Due settimane in Europa Centrale

Periodo: Agosto 2005 Tempo: 15 giorni. Mezzo: Auto propria. Km Percorsi: 3500 circa. Strade: Autostrade, strade statali, percorsi urbani, passi di montagna. Condizioni Climatiche: Variabile, giornate di sole (20-22 C) alternate a giornate nuvolose e 2 giorni di pioggia. Pernottamenti: Tenda, Alberghi, Pensioni, Zimmer. Pasti: ristoranti,...
Scritto da: boole2
due settimane in europa centrale
Partenza il: 04/08/2005
Ritorno il: 20/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Periodo: Agosto 2005 Tempo: 15 giorni.

Mezzo: Auto propria.

Km Percorsi: 3500 circa.

Strade: Autostrade, strade statali, percorsi urbani, passi di montagna.

Condizioni Climatiche: Variabile, giornate di sole (20-22 C) alternate a giornate nuvolose e 2 giorni di pioggia.

Pernottamenti: Tenda, Alberghi, Pensioni, Zimmer.

Pasti: ristoranti, autogrill, bar, chioschi. Prenotazioni: non necessarie, consigliata Praga e Val di Fassa.

Budget: circa 1200 euro a persona.

Guide di Viaggio Utilizzate: Europa Centrale – Lonely Planet; Germania – Turing Club. Difficoltà: facile.

Luoghi principali del viaggio: Dolomiti, La Baviera Romantica a Fussen, Il Bahaus a Dessau, Potsdam e il Brandeburgo, Berlino: fra reminescenze e modernità, Dresda la ricostruzione, la Sassonia e l’Elba, il Lager di Terezin, Praga misteriosa, Foresta Nera e Danubio a Passau.

Suggerimenti: questo viaggio è estremamente vario, non è facile individuare un filo conduttore quindi una documentazione e una preparazione adeguata ai luoghi della visita. La storia e i fatti che popolano i luoghi sono quelli dell’Europa intera, per cui infiniti. Suggeriamo di dare un occhiata a questi temi: Per la Baviera Romantica: Lodwig II suicida? La follia di un Re fra neogotico e incanto per Wagner.

Per il Bahaus: la rivoluzione degli oggetti, Gropius e la repubblica di Weimar (1919-1925). Berlino: La battaglia di Berlino, il Muro e la città divisa, 1948: Terza Guerra Mondiale al CheckPoint Charlie, Il Nazismo: Topografia del Terrore. Per Dresda: vendetta Inglese? e anche Bomber Harris: uomo o antiuomo? Elba: crociera romantica in Sassionia.

Per la Boemia (tra Dresda e Praga): il Lager di Terezin. Praga: Jan Hus protestante anteliteram? La città di Kafka .

1 Tappa: Dolomiti 2 notti Sostiamo 2 notti in tenda a Pozza di Fassa. Bel campeggio in posizione panoramica. E’ inizio Agosto, le giornate sono assolate i prati verdi e la roccia dolomitica spunta chiara contro il cielo. Giornata di escursione al passo Sella. Si sale con la funivia a ridosso delle falesie di roccia. Un sentiero facile e pianeggiante costeggia la base del gruppo dolomitico fino al rifugio Pertini nei pressi del Sasso Piatto. Si prosegue fino al Sasso Lungo e al rifugio Rodella e da li si scende a valle attraverso sentieri e poi mulattiere. Bellissime montagne uniche al mondo. Molto affollato in Agosto. Il campeggio è abbordabile mentre le altre accomodazioni in val di Fassa sono molto costose e con poca disponibilità in Agosto. Se non vi va il campeggio, prenotate.

2 Tappa: Fussen. 1 notte Autostrada fino al Brennero e poi in Austria fino a Innsbruk. Attenzione alla “vignetta” da acquistare al primo distributore in Austria per percorrere le loro autostrade.

