In the middle of the U.K.
Per la preparazione del viaggio, ci siamo affidati alle immancabili guide Lonely Planet e Mondadori, nonché alla sicurezza delle prenotazioni su www.booking.com. Abbiamo, inoltre, prenotato online in anticipo alcune attrazioni particolarmente gettonate, come il Castello di Windsor e il Tour dello stadio Old Trafford.
Speriamo di trasmettere anche agli altri Tpc la nostra passione per il Regno Unito, una nazione che non è solo Londra: per questo motivo, vi invitiamo a seguirci nel nostro tour in the middle of the UK!
Mercoledì 3 agosto: Windsor – St. Alban’s – Cambridge (Km 170)
Partiamo prestissimo da Reggio Emilia, per essere a Bologna verso le 6.00 e procedere con le attività di bag drop e imbarco; il volo della British Airways è puntuale, parte alle 8.15 e atterra a London Heathrow alle 9.40. Colazione di rito da Cafè Nero, poi ritiriamo l’auto prenotata con Avis: una Opel Corsa nuova fiammante. Ci dirigiamo subito verso la nostra prima tappa, Windsor e, appena arrivati nella cittadina a pochi chilometri da Londra, ci scontriamo con il problema parcheggi (pochi e carissimi); per fortuna, riusciamo a trovare posto in un Pay&Display park vicino al fiume. Ci rifocilliamo con un Cream Tea alla English Rose Tea Room nella zona pedonale del paesino, poi ci rechiamo all’attrazione principale: il castello. Abbiamo prenotato il biglietto di ingresso sul sito www.royalcollection.org.uk (£ 20,00 a testa più £ 4,95 per la guida cartacea in italiano); evitiamo così l’interminabile coda alla biglietteria. Iniziamo la nostra visita aggirando la maestosa Round Tower, ai cui piedi si trova un piccolo ma curatissimo giardino privato. Percorrendo la terrazza settentrionale, ci dirigiamo verso gli State Apartments; prima visitiamo la piccola mostra “Shakespeare in the Royal Library”, che celebra il quattrocentesimo anniversario della morte del Bardo. All’interno del castello ci aggiriamo tra le sale riccamente arredate, seguendo il percorso obbligato. Ci colpiscono, in particolare, la sala Waterloo (miracolosamente scampata all’incendio del 1992 grazie ai possenti muri medievali e sede dell’annuale pranzo dell’ordine della Giarrettiera) e la sala del Trono della Giarrettiera (dove la Regina investe i nuovi Cavalieri e Dame dell’ordine, seduta sul grande trono indiano in avorio). Dopo circa due ore all’interno del castello, usciamo per visitare la Cappella di San Giorgio, la cui costruzione fu iniziata da Edoardo IV nel 1475 e terminata cinquanta anni dopo da Enrico VIII. La cappella è il luogo sepolcrale di numerosi reali inglesi, tra i cui Re Giorgio IV, la Regina Madre, la Principessa Margaret e persino Enrico VIII, la cui tomba giace sul pavimento del coro. All’uscita abbiamo trasformato gratuitamente il nostro biglietto di ingresso in pass annuale, perché non si sa mai… Recuperata l’auto, ripartiamo in direzione St. Alban’s, facendo una piccola deviazione lungo la strada per visitare lo stadio Vicarage Road di Watford. Arrivati nella cittadina medievale visitiamo subito l’immensa cattedrale (ingresso gratuito, £ 1,00 per l’opuscolo illustrativo). La chiesa è dedicata a St. Alban, primo martire cristiano della Gran Bretagna, ed è costruita intorno alla sua tomba. E’ uno dei più antichi luoghi di pellegrinaggio inglesi; all’interno si trovano il reliquiario (Shrine) del Santo e la Camera di Sorveglianza (Watching Loft), una camera rialzata in legno risalente al 1400, dalla quale monaci e fedeli sorvegliavano le sacre reliquie. Tra gli stalli del coro, scoviamo quello di Nicholas Breakspear, che divenne nel 1154 l’unico papa inglese con il nome di Adriano IV. A pochi passi dalla cattedrale, immerso nel Verulamium Park, troviamo il pub Ye Olde Fighting Cocks, uno dei più antichi in UK (datato 1599) dove ci concediamo due pinte, nel giardino estivo. La stanchezza comincia a farsi sentire, quindi ci dirigiamo a Cambridge, dove alloggeremo per due notti al Christ College (camera matrimoniale con trattamento B&B per due notti £ 185,90). Il college è in pieno centro storico. Troviamo un parcheggio in strada, che, però, è gratuito solo per la notte. Nonostante qualche indicazione confusa da parte del portiere del college, arriviamo nella nostra camera, enorme e moderna, che si trova nella New Court e che, durante l’anno, è la residenza di un professore dell’università. Ceniamo alla Cambridge Brew House, che si trova proprio davanti alla nostra camera e che vanta un’invidiabile scelta di birre (due fish&chips e due pinte, £ 36,80). Giusto una breve passeggiata costeggiando le mura del college e siamo pronti per andare a dormire.
Giovedì 4 agosto: Tour East Anglia: Ely – Southwold – Great Yarmouth (km 404)
Iniziamo la giornata facendo colazione nella hall del college, tutta in legno scuro, molto suggestiva. Il buffet dolce e salato è molto vario e comprende la East Anglian Breakfast, ovvero la più nota colazione all’inglese ma con prodotti a km zero o quasi (tutti i fornitori hanno sede entro le cinquanta miglia dal college: le patate provengono da Ely, i pomodori dal Norfolk, le salsicce da Martlesham, eccetera). Dopo un breve giro per i cortili fioriti del college, che visiteremo meglio domani, partiamo per visitare l’East Anglia, la regione che comprende le contee di Norfolk, Suffolk e Cambridgeshire. La prima tappa è Ely, che ci colpisce subito positivamente in quanto, a ridosso del centro storico, si trova un enorme parcheggio gratuito! Seguendo le stradine medievali, arriviamo alla casa natale di Oliver Cromwell, che oggi ospita l’Ufficio del Turismo cittadino. A pochi passi si trova la cattedrale (ingresso £ 8,00), visitata per secoli dai pellegrini perché custodisce la tomba di Santa Etheldreda, che qui fondò il monastero nel 673. Il fiore all’occhiello della immensa cattedrale (164 metri di lunghezza) è l’ottagono, un miracolo di ingegneria medievale composto da otto giganteschi pilastri che sostengono duecento tonnellate di legno, vetro e piombo. L’ottagono, come ci spiegano i volontari all’interno della chiesa, raggiunge una altezza di quarantaquattro metri e ha rimpiazzato la torre centrale crollata nel 1322. Dopo aver fatto due passi tra le bancarelle del mercato nella piazza principale, riprendiamo l’auto e ci addentriamo nel Suffolk. La prima tappa è Newmarket, “Home of horse racing in Britain”, una cittadina che vive intorno alle corse dei cavalli. Ogni cosa, qui, è ricollegabile alle corse: i segnali stradali, le statue dei cavalli vincenti, persino i cassonetti dell’immondizia che recano un’immagine equestre. Appena fuori dal centro abitato, visitiamo il Jokey Club Racecourse, uno dei tracciati di gara più famosi. Proseguiamo lungo la A14 e arriviamo a Bury St.Edmunds, sede dello storico birrificio Greene King, dove ci gustiamo una Abbot Ale e una Greene King IPA al Beer Cafe, adiacente allo shop.
