerevoli film (e anche la serie Downton Abbey) e a Lacock Abbey si girano ciak in continuazione, anche mentre ci siamo noi, d’altra parte la cosa che ci ha attirati qui è che vi hanno girato alcune scene dei film di Harry Potter. Alloggiamo al Thatched Cottage, un adorabile cottage il cui principale punto di forza è la simpaticissima proprietaria Nancy. Dopo averci fatti accomodare, Nancy ci raccomanda di andare a cena al George’s Inn, uno dei due pub del paese. Lo troviamo molto carino, accogliente e popolato (cominciamo a capire che la vita degli inglesi dopo le 6 del pomeriggio si addensa tutta nel pub). Il simpatico proprietario ci raccomanda pietanze e birre e scambiamo due chiacchiere anche con alcuni altri commensali. Tornati al cottage, passiamo il resto della serata in modo alternativo: sul pavimento di fronte il camino a gas a comporre un puzzle di Nancy (riusciamo a venirne a capo verso l’1 di notte!).
Venerdì 18
Nancy ci prepara un’ottima full english breakfast nella sua cucina e ci intrattiene in una simpaticissima chiacchierata, in cui ci racconta di tutti i film girati a Lacock (sospettiamo abbia cassetti strapieni di foto con gli attori), dei vari tipi di ospiti che riceve al cottage (non ha simpatia per gli americani: pare che arrivino in Inghilterra convinti di poterla girare tutta in un giorno, pianificando colazione a Bath, merenda a Manchester e cena a Brighton. Ma non gli si può dir niente perché sono convinti di saper tutto, gli americani coi loro ridicoli berretti da baseball!) e di Harry Potter World, dove è andata 3 volte e tutte e 3 volte ha pianto di commozione. Dopo colazione la salutiamo e andiamo a visitare Lacock Abbey: c’è una mostra di fotografia ma soprattutto c’è l’abbazia stessa, nel cui chiostro riconoscibilissimo hanno passeggiato Harry, Hermione e Ron. Ci scattiamo le foto d’obbligo, e la visita prosegue nelle stanze superiori. Qui ricorda molto le camere di Downton Abbey, anche se non è qui che sono state girate le scene di interni (gli esterni si, nelle vie del paese). Dopo questa visita ci mettiamo in macchina in direzione Cambridge, facendo una tappa di qualche ora al Bicester Village, un outlet di grandi (grandissime) firme. Buoni affari ma non per le tasche più leggere. Arriviamo a Cambridge per le 20, dove alloggiamo a casa di Kate, una gentile ma non troppo espansiva signora che affitta la stanza dei figli, che ormai vivono a Londra, su airBnB. La cosa migliore sono i suoi fantastici animali: due gatti e un cane simpaticissimi e molto affettuosi. Usciamo solo per una rapida cena. I gattini Milly ed Archie ci vengono a fare compagnia la notte anche nella nostra stanza.
Sabato 19
Oggi abbiamo il volo di ritorno alle 17 dallo Stansted Airport, che dista circa 40 minuti. Abbiamo una mattinata per trarre il meglio di Cambridge, e cominciamo da una leggera colazione da Starbucks al centro commerciale “The Grand Arcade”. Poi giriamo a piedi il centro, le stradine commerciali (non può mancare una tappa al negozio The Cambridge Satchel) ed il lungofiume con tutti i college. Ci sono studenti che girano col mantello (conciati da buffoni, secondo il mio ragazzo) che a quanto pare si stanno laureando. I college sono chiusi ai visitatori. Alcuni aprono alle visite solo una piccola parte, ma i costi di ingresso sono cari e sospettiamo che non ne valga la pena, così ci limitiamo ad ammirarne l’esterno, da cui trasmettono ad ogni modo una discreta magnificenza. Verso le 13 il nostro tempo è, ahimè, scaduto. Torniamo a prendere i bagagli e partiamo per il nostro ultimo tratto dalla parte sbagliata della strada, fino all’autonoleggio e poi in aeroporto.