Hawaii, così famose ma così sconosciute

Pensate che le Hawaii siano solo mare e surf? Visitatele con me, scoprirete molto altro!
Scritto da: Valeria23
hawaii, così famose ma così sconosciute
Partenza il: 03/09/2013
Ritorno il: 21/09/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Hawaii. E potrei già chiudere qui. Basta, diario finito. Perché le Hawaii sono il sogno per eccellenza nell’immaginario comune. Tutti le abbiamo sentite nominare da piccoli, quando a un certo punto ne “La Spada nella Roccia” Mago Merlino prende e se ne vola a Honolulu. E tutti, almeno una volta, abbiamo detto “Basta, adesso prendo e me ne vado ad aprire un bar alle Hawaii!”. Eppure, le Hawaii sono così sconosciute, non si sa esattamente cosa ci sia da vedere e da fare. Infatti, all’annuncio che saremmo stati in vacanza alle Hawaii, i commenti di amici e parenti sono stati i più disparati, e molto contrastanti. Da chi estasiato ci diceva “Che figata!” a chi perplesso commentava “Ma che ve ne andate a fare fino a là, per stare su una spiaggia”, ai “ma guarda che a me un amico di un amico di mio cugino ha detto che fanno schifo”.

Quindi, scopriamo insieme queste Hawaii, isole che tutti pensiamo di conoscere ma che in realtà riusciamo solo a immaginare vagamente.

Prima, un po’ di geografia: le Hawaii sono nel bel mezzo dell’oceano pacifico, a 5-6 ore di volo dalla costa ovest degli Stati Uniti, e il fuso orario con l’Italia è di 11 ore, che diventano 12 quando in Italia mettiamo l’ora legale. Si trovano all’altezza del Messico, quindi molto più a sud degli Stati Uniti continentali, e hanno un clima tropicale.

Le temperature variano di poco durante l’anno, ed è meglio visitarle in bassa stagione: tra aprile e luglio e tra Settembre e Novembre. In inverno il mare è molto mosso, infatti, è la stagione preferita dai surfisti.

Le isole principali sono 6: Oahu, dove si trova Honolulu; Big Island, la più grande, l’isola dei vulcani; Maui, famosa per il surf e i resort da viaggio di nozze; Kauai, chiamata isola giardino per la sua vegetazione lussureggiante; e le poco conosciute Molokai e Lanai.

Noi visiteremo, in ordine, Kauai, Oahu e Big Island. Lascio i consigli di viaggio alla fine.

03/09/2013: Partenza!

Ci aspetta un viaggio lunghissimo. La prima tratta è un breve Malpensa – Francoforte, dove aspetteremo ben quattro ore la coincidenza per San Francisco. Il volo per San Francisco dura ben 11 ore, l’aereo è un Boeing 747 un po’ datato, stretto e senza il monitor per l’intrattenimento personalizzato. Per fortuna ho il pc portatile, ci guardiamo qualche film, facciamo un pisolino e finalmente siamo alla “città sulla baia”, in perfetto orario.

Incredibilmente non troviamo coda alla dogana, e nel giro di 10 minuti siamo fuori. I nostri bagagli arrivano (bene) e lasciamo l’aeroporto. Il volo per Lihue, Kauai, sarà solo domattina alle 9, così ci andiamo a riposare all’hotel Super 8 di San Bruno, a 10 minuti dall’aeroporto. Finalmente una bella doccia e un letto pulito… domani ci aspettano altre 6 ore di volo!

04/09/2013 Finalmente alla Hawaii!

Il fuso orario si fa sentire, e alle 5 siamo svegli. Ci prepariamo e, alle 6 e mezza, scendiamo a fare una colazione veloce. La prima navetta per l’aeroporto parte alle 7, e non vogliamo perderla.

A San Francisco abbiamo un piccolo inconveniente. Mi pareva che stesse filando tutto troppo liscio… Il nostro aereo è rotto e non può partire, quindi faranno arrivare un aereo da Los Angeles e partiremo con 3 ore di ritardo. Bè, poteva andare peggio!

Il volo per Lihue è molto tranquillo ma noi siamo troppo impazienti. Quando iniziamo a vedere la sagoma di Kauai, non ci possiamo credere, siamo veramente alle Hawaii!!!

L’aeroporto di Lihue è minuscolo e le nostre valigie arrivano subito. Appena usciti, siamo investiti dal clima tropicale. Kauai, in particolare, è molto umida e piove spesso. La prima cosa che notiamo è il numero impressionante di galli e galline che scorrazzano per strada, nei parcheggi… sono ovunque.

Alla Alamo ritiriamo la nostra macchina, una standard marca Dodge, e siamo pronti ad andare in albergo.

Il jet leg è pesantissimo, abbiamo ben 12 ore di differenza con l’Italia, ma siamo troppo elettrizzati per essere stanchi.

Il nostro hotel è a Kapaa, sulla costa est. Si chiama Aston Islander on the Beach, ma noi abbiamo affittato la stanza tramite un privato quindi non siamo effettivamente ospiti della struttura. Possiamo usufruire della piscina, della lavanderia e del parcheggio, ma non del servizio di pulizie e della reception in generale. Abbiamo un piccolo ma delizioso monolocale fronte mare, e appena disfate le valigie ci buttiamo in spiaggia per rilassarci un po’ e riprenderci dal lungo viaggio.

Ma non possiamo ancora riposare: dobbiamo fare la spesa per i prossimi giorni. Ceneremo prevalentemente fuori, ma dobbiamo prendere qualcosa per la colazione, qualche snack e panini per il pranzo. Così andiamo al supermercato Safeway, quello più vicino. Andare al supermercato è una delle cose che preferisco fare in vacanza, perché si entra proprio in contatto con la vita quotidiana di chi in un posto ci abita. Notiamo subito che i prezzi sono molto più alti rispetto al resto degli States. Del resto siamo su un’isoletta a 6000 km dalla costa, e qui tutto deve essere portato via nave. Stesso discorso vale per la benzina, siamo sui 4,50$ al gallone rispetto ai 3,80$ del continente.

Facciamo scorta di viveri, e anche di qualche snack che da noi non esiste, così, tanto per provare.

Stasera ceniamo presto, perché siamo veramente ma veramente stravolti. Prendiamo degli ottimi gamberoni al ristorante Shrimp Station, vicino a casa, e poi andiamo in stanza a farci una bella dormita.

05/09/2013 Poipu e la Napali Coast (Kauai)

Che NOTTATACCIA! Mio marito ha dormito come un sasso. Io, invece, non ho chiuso occhio tra le 2 e le 5.

Alle 6 siamo in piedi, e usciamo subito armati di macchina fotografica per ammirare l’alba in spiaggia. Pensavamo di essere gli unici, invece c’è praticamente mezzo hotel appostato davanti al sole che sorge.

Facciamo una bella colazione a casa e partiamo alla scoperta della zona sud.

Piove. A Kauai piove tanto, e il clima varia molto da zona a zona. Spesso piove per 30 secondi, e poi smette. Oppure basta girare l’angolo, e non piove più.

Ci rechiamo a Lihue, la capitale, ma prima facciamo una deviazione per le Opaekaa Falls, cascate facilmente visibili dalla strada.

Kauai ci colpisce subito per la flora incredibile. L’isola è verdissima, lussureggiante, la vegetazione è varia e fitta anche ai bordi della strada. Le montagne sullo sfondo, poi, sono indescrivibili: verdi e sempre cariche di nuvole. Il monte Waialeale è, infatti, il punto più piovoso della Terra.

Lihue è un po’ deludente. Ci aspettavamo una cittadina più raccolta, invece è abbastanza grande e dispersiva. Visitiamo giusto il piccolo museo di Kauai e ce ne andiamo.

Pensiamo di fare subito un po’ di shopping, abbiamo solo tre giorni qui a Kauai e non sappiamo se ripasseremo di qui. Avevo visto su internet questo produttore di Rum, Koloa Rum Company Store, e ne voglio portare a casa una bottiglia. Si trova poco fuori Lihue, immerso nelle Kilohana Plantation. Il negozio è molto carino, oltre al rum vendono anche sala hawaiiano, marmellate e gadget vari. La ragazza alla reception mi chiede se voglio assaggiare. Penso, sono le 10 e mezzo del mattino ma il mio cervello non ha ancora ben capito che ore sono, difficilmente può andare peggio. Ma sì, dai, facciamo ‘sto assaggio. Solo io, perché mio marito deve guidare ed è meglio non scherzare su queste cose, per la multa ma soprattutto per la sicurezza. Così, mi fa assaggiare tutti e 5 i tipi di rum che producono (e la testa gira), e alla fine mi compro una bottiglia di rum speziato, molto buono, a 32$.

Poiché Lihue non ci entusiasma, ce ne andiamo un po’ in spiaggia. Dopotutto, siamo pur sempre alle Hawaii. Il tempo è migliorato, o forse abbiamo semplicemente cambiato zona, sta di fatto che a Poipu splende il sole.

Parcheggiamo nel parcheggio pubblico gratuito e andiamo in spiaggia. Il sole è davvero forte e cerchiamo un angolino all’ombra di una palma fuori dal resort (penso il Marriott.)