Da Innsbruck lasciamo l’autostrada e puntiamo verso Ovest e poi Nord e sbuchiamo in Baviera, percorrendo strade statali, nei pressi della cittadina di Fussen, centro di riferimento per la zona dei castelli di Ludwig II e inizio della “Romantische Strasse”. Al centro informazioni reperiamo l’elenco delle Zimmer libere in città e decidiamo di alloggiare in una casa in periferia tenuta da una gentile signora. Stefania è in cinta e viene trattata con tutti i riguardi dalla nostra ospite. Il mattino successivo è dedicato alla visita del castello di Neuschwanstein. Per intenderci: quello che assomiglia molto al castello delle favole di Walt Disney. Si può salire a piedi o con un sistema di navette ma ci sembra una cosa da ottuagenari, quindi optiamo per 30 minuti di salita. Andate sul ponticello che Lodwig si era fatto costruire per incantarsi di fronte al suo castello. La foto è d’obbligo se riuscite ad accedervi fra la folla. Il castello è molto meglio da lontano che da vicino. All’interno traspare l’inautenticità della struttura; è una grossa scenografia neogotica, un giocatolo per i desideri del Re spendaccione. Il personaggio è degno di nota, re di Baviera, costruisce una relazione personale con Richard Wagner lunga vent’anni, e vivrà sempre in un mondo irreale, fortemente condizionato dai temi e dai personaggi eroici delle opere del compositore. Isolato dalla realtà, chiuso dentro alle sue dimore, impegnato nella progettazione e realizzazione dei suoi castelli fiabeschi come il Neuschwanstein, farà una fine tragica e misteriosa. Dichiarato pazzo da una commissione di medici e detronizzato, verrà trovato annegato in un laghetto assieme al medico tutore, in prossimità del castello in cui era stato isolato. Suicida? Incidente o Omicidio? Il mistero è ancora irrisolto.

3 Tappa: Monaco 2 notti Da Fussen prendiamo la “Romantische Strasse” fino ad Augusta e poi ripieghiamo verso Monaco dove arriviamo in serata. La Romantische Strasse è immersa in un paesaggio ameno di verde compagnia, fattorie e tipici villaggi ben tenuti. Augusta si visita in un paio d’ore. I luoghi principali sono la piazza del municipio con il bel palazzo del comune e il quartiere cristiano. Un po’ di traffico verso Monaco. Lungo l’autostrada ci fermiamo ad un punto informazioni dove una simpatica ed efficiente signora ci trova l’albergo del prezzo e della posizione che cerchiamo. Ottimo servizio. Dall’albergo che è vicinissimo alla metropolitana usciamo in serata per la cena. In poche fermate siamo in centro dove l’obbiettivo principale della serata è la mitica birreria Augustdinner (quella di Hitler) . C’è movimento, atmosfera simpatica ed educata, la città e ospitale ed estremamente vivibile. Con un po’ di strada da fare per raggiungere la birreria dalla piazza del duomo, 15 minuti a piedi. Nella birreria esistono due ambienti fra loro collegati a formare un tutt’uno: una lunghissima successione di sale dal tipico soffitto in legno, corridoio e porte e infine un bel cortile. I due ambienti sono uno più rustico, con tavolacci e panche in legno scuro e l’altro molto più signorile, con tavoli rotondi e finiture. Anche i camerieri sono differenti: nel primo ambiente ci sono delle donnone pettorute in abito tradizionale bordò con camicia bianca e scollatura, che prendono e mettono i soldi (e anche la mia carta di credito) fra le grosse tette quando è ora di pagare; dall’altra i camerieri sono più eleganti e servono sempre la stessa birra e lo stesso cibo (salamele e wurstel) con lo stile di un ristornate. Ci sediamo nel reparto più rustico e mangiamo un misto di salamele, wurstel e carni alla brace innaffiate con la super birra della casa. Ottimo! Da non perdere, ne vale la pena. Il giorno successivo visitiamo la città. Al mattino il centro partendo a piedi dalla piazza del duomo, al pomeriggio l’area del parco olimpico vicino al quartier generale della BMW, a sera tentiamo il museo tecnologico ma troppo tardi. In centro al mattino c’è un grande fermento: ci sono i “papa boys” che ascoltano un concerto organizzato dalla macchina delle associazioni cattoliche. Mancano infatti 7 o 8 giorni al grande raduno a Colonia con Papa Ratzinger e l’esodo è gia cominciato. I ragazzi delle organizzazioni cattoliche hanno gia invaso le città tedesche e si stanno spostando verso nord ovest. A Monaco è grande festa. In serata facciamo visita a dei nostri amici italiani che si sono ormai stabiliti qui: birra e piacevoli chiacchiere.

