Il fascino di Cividale del Friuli… e “gli abbinamenti perfetti” con il Picolit
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Il tempo di riprenderci dal viaggio e siamo pronti per iniziare il nostro itinerario “Taste” nella provincia di Udine. A tal proposito, è già ora di pranzo e io avevo programmato di mangiare a Cividale del Friuli, ma dobbiamo fare una prima modifica ai nostri piani. Francesca dell’Aquila del Torre, vista l’ora, ci consiglia di mangiare in un posto più vicino: il Val Rojale, specializzato in carni cotte al fogolar, il tradizionale focolare domestico intorno al quale si riunivano, soprattutto al momento del pranzo, le donne, gli anziani e i bambini. Il fogolar si trova proprio al centro della sala in cui mangeremo e al primo impatto è molto suggestivo: sembra un enorme champignon… che buffo! Qui assaggiamo un antipasto a base di porcini e poi i famosi cjarsons, piatto tipico della Carnia ma diffuso anche in queste zone: sono ravioli dal particolare contrasto dolce del ripieno (nel nostro caso pere e frutta secca) e salato del condimento (burro fuso, ricotta affumicata, qui chiamata scuete fumade e una spolverata di cacao), il tutto accompagnato da un bicchiere di merlot della casa. Il calduccio emanato dal fogolar è davvero piacevole, ma noi dobbiamo proseguire il nostro itinerario.
eccoci a Cividale del Friuli
Arriviamo a Cividale del Friuli scortati da nubi che non promettono niente di buono, infatti, dopo la pioggerellina si scatena un temporale in piena regola! Cerchiamo di vedere i luoghi simbolo della capitale longobarda del Friuli: iniziamo con Piazza Paolo Diacono, perla incastonata fra palazzi di varie epoche e stili diversi, poi passiamo davanti al Duomo dedicato a Santa Maria Assunta, crollato a causa di un terremoto all’inizio del 1500 e ricostruito in stile rinascimentale dall’architetto Pietro Lombardo. Proseguiamo attraversando il Ponte del Diavolo, da cui si gode una vista suggestiva e vertiginosa sul fiume Natisone, che mi colpisce subito per il colore delle sue acque cristalline. Esiste una leggenda legata al Ponte del Diavolo, lo sapevate? Ve la racconto in breve… Si narra che il Diavolo avesse chiesto, in cambio dell’agevolazione alla costruzione del ponte, l’anima del primo essere che vi fosse transitato. Ma i cividalesi, popolo furbo, appena terminato il ponte, fecero passare per primo un cane e in questo modo risparmiarono le anime umane.
Cividale del Friuli, fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, da cui deriva il nome della regione, divenne la capitale longobarda del Friuli e per questo motivo conserva importanti testimonianze monumentali, artistiche e culturali di quel tempo. Fra queste spicca il Tempietto Longobardo, costruito nel VIII secolo nel luogo in cui un tempo sorgeva la gastaldia e cioè il palazzo del gastaldo, signore della città. Poi venne trasformato in un monastero, per questo motivo rinominato oratorio di Santa Maria in Valle. È composto da un’aula con base quadrata e volte a crociera: bellissimi gli stucchi, mi colpiscono soprattutto quelli della lunetta della porta che raffigurano intrecci di grappoli d’uva. Poi andiamo al belvedere e rimaniamo a bocca aperta per lo splendido panorama sul fiume Natisone, visto da un’altra prospettiva. Sulle acque chiare nuotano anatre e cigni… che spettacolo! Ma si è fatto tardi e dobbiamo andar via perché ci aspetta una bella visita in cantina più degustazione vini dell’azienda Aquila del Torre.
Una volta arrivati, veniamo accolti da Pier Francesco, marito di Francesca e responsabile accoglienza dell’azienda, che ci porta a fare una visita fra i vigneti prima che cali il buio. Il paesaggio è davvero molto bello: filari di vigneti dalla foglie dorate si perdono a vista d’occhio sulle colline e nei cosiddetti “teatri naturali”, dove si concentra il calore e le uve maturano bene. L’Aquila del Torre è un fondo composto da 18 ettari vitati e 66 ettari di bosco. I vitigni coltivati sono il Picolit, il Riesling, il Friulano, il Sauvignon Blanc, il Refosco dal Peduncolo Rosso, il Merlot… Insomma, i migliori vitigni autoctoni uniti agli internazionali, che qui trovano il terreno ideale per produrre uve da cui nascono ottimi vini. Nel bosco, indispensabile per la biodiversità, troviamo querce, carpini e agrifogli e una fauna composta da lepri, ramarri, cinghiali, caprioli, tassi, poiane e anche scoiattoli… Proseguiamo poi con la visita in cantina. Pier Francesco ci spiega con passione le fasi e i macchinari della vinificazione in bianco e in rosso e poi vediamo anche le uve di Picolit in appassimento nel fruttaio. Tutto molto interessante!