Una breve nota sulle spiagge alle Hawaii. Tutte, e dico tutte, le spiagge devono avere almeno un accesso pubblico, e tutte le spiagge sono pubbliche. I resort possono dare dei comfort extra ai loro clienti, come ombrelloni e sedie sdraio, ma non occupare selvaggiamente tutta la spiaggia e impedire l’accesso a chi non è ospite. Gli stabilimenti balneari come li pensiamo noi non esistono, ci sono delle sdraio e ombrelloni a noleggio in spiaggia ma NON ESISTE che per entrare in spiaggia si paghi, né che si sia obbligati a prendere lettino e ombrellone per stare in spiaggia.

Anche fuori dal megaresort tu puoi prendere il tuo asciugamano e il tuo ombrellone, e metterti in spiaggia a prendere il sole.

Dicevo, siamo alla spiaggia di Poipu, all’ombra di una palma, e ce la godiamo alla grande. Ci facciamo un bel bagno (acqua calda), e poi è ora di andare, alle 14 abbiamo l’imbarco per la crociera lungo la Na Pali Coast e dobbiamo pranzare, meglio sbrigarsi.

Per i pasti di solito seguiamo i consigli di un noto sito di recensioni, e difficilmente restiamo delusi. Così andiamo nel microscopico villaggio Hanapepe (è veramente una via con 4 case e 2 negozi) e prendiamo dei panini al Little Fish Coffee, ottimi e preparati al momento e succhi di frutta freschi.

Per la crociera abbiamo prenotato con Capt. Andy’s Sailing Adventures. Tutte le compagnie partono da Port Allen, vicino a Hanapepe, e mettono a disposizione un parcheggio apposta per i clienti. Con la Capt. Andy’s ci siamo trovati bene, la crociera di 5 ore al tramonto con cena inclusa costa 109$ a testa.

Salpiamo alle 15.00, la nave non è strapiena. Il tempo è nuvoloso, speriamo migliori perché abbiamo solo quest’occasione per vedere la Na Pali Coast.

La Costa nord-occidentale di Kauai, infatti, è raggiungibile solo in elicottero, in barca o a piedi, con un sentiero escursionistico di 11 km adatto solo agli esperti.

Dopo mezzora circa di navigazione, passata la base militare e la lunghissima spiaggia del Polihale State Park, inizia lo spettacolo. Una serie di scogliere (Na Pali in hawaiiano significa appunto “gli scogli”) a picco sul mare, qua e là qualche spiaggetta incastonata nelle rocce che si estendono appuntite verso il cielo come tante cattedrali. E poi le vallate, verdissime, gli arcobaleni che si formano per l’umidità dell’aria, e le piccole cascate che corrono veloci, quasi in verticale, a tuffarsi nell’oceano. Un paesaggio irreale, così bello da sembrare dipinto. Un paesaggio incontaminato, che non a caso ha fatto da sfondo a film d’avventura come Jurassic Park. E’ uscito il sole ed è un’esplosione di colori.

Appena il sole inizia a calare tutta la costa si scalda, i colori cambiano. Alle 17.00 è pronta la cena, ma io non riesco a staccarmi da tutta questa bellezza e continuo a scattare fotografie.

Al tramonto il nostro capitano ferma la barca, per permetterci di ammirare al meglio lo spettacolo. Il sole cala vicino all’isola di Niihau, infuocando il cielo e le nuvole e, quando l’ultimo spicchio si tuffa nel mare, alcuni di noi riescono a vedere il tipico flash verde.

Finita la crociera, sono veramente stana, il fuso orario e la notte quasi in bianco si fanno sentire. Appena rientrati in hotel, ci buttiamo a letto.

06/09/2013 La costa nord di Kauai

Oggi ci dedicheremo quasi interamente alle spiagge. Essendo l’isola geologicamente più vecchia, Kauai è anche quella con le spiagge più belle e più grandi. Sfortunatamente è anche un’isola molto piovosa, ma gli acquazzoni durano generalmente poco, e poi torna il sereno.

Anche oggi sveglia presto. Dopo la colazione partiamo alla volta di Kee Beach, all’estremità nordoccidentale. Da lì torneremo pian piano verso casa.

Le strade di Kauai sono un’attrazione di per sé. Il paesaggio è favoloso, ci sono tantissimi punti panoramici sul mare, ma anche sulle vallate interne, la vegetazione tropicale è fitta e varia anche ai bordi della strada, e poi ci sono le coltivazioni di taro, un tubero molto usato sulle isole. Vicino a Hanalei ci sono una serie di ponti a una corsia, alcuni vecchissimi, e un cartello ci avverte: l’usanza locale è di far passare 5-7 macchine al massimo da un lato, poi ci si deve fermare e dare la precedenza chi arriva dalla parte opposta. Vediamo tante abitazioni, molte delle quali sopraelevate (forse per rischio inondazioni?), alcune lussuosissime, altre molto semplici, tante con una tavola da surf che sorregge la cassetta della posta.

A Kee Beach si arriva a piedi, c’è un parcheggio proprio prima della spiaggia ma è sempre pieno, meglio lasciare l’auto al parcheggio qualche centinaio di metri più indietro, con una breve camminata si arriva comunque alla spiaggia.

Kee Beach è piccolina, ma non affollata, ed è bellissima. La sabbia è fine e dorata, si può fare il bagno perché ci sono i frangiflutti, e l’acqua è tiepida. C’è anche molta ombra per chi, come me e mio marito, ha la carnagione chiarissima e non può stare sotto il sole tropicale.

Dove la spiaggia finisce, inizia una giungla, così fitta e alta che da un momento all’altro possa uscire King Kong. Qui si può fare snorkeling, oppure partire per il Kalalau Trail, il sentiero escursionistico di 11 miglia verso la Na Pali Coast. Attenzione, questo sentiero è solo per esperti, e non sognatevi nemmeno di andare in infradito. E’ sterrato, e a Kauai piove molto, e spesso il terreno è fangoso e scivoloso.

Dopo aver nuotato e preso un po’ di sole a Kee Beach, ci spostiamo a Haena Beach. Questa spieggia è molto più ampia, di sabbia fine dorata, ma fare il bagno è più pericoloso perché le onde sono alte e la corrente è forte. Qui ci limitiamo a prendere un po’ di sole e guardare i surfisti, e beviamo il cocco appena raccolto da un furgoncino fuori dalla spiaggia.

Per pranzo ci spostiamo a Hanalei, una piccola cittadina dedita al surf e alle coltivazioni di Taro, ma prima facciamo ancora una sosta alle spiagge di Waioli e Hanalei.

Dopo pranzo andiamo alla spiaggia Anini Beach. E’ lunga, ma stretta e ci piace un po’ meno delle altre perché la sabbia è piena di foglie e aghi di pino. Qui vengono soprattutto i locali, per pescare e praticare sport d’acqua.

L’ultima tappa della giornata sarebbe il faro di Kilauea, costruito all’inizio del XX secolo. Ora non è più in funzione, ma è comunque registrato come monumento storico. E’ immerso in un parco ornitologico e in posizione particolarmente suggestiva, ma purtroppo al nostro arrivo, alle 16:30, è già chiuso.

Riusciamo comunque a vederlo da lontano e fotografarlo.

Ci consoliamo con un frullatone di frutta fresca da Banana Joe, un piccolissimo fruttivendolo lì vicino, e ce ne torniamo a casa.

La serata è tranquilla: relax in spiaggia fino al tramonto, e cena in centro a Kapaa da Mermaids Cafè, un piccolo locale con tavoli all’aperto che serve principalmente tortillas ripiene di riso e pesce.

07/09/2013 Il Waimea Canyon

Ultimo giorno a Kauai, domani si partirà per Oahu. La sveglia, manco a dirlo, suona alle 6, e dopo il solito rito alba + colazione prepariamo dei panini, molta acqua e ci mettiamo in macchina, direzione Waimea Canyon.

Piove, come spesso accade a Kapaa, ma noi speriamo sempre che una volta cambiata zona il tempo migliori.

Il Waimea Canyon è conosciuto anche come il Grand Canyon del pacifico, lungo 16 km e profondo 1 km e scavato, nel corso dei millenni, dal fiume Waimea.

Si prende una strada obbligata per il parco, e ci si ferma ai numerosi punti panoramici (ma noi ci fermiamo anche in altri punti, anche se c’è il guardrail e non si potrebbe). Purtroppo il tempo non è migliorato, ci sono dei nuvoloni biancastri e bassi che proprio non se ne vogliono andare. Ma forse l’atmosfera del posto trae giovamento da questa specie di nebbia che offusca i contorni e avvolge tutto.

Il parco è ricco di sentieri escursionistici di diversi livelli di difficoltà. Noi, sopravvalutando le nostre capacità, ne scegliamo uno, quello che porta alle cascate Waimea. Sono sei miglia tra andata e ritorno, su un sentiero sterrato e a tratti poco visibile. All’andata si scende, di parecchio, nel cuore del canyon, in mezzo a una fitta giungla che ci ripara dalla pioggia. Vediamo piante tropicali di ogni genere, felci enormi e altri alberi dalla chioma piatta che non conosciamo.

Dopo un po’ entriamo nel cuore del canyon, camminando all’aria aperta su terra rossa, a volte facendoci strada tra grossi massi, ma il paesaggio è straordinario e il panorama ripaga assolutamente la fatica.

