Da Berlino a Copenhagen… in bici
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6-8-2011 sabato
Partite da Roma e giunte a Berlino/Tegel iniziamo subito a montare le bici appena fuori dall’aeroporto: c’è un bel sole pomeridiano e in un’ora siamo pronte. Ci ricongiungiamo con le nostre due amiche spagnole che hanno fatto la nostra stessa operazione ma in un altro punto dell’aeroporto ed ecco, ci siamo, la squadra è al completo: possiamo partire! L’uscita da Tegel è abbastanza semplice e anche se le indicazioni ricevute da un tassista non sono tanto chiare, siamo subito sulla nostra pista ciclabile. Attraversiamo residenze estive (villette tipo case prefabbricate in camping) lungo un canale, piccole spiaggette, boschetti di faggi. E’ un bel pomeriggio, c’è il sole e si sta bene. Siamo nell’ex Ddr, la Germania Est, ma bisogna pensarci perché in 20 anni i tedeschi sono riusciti a cancellare tutte le tracce di “sovieticità”. Arriviamo a Birkenwerder alle 20,10. La nostra meta è la Pension Birkenhof, ai confini del paesello, vicino alla stazione. Prendiamo possesso delle stanze piuttosto bruttine e schizziamo a cena prima che chiudano. La cena, in un ristorantino (forse l’unico) all’aperto, accanto alla Rathaus, non è male. Percorsi 32 km. Pernottamento: Pension Birkenhof, 2 stanze con bagno 48 euro l’una + 1 stanza senza bagno 38 euro.
7-8-2011 domenica
Partiamo alle 9,40 dopo una ricca colazione in una sala ristorante, attorniate da targhe automobilistiche degli stati americani. Passiamo per Oranienburg, ma senza visitarla. Prima tappa, deviando un po’ dalla pista: Sachenhausen, il campo di concentramento. La nostra visita è un po’ veloce, ma sufficiente per farsi un’idea del luogo. Ancora una volta, è da non credere di quanta disumanità è capace l’essere umano… E’ ora di pranzo, ma dobbiamo proseguire ancora un po’: abbiamo ancora molti km davanti. Proseguiamo quindi nel bosco, sull’asfalto. Passiamo in una zona dove una gran massa di giovani sembrano recarsi ad una Woodstock locale e lì, distratte dal viavai e dalla folla imbocchiamo una strada, ma qualcosa non torna. Una signora pietosa da sopra un ponte ci vede incerte e ci allarma: stiamo sbagliando direzione, stiamo tornando verso Berlino! Contrordine compagne! Torniamo indietro di 400-500 m. e riprendiamo la nostra strada. Finalmente, pranziamo a Kreuzbruch, in un bar-ristorante all’aperto. Assaggiamo la solyanka, mitica zuppa, di origine sovietica, fatta di carne affumicata e pomodoro o chi per lui, con una spruzzata di limone che la rende assolutamente originale. Riprendiamo la strada a pomeriggio iniziato. Passiamo in una specie di palude, dove ci sono corsi d’acqua di vario genere, quindi un laghetto a destra e uno a sinistra, poi lungo un canale. E’ molto bello! Attraversiamo lo Ziegelpark, una cava di mattoni tipici della zona, trasformata in un museo open air e giunte a Burgwall siamo davvero stanche, ma non è finita. I 65 km previsti per oggi sono già belli che fatti, ma alla meta manca ancora un po’. Sulle forze percorriamo gli ultimi 15 km, segnati anche da qualche salitina spaccapolpacci. Bene o male alle 20,00 siamo a Bredereiche, alla Bootshaus, ma senza il piacere di conoscere Fred (il padrone), con cui, pur essendo intercorsa una fitta corrispondenza di mail, non ci eravamo mai capiti. Comunque, a dispetto del senso profondo della comprensione, le nostre prenotazioni erano ancora in piedi. Le nostre stanze sono in un edificio indipendente, carine e pulite. Doccia veloce e subito a cena nel ristorante stesso della Bootshaus, sul lago. Mangiamo fuori anche se è difficile vederci e i moschini pasteggiano insieme a noi. Ci serve la tuttofare del luogo, sostituta di Fred, che non parla altro che tedesco, ma, sarà la giovinezza condivisa (ah, ah, ah: noi abbiamo 264 anni in 6!) ci capiamo comunque. Cena molto buona, in particolare ottime le patate “spalten” spaccate, mezzo fritte, mezzo arrosto. Percorsi 78 km. Pernottamento: Bootshaus Bandelow, 3 stanze doppie con bagno 50 euro l’una con colazione.