È poi la volta di Ipswich, che raggiungiamo per una breve sosta allo stadio Portman Road. Dalle vetrate al primo piano del megastore, si vede il campo di gioco: quindi, per una volta, Marco non si deve infilare tra le inferiate per scattare una foto alle tribune! Ci dirigiamo verso la costa, in particolare verso il villaggio di Southwold, sede della Adnam’s Brewery. Ci fermiamo subito allo shop del birrificio, dove facciamo rifornimento di Ghost Ship Beer per il viaggio. Visitiamo, poi, la St. Edmund’s Church, piccola ma molto suggestiva. All’interno, seguendo le indicazioni della guida Mondadori, troviamo Jack-o-the-clock, la statuetta colorata risalente al XV secolo che rappresenta un soldato della House Of York. Percorriamo le viuzze del paese fino alla spiaggia, molto frequentata visto la bella giornata di sole. Il lungomare, che porta fino al Pier, è contornato da cabine e casette in colori pastello. Qualche foto di rito, poi ritorniamo all’auto e decidiamo di percorrere la costa verso Nord lungo la A12 per trovare un posto dove cenare. Scegliamo Great Yarmouth, una cittadina vintage e decadente (come piace a noi) con un Pier vittoriano pieno di sale giochi e poca gente in giro. Ci gustiamo una cena a base di pesce nel ristorantino The Regent (£ 30,00 per due persone), poi passeggiamo tra le insegne luminose dei locali godendoci un tramonto mozzafiato sulle campagne paludose.
Rientriamo quindi a Cambridge, passando per la città di Norwich, dove ammiriamo la cattedrale illuminata dai fari.
Venerdì 5 agosto: Cambridge – Rugby – Leicester (km 193)
Ancora una lauta East Anglian breakfast nella hall del College, per iniziare al meglio la giornata dedicata alla visita dei colleges di Cambridge, seguendo l’itinerario a piedi della guida National Geographic.
Prima tappa è proprio il nostro Christ College, una delle facoltà fondatrici dell’Università di Cambridge. La struttura risale al 1505, quando fu fondato da Lady Margaret Beaufort, madre di Enrico VIII. La prima corte è la parte più antica del college: contiene la cappella, la Dining Hall (ristrutturata nel 1875, mantiene il tetto originale del XV secolo), la Library. La seconda corte ospita il Fellows’ Building e dà accesso al Fellows’ Garden. Infine, la terza corte è formata dagli edifici più moderni (XIX e XX secolo); nel cortile si trova la statua del giovane Darwin, uno degli studenti più illustri. All’uscita dal college, dopo il check-out, spostiamo l’auto dalla strada e la parcheggiamo nel garage coperto del vicino centro commerciale Grand Arcade (carissimo, ma lo scopriremo fra qualche ora). Seguendo l’itinerario, ci rechiamo al Visitor Centre cittadino, per recuperare mappe e brochures, e allo shop del King’s College, dove acquistiamo in anticipo i biglietti di ingresso (£ 9,00 a testa) per la visita pomeridiana. Attraversata la piazza del mercato, decidiamo di vedere la città dall’alto e saliamo i 123 scalini della torre della Great St. Mary’s Church (£ 3,90 a testa), per una vista panoramica di Cambridge e della campagna circostante. Percorriamo, quindi, la stradina pedonale King’s Parade fino all’ingresso del Trinity College (£ 3,00 a testa), sormontato dalla statua di Enrico VIII, suo fondatore nel 1546. Tra gli alumni del Trinity figurano Isaac Newton e Francis Bacon. Giunti nell’immensa Great Court, leggiamo dell’aneddoto che ricollega il college al film “Momenti di Gloria”: secondo la tradizione, gli studenti devono percorrere l’intero perimetro della Great Court prima del dodicesimo rintocco dell’orologio che si trova sulla King Edward’s Tower. Purtroppo la cappella è chiusa alle visite perché sono in corso le prove di un concerto. Usciamo lateralmente e ci rechiamo sui Backs, una serie di giardini e parchi sul retro dei college: ci sediamo su una panchina per ammirare le gesta degli improvvisati barcaioli che praticano il punting sul fiume Cam. Ripartiamo e, percorrendo la piccola Trinity Street, giungiamo alla Round Church (ingresso £ 2,50 a testa, decisamente un furto per quello che offre). L’interno, la cui architettura è ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme, è molto spoglio; è possibile assistere alla proiezione di un filmato, parecchio datato, sulla storia locale. E’ il momento del terzo college, il St. John’s (£ 8,00 a testa), fondato, come il Christ College, da Lady Margaret Beaufort, raffigurata nell’atto di calpestare l’ignoranza dalla statua posta all’ingresso della cappella. Il college è impressionante, formato da quattro grandi corti di stili ed epoche diverse. Visitiamo, innanzitutto, la cappella del XIX secolo; poi, seguendo il percorso di visita obbligato, ammiriamo il Ponte dei Sospiri (Bridge of Sighs) sul fiume Cam, tra la Third Court e la New Court. Proseguiamo nel parco fino al ponte che ricollega al cortile del Trinity College; in pochi passi siamo di nuovo nella Market Place e ci concediamo un pranzo veloce da Cafè Nero, dove la cameriera pensa bene di piastrare le nostre brioche salate riducendole a due sottilette strinacchiate! È finalmente giunto il momento del gioiello di Cambridge: il King’s College. Fu il giovane re Enrico VI a porre la prima pietra del King’s College of Our Lady and St. Nicholas in Cambridge nel 1441. Insieme ad Eton, il college era una delle due “fondazioni reali e religiose” di cui il Sovrano andava fiero. La cappella è una piccola cattedrale, lunga 88 metri e alta 24. Nella anticappella sono scolpiti ovunque gli stemmi araldici inglesi: la saracinesca (Portcullis), stemma della famiglia Beaufort; il levriero (Greyhound), altro emblema di Lady Margaret; la rosa Tudor (che unisce la rosa rossa della casa di Lancaster con quella bianca della casa di York), il fiordaliso (Fleur de lys) che ricorda che, a partire dal regno di Edoardo III, il sovrano inglese era anche monarca di Francia; il drago (Dragon) di Cadwalleder in Galles, che rappresenta la famiglia Tudor del padre di Enrico VII; leopardi e leoni come emblemi reali inglesi dal regno di Guglielmo il Conquistatore. La cassa di quercia scura che divide l’anticappella dalla cappella del coro fu un dono di Enrico VIII e porta le sue iniziali insieme a quelle di Anna Bolena. Ammiriamo l’immensa volta a ventaglio, la più grande al mondo nel suo genere. Nella cappella, inoltre, si trova l’opera del pittore fiammingo Rubens “Adorazione dei magi”, dipinta nel 1634 e donata al college da un benefattore. Per posizionare l’immenso quadro fu necessario abbassare l’altare. Il percorso obbligato ci conduce, poi, all’uscita e ci ritroviamo sul grande prato che si estende fino al Cam: la visuale da qui è strepitosa, uno splendido colpo d’occhio sulla cappella e l’architettura del college. Visto il caldo acquistiamo un cono gelato da un gusto per la modica cifra di £ 5,60: la golosità ci ha fregati. Recuperiamo l’auto nel parcheggio e paghiamo 25 sterline per sette ore di sosta. Dopo una rapida visita allo stadio del Cambridge United FC per recuperare spilla e gagliardetto, imbocchiamo la M1 in direzione Nord.
Sulla strada che ci condurrà a Leicester, tappa per la sera, facciamo una sosta a Rugby, per fotografare la statua di William Webb Ellis, l’”inventore” del gioco del rugby. Raggiungiamo, poi, Leicester, la casa dei neo campioni d’Inghilterra. Abbiamo prenotato una stanza al Premier Inn Leicester City Centre (camera matrimoniale molto spaziosa, n.608, al costo di £ 54,00 per pernottamento). Il parcheggio è vicinissimo all’hotel: ci sono posti disponibili sia in strada, gratuitamente, che nel vicino garage coperto, convenzionato. L’hotel si rivela subito molto comodo per andare in centro: facciamo due passi tra le strade pedonali; passiamo vicino al Leicester Market per giungere alla Market Square, con la sua Clock Tower, e all’ingresso della cattedrale che, dal 2015, ospita le spoglie mortali dell’ultimo Plantageneto, re Riccardo III (i suoi resti furono incredibilmente scoperti nel 2012 durante gli scavi in un parcheggio). Dopo un breve temporale, assistiamo ad un incredibile tramonto con doppio arcobaleno tra le case della città, ancora addobbata a festa per il recente successo in Premier League. Ceniamo in un pub gestito da Wheterspoon, The Last Plantagenet: due antipasti, due pies e due pinte per un totale di £ 21,07: consigliato! Pochi passi e siamo in camera per un sonno ristoratore.