L’ultimo tratto è il più avventuroso, il sentiero si vede a malapena e dobbiamo passare proprio in mezzo alla giungla, che quasi serve il machete.

Le prime cascate sono piccoline e immerse nella foresta, per vederle dobbiamo salire su massi umidi e scivolosi. Le altre invece sono grandi e spettacolari e sembrano buttarsi a capofitto nel nulla.

Il ritorno è davvero duro, prevalentemente in salita. Inoltre piove parecchio, una pioggerellina fine fine ma che riempie l’aria di umidità. Il sentiero sterrato diventa scivoloso, per fortuna indossiamo delle buone scarpe da trekking.

Ritorniamo alla macchina stanchi, sporchi e bagnati, ma felici di aver fatto quest’esperienza. Stupidamente non ci siamo portati nessun cambio, così ci dovremo arrangiare per il resto della giornata.

Pranziamo al sacco nella zona picnic, circondati dai polli, cui ormai siamo abituati, e dalle piccole ochette nene, uccello endemico delle isole.

L’ultima tappa dentro il Canyon sarebbe il punto panoramico Kalalau Lookout. Se andare in internet, vedrete un bellissimo panorama su una vallata della Na Pali Coast. Pure noi ce lo possiamo solo immaginare, perché le nuvole, che non se ne sono più andate, coprono completamente la vallate, come se avessimo davanti un muro bianco.

Un po’ dispiaciuti, rientriamo verso casa. Prima però facciamo un po’ di shopping: una bella granita a tre gusti da JoJo’s, e poi alla Auntie Lilikoi Factory per marmellate, sciroppi e altri prodotti a base di frutto della passione (Lilikoi in Hawaiiano), nella cittadina di Waimea. Infine, visitiamo la piantagione di caffè Kauai Coffe. Facciamo la degustazione e il tour della piantagione, tutto gratuito, e compriamo altri prodotti tipici, tutti rigorosamente etichettati Kauai Made, un marchio che contraddistingue i prodotti fatti artigianalmente sull’isola.

E’ vero che le Hawaii sono molto turistiche, ma hanno anche una vasta gamma di prodotti tipici originali e di ottima qualità, fatti localmente da piccoli artigiani. Un vero peccato portare a casa palle di nave made in China!

A casa ci dedichiamo alle valigie, e ceniamo lì vicino al Fish Hut, menù a base di un pesce dalla carne bianca chiamato ono.

08/09/2013 – Honolulu!

Oggi è il mio compleanno, e lo passerò a Honolulu! La mattina ci organizziamo per arrivare in aeroporto un’ora e mezza prima del volo. Pensavo di aver esagerato, dopotutto l’aeroporto è piccolino, invece ho fatto bene: tra lasciare l’auto, fare il check in e il controllo del bagaglio a mano, finisce che aspettiamo giusto 10 minuti.

Alle Hawaii i controlli sono molto severi, hanno una legge sui prodotti agricoli d alimentari che proibisce di portare determinati prodotti come semi o frutta fresca.

Il volo è tranquillo e brevissimo, dopo mezzora stiamo già scendendo verso la mitica Honolulu!

Già dire il nome ci fa sentire in un luogo esotico.

Ritiriamo i nostri bagagli e l’auto, sempre alla Alamo, e siamo pronti per affrontare la giungla… di cemento, però!

Honolulu è l’unica grande città delle Hawaii, con grattacieli, centri congressi, palazzetti dello sport e uffici. E’ tuttavia più piccola di quanto mi aspettassi, abituata come sono alle altre città americane.

Il clima è strano, nel senso che è sereno, ma sulle alture che circondano la città ci sono dei brutti nuvoloni minacciosi, speriamo non ci rovinino il pomeriggio in spiaggia.

Visto che non possiamo fare il check in prima delle 15:30, passiamo qualche ora all’Ala Moana Center, un centro commerciale enorme, dove si trovano tutte le grandi marche della moda e non solo. Acquistiamo qualche souvenir in un negozio di calamite da frigo, dove se ne trovano davvero di tutti i tipi, e pranziamo in stile asiatico nella zona ristorazione.

Alle 13:00 assistiamo allo spettacolo di hula gratuito. La location non è il massimo, ma la danza mi piace tantissimo. Alcune canzoni hanno melodie lente, le danzatrici si muovono in modo sinuoso ma sempre con estrema delicatezza. Altre sembrano quasi canti di guerra, con tamburi e movimenti maschili più decisi, volti a mostrare i muscoli.

Arriva così, finalmente, il momento di andare in albergo. Anche in questo caso saremo in un hotel, ma in una stanza privata, affittata con l’agenzia Alii Beach Rentals.

L’hotel è il Waikiki Banyan, catena Aston, a due isolati dalla celeberrima spiaggia di Waikiki. Anche qui la stanza è confortevole, anche più dell’altra, e abbiamo il parcheggio incuso, che a Honolulu non è niente male.

Io non sto più nella pelle e scalpito per andare in spiaggia. Così, ci cambiamo velocemente e tempo 10 minuti sono già sdraiata sotto il sole tropicale. Non c’è ombra, perciò mio marito preferisce fare un giro di perlustrazione sul lungomare.

E’ il mio compleanno, e sono alle Hawaii, a prendere il sole e fare il bagno a Waikiki Beach! Cosa potrei volere di più?

Waikiki Beach è forse la spiaggia più conosciuta del mondo, e le aspettative sono alte. Molti restano delusi perché è una spiaggia tutto sommato piccola, ma io ne sono rimasta soddisfatta. E’ vero che è piccola, ma noi non l’abbiamo mai trovata affollata, è pulita e servita, l’acqua è calda e si può fare il bagno in sicurezza grazie ai frangiflutti.

Inoltre splende sempre il sole! I brutti nuvoloni sulle coline a nord, infatti, restano quasi sempre lì, senza mai arrivare alla spiaggia. (In sei giorni, abbiamo trovato nuvoloso solo un mattino).

Al tramonto, con una frequenza che non ho ben capito, alla Kuhio Beach viene offerto uno spettacolo di hula gratuito. Qui è meglio rispetta all’Ala Moana Center. La location è migliore, un palcoscenico in spiaggia circondato da torce tiki. E poi, all’orizzonte, tramonti da favola, uno più bello dell’altro. Lo spettacolo è davvero affascinante, queste danzatrici sembrano ipnotizzarci con i loro movimenti lenti e delicati. Il lungomare di Waikiki è un susseguirsi di negozi di souvenir, alcuni molto originali, e ristoranti di ogni genere.

Ma noi non abbiamo dubbi, la nostra meta per tutte le cene sarà il Cheesecake Factory.

Lo so, è noioso mangiare ogni sera nello stesso posto… però qui hanno un menù immenso, anche con qualche specialità hawaiiana come l’hamburger di maiale Kalua, le torte sono da urlo e i prezzi più accessibili rispetto ad altri ristoranti di Honolulu. E poi, qui non abbiamo mai mangiato male una volta (e intendo in tutti gli USA)!

Cosa potrei volere di più, mi sono chiesta prima… una cheesecake al cioccolato, of course!

09/09/2013 Diamond Head, Manoa Valley e un po’ di surf

La nostra prima destinazione è Diamond Head, il cratere vulcanico che caratterizza lo skyline di Honolulu. Il nome deriva dal fatto che i primi esploratori vi avevano trovato dei cristalli, scambiandoli per diamanti.

Per la sua posizione strategica, il cratere fu usato per la difesa durante le due guerre mondiali. Il sentiero che porta fino in cima è asfaltato, il tragitto è tutto in salita e piuttosto ripido, ma breve, abbiamo incrociato anche famiglie con bambini. Meglio andare molto presto o molto tardi, per evitare ressa e temperature elevate.

Si attraversano alcuni tunnel risalenti alle guerre mondiali, e un bunker. Dalla cima, il panorama su Honolulu è spettacolare.

Vicino a Honolulu c’è anche una foresta pluviale, la Manoa Valley. Qui vengono girati tantissimi film e serie tv. In particolare, noi eravamo interessati alle location di LOST. La sensazione, entrando nella Manoa Valley, è di essersi rimpiccioliti e di vedere tutto in formato extra large: felci con foglie di due metri, edere gigantesche, altre piante dalle foglie enormi a forma di cuore, che ci potresti fare un ombrello, bambù alti 8-10 metri. Sembra di essere nella preistoria, e invece la metropoli è appena a 10 km.

Anche qui si può seguire un sentiero escursionistico di 3-4 km in tutto che porta a una cascata. Non è un percorso difficile, ma il terreno è fangoso e scivoloso a causa delle piogge frequenti. Ho visto anche diversi tour guidati (a pagamento).

Il Lyon Arboretum è un giardino botanico di proprietà della University of Hawaii, si entra con una donazione libera ed è interessantissimo. E’ piuttosto grande e ci si trova una grande varietà di piante e fiori tropicali, con delle aree dedicate, per esempio alle felci o agli alberi da frutto. Da alcune zone si gode di un bel panorama sulla Manoa Valley.

La nostra mattinata è stata alquanto impegnativa, ma per il pomeriggio abbiamo in programma un’attività altrettanto faticosa ma divertente: lezione di surf!

Abbiamo trovato un voucher per una lezione di un’ora a 33$, ma mio marito non se la sente comunque: non sapendo bene l’inglese, ha paura di non capire l’istruttore.