8-8-2011 lunedì
Colazione abbondante (oggi c’è anche la Nutella!). Partiamo in orario (alle 9,30), ma poi perdiamo un po’ di tempo a fare foto. A Himmelpfort vediamo le rovine dello Zisterzienserkloister, il Labirinto di Himmelsdorf e proseguendo lungo la pista passiamo accanto (e sentiamo l’odore forte e insopportabile del legno umido che fa pensare a cose vecchie e alla morte) al campo di concentramento per giovani donne (anche quelle “sessualmente decadenti”) di Uckermarck. La pista è un corridoio nel verde e ci sono un po’ di salite. A Furstenberg/Havel facciamo una visita al supermercato Netto (il primo che incontriamo; ce ne saranno tantissimi anche in Danimarca), una visita veloce alla chiesetta della piazza e una seconda colazione in un caffè. Proprio quando stiamo per muoverci inizia a piovere. Partiamo, ma la pioggia aumenta cosicché dobbiamo fermarci subito e abbigliarci appositamente: mantelline, soprascarpe e pantaloni pioggia. Per 5-6 km la pioggia batte insistente, ma alla periferia di Steinforde esce il sole e noi ci spogliamo. Passiamo Grossmenow. A Strasen la nostra meta ci sembra così vicina che iniziamo a sbagliare strada e facciamo un po’ di casino. In compenso, il paesaggio è bellissimo, molto aperto, con campi di grano gialli a perdita d’occhio che quasi ricorda la meseta spagnola (se non fosse per i 25 gradi di temperatura di meno). Arrivate finalmente a Wesenberg, mentre sta piovigginando, dopo qualche esitazione troviamo il nostro Kanu-Muehle, una sorta di piccolo campeggio con noleggio canoe sul Woblitzsee, fuori dalla cittadina. La nostra sistemazione consiste in 3 stanze in una specie di palafitta dietro l’edificio che ospita l’unico locale adibito contemporaneamente a reception, bar, noleggio, negozio e sala per colazioni. Ceniamo in “città”, al ristorante Bodinka, consigliatoci da un tipo del luogo che ha vissuto in Italia e infatti si rivela un ottimo ristorante. Percorsi 45 km. Pernottamento: Kanu-Muehle, 3 stanze doppie 20 euro l’una, con sacco a pelo; Colazione 5 euro ciascuno e bagno in comune (come in campeggio).
9-8-2011 martedì
Oggi abbiamo bei km davanti, quindi l’idea è di partire molto presto. Invece facciamo più tardi di ieri e partiamo alle 9,45 (!). Rientriamo a Wesenberg e ne usciamo dalla parte della pista. Il tempo non è affatto bello, ma regge. La pista è per un bel tratto parallela alla strada carrozzabile, ma dentro a un bosco. Non vediamo il tiglio secentenario, sul quale mi ero tanto raccomandata la sera prima, perché prendiamo una variante più corta ed essendo io ultima non ho voce in capitolo. Così ci ritroviamo a Blankenforde, già dentro il Naturalpark Müritz. Un po’ oltre Graznzi passiamo lungo un sentiero dove ad un certo punto si apre una laguna talmente melmosa che sembra immota in un mortorio fangoso, però molto suggestiva. Pranziamo ad Ankershagen in un bar sul prato davanti allo Schliemann Museum (sorto nella casa dei genitori di Schliemann e dove il futuro archeologo trascorse gli anni dell’infanzia) con tanto di Cavallo di Troia di legno e visitiamo velocemente la chiesetta appena di fronte del XIII sec., molto carina. Quando riprendiamo la marcia il tempo peggiora. Abbiamo il vento contro, un vento fortissimo che ci rallenta moltissimo per 20 km. circa. A Federow inizia anche a piovere tanto che, riparate sotto un ponte, ci bardiamo per la pioggia. Dopo un po’ che abbiamo ripreso la marcia, smette di piovere ed esce addirittura il sole, anche se fa freddino, ma siamo quasi arrivate. Alle 17,20 siamo a Waren, un paesotto piuttosto grande sul lago Müritz. Stasera ci tocca l’ostello che è un po’ fuori mano, ma carino (fuori azzurrino, dentro giallo), benché sempre un ostello. Alle 19,30 usciamo verso il centro città che è molto grazioso con un bel porticciolo naturale pieno di barche a vela e un centro storico ancora più carino. Sulla via principale, pedonale, troviamo il ristorante che ci ospiterà per l’ottima cena: un locale arredato in legno come una nave settecentesca con tanto di manichini di capitano, ufficiali e marinai e con i camerieri vestiti come “a bordo”. Percorsi 59 km. Pernottamento: Jugendherberger Hostel 1 stanza da 4 e 1 da 2 = 24 euro a persona con colazione, bagno in comune.
