Firenze, weekend nel Rinascimento italiano
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Senza fare fila saliamo per prima cosa a vedere la cupola di Brunelleschi. Ci attendono 463 gradini, intervallati poco dopo la metà dalla visione ravvicinata dei dipinti del Vasari, che visti da così vicino ci appaiono enormi (Lucifero è alto 8 metri). Riprendiamo la salita e i gradini passano tra le due cupole, mostrandoci l’ingegno del Brunelleschi. Terminata la salita, ci siamo trovati sulla lanterna ad ammirare la città illuminata e riscaldata da un bel sole caldo, che in breve ci ha fatto dimenticare la fatica. Sulla terrazza della cupola ci sono alcuni turisti e sembra che nessuno voglia scendere, pure noi fatichiamo a riprendere le scale per scendere a visitare il Duomo. Scendendo c’è nuovamente la possibilità di vedere i dipinti, anzi di toccarli, per fortuna che hanno messo un vetro a protezione. A metà discesa, c’è un piccolo museo con gli strumenti ricostruiti dell’epoca per edificare la cupola, che rimane la più grande mai realizzata in muratura. Fatti i 463 gradini in discesa ci infiliamo dentro al Duomo dove mia figlia rimane delusa perché dopo la sontuosità dell’esterno della chiesa, si aspettava un interno ricco di decorazioni, ma a parte la cupola che vista dal basso ci lascia ancora a bocca aperta, la chiesa è abbastanza spoglia, sebbene sia enorme. Al centro c’è un presepe con statue quasi a grandezza naturale ma quello che ci colpisce sono i marmi policromi che rivestono tutto il pavimento del Duomo. Prima di uscire scendiamo alcuni gradini per vedere la cripta di Santa Reparata, dove un modellino ci spiega cosa c’era prima della costruzione del Duomo, da sempre luogo di culto. Dicono che ci sia anche la tomba di Brunelleschi, ma noi non l’abbiamo vista. Non avrei pagato un biglietto per vedere la cripta, ma visto che era compreso nel prezzo ne abbiamo approfittato. Usciti dal Duomo, abbiamo proseguito con la visita del Battistero, dando prima un’occhiata ai dipinti degli artisti da strada. Il Battistero la cui forma ottagonale è molto particolare, ci accoglie raccontandoci prima la storia della Bibbia per immagini attraverso le sue 3 porte bronzee, che a dire il vero sono un po’ difficili da vedere per via dei molti turisti che si fanno fotografare davanti. Biglietto alla mano entriamo in questo posto nato all’epoca per battezzare, che ci lascia senza respiro: sembra un copia ridotta di Santa Sofia a Istanbul. Ci sediamo sulle banche e ci lasciamo trasportare dal racconto dei mosaici. Dopo aver visto tanta bellezza, mio marito ha lamentato un certo languorino e così ci siamo seduti in un self service in via dei Calzaiuoli. Un piatto di cannelloni con mozzarella e pomodoro e un pezzo di pane 10,00€. Io e mia figlia invece abbiamo preferito prenderci un gelato, ma ci ha mosso l’appetito così fatti pochi passi in una stradina laterale per andare a vedere la casa di Dante (tema di studio per mia figlia), siamo entrati in un piccolo bar gestito da ragazzi giovani che ci ha attirato con la sua offerta di panini, stuzzichini e tante altre bontà. Ci siamo presi due enormi panini spendendo 7,00€. Sazi, ci siamo diretti a vedere la famosa chiesa di Dante e Beatrice (ovvero la chiesa di Santa Maria dei Cerchi) che non ci ha detto nulla, se non fosse stato per il famoso dipinto dell’incontro tra Dante e Beatrice. Abbiamo tralasciato di visitare la casa museo di Dante, perché la professoressa di mia figlia le ha detto che i maggiori reperti sono andanti bruciati, e in effetti le recensioni non erano delle migliori. Il quartiere comunque merita una passeggiata, perché si respira l’aria della Firenze vera, quella meno turistica. Ormai sono le quindici quando ci troviamo in piazza della Signoria la quale ci accoglie con la maestosità di Palazzo Vecchio e della sua torre. Visto il sole, ne approfittiamo per fare le fotografie