Diario “vintage” di un tour del Sahara autogestito

Questo diario risale ad anni passati, ma è il ricordo di uno dei più bei viaggi che abbiamo fatto, quindi desidero condividerlo con tutti quelli che amano luoghi solitari e spettacolari come il deserto del Sahara
Scritto da: Lurens55
diario vintage di un tour del sahara autogestito
Partenza il: 22/12/1998
Ritorno il: 07/01/1989
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
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Questo diario era scritto su un quaderno a quadretti e mentre lo trascrivevo su Pc ho rivissuto momenti splendidi. Allora non c’erano le fotocamere digitali. Un vero peccato. Così i ricordi sono confinati in un centinaio di diapositive con i colori ormai anche un po’ rovinati.

Mezzi utilizzati

Noi: camper Joker Westfalia – motore 1600 Diesel (non turbo e quindi un chiodo bestiale)

Compagni di viaggio: furgone Ducato FIAT 2500 Diesel (decisamente meglio)

22/12/88 – Giovedì

Verso le 17 si parte via Cuneo, Ventimiglia alla volta di Marsiglia dove arriviamo alle 24. Prima di riuscire a trovare il porto (non c’è una indicazione) sono le 0.40 del …

23/12/88 – Venerdì

Ore 0.45 ci mettiamo a dormire

Ore 4.00 iniziano le operazioni di intruppamento!

Ore 7.30 siamo in coda per l’imbarco

Ci sono macchine di Tunisini stracolme di ogni cosa sia dentro l’abitacolo sia sulla bagagliera. Un’auto avrà 3 metri cubi di roba tra dentro e fuori. Compresa una lavatrice.

Ore 10.00 ci imbarchiamo sulla bellissima motonave Libertè della SNCM.

Ore 11.30 (cioè 7 ore e mezza dopo che il pulotto francese ci ha svegliati per farci mettere in coda) salpiamo

Ore 12 pranzo luculliano e poi un sonnellino in cabina, visto che non abbiamo dormito troppo questa notte.

La giornata scorre nella tipica monotonia di un traghetto.

Ore 19 cena di livello ottimo e alle 21.30 a dormire.

24/12/88 – Sabato

Ore 7.30 sveglia, colazione e poi sul ponte ad aspettare l’arrivo. Alle 11 finalmente l’attracco a Tunisi.

Grazie ad un inaspettato colpo di fortuna siamo tra i primi ad uscire dalla nave e fortuna delle fortune le formalità doganali per noi sono rapidissime. Non si può dire altrettanto per i tunisini a cui fanno tirare giù tutti i bagagli. Poveretti!

Così alle 12 siamo già fuori dal porto sulla strada per Tuburbu Majus dove facciamo la nostra prima sosta. La vacanza è ufficialmente iniziata. Tuburbu Majus è una città di origine romana e sono ancora presenti delle vestigia ben conservate. Regaliamo ad un tunisino un paio di sacchi di vestiti usati che abbiamo portato proprio per questo scopo e lui ricambia con un paio di lanterne in terracotta. Al primo distributore riempiamo le taniche di gasolio per eventuali emergenze carburante. Proseguiamo fino a Gafsa dove ci fermiamo (siamo già nel deserto) per dormire. Prima di dormire però abbiamo festeggiato il Natale con biscottini, droneresi al rhum, falò nel deserto e gioco del frisby alla luce di una bellissima luna. Tutto questo si è svolto entro le ore 20.30. Alla faccia del veglione. Fa freddo. Ci rintaniamo nei rispettivi camper.