Sabato 6 agosto: Leicester – Nottingham (km 77)
Per una volta, non abbiamo prenotato la colazione in hotel, quindi usciamo presto e ci gustiamo croissant ed espresso da Cafè Nero. Facciamo due passi nel centro pedonale e acquistiamo un imperdibile souvenir: una calamita che ci spiega la corretta pronuncia di Leicester City (“Les-tah Cit-eh”). Dopo un veloce check-out in hotel, visitiamo i due stadi cittadini: lo stadio dei Leicester Tigers di rugby e il King Power Stadium del Leicester City FC. A questo punto, facciamo rotta su Nottingham, dove dormiremo due notti a casa di amici, George, Giulie e Graham. Non facciamo in tempo a sistemare le valige nella splendida camera che ci hanno preparato (e dove fa bella mostra di sé una foto del nostro matrimonio a Londra), che arriva un taxi per caricarci tutti e portarci in zona stadio. Prima del calcio di inizio, c’è tempo per una birra pre-partita al pub The Embankment. Il pub è stipato di gente in maglietta rossa del Nottingham Forest e noi ritroviamo tanti amici. Tutti insieme, a piedi, attraversiamo il ponte su fiume Trent e ci dirigiamo allo stadio City Ground, dove assisteremo alla prima partita di campionato tra il Forest e il Burton Albion. Per la cronaca la partita è terminata 4 a 3 per i padroni di casa e noi veniamo nominati portafortuna del Forest. Torniamo a casa e ci gustiamo un’ottima cena (rigorosamente offerta) al pub Bread and Bitter, circondati dalla nostra famiglia inglese.
Domenica 7 agosto: Nottingham (km 0)
I nostri amici vivono nel tranquillo quartiere di Mapperley, prima periferia di Nottingham. Appena svegli, George ci accompagna in centro con la sua auto e ci lascia nei pressi del castello. Prima di visitarlo, decidiamo di fare due passi intorno alla piazza principale, al momento allestita con Luna Park e spiaggia. Qui vicino, troviamo la statua di Brian Clough, storico allenatore del Nottingham Forest e “protagonista” del film “Maledetto United”. È d’obbligo una sosta da Primark, perché abbiamo deciso di fare un acquisto presso la catena in ogni città che visiteremo. Dopo un pranzo veloce da Subway e qualche foto alle vetrine del Kitty Cafe e ai suoi ospiti miagolanti, torniamo verso il castello. Nella piazzetta sottostante, si trova la statua dell’eroe cittadino: Robin Hood. Entriamo al Nottingham Castle (ingresso £ 7,00 a testa per il Pass annuale), che domina una collina piena di caverne e tunnel sotterranei. Il castello, una manor house del XVII secolo, ospita il museo cittadino e, per la nostra gioia, una collezione temporanea: “Leonardo da Vinci, ten drawings from the Royal Collection”. I disegni esposti sono, di solito, conservati a Windsor; si possono fotografare e condividere su Instagram con l’hastag #tenleonardos. Dopo una piccola pausa sull’imponente balconata della manor house e un giro nel parco del castello, ripartiamo per incontrare i nostri amici, non prima di essere passati a vedere Ye Olde Trip to Jerusalem, un pub risalente al 1189 che si autoproclama “the oldest inn in England”. Concludiamo il pomeriggio tra birre e chiacchiere al pub Bunkers Hill, per poi rientrare a Mapperley e trascorrere la serata al pub Bread and Bitter.
Lunedì 8 agosto: Lincoln – York – Doncaster (km 337)
Partiamo di buon’ora, salutando George, Julie e Graham che stanno uscendo per andare al lavoro. La prima tappa di oggi è Lincoln. Già dalla strada che conduce alla cittadina, il colpo d’occhio è magnifico: si vede la maestosa cattedrale gotica che incombe sul borgo medievale. Parcheggiamo lungo una stradina e ci rechiamo subito all’Ufficio del Turismo, dove acquistiamo un biglietto cumulativo che, per £ 16,00 a testa, permette l’ingresso sia alla cattedrale che al castello. Partiamo da quest’ultimo, che ospita una delle quattro copie rimaste della Magna Charta. All’interno della zona ristrutturata del maniero, visitiamo la Victorian Prison, dove si trova l’austera e suggestiva cappella della prigione, l’unica rimanente al mondo con le celle singole: i prigionieri assistevano alle funzioni in questa cappella a forma di anfiteatro a gradoni, separati l’uno dall’altro in spazi angusti. Saliamo, poi, sulla cinta muraria integra del castello, tutta percorribile, dalla quale si ha una splendida visuale sulla cattedrale. Vediamo, anche, l’installazione “Poppieswave”, una cascata di papaveri rossi di ceramica. Usciti dal castello, percorriamo a piedi le poche centinaia di metri che lo separano dalla Lincoln Cathedral, dedicata alla Vergine Maria. Fondata da Guglielmo il Conquistatore nel 1072, fu parzialmente distrutta da un terremoto nel 1185. I volontari all’interno della chiesa ci raccontano un interessante aneddoto: nel 1237, la torre originaria è collassata; venne ricostruita nel 1311 con una spira, in cima, che la rendeva l’edificio più alto del mondo (160 metri). Nel 1548, tuttavia, la guglia fu distrutta da una tempesta e mai più riposizionata. Oggi, con i suoi 83 metri, rimane comunque la terza torre campanaria più alta d’Inghilterra. Percorriamo la lunghissima navata, ammirando il Bishop’s Eye, il grande rosone del transetto sud. Tra le colonne del coro, riusciamo ad individuare il Lincoln Imp, il bassorilievo di un piccolo demone con lo scopo di ricordare ai fedeli che anche in un luogo sacro si può annidare il Male.
Recuperata l’auto, ci dirigiamo a Doncaster, dove dormiremo per due notti al Red Lion (pub con camere della catena Wetherspoon, camera matrimoniale per due notti £ 118,00). La nostra stanza, n.204, è grande e appena ristrutturata, con un soffitto altissimo e travi di legno a vista. Il tempo di appoggiare i bagagli e di sfamarci con un panino da Subway, poi ripartiamo in direzione York. Avevamo già visitato questa città nel 2011, durante il viaggio di nozze. Parcheggiamo al Castle Car Park (£ 5,50 fino a sera), proprio sotto alla collinetta della Clifford’s Tower. Attraversando le strette vie medievali del paese, ci dirigiamo subito verso la York Minster, la più grande cattedrale gotica del Nord Europa, costruita tra il 1220 e il 1480. Dedichiamo particolare attenzione alle tre enormi vetrate: la Great West Window, creata ed installata tra il 1338 e il 1339 al costo di £ 67,00, chiamata anche “The heart of Yorkshire” per la forma a cuore dei suoi trafori; la Five Sisters Window, caratterizzata dai vetri a grisaglia (pezzi di vetro dipinti in toni di grigio che formano intricati disegni geometrici); la Great East Window, della misura di un campo da tennis, è la più grande vetrata medievale del Paese e racconta tutta la storia del mondo cristiano, dalla Genesi all’Apocalisse. A dividere il coro dalla navata si trova il Kings’ Screen, uno schermo scolpito con quindici statue dei Re inglesi, da Guglielmo il Conquistatore ad Enrico VI. Infine, nella adiacente sala capitolare, rimaniamo colpiti dalle tante figure (più di duecento!) che adornano i capitelli: tra queste, anche le teste di un Klingon e un Ferengi, personaggi della saga di Star Trek. Non entriamo nel coro, perché sono le 17.00 ed è in programma l’Evesong, ma ci sediamo sulle panche della navata, per ascoltare il coro melodico e suggestivo. Usciamo dalla cattedrale e, approfittando della luce, vaghiamo per le viuzze medievali. Innanzitutto, percorriamo The Shambles, una stradina in acciottolato con case Tudor del XV secolo talmente inclinate che sembrano chiudersi sopra le nostre teste. Arriviamo, poi, a Whip-ma-Whap-ma-Gate, la via più corta di York ma con il nome più lungo, che significa “né l’una né l’altra cosa”. Decidiamo di fare una sosta al pub The Yorkshire Terrier, casa della York Brewery, dove, dopo aver faticato un po’ a trovare un tavolino, ci beviamo due pinte di birra locale.
