Il Nilo, Il Cairo e il deserto del Sahara di 2
Una terrificante piana totalmente esposta al sole e priva di alberi conduce alla montagna nella quale sono scavati i resti di tre templi: a)il complesso funerario del faraone Mentuhopet, che risale alla XI dinastia e occupa tutta la parete sinistra della vallata; b)un tempio scoperto nel 1962, fatto edificare da Thutmosis I Tuthmosi I (1494-1482 a.C.) fu un faraone importante e potente. Grazie alle sue imprese militari l’Egitto raggiunse la massima estensione: gli Egizi si spinsero sino all’alta Mesopotamia ed arrivarono all’ Eufrete che venne chiamato “Grande fiume rivolto all’indietro” in quanto, contrariamente al Nilo scorre da Nord a Sud. Tuthmosi I portò al massimo splendore le città di Abidos e di Tebe; arricchì il tempio di Karnak di piloni e obelischi e innalzò la grande sala ipostila. A Tuthmosi I si deve l’inaugurazione della Valle dei Re come necropoli reale e del villaggio dove vivevano i “Servi del luogo di Verità”: Deir el Medina. c)il tempio della regina Hatshepsut, l’unica regina della storia egizia. La regina Hatshepsut (1479-1457 a.C.), vedova e sorellastra del giovane faraone Tuthmosi I (1482-1479 a.C.), è celebre perché, quando assunse la reggenza per conto del troppo giovane erede Tuthmosi III, prese il titolo di faraone, arrivando persino ad indossare abiti maschili e barba posticcia! Hatshepsut condusse importanti spedizioni commerciali verso il misterioso paese di Punt (forse in Africa centrale), abbellì e ampliò il complesso di Karnak e fece appunto costruire il tempio di Deir el Bahari. Ella ordinò al suo architetto e amante, Senmut, un monumento funebre per lei e suo padre ThutMosis I e scelse un’impervia vallata consacrata alla dea Hathor.
L’ architetto-ministro ideò un rivoluzionario monumento, sfruttando perfettamente l’imponente ventaglio di rocce esistente e costruendo una serie di vaste terrazze che, per mezzo di rampe, conducevano al santuario. Un viale di sfingi e di obelischi costituiva l’accesso alla prima terrazza porticata. Su una delle pareti, dei bellissimi bassorilievi (oggi al Museo del Cairo) narravano la nascita e l’infanzia della regina e la spedizione che la sovrana promosse nel misterioso paese di Punt (forse la Somalia?!), popolato da giraffe, scimmie, pantere… Il caldo si fa soffocante, non oso immaginare come sia qui in agosto! Sulla strada del ritorno vediamo per pochi istanti il Ramesseum, il tempio funerario del grande faraone Ramses II. Riusciamo a distinguere i resti di una statua colossale (ben 17 metri) di Ramses II, che rappresentava il faraone seduto. Mi dispiace non vedere questo sito, e quello ancora più splendido di Deir el Medina (ospita i resti del villaggio e della necropoli della comunità di artigiani e artisti e di operai che lavorarono durante il Nuovo Regno -1500 – 1050 a.C.- agli scavi e alle decorazioni delle tombe della Valle dei Re), ma ormai resta solo il tempo di sostare, per 5 minuti, di fronte ai famosi Colossi di Memnone, oggi accanto ai campi coltivati, sul ciglio di una strada, ma un tempo a fiancheggiare l’ingresso dello scomparso tempio funerario di Amenhotep III. Entrambi i Colossi rappresentano il re seduto, con ai lati, di proporzioni molto più piccole, la madre Mutemuia e la “grande sposa” Teie.
Il re etiope Memnone è un personaggio epico, che combatté con i Troiani e perì per mano di Achille. Nell’immaginazione dei visitatori di età classica, l’eroe, raffigurato nella statua spezzata dal terremoto, salutava la madre con un suono misterioso, oggi scomparso. Sembra che la cosa fosse dovuta alla presenza di cristalli nella quarzite, che si assestavano in seguito all’ escursione termica, davvero notevole, tra notte e giorno.
Quando l’ imperatore romano Settimio Severo provvide al restauro della parte superiore della statua, il misterioso fenomeno cessò. I colossi sono davvero imponenti e mi colpiscono nonostante il non eccelso stato di conservazione.
Infine, ormai stanchi e affamati, torniamo alla nave in tempo per mangiare velocemente e partire per l’aeroporto.
Il volo è breve (un’ora circa) e mi regala un’emozione sperata, ma inattesa: la vista dal finestrino dell’aereo delle tre piramidi! Che brividi! Appena recuperate le valigie saliamo sul pullman che in poco tempo ci porta nel lussuoso Sheraton Heliopolis, uno dei migliori alberghi della capitale. L’hotel è bellissimo e enorme: ha ben 561 tra camere e suite, quattro ristoranti (libanese, persiano, asiatico, a buffet internazionale), un coffee-shop sempre aperto, quattro bar, un pub, un centro congressi, un night-club, due piscine, campi da tennis, da squash, un centro benessere e piste da jogging. Peccato fermarcisi solo tre notti! Unico neo: la distanza dal centro, quasi un’ora di pullman, che non ci ha permesso di godere la Cairo by night! Ci gustiamo la splendida a cena a buffet, dove c’è praticamente di tutto! Uno cuoco frigge sul momento polpettine e cotolette deliziose e tenerissime, un altro prepara tortellini e maccheroni fragranti. Davvero tutto buono! La cena trascorre in allegria, pregustando, oltre alla cucina e agli eccellenti dessert al cioccolato, anche le visite che ci attendono domani! Poi in camera, dove trovo in omaggio anche due boccioli di rose fresche! Un breve sguardo alla TV italiana e poi a nanna, finalmente in un lettone matrimoniale! 9° giorno: SAQQARA, MENFI e GIZA Di buon mattino ci buttiamo nel traffico caotico della capitale che, con i suoi 16 milioni di abitanti, è la più grande città dell’Africa (la seconda del mondo) ed è un grande centro culturale dell’Islam. La fondazione della città risale al 639 d.C., quando Amr Ibn el As, generale del califfo Omar, prese una fortezza romana sul Nilo dal singolare nome di Babilonia e vi lasciò montata la sua tenda prima di muovere verso Alessandria. E’ questa del conquistatore arabo la prima delle tre fondazioni della città che allora si chiamò appunto Fustat, “la Tenda”. Solo con la terza fondazione, nel 969, per opera di Goharche aveva conquistato il luogo per i Fatimiti, compare il nome attuale, el Qahirah, la Vittoriosa. La crescita della nuova città islamica è una delle cause della quasi completa scomparsa dei monumenti della grande città del periodo faraonico, Menfi, che si stendeva poco distante, dall’altra parte del Nilo, e dalla quale, come dalla necropoli, i Tolomei prima, per Alessandria, gli Arabi poi, per il Cairo, – compreso il Saladino per la sua Cittadella – trassero lungamente le pietre.
Della capitale colpisce innanzitutto il traffico caotico e il continuo suono dei clacson.
Sulle strade sfrecciano mezzi di trasporto di ogni genere: automobili, camion stracarichi di merce di ogni genere, motociclette, bici, carretti trainati da asinelli e tantissimi pedoni. La nostra prima tappa è Saqquara, così chiamata dal nome di un’antica divinità funeraria, Sokaris, che era posta a tutela della zona. Si trova a circa 35 km. Dal Cairo.
Il paesaggio si fa desertico: fine sabbia gialla e rocce sparse fino alla necropoli di Saqqara, posta sulla riva sinistra del Nilo che, con la sua estensione di otto chilometri, è la più vasta di tutto l’Egitto. E storicamente è anche la più importante, perché vi sono rappresentate tutte le principali dinastie. Da lontano vediamo le due piramidi di Dashur, attribuite a Snofru, padre di Cheope: la piramide rossa è tronca, mentre l’altra, chiamata piramide romboidale, ha le pareti con due diverse inclinazioni, forse per un errore di calcolo nel progetto.
La necropoli di Sakkara conserva un considerevole numero di mastabe “panca”.
Noi visitiamo una delle più famose, quella di Mereruka, un grosso personaggio che svolse compiti diversi sotto alcuni re della VI dinastia. La moglie era “figlia reale e sacerdotessa di Hathor”; la sua mastaba, di 32 stanze, con appartamenti per tre destinatari, lo stesso Mereruka, la moglie e il figlio è la più complessa fra quelle del Regno antico; si ripetono le scene di tutte le altre sepolture, ma per esempio nella pesca si usano l’esca, le nasse e una rete tirata da 18 pescatori.
Al centro della necropoli si trova il complesso funerario di Zoser (2684-2655 a.C.), il faraone più importante della III Dinastia, intorno a cui si stringono altre piramidi e le mastabe, tombe a pianta quadrata per i nobili, costruite a somiglianza della casa che il defunto aveva abitato quand’era in vita.
Zozer trasferì la capitale a Menfi e il culto solare diventò culto del re. Estende il potere a sud, riunendo la Nubia all’Egitto. Durante il suo regno una grave carestia, durata sette anni e dovuta alle scarse piene del Nilo, colpì il paese decimando la popolazione. Zoser pregò il dio delle sorgenti Khnun, che lo esaudì inviando una grande piena che pose fine alla carestia. La piramide di Zoser fu eretta verso il 2770 a.C. Dall’architetto e medico Imhotep, (divinizzato poi dai Greci col nome di Esculapio) che per la sepoltura del sovrano ebbe l’idea di sovrapporre più mastabe creando una sorta di scala celeste a sei gradini giganti. Questo progetto ispirò poi l’idea delle piramidi! Il tumulo doveva essere collegato ai miti cosmogonici che vedevano la terra emergere dalle acque primordiali ed il sole sorgervi per la prima volta. A sud della piramide a gradoni si trova la piccola piramide di Unas (70 mt. Circa di lato), il faraone che chiude la V dinastia. Il maggior interesse di questo monumento consiste nell’aver conservato gran parte dei “Testi delle Piramidi”, sulle pareti dell’anticamera e della camera funeraria, in geroglifici di colore verde: si tratta di formule rituali, precetti magici, preghiere, manuali di comportamento nell’aldilà, con folgoranti immagini poetiche.