25/12/88 – Domenica

Natale. Alle 7.15 siamo già svegli. Veloce colazione e siamo già in viaggio per Tozeur. Dove arriviamo in mattinata. Dato che sono musulmani, non festeggiano il Natale e quindi oggi è un giorno come tutti gli altri. Ne approfittiamo per andare al mercato e fare provvista di datteri (dei deglet nour semplicemente favolosi), frutta e verdura. Approfittiamo del telefono pubblico per chiamare i genitori e fare gli auguri. Visitiamo il palmeto e poi via verso Nefta dove c’è una enorme pozza di acqua calda usata come bagno pubblico. Essendo il giorno delle donne solo Franca e Renata hanno potuto andare a vederlo. Poi il viaggio è proseguito verso la frontiera Tunisia-Algeria. Prima sosta alla dogana tunisina. A parte che ci è voluto un eterno per compilare quintali di moduli in numerose copie, i doganieri hanno cercato di venderci un calendario musulmano. Fatto qualche Km di strada eccoci alla dogana algerina dove avendo davanti a noi un gruppo di circa 10 persone che avevano pressoché finito tutte le formalità doganali, siamo stati la bellezza di 2 ore e mezza. Ci dirigiamo verso El-oued, facendo delle soste lungo il percorso in zone di dune favolose. Visita superveloce della città e poi ci spostiamo verso El-ogla per la notte. Dopo cena, sotto un cielo stellato nerissimo e una luna quasi piena brillante come mai l’abbiamo vista, ci facciamo una passeggiata sulla pista che va verso Gadames (Libia). Tornati al camper si va a dormire, ma negli occhi sono impresse le immagini di un paesaggio di dune stupende.

26/12/88 – Lunedì

Sveglia all’alba. Visto che andiamo a dormire con le galline non è poi così difficile, ma è bene sfruttare al massimo le ore di luce a disposizione. Qui i tramonti sono velocissimi e si passa dall’imbrunire al buio molto più velocemente che da noi. La sveglia all’alba ci offre uno spettacolo favoloso di riflessi rosso dorati sulle gigantesche dune di sabbia. Colazione e poi torniamo a El-oued per visitare la città con calma. C’è uno sciopero generale e così i negozi e il bazar sono tutti chiusi. Ci dirigiamo allora verso Touggurt facendo alcune soste per strada per ammirare i paesaggi mozzafiato che si presentano davanti ai nostri occhi. In un palmeto, abbiamo visto un fellah che con il suo asinello toglieva l’eccesso di sabbia nel fondo della conca. Un lavoro pazzesco. Riempiva il basto dell’asinello, costituito da due grossi sacchi di sabbia. Salivano insieme fino al bordo alto della conca e scaricava la sabbia fuori. Scendeva giù e ricominciava. Allucinante, perché alla prima tempesta di sabbia il palmeto si riempirà di nuovo. Arrivati a Touggurt, non abbiamo trovato nulla di particolarmente interessante da vedere e quindi abbiamo proseguito per Temacine. Una antica città semi-diroccata che abbiamo visitato accompagnati da un numero imprecisato di ragazzini che volevano di tutto (caramelle, biro, chewing gum, ecc.). Da qui ci siamo diretti a Temehla. Una città che sembrava morta, però molto pittoresca. Non ci sono nemmeno tanti ragazzini. Proseguiamo il tour deviando verso Hassi Messaoud per vedere i pozzi di petrolio (giusto per curiosità) e quindi attraversato Ouargla prendiamo la strada per Ghardaia e ci fermiamo per la notte perché ormai sta diventando buio.

