Colori e sapori d’alsazia

12-13-14 ottobre 2007 Questo, per me, non è solo un viaggio attraverso dei luoghi; è anche, o forse, soprattutto, un viaggio nei ricordi. Ricordi più o meno lontani, di bambina e di adulta, ma tutti ugualmente piacevoli e profumati di dolci speziati, e di uva, e di vino. Da undici anni non torno in Alsazia, luogo che invece ho visitato...
Scritto da: silviagy
colori e sapori d'alsazia
Partenza il: 12/10/2007
Ritorno il: 14/10/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
12-13-14 ottobre 2007 Questo, per me, non è solo un viaggio attraverso dei luoghi; è anche, o forse, soprattutto, un viaggio nei ricordi. Ricordi più o meno lontani, di bambina e di adulta, ma tutti ugualmente piacevoli e profumati di dolci speziati, e di uva, e di vino.

Da undici anni non torno in Alsazia, luogo che invece ho visitato periodicamente durante l’infanzia e l’adolescenza, ospite di amici di famiglia, e da tempo progettavo di tornarci, spinta dalla nostalgia e dal desiderio di mostrare questi luoghi, cui sono molto affezionata, a mio marito. Ora, finalmente, è arrivato il momento tanto atteso.

Partiamo, quindi, in una limpida mattina, in compagnia di mia mamma e di una coppia di zii, da sempre incuriositi dai nostri racconti. Il tempo cambia, purtroppo, all’uscita del tunnel del San Gottardo: il cielo è grigio, speriamo che non piova… Prima di arrivare a Basilea, decidiamo di fare una sosta al solito autogrill, e noto con piacere che è rimasto accogliente come ricordavo, decisamente diverso dai nostri italiani, sembra quasi una baita… Prendo un dolce e un caffé, ovviamente servito in una tazza grande quanto quelle in cui io, a casa bevo le tisane, ma a me piace ugualmente; gli zii, invece, lo guardano con aria scettica e ci mettono diverse bustine di zucchero.

Oltrepassiamo Basilea, entriamo per un breve tratto di strada in Germania e poi, finalmente, siamo arrivati. La nostra destinazione è Ribeauvillè, paese situato lungo la strada del vino, ma la prima tappa è Colmar, considerata la capitale alsaziana del vino.

Ho letto da qualche parte che Colmar è come un libro di fiabe a cielo aperto. A mio parere è una descrizione appropriata, che esprime bene l’atmosfera di questa cittadina, con le sue case a graticcio, i fiori, il fiume.

Mi sono munita di una cartina, scaricata da internet prima della partenza. Undici anni sono tanti, e temo di non sapermi orientare. Una volta parcheggiata l’auto, però, i dubbi iniziano a dissolversi. Ci incamminiamo verso il centro e a ogni passo sensazioni e ricordi iniziano a prendere forma, e io mi trovo a muovermi con sicurezza, come se fossero passati solo pochi giorni dalla mia ultima visita. E’ tutto esattamente come ricordavo: le case dai tetti aguzzi e dai colori vivaci, le insegne in ferro dei negozi, e fiori ovunque, alle finestre, intorno alle fontane… Dopo un veloce spuntino, io e mia mamma ci improvvisiamo guide turistiche e mostriamo ai nostri compagni di viaggio gli angoli più caratteristici di questa cittadina: la cattedrale, semplice e austera nel suo stile gotico, la tipica Maison Pfister, con le decorazioni in legno e i gerani rossi, la vecchia dogana, attraversando il cui porticato si accede alla bella piazza dei conciatori di pelle, e il quartiere della “piccola Venezia”, il mio luogo preferito, così variopinto, con le case che si specchiano nelle acque scure del canale, i ristorantini, che offrono piatti che adoro e le barche con il fondo piatto, un tempo utilizzate per portare i prodotti al mercato e oggi per trasportare i turisti, che solcano placidamente il canale.