4 Tappa: Dessau 1 Notte L’obbiettivo della giornata che rappresentava la tappa successiva era Bamberga ma ci svegliamo sotto un diluvio. Piove a bacchetta il cielo è plumbeo. Prendiamo l’autostrada che punta verso Nord e giunge a Berlino attraversando una buona fetta di Germania centro orientale. Nei pressi di Bamberga la situazione metrologica è proibitiva. E’ solo mezzogiorno ma sembra notte. Tiriamo diritto e in tre, quattro ore di autostrada arriviamo a Dessau. Qui la tappa è d’obbligo e ha smesso di piovere. La città lascia da subito sconcertati. C’è ancora tutta la Germania pre muro. E’ domenica, una famiglia passeggia lungo i marciapiedi della città. Lei ha addosso un vestito a fiori grigi e una giacchetta, poi c’è una carrozzina e il marito e infine il viale di cemento aperto fra due muri di palazzi screpolati. Il vento dell’est, la guerra fredda, una certo velo di povertà egualitaria, così per tutti, poca luce, poche risorse, poca bellezza. Giriamo le vie vastissime di Dessau, palazzi scatoloni in decadenza, erba alta, quartieri transennati, selciati di cemento, pozzanghere ovunque. Del Bauhaus non c’è traccia. Ci perdiamo in campagna poi prendiamo la via giusta e in un quartiere periferico troviamo l’edificio della scuola del Bahaus del 1925. Spettacolare. Perfetto, moderno senza sbavature, luminoso, vetrato, ancora futuribile dopo ottant’anni. Si può entrare, fare le scale, sfiorare i corrimano, impugnare le maniglie, sedersi sulle poltrone ai pianerottoli. Ovunque traspare il design, nulla è per caso. Qui Gropius e compagni reinventavano gli spazi e in essi gli oggetti, applicavano i concetti di ergonomia, ripensavano l’estetica delle cose bilanciandola con l’esigenze dei costi dei materiali, reinventavano i processi di produzione industriale, inventavano il metodo interdisciplinare: estetica, architettura, forma, ergonomia, progettazione, materiali, costo, processo, produzione, etc. E’ durato poco, la repubblica di Weimar implose, arrivò il “baffetto maligno”, il Bahaus si disperse. Adesso qui tentano di farlo rinascere ma siamo lontani da qui momenti a da quelle personalità. Consiglio di visitare poco distante anche le case residenziali di Kandinsky etc. Sono quattro costruzioni una affiancata all’altra fra i pini. Eccezionali, rimarrete sorpresi. Dormiamo in un Etape nei pressi dell’ingresso dell’autostrada, non abbiamo indagato altre sistemazioni.