27/12/88 – Martedì

Dopo 150 Km di paesaggio piatto poco attraente arriviamo ai bordi di un dirupo che nasconde una valle verde piena di orti e palmeti: il M’zab. Visitiamo il cimitero di Melika (la regina) particolarmente suggestivo perché le tombe sono fatte con ammassi di pietre e cocci piantati in modo tale da indicare il lato della testa e quello dei piedi. Da qui proseguiamo per Ghardaia (non molto distante). Una città molto curata e si direbbe anche benestante. I bambini qui rifiutano educatamente l’offerta di caramelle (genere invece molto richiesto più o meno in tutta l’Algeria). Facciamo un po’ di shopping e visitiamo la moschea in compagnia di un locale che ci fa da guida. Nel pomeriggio ripartiamo per El Golea (270 Km) facendo una piccola sosta con the a metà strada. Il deserto qui è pietroso e piatto a parte alcune collinette tagliate sulla punta. Lungo la strada passiamo poi invece in una zona di dune, con sabbia fine e dorata molo suggestivo. Arriviamo a El Golea che ormai sta tramontando il sole e ci inerpichiamo verso la fortezza (Csar) assediati da un numero impressionante di bambini (saranno almeno un centinaio) e ci godiamo questo fantastico tramonto sulla valle verdissima di El Golea. Dopo essere ridiscesi ed esserci liberati dal centinaio di bambini (con non poca fatica) cerchiamo il lago delle cicogne per andare a dormire con i nostri mezzi. Chiediamo in francese ad una ragazza indicazioni per andare e questa ce la conta che le zone intorno alla città sono pericolose, che rischiamo di essere assaliti, derubati, ecc. Probabilmente era una leggenda metropolitana, ma onde evitare rogne visto che a El Golea c’e’ un camping (e che camping! Ironico) ci installiamo lì. Visto che c’è anche un ristorante (Chez Mohammad – strano il nome!) facciamo cena lì. La cena era una buona soupe e una coriacea bistecca di montone. Prima di andarcene ammiriamo la collezione di pietre (cristalli) e fossili del proprietario. Quindi in camping dove facciamo quattro chiacchiere con una famiglia di svizzeri con bambini ancora abbastanza piccoli che sta andando in Togo con un mezzo da deserto che sembra una casa montata su un camion a varie ruote motrici. Tempo stimato 3 mesi. Beati loro che hanno 3 mesi di vacanza. Nel camping c’è anche un gruppeto di Inglesi, anche loro con camion a varie ruote motrici, che sta andando in Kenia (tempo stimato 6 mesi). Approfittiamo del fatto di essere nel “lussuoso” camping per fare il bucato e quindi a dormire (tanto non c’è più nulla da fare). Da domani comincia il deserto. Quello vero.

28/12/88 – Mercoledì

Partiti da El Golea con meta Ain Salah (400 Km). La strada scorre liscia e si va ad andatura sostenuta contrariamente al solito (strade scassate, tole ondulee) finché non si arriva a circa 140 Km da Ain Salah dove ahinoi c’è una “deviation”. Stanno asfaltando la strada, così, buona misura ne hanno chiuso circa 100 km. Noi poveri tapini siamo quindi costretti a spostarci sulle piste di sabbia (رمل)! Con fatica si raggiunge una bella zona di pinnacoli dove la strada è di nuovo buona. Breve sosta pranzo e poi la strada diventa di nuovo scassata. Finalmente arriviamo (un po’ provati, per la verità) ad Ain Salah. Visto che è ancora abbastanza pesto facciamo il pieno e puntiamo verso Tamanrasset (per “noi del deserto” semplicemente Tam). Viene buio, così ci fermiamo per la notte in mezzo al deserto e rivediamo nella mente i paesaggi incredibili che abbiamo visto durante il viaggio).

29/12/88 – Giovedì

Il viaggio di oggi sarà lungo. Ore 6.20 sveglia. Ore 7.10 si gira la chiavetta e si parte per Tam. Ore 7.30, causa testa dura, il nostro compagno di viaggio Lillo (luminare di Fisica Teorica e assoluto genio matematico, che in generale è una persona dotata di grandissimo buon senso), si sposta dalla pista e si insabbia clamorosamente. Scavato metri cubi di sabbia, messe le piastre sotto le ruote, spinto in 4 il furgone, finalmente ci togliamo dal casino. Ma dura poco. Io pur diligentemente sulla pista incontro un banco di sabbia molle e mi insabbio a mia volta. Di questo passo a Tam ci arriveremo verso Pasqua. Scavi, spinte, ecc. ci leviamo dagli impicci ripartiamo fino al secondo insabbiamento del testardo compagno di viaggio. Errare è umano, ma perseverare in questo modo è un po’ da pirla! Comunque, dato che se sei pirla il tuo angelo custode ti leva dagli impicci, passa un camion di quelli che attraversano il Sahara da nord a sud e lo leva dalla sabbia agganciandolo con una catena enorme. Il viaggio prosegue senza grossi intoppi su una strada che si inerpica per le gole di Arak. Sosta pranzo e pieno di gasolio e poi di nuovo via verso la nostra meta: Tam. La strada è a tratti asfaltata e a tratti pista. I paesaggi sono da togliere il fiato. Alla sera raggiungiamo la strada asfaltata. Proseguiamo e quando siamo a 70 km da Tam la strada ricomincia a fare pena. E’ buio pesto, bisogna schivare le buche e non è semplice. Finalmente alle 20.30 eccoci arrivati! Ci sistemiamo in una camping piuttosto approssimativo dove facciamo una cena altrettanto approssimativa al ristorante annesso. Qui al campeggio abbiamo incontrato due italiani che ci hanno raccontato di aver fatto Pinerolo-Tam in autostop!