Ripartiamo e, lasciata alle nostre spalle la periferia di Colmar, iniziamo ad addentrarci nel paesaggio alsaziano più tipico: vigneti, vigneti e vigneti, punteggiati di tanto in tanto da paesini su cui svettano antiche torri e campanili, e il dolce profilo dei Vosgi sullo sfondo. E’ un ambiente semplice, dall’aria un po’ antica, che ogni volta mi dà l’impressione di essere improvvisamente tornata indietro nel tempo, e la sensazione che provo è sempre di grande tranquillità e pace.

Lasciamo l’auto nel parcheggio di fronte alla cantina di Ribeauvillè, l’odore del mosto in fermentazione si percepisce immediatamente. La zia e lo zio annusano l’aria un po’ sospettosi (anche perché sono praticamente astemi), Matteo, invece, appassionato di vino, lo definisce un buon odore; per me non è buono e non è cattivo: è semplicemente uno degli odori di questo posto, e l’assaporarlo mi fa sentire a casa.

Entriamo in paese mentre il sole inizia a spegnersi, e le luci ad illuminare di giallo ambra le facciate, intarsiate di legno, delle case. Percorriamo la Grand Rue, passiamo sotto la Torre dei macellai e arriviamo in piazza del comune, con la tipica fontana da cui la prima domenica di settembre, in occasione del “Pfifferdaj” (festa dei menestrelli) esce vino anziché acqua (l’odore del mosto ha qui ceduto il posto al profumo di dolci alla cannella e di brezel). Sulla montagna, alle spalle del paese, si distinguono le rovine di tre castelli: St. Ulrick, Giesberg e Ribeaupierre.

A proposito della festa dei menestrelli e del castello di Ribeaupierre: racconta la leggenda che un giorno, il signore di Ribeaupierre vide a lato della strada un uomo, circondato dalla propria famiglia, che piangeva. Il signore gli chiese il motivo, e lui rispose che si era rotto il suo flauto, senza cui non poteva guadagnarsi da vivere. Il signore allora gli donò del denaro per acquistarne un altro. Alcuni giorni dopo, il signore vide un numeroso corteo di menestrelli che si dirigeva verso il castello. Una volta arrivati, dal gruppo si fece avanti il menestrello che aveva aiutato, dicendo che quello era il ringraziamento dei menestrelli per essere stato così generoso con uno di loro. Ogni anno, la prima domenica di settembre, una festa ricorda questo avvenimento.

Camminiamo fino all’estremità opposta della cittadina, curiosando nelle viuzze laterali, in fondo alle quali talvolta si vede uno scorcio dei vigneti. Io ne approfitto per fare il primo degli acquisti che mi sono prefissata: dodici bicchieri da Cremant d’Alsace, uno dei vini tipici della zona; hanno lo stelo verde e sottile, e pazienza se quando li userò avrò il timore di romperli: il Cremant, bevuto in questi bicchieri, sembra davvero più buono… Ormai è quasi buio, la strada praticamente deserta e l’aria si fa più frizzante, ma un’immobilità calda e accogliente si insinua lungo le vie, tra le case, e noi ritorniamo lentamente verso il parcheggio.

Come sempre, il mio sguardo volge verso l’alto non appena arriviamo in vista della torre delle cicogne; il grande nido è sempre lì, ma dei suoi abitanti non c’è traccia. Pazienza, abbiamo già visto le prime cicogne di questo viaggio lungo la strada, a Ostheim, dove un nido troneggia sulla cima di un muro, unica costruzione sopravvissuta alla seconda guerra mondiale.

Pierre ci accoglie calorosamente, e il golden retriever Lino ci accompagna scodinzolando all’interno della casa. Anche qui tutto è come nei miei ricordi: la cucina stracolma di oggetti eppure ordinata, la grande stufa in maiolica, le camere dal tetto spiovente. L’unica nota triste è l’assenza di una persona cara, che ci ha sempre accolto con gioia, ed è strano trovarsi qui, nella sua casa, senza di lei.