10-8-2011 mercoledì
Colazione in ostello a self service molto ricca e perciò ci si ficca! Si parte alle 9,45. Passiamo dentro Waren, per il porticciolo e il lungolago. Oggi non piove, tira solo un po’ di vento, ma bello non è. Attraversiamo un bosco dove c’è un simpatico percorso attrezzato per piccoli Tarzan con liane, ponti sospesi etc… e un po’ più avanti passiamo in una sorta di ricostruzione in miniatura dell’Africa (c’è addirittura un resort Camerun…). Pranziamo a Bornkrug, in una ex stazione di posta in mezzo al nulla, mentre fuori piove. Ma quando partiamo ha smesso. Lunga passeggiata piena di salitine e discesine in un bel bosco non fitto di faggi e pini molto alti, poi in un enorme campo di granturco o mais. Finiamo per costeggiare il Krakower see (il lago) e alle 16,50 arriviamo al nostro Camping sul lago, 3 km circa prima della città. Ci sistemiamo nei nostri bungalow e con le bici scariche andiamo a Krakow. Che è un paesino carino, ma deserto e alle 19,00 è tutto ultrachiuso, tranne i (pochi) ristoranti. Ne scegliamo uno a caso e non ci va male. Inoltre, l’aspetto dell’ostessa ci induce a notare che da questo momento in poi, le tedesche diventano più tarchiate, meno ariane, bionde sì, ma più slavate, più dell’est. Mi verrà in mente più tardi che questa regione confina decisamente con la Polonia, e anche i nomi dei posti tendono al polacco e che una volta questa zona era tutt’una con una parte dell’attuale Polonia, formando un’unica regione: la Prussia. Durante la cena piove e pure forte e il ritorno è sotto la pioggia, con le lucine davanti e dietro della bici: una fila indiana tenera ché sembriamo tante lucciole brillanti nelle tenebre (e nella pioggia)… Percorsi 52 km. Pernottamento: Campingplatz Krakow Am See, 1 bungalow da 2=26 euro (con proprio sacco a pelo), senza colazione e bagno in comune (quello del camping).
11-8-2011 giovedì
Stanotte piove. E pure stamattina, ma noi ci siamo vestite per la tempesta quindi no panic! La pista all’inizio corre in un boschetto parallelo alla strada. Dopo poco smette di piovere e pioviggina ogni tanto piano piano. Attraversiamo campi coltivati e poi un bosco di pini. Anche oggi ci sono svariate salitelle e piccolissime discese. Uscite da Bellin c’è un cartello di “Auf wiedersehen” che recita che mancano 333,5 km a Copenhagen. Un lungo tratto di pista ora corre in un bel bosco di faggi, betulle e abeti. Muhl Rosin, sul lago Inselsee, sembra un posto per fighetti. Arriviamo a Gustrow alle 13,00 e ci infiliamo nel ristorante della piazza principale per un pranzo piuttosto sostanzioso e gratificante. Sembriamo sfollate da un alluvione: ci togliamo quasi tutte le cose bagnate e cerchiamo di stenderle intorno a noi, dove capita. Dopo il pranzo, più asciutte e soddisfatte, facciamo un rapidissimo giretto nel centro e ripartiamo. Uscite dalla città, la pista corre per un gran tratto lungo il canale Bützow-Güstrow, ampio e molto bello. Bützow sembra un centro importante, ma noi tiriamo dritto. Arriviamo a Bandow alle 19,15 circa. Il luogo è veramente piccolissimo (3, forse 4 case). Una di queste è una casa, con un’altra casa annessa e un piccolo giardino dove trovano alloggio però un somaro, un pony (in una piccola stalla accanto al posteggio delle nostre bici) e varie oche. La nostra sistemazione consiste in un appartamento all’interno della casa annessa cui si accede con una scala a chiocciola esterna, abbastanza grande e soprattutto molto kitch. Lì ceniamo appassionatamente tutte insieme come a casa, intorno a un tavolo da pranzo. Abbiamo 3 stanzette simpatiche e un bagno veramente superkitch. Peccato non poter utilizzare un piccolo terrazzo che pure fa parte della casa, ma tanto per cambiare piove. Percorsi 58 km. Pernottamento: Frau Wannewitz, 1 appartamento con 3 stanze e 1 bagno 15 euro a persona.