Ma altri faraoni ebbero il loro monumento funerario a Saqqara. A sud-ovest del complesso di Zoser, è stato infatti scoperto l’analogo complesso che Sekhemkhet, successore di Zoser, cominciò per se stesso e che, rimasto incompiuto, sparì gradatamente sotto la sabbia. La Mastabet el Faraun, la “Mastaba del Faraone”, è la sepoltura, di forma simile ad un grande sarcofago, di Shepseskaf, successore di Micerino.
Pepi I, Merenra e Pepi II ebbero la loro piramide nella parte meridionale della necropoli. Infine vi sono ancora a Saqqara i resti delle piramidi di due re del primo periodo intermedio e altre due, di mattoni, di re della XIII dinastia. Molto interessante è il Serapeo, che secondo l’archeologia ufficiale sarebbe il sepolcreto degli Api. Sappiamo infatti che i buoi, animali sacri al dio Ptah, venivano mummificati e sepolti: l’animale sacro al grande dio era il bue Api; ve ne era uno solo alla volta, caratterizzato da fronte bianca e con altre piccole parti bianche del corpo, mentre tutto il resto doveva essere nero. Anche l’Api morendo diventava un Osiride, come i faraoni, l’Osiride Api, per i greci Osorapis, per cui fu facile l’identificazione con Serapide, il dio artificialmente inventato dai Tolomei con caratteristiche di Osiride e di Zeus. Il sepolcreto degli Api era meta di pellegrinaggi, con intorno tutto il mondo variopinto che, ovunque e in ogni tempo, ha popolato tali luoghi. Quando Mariette trovò il corridoio sotterraneo con le celle laterali delle sepolture degli Api, usato dalla XXVI dinastia fino ai tempi greco-romani, i 24 sarcofagi di pietra dura erano stati tutti svuotati. Successive ricerche hanno portato alla scoperta di un altro sotterraneo, precedente, con il quale all’epoca di Ramses II si era cominciato a deporre in un unico sito i corpi mummificati degli Api, prima sepolti in tombe isolate. Proseguiamo poi per Menfi,.
“Mi raccontano i sacerdoti”, si legge in Erodoto, che “Menes, primo re d’Egitto, difese con argini il territorio di Menfi” e “…Ridotto a terra asciutta lo spazio da cui era stato allontanato il fiume, ivi fondò la propria città che ora si chiama Menfi”. Menfi era infatti un sito fondamentale per la sua posizione, tra il Delta e la Valle, ideale quindi per garantire il controllo sul regno unificato. Fu la prima città cosmopolita dell’Egitto: vi erano templi per il culto di dei stranieri e nei borghi si raggrupparono comunità etniche diverse: siriaci, fenici, greci, ebrei… Qui ammiriamo il recinto del Tempio del dio Ptah, creatore dell’universo, cuore religioso della più importante città dell’Egitto, al quale diede il nome: Hikuptah, cioè “dimora del ka del dio Ptah”, da cui il termine Aigyptos. Appena entrati ci troviamo di fronte l’enorme statua di Ramses II, sdraiata a terra, ma spezzata dal ginocchio in giù, a causa probabilmente della sorgente d’acqua che un tempo scorreva nel luogo in cui era stata eretta. , ne ha rovinato le gambe. Il colosso è in calcare siliceo dalla fine grana, è lungo 13 metri circa e pesa ben 120 tonnellate! Accanto alla statua c’è una bella sfinge di alabastro lunga 8 mt. Che probabilmente custodiva l’ingresso meridionale del tempio. Pranziamo proprio di fronte alle Piramidi, nel bellissimo hotel Le Meridien. Alì ci consiglia di non mangiare troppo, perché fa troppo caldo e potremmo stare male, ma è davvero duro controllarsi di fronte al buffet! Mi limito ad uno straordinario piatto di moussaka e ad una ciotolina di mousse al cioccolato e poi via, verso un’escursione che sognavamo da sempre: le Piramidi e la Sfinge.
Per ammirarle in tutto il loro splendore ci rechiamo a Giza, nome odierno dato alla grande necropoli di Letopolis, vicina al Cairo, che si estende su un altopiano di 2.000 mq, ed è situata sulla riva sinistra del Nilo. Per raggiungerle percorriamo la Strada delle Piramidi, una via inaugurata dall’imperatrice Eugenia di Francia nel 1869, in occasione dell’inaugurazione del canale di Suez. Anche se quasi del tutto inglobate nella città, le piramidi ci emozionano profondamente.
Che strana sensazione trovarsi davanti alla 7 meraviglia del mondo! Nei secoli precedenti la nascita di Cristo esistevano infatti sette meraviglie che superavano per fama qualunque altro monumento al mondo: erano i giardini pensili di Semiramide a Babilonia, la statua di Zeus a Olimpo, il tempio di Artemide a Efeso, il mausoleo di Alicarnasso, il colosso di Rodi e il faro di Alessandria e, appunto, le Piramidi.
Le tre piramidi di Cheope, Chefren e Macerino, erette fra il 2690 e il 2600 a.C , sono le sole sopravvissute. Capolavori dell’architettura egizia, hanno base quadrata, con i lati disposti esattamente nel senso dei paralleli e dei meridiani e sono disposte diagonalmente, in modo che nessuna copra il sole agli altri due. Ciascuna piramide ha uno schema tipico, che prevede un tempio funerario a monte, una galleria di collegamento e un tempio funerario a valle. Ognuna delle piramidi ha di fronte altre tre piccole piramidi, dove venivano sepolti i parenti (presumibilmente le mogli) del faraone o i nobili. La prima sosta è davanti alla piramide di Micerino, faraone tra 2535 e 2517 a.C.
A Micerino, sovrano benefico e pio secondo Erodoto, appartiene la terza delle piramidi di Giza, il cui lato è lungo 108 mt e l’ altezza è di “soli” 66 metri.
Si tratta di una costruzione di dimensioni molto minori che avrebbe tuttavia gareggiato in splendore con le sue gigantesche vicine se il progetto di rivestirla per intero di granito rosso fosse stato portato a termine. Ma l’opera rimase incompiuta, e i mattoni grezzi impiegati in buona parte del corridoio soprelevato e del tempio in valle denunziano l’improvvisa morte del titolare. Narra una leggenda che un fantasma di donna bionda si aggira ancora oggi nei pressi della piramide… Sarebbe la regina Nitocri (2180-2178 a.C.), che secondo gli storici greci Eusebio ed Erodono sarebbe la vera costruttrice della piramide di Macerino. Nicotri, fu descritta dai due storici come una bellissima donna dai capelli biondi…E fu la prima donna identificata come Faraone.
Dagli archivi ramessidi sappiamo che regnò “due anni un mese ed un giorno”, ma le prove archeologiche indicano che il suo regno potrebbe essere durato effettivamente sei o dodici anni. Decidiamo tutti di entrare (Cheope e Chefren sono chiuse al pubblico). Scendiamo per una ripidissima galleria che ci conduce nel cuore della costruzione. Man mano che scendiamo ci avvolge un’aria irrespirabile e maleodorante, che ricorda l’odore del formaggio ammuffito! Gasp!!! Interessante, ma non vedo l’ora di tornare all’aria fresca!!! Mi colpisce una cosa in particolare: il fatto che sia MOLTO BUIO! Ma come potevano vederci gli Egizi??? Forse usavano lumi ad olio e caldaie di cera, ma alcuni studiosi hanno sottolineato che, se fosse stato così, le pareti dovrebbero recarne i segni, attraverso le particelle di nero fumo depositate (e queste, invece, non ci sono!); oppure usavano specchi di ferro? Ma questi, dopo pochi passaggi, non fanno più passare la luce…
Un bel mistero! Alcuni studiosi ipotizzano semplicemente che gli Egizi conoscessero già la luce elettrica! A Dendera esistono misteriosi rilievi parietali che paiono davvero raffigurare delle lampadine!!! Poi il pullman ci conduce verso un belvedere, uno spiazzo affollato di cammelli e souvenirs. Da qui ammiriamo le tre piramidi! Colgo al volo l’occasione di una brevissima “camellata”: andare “a cammello” è bellissimo e io adoro l’ andatura ondeggiante di questi scorbutici e puzzolenti animali, senza contare che son piuttosto alti e permettono di godere di una buona vista! Avvertenze a chi non ha mai provato: salire non è niente (l’animale è placidamente seduto), ma la fase critica è quando il cammello si alza, perché prima si piega in avanti (si inginocchia sulle zampe posteriori), poi si piega improvvisamente all’indietro (alza le zampe anteriori), infine si piega ancora in avanti (alza anche le zampe posteriori). TENETEVI MOLTO FORTI! Idem quando scendete… Dopo aver ferocemente litigato col cammelliere, che pretende una cifra molto più alta di quanto pattuito, riprendiamo il pullman che ci porta alla piramide di Cheope, faraone tra 2606 e 2583 a.C.. La sua piramide è la più grande, avendo il lato della base della piramide di 230 metri e un altezza di ben 137 metri (ma in origine, completa del rivestimento di pietra levigata, ne misurava 146). Lo storico Erodoto racconta che per costruirla occorsero 30 anni e il lavoro di 100.000 uomini! E’ una piramide enorme, pare che addirittura in volume potrebbe contenere sei volte la Basilica di San Pietro. Talmente grande che secondo alcuni calcoli per costruirla ci sono voluti 2.300.000 blocchi di pietra di calcare e granito, pesanti fino 80/120 tonnellate.