Io, invece, mi tuffo, e nel vero senso della parola.

Lezione privata, una breve spiegazione, e siamo già in acqua, pronti a cavalcare le onde. Sì, bè, non proprio. Lui cavalca, io qualche volta sto in piedi, altre volte cado, mi butto, finisco sott’acqua, bevo… ma quanto mi diverto! L’unica fatica, e che fatica, è tornare a nuoto nella zona da cui si prendono le onde. Alla fine della lezione sono tutta un livido!

Passiamo il resto del pomeriggio in relax in spiaggia, e la serata nel nostro ristorante preferito.

10/09/2013 – Pearl Harbor e Honolulu

Pearl Harbor è conosciuta nel mondo per l’attacco aereo giapponese del 7/12/41, che ha segnato l’ingresso degli USA nella Seconda Guerra Mondiale. E’ poco fuori Honolulu, ma con il traffico impieghiamo più di un’ora. Il traffico a Honolulu ha dell’incredibile, peggio che in tangenziale a Milano.

L’ingresso al memoriale è gratuito, ma, a causa dell’alta affluenza, consiglio di prenotare al costo di 1,50$ a biglietto, in modo da garantirvi l’ingresso all’ora desiderata. Altrimenti rischiate di arrivare alle 9 e poter visitare il memoriale solo a mezzogiorno. C’è da dire che, a parte il memoriale, ci sono tante altre attrazioni. Ci sono due mostre dedicate a esposizioni sulla guerra, testimonianze dei sopravvissuti e spiegazione dello svolgimento dell’attacco. C’è il sottomarino USS Missouri, a pagamento e un altro museo. Quindi il tempo di attesa passa in fretta.

Al memoriale si arriva in barca, a orari predefiniti. E’ una semplice struttura bianca, che ricorda una nave molto stilizzata, costruita perpendicolarmente al relitto dell’Arizona. L’attacco aereo giapponese arrivò a sorpresa, ed era volto ad annientare la flotta americana stazionata alle Hawaii. Diverse navi da guerra furono affondate. La nave Arizona, in particolare, affondò con l’equipaggio ancora a bordo, ed è stata lasciata sul luogo dell’affondamento come monito. Infatti, il relitto è ben visibile, a tratti affiora dalla superficie dell’acqua e rilascia ancora olio, e mi viene la pelle d’oca a pensare che lì dentro, lì sotto, ci sono ancora i corpi delle vittime.

Lasciata Pearl Harbor, visitiamo la zona storica, se così si può dire, di Honolulu. Chinatown è una comunità asiatica, più che strettamente cinese. Vi abitano vietnamiti, thailandesi, filippini ecc. Per il resto è una Chinatown come le altre: mercati, bancarelle di frutti esotici, negozi di cianfrusaglie, ristoranti che servono Dim Sum. Ma qui la specializzazione delle donne asiatiche è la produzione di collane di fiori di frangipane freschi, i famosi lei.

Come altre città americane, Honolulu non ha un vero centro, come lo intendiamo noi europei, è piuttosto dispersiva. Un grosso luogo d’incontro è l’Ala Moana Center, ma anche la Aloha Tower, due centri commerciali. Poi c’è la zona finanziaria, dove si trovano anche lo Iolani Palace, il palazzo dei reali hawaiiani, e il King Kamehameha V Judiciary History Center. Per farla breve, l’edificio con di fronte la statua di Re Kamehameha V che si vede in Hawaii 5-0.

Il bellissimo Bishop Museum, invece, è fuori città.

Visto che l’ora di pranzo è abbondantemente passata (sono le 2 e mezzo), torniamo verso casa e prendiamo delle malasadas calde, appena uscite dalla friggitrice, alla panetteria Leonard’s. Le malasadas sono dei bomboloni, venduti semplici o ripieni di crema, e ricoperti di zucchero. Leonard’s è il migliore perché le sforna al momento.

Anche oggi concludiamo la giornata in spiaggia, poi a vedere la hula al tramonto, e infine con una cena al ristorante.

11/09/2013 – la costa settentrionale

E’ ora di uscire da Honolulu ed esplorare un po’ l’isola. Noi siamo soprattutto alla ricerca delle locations della serie televisiva LOST. Con questa scusa gireremo tutta l’isola.

Partiamo presto nella speranza di evitare il traffico, invece restiamo imbottigliati fino all’ultima uscita di Honolulu. La strada poi è abbastanza scorrevole fino alla nostra meta, il Turtle Bay Resort, all’estremità settentrionale dell’isola.

Facciamo un giro nella spiaggia del resort, ma non riusciamo a capire da che parte entrare per visitare la foresta tutto intorno. Dopo mezzora preferiamo lasciar perdere, per non buttare via la mattinata, e cominciamo a scendere lungo la strada che costeggia il mare, destinazione Hanalei.

Lungo la strada facciamo numerose soste, per vedere le spiagge dove è stato girato LOST, per esempio Kawela Bay Beach Park.

Sunset Beach è una lunghissima striscia di sabbia, con diversi accessi pubblici, particolarmente amata dai surfisti. Qui le onde sono alte, e il mare mosso, e fare il bagno è sconsigliato. Noi siamo particolarmente fortunati, e troviamo un leone marino che si riposa sulla spiaggia. Il guardaspiaggia ha messo tutto intorno all’animale dei paletti, per evitare che la gente si avvicini. E’ importantissimo non importunare questi animali, che vengono in spiaggia per riposarsi. Se disturbati, se ne vanno prima di essersi riposati a sufficienza, e rischiano di perdere la vita in mare perché non hanno le forze per nuotare nelle forti correnti oceaniche.

E’ bellissimo anche guardare i surfisti, se cavalcano le onde come se fosse semplicissimo… ma io ho provato e so che non lo è!

Una zona di Sunset Beach si chiama Banzai Pipeline. Per raggiungerla, camminiamo accanto a ville da sogno, beati loro. Qui le onde sono ancora più alte e potenti, e il vento soffia forte.

Arrivati all’altezza di Waimea Bay troviamo una troupe televisiva al lavoro. Ci avviciniamo incuriositi, e speranzosi che il programma che stanno registrando sia Hawaii 5-0, invece è uno spettacolo di danza.

Una volta arrivati a Waimea Bay chiediamo informazioni per visitare il parco e le cascate. Oggi, però, stanno girando un documentario. Ci farebbero entrare comunque, ma avremmo accesso limitato. Poiché il prezzo del biglietto rimane pieno a 15$, preferiamo andarcene, torneremo venerdì.

Lì vicino, sul promontorio, ci sono i resti di un tempio hawaiiano, il Puu O Mahuka State Monument. I resti di per sé sono insignificanti, rimangono solo i bassi muretti perimetrali, ma la vista sulla baia e sulla valle è straordinaria. Il luogo è comunque affascinante, perché i nativi vengono ancora qui a lasciare delle offerte alle divinità: collane di Lei, frutta, monetine, fiori, e pietre avvolte nelle foglie.

Non ci fermiamo a Waimea Bay a fare il bagno perché non ci siamo portati costume e teli mare, ma proseguiamo per Haleiwa alla ricerca di una spiaggia utilizzata in LOST. Parcheggiamo alla spiaggia di Haleiwa e ci incamminiamo, e subito riconosciamo alcuni tratti di spiaggia. Anche se non siete interessati alla serie tv, prendetevi comunque del tempo per questa spiaggia perché si vedono numerose tartarughe.

Haleiwa è una piccola cittadina rivolta principalmente al surf. Ci sono tanti piccoli negozietti e il famoso Matsumoto, che vende granite e merchandising. E’ sempre pieno, ma la qualità delle granite non è il massimo.

Noi però siamo qui per i gamberi di Giovanni’s. Situato in un parcheggio subito fuori Haleiwa, il furgoncino serve solo 3 tipi di gamberi: all’aglio, burro e limone e la versione “nessun rimborso” super piccante. Mi sono guardata intorno, e sono stata l’unica ad aver preso la versione piccante! La location non è il massimo ma i gamberi sono veramente buoni. Attrezzatevi con salviettine perché ve li dovrete spellare da soli, e occhio a quelli piccanti, non scherzano!

Dedichiamo il pomeriggio sempre alle location di LOST, visitando il villaggio del progetto Dharma, che in realtà è un YMCA (un centro per ragazzi) e la prima spiaggia usata per la serie, Mokuleia Beach. E’ una spiaggia grande e lunghissima, anche questa piena di tartarughe. Il mare è mosso e non è proprio il luogo ideale per un bagno, ma è un buon posto per prendere il sole perché la spiaggia è grande e praticamente deserta.

Nel rientrare a Honolulu ci fermiamo ad ammirare il tramonto dal punto panoramico Puu Ualakaa, dal quale si ha una vista a 180° dal Diamond Head fino quasi a Pearl Harbor.

12/09/2013 – la costa orientale

Anche oggi usciamo dalla tana per esplorare la zona orientale di Oahu. Un’attrazione molto famosa è la Hanauma Bay, dove si fa dello snorkeling eccezionale, ma siccome io ho la fobia dei pesci, e il parco naturalistico è a pagamento, noi saltiamo questa visita.

