Galles – Nella terra del Drago Rosso

Per chi insegue la moda è difficile, per quanto riguarda la Gran Bretagna, andare oltre Londra e la Scozia. Il turista per caso invece è mosso dalla curiosità, dalla voglia di conoscenza e quindi… Attratto da una sterlina più “leggera” ho iniziato a documentarmi sul Galles (Cymru in gallese). Innanzi tutto ho richiesto gratuitamente sul...
Scritto da: Marco Longhi
galles - nella terra del drago rosso
Partenza il: 02/08/2003
Ritorno il: 18/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Per chi insegue la moda è difficile, per quanto riguarda la Gran Bretagna, andare oltre Londra e la Scozia. Il turista per caso invece è mosso dalla curiosità, dalla voglia di conoscenza e quindi… Attratto da una sterlina più “leggera” ho iniziato a documentarmi sul Galles (Cymru in gallese). Innanzi tutto ho richiesto gratuitamente sul sito dell’ente del turismo Britannico (www.Visitbritain.Com) la brochure relativa, poi ho acquistato Meridiani e la guida della Lonely Planet. Successivamente ho navigato per ore e ore su internet alla ricerca d’informazioni utili e aggiornate. Tra i siti più utili segnalo Wales Tourist Board (www.Visitwales.Com), Data Wales (www.Data-wales.Co.Uk), National Museums & Galleries of Wales (www.Nmgw.Ac.Uk), CADW (www.Cadw.Wales.Gov.Uk), Associations of National Parks Authority (www.Anpa.Gov.Uk), The National Trust (www.Nationaltrust.Org.Uk), Walkscene (www.Walkscene.Co.Uk), The Great Little Trains of Wales (www.Greatlittletrainsofwales.Co.Uk), Gigrin Farm & Red Kite feeding (www.Kitecountry.Co.Uk).

Per quanto riguarda la cartografia ho trovato tutto quello che mi serviva sul sito di www.Multimap.Com, scaricando tutto il Galles in scala 1:100.000 e la mappa delle località che avremmo visitato in scala 1:25.000. Per chi invece volesse acquistare una cartina la miglior scelta sembra Ordnance Survey. A tale proposito devo avvisare il gallese per caso che molte delle mete naturali più belle sono raggiungibili solo a piedi (percorsi da una o due miglia), oppure in auto attraverso le famose “single track roads”, con molta facilità di perdersi poiché in alcuni incroci manca la segnaletica (peraltro ottima sulle strade B, A e sulle Motorway). Una curiosità sono le siepi ai bordi delle strade: curatissime, v’impediranno spesso di vedere il panorama.

Il Galles pullula di sentieri («footpath» o semplicemente «path») attrezzati con particolari cancelletti o scalette che permettono il passaggio da una proprietà all’altra senza far uscire le pecore. Ricordate di portare con voi scarponcini da trekking e giacca a vento (non ha mai piovuto ma credo e spero che un’estate come questa sia un’eccezione).

Il viaggio è stato effettuato in auto da Mantova via Chiasso, Basilea, Strasburgo, Metz, Lussemburgo, Namur, Tournai, Lilla, Dunkerque, Calais. Quest’itinerario credo sia il migliore per raggiungere la GB per chi ama ancora, come me, i viaggi “on the road”; si paga il pedaggio solo in Svizzera e nel tratto Strasburgo–Metz, oltre a fare rifornimento in Lussemburgo (attenzione ci sono solo due aree di servizio su questo tratto, uno prima e uno dopo la capitale). La benzina in GB è cara pertanto prima di imbarcarsi è consigliabile fare il pieno; l’ultimo distributore e raggiungibile all’uscita 3 della A26.

Il porto di Calais è stato raggiunto alle 00.15; a quest’ora l’unica biglietteria aperta è quella della SEAFRANCE (La P&O apre alle 06.30); ricordo per chi non lo sapesse che il prezzo della traversata varia secondo la fascia oraria (a tale proposito la brochure che la SEAFRANCE mi ha inviato gratuitamente aveva tutti gli orari sbagliati!). Il costo della traversata è stato di 200 euro all’andata e di 112.5 sterline al ritorno per auto + due persone.

Per i neoentusiasti della patente a punti sulle strade della GB c’è una serie infinita di cartelli stradali segnalanti le “speed cameras”; ovviamente ad ogni cartello non corrisponde un autovelox ma ci sono diverse postazioni fisse (su internet c’è la mappa). Il Galles è in ogni modo piccolo e non si sente mai la necessità di andare oltre i limiti, lasciate a casa la fretta e pensate piuttosto a divertirvi.

