Dighe, montagne e scorci mozzafiato: ecco il Bellunese che non ti aspetti

Dal mare al cielo in quattro giorni
Scritto da: Ilaria Piras
dighe, montagne e scorci mozzafiato: ecco il bellunese che non ti aspetti
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Non è stato semplice iniziare a scrivere il diario del nostro ultimo viaggio a Belluno, città dove abbiamo vissuto e che per noi ha rappresentato, quindi, un vero e proprio viaggio nel passato.

Siamo a Settembre del 2022 e le valigie aspettano, la check list dei documenti è completa, il nostro fidato Cat Sitter è pronto ad iniziare, poi un caffè, l’acqua e si parte verso Olbia dove consegniamo la nostra auto ai gestori del comodo e conveniente servizio Parking Olbia.

Io amo l’aeroporto, crocevia infinito di destini e finestra sempre aperta verso la multiculturalità. Pranziamo circondati da turisti di tutto il mondo e dopo aver bevuto il caffè ci sediamo ad aspettare il nostro volo seduti di fronte al Time in Jazz Music Bar dove un estemporanea performance di un pianista di passaggio accompagna la nostra sosta con dei brani meravigliosi. La musica è davvero un linguaggio universale.

Il volo, l’arrivo a Venezia, l’attesa del treno per Belluno, l’emozione di ripercorrere la stessa strada di tanti anni prima, quando il biglietto era di sola andata e andavo incontro ad un destino ancora incerto. Il viaggio in treno deve piacere, è vero, non è per tutti e non va bene sempre, ma quando se ne ha la possibilità, per quanto mi riguarda, rimane il mezzo migliore perché permette alle emozioni di trasformarsi lentamente in ricordi man mano che il percorso procede con un suo ritmo predefinito.

Attraversiamo praticamente tutto il Veneto assistendo alla continua trasformazione del paesaggio che da lagunare diviene pian piano collinare, fino all’Altopiano di Asiago, chilometri e chilometri tra una provincia e l’altra e quando finalmente arriviamo al primo lago, quello di Santa Croce in Alpago ci rendiamo conto d’essere quasi arrivati. Siamo in territorio di Belluno. Mi sollevo per godere appieno dell’arrivo, le vette sempre più alte, il sole sempre meno presente. Scendiamo, sorrido, fa freddo, come sempre piove, menomale che ci avevo pensato, tiro fuori felpe e ombrelli per tutti.

Sono quasi le 18, respiriamo e raggiungiamo il centro senza alcuna difficoltà, il nostro Host contattato su Airbnb ci aspetta: appartamento d’epoca che dal vivo è ancora più delizioso rispetto alle foto, ed infatti è subito casa. Libri, tanti libri a disposizione, calde luci e romantiche finestre sui tetti spioventi della città, pavimento in legno e vista sulle cime rosa delle Dolomiti bellunesi.

Diario di viaggio

Il primo giorno: Feltre e Pedavena

Decidiamo di visitare la cittadina medievale di Feltre che raggiungiamo con il treno in poco meno di una mezz’oretta. Chiamata Borgo verticale, Feltre si trova anch’essa all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, le sue vette sono un confine naturale tra le province di Trento e Belluno.

Da visitare centimetro per centimetro il suo centro meraviglioso dove è impossibile non essere investiti dalle voci del suo passato. Una visita al Castello di Alboino edificato durante l’era longobarda che svetta nel centro storico e le strade ciottolate con gli stemmi delle 4 contrade ovunque raffigurate e che già dal periodo della Serenissima si sfidano ogni anno durante il famoso Palio nel primo fine settimana di Agosto.

Durante la 1’guerra, Feltre ospitò le truppe austroungariche e nel secondo conflitto divenne importantissimo centro della lotta Partigiana. Nota anche per il trasporto del legname e per la lavorazione della lana da cui si origina, per l’appunto, il feltro. Nel primissimo pomeriggio raggiungiamo Pedavena e la sua storica Birreria all’esterno della quale si trova un parco bellissimo dove, un tempo, portavamo il bambino a giocare fra gli alberi.

Il secondo giorno: Tre cime di Lavaredo

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Organizzati dal giorno prima, grazie al sito web di Dolomiti Bus dove è possibile trovare le info necessarie e dall’ufficio adiacente la stazione Fs dove è stato possibile acquistare preventivamente i biglietti, ci ritroviamo molto presto alla fermata dell’autobus. Abbiamo scelto con fiducia di percorre l’intero tragitto con i comodi mezzi della linea di cui conoscevamo l’efficienza, infatti è stato lungo ma davvero mozzafiato. Dapprima abbiamo raggiunto Calalzo di Cadore dove siamo scesi per cambiare mezzo e direzione con l’acquisto di un ticket diverso che ci avrebbe portato direttamente sul piazzale del Rifugio Auronzo (2333mt s.l.m.).

