Fino al 1989 era divisa in due, ma oggi è la più moderna d’Europa: ecco come scoprire la città che sorge ai piedi del Muro in 5 giorni
Berlino. Per me era “Il Muro”. Fin da piccola in famiglia e a scuola mi narravano di questa divisione della città, della fatica che facevano le persone a scappare dalla DDR spesso a costo della vita. E non capivo. Tutto ciò mi incantava e mi turbava ad un tempo. Il Muro di Berlino rappresentava quindi per me qualcosa di ineluttabile, indistruttibile, immutabile. Quando nell’89 crollò, non potevo credere che ciò avvenisse per davvero.
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Mi è sempre quindi rimasto in cuore il desiderio non solo di vederne i luoghi, ma anche di immergermi, per quanto possibile nei sentimenti di allora. Il viaggio da me intrapreso con mia figlia Agnese e un’amica, Francesca, doveva avere questo significato. Ne parlai con loro e subito si mostrarono entusiaste all’idea.
Lasciata quindi gran parte della programmazione ad Agnese voli, pernottamenti, visite musei, Berlin Card per i trasporti) mi sono riservata la prenotazione di due giri particolari con l’Associazione Guide Tour Berlin https://guideintour.it/berlino/free-tour-berlino/ La prima un “Free tour in Berlin”, per conoscerne la storia, le architetture dopo il 1990, e la vita; la seconda, “Berlino comunista e la DDR” a pagamento per approfondire il MURO e l’ex-regime comunista.
Senza quelle visite, Berlino sarebbe stata tutta un’altra cosa. A nostro giudizio, sono senz’altro state le parti più interessanti di tutto il viaggio.
Diario di viaggio
2 novembre, giorno 1
Il 2 novembre partiamo assai presto con volo Ryanair da Bologna e arriviamo a Berlino per visitare la nuova cupola del Bundestag. Agnese l’aveva già prenotata 10 gg prima, l’ingresso è gratuito. Con un’auto guida in italiano saliamo a spirale, lungo l’interno della cupola che è fatta di vetro salvo la struttura portante in metallo. Ciò ha anche un significato simbolico volendo rappresentare la trasparenza nella gestione della cosa pubblica. Dalla sommità abbiamo una visione a 360° sulla città nonché la spiegazione dei più importanti e conosciuti monumenti. Bundestag- Reichstag, due nomi ed epoche diverse per lo stesso edificio. Proseguiamo poi a piedi per la vicina Porta di Brandeburgo: che emozione poterla varcare da ovest ad est senza doverci fermare o incontrare ostacoli.
Nel pomeriggio un salto al Museo delle Lacrime (gratuito) Nel tetro edificio sono raccolti vari video o oggetti delle persone che testimoniano quanto difficile fosse il passaggio da ovest ad est, anche per coloro che potevano farlo. Una stretta cabina di legno per il passaggio con la posizione più elevata delle guardie rispetto ai cittadini che incuteva timore. Ci sono poi racconti e foto. Non a caso è definita “delle lacrime” a riprova di quanto questo passaggio obbligatorio fosse pieno di tristezza, ansia e rimpianto. La guida, il giorno dopo, dice che anche lì si devono contare i morti per arresto cardiaco nel numero di quelli che non ce l’hanno fatta. Visitiamo anche la Friedrieckbanhof, stazione ferroviaria di smistamento e confine. A sera una visita al Memoriale dell’olocausto: su una vasta area a cielo aperto, ove sorgeva un tempo la casa di Gobbels, sono sistemati dei blocchi di pietra a varie altezze: da terra a 4 metri, come nuovi sarcofaghi uno accanto all’altro, in fila. Il terreno si affossa e rende ancora più angosciante la visita.
Sotto il pavimento, c’è l’accesso al museo vero e proprio. È raccolta la documentazione delle deportazioni degli ebrei da tutti i territori europei occupati. 6 famiglie, tragicamente ammazzate sono prese a modello per i 6 milioni di ebrei trucidati. Non riesco proprio a sopportare il racconto di tale atrocità e mormorando mentalmente un “Requiem eterna” esco anzitempo dal museo.