Ci sediamo attorno al tavolo, in cucina, raccontandoci le novità degli ultimi tempi, da momento che non vediamo Pierre da quando è stato in Italia, in primavera. Tra una parola e l’altra beviamo un bicchiere di vino nuovo: è torbido e giallastro, sembra succo d’ananas, e molto dolce e profumato. Il tempo vola, Marina arriva dal lavoro e, dopo i saluti e gli abbracci, prepariamo la cena, e in un attimo siamo seduti davanti a una serie di specialità italiane, per Marina e Pierre, e alsaziane, per noi. La cucina alsaziana è molto simile a quella tedesca, e forse può apparire un po’ indigesta e pesante; non è il mio caso. Io adoro questi sapori, questi profumi, da quando ero piccola, e non mi lascio mancare nulla di ciò che c’è in tavola, accompagnando tutto con un ottimo Riesling locale (buone in particolare due specialità di stagione, un pane ai fichi e un wurstel con l’uva).

E’ quasi mezzanotte quando io, Matteo e mia mamma accompagniamo Marina, che porta Lino a fare una passeggiata “igienica”. E’ piuttosto freddo e siamo stanchi, ma è comunque piacevole camminare lungo queste vie, in alcuni punti così strette da dover procedere in fila indiana. Marina ci mostra come sia ancora evidente la struttura medievale delle costruzioni: sono visibili, per esempio, i vecchi bagni delle abitazioni, un po’ più sporgenti rispetto al resto degli edifici.

… e poi finalmente è ora di riposarci, nella nostra camera dal letto gigante (credevo di ricordarlo più grande della realtà, ma mi sbagliavo: è grande anche per Matteo, che è alto e spesso in vacanza deve dormire un po’rannicchiato).

Il risveglio è molto dolce e piacevole, con la luce del sole che filtra attraverso le imposte e che promette una bella giornata. Dal balcone della camera si vedono i vigneti e le montagne, avvolte in una leggera nebbiolina. Scendiamo per fare colazione; Marina e mia mamma, più mattiniere di noi, sono già uscite e ci hanno portato dei dolci freschissimi, tra cui delle favolose brioches e un kougelhopf, il dolce tipico (esiste anche in versione salata, ottimo come aperitivo con un bicchiere di Cremant). Dopo la colazione, faccio due passi in giardino; è ancora più intricato di quanto ricordassi, piante, alberi, fiori, erbe, in un disordine che, in fondo, è molto naturale. Il profumo di tutte queste essenze si mescola all’odore di uva proveniente dalla vigna, e il lieve rumore del ruscello e due cicogne che volano verso il loro nido mi regalano per alcuni istanti la sensazione di trovarmi in un luogo ideale e armonioso.

E’ arrivato il momento di metterci in marcia. Con calma, però. Una delle caratteristiche delle vacanze trascorse in questo luogo, infatti, è l’abbandono totale del tempo e l’orologio diventa improvvisamente uno sconosciuto anche per una come me, sempre di corsa. La meta di oggi è Strasburgo, che raggiungeremo percorrendo la strada del vino. Gli zii sono impazienti di visitare la città e, nonostante i miei avvertimenti, non hanno probabilmente ancora capito quanto sarà lunga la strada per arrivarci.