di rito alla piazza, alla fontana di Nettuno, alla copia del David di Michelangelo e alle varie sculture della Loggia della Signoria. Decidiamo di visitare la Galleria degli Uffizi il cui biglietto è maggiorato perché c’è la mostra “Il Gran Principe” e costa 11,00€ a testa (mia figlia 15enne non paga). Io decido di noleggiare l’audio guida che ci costa altri 6,00€. In effetti, l’audio guida è ben strutturata, non si dilunga troppo nelle spiegazioni e racconta anche qualche aneddoto. Anche qui non abbiamo fatto fila per entrarvi e dentro non c’era un gran affollamento, potevamo sederci sui divanetti delle sale principali per riposarsi e ammirare questi capolavori. In effetti, la visita si è protratta per quasi 3 ore e quando siamo usciti sulla terrazza del bar degli Uffizi era già buio e vedendo Firenze illuminata, ci è venuta voglia di salire anche sul campanile di Giotto. Così siamo ritornati in piazza del Duomo, abbiamo lasciato mio marito al bar e siamo salite io e mia figlia per i 414 gradini del campanile. Ci sono più piani prima di raggiungere la cima, che permettono di vedere da vicino il duomo e le sue tantissime statue e soprattutto di riprendere fiato. La vista di notte dalla cima del campanile è bellissima, soprattutto in questo periodo dell’anno dove le decorazioni natalizie illuminano le vie e le piazze di Firenze. Recuperato mio marito ci siamo diretti al Ponte Vecchio, dove, vista l’ora (le 19.00) stavano chiudendo tutti i negozi di oreficeria. Qui abbiamo fatto delle bellissime foto, con le luci dei palazzi che si rispecchiavano sull’Arno. Ormai, cotti e affamati, ci siamo diretti verso il primo ristorante che ci ispirasse e siamo capitati alla Buca Poldo. La sala da pranzo è al piano sotterraneo, piccola, ma qui abbiamo mangiato la migliore tagliata del nostro soggiorno, a un prezzo contenuto. Ben rifocillati ci siamo diretti all’hotel per una doccia e una buona dormita ristoratrice.
22 dicembre
Ci svegliamo alle otto e dopo aver fatto colazione nella sala dell’hotel, che è un po’ piccolina e stretta, ci siamo diretti al Palazzo Vecchio per prenotare la visita guidata. La nostra visita partiva alle 11,15 così ne abbiamo approfittato per visitare il museo dell’opera di Santa Maria del Fiore, dove a causa di un restauro, molte stanze sono chiuse e abbiamo potuto vedere solo la Pietà del Michelangelo e qualche altra statua, ma era specificato all’ingresso e comunque anche questo compreso nel biglietto fatto il giorno prima. Arriviamo al Palazzo Vecchio e attendiamo davanti ai leoni del cortile, dove abbiamo appuntamento con la nostra guida (2,00€ a testa per la guida, e 10,00€ per l’entrata a Palazzo, mia figlia Sarah non ha pagato l’entrata). La nostra guida, donna Isabella di Toledo, spagnola, dama di compagnia della moglie di Cosimo de Medici, Eleonora di Toledo, ci accoglie con il costume tipico del suo rango e dopo averci spiegato alcune cose sul Palazzo e sugli usi dell’epoca, ha fatto un giro attorno alle colonne del cortile per entrare nel suo personaggio e accompagnarci attraverso le stanze dei suoi “signori”. La guida parlava in fiorentino dell’epoca con un accento spagnolo, ci ha raccontato aneddoti, usi e costumi all’epoca dei Medici accompagnandoci attraverso le sole stanze già costruite allora. La guida durata quasi 2 ore, ci è piaciuta moltissimo, e ci ha fatto conoscere usi e abitudini dell’epoca, oltre a farci immaginare come fosse Firenze e il Palazzo Vecchio nei lontani giorni della Signoria dei Medici. La guida ci ha lasciato nella stanza di Penelope, ultima stanza costruita nel 500, il resto del palazzo, costruito successivamente l’abbiamo visitato da soli seguendo il depliant che ci hanno consegnato all’entrata. Davvero bellissimo Palazzo Vecchio e il salone dei Cinquecento merita da solo il biglietto d’ingresso, ma lo stomaco brontola e così decidiamo di uscire e andare a pranzare.