Lungo la strada costiera che porta fino Kailua si trovano tantissimi punti panoramici, tutti da vedere. La costa qui è composta da roccia lavica, le scogliere sono a picco sul mare e camminarci sopra è abbastanza pericoloso.

Sandy Beach, poco distante, è una delle preferite dai surfisti, ma anche una delle più pericolose. E’ fantastico vedere questi ragazzi che sfidano i cavalloni e fanno sembrare tutto semplice. Sono davvero bravissimi, ma mi sembrano anche un po’ pazzi, perché le onde sono alte e potenti. A volte spariscono sott’acqua, facendomi trattenere il fiato, per ricomparire poi qualche metro più in là.

Sempre lungo la costa troviamo il sentiero panoramico che porta al faro di Makapuu Point, con viste bellissime su tutta la costa est e su Kailua, e la famosa roccia chiamata Pele’s Chair, sacra per i nativi.

Il percorso è breve ma ripido, e fa il giro del promontorio fino al lato opposto, dove si trova il faro. Se non volete fare la scarpinata, più avanti c’è un parcheggio dal quale ammirare il panorama sulla Rabbit Island, mentre il faro può essere visto dal Makapuu Beach Park.

Kailua Beach è la più bella in assoluto, direi di tutte e tre le isole che ho visto. La sabbia è bianca, l’acqua è calda e calma, adatta per fare il bagno. Noi ci fermiamo qui fino all’ora di pranzo, prendendo il sole e rilassandoci. Kailua è una città carina, con tanti ristoranti. Noi però prendiamo solo un frullato di frutta e poi ripartiamo, perché alle 15.00 dobbiamo trovarci al Kualoa Ranch per il tour guidato delle location dei film.

Lungo la strada ci fermiamo ancora numerose volte per vedere altre spiagge e punti panoramici, il tempio giapponese Byodo e il Kualoa Regional Park, un altro posto fantastico per passare qualche ora di relax.

Il Kualoa Ranch è un ranch privato utilizzato spessissimo per produzioni cinematografiche, e una famosa attrazione turistica, soprattutto per famiglie con bambini. Oltre al tour dei film si possono scegliere tanti altri tour guidati, per esempio quello a cavallo.

Il nostro tour dura un’ora e si concentra principalmente nella Kualoa Valley, sfruttata per un numero incredibile di produzioni, per esempio Jurassic Park, Godzilla, 50 volte il primo bacio, viaggio al centro della terra e l’immancabile LOST. Ci fanno visitare anche un bunker della seconda guerra mondiale, dove sono esposti pochi oggetti di scena e qualche locandina, e finiamo il giro con una vista panoramica sulla baia, con il famoso isolotto chiamato “Cappello del Cinese”, per la sua forma.

Sinceramente non penso che questo tour valga i soldi spesi, è interessante perché la guida ci ha spiegato anche in parte la cultura hawaiiana, ma dura solo un’ora e ci sono pochissimi oggetti di scena e nessun set ancora in piedi, è tutto molto lasciato all’immaginazione.

Per il ritorno prendiamo la strada più breve, che taglia all’interno, passando da un paesaggio completamente diverso, più verde e nuvoloso, e passiamo accanto a ville da sogno.

In serata, a Honolulu, ci dedichiamo un po’ allo shopping.

13/09/2013 – ritorno a nord

Oggi torniamo sulla costa nord, per visitare la Waimea Valley, che avevamo saltato mercoledì. Stavolta non stanno girando nulla e possiamo entrare e vedere tutto il parco. Il percorso che porta alle cascate è breve, ma si possono fare diverse deviazioni e allungare così la permanenza. Il villaggio hawaiiano è deludente, finto e a uso e consumo del turista. Le piante e i fiori sono invece la parte più interessante.

Normalmente si potrebbe fare il bagno alle cascate, ma a causa delle forti piogge dei giorni scorsi il livello dell’acqua è troppo alto e non si può. Manco a dirlo, queste cascate e la valle in generale sono state usate per un’infinità di produzioni cinematografiche, tra le quali, indovinate un po’? Eh sì, anche LOST.

I gamberi di Giovanni’s ci sono piaciuti troppo, così prima di rientrare a Honolulu ci fermiamo di nuovo qui a mangiare, e poi facciamo un’altra sosta alla Dole’s Plantation, una piantagione di ananas visitabile con soli 5$ e negozio di prelibatezze annesso.

Il paesaggio in questo tratto di isola è profondamente diverso dal resto, è più brullo, e la terra è rossa.

Oggi è la nostra ultima giornata a Oahu, così dopo pranzo rientriamo alla base e dedichiamo il pomeriggio alle valigie, al relax in spiaggia e allo shopping.

In serata, prima di cena, vediamo lo spettacolo pirotecnico all’Hilton. Senza andare fino all’hotel, è possibile vedere i fuochi dalla spiaggia del Fort De Russy.

14/09/2013 – Arrivo a Big Island

Dobbiamo lasciare Oahu, e siamo dispiaciuti perché qui ci siamo divertiti tantissimo. Lasciamo l’auto e sbrighiamo tutte le pratiche in aeroporto, e siamo pronti a imbarcarci per Hilo, la capitale dell’isola più grande e più giovane dell’arcipelago.

Big Island è, per definizione, grande. E’ più grande di tutte le altre isole principali messe assieme, e continua a crescere ogni giorno grazie alla costante azione del vulcano Kilauea, che erutta ininterrottamente dal 1983. Qui si trovano inoltre ben 11 delle 15 zone climatiche del mondo, in uno spazio ristretto, poco meno della Lombardia. Già dall’aereo vediamo l’imponenza del Mauna Kea (se misurato dal fondo oceanico, è il monte più alto del mondo con più di 11.000metri, dalla superficie del mare supera i 4000 m), e le altissime coste con le cascate che si bittano sul mare.

All’arrivo a Hilo noleggiamo l’auto e facciamo un brevissimo giro della città.

Vediamo il colorato mercato, pieno di prodotti locali, la strada costeggiata da alberi banyan e il giardino giapponese. Hilo è una città che voleva diventare lo snodo principale delle isole, ma ha dovuto cedere il passo sia a Honolulu sia a Kailua Kona, dall’altra parte dell’isola.

Finalmente assaggio il loco moco, un piatto sostanzioso a base di riso, carne e uova, al ristorante Ken’s House of Pancakes. Facciamo la spesa per i prossimi giorni, perché al vulcano ci sono pochissimi ristoranti, e poi ci mettiamo in marcia per il villaggio Volcano.

Volcano è un minuscolo villaggio con un benzinaio, quattro ristoranti e un minimarket a mezzora da Hilo, situato all’ingresso del Volcanoes National Park, quindi molto comodo per visitare il parco.

Noi abbiamo noleggiato un cottage da un privato. E’ carinissimo, immerso della foresta tropicale, e fa sensibilmente più freddo rispetto a Hilo.

La padrona di casa ci mostra il cottage e ci spiega un po’ cosa vedere nel parco: purtroppo in questi giorni non ci sono eruzioni in superficie, perciò è inutile fare le gite in battello o a piedi. Ci fornisce guanti ignifughi e torce per le escursioni notturne, e diversi DVD e libri da consultare prima della nostra escursione di domani.

Dopo una veloce cena a casa, ci addentriamo nel parco in auto e andiamo a vedere il cratere del Kilauea. In realtà l’illuminazione artificiale è sufficiente, riusciamo a trovare la strada anche senza le torce. Lo spettacolo è indescrivibile. Non ci sono sbuffi di lava, perché l’eruzione è sostata verso il mare, ma dal punto di osservazione si vede un gigantesco cratere rosso fuoco, che emette un denso fumo arancio. Sembra di stare davanti alla porta dell’inferno. Siamo abbastanza lontani, e non riusciamo a sentire il ribollire del magma, ma riesco quasi a immaginarmelo. Rimaniamo qui incantati per mezzora, anche se fa freddo e tira vento.

Poi rientriamo, dobbiamo studiare l’itinerario di domani!

15/09/2013 – Il Volcanoes National Park

Fa freddo ed è nuvoloso e umido. Ci vestiamo a strati, così da poterci eventualmente spogliare, e partiamo presto, verso le 7:30, per passare più tempo possibile all’interno del parco.

L’ingesso costa 10$ a veicolo. Al centro visitatori apprendiamo che tutta l’area intorno al cratere è inaccessibile a causa delle forti esalazioni di zolfo. Pazienza, vedremo altre cose. Certo che siamo proprio sfortunati con questo vulcano.

Percorriamo la Crater Rim Drive, fermandoci di tanto in tanto a vedere le esalazioni di zolfo, e ci fermiamo al cratere. IL museo è interessante, mostrano i diversi tipi di lava, spiegano la mitologia hawaiiana legata al culto della dea del fuoco Pele, e hanno anche un sismografo collegato al pavimento: saltando, potrete creare un piccolo terremoto.

Dal punto di osservazione del cratere vediamo anche il Mauna Loa, uno dei vulcani attivi più famosi al mondo. Ora che c’è luce vediamo bene la grandezza del cratere, anche se ora il fumo è grigio e non più rosso come ieri sera.