3 novembre, giorno 2
La mattina dopo facciamo un breve salto all’imponente Gedachtniskirche di cui rimane oggi solo le rovine di una torre. Accanto ad essa è stata ricostruita una chiesa in stile moderno.
L’appuntamento per il Free tour è alle 10 in Potzdamer Platz. La ns. guida è Paolo. Preparatissimo e con un’ottima esposizione orale, ci racconta del carattere dei prussiani, della storia di Berlino, dal 1200 c.a. al 1500 con la Riforma protestante, la casa regnante dal 1700: gli Hohenzollern con i vari Guglielmo e Federico, e l’ultimo travagliato periodo storico. Paolo parla di tutto: dall’architettura alle persecuzioni, dal freddo climatico alle difficoltà persistenti di approvvigionamento di acqua per la città, dalle bandiere alla vita nella ex-DDR
La piazza, che segnava al tempo del muro la linea di confine, è oggi completamente diversa. Molti nuovi edifici la circondano, costruiti dal 1990 in poi anche per l’ingegno del ns. Renzo Piano. Paolo ci mostra anche il primo semaforo in assoluto, dovendo dirimere il traffico di ben 5 vie intersecate. Curiosissimi sono poi i semafori berlinesi. Tra il passaggio dal verde al rosso non ci sono lampeggianti né omini arancioni. Per attraversare le vie bisogna quindi sintonizzarsi su questi repentini cambiamenti multicolori. Guai a perderli di vista, a far ritardo o mettere i piedi sulle piste ciclabili. Se capita un incidente la colpa è sempre del pedone. Così ci divertiamo a scattare immediatamente appena arriva il verde o a bloccarci col rosso. “Signora, il suo scatto non è valido, mi grida dietro ridendo un signore, ha fatto una falsa partenza! È partita prima!”
Così giriamo a piedi per 3 ore in tutto il centro. Tocchiamo nuovamente l’Olocausto, vediamo la sfilata colorata delle Trump, la celebre auto comunista che veniva concessa al popolo dopo 10 anni di lavoro se avevi determinati requisiti e che la popolazione tendeva ad “annacquare” il carburante con tutto ciò che si poteva agguantare per prolungare il viaggio. A sud costeggiamo un tratto di muro accanto al museo della Topografia del terrore
Nel sottosuolo, scavato in parte e riportato alla luce, vi furono le prigioni della Gestapo. Alcuni muri interni – dice la guida – che erano le stanze degli interrogatori hanno le pareti di mattonelle di ceramica lasciandoci indovinare il perché. Dopo un passaggio al Checkpoint Charlie – dove si esibì cantando anche il ns. Lucio Dalla – Paolo ci guida in un cortile anonimo illustrando che qui nei sotterranei c’era il famoso bunker di Hitler. Il suo corpo fu bruciato e ne resta ancora una mandibola conservata a Mosca. Per il resto esso fu completamente cementato dai sovietici quando dopo una ventina di giorni uscirono vittoriosi dalla battaglia di Berlino. Terminiamo il giro alla porta di Brandemburgo. Paolo racconta ancora le vicissitudini della famosa quadriga sottratta da Napoleone ai prussiani nel 1806 e poi riportata a Berlino.
Da sole proseguiamo per Gendarmenmarkt dove sorgono dirimpetto due belle chiese barocche. Nella Franzosischer Dom saliamo anche la torre.
Dopo il pranzo che pare più una merenda visto l’orario, andiamo insieme a visitare il museo dello Spionaggio vicino a Potsdamer Platz. E’un museo interattivo visitato anche da molte scolaresche che si divertono a vedere e provare tunnel o a testare le macchine della verità: il tono di voce, la postura, l’orecchio sono potenziali indizi di falsità.
Poiché il 3 novembre ricorre anche il compleanno di Francesca, Agnese ha prenotato un concerto serale per festeggiarla. Le musiche eseguite dalla giovane orchestra sono rilassanti, suonano Mozart, e altri brani come l’apprendista stregone. La separazione in due della città, ha avuto anche questi curiosi aspetti: lo sdoppiamento dei centri di cultura, due università, due zone di teatri. Noi andiamo in quello dell’ovest.