5 Tappa: Berlino e Potsdam.

4 notti Puntiamo su Potsdam che oggi è una sorta di sobborgo principesco di Berlino. Optiamo per una sistemazione a Potsdam piuttosto che Berlino perchè ci appare da un punto di vista logistico più semplice. Albergo da signori 4 stelle in riva a uno dei laghi interni della foresta Berlinese. Offerta speciale 3 notti una gratis, e vada per un po’ di lusso. Al mattino si può fare una colazione al buffet chilometrico in veranda vista lago, immersi nella luce riflessa dal acqua e protetti dagli ombrelloni. Un piccolo sogno, specie la quantità di roba da mangiare che vale due pranzi. Il tema dell’albergo è l’arte cinematografica, in giro ci sono video immersi nei corridoi che trasmettono film ambientati nelle stanze dell’albergo, oggetti di scena e antiche macchine da ripresa. Come mai? Nei pressi di Potsdam c’èra la Hollywood tedesca, Babelsberg, qui Fritz Lang nel teatro di posa al fondo del viale dove si affaccia il nostro albero, ottanta anni fa girò il mitico Metropolis. In epoca nazista la propaganda di Gobbels faceva faville e i teatri di posa sfornavano “pizze” a pieno ritmo. Attraversando la strada si sale su una sorta di RER Berlinese. Nel giro di mezzora il trenino ti porta direttamente nel Urten den Linden, il viale principale di Berlino che va dalla porta di Brandeburgo fino al TV tower in Alexander Plaz. Berlino è un mondo e non basterebbe una settimana per visitarla tutta. In tre giorni più uno dedicato a Postdam, bisogna camminare tanto e fare una scelta. Noi decidiamo per: primo giorno : Porta di Brandeburgo, Urten den Linden, università Humboldt, Duomo, Alexander Platz e TV tower. Secondo giorno: Pergamon Museum e altri nell’isola dei musei. Check point Charlie, Muro presso il museo Topologia del Terrore, Reichstag. Terzo giorno: Gedachtniskirche, Postdamer Platz e Neue Nationalgalerie. Quarto giorno: visita di Postdam e dei palazzi. Del muro c’è molto poco, almeno quello che vediamo noi presso il museo “Topografia del terrore”, c’è poco ma basta. Il Check Point Charlie è forse il punto più sensibile all’immaginazione e più commovente. E’ fatto di niente, c’è la strada belle-a-posto, i palazzi e nel mezzo un gabbiotto con un palo su cui è ripreso un soldato occidentale che guarda verso la parte orientale, e un soldato sovietico che guarda verso la zona occidentale. Sono due ragazzi e il gabbiotto era il check point fra le due zone. Qui la storia raggiunse il punto di fusione, il surriscaldamento della tensione che sarebbe poi diventata “guerra fredda” per quarant’anni. Era appena il 1948 quando proprio in questi metri di strada russi e americani schierarono i cararmati e armarono le torrette e gli obici. Si sfiorò la terza guerra mondiale. Poi nel vicino museo, c’è tutta la documentazione della genesi del muro, dal primo sbarramento realizzato in una notte, al muro di cemento armato, filo spinato, riflettori, cani, torrette con mitragliatrici e tutta la storia incredibile delle fughe: con il cavo e le seggiole da un palazzo all’altro di fronte, con i tunnel, con l’aliante, solo per citare le più famose. Io ero gia grande quando gli Euritmichs fecero il loro concerto a ridosso del muro e dall’altra parte c’era la stessa folla che c’era da questa parte. La situazione era ormai matura. Mancavano poche ore alla caduta del muro-mostro, in una notte sarebbe caduto un mondo e un altro ne sarebbe rinato. Quella notte ci furono gli abbracci con ancora il piccone fra le braccia, la birra per tutti, le trabant che impallidivano alla vista delle mercedes e delle bmw che occhieggiavano attraverso la breccia. Il resto è spartito fra la storia del mondo e la storia della dolorosa riunificazione della Germania: gli abbracci di quella notte furono sinceri ma la riunificazione fu ed è un’altra cosa.

La Gedachtniskirche è un altro posto di memoria. La chiesa diroccata da una bomba durante la battaglia di Berlino negli ultimi mesi della II guerra mondiale, fu lasciata così sventrata a monito delle guerre. Qui si concentra quello che si vede un po’ ovunque, affianco alla modernità e all’immenso sforzo di ricostruzione, ci sono vivi segni della guerra. Si direbbe che le pietre hanno conservato più memoria degli uomini. Le facciate dei palazzi, appena ti stacchi dal Urten den Linden e percorri una via traversa, sono ancora rovinati da mille fori causati dalle schegge delle bombe dirompenti. E’ la Berlino delle macerie, delle tonnellate di bombe, la Berlino delle ultime ore, della caduta. Mentre visitiamo la città, così come Dessau e più tardi Dresda ci è chiaro il significato di Europa Centrale. L’avevamo gia capito in Alsazia, sul lato francese, dove avevamo visitato la linea Maginot, ma si potrebbe andare sul Piave da noi. Quest’Europa è un campo di battaglia, una immensa fossa comune, è l’Europa dei fronti contrapposti, delle divisioni. Dove c’è il prato c’è il bunker, dove c’è la pietra c’è il nero delle fiamme o le scheggiature delle bombe, dove c’è la terra: la gobba della trincea, le sponde del cratere. Così Berlino affascina ma stringe il cuore.