Lungo Stonegate incrociamo prima la statuetta intagliata di un rosso diavolo medievale, poi una tentazione molto più terrena: il negozio The House of the Trembling Madness, un paradiso per gli amanti della birra. Ormai è ora di cena e noi scoviamo il Drakes Fish&Chips, una friggitoria da asporto con una decina di tavoli all’interno, che quest’anno si è classificata nella Top Ten dei migliori Fish&Chips d’Inghilterra (più avanti, nel corso della nostra vacanza, visiteremo anche il locale vincitore). Ci accomodiamo e gustiamo una cena di pesce abbondante e prelibata (£ 28,00 in due, ottimo!). Per digerire, decidiamo di salire sulle mura medievali che circondano il centro storico di York, in un anello di oltre due chilometri. Ne percorriamo una parte, per ammirare il tramonto sulla Cattedrale. Attenzione agli orari di chiusura, che non risultano molto chiari (il cartello indica “dalle 8.00 di mattina al tramonto”: noi abbiamo trovato una delle porte di accesso chiusa, nonostante ci si vedesse ancora!). Stanchi, torniamo a Doncaster per la notte.
Martedì 9 agosto: Beverley – Holderness Peninsula – Doncaster (km 278)
Anche se la colazione non sarebbe inclusa nella prenotazione della camera, decidiamo di ordinare due Full English Breakfast al pub Red Lion (e scopriamo che è un’occasione: solo £ 3,35 per un’ottima colazione calda!)
Facciamo due passi per Doncaster, curiosando tra le bancarelle del mercato e cercando una sala scommesse dove piazzare cinque sterline sul risultato della partita di stasera (Doncaster Rovers – Nottingham Forest). Poi, partiamo per il nostro itinerario del giorno: il tour dell’East Riding of Yorkshire. Prima tappa: Beverley. Parcheggiamo nella piazza del mercato, centrale e ornata da un’imponente Market Cross. Da qui, raggiungiamo a piedi la St. Mary’s Church, chiesa di origine normanna fondata nel 1120. Al suo interno, all’ingresso della cappella di St. Michael, si trova il bassorilievo di un coniglio vestito da pellegrino che si dice abbia ispirato il bianconiglio di Lewis Carroll in “Alice nel paese delle meraviglie”. Ammiriamo anche il Chancel Ceiling del 1445, un soffitto a cassettoni con dipinte le immagine dei Re inglesi, da Brutus ad Enrico VI. Attraversiamo a piedi il villaggio, pieno di negozietti e locali; acquistiamo una borsina di stoffa al Caring for Cats Charity Shop e beviamo un caffè in una delle tante caffetterie lungo la piazza principale.
Visitiamo, poi, la maestosa Beverley Minster (ingresso gratuito, £ 3,00 per permesso foto), la cui costruzione iniziò nel 1220 e finì dopo ben due secoli, nel 1420. La chiesa è un luogo di pellegrinaggio in quanto sorge nel sito ove si trovava il monastero di St. John di Beverley e ospita la tomba del Santo. Molto suggestive le tre cappelle degli East Yorkshire Regiments, a ricordo dei caduti delle due guerre mondiali. Aggirandoci tra gli scranni del coro, notiamo le misericordie lignee del XVI secolo: sono 68, una diversa dall’altra. Per raggiungere le nostra prossima meta, la Holderness Peninsula, l’unica strada percorribile è la trafficatissima A63, che attraversa la città portuale di Hull, dove ci fermiamo per una visita al Kcom Stadium, casa dell’Hull City FC di calcio e dell’Hull Rugby. Procediamo fino al mare, giungendo a Withernsea. Il paesino sembra abbandonato, non c’è nessuno in giro. Sul lungomare, però, ammiriamo i resti del Pier vittoriano, caratterizzato da una storia tragica: con i suoi 368 metri, era uno dei più lunghi in UK. Fu completato nell’agosto del 1877 ma, negli anni seguenti, a causa del mare agitato, numerose navi colpirono il molo, danneggiandolo e “mangiandone” pezzi ogni volta. Oggi, rimane solo il tetro ingresso a torri simmetriche. Pranziamo al sacco a Killnsea (con panini e bibite acquistati al locale Tesco Express, £ 6,90): all’ingresso della spiaggia, si trova un’area picnic, attrezzata con tavoli, panche e toilette. Percorrendo le minuscole stradine della Spurn National Reserve, ci spingiamo verso Spurn Head. La punta estrema si raggiunge solo a piedi dal parcheggio, ma, visti i nuvoloni minacciosi che incombono, decidiamo di proseguire in auto lungo l’estuario del River Humber e fotografare il faro il lontananza. Sulla via del ritorno, ci fermiamo a Patrington per visitare la chiesetta di St. Patrick, (“the Queen of Holderness”), con la sua guglia di 55 metri. Ci siamo solo noi e ci godiamo il silenzio di quella che, dalle guide, viene definita la più bella chiesa parrocchiale in Inghilterra. Le nubi nere si addensano e inizia a piovere; mentre percorriamo a ritroso la terribile A63 per rientrare a Doncaster, si scatena un diluvio torrenziale. Intorno alle 19,00, arriviamo al Keepmoat Stadium, dove assisteremo alla partita di coppa tra la squadra cittadina e il Nottingham Forest. Durante l’intervallo tra primo e secondo tempo, ceniamo all’interno dello stadio, con hamburger e Pukka pie. La partita termina, sempre sotto alla pioggia, con il risultato di 2 a 1 per il Nottingham: siamo ufficialmente confermati come portafortuna del Forest! Rientrati in centro, facciamo due passi per le vie deserte… ben presto, ci rifugiamo nel nostro Inn per una doccia e un the caldo.
Mercoledì 10 agosto: Peak District – Knutsford (km 195)
Dopo un’altra colazione al pub, salutiamo Doncaster e, percorrendo la A630 verso il Peak District, ci fermiamo al Conisbrough Castle, per qualche foto dall’esterno (vista l’ora, infatti, è ancora chiuso). Arriviamo, quindi, nel Peak District National Park, dove trascorreremo la giornata, seguendo l’itinerario indicato sulla guida “Gran Bretagna da scoprire” di Mondadori. Iniziamo la visita del parco dalla cittadina di Bakewell, famosa per il dolce chiamato Bakewell pudding, che assaggiamo subito nel forno dove, si dice, sia stato inventato. Dopo una passeggiata per le vie pedonali, saliamo fino alla chiesa di All Saints’, costruita su una collina e circondata da antiche tombe, alcune delle quali riccamente decorate e risalenti all’epoca dei Sassoni. Mentre ritorniamo verso il parcheggio, entriamo nel Centro Visitatori del National Park, ricavato nella antica Market Hall. Scopriamo che tutte le mappe e le brochures sono a pagamento ma che il personale è preparatissimo e fornisce consigli e suggerimenti per le escursioni nei dintorni.