12-8-2011 venerdì
Oggi giornata di grande avventura. La colazione, integrata da alcune cose che ci porta su la Frau, è abbondante. E appena usciamo di casa inizia a piovere. Quindi ci imbrachiamo a km. 0. Dopo 10 km ca., a Wahrstorf, la poggia diventa battente e ci fermiamo sotto una doppia pensilina per una mezzora, per ripartire appena sembra piovere un po’ più piano. Arriviamo a Rotstok alle 13,00, piove parecchio. Ma anziché fare una volata di 10 km sotto la pioggia per raggiungere subito il porto, decidiamo di andare in centro ad aspettare che spiova un po’: magari riusciamo a vedere questa cittadina piuttosto grande e piuttosto interessante. Entriamo nel centro pedonalizzato e vietato anche alle bici, ma, stressate dalla pioggia battente, ci entriamo ovviamente a cavallo delle nostre biciclette per fermarci quasi subito e, sconfortate, ci infiliamo nel primo locale possibile. E’ in un ristorante-caffè italiano che offre pizza e spaghetti che facciamo il nostro ingresso ingombrante e gocciolante. Lì, dopo un tentativo fallito di asciugarci per bene, pranziamo senza risparmiarci, mentre piove, spiove, ripiove, rispiove, etc…, etc… Quando usciamo non piove, quindi decidiamo di fare un piccolo giretto per cercare almeno un supermercato per la cena della sera (il nostro ospite danese ci ha detto per telefono che loro non hanno un ristorante, che c’è il nulla per km e km e che ci conviene cenare a bordo del traghetto) e una farmacia per il mal di mare della traversata. In un bel centro commerciale troviamo invitanti panini al salmone e la farmacia. Quando alle 15,00 stiamo per riprendere le bici, ecco che piove di nuovo. Ma non potendo fare altrimenti, ci facciamo coraggio e affrontiamo i 10 km che separano la città dal porto. Nel tragitto smette un po’ di piovere, ma incontriamo un imprevisto: sulla strada c’è una casa allagata in cui stanno intervenendo, per cui siamo costrette a passare tra la casa allagata e il camion idroaspiratore (?), mettendo necessariamente almeno un piede nell’acqua alta! Ma tanto che fa? siamo già zuppe! Al porto scopriamo che abbiamo pagato via web per 6 persone e 1 bici! Paghiamo la differenza e ci mettiamo in fila. Siamo le prime e per fortuna ora non piove. Saliamo sul traghetto, assicuriamo le bici a certe cinghie apposite di cui fatichiamo a comprendere il meccanismo e dopo aver girovagato qua e là in cerca di un posto, ci sistemiamo nel Driver’s Corner, l’angoletto dei camionisti dove, qui ligi come sono, non essendoci camion a bordo, non ci si è messo nessuno. Nel bagno asciughiamo qualcosa con gli asciugatori supersonici a 100 all’ora e ci consoliamo con patatine e wurstel. Il Mar Baltico non è poi così mosso, tanto che la sosta in farmacia sarà stata inutile e in 1,45 h siamo a Gedser (l’approdo danese sull’isola di Falster) dove, naturalmente, piove. Facciamo gli ultimi 7 km della giornata sotto una pioggerellina fastidiosa e nel deserto più totale di umanità, ma in un paesaggio già piatto e molto verde, con grandi coltivazioni di cavoli e un cielo a distesa. Il bed&breakfast di stasera è molto bello: si tratta della ex proprietà di una chiesa: più edifici separati affacciati su un giardino a ghiaia. Le stanze sono molto pulite e confortevoli e la sala comune, dove finalmente ceniamo con i panini comprati a Rostock, illuminata da candele, sembra la sala dove Babette serve il suo sconvolgente pranzo. Percorsi 46 km. Pernottamento: Praestargaard, 3 doppie con colazione = 42 euro a persona.