Per il rivestimento esterno fu adoperata una particolare pietra riflettente, chiamata “Calcare di Tura”: si dice che se rivestisse ancora interamente la piramide, questa pietra, permetterebbe, al sorgere del sole, di vedere la piramide addirittura dalla Luna! La presenza sul soffitto della grande galleria all’interno di 36 blocchi di granito removibili ha fatto pensare che durante la costruzione, la piramide fosse utilizzata come osservatorio astronomico… Non sorprende che sulle piramidi sono state formulate mille ipotesi e congetture, prima fra tutte la domanda: “Ma come sono state costruite?” Com’è stato possibile costruire opere simili con gli scarsi mezzi dell’epoca e col pochissimo legno disponibile? (l’Egitto era povero di cedro e ebano, adatti a sostenere pesi massicci…) Tra le tante ipotesi proposte ho trovato: rampe di sabbia, rampe di mattoni secchi, slitte di legno, dondoli, argani a corda, sino alla tesi davvero originale di Peter Tompkins, scrittore, giornalista, nonché agente segreto americano con la passione per l’ archeologia, il quale ha ipotizzato che gli Egizi utilizzassero un’ erba rossa alta circa 25 centimetri, capace di sciogliere la pietra e poi di ri-aggregarla nella forma desiderata e nel posto giusto. Insomma, questo rimane uno dei tanti misteri dell’Egitto, anche se la nostra guida giura che sono state costruite avvalendosi di rampe di sabbia a spirale! “Ma da chi sono state costruite? “ L’ attribuzione della Piramide a Cheope non è poi così sicura! In realtà non ci sono prove certe che sia stato questo faraone a costruirla…NON bisogna dimenticare che questa piramide, oltre per la grandezza, colpisce anche per l’assenza totale di qualsiasi iscrizione e decorazione. (anzi, una c’è, ma è falsa e fu fatta dall’ inglese Howard Vyse nel 1835) Cosa molto strana, visto che gli Egizi adoravano riempire templi e tombe di iscrizioni che glorificavano le gesta e le costruzioni dei faraoni … Tra le varie ipotesi suggerite da studiosi e appassionati: -gli alieni -gli abitanti di Atlantide “Ma quando sono state costruite? “ La piramide di Cheope, secondo le teorie ufficiali risale al 2770 a.C., ma altre datazioni la fanno risalire a moltissimi anni prima. Ad es. Una ricerca effettuata nel laboratorio di Zurigo, dall’Università di Dallas, afferma che sono stati trovati fossili del 3600 a.C.! E’ ovvio che siano quindi nate ipotesi, anche fantasiose, pubblicate in molti libri.
Tra le più curiose mi piace segnalare quella dell’ingegnere edile belga Robert Bauval, che studiando la posizione delle tre piramidi dell’altopiano di Giza notò una straordinaria corrispondenza tra la loro posizione e quella delle tre stelle che formano la cintura della Costellazione di Orione (Zeta, Epsilon e Delta) e, in più, un corrispondenza tra il tratto della Via Lattea, che passa loro vicino, e il percorso del fiume Nilo.
Bauval arrivò alla conclusione che Zeta, Epsilon e Delta si trovarono nell’esatta posizione in cui sono ora situate le Piramidi nel 10450 a.C., cioè nell’Era del Leone. “Ma dov’è la tomba di Cheope? “ Infine, se diamo per certa l’attribuzione al faraone Cheope, c’è un mistero non ancora svelato: ma dov’è la sua tomba? C’è chi ha trovato una risposta: Nadim Vlora, professore di geometria astronomica all’Università di Bari.
Secondo lo studioso per individuare l’accesso alla tomba basta aspettare il 23 dicembre, il giorno del solstizio di inverno, quando l’ombra proiettata dalla piramide indica l’accesso al corridoio. Sembra che anticamente, proprio in questa data, la piramide proiettasse un’ombra in punto preciso, dal quale i sacerdoti nel corso delle celebrazioni dei misteri Osirici, riuscivano a vedere, all’incirca verso mezzanotte, Sirio, simbolo di Iside, moglie di Osiride, transitare esattamente al vertice della piramide. Ma cosa aspettano gli archeologi??? Accanto alla piramide di Cheope notiamo una buffa costruzione a forma di arca di Noè: capisco subito che si tratta del piccolo museo che ospita la Barca solare di Cheope. Una splendida imbarcazione funebre di sicomoro e cedro, scoperta smontata nel 1954.
Alì ci lascia il tempo di visitarla: la ammiriamo in tutto il suo splendore, perfettamente ricostruita, e mi pare incredibile che possa avere 4.600 anni! Ammiriamo poi la piramide di Chefren, figlio di Cheope, il cui nome ci è stato tramandato da Erodoto. Notiamo che non vi è gran differenza nell’altezza delle due piramidi, anzi!, la piramide di Chefren ha il lato della base di oltre 210 mt. Ed è alta 136.5 mt. E, poiché conserva il rivestimento nella sua parte superiore ed è collocata in posizione più elevata, appare più alta di quella di Cheope. La più saliente caratteristica del tempio funebre di Chefren è data dalle gigantesche dimensioni dei blocchi di calcare impiegati, i più grossi di qualsiasi altro monumento noto dell’Antico Egitto. Il pullman ci conduce alla valle dove, maestosa, enigmatica, emozionante, ci appare la Sfinge. Il nome originario della Grande Sfinge era Hor-em-Akhet, che significa “Horus che è all’orizzonte”.
Lunga 73 mt. E scolpita in un unico sperone di roccia, la Sfinge è la colossale rappresentazione di un leone dalla testa umana, in cui si sono volute riconoscere le fattezze del faraone Chefren a guardia della propria tomba.
Gli egittologi ortodossi fanno risalire la costruzione della Sfinge al tempo del faraone Chefren (2570 a.C. Circa), basandosi sul fatto che il volto scolpito è un ritratto di questo faraone e che il nome Chefren compare sulla “stele del sogno”di Thutmosi IV. Questa stele, che si trova tra le zampe anteriori della Sfinge e fu incisa da Thutmosi IV (1397 a.C.), racconta che durante una battuta di caccia il faraone si era addormentato vicino alla Sfinge che gli apparve in sogno chiedendogli di togliere la sabbia che la copriva: Thutmosi IV esaudì il suo desiderio. Alla 13° riga di questa stele si legge “…Porteremo a lui: buoi, e ogni genere di primizia, innalzeremo lodi a Wenofer …Khaf…”: si ipotizza che il termine “khaf” sia il nome di Chefren, ma anche qui ci sono dei seri dubbi: se fosse il nome del faraone tutto sarebbe risolto, ma esistono altre prove che dimostrano che la Sfinge esisteva molto prima che Chefren assumesse il potere. Ad esempio, secondo lo studioso Maspero, il faraone Chefren fece solo rimuovere la sabbia che copriva la Sfinge e probabilmente la fece anche restaurare, infatti i restauri della parte posteriore del monumento risalgono all’Antico Regno, periodo nel quale visse appunto il faraone Chefren. E’ possibile che la qualità della roccia calcarea di cui era fatta la Sfinge era così scadente che l’erosione da parte degli agenti atmosferici incominciò non appena l’opera venne ultimata… La testa della Sfinge, più piccola rispetto al corpo, ha lo sguardo rivolto verso est. Utilizzando un software che consente di ricostruire la posizione delle costellazioni nei vari periodi della storia, e quindi in questo caso il cielo di circa 12.000 anni fa in Egitto, due scienziati, Hancock e Bauval hanno costatato che al sorgere del sole, all’equinozio di primavera, la costellazione del leone era l’ultima a sparire e la prima a sorgere al tramonto. Quindi la Sfinge guardava direttamente il suo gemello stellare, la costellazione del leone, che a quel tempo sorgeva a metà all’orizzonte, alla sinistra del sole: la stessa metà visibile della Sfinge che a quel tempo, nel 10.500 a.C., era ancora insabbiata. Bauval ha inoltre notato che la strada che dalla piramide di Chefren conduce alla Sfinge non è diretta, ma con l’asse spostato: cosa strana conoscendo la proverbiale precisione delle costruzioni egizie, ed essa conduce direttamente al punto in cui 12.000 anni fa, nel giorno del solstizio, il sole sorgeva all’orizzonte.
Altrimenti chi costruì la Sfinge? Secondo alcuni furono gli abitanti di Atlantide, la città distrutta da catastrofi naturali, che lasciarono agli Egizi in eredità molte conoscenze.
Certo è che ancora molti misteri attendono di essere svelati… Prima di rientrare in hotel ci fermiamo ad una fabbrica di papiri, il Mena Papyrus Institute, dove una giovane ragazza che parla perfettamente italiano ci spiega la la tecnica della lavorazione dei papiri. Le piantine vengono raccolte e il gambo sbucciato. L’interno bianco viene tagliato in sottili striscioline ammollate in acqua per 4/6 giorni; dopodiché vengono poste una a fianco dell’altra, orizzontalmente e verticalmente, senza lasciare spazi. Il “foglio” viene quindi messo sotto pressa per 1 settimana e poi, bello rigido, è pronto per accogliere le decorazioni.
Acquistiamo tre piccoli papiri (spendiamo 20 euro) e torniamo in albergo solo per avere il tempo di cambiarci. Poi, con la coppia romagnola, e a bordo di un pulmino spericolato torniamo alla piana di Giza per assistere allo spettacolo “Suoni e Luci” alle Piramidi.
Lo spettacolo è interessante, ma meno suggestivo rispetto a quello di Karnak e purtroppo fa anche piuttosto freddo… Ci rendiamo anche conto di aver pagato una vera follia: 22 euro a testa, quando in realtà il biglietto ne costa circa 9! A pensarci, potevamo venire per conto ns. Con un taxi: in quattro avremmo speso senz’altro meno! Pazienza! Proprio fuori l’arena dello spettacolo c’è un KFC, una catena di fast food tipo Mc Donald’s. Ci prendiamo al volo un po’ di panini al pollo (al Cairo abbiamo due cene libere), che mangiamo poi in camera.
10° giorno: La mattinata di noi turisti è dedicata alla visita di uno dei più celebri musei del mondo: il Museo Archeologico del Cairo, più noto come “Museo Egizio”. All’interno è consentito fotografare senza flash.
Si trova nell’imponente edificio progettato dall’architetto francese Marcel Dourgnon e raccoglie oggi la più importante collezione di arte egizia del mondo: 120.000 oggetti che raccontano tre millenni di storia dell’arte egizia. Il progetto di questo museo si deve ad Auguste Mariette, direttore del Museo del Louvre, che nel giugno del 1858 fu invitato in Egitto per raccogliere antichità e riuscì a farsi nominare direttore degli scavi. (Ora è sepolto proprio all’interno del museo).
Caotico, immenso, illogicamente strutturato, il museo raccoglie opere uniche e meriterebbe ben più delle 3 ore riservatogli dal nostro tour. I reperti sono suddivisi al piano terra secondo un criterio cronologico, mentre al primo piano (dove è ospitato il tesoro di Tutankamon), le collezioni sono organizzate secondo una logica tematica.