In GB è impossibile non imbattersi nei famigerati … pay & display. Sono praticamente inesistenti i parcheggi gratuiti (perfino nei Visitor Center dei parchi nazionali ci si può imbattere in queste diaboliche macchinette e nelle aree di servizio sulle autostrade si paga se la sosta dura più di 2 ore). Ma l’italiano medio si arrabatta e pertanto attende con un po’ di pazienza che passi l’automobilista prudente che per un’ora di parcheggio ne ha pagate otto. Non si attende molto e sarà lui ha regalarvi gentilmente il biglietto. Poiché le autorità britanniche proprio sceme non lo sono, in alcuni parcheggi (a noi è capitato a Canterbury) è richiesta la digitazione delle prime tre cifre della targa.

I camping (campsites) sono ovunque, come nel resto della Gran Bretagna, con l’erba piuttosto folta e generalmente pianeggianti. Alcune volte sono pieni (full) ma non bisogna demordere, infatti se avete una piccola tenda chiedete lo stesso (noi un posto lo abbiamo sempre trovato). I prezzi variano dalle 6 alle 13 sterline. Molte “farm” hanno il loro “campsite”, non sempre economico, e quasi sempre con una o due docce a pagamento (20 pence).

Per i meno ferrati in geografia è bene ricordare che il Galles fa parte, insieme a Inghilterra e Scozia, della Gran Bretagna, la quale insieme all’Irlanda del Nord forma il Regno Unito; un gallese può essere “british” ma non “english” (non vi picchieranno ma ve lo faranno notare).

La lingua gallese non è un dialetto dell’inglese ma una lingua vera e propria di origine celtica. Non vi capiterà mai di dover chiedere «Ydych chi’n siarad saesneg?» come è scritto sulla “expensive” e sopravalutata Lonely Planet, giacché tutti parlano inglese, ma può essere divertente sentire la pronuncia dei nomi delle località. La porta d’accesso al Galles per noi è stato il South Severn Bridge. Oltrepassato il “border” la cartellonistica stradale diventa bilingue (inglese/gallese nel sud poi gallese/inglese nel centro-nord) e ovunque sventola la bandiera con il Red Dragon (secondo me una delle più belle del mondo).

Superata Newport (non molto interessante come Swansea) si giunge a Cardiff, la capitale del paese e il villaggio museo a St Fagans (periferia di Cardiff) dove sono conservati alcuni vecchi edifici gallesi provenienti da tutto il paese (da non perdere assolutamente).

A nord di Cardiff possiamo individuare tre aree interessanti: – la bella Wye Valley, confinante con l’Inghilterra, con i resti della Tintern Abbey.

– le valli del carbone e del ferro con Big Pit, un’ex miniera di carbone (l’attività è cessata da poco), dove armati di elmetto, torcia e maschera antigas scenderete, accompagnati da ex minatori, fino a 90 m sotto terra (da non perdere). Il Galles è stato protagonista della Rivoluzione Industriale e oltre alle miniere (carbone, ferro, rame e ardesia) è ricco di treni a scartamento ridotto, un tempo utilizzati per trasportare le materie prime, oggi convertiti al turismo. Per chi volesse saperne di più su questo periodo che ha trasformato la società occidentale consiglio «La prima rivoluzione industriale» di Phyllis Deane (ed. Il Mulino).

– il Brecon Beacons National Park, sopra le valli del carbone, dove ci sono panorami stupendi e si possono percorrere numerosi sentieri (noi abbiamo raggiunto la cascata di Sgwd-ir-Eira attraverso un sentiero di 75 minuti). Tra le innumerevoli porte d’accesso al parco va segnalata Hay-on-Wye la capitale mondiale del libro usato (un piccolo villaggio con ben 45 librerie). Il Galles vi temprerà nel fisico e anche nella mente.

Per completare la visita del South Wales, tappe obbligatorie sono: – la penisola di Gower fino a Worm’s Head (accessibile solo con la bassa marea) dove abbiamo visto le foche grigie e un gabbiano che aveva appena catturato un grosso granchio.

– il Pembrokeshire Coast National Park, tutto costiero, dove potrete camminare per centinaia di chilometri e dove è possibile osservare numerose specie di uccelli (migrazioni permettendo), le foche grigie e se siete fortunati anche alcune specie di cetacei (da segnalare Strumble Head dove c’è un osservatorio risalente alla seconda guerra mondiale). Numerose sono le isolette al largo, tutte raggiungibili e ottime per il birdwatching (noi abbiamo scelto Skomer Island dove abbiamo trovato una volontaria italiana del Wildlife Trust molto simpatica e disponibile). Molto interessante è anche la cattedrale di St David’s.