13-8-2011 sabato
Stamattina non piove, anche se il cielo è grigio. La pista è anche qui molto bella. Appena può si allontana dalla strada principale. Ci fermiamo solo a Nykobing alle 10,45, in teoria per una breve sosta, ma in pratica, irretite da un bel corso pieno di negozi di sport che fanno saldi, di caffè, di pasticcerie e di un piccolo palco dove una ragazza si esibisce, ci fermiamo anche per pranzo. E qui scatta la riflessione della giornata: questi (i danesi, ma anche i tedeschi nelle zone che abbiamo attraversato) non hanno niente, hanno paesini minuscoli dove non c’è niente di interessante, ma cercano di renderli il più possibile gradevoli e accoglienti e noi (italiani) che siamo pieni di bellezze, pieni di piccoli centri, anche piccolissimi, ricchi di storia e di cultura non li valorizziamo, li lasciamo a se stessi e non li curiamo… Ripresa la marcia, affrontiamo un po’ di guadi in svariati modi (una togliendoci le scarpe, un’altra indossando le soprascarpe) e, dopo un lungo tratto interno su un terreno erboso, la pista sfocia al mare e lo segue parallela e molto vicina. In un punto allagato siamo perfino costrette a portare le bici a mano sul fango, preoccupate ad ogni giro di ruota che non si possa proseguire, ma in realtà, va tutto bene con qualche altro piccolo guado e con il mare a destra. La pista corre quindi in un bosco, asfaltata, poi sterrata, poi diventa una piccola strettoia, quindi di nuovo asfalto e così via. Abbastanza stanche, soprattutto per queste operazioni di levalescarpe-rimettilescarpe, arriviamo a Stubbekobing alle 18,15, ma non è finita qui perché nel supermarket dove facciamo la spesa per la cena scopriamo che il nostro b&b sta da tutt’altra parte. Facciamo 8 km indietro stanche e infreddolite. Il nostro sito è ai confini del mondo conosciuto, nel nulla desolato e ventoso, ma in compenso, la sistemazione è carina: 3 stanze perfettamente uguali in un’ala della casa su due piani con una sala luminosissima in comune al piano di sopra che è anche cucina, dove ci diamo da fare per una bella cena italiana a base di pasta. Percorsi 67 km. Pernottamento: B&B Teglværksgården1 appartamento con 3 stanze e 1 bagno per tutte + colazione = 300kr a persona (39-40 euro).