Percorrendo una stradina immersa nei boschi, la B6001, arriviamo ad Eyam, incantevole paesino con le casette di pietra grigia e un passato tragico legato alla Grande Peste del 1665. Quando la pestilenza giunse da Londra, attraverso i vestiti infetti di un uomo d’affari, la cittadina si autoimpose l’isolamento: nel giro di quindici mesi, morirono 260 dei suoi 350 abitanti, ma la peste non si diffuse nelle zone circostanti. La chiesetta parrocchiale contiene cimeli e reliquie che raccontano questo triste episodio: la Plague Cupboard (la cassapanca che trasportò gli abiti infetti), la Plague Window (vetrata decorata che illustra le vicende legate alla peste) e il Plague Register (il registro dei decessi durante l’isolamento). Prima di rimetterci in cammino, facciamo una piccola sosta rinfrescante al beershop locale, The Eyam Real Ale Company, che si trova nel cortile della Eyam Hall, un palazzo nobiliare del XVII secolo, gestito dal National Trust. Facciamo rotta su Hathersage per visitare la chiesetta trecentesta di St. Michael and All Angels e il suo cimitero, che nasconde una curiosità. Consigliamo di parcheggiare nel parcheggio pubblico Pay&Display vicino alla piscina comunale e, da qui, seguire il sentiero pedonale che attraversa il villaggio e sale fino alla chiesa. Al suo interno, ammiriamo il soffitto con travi di legno a vista e una coppia di sedie in legno intagliato, utilizzate dalla Regina Vittoria e dal Principe Consorte durante l’inaugurazione della St. George’s Hall di Liverpool (un pannello ci informa che le sedie furono donate alla Parrocchia di Hathersage perché nelle cave del paese fu estratta la pietra di costruzione della Hall). Nel cimitero, troviamo la tomba di Little John, l’amico di Robin Hood: qui, nel 1780, furono ritrovate delle ossa umane di misure eccezionali (si parla di un uomo alto oltre 2,40 metri) e la leggenda ha fatto il resto! Ci spingiamo, poi, fino a Castleton, ma il paesino è molto turistico e trafficato. Decidiamo, quindi, di tornare indietro e fermarci al pub Old Hall di Hope per un pranzo veloce; all’ingresso, un cartello recita “dogs and muddy boots welcomed”, “sono benvenuti i cani e gli stivali infangati”! Percorriamo le stradine tortuose del Parco fino a Buxton; da qui, prendiamo la panoramica A537 che supera il passo Cat and Fiddle, regalandoci panorami mozzafiato.
Dopo una veloce sosta a Macclesfield per le foto allo stadio del Macclesfiedl Town FC, raggiungiamo la nostra tappa per la serata e la notte: Knutsford. Conosciamo già questo bel paesino nelle campagne perché avevamo alloggiato qui due anni fa, in occasione del matrimonio dei nostri amici Ian ed Emma. Abbiamo prenotato nello stesso B&B di allora, The CrossKeys Hotel (£ 89,00, camera e colazione): ci assegnano la stanza n.1, “Canute Room”, comoda, spaziosa e un po’ vintage, alla quale si accede direttamente dal parcheggio sul retro dell’hotel. Dopo una doccia ristoratrice, è già ora di incontrare Ian ed Emma, per andare a cena all’Old Session House, un ristopub molto raffinato a pochi passi dal nostro B&B.
Giovedì 11 agosto: Manchester – Liverpool (km 108)
La colazione viene servita espressa nel pub appena ristrutturato dell’hotel ed è ottima.
Approfittiamo della posizione centrale del Crosskeys per fare due passi nelle vie principali di Knutsford: King Street e Princess Street.
Presto, però, dobbiamo metterci in macchina perché abbiamo prenotato (online, £ 18,00 a persona) per le 10.30 il tour dello stadio Old Trafford di Manchester e vogliamo arrivare un po’ prima per visitare il museo del Manchester United, ricco di cimeli, coppe e trofei. Ci viene consegnato il badge d’ingresso per il tour e conosciamo le nostre due guide, che si riveleranno ottime fonti di aneddoti divertenti e curiosi: scopriamo, così, che nel corso di una partita di campionato vengono venduti oltre 2,5 tonnellate di pasticci di carne e hotdog; che, una volta, i tifosi più agitati venivano rinchiusi in piccole celle di contenimento; che si può affittare un box privato per la stagione ad un prezzo di £ 65.000,00 (più IVA!); che, nel corso del campionato, i bar dello stadio vendono oltre 325.000 litri di birra.
Il tour dura due ore e consente di visitare ogni angolo dell’immenso Old Trafford, dalla tribuna al tunnel d’ingresso al campo, fino agli spogliatoi con le maglie dei giocatori. Il giro termina direttamente nel megastore: ottima strategia di marketing, visto che usciamo con due borse piene di merchandising dello United. All’uscita, nel piazzale antistante lo stadio, non può mancare il selfie con la statua “United Trinity”, raffigurante George Best, Dennis Law e Bobby Charlton. Andiamo, quindi, in centro a Manchester, dove troviamo parcheggio nel centralissimo Park NCP Tunner Street e, sull’onda dell’entusiasmo calcistico, ci rechiamo al National Football Museum (£ 5,00 a testa), dove Marco fa la foto con il trofeo assegnato al vincitore della Premier League e dove visitiamo la mostra temporanea, al terzo piano, sui Mondiali del 1966. Per par condicio, dopo ci concediamo un paio di ore di shopping sfrenato nel gigantesco centro commerciale Arndale.
Nel primo pomeriggio, ripartiamo in direzione Liverpool. Prima di recarci in hotel, ci fermiamo per le foto di rito ai due stadi cittadini, l’Anfield Road Stadium (del Liverpoll FC) e Goddison Park (dell’Everton FC), che si fronteggiano divisi dal parco di Stanley. Raggiungiamo, quindi, la zona dei Docks, dove abbiamo prenotato una stanza al Jurys Inn Liverpool (camera più colazione £ 83,75). L’albergo è in una posizione strepitosa, di fronte all’Albert Dock. A fianco, si trova un comodo parcheggio multipiano (£ 15,00 per 24 ore). Ceniamo proprio all’Albert Dock, al ristorante The Smugglers Cove: è un locale turistico, dove si cena fino a tardi, accompagnati da musica dal vivo. Ottima la steak&stout pie e la birra Passionate Blond (cena per due persone £ 35,65). Dopo una passeggiata sul porto, rientriamo in hotel.
Venerdì 12 agosto: Liverpool – Chester (km 42)
Approfittando degli enormi buffet con ampia scelta sia continentale che inglese, facciamo colazione presto per poterci presentare all’orario di apertura (ore 9.00) al Beatles Story (£ 14,95 a testa, prenotato online). Il museo, che ripercorre la storia dei Fab Four, si trova all’Albert Dock, a pochi passi dall’hotel. Come dice la souvenir guide, si tratta della mostra permanente più grande del mondo interamente dedicata alle vite, alla cultura e alla musica dei Beatles. Giriamo tra le stanze che ricreano le atmosfere Anni 60: addirittura, sono ricostruiti gli interni del Casbah Cafè Bar, del Cavern Club e degli studi di registrazione di Abbey Road! Dopo aver depredato il Fab4 shop, torniamo in hotel per il check out, previsto per le ore 12.00: molto comodo! Lasciamo i bagagli in auto e, a piedi, raggiungiamo il centro pedonale di Liverpool, dove visitiamo il quartiere interamente dedicato ai Beatles, chiamato Cavern Quarter. Prima di lasciare la città, incuriositi dalle guide che la descrivono come “la chiesa più grande d’Inghilterra, nonché la cattedrale anglicana più grande del mondo”, decidiamo di visitare la Cathedral Church of Christ. Scopriamo che, nonostante l’aspetto austero e neogotico in arenaria rossa, la cattedrale è stata ultimata nel 1978. Le misure sono impressionanti (la torre è alta 101 metri, la navata è alta 35 metri e lunga 188 metri), anche se manca quell’atmosfera suggestiva delle cattedrali antiche. Anzi: all’interno, la prima cosa che balza agli occhi è una gigantesca scritta al neon fucsia che recita “I felt you and I knew you loved me”.