4 novembre, giorno 3
Il giorno successivo lo dedichiamo completamente alla visita dello Charlottenburg. E’ una reggia tipo Versailles e magnificenza degli Hohenzollern che visitiamo con l’auto- guida italiana. Ammiriamo le stanze e alcuni quadri di Friedrich pittore romantico tedesco. Poi una passeggiata negli infiniti spazi del giardino. Davvero rilassante. Saltiamo pure il pranzo per dimenticanza Infine, visto che è sabato, la messa prefestiva in una parrocchia gremitissima, vicino alla nostra pensione.
5 novembre, giorno 4
Domenica 5 è il turno del secondo tour “Berlino comunista e la DDR”, a pagamento, con la stessa associazione. Prima di arrivare in Potsdamer Platz ci fermiamo a Grossen stern per ammirare la colonna da vicino. Alla sommità vi è la statua alata della vittoria prussiana sui francesi. Lorenzo, la nostra nuova guida, ci porta dapprima in una stazione del metrò indicandoci in una cartina del sotterraneo, come fosse divisa allora Berlino. Vi erano stazioni libere nella BDR, poi stazioni sorvegliate al confine, infine le stazioni completamente murate, quelle sotto Berlino Est in cui la metro non fermava e che erano dette “Stazioni fantasma”. Anche ciò che dice è per me allucinante. “Se per sbaglio dicessi Muro e vi fosse tra voi qualche simpatizzante o dipendente della Stasi – riporta – subirei subito una segnalazione. Il Muro non si poteva chiamare Muro – continua il racconto – ma lo avrei dovuto chiamare “la difesa contro il nazifascismo e il capitalismo”. A sentirlo adesso, non credo alle mie orecchie.
Con il tram Lorenzo ci porta poi a Bernauer Strasse e illustra le 4 fasi del muro. Dapprima solo il filo spinato, poi il muro, poi due muri, poi la terra di nessuno con le torrette e i cecchini. Dal ’49 anno dell’ufficiale riconoscimento della DDR da un lato e della BDR dall’altro, al 1961 circa 3 dei 17 milioni di tedeschi dell’est, soprattutto giovani emigrò all’ovest in cerca di migliori condizioni di vita. Per arginare questa fuga, il regime, col beneplacito di Mosca, sistemo’ in una sola notte del filo spinato divisorio che spaccò in due la città. Per i primi due anni, nessuno potè più andare da ovest ad est. Non parliamo neppure da est ad ovest perché era proibito. Lo testimoniano le foto delle c.a. 189 vittime “ufficiali” di chi tentò di varcarlo senza riuscirvi. Dopo le sanguinose rivolte degli operai nel 1953, le tensioni andarono lentamente ammorbidendosi fino al 1972 con l’accordo sui transiti che permetteva un modesto flusso sempre da ovest ad est. Infine i prodromi del cambiamento: l’elezione di un papa polacco “spina nel fianco del sistema comunista,” i fatti di Danzica e Walesa, l’elezione di Gorbaciov col tentativo di rinnovamento, l’incitante invito di Reagan a Gorbaciov pronunciato proprio a Berlino perché abbattesse il muro. Lo sgretolarsi del comunismo dei paesi limitrofi come l’Ungheria. Infine la famosa conferenza stampa e l’incalzante domanda del nostro corrispondente Ansa a Berlino Riccardo Hermann rivolto a Schabowsky, portavoce del governo “Ab wann? Da quando?” l’imbarazzo prima e la sua risposta dopo “per ciò che sono a conoscenza, da subito – Sofort”. E il successivo assalto al muro nella notte tra il 8 e il 9 novembre 1989! Dopo ben 28 anni, sotto l’attonito sguardo delle guardie di frontiera, i berlinesi dell’est e dell’ovest potevano riabbracciarsi festosi.