14-8-2011 domenica
Oggi prima di partire diamo una pulita alle bici, mentre esce un piccolo raggio di sole e noi ci mettiamo subito in maniche corte. Ritorniamo a Stubbekobing e al porto ci imbarchiamo per l’isola di Bøgo. Con un piccolo traghetto, in 12 minuti siamo su quest’isola e attraverso un ponte passiamo subito nell’isola di Møn. Visitiamo la Fanefjorde Kirke con degli affreschi medievali molto naïf e molto interessanti (del maestro di Emmelunde). C’è il sole e riprendiamo la marcia verso Stege, dove arriviamo alle 14,00. Pranziamo i nostri panini in un chioschetto sulla strada principale insieme a patatine fritte e fish&dipp. E’ domenica, il chiosco è frequentato dalle famigliole borghesi e noi, conciate come siamo, stridiamo un po’ e intanto il tempo si imbruttisce… Dopo pranzo, ripartiamo. Passiamo con un ponte sulla grande isola di Sjelland, attraversiamo i soliti campi di cavoli, di avena, stradine di campagna, strade un po’ più trafficate e dopo 20 km. ca., un po’ prima di Praesto inizia a piovere. Dapprima piano e poi sempre più forte, ma non riusciamo a trovare un buco dove ripararci. Facciamo 30 km. ca. sotto una pioggia battente per strade poco frequentate e gli ultimi 18 su una strada nazionale per fortuna oggi poco battuta (qui la domenica è la morte civile). Con gli occhiali non vediamo a un palmo di naso, ogni tanto ci fermiamo per aspettarci, per decidere se proseguire o trovare un riparo (ma proseguiamo sempre), gocciolanti, disperate, demoralizzate. Questi 18 km sembrano non finire mai e quando finalmente arriviamo a Faxe, il dramma continua perché non ci sono indicazioni per l’ostello; tutto è deserto e lo spettro di ieri, un riparo lontano km e km. Quando scorgiamo nel paesino-fantasma una coppia che sta salendo in macchina e sta partendo, ci precipitiamo per chiedere lumi e nonostante il nostro danese inventato riusciamo ad avere un’indicazione. L’ostello di Faxe, la cui reception sta per chiudere, ci appare come un faro nella notte, benché somigli più a un campo di detenzione. Ci sistemiamo nella nostra stanzetta da 6 un po’ piccina mentre continua a piovere senza sosta. Per fortuna in un edificio vicino c’è un’asciugatrice dove infiliamo tutto quello che abbiamo addosso. E dopo le docce, calde e rigeneranti, entriamo in un ristorante pizzeria che abbiamo visto arrivando e che ci sembra l’unico aperto. Siamo le ultime e forse uniche clienti del ristoratore arabo, ma almeno possiamo rifocillarci e consolarci con il cibo. Percorsi 84 km. Pernottamento: Danhostel Faxe 1 stanza da 6 = 17 euro a persona (con proprio sacco a pelo).
15-8-2011 lunedì
La notte è andata piuttosto bene, nonostante la huela a tigre (che in spagnolo significa “puzza di cristiano sudato e sozzo, facile a generarsi in un ambiente piccolo e chiuso”). La colazione piuttosto abbondante e buona dell’ostello ci tira su il morale e il tempo sembra volgere al bello (ma nessuno ci crede). La prima tappa è dopo Rodvig, dopo aver percorso circa 20 km, una chiesetta, Hojerup Alte Kirche, piccolissima, ma a strapiombo sul mare su e da cui si vedono i calanchi che caratterizzano la zona di Stevns Klint. 5-6 km dopo, deviamo per Mandehoved dove c’è un bel pratone che, superato un campo profughi (sembrano quasi tutti curdi), affaccia sul mare (la zona è sempre la stessa) e poiché per noi è ferragosto, lo celebriamo all’italiana con un bel pic nic, tartassate dalle vespe. Da lì la pista si fa più interna, toccando di striscio paesini e piccoli villaggi e il tempo regge sempre di più con un bel solicello. Ma guai mettersi gli occhiali da sole: portano nuvole e tempeste, portano sfortuna. Quando la pista risbuca sul mare siamo a Strøby Ladeplads e poi Strøby Egede, dove ci sono le belle case dei villeggianti a sinistra e più modeste terrazzette e accessi al mare a destra della strada. E’ un corso molto pittoresco, con case bellissime, da riviste di architettura e un mare che oggi con questo solicello è davvero uno spettacolo. Dopo 8 km arriviamo a Koge che ci sembra una bella cittadina. L’ostello è un paio di km oltre. Dopo aver preso possesso della nostra stanza da 6, piuttosto ampia, con le bici raggiungiamo la grande e bella piazza del mercato e lì parcheggiamo. Facciamo un bel giretto a piedi verso il porto e lì troviamo un ristorante di nostro gusto, dove ci rimpinziamo con ottimi piatti locali. Tornando verso le bici passiamo davanti alla più antica casa danese in legno e muratura, ma non riusciamo a fare neanche mezza foto tanto è buio tutto. Percorsi 68 km. Pernottamento: Danhostel Koge, 1 stanza da 6 = 27,55 E. a persona con colazione (con proprio sacco a pelo).