Ripartiamo e, attraversando il tunnel di Birkenhead (£ 1,70), ci dirigiamo verso la nostra prossima meta, Chester, che dista 36 chilometri e raggiungiamo in tre quarti d’ora. Ci aspetta, per due notti, un appartamento monolocale (Domus House, 96 Lower Bridge Street, £ 170,00). Ieri ci ha contattati la padrona di casa, Philippa, inviandoci le informazioni necessarie per accedere al parcheggio privato e recuperare la chiave dell’appartamento nelle cassette a combinazione all’ingresso. Lo studio è splendido, con vista sul fiume e sulle mura di Chester; l’arredamento ben curato e moderno. Dopo esserci sistemati, usciamo per effettuare il giro della cinta muraria, interamente percorribile a piedi (circa 3 chilometri). I principali punti di interesse, ben segnalati e spiegati da pannelli informativi, sono: i Roman Gardens (il piccolo parco è stato aperto nel 1949 per esporre i numerosi reperti romani recuperati negli scavi degli anni precedenti); le rovine dell’Anfiteatro romano; l’East Gate Clock (un orologio in ferro battuto dell’epoca vittoriana, installato nel 1899 per commemorare il giubileo di diamante della Regina Vittoria. L’orologio sovrasta l’East Gate, che è stata per oltre duemila anni la porta d’ingresso principale alla città fortificata); la vista sulla cattedrale e sui canali navigabili; la Water Gate (costruita tra il 1322 e il 1325 per proteggere il porto sul River Dee, è la porta da cui la merce giungeva in città direttamente dalle navi); il Chester Race Course (l’ippodromo più vecchio d’Inghilterra: la prima corsa si svolse nel febbraio del 1539); il Chester Castle (che oggi ospita uffici comunali e un museo militare). Siamo tornati al punto di partenza, di fronte al nostro appartamento. Affamati, percorriamo Bridge Street e ci fermiamo a cena al Brewery Tap, un locale ricavato in un edificio medievale risalente al 1500. La cena è ottima e molto abbondante; grande scelta di birre locali (£ 35,00 per due persone). Facciamo, quindi, un giro per le vie pedonali del centro, ammirando le “Rows”, le antiche balconate in legno al primo piano degli edifici storici, oggi convertite in negozi e pub. Prima di dormire, ci gustiamo un’ultima birra al pub Bear and Billet, proprio accanto al nostro monolocale.
Sabato 13 agosto: Galles del Nord – Rhuddlan – Beaumaris – Caernarfon – Conwy (km 270)
Abbiamo scelto come base Chester anche per la vicinanza con il Galles del Nord ed i suoi castelli: a questi dedicheremo la giornata. Per preparare l’itinerario, abbiamo utilizzato la guida Lonely Planet Wales (in inglese), regalataci dal nostro amico gallese Nick. Dopo aver fatto colazione in appartamento, sotto un cielo nuvoloso percorriamo in auto la A55 fino a St. Asaph. Il paesino è minuscolo ma noi ci fermiamo per visitare la St. Asaph Cathedral che, con i suoi 55 metri di lunghezza, è la più piccola cattedrale del Regno Unito. Qui è custodita la prima Bibbia tradotta in gallese nel 1588; al traduttore, William Morgan, è dedicato il memoriale nel cortile antistante. La piccola cattedrale è una tappa della North Wales Pilgrim Way, come leggiamo negli opuscoli informativi. Iniziamo, quindi, il tour dell’Anello di Ferro: una serie di castelli e città fortificate, voluti da Edoardo I detto il Fortificatore e disposti lungo il perimetro del Galles. Per il loro eccezionale valore storico e architettonico, l’UNESCO ha riunito queste fortezze in un unico sito protetto, chiamato Castles and Town Walls of King Edward in Gwynedd.
Il primo castello che visitiamo è il Rhuddlan Castle, dove compriamo il Cawd Explorer Pass: costa £ 30,00 per due adulti e dura tre giorni, consentendo l’ingresso in tutti i castelli; noi lo utilizzeremo solo oggi, ma abbiamo già calcolato che ci conviene (ingresso al Rhuddlan Castle £ 3,50 a testa, gratuito con Explorer Pass). Il castello di Rhuddlan, a pianta concentrica, fu costruito nel 1277; oggi, rimangono pochi ruderi, ma è possibile salire sulle ronde al primo piano delle mura e godere della vista sulla campagna circostante. Dopo una sosta a Rhyl, per un caffè e per mandare a Nick una foto del suo paese natale, riprendiamo la A55, evitando la strada costiera che è molto trafficata.
Attraversiamo il Menai Strait sul Britannia Bridge e andiamo a vedere il paese con il nome più lungo del Regno Unito: Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch, che in gallese significa “Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco vicino alle rapide e alla chiesa di San Tysilio nei pressi della caverna rossa”. Il nome è stato creato nel XIX secolo per attrarre i turisti e, a quanto pare, ha funzionato, visti i pullman fermi all’emporio per fotografare il cartello della stazione!
Rimaniamo sull’isola di Anglesey per visitare il castello di Beaumaris, l’ultimo fatto costruire da Edoardo I (ingresso £ 6,00 a testa, gratuito con Explorer Pass). Anche se non fu mai completato, con le sue quattro imponenti cerchie di “mura dentro le mura” è il castello tecnicamente perfetto. Può sembrare il castello delle fate, ma i “murder holes” ricordano ai visitatori la sua natura difensiva. E’ possibile salire lungo la seconda cerchia e percorrere quasi interamente il perimetro del castello sulla “wall walk”: da qui, la vista sull’estuario del Menai e sulle valli dello Snowdonia è incredibile. Mentre attraversiamo il Menai Bridge, scenografico ponte di 174 metri in sospensione risalente al 1826, le nuvole si aprono ed appare finalmente il sole. Raggiungiamo Caernarfon e la sua cittadina fortificata. Sono quasi le 14.00 e, prima di entrare nel castello, ci gustiamo un panino seduti su una panchina al sole.
Il Caernarfon Castle (ingresso £ 7,95 a testa, gratuito con Explorer Pass), costruito tra il 1272 e il 1307, è il più imponente tra i castelli dell’Anello di Ferro. Si entra attraverso la Porta del Re e si accede al cortile interno a forma di otto, diviso in due corti. Nella corte superiore, una grande pedana di ardesia indica il punto in cui, il 1 luglio 1969, la Regina incoronò suo figlio Carlo quale Principe di Galles. Dalla corte inferiore si accede alla Torre dell’Aquila, la più alta dell’intero castello: come le torri poste sul lato nord, si compone di un piano interrato e tre piani fuori terra; il terzo piano, inoltre, è sormontato da tre ulteriori torrette, sulle quali si può salire per una vista mozzafiato. A fianco del castello, il borgo antico del paese è ancora oggi difeso da possenti mura. Ripartiamo. Ci attende l’ultimo dei castelli in programma: Conwy Castle (ingresso £ 7,95 a testa, gratuito con Explorer Pass), costruito su un’altura rocciosa a picco sull’omonimo fiume, anch’esso collegato alle mura che racchiudono il piccolo borgo. A differenza degli altri castelli, ha un’unica cerchia bastionata con otto torri merlate, alcune delle quali sono praticabili (per chi non soffre di vertigini come me-Francesca!). Dal barbacane est si può apprezzare la miglior visuale sui tre ponti paralleli che attraversano il fiume: il ponte stradale moderno del XX secolo, il passaggio pedonale (Suspension Bridge) di Thomas Telford e il ponte ferroviario coperto. Le stanze del castello sono disseminate di cartelli illustrati; tra i vari aneddoti, scopriamo che la sala dei banchetti si trovava proprio sopra le prigioni e gli ospiti non graditi venivano fatti cadere nel cunicolo dietro al caminetto: con un salto di dodici metri, finivano direttamente in cella!
Terminata la visita del maniero, facciamo un giro tra le stradine medievali del villaggio fortificato fino al molo, fermandoci per una birra al pub The Albion, vincitore di numerosi premi come pub gallese dell’anno. Sul porto, ci sono gabbiani ovunque ed è possibile visitare “the smallest house in Great Britain”, una casetta rossa a due piani, di 3 metri per 1,80, incastrata tra le altre abitazioni. Ceniamo al The Galleon, una friggitoria da asporto con qualche tavolo all’interno. Chiude prestissimo, alle ore 19.30, ma facciamo in tempo a gustarci un’ottima cena a base di pesce fresco (£ 18,30 in due). Prima di rientrare a Chester, concludiamo la nostra giornata con una passeggiata sull’infinito Pier di Llandudno, il molo più lungo del Galles con i suoi 670 metri e con le sue sale giochi ferme agli Anni 80!