Tra le opere ricordiamo: la statua del faraone Micerino affiancato da due divinità che in origine dominava il tempio del faraone a Giza; la statua di Chefren seduto sul trono e una rarissima stele risalente al regno del faraone Cheope; il bassorilievo col nano Seneb e la sua famiglia; la camera mortuaria completa del nobile Haroteph, sui cui muri sono affrescati gli oggetti d’uso della sua casa; la stele che risale al regno di Tutankamon con le iscrizioni che proclamano il ritorno del dio Amon al vertice del pantheon egizio; la collezione con gli oggetti del regno di Akhenaton, quasi tutti provenienti dagli scavi di Tell El-Amarna, tra cui spicca il famoso busto della regina Nefertiti, moglie di Akhenaton; la rara sfinge con il volto della regina Hatshepsut affiancata dalla statua del faraone Thutmosi III, il quale a suo tempo ordinò, in segno del suo odio, la distruzione di tutte le statue che raffiguravano la regina.
Fra le imponenti statue riproducenti i faraoni di questo periodo storico, meritano un’occhiata quelle del faraone Akhenaton, quella di Tutankamon, quella di Ramses II, rappresentato sotto la protezione del dio Horus sotto forma di falcone, la statua di Thutmosi III che indossa la bianca corona dell’Alto Egitto, la statua della regina Punt, grottescamente deformata. Da non perdere il preziosissimo Decreto di Canopus, un’iscrizione trilingue simile alla stele di Rosetta, del periodo greco-romano.
Di grande fascino le sale dedicate ai sarcofagi. I più interessanti sono quello in granito del faraone Ai, successore di Tutankamon, quello appartenuto a Nitoccris (l’unico di donna), la divina sacerdotessa del dio Amon durante la dinastia Saita, quello di Thutmosi I e quello che si fece fare Hatshepsut prima di venire incoronata regina. Ancora da ammirare, al piano terra, la splendida lastra decorata che faceva parte della pavimentazione di un palazzo di Tell El-Amarna, l’imponente gruppo scultoreo, che rappresenta il faraone Amenofi III con la regina Tiyi e le loro tre figlie,la stele d’Israele in cui si proclama la sconfitta inflitta a Israele dall’esercito del faraone e la conseguente sottomissione del popolo ebraico alla corona d’Egitto.
Il museo raccoglie un’infinità di capolavori: oggetti delle toilette di 4.000 anni fa con specchi in metallo, ampolle per profumi ed essenze e vasellame vario; statuette rappresentanti soldati del Medio Regno; il corredo funerario della regina Hetepheres, moglie di Snofru e madre di Cheope (IV dinastia). La tomba della regina fu profanata e la mummia decapitata durante il regno di Cheope; il faraone fece quindi trasferire quanto rimasto del corredo funerario a Giza, dove fu sepolto di nuovo presso la grande piramide e rinvenuto soltanto in tempi moderni. Nella stessa sala si ammireranno anche diversi oggetti d’arte provenienti da alcune tombe reali della XXII dinastia rinvenuti presso Tanis, nella zona del delta; manufatti greco-romani, provenienti da El-Fayyum, tra cui alcune maschere funerarie e un’eccezionale collezione di ritratti di influenza latina; papiri e altro materiale di scrittura; armi leggere e oggetti domestici di uso quotidiano; vasi, ceramiche e terrecotte di stile greco-romano; mummie di animali, tra cui uccelli, un pesce, un cane, un gatto e un coccodrillo; la celeberrima Paletta di Nar-Mer, la prima prova dell’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico sovrano. Nar-Mer, più conosciuto sotto il nome di Menes, è infatti considerato dagli storici come il primo dei faraoni d’Egitto. La paletta mostra il volto del sovrano su entrambi i lati: da una parte indossa la corona bianca dell’Alto Egitto, dall’altra quella rossa del Basso Egitto; il sarcofago di Nitoccris (l’unico di donna), che fu divina sacerdotessa del dio Amon durante la dinastia Saita (la XXVI); la stele cosiddetta “d’Israele” in cui si proclama la sconfitta di Israele da parte dell’esercito del faraone e la conseguente sottomissione del popolo ebraico alla corona d’Egitto; il corredo funebre della regina Hetepheres, moglie di Snofru e madre di Cheope (IV dinastia); il corredo funerario di Sennedjem, ingegnere delle tombe faraoniche della Valle dei Re; le statuette di due gruppi di soldati del Medio Regno, ciascuna figurina ritrae un soldato realmente esistito, con i suoi vestiti, le sue armi e le sue sembianze. Statua del Nano Seneb raffigurato nel suo aspetto reale. E’ seduto a gambe incrociate su un pilastro, con le mani giunte sul petto. Al suo fianco, la moglie lo cinge teneramente con il braccio. Sotto di lui i due figli, rappresentati con il dito in bocca (simbolo dell’infanzia).
Affascinante è anche la statua dello scriba, seduto anch’egli a gambe incrociate, con un rotolo di papiro fra le mani. L’acconciatura, simile ad un odierno caschettto, lascia scoperte le orecchie, ad indicare che lo scriba è sempre in ascolto e scrive ciò che sente.
In una vetrina sono conservate le due statue sedute in calcare dipinto di Rahotep e sua moglie. Gli occhi sono incastonati con varie pietre che danno loro uno sguardo umano. Lui è vestito con il gonnellino ed ha la pelle scura, caratteristica degli uomini. Lei invece, indossa un abito bianco. In un’altra vetrina, numerose statuette calcaree facenti parte di un corredo funerario, raffigurano vari mestieri dell’epoca: si sono donne che fanno il pane e la birra e uomini che lavorano i vasi e cucinano. Attraversando numerose sale dove vediamo sarcofaghi, lastre con geroglifici, statue imponenti, cripte dipinte, piccoli oggetti appartenenti ai faraoni, imbocchiamo la scala che conduce al piano superiore. Lungo le pareti vi sono papiri originali con brani tratti dal famoso Libro dei morti.
Da non perdere la Sala delle Mummie dei faraoni: si possono vedere oggi i corpi mummificati di 11 reali delle dinastie fra la XVIII e la XXI (1552-1069 a.C.), tra cui quelli di Sethi I, Ramses II, Thutmosi II. Ma è il tesoro di Tutankhamon, ad essere la principale attrazione dell’intera collezione del museo. Nel 1923 il dott. Douglas E. Derry, professore di anatomia presso l’università egiziana del Cairo e il dottor Saleh Bey Hamdi di Alessandria, alla presenza di Carter e vari ufficiali e dignitari egiziani ed europei eseguirono l’autopsia sulla mummia ritrovata. L’esito fu che Tutankhamon era stato un giovane piuttosto esile, alto circa 166 cm, morto probabilmente a 18 anni; oggi alcuni sostengono assassinato. Fu quindi un faraone di scarso rilievo, ma è passato alla storia per l’eccezionale ritrovamento della sua tomba completa di tutti i suoi averi! Il tesoro di Tutankhamon comprende la portantina del faraone, interamente ricoperta da un sottile strato di oro zecchino e adornata con il simulacro di Anubi, dio protettore delle tombe, raffigurato col volto di sciacallo, e le sculture di Tutankamon e di varie divinità maschili e femminili destinate a dare protezione allo spirito del defunto. Nelle casse-bauli sono contenute le figurine dette ushabti, che avrebbero dovuto svolgere la funzione di servitori del sovrano nel regno dei morti. Il trono al centro della sala riproduce Tutankamon e la regina sotto i benevoli raggi del dio Sole. È uno dei pezzi più pregiati della collezione del faraone; nella stessa sala è esposto anche un intero baule di vestiti rinvenuti nella tomba, e poi lampade di alabastro finemente intarsiate, vasi e ampolle, due sedie ricoperte da uno strato d’oro, strumenti vari, bastoni da passeggio, oggetti in rame, due trombe, il letto reale e i poggiatesta (che presso gli antichi Egizi avevano la funzione di cuscini), un bel modello di nave e numerosi vasi d’alabastro, tra cui uno splendido esemplare a forma di ibis.
La meraviglia che più colpisce è la maschera superbamente modellata come ritratto del re, capolavoro senza paragoni nell’arte egizia. Ricavata da due spesse lamine d’oro, la maschera è alta 54 cm circa e pesa oltre 10 kg! Essa ritrae il giovane re come Osiride, con il copricapo dalle punte ricurve e con la coda che ricade sulla schiena, intarsiato con vetro blu opaco ad imitazione dei lapislazzuli. Sulla fronte si trovano l’avvoltoio e il cobra pronto a sputare fuoco sui nemici del faraone, in oro puro, decorati con vetro, cornalina e lapislazzuli e gli occhi di quarzo traslucido. Anche gli occhi del re sono di quarzo e ossidiana. Uno scarabeo è appeso al collo del re su una fascia decorativa d’oro. Sotto, un paio di mani d’oro brunito, cucite direttamente sulle bende della mummia, impugnavano lo scettro e il flagello. Al di sotto di esse, appena visibili tra gli unguenti, c’era un grande uccello d’oro che sormontava una struttura flessibile formata da una striscia d’oro verticale e quattro orizzontali, tutte decorate. Una delle due bare d’oro apparteneva originariamente al faraone Semekhkara, predecessore di Tutankamon, il quale se ne appropriò e la pose nella sua tomba. Il sottile drappo d’oro serviva per ricoprire la mummia e i sandali, anch’essi d’oro, ne adornavano i piedi.
Man mano che gli ornamenti della mummia furono rimossi, vennero alla luce altri 150 gioielli, magnifici amuleti, scettri, corone, collane, bracciali, diademi, pugnali in oro massiccio, spesso adornati con lapislazzuli e turchesi, tutti di valore inestimabile. Pranziamo sulla nave-ristorante “Pasha”, che offre diversi ristoranti etnici: noi mangiamo in quello italiano, gustando antipasto di verdure grigliate, penne all’arrabbiata, scaloppe al limone con patate fritte, mousse al cioccolate e un buon caffè espresso! Nel pomeriggio visitiamo la città de Il Cairo.
Cominciamo dalla residenza-fortezza della Cittadella, eretta nel 1176 dal sultano Saladino su una delle colline del Cairo, dalla quale si gode un panorama su tutta la capitale.
Qui ci coglie un’improvvisa tempesta di sabbia.
Tra 1824 e 1857 qui venne costruita l’imponente Moschea di Mohamed Alì, detta anche Moschea di Alabastro. Tolte le scarpe camminiamo su uno splendido pavimento di marmo proveniente dall’Italia e giungiamo al centro del cortile, dove ammiriamo l’enorme fontana delle abluzioni. Su un lato c’è una torre quadrata con l’ orologio che re Luigi Filippo di Francia regalò a Mohamed Alì, contraccambiando il dono dell’obelisco di Karnak che ancora oggi si trova a Place de la Concorde a Parigi.