16-8-2011 martedì
Il tempo è buono e noi ci mettiamo fiducia e tranquillità. La pista, al solito, è parallela alla strada principale all’inizio, poi si inoltra più all’interno e così via. Ci addentriamo nell’isola di Ishød Strand alla ricerca di un posto dove fermarci a mangiare. L’isola è una striscetta di terra con porticcioli, ingerenze di mare che sembrano canali e ponticelli molto carina. Dopo un paio di tentativi falliti (uno per il tanfo appestante delle alghe morte smosse da un camion che le porta via, uno per la presenza di un gruppo troppo rumoroso di adolescenti in gita), troviamo un angolo di nostro gradimento: una spiaggetta con un presidio di baldi baywatchies con tanto di casottino con salvagente e, sembra, nessuna puzza di alghe putrefatte. Lì pranziamo con i nostri panini e i nostri dolcetti di conforto, mentre la puzza sale, sale, sale. Alla fine, la puzza e i moschini che non ci lasciano in pace ci costringono ad andarcene. Fatichiamo un po’ per riprendere la strada e ci perdiamo un po’ nelle varie deviazioni dell’isola. Negli ultimi 20 km si sente chiaramente che ci stiamo avvicinando alla città perché aumentano le bici e la strada si fa più densamente popolata in qualche modo, ma allo stesso modo siamo ancora in campagna. Infatti l’arrivo a Copenhagen, passando da Tornby, non è affatto traumatico: è ancora in mezzo alla campagna, tra prati e mucche dal pelo nero e folto (il famoso manzo danese…). Qualche difficoltà a trovare l’ostello, piuttosto periferico e finalmente alle 17,00 arriviamo. Prendiamo possesso delle stanze e visto il solito tempo nordico minaccioso di pioggia, andiamo in città con la metro (M1 fermata Bella Center). Scendiamo in centro, a Kgs. Nytorv per fare un rapido giro in centro lungo Strøget, la via del Corso di Copenhagen. Ceniamo da Peder Oxe, in Gråbrødetorv dove spendiamo 45 euro a testa ma mangiamo benissimo (a parte i dessert). Verso le 23,00 riprendiamo la metro (che sta aperta tutta la notte, quasi come a Roma… sigh!). Percorsi 61 km. Pernottamento: Copenhagen Danhostel Amager, 1 doppia 70 euro senza colazione, con lenzuola – colazione 100 kr.
17-8-2011 mercoledì
L’obiettivo numero uno di oggi è assicurarsi che all’aeroporto ci sia un servizio di imballaggio per le bici (e non come in Italia che devi arrivarci con la bici già inscatolata). Con una semplice telefonata appuriamo che il servizio c’è, la scatola te la vendono direttamente all’aeroporto per sole 200 kr e imballi la bici là. Risolto quindi il problema alle 12, con il cielo che ha già dato il meglio di sé, ma che adesso comincia ad annuvolarsi, muoviamo in bici verso il centro. Nyhavn (il porto), Playhouse, Ofelia Beach, Amalienborg (Palazzo Reale) con tanto di cambio della guardia e Kastellet (la Fortezza), il tutto in sella alle bici. A Kastellet comincia a piovere e ci bardiamo di tutto punto prima di proseguire verso la Sirenetta (Den Lille Havfrue), che vediamo, giustamente, sotto l’acqua. Considerando la pioggia e l’ora, è arrivato il momento di ripararci e mangiare. Ci fermiamo all’Oscar Cafè, vicino al museo di Arte e Design e mangiamo zuppe di pomodoro e i famosi e imperdibili smorrebrød. Non facciamo in tempo a ordinare che la pioggia smette ed esce pian pianino un po’ di sole. Finito il pasto, riprendiamo le bici e parcheggiamo nella grande piazza del Kgl. Teater (Teatro Reale) per fare un giro a piedi in centro lungo lo Strøget, la via dello shopping. Così finiamo di fronte al Tivoli (il Luna Park più fantasmagorico d’Europa dal quale però noi ci teniamo alla larga), a Rådhus Pladsen, dove c’è tutta un’animazione e un gran movimento. Di che si tratta? Ma è il Gay Pride di Copenhagen! Ci infiliamo lì in mezzo, tra gli stands di film e gadgets, assistiamo a una parte dello spettacolino drag che inaugura il pride sul palco, beviamo birre e facciamo l’aperitivo con i panini del pranzo. Si fa tardi, ma in cerca di un ristorante ancora aperto ci spostiamo nella zona di Studienstroget e troviamo un ristorantino, il Puk, dove ancora per 10 minuti (sono le 21,30) abbiamo tempo di ordinare birre e patatine fritte tanto per non perdere l’abitudine di concludere la giornata senza masticare un po’. Con una bella passeggiata ritorniamo a riprendere le bici parcheggiate, con qualche indecisione se tornare in ostello direttamente in bici o prendere la metro con le bici. Alla fine vince il partito della total bike e , seguendo vie centrali e comunque ben illuminate in 30 min. esatti siamo in ostello. Percorsi: 23 km. Pernottamento: Copenhagen Danhostel Amager.