30/12/88 – Venerdì

Ore 7.30 sveglia. Telegrafato a casa e verso le 9.30 con i nostri poderosi mezzi partiamo con l’intenzione di fare il giro dell’Assekrem. Acquisite un po’ di informazioni che sconsigliano il giro completo causa strade impercorribili, decidiamo di puntare su Hirafok via Assekrem. Deviamo per fare una sosta ad una fonte di acqua naturale gassata dove ci riempiamo le bottiglie. Sbagliato svolta al ritorno e quindi abbiamo preso la strada sbagliata. Torniamo indietro e ci rimettiamo in cammino per l’Assekrem. Il paesaggio è semplicemente fantastico. Abbiamo incontrato un donna tuareg che a gesti ci indicava la testa, dolore, ecc. così le abbiamo dato qualche aspirina e lei per ringraziarci ha cercato di contraccambiare con delle locuste. Offerta che abbiamo cortesemente declinato.

La strada è veramente una schifezza. Ogni tanto ci si deve fermare, raccogliere pietre per riempire le buche, fare 20 metri, rifermarci, riempire le buche, ecc. In un giorno dall’alba al tramonto (che qui è alle 18.30) abbiamo fatto 100 Km! Ma siamo sull’Assekrem!

31/12/88 – Sabato

Oggi è San Silvestro. Ultimo giorno dell’anno. Sveglia alle 6.45 (poco prima dell’alba) e partenza alle 7.15. Come fine anno non c’è male. Tra buche, voragini, pietraie, frane, oued (letti di fiumi in secca) e disastri vari iniziamo la discesa (con salitine intermedie) verso Hirafok. Pesaggio incredibile. Strada da paura. Ci siamo piantati in alcuni passaggi un po’ di volte, ma alla fine il nostro Joker ce l’ha fatta. Tra tole ondulee, piste di sabbia, ecc. si arriva ad Hirafok. Durante il tragitto abbiamo incrociato una carovana di Tuareg tutti vestiti di azzurro in sella ai loro dromedari. Ci dirigiamo verso Imanguid dove finalmente ritroviamo una strada asfaltata. Nel villaggio c’è un distributore di carburante e quindi ne approfittiamo per fare il pieno di gasolio. Li’ dal benzinaio stazionava un tuareg che ha chiesto un passaggio. Caricato sul Ducato e portato fino ad un microscopico villaggio in mezzo a picchi rocciosi in mezzo al deserto. Ci siamo chiesti come sia possibile vivere in un posto del genere dove apparentemente ci sono solo sabbia e pietre. Continuiamo il viaggio su immancabili tole ondulee, piste di sabbia, interruzioni stradali, e via dicendo e in serata giungiamo ad Arak. Strada facendo una pattuglia di militari ci ferma, ci chiede (in francese) dove andiamo e visto che andiamo dove interessa a loro, ci fanno caricare due soldati da portare fino ad un villaggio sul nostro itinerario. Oggi come dicevamo è San Silvestro, quindi decidiamo di trattarci bene e ci facciamo il Cenone di Capodanno costituito da: antipasto, pasta e ceci, cruditè, panettone, torroncini e un bel whisky per concludere degnamente il cenone. Abbiamo solo anticipato un po’ i tempi e alle 20.30 avevamo già persino riordinato il camper.

01/01/89 – Domenica

Nonostante il “veglione” di ieri (terminato intorno alle 21.30) ci svegliamo poco dopo le 7. Si ciondola un po’, si fa colazione con calma e verso le 8.30 siamo di nuovo in marcia su una strada a tratti piuttosto malandata. Per un po’ è asfaltata, poi diventa pista e poi ci troviamo davanti un simpatico sbarramento di pietre. Timidamente mi dirigo verso una pista che gira attorno allo sbarramento e mi insabbio in modo disastroso. Per fortuna il solito camionista del deserto attrezzato con ganci e catene (e soprattutto con diversi assi motrici) mi tira fuori. L’intervento è stato ricambiato donando la mezza bottiglia di whisky che è stata molto apprezzata.