Ritorniamo di nuovo al self service in via Calzaiuoli e ci prendiamo un tris di primi con bibite (40,00€), e con la pancia piena ci dirigiamo verso Santa Croce. Il costo del biglietto famiglia è di 12,00€ complessivi e anche qui, senza far fila, entriamo nella chiesa. I dipinti che ci accompagnano lungo le cappelle poste vicine all’altare con gli affreschi del Giotto, sono magnifici, perché in modo semplice raccontano le storie della Bibbia, ed è impressionante vedere quante persone hanno la tomba all’interno di questa chiesa, tanti nomi famosi tra cui Galileo Galilei, Michelangelo Buonarroti, Vittorio Alfieri, Nicolò Macchiavelli, ma da visitare non è solo la chiesa, ma anche la galleria con le sculture che narrano i canti dell’Inferno, il chiostro con la cappella Pazzi, quella dove Lorenzo dei Medici viene ferito e suo fratello Giuliano ucciso, e dov’è conservato il crocefisso di Cimabue. Per farla breve, ho scaricato tutta la batteria della mia macchinetta fotografica e son dovuta ricorrere al cellulare per fare le foto. Terminata la visita, ci siamo lasciati catturare dal mercatino di Natale che si trovava davanti alla chiesa e riscaldati con delle crepes e del vin brulé. Prima che venisse buio, ci siamo diretti verso Palazzo Pitti, per visitare il giardino dei Boboli, ma per dieci minuti abbiamo trovato la biglietteria chiusa e così abbiamo bighellonato tra le viuzze di Firenze, curiosato tra i negozietti, lasciando il cuore alle bellissime borse di pelle. Verso le 17.00 con i piedi e le gambe doloranti ci siamo seduti nei banchi della chiesa di Santo Spirito. L’esterno non dice nulla, ma la chiesa è carina e soprattutto non si paga il biglietto per entrare. Nel nostro pellegrinare ci siamo ritrovati davanti a Santa Maria Novella, dove per le festività natalizie hanno allestito un mercatino di Natale alternativo, con prodotti provenienti dal terzo mondo. Giunta l’ora di cena siamo andati al ristorante “Alla Griglia”, ma sinceramente non siamo rimasti contenti della tagliata, troppo dura e grassa, tanto che per rifarci il palato siamo ritornati in piazza della Signoria e ci siamo bevuti un caffè con una fetta di torta, godendoci le luci e l’allegria di Natale.
23 dicembre
L’indomani, dopo colazione, ci siamo diretti a Santa Maria Novella, a cinque minuti dal nostro hotel, e anche qui senza fare fila alla biglietteria (5,00€ a testa, compresa mia figlia) siamo entranti nella chiesa. I dipinti lasciano senza fiato, dal Massaccio, al Ghirlandaio è un libro aperto sulla storia della cristianità. Molto bello è il cappellone degli Spagnoli e caratteristico è il chiostro dei Morti, ossia il cimitero. La visita è durata circa un’oretta e mezza e all’uscita abbiamo recuperato i trolley in hotel e l’auto. Non potevamo lasciare Firenze, senza fare le ultime foto dall’alto. Da piazzale Michelangelo. Così con la mappa che ci ha lasciato l’hotel, siamo saliti ma la giornata grigia non ci ha permesso di riprendere anche le colline che la circondano. Mia figlia con il sorriso mi ha detto: “Sai mamma, Firenze sembra Vicenza, ma più grande.” In effetti, da quassù, ricorda molto la nostra città vista dal piazzale di Monte Berico. Con le cupole delle chiese, il fiume e i monti in lontananza. Ci restava un’ultima tappa prima di riprendere il viaggio di ritorno a casa, visitare la chiesa di San Miniato a Monte. Una chiesa disposta su più piani, un po’ buia ma immersa nel silenzio interrotto solo dai canti dei monaci. Questa chiesa con l’annesso convento dei monaci, non è così famosa come le altre chiese che abbiamo visitato in questi tre giorni, ma secondo noi merita la visita. Purtroppo questa era la nostra ultima tappa nel Rinascimento italiano, ma ci siamo ripromessi di ritornarvi, perché Firenze va gustata un po’ per volta, altrimenti si rischia un’indigestione d’arte. Comunque, la prossima volta ci ritorniamo in treno, perché Firenze la puoi girare tranquillamente a piedi, con l’accortezza di avere delle scarpe comode.