18-8-2011 giovedì
Oggi ci muoviamo molto presto perché abbiamo un obiettivo superculturale: il museo Lousiana. In bici fino alla Stazione Centrale, quindi treno (direzione Helsingor) alle 9,00 (la tipa che ci fa i biglietti di andata e ritorno, ci fa anche il biglietto di ingresso al museo: un pacchettino tour oltre che comodo pure conveniente, madonna ‘sti danesi!) e in 40 min. siamo alla fermata di Humlebaeck. Piccolo tratto a piedi ai margini del paesino ed ecco il museo. Lo visitiamo in formazione sparsa e un po’ di corsa, ma quel tanto che basta per rendersi conto che ci sono delle opere straordinarie e che una visita a Copenhagen deve assolutamente prevedere una mezza giornata qui. Siamo sul treno del ritorno giusto all’ora di pranzo. Una volta tornate alla stazione ci concediamo 4 ore di libertà da usufruire liberamente a coppie. Così due si dirigono verso il centro per i regalini etc.., altre due si concentrano sui negozi di delicatessen e gourmetterie, e noi due con le bici ci facciamo un giro nel quartiere multietnico e popolatissimo di Nørrebro, prendendo un caffè su uno slargo della Nørrebrogade, accanto a un obelisco con in cima un cuore che recita in varie lingue: we want to live together; poi in quello residenziale e più tranquillo di Østerbro, con le casette tutte un po’ uguali, ma carine, piccoli parchi e molta meno gente. Ci ritroviamo attraversato il Knippelsbro (il ponte) e via tutte insieme verso Christiana. Prima di tutto ci facciamo un piccolo giro tanto per avere un’idea del luogo e con le bici a mano ci inoltriamo in questo mega centro sociale all’aperto, commentando come opinioniste in vacanza la sociologia post comunista del luogo. Finito rapidamente il giretto, inquadriamo il ristorante consigliatoci da due vicini di tavolo al ristorante la prima sera copenhagense. Lo Spiseloppen Restaurant sta in un edificio appena all’ingresso di Christiania, al 2° piano. Oltre un ingresso e delle scale graffitate e dall’aspetto fatiscente, si apre questo locale invece molto carino, molto ampio e anche molto buio, dove si mangia molto bene con un menu rigorosamente in danese (ottimo il piatto vegetariano, quello con il petto di pollo e quello con il salmone e il caviale). Persorsi: 35 km. Pernottamento: Copenhagen Danhostel Amager.
19-8-2011
Giornata di partenza. Dopo l’abbondante e ottima colazione, prepariamo i bagagli e via alla volta dell’aeroporto di Kastrup, ovviamente in sella alle nostre bici. Ancora 6-7 km di pista ciclabile danese ed eccoci all’aeroporto. Compriamo gli scatoloni vergini e ci appartiamo (si fa per dire) in una zona di attesa. Lo smontaggio delle bici, il loro inscatolamento protetto e l’imballaggio delle borse dura circa 2 ore, sotto gli occhi di vari viaggiatori che si avvicendano in quella zona, anche un po’ intralciandoci. Finito questo lavoro, portiamo le bici all’imbarco dei bagagli oversize e siamo pronte per tornare. Una volta atterrate, recuperiamo i bagagli, rimontiamo le bici (ci vorrà poco più di un’ora) e corriamo alla stazione con le bici a mano giusto in tempo per salire al volo sul trenino che sta per partire. A Tuscolana scendiamo e facciamo l’ultima pedalata della vacanza sotto una cappa di afa romana che avevamo dimenticato e che, considerato tutto, non ci è mancata affatto.