Il Pergamon Museum è una bolla d’aria dentro cui c’è una storia antica e solare, mediterranea. Eravamo stati a Pergamo, oggi Bergama, in Turchia, dove vi sono le rovine affascinati della principesca città ellenistica, ma del famoso altare c’era pochino. Il perché è presto spiegato: è tutto a Berlino. Nel museo ci sono interi pezzi di città antiche: oltre all’intero gigantesco fregio dell’altare di Pergamo, ci sono le mura di Babilonia e un altro paio di città. Da non perdere.

In ultimo, la cupola del Reichstag, come Postdamer Plaz, è il segno più vivido e riuscito della nuova Germania. Assolutamente da visitare malgrado la coda chilometrica. Consiglio di arrivare verso il tardo pomeriggio e di avere pazienza, sarete ripagati. La cupola è incernierata al centro da un immenso pilastro riflettente che sembra zampillare dal pavimento come un grande getto. La si percorre tutta su nastri appesi alla struttura che si avvolgono lungo la vetrata. Fuori c’è Berlino e se avete fortuna come noi, potrete ammirare un tramonto che arrossa i palazzi e i viali. Vale una visita anche Postdam, un po’ la Versaile Berlinese, immersa in un’atmosfera tutta sua e molto diversa dalla vicinissima Berlino, è un posto piacevole, dove si gode l’aria raffinata del Brandeburgo. Noi l’abbiamo visitata con il sole che si rifletteva sugli antichi selciati, sulle verande e sui tavolini dei locali, sulle fontane, sulle statue, per i giardini. I palazzi sono bassi, 2 piani con abbaini sui tetti, le vie larghe e pedonali. Molto via vai di turisti. Da visitare il palazzo Sanssouci e il parco che danno un idea del fasto della corte Prussiana.

6 Tappa: Dresda e l’Elba 2 notti Da Berlino ci si mette 3, 4 ore di auto. Le autostrade sono quelle dell’est con il fondo di lastre di cemento. La città ha due anime: il centro storico lungo l’Elba e la parte moderna di matrice sovietica che sorge lungo Prager Sts. Alloggiamo in un Ibis che si affaccia su Prager Sts. La via è ampia, ben progettata, interamente pedonale, molto piacevole sia all’occhio che al passo. Ci sono un paio di super palazzi da 2000 appartamenti ma non stonano, gli spazi sono ampi, intervallati da aiuole, piante, terrazzi rialzati, bei negozi, bar, locali etc. Percorrendo Prager Sts verso l’Elba si arriva nel centro storico. E’ stato quasi interamente ricostruito, del bombardamento si Sir. Bomber Harris restano alcune tracce: la cattedrale ha solo qualche mattonella originale che si vede perché corrisponde a quelle poche macchie nere carbonizzate incastonate in un uniforme beige. Un antico palazzo è ancora “impiedi” come all’alba del 14 febbraio del ’45: carbonizzato e con la facciata soltanto che guarda laconica alla distruzione del suo volume all’interno. Molti palazzi lungo l’Elba sono scuri anche in pieno sole, anche l’operà, e il duomo. Sono scuri perché la notte del 13 febbraio qui bombardarono con le bombe al fosforo e delle Firenze tedesca fecero un immenso falò da cento, duecento mila morti.