A poca distanza dalla Cittadella si trova un altro splendido esemplare dell’architettura araba in Egitto: la Madrasa-Moschea del Sultano Hassan, costruita nel 1362, con il minareto più alto della città (ben 81,6 metri). Per entrare ci si toglie ovviamente le scarpe. Percorriamo alcuni corridoi interni fino ad arrivare al cortile, sul quale si aprono quattro sale, dove in passato gli studenti studiavano la “teologia del Corano”. Al centro del cortile c’è la fontana per le abluzioni.
In una sala, posta verso est, in direzione della Mecca, i musulmani pregano. Ci sono circa 70 catene con altrettante lampade che pendono dal soffitto, e la tomba di Hassan.
Un altro aspetto squisitamente orientale del Cairo è dato dai numerosi bazaar, fra cui il più grande e famoso è quello di Khan El Khalili, con le sue intricate viuzze profumate di spezie, tessuti e chincaglierie. Rispetto all’Alto Egitto, qui i venditori sono molto aggressivi e dopo un po’ lo shopping si fa stancante, perché non si riesce assolutamente a girare in pace e guardare la merce senza essere “aggrediti” da offerte e richiami. Morale: tutti noi comprano meno del previsto, causa stress!!! Rientriamo in hotel mentre la tempesta si placa e trascorriamo l’ultima sera con i nostri compagni di viaggio, più la coppia di Assisi, che abbiamo rincontrato di ritorno dalla loro crociera sul Nasser. Ormai con pochissimi soldi, ripieghiamo su due sandwich al Cafè dell’hotel. 11°, 12°, 13° e 14° giorno: Alla scoperta del deserto del Sahara, regno di Osiride 11° giorno. Mentre i friulani rientrano in Italia e l’altra coppia di romagnoli vola nel Sinai per godersi i primi tepori sul Mar Rosso, mio marito ed io decidiamo di dedicare alcuni giorni al deserto del Sahara. Il Sahara… Il più grande deserto del mondo: una superficie complessiva di oltre 9 milioni di kmq, dei quali solo 207.000 kmq occupati dalle oasi. Quello che 8.000 anni fa era un territorio fertile e adatto all’agricoltura, oggi è una gigantesca area desertica compresa nei territori di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Mali, Niger, Ciad e Sudan.
Per me e Daniele non è la prima volta nel Sahara. Un paio d’anni fa c’era stato un fugace incontro in Marocco tra noi e l’immensa distesa rossa delle dune di Mezouga. Rimanemmo senza fiato. Io, che amo i fiori e la natura rigogliosa, mai avrei pensato di trovare così bello e profondamente spirituale il deserto. E invece ricordo come una esperienza indimenticabile l’attesa del sorgere del sole, sotto ad un cielo terso e blu che si tingeva lentamente di rosa a illuminare il rosso acceso della sabbia morbida: l’alba più bella che abbia mai visto! Allora esprimemmo silenziosi il desiderio di tornare nel deserto. E così abbiamo deciso. Nonostante le perplessità e lo sbigottimento di molti amici e parenti (“Cosa? Invece di andare a Sharm a divertirvi e riposarvi, andate nel deserto?!”), abbiamo scelto di dedicare alcuni giorni alla scoperta del deserto egiziano, che per i Faraoni era il regno di Osiride, re dei morti… Abbiamo prenotato dall’Italia una guida, che ci accompagnerà durante questi 4 giorni nel Sahara. Ci si muove ovviamente in fuoristrada, poiché diversi tratti non presentano strade asfaltate, ma solo sabbia. Da qui, nel gennaio di quest’anno, sono passati i concorrenti della celebre gara Parigi Dakar! Salutiamo Alì e saliamo sulla jeep accompagnati dai due nostri nuovi compagni di viaggio: l’autista Hassan (che parla solo arabo) e la guida Osama, un fotografo professionista che per tutti i giorni successivi penserà più alle sue foto che a noi! La strada lascia il traffico caotico del Cairo e si dirige verso la costa mediterranea. Il viaggio è costellato di pause per fumare, alle quali Hassan e Osama non vogliono rinunciare! Ci rendiamo conto che la guida è davvero poca simpatica e piuttosto saccente. Io riesco con fatica ad avere un minimo dialogo, ma Daniele in breve tempp si chiude quasi in un mutismo assoluto e lo ignora. Lungo il percorso di quasi 400 km, sostiamo per una doverosa tappa: El Alamein, la località dove nel 1942 si combatté una sanguinosa battaglia le cui conseguenze influirono sulle sorti della II Guerra Mondiale. Visitiamo anche il Museo Militare, un museo che ospita mezzi militari (carriarmati, contraerei…) e divise e oggetti militari. Proseguiamo poi per il Sacrario, che raccoglie le tombe degli Italiani. Male equipaggiati e organizzati, alle prese con un clima ostile e temperature che passavano da 60 C° a 0 C°, un deserto abitato solo da scorpioni, rettili, piccoli roditori, antilopi e dromedari, sotto ad un cielo che scaraventava giù piogge torrenziali o poteva negare acqua per settimane, in mezzo ad infinite dune di sabbia che rendevano difficile qualunque tipo di movimento, i nostri soldati italiani affrontarono qui l’esercito più forte dell’epoca: quello inglese. Le operazioni in Africa Settentrionale erano iniziate il 10 giugno 1940, al momento della dichiarazione di guerra e qui si combatté per la conquista del canale di Suez. I soldati italiani erano comandati dal generale Rodolfo Graziani; l’armata tedesca degli Afrikakorps era invece comandata dall’ufficiale Rimmel Erwin. Nel gennaio del 1942 gli inglesi occupavano la parte orientale della Libia e gli Italo-Tedeschi la Tripolitania. La prima fase della battaglia terminò piuttosto alla pari, con i due eserciti, ormai esausti, impegnati nella riorganizzazione. La difficoltà principale per gli Italo-Tedeschi erano i rifornimenti di benzina e viveri, poiché i sommergibili inglesi facevano strage di piroscafi italiani nel Mediterraneo. L’esercito inglese non aveva invece problemi, data la vicinanza del canale di Suez dove venivano sbarcati i rifornimenti. Quando improvvisamente Churchill sostituì Auchinleck con Sir Alexander Hartold e a capo dell’Ottava Armata scelse Montgomery, cominciò la svolta decisiva del conflitto.
L’Ottava Armata contava circa 220.000 soldati e 1.100 carri armati; Rommel poteva opporre soltanto 108.000 soldati e 200 carri, per lo più inadeguati. Alle 9.40 del 23 ottobre cominciò l’offensiva inglese; Italiani e Tedeschi ovunque resistevano con la forza della disperazione.
La notte del 2 novembre gli Inglesi, forti di 800 carri e 360 cannoni, tornarono all’attacco. Due giorni dopo Hitler ordinò la ritirata: molti Tedeschi riuscirono a fuggire, mentre moltissimi Italiani furono catturati, perché privi di mezzi di spostamento. Di 108.000 soldati italo-tedeschi 10.000 furono uccisi, 15.000 feriti, 34.000 fatti prigionieri; gli Inglesi ebbero 13.500 tra morti e feriti. Così terminò la campagna d’Egitto. n.B. Se questa storia vi ha colpito, vi consiglio di visitare l’ interessante sito e vedere lo splendido film “El Alamein, la linea di fuoco” (2002), scritto e diretto da Enzo Monteleone. Dopo la commovente sosta al cimitero degli Italiani, proseguiamo verso nord, alla volta di Marsa Matrouh, una località turistica che si affaccia sul Mediterraneo.
La cittadina, piena di gente in estate, perché è una delle mete di vacanza dei cairoti, che qui si comprano casa, d’inverno è praticamente deserta e pare una città fantasma. Per giunta becchiamo una giornata gelida, con un vento implacabile! Ci sistemiamo all’hotel Beau Site, dove ci servono il pranzo. Guida e autista soggiornano in un altro hotel. Marsa Matrouh è famosa per le spiagge di sabbia bianca (tra cui i Bagni di Cleopatra), e per la spiaggia di Agiba, una piccola baia incastonata in uno strapiombo di rocce rossastre, davvero bella. Al rientro dell’escursione pomeridiana ci facciamo lasciare in “centro” per una passeggiata di un’oretta. La gente ci fissa incuriosita e in modo non troppo amichevole. Ce ne torniamo volentieri in hotel, dove ceniamo (e scopriamo che oltre a noi c’è un gruppo di Francesi che segue il nostro itinerario) e dormiamo. Passiamo una notte al freddo, con il solo sottofondo del rumore delle onde gonfiate dal vento! Le sottili coperte dell’albergo e le felpe che mettiamo sopra al pigiama non bastano a scaldarci e io non vedo l’ora che sia mattina!!! 12° giorno. Un sole splendido illumina il ns. Dodicesimo giorno di viaggio, giorno in cui festeggiamo 5 mesi di matrimonio! Partiamo di prima mattina per l’oasi di Siwa, l’oasi più inaccessibile dell’Egitto, ai margini del deserto più aspro, in un luogo incantevole e fuori dal tempo, ancora nascosto al turismo di massa. Ho letto in una guida che sino a pochi anni fa era difficilissimo visitare questa zona e serviva anche il lasciapassare della Libia, visto che il confine è a soli 80 km. Per raggiungerla attraversiamo 400 km. Di bella strada, immersi nel silenzio.
E poi finalmente arriviamo! La zona è davvero particolare: ci si trova a 18 m sotto il livello del mare, in un ambiente di rara bellezza, dove intricati palmeti e uliveti sono interrotti da centinaia di sorgenti e da tre grandi laghi salati, mentre dune di sabbia la circondano e la proteggono… Un tempo punto di sosta delle carovane che attraversavano il deserto, Siwa ha un’atmosfera magica, anche grazie alle origini berbere dei suoi abitanti che ancora oggi conservano antiche tradizioni ed una lingua propria.
Qui, sparpagliati tra le 300.000 palme, i resti di alcuni monumenti rivelano una fama e una prosperità risalenti al periodo greco-romano. Qui giunse Alessandro Magno, per consultare il famoso oracolo di Amon. Oggi l’oasi è famosa per i datteri e le olive e per gli splendidi paesaggi! Ci rechiamo ad ammirare due sorgenti naturali: la sorgente naturale di Ain Sharouf, nascosta tra le dune di sabbia e la Piscina di Cleopatra, dalla deliziosa acqua calda, tra palmeti di datteri.