Lo racconta anche un breve filmato del museo del Muro, nella stessa via. Usciti di lì, dall’altro di una costruzione abbiamo una vista elevata di questa terra di nessuno: 40 metri di deserto, con filo spinato, torrette e a volte bombe sotterrate.
Finiamo la visita all’ East Side Gallary: un km di murales originali dipinti sul MURO che rappresentano i sentimenti degli artisti sulla sua caduta. Ne fotografo alcuni. Passiamo poi la Spree, il fiume di Berlino attraverso il curioso e bel ponte Oberbaumbrucke in stile neogotico che ci porta nella Berlino più vecchia e caratteristica. Le strade sono più strette e acciottolate, vi sono inoltre numerosi piccoli ristoranti in cui cerchiamo di mangiare.
Qui la domenica è praticamente tutto chiuso. No negozi, no centri commerciali. La domenica per il berlinese è tempo da dedicare alla famiglia o praticare le passioni sportive preferite. Magari fosse così anche da noi.
Gironzoliamo poi nel Museumsinsel della Spree dove sorgono molti edifici museali. Vediamo poi alcune chiese e monumenti il Rotes Rathaus ora sede della municipalità di Berlino, la Sant Marienkirche e la Nikolaikirche ora museo, la chiesa più antica di Berlino. Su tutti svetta poi in Alexsaderplatz la torre della televisione. Tornando a piedi verso la porta di Brandemburgo, Agnese scopre dalla guida il posto in Bebelplatz dove nel 1938 gli studenti dell’università su invito di Gobbels, bruciarono molti libri anche di autori tedeschi ritenuti inutili o dannosi. Andarono così in fumo opere di autori tedeschi come Freud, Mann, Goethe. Il punto – lo riporta sempre la guida – è segnalato da un quadrato di 1 metro circa, posto a livello del selciato. Rappresenta in uno spazio vuoto del sotterraneo, scaffali bianchi, vuoti per simboleggiare il vuoto di cultura lasciato dal rogo.
Pur essendo già buio, in tre ci mettiamo a cercare il punto esatto in una vastissima aiuola. Cerchiamo dovunque: vicino agli alberi, nel prato, sul selciato delle strade che circondano il giardino. Niente da fare. Stiamo per rinunciare all’impresa, più simile ad una ricerca canina per l’osso sotterrato che altro, poi finalmente consiglio di chiedere informazioni ad un commesso del teatro vicino. Lui ci indica, nella piazza adiacente ma che porta lo stesso nome della prima, un punto quadrato illuminato. Finalmente smettiamo la ricerca da segugi per fotografare il posto. La piazza è grande ma non capisco davvero perché si chiami con lo stesso nome della prima visto che un teatro lirico le divide. Su di essa si affaccia anche la chiesa di santa Edvige che vediamo solo esternamente.
6 novembre, giorno 5
Lunedì dobbiamo rientrare a casa nel pomeriggio, ma abbiamo ancora tutta la mattinata. Ammiriamo dall’esterno la sinagoga e vicino alcune caratteristiche piazzette interne, tutte collegate le une alle altre da archi e gallerie. In questi piccoli cortili si affacciano negozietti tipici. Li’ compro pure dei ricordi e delle cartoline per i nostri a casa. Poi visitiamo il Duomo di Berlino (luterano) molto vasto e bello e saliamo a fatica sulla cupola.
La magnifica vista sulla città però, mi ripaga della fatica per i 187 gradini di dislivello. In serata, dopo aver recuperato i bagagli lasciati alla pensione, andiamo a sud all’aeroporto di Berlino-Brandenburgo per riprendere l’aereo.
Che dire alla fine? Un crocevia di razze, stili, modi di vivere differenti. Molte cose sono state tralasciate come il museo della Stasi, quello della DDR e tanti altri posti meritevoli e interessanti, ma quello che volevamo vedere l’abbiamo fatto. Chissa? Se ci sarà l’occasione ritorneremo volentieri. Un grazie particolare a mia figlia che con la sua perfetta programmazione turistico-berlinese supera forse di gran lunga tutto il pragmatismo e l’efficienza prussiana.