Il sabato è giorno di mercato a Ribeauvillè, e la via centrale è piacevolmente animata da pochi turisti e da molti locali. Marina saluta tutti e chiacchiera con parecchia gente; un paio di queste persone le conosciamo anche io e mia mamma e incontrarle aumenta l’impressione di sentirci a casa, più che in vacanza. Camminiamo tra i colori e gli odori del mercato (se non avessi appena fatto un’abbondante colazione, il profumo del pane appena sfornato e dei dolci sarebbe irresistibile), con il costante sottofondo delle voci, del dialetto alsaziano che, a volte, riesco anche a capire (solo qualche parola, e solo perché assomiglia molto al tedesco, ma la cosa mi rende comunque orgogliosa). Una bancarella espone delle tovaglie meravigliose, prodotte con tessuti locali, e mia mamma me ne regala una con un decoro dal sapore molto nordico… a Natale, in tavola, farà un figurone! A un certo punto il profumo di pane si fa più intenso: un negozio, notiamo, ha disposto su un tavolo dei pani giganteschi, lunghi almeno un metro. Ci avviciniamo per curiosare e, nonostante la sazietà, ci lasciamo tentare dagli assaggi… è davvero delizioso e ne acquistiamo in abbondanza, dal momento che ci assicurano che resta buono per diversi giorni (la mia idea, però, è di congelarlo nel freezer…) Concluso il giro al mercato iniziamo a dirigerci verso Strasburgo, percorrendo la strada del vino: vigneti ovunque, con le foglie che iniziano a colorarsi di giallo e grappoli maturi, nonostante la vendemmia sia già terminata, e colline dalle cui sommità spesso dominano resti di antiche torri e fortificazioni, e castelli come quello dell’Haut Koenigsbourg, davvero imponente (per la mancanza di tempo non lo abbiamo inserito nel tour, ma a mio parere merita una visita).

Ci fermiamo a Bergheim, tipico paesino con le case a graticcio e la torre medievale. La struttura antica del borgo è molto evidente percorrendo il sentiero sulle mura: le case formano una specie di semicerchio, e tra esse e le mura su cui noi camminiamo è ancora visibile il fossato, anche se oggi è ricoperto di erba, anziché essere pieno d’acqua (il sentiero parte a sinistra della torre, prima di entrare in paese – seguire le indicazioni “Remparts du XIV Siècle”).

La sosta successiva è Selestat, ma questa volta non si tratta di una tappa turistica: ci fermiamo presso un grande supermercato dove, munita di lista della spesa compilata prima di partire, acquisto tutto ciò che più mi piace: wurstel, carne affumicata, formaggio e dolci (lo Stollen e i biscottini di Natale, per fortuna, sono già comparsi sugli scaffali). A questo punto ci dividiamo: mia mamma e Marina tornano indietro mentre io, Matteo e gli zii proseguiamo verso Strasburgo.

Arriviamo in città più agevolmente del previsto e riusciamo anche a parcheggiare velocemente vicino al ponte coperto, su cui saliamo per avere una veduta della città, con la cattedrale che si innalza al centro, il fiume e i ponti. La nostra visita inizia proprio dalla cattedrale, un grandioso edificio gotico al cui interno si trova un enorme orologio astronomico. Passeggiamo un po’ attorno alla piazza, poi seguiamo il fiume fino ad arrivare al quartiere della Petit France, il più suggestivo della città. Antico quartiere di mugnai, pescatori e conciatori di pelli, ha pienamente conservato le sue origini medievali, ed è un luogo ricco di atmosfera e di fascino.

… e anche la giornata di oggi volge al termine, la luce del sole comincia ad affievolirsi e noi torniamo a Ribeauvillè, questa volta percorrendo una strada diretta, più veloce.

Ci ritroviamo tutti insieme per la cena e, tra una portata e l’altra (ottima come sempre la tarte flambè), ognuno racconta la propria giornata e facciamo programmi per la successiva, l’ultima, purtroppo, di questa breve vacanza… Andiamo a dormire decisamente tardi anche oggi, e la nostra camera ci accoglie con il profumo del pane acquistato stamattina.