Poi, tra palmeti fitti e carichi di datteri, arriviamo al Tempio di Amon, dove gli antichi venivano ad onorare il famoso oracolo e dove Alessandro Magno ebbe la conferma della propria natura divina.
Il sito è splendido e domina dall’alto l’oasi. Osama ci abbandona all’ingresso senza proferire parola e va a scattare le sue foto. In questo preciso momento decidiamo che non si beccherà un euro di mancia! Ci sistemiamo all’hotel Safari Paradise, uno squisito hotel composto da tanti bungalows immersi nel verde delle palme da dattero, ciascuno con una bella veranda dalla quale godere il paesaggio.
Dopo pranzo e la siesta, nel pomeriggio arriviamo all’isola di Fatnis, bagnata dalle acque di un grande lago salato e sostiamo per ammirare il tramonto sulle dune di sabbia.
Un anziano cameriere ci porta un forte tè alla menta e ci offre datteri che raccoglie direttamente dalla pianta.
Molto, molto bello! Ci facciamo lasciare in “centro” e passeggiamo tra le botteghe e i negozietti di souvenirs. La gente è cordiale e ci sorride amichevole. I venditori tranquilli ci lasciano guardare in pace la merce: acquistiamo datteri e cestini tipici di vimini.
13° giorno. Dopo averne discusso il giorno prima (la guida non voleva portarci, perché a suo parere poco interessante) di prima mattina veniamo condotti ai resti del tempio di Umm Beyid. Si tratta di un ammasso di rovine e qualche muro, collocati in una cornice naturale splendida, tra i palmeti! Proseguiamo poi l’esplorazione dell’oasi recandoci alla necropoli della Montagna dei Morti, che conserva alcune tombe scavate nella roccia, davvero interessanti. Visitiamo poi un vero gioiello dell’Egitto, proprio al centro dell’oasi: l’antica fortezza di Shali, città labirinto risalente al XIII sec. D.C., costruita in fango impregnato di sale.
Nel pomeriggio facciamo un’ uscita splendida: un’escursione nel grande deserto di sabbia e alle sorgenti naturali, verso il confine libico.
La jeep procede prudente tra le morbide dune gialle. Il paesaggio è incantevole! Ce ne stiamo tra le dune fino al tramonto, che ammiriamo abbracciati dall’alto di una duna.
Molto molto romantico!!! 14° giorno La natura ci regala paesaggi incredibili, con deserti bianchi e neri, vallate di sabbia rosa, dune gialle e montagne scure: i 400 km non asfaltati che percorriamo i jeep attraversano anche la depressione di Qattara e ci portano all’oasi di Bahariya.
Siamo anche qui sotto il livello del mare, in un terreno particolarmente fertile, dove anticamente crescevano vitigni che davano un ottimo vino, apprezzato dai faraoni.
Il viaggio è lungo e totalmente fuoripista; lungo la strada incontriamo solo 7 posti di blocco della polizia, che controllano il passaggio delle rarissime jeep.
All’arrivo nella grande e piuttosto brutta oasi, ci sistemiamo all’hotel Palm Villane, un moderno hotel formato da piccole casine in mattoni giallini. L’hotel è fuori dall’oasi, in pieno deserto! Nel pomeriggio ci rechiamo in un piccolo museo/magazzino per ammirare le tre celebri mummie con le maschere d’oro. Nel 1996, nei dintorni dell’oasi è stata scoperta la famosa Valle delle Mummie che, con le sue centinaia di tombe greco-romane, rappresenta la località con la maggior concentrazione di mummie mai rinvenute. Purtroppo la necropoli non è ancora visitabile! Visitiamo anche le Tombe di Amenhotep Huy , di Benantui e di Zed Amun ef Ankh che conservano all’interno dipinti in ottimo stato. Poi Hassan ci porta ad una sorgente di zolfo bollente, usata dai locali anche per lavarsi e lavare i panni. Attorno solo palme, caprette e asinelli.
15° giorno In mattinata rientriamo al Cairo, in tempo per prendere il volo che ci riporterà in Italia. Davanti all’aeroporto lasciamo la mancia al gentile Hassan, che per questi giorni ci ha comprato frutta, acqua, datteri, dolcetti, patatine! Poi al check in incontriamo i nostri amici romagnoli, di rientro da Sharm, e con loro facciamo il lungo viaggio di ritorno. L’Egitto…Un viaggio davvero bellissimo e indimenticabile… Non ci sono abbastanza parole per descrivere la meraviglia e le emozioni provate di fronte alle bellezze di questo paese incredibile che, ancora oggi, ci fa ripetere le parole scritte nel V sec a.C. Dallo storico Erodoto: “In nessun altro luogo si trovano altrettante meraviglie, né nell’ intero mondo si possono vedere altrettante cose di inenarrabile grandezza.” E in appendice… NOTIZIE UTILI ovvero… “Consigli pratici e cose da sapere per affrontare serenamente un viaggio in Egitto!” Mi è incredibilmente capitato di sentir liquidare l’Egitto come un paese “noioso” e poco affascinante… In realtà io condivido l’opinione dello scrittore Beppe Servegnini quando dice che “Non esistono luoghi noiosi, esistono solo viaggiatori impreparati”.
Mi è sembrata quindi un’idea carina realizzare un’appendice pratica con tutte le informazioni che ho raccolto su questo meraviglioso paese, così che il viaggiatore possa partire un po’ più consapevole e informato…
SICUREZZA 1) Terrorismo Pur essendo annoverato tra i cosiddetti “Paesi arabi moderati”, in 10 anni (dal 1992) in Egitto sono stati assassinati ben 102 turisti! Tra gli episodi più sanguinosi si ricorda la strage del 18 aprile 1996, quando furono uccisi 18 turisti greci in un’imboscata nei pressi delle Piramidi, la strage del 18 settembre 1997, con 9 turisti tedeschi uccisi di fronte al Museo egizio e la più feroce, la strage di Luxor, il 17 novembre 1997, quando 58 turisti stranieri, in maggioranza svizzeri, furono massacrati di fronte al tempio di Hatshepsut. Non stupitevi, pertanto, delle imponenti misure di sicurezza che il Governo in questi anni ha adottato per soffocare le spinte fondamentaliste e per proteggere i turisti, che portano all’economia dello Stato l’introito principale. Negli alberghi non è infrequente la presenza di metal detector e di guardie armate che controllano zaini e borse. Il Governo, anni fa, ha istituito il corpo speciale della Polizia Turistica, costituita da funzionari che spesso “masticano” un po’ di inglese e che forniscono informazioni utili ai turisti, come gli orari delle scorte per andare da una città all’altra. Per evitare il rischio di assalti nei confronti dei turisti in quasi tutto il paese gli spostamenti su strada degli stranieri vengono infatti effettuati in convoglio con scorta della polizia! Taxi, auto a noleggio, pullman e pullmini si danno appuntamento alla periferia della città e partono tutti insieme scortati da militari. Lungo la strada ci sono diversi posti di blocco e la Polizia è presente anche ad ogni entrata dei siti archeologici. 2) Mine antiuomo Evitate di avventurarvi in itinerari non battuti: lungo le coste del Mar Rosso, nel Sinai e nella zona compresa fra le città di Alessandria e Marsa Matruh esiste il pericolo di mine inesplose! 3) traffico di stupefacenti Si ricorda che l’uso e lo spaccio di droghe è severamente punito (nei casi più gravi con la pena di morte); ho letto che in questi casi non viene concessa l’estradizione. COMPORTAMENTI L’Egitto è un Paese musulmano ed è bene pertanto avere un comportamento che sia rispettoso della cultura e della religione. In particolare: -le donne dovrebbero adottare un abbigliamento discreto, evitando shorts, gonne corte, maglie scollate e aderenti. -Le manifestazioni pubbliche di affetto tra uomini e donne, anche sposati, sono assolutamente fuori luogo -Non fotografate MAI gli obiettivi strategici, come caserme, ponti, ferrovie, aeroporti… E non insistere se qualcuno non vuole essere fotografato.
-Evitare di esibire banconote di grosso taglio e gioielli vistosi: a causa della diffusa povertà, è una norma di prudenza e, soprattutto, una questione di sensibilità.
-Se vi capiterà di visitare l’Egitto durante il Ramadan, evitate di bere alcolici, mangiare e fumare in pubblico durante le ore diurne.
-Cercate sempre di mostrarvi pazienti ed educati, anche quando non ne potrete più! Preparatevi psicologicamente, perché in Egitto il turista è continuamente subissato di richieste e di offerte di ogni genere (taxi, giro in feluca, cammellata, giro in calesse, vendita di papiri, souvenirs, cartoline, bottiglie d’acqua, cibo, guide…), rivolte spesso con toni e modi aggressivi e “appiccicosi”. DISABILI L’Egitto non è purtroppo ancora un paese a misura di disabili. I siti archeologici egizi, anche quelli maggiormente frequentati, non sono attrezzati in alcun modo per poter accogliere i disabili: entrare in una piramide o visitare una tomba è quasi impossibile. Molte aree pubbliche sono spesso inaccessibili e mancano delle più elementari strutture. Ancora pochissimi sono gli alberghi che prevedono qualche camera equipaggiata: cominciano a trovarsi camere attrezzate nella zona di Sharm el Sheikh, ma con un livello di assistenza piuttosto basso rispetto agli standard europei.
VISTO Per entrare in Egitto è obbligatorio il visto, dell’ottenimento del quale si occupa l’agenzia viaggi al momento della prenotazione. I minorenni non pagano il visto se all’atto della prenotazione risultano inseriti nel passaporto del genitore.
DOCUMENTI Serve il passaporto individuale con validità non inferiore ai tre mesi dalla data di partenza. Di recente i cittadini italiani possono entrare anche solo con carta di identità valida per l’espatrio con 2 foto formato tessera recenti. Il passaporto è comunque meglio della carta di identità per velocizzare le procedure di frontiera; verificate all’Ufficio Passaporti della Questura della vs. Città. Ricordate che nel caso di minori non in possesso della carta di identità è necessario che essi siano registrati sul passaporto del genitore che li accompagna. Durante il volo o all’aeroporto di arrivo in Egitto le autorità competenti distribuiscono un modulo prestampato (2 per chi ha la C.I.) che dovrà essere debitamente compilato e consegnato al controllo dei documenti in aeroporto. Chi ha richiesto personalmente il visto apporrà qui lo sticker del visto. LINGUA L’arabo è la lingua ufficiale del paese. Nelle città principali, negli alberghi e nei negozi si trovano facilmente persone che parlano l’inglese, il francese, il tedesco e l’italiano.