Ci mettiamo in marcia lungo la Chain of Craters Road. L’idea è di arrivare fino al mare facendo tutte le soste, per poi tornare indietro senza più fermarci. La nostra prima fermata è il Kilauea Iki Trail, percorso di trekking a cerchio di 4 miglia circa, che parte dal parcheggio del Lava Tube, scende fino alla vallata sommersa dalla lava, per poi risalire, ributtarsi nella foresta tropicale e tornare al punto di partenza.

Durante la discesa si è immersi in una verde e rigogliosa foresta, ma appena si scende fino al vecchio cratere cambia tutto.

Sembra quasi che la vallata sia stata asfaltata. La lava scricchiola sotto i nostri piedi con un rumore metallico; toccando con le mani il terreno, si sente il calore che ancora sale da sottoterra. Dove la lava si è sollevata, e lungo le crepe, escono sottili strisce di fumo, dal forte odore di zolfo. Qua e là, qualche piantina cerca di riconquistare il territorio. Sembra di stare sulla luna. In tutto impieghiamo circa due ore, fermandoci però spesso a fotografare.

Usciti da questo sentiero, attraversiamo la strada per vedere il Lava Tube. In questo punto, la lava ha scavato un tunnel molto lungo, di cui una piccola parte è accessibile ai turisti. Avevo già visto un tunnel simile alle Canarie, quindi non mi ha impressionato particolarmente. E’ comunque pazzesco vedere cosa riesce a fare la natura, anche perché questo tunnel sotterraneo è circondato da verdi piante tropicali.

Continuiamo lungo la Chain of Craters Road, fermandoci ai diversi punti panoramici, con le indicazioni delle diverse eruzioni del Kilauea nel corso dell’ultimo secolo. E’ interessante vedere i diversi tipi di lava, e come la lava stessa cambi nel corso degli anni. Quella degli anni 50 è molto più chiara, per esempio, di quella del 2003. Come un buon vino, insomma!

Anche se siamo stanchi, percorriamo un altro breve sentiero, chiamato Devastation Trail, attraversando un paesaggio lunare creato da un’eruzione negli anni 50.

Scendendo verso il mare si arriva a un punto panoramico fantastico: da un lato della strada sembra che la lava si butti direttamente nel mare, dall’atro lato della strada c’è una cima in lontananza, e tutto il terreno nero e morto davanti a noi. Ci sembra di essere Frodo e Sam che arrivano a Mordor e vanno verso il Monte Fato!

Continuando a scendere arriviamo al mare, e la strada s’interrompe. Da qui, bisogna proseguire a piedi per un buon tratto, direi almeno un miglio, per arrivare alla colata lavica del 2003, che è finita proprio sulla carreggiata, bloccando completamente il passaggio.

Adesso siamo davvero davvero stanchi, avremo camminato per almeno 10 km! Oltretutto, stamattina non ci siamo portati la crema solare, perché era nuvoloso. Invece ora il sole picchia forte, e ci siamo scottati le braccia e le parti scoperte. Perciò tralasciamo l’ultimo sentiero, che avrebbe portato a vedere dei pittogrammi antichi, e torniamo a casa senza più fermarci.

Avendo ancora un po’ di tempo, senza neanche cambiarci andiamo a fare acquisti alla Volcano Winery, una cantina locale che produce vino sul fertile suolo vulcanico. Ne assaggiamo cinque e ne portiamo a casa due, un bianco secco e un vino da dolce aromatizzato alla noce macadamia.

Ceniamo a casa prendendo la cena da asporto al ristorante tailandese, e poi torniamo al cratere per ammirare di nuovo lo spettacolo del fumo rosso.

16/09/2013 – il punto più a sud e la costa occidentale

Oggi ci trasferiamo da Volcano a Kailua Kona, città turistica sulla costa occidentale. Partiamo di buon’ora, anche oggi faremo diverse soste.

La prima è in una fattoria che produce noci macadamia e caffè di Kona, dove facciamo qualche assaggio e qualche acquisto.

Poi, poco lontano, ci fermiamo alla Punaluu Black Sand Beach, una piccola spiaggia di sabbia nera. Qui abbiamo la grande fortuna di trovare una grossa tartaruga marina che si riposa in spiaggia. Purtroppo, dopo di noi la vedono molti altri turisti, e non tutti hanno l’accortezza di stare a distanza. Molti di avvicinano e cercano di toccare il povero animale, che vorrebbe solo frasi un sonnellino. CI vorrebbero più controlli.

A Naalehu prendiamo il pranzo al sacco alla famosa “Panetteria più a sud degli Stati Uniti”, e poi ci dirigiamo verso South Point, il punto più a sud degli Stati Uniti, che batte Key West di almeno 800 km.

La strada è stretta e a tratti dissestata, in mezzo a verdi campi a pascolo e pale eoliche. Il vento soffia infatti fortissimo, alcuni alberi sono piegati fin dalla base del tronco.

A South Point in realtà non c’è molto, nessun cartello o indicazione, solo l’emozione di essere qui, e i meravigliosi colori del paesaggio. Le scogliere di roccia lavica sono alte e a picco sul mare. Ci sono dei pontili con delle scalette, perché a volte qualche scapestrato si tuffa da queste pericolose scogliere e poi usa le scalette per risalire.

Proseguiamo il nostro viaggio risalendo, a questo punto, la costa occidentale, fermandoci spesso a scattare fotografie, fino a giungere al Pu’uhonua o Honaunau National Historical Park. Si tratta di un antico sito sacro Hawaiiano, parzialmente ricostruito, il cui ingresso è gratuito. Pranziamo con i panini acquistati stamattina e ci immergiamo nella antica civiltà di quest’isola. Era un tempio, destinato ai reali, ed era considerato territorio sacro e inviolabile. Se un fuorilegge si rifugiava su questo terreno, non poteva più essere perseguito.

Non c’è una visita guidata, ma seguiamo il percorso con la guida cartacea e troviamo il sito molto interessante.

A Captain Cook, un obelisco sulla Kealakekua Bay indica il luogo dove James Cook fu ucciso dai nativi, durante la sua seconda spedizione alle Hawaii.

Poco distante, la Kona Coffee living History Farm offre tour gratuiti della piantagione di caffè. La nostra guida è esperta, e le sue spiegazioni sono esaurienti. Ci racconta tutto il processo di coltivazione, raccolta e torrefazione di questo caffè, decantato come uno dei più pregiati. Il costo però è troppo alto, addirittura 20$ a sacchetto, così non acquistiamo nulla.

Arriviamo in albergo giusto in tempo per il check in. Siamo al Holua Resort at Mauna Loa Village, dove abbiamo uno spazioso appartamento dotato di tutti i comfort, compresa cucina completa, lavatrice e asciugatrice in camera.

Mio marito si riposa sul divano, io invece preferisco rilassarmi in piscina e nella vasca idromassaggio.

Per cena andiamo a Kailua Kona, alla Kona Brewing Company, che è una fabbrica della birra ma anche un ristorante. Birra buona ma cibo così così.

17/09/2013 – A-Bay e Kailua Kona

Oggi giornata fiacca. Ieri abbiamo guidato parecchio e siamo piuttosto stanchi. Big Island, tra l’altro, è… grande, come dice il nome stesso, e per raggiungere le diverse attrazioni ci vuole un bel po’ di tempo. Siamo abituati alle distanze negli USA, ma negli ultimi giorni siamo stati su isole molto più piccole, dove tutto era facile da raggiungere, così adesso anche 50 km ci pesano.

Partiamo più tardi del solito, attrezzati per la spiaggia, e ci fermiamo alla Anaeho’omalu Beach, A-bay Beach per gli amici. Le spiagge a Big Island sono poche, e bruttine se paragonate alle altre isole. Questo perché l’isola è geologicamente più giovane delle altre, e i fattori atmosferici non hanno ancora avuto il tempo di erodere per bene le coste e formare le spiagge.

A-Bay comunque è carina, ci sono alcune sdraio utilizzabili gratuitamente, l’acqua è bassa e calma ma freddina. E’ in corso una mini gara di canottaggio, con tre squadre. Ci divertiamo anche noi a seguire la gara e fare il tifo, così, a caso. Loro sono attrezzatissimi con bandierine, loghi, e tanti frigoriferi da picnic pieni di cibo e bevande. Ci sono persino la musica e lo speaker.

Restiamo qui fino all’ora di pranzo, e poi torniamo a Kailua Kona.

Pranziamo con una semplice granita allo Sandinavian Shave Ice, facciamo un giretto nella zona turistica e poi ce ne torniamo in albergo.

Oggi pomeriggio ci rilassiamo in piscina, non abbiamo voglia di fare altro.

Ceniamo fuori città, al Anne’s Island Burgers, con degli ottimi hamburger di pesce.

18/09/2013 – Waimea e il Mauna Kea

Ci aspetta una giornata impegnativa, usciamo verso le 7:30 e non rientreremo fino alle 21:00.

Ripercorriamo la stessa strada di ieri, fino al Puukohola Heiau. E’ un sito simile a quello visitato l’altro ieri, con i resti di un tempio la cui costruzione fu voluta da Re Kamehameha I, colui che unificò le isole Hawaii. Qui c’è anche un tempio sommerso. Pensavo che, come il relitto dell’Arizona, il tempio fosse visibile dalla superfice, invece non si riesce a vedere nulla. La posizione di questo luogo sacro è magnifica, sul mare e rivolto a ovest, verso il tramonto.