La visita termina con una degustazione curata da Francesca, che ci accoglie nel bel salone con camino del b&b Oasi Picolit dell’azienda. Degustiamo nell’ordine un Picolit vinificato in secco (una chicca che solo questa azienda produce) e due annate di Picolit vinificato in dolce (2008 e 2000), il tutto accompagnato da un piatto di anatra confit con pere caramellate e un bellissimo, oltre che gustoso, tagliere di formaggi erborinati serviti con miele, gelatina di picolit, mandorle e uva. Che delizia e che magia gli abbinamenti proposti! Dopo qualche piacevole chiacchiera ci ritiriamo per andare a dormire. Domani sarà un’altra giornata alla scoperta della provincia di Udine e dei suoi sapori e dobbiamo essere in forma!
San Daniele del Friuli e il suo prosciutto d’eccellenza
Sveglia presto, colazione leggera e si parte direzione Fagagna: in programma c’è la visita all’Oasi Avifaunistica dei Quadris ma probabilmente salterà causa maltempo! Passeremo comunque da Fagagna per vedere il luogo di elezione delle cicogne, dove vivono e soprattutto nidificano. Lungo la strada incontriamo infatti alcuni grandi nidi in cima ai pali… Che spettacolo della natura! Come temevo, siamo costretti a fare una deviazione di percorso: diluvia e preferiamo non visitare l’oasi… Ci fermiamo per scattare qualche foto e poi si riparte!
La nostra prossima tappa è San Daniele del Friuli: qui visitiamo il prosciuttificio artigianale Prolongo, dove Arianna, la figlia del proprietario dell’azienda, ci mostra tutte le fasi di produzione del San Daniele Dop, prodotto di eccellenza riconosciuto a livello internazionale. San Daniele è un luogo ideale per produrre prosciutto grazie al microclima dato dai venti di montagna freschi e aromatici e dalla brezza di mare più calda e umida che viene dall’Adriatico. Inoltre, il fiume Tagliamento incanala queste brezze e mantiene bene l’umidità. La primissima fase avviene nel cosiddetto periodo vernengo (ottobre, novembre) ed è quella del ricevimento delle cosce fresche che per legge devono provenire da maiali nazionali. La fase successiva è quella della salagione: le cosce vengono massaggiate con il sale marino sia manualmente e sia con macchinari per eliminare i liquidi della carne, per poi essere cosparse di sale e messe nella cella frigorifera. Si passa poi alla pressatura, in cui le cosce vengono messe le une sulle altre per eliminare ancora i liquidi e rendere la carne più compatta. Le cosce passano in una cella di sosta (per 3 mesi), per poi arrivare nel salone di pre-stagionatura dove non ci sono impianti di condizionamento ma solo finestre per permettere un’asciugatura naturale. Intorno al quinto mese c’è la fase della stuccatura, in cui la parte della coscia senza cotenna viene coperta da un impasto fatto con sugna, farina di riso, sale e pepe. Al nono mese i prosciutti passano in cantina e quando hanno raggiunto la stagionatura minima di 13 mesi, vengono controllati da un ente esterno e se valutati positivamente vengono marchiati. Al termine della visita facciamo un piccolo aperitivo offerta dall’azienda e assaggiamo il prosciutto San Daniele Dop Prolongo: molto saporito… si scioglie in bocca!
Ma è già ora di pranzo e decidiamo di proseguire il nostro percorso enogastronomico proprio in una prosciutteria: optiamo per la storica Ai Bintars. Ordiniamo un tagliere di prosciutto crudo San Daniele Dop (questo è prodotto dal Prosciuttificio Zanini) accompagnato da sottoli vari e formaggi freschi. Tutto molto gustoso ma non sono soddisfatta: sono curiosa di sapere la storia di questo posto… Così esce fuori la rompiscatole che è in me e chiedo di parlare con il proprietario. La mia richiesta è presto soddisfatta: arriva il signor Primo, proprietario della prosciutteria, e ci racconta come tutto ha avuto origine. Dopo il terremoto del 1976, la locanda del signor Primo era una delle poche rimaste in piedi e trovandosi proprio davanti all’ospedale di San Daniele del Friuli, diventò in breve tempo un punto di ristoro per tutti. Per riuscire a soddisfare le tantissime richieste, si decise di offrire come pasto principale il prosciutto: veloce da preparare e nutriente. Nacque così la prima prosciutteria in Italia… anzi nel mondo.
Dopo pranzo visitiamo il centro storico di San Daniele del Friuli: ammiriamo il Duomo di San Michele Arcangelo, consacrato nel 1806, con una facciata di ispirazione palladiana dell’architetto Domenico Rossi. Proseguiamo con la visita della Chiesa di Sant’Antonio Abate, con una facciata in stile gotico veneziano. All’interno scopriamo un bellissimo ciclo di affreschi eseguito tra il 1497 ed il 1522 da Martino da Udine, conosciuto come Pellegrino da San Daniele. La nostra ultima tappa è la Chiesa di San Daniele in Castello, con edificio settecentesco mentre il campanile risale al 1486 ed è stato realizzato adattando una delle torri dell’antico castello.
Lasciamo poi San Daniele del Friuli e partiamo alla volta di Venzone dove ci attende una festa tradizionale molto suggestiva…