FUSO ORARIO La differenza è di un’ora in più in Egitto rispetto all’ora solare italiana.
L’Italia e l’Egitto adottano entrambi l’ora legale in periodi leggermente sfasati tra loro.
VALUTA In Egitto ha corso legale la Sterlina Egiziana (L.E.) che si divide in 100 piastre. Il valore della L.E. È circa 0,25 Euro: 1 Euro, quindi, equivale a circa 4 Lire Egiziane.
Non vi sono restrizioni per l’importazione di valuta estera, mentre è proibito importare ed esportare valuta egiziana. Sono accettati Euro di tutti i tagli evitando, possibilmente, le banconote da 500,00 Euro; l’importante è che le banconote siano in buone condizioni. La valuta straniera si cambia presso tutte le banche al Cairo, a Luxor e ad Assuan. A bordo delle motonavi il cambio viene effettuato dai funzionari delle banche stesse, i quali richiedono una commissione per tale servizio. A bordo delle navi le carte di credito, dove previste, sono accettate se dotate di numeri in rilievo. ATTENZIONE! Il nostro Tour Operator ha richiesto il pagamento di visite facoltative, spettacoli serali “Suoni e Luci”, escursione in aereo ad Abu Simbel tutto in Dollari! Portatevene una bella scorta, ricordando che in Egitto le banconote USA anteriori al 1990 non sono accettate. CLIMA E ABBIGLIAMENTO Ad esclusione della costa mediterranea, il clima dell’Egitto ha caratteri desertici: scarsità o mancanza assoluta di piogge, temperatura elevata tutto l’anno, notevoli scarti termici tra giorno e notte. Caratteristica assai temuta del clima egiziano è il khamsin, il vento desertico che spira per 50 giorni dopo l’equinozio di primavera provocando un immediato innalzamento della temperatura e, nel deserto, pericolose tempeste di sabbia. Anche sul Mar Rosso il clima è generalmente di tipo desertico, con piogge praticamente inesistenti, spesso ventoso e con elevata escursione termica notturna.
ll periodo migliore per visitare l’Egitto va da fine Settembre a Maggio ed è caratterizzate da temperature diurne miti e da sensibili escursioni termiche notturne, soprattutto in Alto Egitto. Da dicembre a febbraio si consiglia un abbigliamento autunnale di giorno, felpe, pullover e giubbotti caldi per la sera. I mesi più caldi sono Giugno, Luglio e Agosto, con caldo davvero intenso (oltre 40°): in questo periodo si consigliano abiti in fibre naturali (ottimo il lino), qualche indumento più pesante per la sera e un pullover per ripararsi dall’aria condizionata. Non dimenticate a casa cappello e occhiali da sole! In generale si consigliano abiti pratici e scarpe comode per le escursioni.
La vita a bordo delle motonavi non richiede particolare eleganza, anche se un abbigliamento più formale è gradito negli alberghi di lusso e a bordo delle motonavi di 5 stelle, dove sono richiesti alla sera i pantaloni lunghi per poter entrare al ristorante e, in alcuni casi, la giacca e la cravatta.
Ricordate infine che l’Egitto è un paese musulmano e richiede un abbigliamento adeguato: evitate scollature, minigonne e pantaloncini troppo corti. Un consiglio: portate con voi bagagli poco ingombranti, perché lo spazio nelle cabine dei battelli è limitato.
Per i soggiorni balneari sul Mar Rosso è consigliabile avere con sé scarpine di gomma o plastica per proteggersi da coralli. VACCINAZIONI E SALUTE Non sono richieste vaccinazioni obbligatorie, anche se sono consigliabili le vaccinazioni antitifica, anti-epatite A e anti- epatite B . La situazione sanitaria dell’Egitto è discreta e soddisfacenti sono le strutture ospedaliere del Cairo e di Alessandria; non altrettanto si può dire per quelle del resto del Paese. Poiché i casi di epatite sono abbastanza frequenti, è buona norma seguire scrupolosamente le più elementari norme igieniche.
E’ utile premunirsi di antidiarroici contro eventuali disturbi gastro-intestinali, che possono essere abbastanza frequenti in Egitto e di antibiotici a largo spettro, per ogni (triste) evenienza. Un’ottima idea consiste nell’assumere durante tutto il viaggio i fermenti lattici, sempre utili per aiutare il ns. Organismo ad abituarsi a nuovo clima e nuovi cibi. Portatevi anche i farmaci di uso personale, difficilmente reperibili sul posto. Generalmente a bordo dei battelli che effettuano la navigazione sul Nilo non è previsto un servizio di assistenza medica, in quanto dal battello stesso in poche ore si possono raggiungere le città principali. 1) Attenzione alla cucina servita sulle motonavi, perché talvolta risulta un po’ pesante: meglio evitare gli intingoli elaborati e preferire pietanze leggere e nutrienti, come carne ben cotta, riso, verdure cotte, patate. Vi consiglio di evitare la verdura cruda, il pesce, le salse, i latticini e i gelati. Mangiate solo la frutta dotata di buccia, da sbucciare al momento del consumo, come mele, banane, meloni o angurie, perché l’altra (tipo l’uva) può essere stata sciacquata in acqua non proprio pulita. 2) Attenzione alle bevande. Bevete SOLO bibite sigillate! Evitate anche di bere le bevande che vi verranno offerte durante le visite dei mercatini. Evitate con cura le bibite ghiacciate; proibiti assolutamente i cubetti di ghiaccio! Imparate dai locali e datevi a tè e karkadè bollenti! Ricordate di lavarvi i denti sempre con acqua inbottigliata! N.B. L’acqua a bordo della ns. Motonave non era molto cara: 1 euro per i1,5 lt.
Costa ovviamente molto meno quella comprata in giro, nelle botteghe e per strada. Inoltre, in particolare per chi si reca in Egitto durante i mesi caldi: 3) Attenzione all’uso smodato che gli Egiziani fanno dell’aria condizionata.
In estate lo sbalzo tra esterno e interni è incredibile. Nelle camere della motonave l’aria condizionata è solitamente regolabile, perciò è meglio regolarla al minimo, in modo da evitare problemi! Quando si esce in escursione i pullman sono dotati di aria condizionata regolata spesso al massimo: fate attenzione ai colpi di freddo (alias diarrea e vomito!). Portatevi un pullover ed un foulard, per coprire pancino e collo.
4) sole & caldo.
Ogni volta che uscite in escursione, portate sempre con voi dell’acqua minerale in bottiglia e magari delle bustine di sali minerali, da sciogliere in caso di spossatezza o eccessiva perdita di liquidi: in particolare questa precauzione è utile per chi, come me, ha la pressione bassa.
Evitate di stare esposti al sole per lunghi periodi senza un copricapo.
Resistete alla tentazione di prendere il sole sul terrazzo o piscina della motonave e andate invece a riposare; sostate almeno una mezz’oretta al rientro dalle escursioni prima di intraprendere altre attività. Ricordate di portare con voi creme ad alta protezione e rimedi per eventuali scottature. 5) Si raccomanda infine di non bagnarsi per nessun motivo nelle acque del Nilo, soprattutto nei punti dove l’acqua è stagnante, perché è diffusa la bilharziosi, una grave malattia provocata da un parassita.
APPARECCHI ELETTRICI L’energia elettrica viene erogata a 220 volts: meglio portarsi dall’Italia un adattatore di corrente universale.
TELEFONO Per telefonare in Egitto dall’Italia bisogna comporre lo 0020 seguito dal prefisso della località e dal numero desiderato.
Le chiamate per l’Italia possono essere effettuate dagli alberghi di ogni località e dalla maggior parte delle navi, ma è molto costoso e sottolineo che se si chiede la linea e non si ottiene risposta vengono automaticamente addebitati 8 euro! I cellulari abilitati funzionano perfettamente e utilizzano i due operatori CLICK e MOBY NILE: sono anche questi piuttosto cari (circa 4 euro al minuto) Conviene pertanto inviare gli SMS o chiamare dai telefoni pubblici utilizzando le carte prepagate, da acquistarsi in loco. Io uso sempre il servizio Italy Direct, che consente di chiamare l’Italia addebitando la telefonata al destinatario, senza dover ricorrere ad operatori di lingua straniera e senza bisogno di fornire codici identificativi personali o di accesso riservati. Basta comporre il numero di accesso 02 365 57 39 e una guida vocale automatica o un operatore italiano vi metteranno in contatto con il numero desiderato. Il servizio Italy Direct è attivo tutti i giorni, 24 ore su 24.
N.B. Attenzione! I telefoni cellulari non ricevono durante la navigazione in Nubia.
FOTOGRAFIA La videoregistrazione è permessa e l’attrezzatura deve essere denunciata agli uffici doganali all’arrivo in Egitto. È vietato riprendere aeroporti, postazioni militari, caserme, uffici pubblici. Chiedete sempre alla vs. Guida locale o all’accompagnatore se vi sono divieti di fotografare. Ricordate che la popolazione in genere non gradisce (a ragione!) essere fotografata, ma se proprio non ve la sentite di rinunciare, prima chiedete sempre il permesso! L’uso della videocamera e della macchina fotografica in molti siti è soggetta a restrizione e in altri è permessa solo con l’acquisto di un biglietto.
E’ consigliabile portarsi dall’Italia un numero sufficiente di pellicole e cassette. Nelle tombe e nei musei non è consentito l’uso del flash, è utile pertanto munirsi di rullini da 400 ASA. ! SHOPPING I negozi sono generalmente aperti dalle ore 10.00 alle ore 20.00, le banche chiudono alle ore 13. Il venerdì è giorno festivo per cui le banche, gli uffici ed alcuni negozi rimangono chiusi. Acquisti consigliati: -spezie (ottimo l’Hennè) -tessuti di cotone egiziano, considerato da molti come il migliore del mondo oppure capi già confezionati: sciarpe, camicie e freschissime tuniche; -ciabattine di pelle di cammello (odore poco piacevole, ma morbidissime) -oggetti in rame, argento ed ottone ad Assuan e Luxor -narghilé (pipe ad acqua) con aromi alla frutta; -statuette in alabastro, diorite, granito nei dintorni di Menfi e Saqqara -papiri veri e papiri finti (cioè foglie di banano stampate a macchina): si riconoscono dal prezzo! -il classico cartiglio d’oro col proprio nome trascritto in geroglifico (si fa fare di solito sulla nave) -gioielli come turchesi, lapislazzuli, topazio, acquamarine -scialli ricamati e cestini nelle oasi. I mercati e i bazar e vendono di tutto: spezie, cibo esotico, tessuti, stoffe preziose, tappeti, ceramiche… Ciò che li contraddistingue è la mancanza di prezzi fissi: si può contrattare su tutto eccetto i oggetti d’arte e quelli d’oro e d’argento, i cui prezzi sono solitamente già fissati. n.B. Secondo la legge egiziana, è illegale vendere o acquistare oggetti d’antiquariato (anche non egiziani) che abbiano più di 100 anni. Al momento della partenza, prima di lasciare l’ Egitto, qualora foste in possesso di oggetti dall’aria vagamente antica vi verrà richiesta la documentazione che ne certifichi l’ età.