Stiamo viaggiando abbastanza bene, fino a quando però arriviamo in un punto dove c’è un furgone Renault Trafic 4WD (!) insabbiato in modo drammatico. Tentiamo una deviazione laterale e naturalmente ci insabbiamo pure noi (entrambi i nostri mezzi). Qui assistiamo ad uno degli insabbiamenti collettivi più numerosi della storia del Sahara credo. Ci sono i mega camion da deserto, macchine, furgoni e chi più ne ha più ne metta tutti piantati lì. Le operazioni di disinsabbiamento sono un po’ lunghe, ma alla fine ci districhiamo e ripartiamo in allegria (in effetti andava presa sul ridere).

La strada diventa più brutta e per peggiorare le cose il testardo compagno di viaggio su Ducato decide che è meglio insabbiarsi in modo disastroso invece di scansare con pazienza le buche. Fatichiamo non poco a togliere il Ducato dalla sabbia ripartiamo pregando il testone di non cimentarsi in altre trovate del genere. Tra una buca e l’altra arriviamo poi su una strada buona con cui si giunge ad Ain Salah dove Non hanno il gasolio (!) e noi abbiamo bisogno di fare il pieno. Dato che non si sa quando arriverà il gasolio, travasiamo la scorta che abbiamo nelle taniche con la speranza di trovare fra 100 o 200 km un distributore fornito. Prendiamo la pista per Reggane ma ci fermiamo abbastanza presto perché ormai fa buio. E’ stata una giornata molto divertente.

02/01/89 – Lunedì

Sveglia alle 6.45 e partenza alle 7.15 (circa all’alba) perché il viaggio si prospetta un po’ difficoltoso. Dobbiamo attraversare un tratto di deserto con poche segnalazioni, ma confidiamo nel fatto che incontreremo comunque un fracco di gente che viaggia. Infatti non facciamo troppa strada e ci piantiamo nella sabbia. Scavi, piastre, spinte, si parte e ci insabbia di nuovo poco dopo. Con non poca fatica arriviamo al villaggio di In-Ghar dove le tracce della pista si perdono e noi un po’ ci perdiamo d’animo. Chiediamo informazioni su dove sia la pista da seguire (meno male che qui parlano quasi tutti francese) e ci danno indicazioni piuttosto sommarie del tipo “sempre diritto davanti al vostro naso”.

Dato che siamo più incoscienti che coraggiosi, partiamo seguendo il nostro naso, ma non facciamo proprio tanta strada, perché ci piantiamo quasi subito. A questo punto la stima di tempo per attraversare queste poche decine di km di deserto sono di qualche giorno.

Per fortuna esiste l’angelo custode degli incoscienti. In lontananza vediamo un’auto e cominciamo a dirigerci verso di loro. Quando li abbiamo quasi raggiunti, questi per cortesia si fermano e così anche noi siamo costretti a fermare e col fischio che riusciamo a ripartire. Di nuovo insabbiati (abbiamo ormai perso il conto delle volte).

Questi signori sono molto gentili e abili e con il loro aiuto ci togliamo dalle grane abbastanza in fretta (potenza del know-how!). Visto che sono stipati in diversi sulla macchina ci propongono di prendere a bordo del Ducato uno di loro e il tizio in auto parte e chi lo vede più. Il tizio sul Ducato ci fa da guida per non perdere la pista. A noi il deserto sembra più o meno tutto uguale ma non è così. Loro sanno dove andare. Nonostante l’aiuto del tipo, ci insabbiamo un po’ di volte e questo poveretto rusca come un dannato pure lui per toglierci dalla sabbia.

Dopo un po’ il tizio in auto che era scomparso ricompare (da dove non si sa), ci aiuta a uscire dall’ultimo impiantamento e ci dice: seguite me (sottintendendo probabilmente “imbranati!”). Questo si è messo a correre a zig zag agli 80-90 km/h (e noi dietro) planando sulla sabbia fino ad arrivare finalmente ad un terreno più consistente. E poi finalmente gli ultimi 40 km per arrivare ad Aoulef erano di asfalto.

Ad Aoulef c’è il benzinaio che ha il gasolio così ci facciamo il pieno (comprese le taniche). Ci facciamo una foto ricordo con i nostri salvatori. Non fosse stato per loro non so quanto ci avremmo messo per arrivare qui.