Ricostruita con i capitali della Germania occidentale, ha recuperato parte del suo antico splendore. I palazzi barocchi, i ponti, i portici, le chiese, le piazze, sono tutti di meravigliosa fattura e ci sono grandi spazi perdonali per fermarsi, ascoltare la musica, guardare il languido scorre del fiume, le barche, e la gente. Il mattino successivo partiamo in crociera sull’Elba. Si arriva fino al confine Ceco e poi dietro front, dura un’intera giornata, ma per chi è interessato ci sono varie alterative anche di più giorni. La navigazione sul fiume deve piacere perché, anche se si attraversa quella che viene chiamata “Svizzera Sassone” in virtù di prati e falesie di roccia, è terribilmente monotona. La barca è un vaporetto autentico con tanto di fischio, caldaie a vapore, pale ruotanti, e dalla prua affilatissima. Molto bello. La crociera è un po’ lunga ma da fare. Una nota: le mucche sono quasi tutte addormentate lungo il fiume, snorcg.

A sera grande festa in città, in onore di cosa non lo sappiamo. Quando arriviamo dal fiume con il battello c’è davvero tanta gente; migliaia di persone riempiono la città da entrambe i lati del fiume. Scopriremo che ci sono sei concerti in contemporanea, scorreranno ettolitri di birra e migliaia di salamele. Ci uniamo al casino gioiosi! Grande festa, controllate il calendario.

7 Tappa: Praga 3 notti.

Il viaggio per la Boemia e Praga si snoda su strade secondare. Entrando nella Repubblica Ceca si sente subito l’Est. Gia fra Monaco e Dresda c’è un certo scarto, nella gente, nelle cose, nelle atmosfera, nel paesaggio. Qui si fa un ulteriore passo verso oriente, a quel est dietro cortina che, anche se svanita, lascia qualcosa d’attaccaticcio attorno. Abbandoniamo la strada principiare per fare una deviazione al lager di Terezin. Si passa una zona industriale in una piana, il posto è desolante ancora oggi: ciminiere altissime, reticolati, transenne, il tutto un po’ decadente e abbandonato. Arriviamo a quello che viene definito un ghetto ma la storia è più precisa e parla di lager. Inizia l’incubo: superiamo un ponticello su un fossato e si entra in una struttura di mattoni rossi che conduce ad un ampia piazza. E’ una piccola cittadina fortificata tutt’oggi abitata. Caseggiati, cortili, palazzine, una grande piazza rettangolare contornata da alberi, qualche bar che vi si apre. Nel museo del ghetto ascoltiamo e leggiamo la storia su un percorso a pannelli. Non voglio rattristarvi ma non ci si può tirare indietro, bisogna andare a vedere queste cose, bisogna sapere. C’è anche una proiezione sui campi di concentramento come questo e sui campi di sterminio, quasi tutti in Polonia. Usciti dal museo si può visitare altri locali, di particolare impatto alcuni dormitori. Proseguiamo con l’amarezza e lo stordimento che lasciano dentro questi posti di immensa sofferenza, come se ad ogni visitatore fosse chiesto di portarsene via un pezzettino e trasformarla in memoria. Praga è affollatissima e per la prima volta in tutto il viaggio abbiamo problemi a trovare un accomodazione per la notte. Saliamo di categoria fino ad un Park Hotel da 130 euro a notte che trasformiamo in un più economico Ibis la notte successiva. Meglio prenotare quindi. Il centro si può raggiungere con il tram dal Park Hotel, un po’ spostato sulla collina dall’altra parte del fiume, con la metropolitana dal Ibis. La metro di Praga è molto affascinate, ci sono fermate di marmo nero, altre di marmo marrone, orologi di ottone, scalinate con corrimano di ottone, e quando si esce all’aperto risalendo dal profondissimo underground la città appare regale e misteriosa in ogni suo mattone. E’ la città di Kafka, delle sue geometrie, del Castello. Anche per Praga ci vogliono diversi giorni di visita anche se tutto è più piccolo e concentrato. Si può partire dal Ponte di Carlo e prendere le vie della città vecchia fino al piazza vecchia dove sorge il monumento a Jan Hus. Questo è il nostro primo percorso a cui il giorno dopo aggiungiamo il giro del Castello e di Mala Strana, il quartiere alla base della rocca del castello, la visita del quartiere ebraico, della sinagoga e del cimitero, infine la visita del quartiere nuovo, la casa danzante. La cattedrale di San Vito, parte del complesso monumentale del castello, vale le sua fama, così come l’intero comprensorio. Ma più che di un aspetto particolare Praga è affascinante nell’insieme delle case, dei quartieri, dei tetti rossi assemblati in uno spettacolare mosaico di vuoti e pieni, visibile dall’alto della rocca. Lasciatevi un po’ trascinare dalla corrente dei turisti e da ciò che accade nelle piazze e nelle strade. Attenzione alla fregature perché qui, a differenza della Germania, il turista è una preda di ristoratori e albergatori. Nel giardino del Palazzo Walleisten in Mala Stana incrociamo un gruppo di “reduci” da Colonia. Dai loro visi traspare la stanchezza. Inizia a piovigginare e ci mettiamo tutti sotto la campata monumentale del porticato per difenderci dall’acqua. Loro si mettono a cantare una canzone tradizionale, c’è della melanconia in quelle parole che non capiamo, il suono va nell’aria fra una goccia e l’altra, forse anche noi dovremmo pregare.