Sveglia alle otto, e in un attimo siamo pronti per andare con Marina a raccogliere l’uva nella vigna di un suo amico. La vendemmia è già terminata, ma ci sono ancora molti grappoli maturi sulle viti. Ci addentriamo tra i vigneti, percorrendo una strada sterrata e, arrivati a destinazione, muniti di cestini ci inoltriamo tra i filari. L’aria è fredda e la mia giacca leggera e’ totalmente inadeguata a proteggermi, ma non importa: è tutto così bello! La nebbia inizia a diradarsi e i raggi del sole accendono il paesaggio di colori vivi e brillanti, come in un quadro naif, dai contorni netti e precisi: le foglie screziate di giallo e di rosso, i grappoli violacei, la terra marrone e il cielo incredibilmente turchese.

Mi lascio distrarre, ovviamente, da tutto ciò e, anziché dedicarmi al raccolto come gli altri, inizio a camminare e a scattare fotografie, e sono sicura che questo momento sarà il ricordo più bello di questo week end: l’aria fredda profumata di uva e di terra, l’erba soffice sotto i piedi e il silenzio… In breve tempo i nostri cestini traboccano di grappoli rossi di gewurztraminer e rientriamo per fare colazione, per poi dedicare il resto della mattinata alla visita di alcuni dei paesini più caratteristici della zona. Percorrendo la strada del vino in direzione opposta rispetto a ieri arriviamo a Eguisheim, spesso inserito nella classifica dei borghi più belli di Francia. Grazie alla sua pianta a spirale, le vie del centro sono insolitamente curve; le percorriamo osservando le case a graticcio che le delimitano, fino ad arrivare alla piazza centrale, con una fontana circondata da fiori, la chiesa e la casa natale del papa Leone IX.

Proseguiamo quindi verso Riquewhir, seguendo una strada che si inerpica sulle colline, tra i vigneti. Camminiamo lungo le antiche mura fino all’ingresso del paese, poi prendiamo la via principale, lastricata e in salita, fiancheggiata da numerosi negozi. Riquewhir mi piace molto, conserva perfettamente integra la propria identità medievale, con le case, la torre, i cortili e le fontane. Io e Matteo cerchiamo di non farci tentare dalle varie cantine che espongono bottiglie di vino, decisamente invitanti… per fortuna il profumo di brezel e tarte flambe’ ci distrae di tanto in tanto dall’odore del mosto…Ma che fame!, dopo una mattina di cammino… prima di lasciare Riquewhir però voglio curiosare ancora in un negozio molto particolare situato vicino alla torre: il negozio di Natale, dove si vendono alberi e addobbi natalizi in qualsiasi giorno dell’anno.

Dirigendoci verso Hunawhir noto molti cartelli che indicano il “sentier viticole des grands crus”, e mi piacerebbe avere tempo di passeggiare, con questo bel sole tiepido, tra i colori dell’autunno… Hunawhir e’ un paese piccolino, ma mi piace molto la chiesetta, circondata da bastioni, con vista sui vigneti, naturalmente.

Rientriamo a Ribeauvillè; io e Matteo portiamo Lino a fare una passeggiata poi raggiungiamo gli altri in paese. Torniamo costeggiando il fiume e mi tornano alla mente i ricordi di quanto ero bambina, di un’estate in particolare, quando era ospite da Pierre anche una famiglia di amici spagnoli, e io e i due bambini andavamo al fiume a cercare lumache. Non ricordo esattamente come comunicassimo (anche se ricordo come si dice lumaca in spagnolo): evidentemente per i bambini e’ molto semplice capirsi… Siamo infine arrivati all’ultimo pranzo alsaziano, terminato il quale Pierre ci accompagna alla cantina di Ribeauvillè , dove acquistiamo bottiglie di Riesling, Gewurztraminer e, ovviamente, di Cremant, che carichiamo in macchina con una certa difficoltà, in fondo siamo in cinque e, anche se i bagagli sono ridotti al minimo, i souvenir sono davvero tanti! Ed e’ il momento di partire: ci salutiamo dandoci appuntamento in Italia tra qualche mese e poi via, verso la Germania e attraverso la Svizzera, mentre mi riprometto di non aspettare altri undici anni prima di ritornare…



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