Del tempio in sé, invece, rimane quasi nulla, solo il muro perimetrale, bisogna far lavorare l’immaginazione.

Da qui ci spostiamo sulla costa opposta, tagliando l’isola in orizzontale fino a Honokaa, e da lì proseguiremo fino alla Waipio Valley. Questa zona è completamente diversa dalle Hawaii che ci immaginiamo: campi a pascolo, praterie, vecchie fattorie, fienili… sembra di essere in Oklahoma, o in Texas, lungo la Route 66. Anche Honokaa ci dà questa impressione, sembra una cittadina dell’Arizona. C’è una sola strada principale, fiancheggiata da negozi di vario genere, un cinema, l’ufficio postale, gli edifici in legno dipinto. Tutto sembra rimandare al Far West!

Waipio Point è raggiungibile continuando a guidare verso nord dopo Honokaa. Quando la strada finisce, siamo arrivati. Si tratta di un punto panoramico sulla costa nord, e in particolare sulla Waipio Valley. Anche questa valle è un luogo sacro, e diversi cartelli con invitano a non scendere in macchina, o a non scendere affatto, e di rispettare sempre l’ambiente e la sacralità del luogo.

Per pranzo torniamo indietro fino a Waimea (Kamuela): questa città di cowboy ha due nomi, fu rinominata Kamuela in onore di Samuel Parker. La lettera S non esiste nell’alfabeto hawaiiano, così fu trasformata in K.

Samuel Parker era un membro della famiglia Parker, una specie di Agnelli locali. Il capostipite John aveva adibito a ranch del terreno in questa zona, cresciuto a dismisura e poi ereditato dal nipote Samuel. Il ranch oggi non è più di proprietà della famiglia, è ancora in funzione ed è grande come 2/3 dell’isola di Oahu.

Pranziamo all’Hawaiian Style Cafè, un posto piccolissimo, che se non sai che esiste è impossibile da trovare. Servono piatti giganteschi e ipercalorici, soprattutto enormi pancake, plate lunch, e il famosissimo loco moco, piatto tipico locale.

Dopo questo lauto pranzo partiamo alla ricerca del Parker Ranch… Sì, perché noi pensavamo di trovare la classica fattoria con il suo recintino, non avevamo mica capito che il ranch era così grande! Infatti, faccio una bella figuraccia al negozio di souvenir, dove mi dicono “il Parker Ranch? Ci sei dentro!”… bene, io pensavo di vedere i tori e i cavalli, invece l’unica vera attrazione è la casa dei Parker.

Ci si arriva entrando in un vialone alberato. Il primo edificio che s’incontra è la vecchia stalla/deposito delle carrozze. La casa più piccola, sulla destra, era la casa originale di John Parker, molto modesta, in legno, senza suppellettili. Qui assistiamo a un lungo filmato nel quale ci spiegano la storia del ranch e della famiglia, legati a doppio filo.

La casa più grande, più sfarzosa e piena di accessori e statue, è quella costruita da Samuel Parker, che più che al ranch si dedicava alla vita modana, al cinema e all’apparenza. Mica poteva vivere nella casetta del nonno!

Visitiamo la casa e il giardino (visita gratuita), poi usciamo e, vicino alla zona dello shopping, troviamo un mercatino locale con esposizione di selle e altri oggetti per l’equitazione. Proviamo qualche prodotto e ci facciamo spiegare la differenza tra i vari tipi di selle da un simpatico signore anziano, che ci prende in simpatia perché anni fa è stato in Italia.

Finita la visita a Kamuela cominciamo la salita al Mauna Kea. La strada da percorrere è la Saddle Road, stretta e spesso dissestata. Alcune agenzie di noleggio vietano di percorrerla, ma la Alamo ci ha detto che possiamo arrivare fino al centro visitatori Onizuka. Io sono abbastanza terrorizzata, ma in realtà mi rendo conto che la carreggiata è in condizioni notevolmente migliori rispetto a quanto mi era stato detto. Una parte è stretta, e con tornanti, ma una volta superato questo promontorio si allarga, e per un bel tratto si guida tranquillamente. L’ultimo tratto, tutto in salita e piuttosto ripido, è più pericoloso perché si deve passare in messo alle nuvole (il centro visitatori e l’osservatorio si trovano oltre le nuvole). In questa zona si torna un po’ alla vecchia cara Big Island: terreno nero, rocce laviche ovunque, paesaggio lunare. C’è anche una base di addestramento militare.

Il centro visitatori è a 2800 metri, altitudine non eccessiva ma che vi può comunque far girare la testa. Noi non andiamo fino in cima, un po’ perché non abbiamo il 4×4 e un po’ per l’altitudine e il freddo. La cima è a 4300 metri, e la temperatura scende spesso sotto zero.

Il centro visitatori è dedicato a Ellison Onizuka, astronauta hawaiiano morto nell’esplosione dello Space shuttle Challenger del 1986. Tutte le sere, condizioni climatiche permettendo, dalle 18 alle 22 vengono montati dei telescopi e, gratuitamente, è possibile osservare le stelle. Stasera c’è la luna piena, quindi la stellata non è delle migliori, ma riusciamo comunque a vedere Saturno, venere e la luna con tutti i sui crateri. La temperatura è bassa, 8-9°, e serve un giaccone. Vediamo inoltre un interessante filmato sul Mauna Kea, montagna sacra per gli Hawaiiani, e sulle polemiche nate intorno alla costruzione di numerosi centri di osservazione, che da un lato hanno portato soldi e lavoro, ma dall’altro hanno rovinato un luogo sacro molto importante.

Torniamo a casa dopo le 20:00, e la discesa non è delle più semplici, perché dobbiamo attraversare di nuovo le nuvole, e una mucca ci attraversa la strada e la schiviamo per un pelo!

IL resto del viaggio invece è tranquillo, anzi, hanno costruito una nuova strada comoda e veloce, così arriviamo a casa ben mezzora prima del previsto.

19/09/2013 – fine della vacanza

Ultimo giorno in paradiso. Abbiamo il check out alle 12:00. In mattinata non ci muoviamo, ci dedichiamo al relax in piscina e alle valigie.

Pranziamo al Da Poke Shak, un posticino minuscolo fuori dal centro di Kona, dove assaggiamo il poke, una specie di tartare di tonno.

Nel pomeriggio facciamo un po’ di acquisti per amici e parenti: vino, cioccolato, miele eccetera.

Infine ritiriamo i bagagli in hotel, ci fermiamo in un supermercato a prendere dei panini per cena, e andiamo in aeroporto.

Siamo ancora qui, ma già ci si stringe il cuore a pensare di lasciare questi piccoli gioielli nel mezzo del Pacifico. Salutiamo le Hawaii e l’estate: ci aspetta un lungo viaggio di 20 ore, passando da San Francisco e New York, e arriveremo a casa solo sabato mattina, 21/09, il primo giorno d’autunno.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

Poche persone hanno avuto la fortuna di vivere una vacanza alle Hawaii. Per questo motivo è difficile avere consigli su cosa vedere, quando andare, dove alloggiare. Ho provato a mettere giù qualche consiglio basandomi su quello che io avrei voluto sapere prima di partire, per aiutare i futuri viaggiatori.

Quanto costa il volo, e quanto dura?

Il volo dura circa 20 ore, più scali, e il costo arriva a 1300€ – 1400€ in alta stagione. Noi siamo partiti il 3 Settembre spendendo 1000€, più si parte fuori stagione più si risparmia. Se si vola su Honolulu si spende meno rispetto a volare sugli altri aeroporti, ma poi si spende di più con i voli interni, e si perde più tempo con gli spostamenti. Tutti i voli interni passano da Honolulu, quindi se, per esempio, dovete volare da Kauai a Big Island, dovete comunque fare scalo a Honolulu. A questo punto è meglio spendere qualcosa in più e acquistare un volo da San Francisco a Los Angeles direttamente da Lihue, o Hilo.

Noi abbiamo preso queste tratte:

Milano – Francoforte – San Francisco – Lihue (isola di Kauai)

Lihue – Honolulu volo interno

Honolulu – Hilo (Big Island) volo interno

Kona (Big Island, altro aeroporto) – San Francisco – New York – Milano

Compagnia United Airlines

In questo modo abbiamo ridotto a due i voli interni, evitando notevoli perdite di tempo (vedi sotto).

Quali isole visitare?

Kauai è perfetta per la natura, il trekking e le spiagge, le migliori delle tre isole. Piove molto, ma a intermittenza, e di solito per pochi minuti.

Oahu è la più completa: grandi città, città, spiagge, storia, natura e sport.

Big Island ha il vulcano Kilauea, attivo dall’83, ma non contate di andarci per le spiagge perché sono poche e bruttine rispetto alle altre isole.

Quante isole visitare?

Idealmente, occorrerebbe stare una settimana su ogni isola, ma di solito non è possibile. Io direi di non fare meno di 4 notti per isola, meglio ancora 5.

Noi abbiamo fatto: 4 notti Kauai, 6 notti Oahu, 5 notti Big Island. Se potessi tornare indietro, invertirei Kauai e Big Island, mentre 6 notti a Oahu sono state perfette.