La parte centrale del Galles è meno ricca di attrazioni anche se viaggiare attraverso le sue colline è già un’attrazione di per sé. Da segnalare: – la Gigrin Farm a Rhayader dove la ridotta popolazione di nibbi rossi è alimentata con scarti di macelleria tutti i giorni alle 15.00; dopo l’assalto dei corvi vedrete i nibbi eseguire delle acrobazie aeree per catture il ghiotto boccone.

– la Elan Valley con il suo discusso sistema di dighe che pare però abbia creato una sorta di riserva naturale.

– i ponti e le cascate (tutto a pagamento) a Devil’s Bridge.

– il Centro di Tecnologia Alternativa (C.A.T.) vero paradiso per ambientalisti ma eccessivamente caro (ingresso £7).

Assoluto protagonista del nord del Galles è lo Snowdonia National Park. L’ascensione al monte più alto del Galles (Mt Snowdon 1085 mt) può essere effettuata a piedi oppure con uno dei numerosi treni a vapore (alcune volte a diesel!) a scartamento ridotto. Optando, come noi, per la prima soluzione ricordo che ci sono numerosi “path” ben segnalati nelle mappe 1:25.000 che ho citato precedentemente (noi abbiamo percorso il Rhyd-Ddu Path lungo 7.5 km con un dislivello di 900 mt). Per noi italiani lo Snowdon può essere considerato una “collinetta” ma quando sarete in cima godrete, tempo permettendo, di un panorama favoloso (sebbene ci sia il treno) che spazia dalla penisola di Llyˆn all’isola di Angelsey oltre a comprendere tutte le cime dello Snowdonia e numerosi laghetti.

Porta di ingresso alla penisola di Llyˆn è Porthmadog. Da questo villaggio potete giungere a Portmeirion (ingresso a pagamento con edifici un po’ kitsch e con un parco stupendo), arrivare a Blaenau Ffestiniog con la Ffestiniog Railway, percorrere il tratto di strada chiamato The Cob, seguendo i binari dalla Harbour Station, dal quale si gode un panorama stupendo dello Snowdonia.

Il primo villaggio che raggiungerete ad Anglesey è Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch la cui unica attrazione è il nome chilometrico (foto di rito alla stazione dei treni). L’isola, a differenza del resto del paese, è piuttosto pianeggiante, conserva alcuni importanti resti megalitici (i Druidi di Angelsey avevano influenza su tutto il mondo celtico, e i suoi abitanti la difesero strenuamente dai Romani), e sono facilmente reperibili degli opuscoli che indicano i luoghi migliori per fare birdwatching; a tale proposito consiglio l’acquisto di un libro specifico. Inoltre se sarete fortunati riuscirete a vedere, come hanno fatto degli Svizzeri che abbiamo incontrato, i delfini.

La costa nord non offre mete interessanti ad eccezione di Conwy e Llandudno. Ultima tappa per noi è stata Llangollen con il lungo (anche troppo) viaggio in barca dall’acquedotto di Thomas Telford.

Per gli amanti di Re Artù c’è da sbizzarrirsi. In Galles sono apparsi i primi racconti dei bardi celtici che parlavano di Artù e che hanno in seguito ispirato Goeffrey di Monmouth (villaggio gallese nella Wye Valley) nella sua Storia dei Re di Britannia. E’ stato interessante parlare direttamente con alcuni gallesi, by-passando per una volta quotidiani e telegiornali, di politica e della situazione internazionale ivi compresa la posizione della Gran Bretagna da tempo in conflitto tra l’essere europea e l’essere fortemente legata agli USA. A proposito di noi, ci hanno fatto notare i conflitti di interesse del nostro premier: io ho risposto che non esistono conflitti, ma solo interessi, loro hanno riso.

Scusandomi per il sacrilegio vorrei segnalare tre animali onnipresenti tanto in riva al mare quanto sul monte Snowdon ovvero il gabbiano e la pecora. Lo so che sto parlando di animali comuni ma durante la permanenza in Galles imparerete a riconoscerne le varie sottospecie e non credo che vi capiti spesso di vedere un cartello stradale di pericolo attraversamento pecore con una pecora sotto o un gabbiano che va a caccia di conigli.

Questa è stata solo una sintesi di ciò che può offrire il Galles. L’obiettivo non era quello di sostituirmi alle guide turistiche presenti sul mercato, ma di offrire un punto di riferimento o di partenza per coloro che sono potenzialmente attratti da questo verdissimo paese ma non hanno trovato alcuna dritta. Se anche uno solo di voi trarrà giovamento da questo testo sarà per me grande motivo di soddisfazione. Buon viaggio e … croeso y Cymru.

PS L’esito felice di questo viaggio è dovuto anche e soprattutto a Sonia che mi ha seguito con amore e pazienza. Solo lei poteva cambiare in Francia più di sei sterline con un inglese ad un cambio favorevole, parlando in italiano.



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