Chiediamo loro di scriverci su un foglio di carta in arabo il loro indirizzo con la promessa che una volta in Italia avremmo stampato la foto e gliela avremmo spedita (cosa che in effetti abbiamo poi fatto e dopo un po’ di tempo ci è arrivata la loro lettera di ringraziamento tutta scritta in francese. Che bella cosa!).

Da qui a Reggane il viaggio è andato senza intoppi e arriviamo verso le 16. Questo paese sembra essere popolato principalmente da militari. C’è un supermercato non proprio fornito, così dirottiamo la nostra scelta commerciale verso un altro negozio dove comperiamo 6 uova e 1 Kg di arance e spendiamo 4000 lire !!! un prezzo insensato). In Italia avremmo speso meno di 1000 lire. Abbiamo capito perché a novembre ci sia stata una specie di rivoluzione. Prendiamo la strada per Adrar e quando comincia a fare buio ci fermiamo “on the road” per la notte.

03/01/89 – Martedì

Non abbiamo fretta e quindi ce la prendiamo comoda. Sosta ad Adrar per vedere la città e poi via verso Timimoun. Una cittadina molto graziosa con abitanti molto poco invadenti. Così ci giruliamo sia la città nuova sia quella vecchia con calma e in pieno relax.

Mentre giravamo per il paese una pattuglia di pulotti ci ferma e ci chiede di vedere i documenti. In Algeria è obbligatorio sottoscrivere un’assicurazione auto supplementare, che abbiamo regolarmente fatto alla dogana quando siamo entrati. Solo che i due “ispettori Clouseau” non capiscono il documento e a momenti ci portano alla sede della polizia. Poi per fortuna con un po’ di francese, un po’ di gestualità, un po’ di fortuna (che in questi casi non guasta mai) lasciano perdere e ci fanno passare. Proseguiamo baldanzosi verso El Golea e a 210 Km dalla meta ci fermiamo come sempre nel deserto per la notte. Il camper fa difficoltà ad andare. E’ abbastanza “seduto”. Speriamo in bene.

04/01/89 – Mercoledì

Oggi la sveglia è sul presto. Alle 7 si parte. Il camper sembra aver acquistato un po’ di energia e procede un po’ meglio ma consuma circa il doppio del normale. Il Ducato invece è ok, quindi non sembra essere un problema di qualità del gasolio. Dita incrociatissime. A El Golea, che è quasi una metropoli, rispetto ai paesi attraversati di recente, acquistiamo acqua, viveri e facciamo il pieno di gasolio. Ci sono dei ragazzini che vendono punte di freccia. Ci chiediamo se saranno veramente del periodo preistorico o le hanno fatte stanotte? Boh! Comunque visto quello che chiedono le comperiamo. Tanto fanno la loro figura ugualmente. Tra l’altro sono uguali a quelle che ci ha fatto vedere il proprietario del ristorante proprio qui di El Golea.

Al mercato troviamo un chiosco che vende Krapfen appena fatti, ancora caldi e ottimi. Visto che siamo in una metropoli comperiamo pure cartoline e francobolli. Visto che all’entrata in Algeria è obbligatorio cambiare un certo quantitativo di denaro per ogni giorni di permesso di visita e che la roba non costa nulla, abbiamo una caterva di soldi che non sappiamo come spendere.

Da qui andiamo a Ghardaia con l’obiettivo di folleggiare. Dopo il sud dell’Algeria sembra di essere a New York. Dopo aver contrattato innumerevoli tappeti ne comperiamo uno insieme ad alcune rose del deserto da omaggiare ad amici e parenti al ritorno. Usciamo da Ghardaia già in direzione Algeri e fuori città ci fermiamo per la notte. Il nostro tour del Sahara sta per concludersi.

05/01/89 – Giovedì

Sveglia senza fretta, preparativi senza fretta (l’idea di tornare proprio non ci piace) e poi partenza obbligatoria verso Algeri dove prenderemo la nave per Marsiglia. Lungo il tragitto il paesaggio è monotono e privo di qualunque attrattiva (dopo quello che abbiamo visto…).