CUCINA Negli alberghi e sui battelli la cucina è generalmente di tipo internazionale. La cucina tradizionale egiziana è ricca di aromi e spezie, con piatti dal sapore intenso e piccante. Gli ingredienti di base sono i legumi, specialmente fave e lenticchie. I legumi cotti vengono utilizzati anche come accompagnamento di pietanze quali formaggio, yogurt e uova fritte, o come ripieni di piatti più elaborati. La carne più diffusa è il montone, cucinato alla griglia e servito a fette sottili condite con prezzemolo: questo è il kebab, uno dei più noti piatti arabi, che può essere preparato anche con carne di agnello. Altro piatto nazionale sono i fegatini fritti. Le interiora vengono preparate anche alla griglia e, accompagnate da verdure, costituiscono il kalauwi. Pollo, piccioni e quaglie si cucinano alla griglia, cosI come le carni di vitello e manzo, anche se queste ultime sono meno utilizzate. Il pesce non fa parte della dieta locale, a parte i granchi e le uova di muggine. Pesce e crostacei sono offerti quasi esclusivamente nelle località di mare e nei ristoranti di alto livello. Oltre alle verdure comuni, come pomodori, melanzane e zucchine, si fa largo uso di foglie di vite, lessate e spesso insaporite con pepe verde. Per condire verdure e zuppe e accompagnare il formaggio molle si fa ampio ricorso alle salse: la dakka è una salsa speziata all’aglio, mentre la tahina è una salsa a base di sesamo. I dolci egiziani, di forte influenza mediorientale, sono davvero dolci, ricchissimi di miele e zucchero. Tipico frutto è il dattero, che si consuma candito o secco e viene utilizzato nella preparazione di numerosi dolci, come le menena: palle di pasta alle mandorle e fiori d’arancio farcite con datteri snocciolati. Mandorle, pistacchi e cannella, cotte al forno. Più vicini al nostro gusto i budini di riso o di latte e le focacce (ftir) dolci o al formaggio. Le bevande tipiche sono il tè caldo, nero e senza zucchero, e il karkadè (infuso di fiori di ibisco), che si serve caldo o freddo. Popolare anche il caffè preparato alla turca e servito già zuccherato. L’acqua è spesso profumata con fiori d’arancio o alla rosa; ottimi i succhi di frutta: kasab (di zucchero di canna), lamun (di limone), tienshoke (di fichi d’India), ruman (di melograno). La birra egiziana Stella è diffusa su tutto il territorio nazionale, il vino è poco diffuso, poiché vietato dalla religione islamica: la produzione è limitata al consumo delle minoranze religiose e dei turisti. I vini più apprezzati sono i bianchi Nefertiti, Castel Nestor e Tolomei e i rossi Omar Khayyam e Faraon. I liquori di produzione locale sono l’Araqi, grappa di datteri, e lo Zabib, liquore all’anice da gustare anche come aperitivo allungato con acqua.
MANCE Le mance in Egitto sono una consuetudine indispensabile per garantire un buon servizio. Partite avendo con vuoi una buona scorta di Euro in monete e dollari di piccolo taglio. Alla fine della crociera si lascia una mancia: ognuno di noi ha versato USD 17 per il personale della nave e USD 12 per la guida. CHIUSA DI ESNA Per disposizioni delle Autorità egiziane, una o due volte all’anno e con durata variabile, il transito per le chiuse è sospeso per manutenzione. In questi casi gli armatori prevedono soluzioni alternative (trasferimenti via terra, trasbordo in altre motonavi, pernottamenti in hotel) che non compromettono le escursioni del viaggio.
Ho letto che nel 2003 la chiusa di Esna sospenderà il transito nel mese di giugno. Occhio alle partenze in quel periodo!!!! INDIRIZZI UTILI: Ufficio del Turismo egiziano: Via Bissolati 19, Roma, tel. 06-4827985; fax 06-4874156; www.Interoz.Com/egypt Ambasciata d’Italia in Egitto: 15 shari Abd el-Rahman Faamy, Il Cairo, tel. 2-3543194, 2-3543195 (orario 9-14, chiuso ven. E sab.) Consolato d’Italia in Egitto: 24 shari El Galaa, Il Cairo, tel. 2-7730119, 2-7730110 (orario 9-12; chiuso ven., sab. E dom.) Consolati egiziani : Roma. Via di S.Marino, 36/a (06) 855.1841 -855.3809 : Milano. Via G. Modena, 3 (02) 2951.6360. Ospedale italiano: Abbasiya, 17 shari es-Sarayat, Il Cairo, tel. 2-2822397, 2-2821497, 2-2821581 Pronto soccorso: tel. 123 da qualsiasi località dell’Egitto, senza alcun prefisso Polizia turistica: tel. 126 da qualsiasi località dell’Egitto, senza alcun prefisso 5 shari Adly Pasha, Il Cairo, tel. 2-3406028 Polizia: tel.122 da qualsiasi località dell’Egitto, senza alcun prefisso Egyptair: c/o Nile Hilton Hotel, midan et-Tahrir, Il Cairo, tel. 2-5797676, 2-5759806 LETTURE CONSIGLIATE: Come recita un antico proverbio persiano del XIII sec., “Un viaggiatore senza conoscenza è come un uccello senza ali”.
Prima di partire per una destinazione così affascinante, consiglierei la lettura di qualche testo tra la sterminata bibliografia che riguarda l’Egitto. Farsi un’idea della storia e dell’arte egizia aiuta senz’altro ad apprezzare e capire quanto si vedrà… Come testo generale: personalmente ho trovato molto utile un pregevole manuale edito dalla Konemann, “Egitto, la terra dei faraoni”, a cura di Regine Schultz e Matthias Seidel: vi troverete tutto quel che c’è da sapere sulla civiltà egizia e uno splendido corredo fotografico.
Per approfondire la conoscenza della cultura egizia: “L’ antico Egitto” di Manfred Clauss, Newton & Compton ed.
“I miti egizi” di Boris de Rachewiltz, Editrice Tea “Il mondo magico dell’Antico Egitto” di Christian Jacq; “Magia egizia – riti, incantesimi, misteri dai testi delle piramidi ai papiri” di Wallis Budge, tascabili economici Newton.
Autore: Guy Rachet (a cura di) “Il libro dei morti degli antichi egizi”, Guy Rachet (a cura di), ed. Piemme “I Testi delle Piramidi – manuale di vita” di Christian Jacq; “Letteratura e poesia dell’antico Egitto” di Edda Bresciani, Einaudi tascabili “Le donne dei Faraoni” di Christian Jacq; Per approfondire la conoscenza dei geroglifici: “I segreti dell’antico Egitto interpretati da Jean-François Champollion” di Christian Jacq, Oscar saggi Mondatori; “Il segreto dei geroglifici” di Christian Jacq; “Geroglifici – 580 segni per capire l’Antico Egitto” di Maria Carmela Betrò, Arnoldo Mondatori ed.
Testi e romanzi per approfondire la conoscenza di alcuni siti archeologici e grandi Egizi: “Akhenaton il faraone del sole” di Cyril Aldred “La grande sposa Nefertiti” di Christian Jacq “Nefertari e la Valle delle Regine” di Christian Leblanc e Alberto Siliotti “La valle dei re-storia e scoperta di una dimora eterna” di Christian Jacq “Guida alle Piramidi d’Egitto” di Alberto Siliotti, White Star ed. “Tutankhamen” di Howard Carter, Garzanti – Gli elefanti – “L’affare Tutankhamon” di Christian Jacq “Il gigante del Nilo” di Zatterin Marco, ed. Mondatori, libro che racconta le gesta di Giambattista Belzoni, il più grande archeologo italiano. Romanzi ambientati o riguardanti l’Egitto antico: “Ramses” di Christian Jacq “ Keops, il romanzo della piramide” di Christian Jacq “Cleopatra, Regina d’Egitto” di Michael Foss , ed.Piemme “Storie di mummie” di Autori vari – a cura di Gianni Pilo, tascabili economici Newton “Il Dio del fiume” di Wilbur Smith “Il settimo papiro” di Wilbur Smith “L’occhio di Horus” di Carol Thurston Testi scientifico/fantastici sull’Antico Egitto: “Storia segreta dell’antico Egitto” di Herbie Brennan, ed. Newton & Compton, testo che indaga sulle piramidi e l’ esistenza di una civiltà hi-tech nella preistoria; “Gli occhi della Sfinge” di Erich Von Daniken, Piemme ed., un libro di “archeologia eretica” “I poteri segreti delle piramidi” di Bill Shull e Ed Pettit , ed. Armenia “Il segreto di Cheope” di Giacobbo – Luna, Newton & Compton editori “Il codice di Giza. Segreti, enigmi e verità sconvolgenti nel sito archeologico più misterioso del mondo” di Lawton Ian e Ogilvie-Herald Chris “Dalle Piramidi ad Atlantide” di Alan F. Alford ”Da Atlantide alla Sfinge” di Colin Wilson “Dei dell’altro universo” di Colin Wilson “Il mistero di Orione” di Robert Bauval e Adrian Gilbert, CDE, 1997, Milano “Custode della Genesi” di Graham Hancock e Robert Bauval, CDE, 1997, Milano Buon viaggio a coloro che vorranno partire per questo paese meraviglioso e a tutti un bellissimo e antico augurio egizio che un viaggiatore mi ha insegnato: DI ANKH RA MI JEDT che significa “che abbiate lunga vita in eterno come il dio RA !”