8 Tappa: Passau Ultima tappa mancata del viaggio è Passau. Questa cittadina fluviale è posizionata alla confluenza del xx con il Danubio. Vi giungiamo con un lungo viaggio da Praga attraverso la Foresta Nera. A ridosso del confine con la Germania la strada è una fiera di prostitute che fanno vedere i seni e il sedere a chi come noi passa lungo la strada. Più avanti, gruppi di altre donne stanno sedute a ridosso delle loro baracche e chiacchierano fra loro e poco s’interessano al traffico dei potenziali clienti. Apprendiamo dalla radio che ci sono problemi di inondazioni imminenti. Abbiamo avuto tempo buono a meno della giornata di viaggio fra Monaco e Bamberga. Oggi è grigio ma la notizia ci coglie un po’ impreparati. Mentre scendiamo verso Passau notiamo che i prati sono zeppi d’acqua, la strada spesso si alza su veri e propri stagni creati dalle piogge. A Passau abbiamo la conferma che la situazione è critica. La gente attende l’onda di piena del Danubio. Si parla di 12 massimo 24 ore alla rottura degli argini. La cittadina è una sorta di isolotto di case sotto assedio, con in cima la chiesa messa fra i due fiumi. Il Danubio è gonfino e marrone ribollente e per un attimo mi ricorda il Gange che avevamo visto a Varanasi l’anno prima. Le navi da crociera che da qui discendono il Danubio fino al mar Nero sono attraccate con speciali tiranti perché la corrente non le strappi e getti nella corrente. Al centro il fiume s’incurva e pare più alto di me che lo guardo dalla banchina. Dai miei piedi il livello dell’acqua dista solo pochi centimetri. In certi punti è gia straripato sulla strada e sui marciapiedi. Il grazioso giardino che si apre alla testa della piccola isola è interamente allagato e le panchine più esterne sono gia mezze affondate nell’acqua. Sono le ore 15 della vigilia delle inondazioni in Germania e in Austria dell’estate del 2005. Inizia a piovere e noi da Passau decideremo per un ritorno non stop in Italia. La pioggia non ci abbandonerà mai per quasi 10 ore di viaggio di ritorno ininterrotto. Molte autostrade e strade tedesche e austriache verranno chiuse quella notte. Alcuni nostri amici salutati a Praga rimarranno bloccati tre giorni nella campagna di Innsbruk. Noi saremo fra i pochi fortunati a scendere senza intoppi dalla parte di Pordenone. La conclusione è che del tempo in Europa Centrale non ci si può mai fidare.

Per le foto del viaggio e altre informazioni su altre mete e per i vostri commenti visitate il nostro sito a: http://www.Sempreingiro.Com Ciao Fabio e Stefy



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