Proviamo a fare una sosta a Laghouat, ma non c’è nulla di interessante. Arrivati a 180 Km da Algeri il paesaggio migliora un po’ e a 100 Km dalla meta ci fermiamo per dormire nella zona del Grande Atlante sotto la pioggia!!! Fa pure freddo.

06/01/89 – Venerdì

Epifania. Vacanza agli sgoccioli. Mestizia diffusa causata anche da un clima schifido nebbioso, umido e freddo. Scendendo verso Algeri il tempo migliora e anche il paesaggio che somiglia in modo incredibile alla valle del Roja con gole profonde e il fiume che scorre in mezzo. Ad un certo punto sedute su un muretto lungo la strada c’è una tribù di scimmie (si direbbe Macachi) a cui diamo alcune cose delle nostre riserve alimentari che si sono deteriorate (arachidi, pane, ecc.). Mostrano apprezzamento. Arriviamo ad Algeri alle 10.30 e abbiamo cercato il molo da cui partirà la nostra nave. Tranquillizzati dal fatto che ormai si torna a casa, andiamo lungo la costa fino la Club des Pines, dove c’è un elegante ristorante in cui facciamo un ricco pranzo a base di pesce per 30000 Lire a testa. Per l’Algeria è certamente caro, ma così abbiamo dato fondo ai soldi che non sapevamo più come spendere. C’è un bel sole e nonostante siano i primi giorni di gennaio c’è una temperatura molto gradevole, così ci sono diverse coppiette rintanate nelle loro automobili, proprio come da noi. Dato che farci gli affari degli altri è più divertente e interessante di farci i nostri, “spiamo” per capire le abitudini dei locali.

Dalla nostra indagine statistica è risultato che:

  • Alcuni dormono
  • Alcuni fanno le parole crociate (in francese o in arabo?? boh!)
  • Alcuni fumano

Noi approfittando del clima favorevole, ci facciamo una toelettatura generale e quattro passi lungo il mare. Verso le 20 ci avviamo al piazzale dell’imbarco per sistemare i camper in posizione comoda. Operazione non proprio semplice a causa di indicazioni stradali un po’ carenti. Comunque ce la facciamo e poi a piedi andiamo a fare un giro per il centro di Algeri che risulta una città tranquilla e pulita con una aspetto generale “molto francese”. Domani la nave.

07/01/89 – Sabato

La nave è delle linee di navigazione algerine. La Tassili. Una bagnarola indecente e schifida. Il mare è abbastanza calmo e questo rottame traballa come se fosse in tempesta. Al posto delle cabine lussuose della Libertè ci sono della camerate con 8 cuccette che fanno schifo. Alcune cuccette (incluse le nostre) sono assegnate a 2 persone diverse, così sorgono subito delle notevoli discussioni. Alla fine riusciamo a sistemarci alla bell’e meglio e navighiamo sballottati di qua e di là.

Dopo nemmeno un’ora i bagni (solo comuni, non ci sono bagni privati) sono tutti intasati. Le proteste per questo increscioso disservizio hanno come reazione delle facce desolate e la speranza che Allah provveda in qualche modo. Purtroppo Allah probabilmente è impegnato in cose più importanti e quindi i wc rimangono intasati.

08/01/89 – Domenica

Arriviamo sani e salvi a Marsiglia e da lì a casa. E’ stato un viaggio splendido.

Post Scriptum:

I tunisini (del 1988-89) non erano minimamente invadenti o rompiscatole. La Tunisia dava l’impressione di essere un posto un po’ trasandato, ma decoroso. Peggio della Turchia e meglio della Romania di Ceausescu. L’Algeria dava l’idea di essere più povera della Tunisia. Il Joker Westfalia essendo montato su un furgone Transporter Volkswagen si è rivelato un mezzo inadatto al tipo di viaggio, perché avendo il motore posteriore e le prese d’aria dietro tirava su una marea di sabbia che intasava il filtro dell’aria che è stato sostituito numerosissime volte. Ciononostante arrivati a casa è stato necessario rifare la testa del motore e l’alesaggio dei cilindri. Un tour in ogni caso incredibile e indimenticabile. Km percorsi da Tunisi ad Algeri 5300, più circa 700 tra andata a, e ritorno da, Marsiglia.



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