Non cercate di fare 2-3 notti per isola: considerate che ogni volta che cambiate isola, dovete fare il checkout, in genere entro le 10; riconsegnare l’auto; arrivare in aeroporto almeno 1 ora e mezzo prima perché i controlli sono lunghi; il volo dura in genere 45 minuti; una volta arrivati sulla nuova isola: aspettare i bagagli; ritirare l’auto; fare il check in, in genere dopo le 15. Alla fine lo spostamento occupa tutta la giornata.

Dove alloggiare su ogni isola?

In linea di principio, le coste sud e ovest di ogni isola sono le più soleggiate e secche. A Kauai consiglio Poipu, a Oahu sicuramente Waikiki. A Big Island alloggerei 2 notti a Hilo e due notti a Kailua-Kona.

Noi abbiamo alloggiato a Volcano due notti, ma il parco è a solo mezzora di strada da Hilo, quindi secondo me vale più la pena di rimanere a Hilo, perché è più servita e meno cara di Volcano.

Che tipo di alloggio scegliere?

Ci sono villaggi, hotel, B&B e appartamenti. Noi abbiamo scelto di alloggiare in appartamento, cercando su Tripadvisor e su homeaway.com. Gli hotel sono cari e i servizi che offrono sono scarsi, soprattutto a Honolulu, perciò conviene trovare strutture che abbiano un cucinotto, almeno per la colazione.

Per esempio, alcuni hotel fanno pagare una “amenity fee”, una tassa extra giornaliera per avere, per esempio, la connessione wifi. Scegliendo accuratamente gli appartamenti, potrete trovare una soluzione che invece comprenda tutto.

Prestate particolare attenzione a Honolulu. I parcheggi sono carissimi, perciò accertatevi di scegliere una struttura con parcheggio e “in/out privileges”, che significa che potete entrare e uscire come e quando volete.

Mi piace l’appartamento. Come funziona?

A noi è capitato di alloggiare in una grossa struttura alberghiera, tipo un Aston, ma affittando la stanza da un privato.

In questo caso voi non siete ospiti dell’albergo, pur alloggiandovi. Questo significa che non avrete le pulizie in camera, il cambio degli asciugamani, né la reception a disposizione. Il vostro unico riferimento sarà l’agenzia o la persona dalla quale avete affittato la stanza.

Fuori dalla stanza trovate un lucchetto che contiene le chiavi. Il proprietario vi manda in anticipo la combinazione in modo da poter entrare. Non è necessario incontrarsi con il proprietario per entrare in stanza.

Al checkout, basta rimettere le chiavi nel lucchetto, e chiudere la porta.

Di solito questa soluzione offre un numero maggiore di servizi. A Waikiki, per esempio, avevamo parcheggio e wifi inclusi. Inoltre, in stanza abbiamo trovato sdraio, ombrelloni, e asciugamani da spiaggia.

Attenzione! Al prezzo che trovate dovrete aggiungere i costi di pulizia della stanza, intorno ai 100$. Inoltre, alcune agenzie non accettano il pagamento in carta di credito. Noi abbiamo dovuto inviare un assegno in dollari. Fate attenzione prima di confermare.

Come mi devo vestire?

Portare abbigliamento casual, sportivo e leggero, scarpe da trekking e infradito. Avere sempre a disposizione k-way e cappellino. Non servono abiti eleganti, sempre che non vogliate andare a cena in posti particolari.

Non esagerate, le strutture sono spesso dotate di locale lavanderia con lavatrice e asciugatrice.

Se prevedete gite al Vulcano e sul Mauna Kea, portate una felpa di pile e una giacca a vento.

Se la vostra struttura fornisce asciugamani da spiaggia, evitate di portare anche i vostri, sarete più leggeri.

Quale guida viaggio scegliere?

Normalmente uso Lonely Planet, ma lì ho trovato delle guide fantastiche e dettagliatissime (in inglese), della Wizard Production Inc, chiamate Hawaii Revealed. Ce n’è una per isola.

Le isole sono sicure?

Ci avevano detto che i turisti vengono spesso derubati, in auto oppure in spiaggia. A noi per fortuna non è successo nulla, comunque basta un po’ di buon senso: non lasciare oggetti di valore in auto, soprattutto non in vista, non lasciare l’auto in luoghi isolati, e non lasciare oggetti di valore in spiaggia incustoditi quando si va a fare il bagno.

Che orari seguono attrazioni e ristoranti?

La vita segue per lo più il sorgere e tramontare del sole. Le attrazioni aprono molto presto, anche alle 7, e chiudono altrettanto presto, di solito alle 17. Anche ristoranti e negozi seguono questa regola: si pranza verso mezzogiorno e si cena tra le 18 e le 19, e non aspettatevi grande vita notturna. I negozi chiudono alle 17 o, al più tardi, alle 18.

Tutto questo con l’eccezione di Honolulu/Waikiki: qui negozi e ristornati sono aperti anche dopo le 22.

Io voglio prendere il sole e tornare abbronzatissimo/a!

Attenzione. Alle latitudini tropicali il sole è molto intenso, ci si scotta facilmente. Portatevi una crema protettiva un po’ più alta rispetto a quella cui siete abituati, e mettetela anche quando non andate in spiaggia. Noi ci siamo scottati le braccia al parco dei vulcani!

Se siete molto chiari, come me, evitata proprio la spiaggia tra le 11 e le 15 (meglio 16, ma poi il sole tramonta presto.)

Ho sentito parlare dei Luau, vale la pena assistere a uno?

Il Luau è una festa tipica hawaiiana /polinesiana. Si mangia il maiale cotto sottoterra e coperto da foglie, poi si cena a buffet e si assiste a uno spettacolo di hula e altre danze tipiche.

Spesso vengono organizzati dagli hotel, o da altre strutture turistiche, come il Polynesian Cultural Center a Oahu, e sono piuttosto cari, dai 100$ in su.

Noi abbiamo cercato un po’ su internet, ma ci sono sembrati tutti troppo turistici e affollati, alcuni arrivano a prendere 300 persone. Se non volete spendere tutti quei soldi, a Waikiki a sere alterne c’è uno spettacolo di Hula gratuito in spiaggia.

Devo prenotare delle gite organizzate da casa?

Gli operatori garantiscono uno sconto del 10% se si prenota su internet con qualche giorno di anticipo.

Io consiglio di non prenotare con mesi di anticipo, soprattutto se partite in bassa stagione, perché queste offerte non sono rimborsabili. Le gite in barca o elicottero sono molto care, e sarebbe un peccato pagare e non poter partire. Aspettate l’ultimo moneto, 3-4 giorni prima, di solito si trova comunque posto. Oppure, una volta in loco, cercate i volantini turistici, dove si trovano tantissimi voucher e offerte scontate. Io ho trovato una lezione di surf scontata del 66%.

Al parco dei vulcani non prenotate assolutamente le escursioni da casa. Il flusso della lava è imprevedibile, e rischiate di pagare un’escursione in barca 100$ e poi non vedere la lava che si tuffa nell’oceano. Meglio chiedere informazioni all’arrivo al parco.

Voglio portare a casa qualche ricordo, quali sono i prodotti tipici?

L’economia delle Hawaii si basa su turismo e agricoltura. Io non amo i souvenir tipici, come le palle di neve o i portachiavi. Le Hawaii sono ricche di prodotti locali, è un peccato portare a casa qualcosa made in China. A Kauai, in particolare, cercate il marchio Kauai Made, una specie di indicazione DOC che indica che un articolo è stato prodotto sull’isola. Trovate di tutto: saponette, rum, marmellate, sciroppi di frutta, camicie, gioielli, artigianato in legno. A Big Island potete comprare il famoso caffè di Kona, miele, noci macadamia, creme corpo all’avocado o al cocco. Waikiki, ovviamente, è più commerciale, ci sono i grandi marchi e i negozi di paccottaglia, ma potete trovare anche piccoli negozietti con artigianato locale. Ci sono poi numerosissimi mercati di frutta e verdura, cercate su farmersmarkethawaii.com. Vale la pena di visitare le piantagioni di ananas, caffè e noci macadamia, per avere una panoramica e assaggiare i prodotti tipici.

E’ chiaro che i prodotti locali sono più costosi, ma ricordatevi che il ricarico su una pallina di neve è molto più alto rispetto a un vasetto di marmellata di un produttore locale.

Basta poco per sostenere la comunità.

Cosa si mangia alle Hawaii? Oltre alla cucina americana, troverete:

– Loco Moco: riso bollito, hamburger, uovo all’occhio di bue e salsa di carne.

– Plate Lunch, composto da una proteina (carne o pesce), riso e insalata di pasta.

– Poke, tonno crudo tipo tartare con diversi condimenti.

– Gamberi in tutte le salse, soprattutto presso i furgoncini sparsi ovunque.

– Maiale Kalua, cotto per ore sottoterra e poi sfilacciato e condito con salsa.

– Patate dolci e Taro al posto delle solite patate fritte o purè. Il poi è una specie di purè di Taro.

– Lau Lau, carne di maiale avvolta in foglie di bieta.

– SPAM, carne in scatola, che si mangia anche a fette, con riso e avvolta in foglie di alga, come se fosse un sushi.

– Haupia Pie, una crostata di crema di cocco, cioccolato e panna.

– Shave Ice, una granita particolarmente compatta e colorata con diversi sciroppi e condita con fagioli azuki.

– Malasadas, una frittella coperta di zucchero e ripiena di creme varie.



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