Domenica 15 agosto: Chester – Shrewsbury – Ironbridge – Stratford upon Avon – Worcester (km 273)
Dopo un’altra colazione home-made in appartamento, prepariamo le valige e carichiamo l’auto, che lasceremo nel parcheggio privato ancora per qualche ora mentre facciamo un giro per le stradine di Chester fino all’ingresso della Cattedrale. Entriamo e scopriamo che sta per iniziare il servizio; tuttavia, uno dei volontari ci consente di visitare la chiesa e, anzi, ci illustra i punti di interesse. In particolare, si sofferma sulla Consistory Court, il più vecchio esemplare esistente di corte ecclesiastica, in legno di quercia, e sul Chester Imp, il bassorilievo di un piccolo demone in catene annidato nella navata. Salutiamo Chester e le sue Rows e ripartiamo.
Lungo la strada facciamo una breve sosta a Wrexham per fotografare il Racecourse Stadium e le sue tipiche terraces (spalti a gradoni bassi nei quali si può ancora assistere alle partite in piedi). Arriviamo poi a Shrewsbury. Anche qui, sosta veloce allo stadio, poi ci rechiamo nel centro città, caratterizzato dalla presenza di tante case a graticcio. Nella piazza centrale si può ammirare la Old Market Hall, costruita nel 1596 e restaurata nel 2004, e il vicino Tourist Office, dove facciamo la consueta incetta di depliants della zona. Percorriamo le strette viuzze medievali, chiamate The Shuts, fino alla chiesetta di St. Mary’s che al momento non è visitabile perché in corso una funzione. Raggiungiamo infine, a piedi, la Shrewsbury School, dove ha studiato il cittadino più illustre: Charles Darwin. Recuperata l’auto nel parcheggio pubblico, imbocchiamo la A458 e raggiungiamo la Ironbridge Gorge, uno dei più importanti centri metallurgici d’Europa nel XIX secolo. Oggi Ironbridge, il primo ponte in ferro del mondo costruito nel 1779, è patrimonio dell’UNESCO. Noi, prima di attraversare il ponte pedonale per qualche foto, ci concediamo “a lovely pot of tea” alla Tea House del paesino.
Prossima tappa, che raggiungiamo percorrendo piccole stradine immerse nei campi e nei boschi, è Ludlow, una graziosa cittadina di case a graticcio. La strada principale fa una curva chiamata The Bull Ring, sulla quale si affacciano le due locande più antiche del paese: Ye Old Bull King Tavern e The Feathers, con l’impressionante facciata di legno scolpito. Dopo un espresso da Costa, visitiamo la chiesetta di St. Laurence, nel cui presbiterio giacciono le spoglie del principe Arthur Tudor (figlio maggiore di Re Enrico VII e fratello di Enrico VIII), che morì nel castello di Ludlow nel 1502 all’età di 15 anni e 7 mesi, lasciando la strada verso il trono libera per il tanto discusso fratello.
Arriviamo poi a Worcester, la tappa serale: abbiamo scelto un antico Inn ristrutturato della catena Greene King, Ye Olde Talbot Hotel (camera matrimoniale e colazione per due notti £ 170,00). La nostra camera è spaziosa e vintage; una comodità ulteriore dell’hotel è il parcheggio NCP convenzionato proprio di fianco (£ 7,80 per 24 ore). Nonostante la stanchezza, decidiamo di andare a cena a Stratford Upon Avon e anticipare la visita del paese natale di Shakespeare, in programma per domani. Ceniamo in un pub del centro, The Windimill Inn, dove ordiniamo maccaroni cheese, beef pie, garlic bread e onion rings e beviamo due ottime birre locali (£ 28,66). Approfittiamo delle ore di luce per una visita serale ai luoghi del Bardo: iniziamo dalla Guildhall and Grammar School (nonostante l’orario, troviamo la Guildhall Chapel ancora aperta). Percorrendo le vie pedonali, arriviamo di fronte alla casa dove si presume sia nato Shakespeare, un edificio ricostruito in stile Tudor che tuttavia trasmette ben poco. Attraversiamo poi i Bankroft Gardens, percorsi da un bacino artificiale navigabile, fino al monumento che celebra il Bardo e le sue opere più famose. Seguendo i sentieri pedonali del parco, costeggiamo i due edifici del Royal Shakespeare Theatre e dello Swan Theatre.
Recuperata l’auto, rientriamo a Worcester lungo stradine buie di campagna, dove facciamo un incontro ravvicinato con un cerbiatto.
Lunedì 16 agosto: Worcester – The Cotswolds (km 270)
Ci svegliamo presto e, dopo un’ottima colazione nella sala ristorante dell’hotel, ci ritagliamo una mezz’ora, prima di prendere l’auto per il tour delle Cotswolds, per visitare la cattedrale di Worcester, vicinissima all’albergo: basta attraversare la strada. La costruzione della cattedrale ebbe inizio nel 1084 (a quell’epoca risalgono la cripta e la sala capitolare) e terminò nel 1375. Nel presbiterio sono situate la tomba di Re Giovanni Senzaterra, a cui si deve la Magna Charta, e la cappella votiva del Principe Arthur, fratello di Enrico VIII. Meritano una visita anche gli stalli del coro, in legno scuro di quercia, con misericordie scolpite del XIV secolo. Terminata la visita della cattedrale e dopo una sosta allo stadio dei Worcester Warriors (locale squadra di rugby), iniziamo il giro delle Cotswolds del nord: abbiamo programmato un itinerario circolare, che inizia e finisce a Cheltenham, alla scoperta di questa zona collinare caratterizzata da vallate percorse da canali e villaggi di casette in pietra dorata.
La prima tappa è Northleich, un paesino minuscolo che nasconde una delle più belle “chiese della lana”, St. Peter and St.Paul, la cui costruzione fu possibile grazie al contributo economico dei ricchi mercanti del XIV secolo. Sul pavimento, si possono ancora ammirare le targhe di bronzo che rappresentano i mercanti, con sacchi di lana, pecore e bambini ai loro piedi. Ci dirigiamo, poi, a Bourton on the Water, entusiasticamente descritto come “la Venezia delle Cotswolds”, perché è attraversato dal torrente Windrush. Vista la giornata calda e assolata, le rive sono affollate di turisti che cercano un po’ di refrigerio. Visitiamo la chiesetta e un improvvisato mercatino delle pulci che si svolge nel cortile antistante. Le casette in pietra dorata tipica delle Cotswolds, di epoca georgiana, ospitano ristorantini e negozi di souvenir. Scappiamo dalla folla e arriviamo nel villaggio di Stow on the Wold, nella cui piazza del mercato si vendono ancora oggi le pecore. Visitiamo la chiesetta di St. Edward, con la sua torre perpendicolare del 1447, e l’ufficio del turismo, che si trova all’interno della biblioteca comunale.
Ci dirigiamo, quindi, a Chipping Camden, il villaggio meglio conservato delle Cotswolds. Parcheggiamo nella strada principale, a pochi passi dall’antica Market Hall, costruita nel 1627, che conserva ancora il pavimento di ciottoli e il soffitto in legno originale. Entriamo nell’Old Police Station, che oggi ospita l’ufficio del turismo, dove acquistiamo una piccola guida del paese. Percorriamo la High Street con le sue casette in pietra, incontrando Grevel House, l’edificio più antico del villaggio risalente al 1380, fino alla chiesa della lana dedicata a St. James, costruita nel XVI secolo. Stanchi e accaldati, decidiamo di pranzare al sacco, seduti sui gradini all’ombra nella piazza principale. Uscendo dal paese, ci fermiamo di tanto in tanto lungo la strada per fotografare i numerosi tatched cottages, con il caratteristico tetto in paglia e torba. Riprendiamo la B4632 e ci concediamo una deviazione per ammirare i villaggi di Stanton e Stamway, che sembrano cartoline.