Durante il percorso ci siamo potuto inebriare anche dello spettacolo sul Lago Misurina presso il comune di Auronzo di Cadore, intorno al quale è possibile usufruire anche dei numerosi impianti di risalita e funivie funzionanti praticamente tutto l’anno. Una volta scesi al piazzale del rifugio abbiamo impiegato qualche minuto per assestarci, sembrava tutto così irreale, la giornata era magnifica e freddina, abbiamo indossato i piumini, ma in fondo, era così come l’avremo voluta vivere.

Le note Tre Cime di Lavaredo sotto cui stavamo sono parte dell’estremo nord della Provincia di Belluno da un lato mentre dall’altra la competenza è di Dobbiaco in Alta Pusteria, la loro dimensione va dai 2857 della più piccina ai 2999 metri s.l.m. e intorno ad esse spettacoli inenarrabili di percorsi infiniti. La voglia di esplorazione ci ha spinti ad iniziare a percorrere un sentiero ad anello di circa 9,5 km fino al Rifugio Lavaredo (2344 m s.l.m.) in un semplice passaggio pedonale, adatto praticamente a tutti, almeno nella stagione in cui siamo andati noi. Gli orizzonti, lassù, sono di una bellezza disarmante e si passeggia letteralmente fra le nuvole, inoltre lungo le varie vie sono presenti diversi richiami ai passaggi delle truppe durante il conflitto mondiale.

La strada che porta al pedaggio è aperta dal 27 maggio fino a settembre inoltrato, ad ogni modo è sempre bene verificare accessibilità e tariffe. Noi siamo andati con i mezzi pubblici e per tre giorni abbiamo fatto un biglietto cumulativo di 12 euro più il pedaggio verso le tre cime. Al rientro abbiamo fatto un giro diverso e anziché passare da Calalzo siamo arrivati fino a Cortina D’Ampezzo dove siamo scesi per esplorare un po’ i dintorni. Consiglio vivamente l’uso di occhiali da sole di buona qualità perché il riverbero fra le nuvole è molto intenso e per goderne davvero la bellezza è opportuno indossarli di continuo.

Alla sera, quando siamo rientrati al nostro nido di legno, eravamo estasiati e durante la cena è stato bellissimo confrontare le nostre sensazioni osservando la notte arrivare dal fondo delle cime di quelle vette che ora, ancora di più, sembravano così familiari.

Terzo giorno: Longarone e Belluno

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Longarone ci è sempre piaciuta per la sua grande determinazione nel riprendersi dopo eventi più o meno devastanti. Ma anche per il suo gelato buonissimo così noi siamo riandati alla Gelateria Perin sulla via principale e segnalo anche il Bar Bianco con i suoi ottimi prodotti caseari, presente al mercato di Longarone il Venerdì. Da non perdere, secondo me, il Museo Longarone in memoria della terribile tragedia del 9 ottobre 1963 della Diga del Vajont e che è costata la vita a quasi 2000 persone. E di cui, a mio avviso, si parla troppo poco. Inoltre, se possibile, vale la pena risalire anche fino al confinante comune di Erto (PN) per poter vedere la diga dall’alto e gli effetti della devastazione.

Abbiamo lasciato l’esplorazione di Belluno all’ultima sera, dove per ore ci siamo lasciati trasportare dai ricordi.

La sempre vivace Piazza Martiri, cuore della città, con la sua fontana rotonda dove durante l’inverno, quando l’acqua gelava e mio figlio faceva correre le sue macchinine che poi era difficilissimo riprendere e il Palazzo dei Rettori, sede dei Governanti veneziani nonché bellissimo esempio di Rinascimento. Il panoramico parcheggio di Lambioi che con la scala mobile riesce a risalire un dislivello di oltre 40 metri passando dalle rive del Piave alla Piazza Duomo e dove, tra l’altro, è presente anche una piccola aerea Camper.

La via Rialto per la Piazza del mercato, punto nevralgico del centro medioevale, con la sua fontana risalente al 1410 e poi i portici ricchi di locali e ritrovi per giovani e meno giovani, enoteche tipiche e piccole botteghe del pane. La camminata prosegue e si arriva agevolmente e in poco tempo al Ponte della Vittoria che si apre in uno scorcio panoramico verso le vette circostanti con il Gruppo montuoso della Schiara in prima piano.

Indimenticabile poi il Teatro Comunale, in pieno centro, di fronte alle principali fermate degli autobus, dove nel lontano 2004, mi permise di assistere allo spettacolo dell’attore Marco Paolini nel suo meraviglioso spettacolo “Aprile ‘74 ‘75”. Un’ultima sera, ancora un attimo per intingermi la memoria di sensazioni, di risposte a vecchi rimpianti ma rivedere i luoghi dove si è abitato offre panorami inconsueti e, quando il giorno successivo, a tarda sera sono rientrata in Sardegna, ho avuto la certezza che certi viaggi non hanno avuto e non avranno mai una fine.

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