Girovaghiamo per le stradine di campagna per poi ritornare a Cheltenham, dove visitiamo lo stadio LCI Rail, campo di gioco del Cheltenham Town F.C., e dove ci gustiamo una birra alla Sandford Park Ale House, eletta U.K. Pub of the year 2015 dal CAMRA (un’associazione indipendente che ha lo scopo di promuovere le birre e i pub tradizionali inglesi). È presto per cenare e il sole è ancora alto: ci immergiamo nuovamente tra le dolci colline della zona per andare a Bibury e visitare la spettacolare Arlington Row, la via più fotografata d’Inghilterra con i suoi cottages appartenuti ai tessitori. Vista l’ora, sono quasi le 19.00, ci sono pochi turisti e ci godiamo la passeggiata tra i sentieri e le casette del villaggio. Una nota di colore: gli abitanti dei cottages, stremati dall’invadenza dei tanti visitatori, si sono attrezzati con cartelli multilingue (giapponese compreso!) per vietare l’accesso ai cortili privati.
Rientriamo a Cheltenham per la cena: ci aspetta il famoso fish&chips di Simpson’s, premiato nel 2016 con il “National fish&chips Award”. Nato come locale da asporto, ora ha una decina di tavoli per gustare la sua specialità. Ceniamo divinamente (£ 27,00 in due) e condividiamo il motto del locale: “Long live fish & chips!”.
Quindi, cotti dalla lunga giornata, rientriamo a Worcester.
Martedì 16 agosto: Hereford – Gloucester – Bristol (km 198)
Anche oggi la giornata inizia nel migliore dei modi: la colazione al Ye Olde Talbot è abbondante e gustosa, sia per quanto riguarda il buffet continentale che per le pietanze calde cucinate al momento. Rifocillati, salutiamo Worcester e ci mettiamo in macchina: oggi, abbiamo in programma una doppia accoppiata “stadio & cattedrale”. Percorriamo la A4103 fino ad Hereford, dove visitiamo lo stadio Edgar Street, sede dell’Hereford United. Per la seconda volta (eravamo già venuti nel 2012) troviamo lo shop chiuso: la spilletta dovrà aspettare. Parcheggiamo l’auto vicino al centro storico e puntiamo subito la magnifica cattedrale gotica (ad ingresso libero). Una curiosità: nella cripta del XII secolo, situata sotto la Lady Chapel, notiamo la targa bronzea che adorna la tomba di Andrew Jones e sua moglie: il benefattore della chiesa era un produttore di sidro e la sua effige include un barile della preziosa bevanda a suoi piedi. I veri tesori della cattedrale, però, sono la Mappa Mundi e la Biblioteca Incatenata, che si trovano nell’edificio adiacente (visita a pagamento £ 6,00 a testa). La Mappa Mundi è l’esemplare più grande e meglio conservato di carta geografica del mondo medioevale; su questa pergamena di 1,5 metri di diametro, si possono ammirare le fantasiose nozioni geografiche dei cartografi del 1290. La Biblioteca contiene circa 1.500 volumi, di cui alcuni manoscritti, incatenati agli scaffali di legno originali del XIII secolo. Una simpatica volontaria ci racconta la storia incredibile dei due tesori e ci mostra i testi più pregiati.
Ripartiamo alla volta di Gloucester. Visitiamo subito lo stadio Kingsholm, dove gioca il Gloucester Rugby e dove l’anno scorso si sono disputate alcune partite dei Mondiali. Dopo un pranzo veloce da Subway, percorriamo le vie un po’ trascurate del centro pedonale per raggiungere la mastodontica cattedrale (ingresso libero, permesso foto £ 2,00). Tra i punti di interesse, la guida ci indica la grande vetrata della navata, risalente al 1860, che raffigura l’incoronazione del Re fanciullo Enrico III nel 1216, nonché la mensola dell’apprendista muratore, che commemora un giovane garzone precipitato dalla volta soprastante intorno al 1300. Proseguiamo la nostra visita nel chiostro con volta a ventaglio del 1350, diventato famoso perché vi sono state girate scene di Harry Potter: sembra proprio di trovarsi nei corridoi di Howgarts. Ai lati del chiostro, inoltre, si possono ammirare i cosiddetti carrels, i cubicoli dove i frati sedevano per leggere e studiare i manoscritti; dal depliant informativo, apprendiamo che ancora oggi, le cabine di studio nelle moderne biblioteche si chiamano carrels.
Riprendiamo l’auto e, percorrendo la M5, ci dirigiamo alla tappa finale del nostro viaggio: Bristol. Per l’ultima notte ci trattiamo bene: abbiamo prenotato una junior suite al Mercure Bristol Grand Hotel (un’incredibile offerta di booking.com: £ 85,00 per una notte e prima colazione). La suite è composta da tre stanze oltre al bagno ed è dotata di ogni confort, compresa la macchinetta per il caffè in capsule della Nespresso. L’Hotel, inoltre, dispone di un parcheggio convenzionato nell’edificio adiacente. Il resto del pomeriggio è dedicato allo shopping e ad un assaggio di street art. Prima di cena, infatti, andiamo a cercare il primo dei numerosi murales del più famoso artista di strada, Banksy, originario di Bristol. In Frogmore Street troviamo il “Well Hung Lover” che rappresenta un amante appeso ad un cornicione. Aggiriamo la splendida cattedrale, già visitata lo scorso anno, e scoviamo il secondo graffito: la scritta “You don’t need planning permission to build castles in the sky” in Lower Lamb Street. Per la cena, scegliamo la zona più vivace del centro, l’Harbourside, e ci gustiamo due ottime pies annaffiate da birre locali al pub V-Shed (£ 18,95). Ancora due passi per le vie della Old City ed è ora di rientrare in albergo e preparare i bagagli.
Mercoledì 17 agosto: Bristol – Heathrow Airport (km 217)
Ultimo giorno, ultima sontuosa colazione inglese. La nostra camera dovrà essere liberata alle 12.00: occupiamo, quindi, la mattinata nella visita del Bristol Museum and Art Gallery (donazione “suggerita” £ 5,00), dove cerchiamo subito la statua di Banksy chiamata “Paint Pot Angel”, che fu donata dall’artista dopo l’esposizione del 2009. L’intero museo merita una visita. A piedi, rientriamo in hotel attraversando la città. Sbrigate le formalità del check-out, carichiamo i bagagli in auto e ci dirigiamo verso la zona sud del Floating Harbour per visitare l’M Shed: alcuni dei vecchi depositi portuali sono stati ristrutturati e oggi ospitano l’Industrial Museum, all’interno del quale è esposta l’opera di Banksy “Grim Reaper”. Approfittiamo della terrazza panoramica per qualche foto di Bristol dall’alto, poi recuperiamo l’auto e ci spostiamo in Hanover Place per ammirare “The Girl with the pierced eardrum” uno dei graffiti nuovi dell’artista: è una parodia del famoso quadro “La ragazza con l’orecchino di perla” di Veermer, dove l’orecchino è, in realtà, il sensore giallo fosforescente di un allarme: geniale! Infine prima di prendere la strada del ritorno e dopo una breve sosta all’Ashton Gate (stadio del Bristol F.C.), attraversiamo il quartiere di Stokescroft dove, con non poche difficoltà, scoviamo il graffito “The Mild Mild West” sul muro del ristorante The Canteen in Jamaica Street; infine nella zona di Easton, fotografiamo il murales “Cat and Dog”. Termina qui il nostro itinerario personalizzato alla scoperta di Banksy; salutiamo Bristol e ripartiamo alla volta di Londra.
Nella prima periferia della Capitale, a Reading, ci fermiamo per visitare lo stadio Medjeski.
Arrivati all’aeroporto di Heathrow, da cui il nostro volo partirà alle 20.25, a malincuore, riconsegniamo la nostra Opel Corsa, non prima di aver fatto la foto di rito alla distanza percorsa in questi 15 giorni: un totale di 1.884 miglia (3.032 km) nel cuore dell’Inghilterra.