Coast to coast da Los Angeles a Key West

Un bel viaggio lungo la Interstate 10, dalla California alla Florida
Scritto da: topinetti
coast to coast da los angeles a key west
Partenza il: 15/11/2012
Ritorno il: 03/12/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Abbiamo costeggiato l’autostrada preferendo percorsi alternativi, ma sostanzialmente paralleli alla I 10.

Prima di tutto alcuni consigli molto utili alcuni dei quali forse un po’ banali ma veritieri. Le cifre che riporto sono il costo per due persone. Temperature in media tra i 16 e i 22 C°, salvo rare eccezioni. Mai neve.

1) Esta online: l’Esta è una tassa che bisogna pagare prima di entrare negli Stati Uniti. Si paga online e si stampa il foglio che deve necessariamente essere presentato al check in dell’aeroporto di partenza. Senza l’Esta, non si ha il permesso di entrare negli Usa. E’ una tassa che costa 14 dollari ma su internet troverete parecchi siti che vi invitano a compilare il foglio tramite il loro link. L’unico sito e link che vi farà pagare solo i 14 dollari e nessun altro balzello è https://esta.cbp.dhs.gov/esta/. Purtroppo io sono caduta nel trabocchetto e l’Esta mi è costata 50 euro per niente.

2) Assicurazione sanitaria Globy Rosso: meglio farla perché negli Usa come sapete, si paga anche per un mal di pancia. Noi l’abbiamo fatta con Allianz 290 euro per 18 giorni.

3) Cellulari: Avevo acquistato da poco un dual sim e ingenuamente ho pensato di portarmi il telefono più nuovo. Primo errore: non sapevo che i cellulari dual sim sono anche dual band e quindi negli Usa non funzionano. Funzionano solo trial o quadri band. Io ho pagato la mia abissale ignoranza tecnologica.

4) Carte di credito: in Usa vogliono solo le credit card cioè le carte di credito normali (quelle con i numeri in rilievo per intendersi) le debit card (ricaricabili) come la Poste pay non l’accettano praticamente quasi mai. Se ne avete una portatela pure ma non fateci troppo affidamento. Aumentate il credito mensile della carta di credito prima di partire. Avevo pagato i voli aerei con la mia carta di credito 1527 € Pisa-Parigi-Los Angeles e ritorno e con la debit card Poste pay Orlando–Los Angeles one-way 236 € (per due persone). Non avevo pensato a far aumentare il credito sulla mia carta ed ho scoperto appena arrivata che avendo un credito mensile di 1600 € era… ‘seccata’. Tragedia. Meno male che ho un‘altra carta con il banco posta altrimenti sarebbe stata dura con i soli 600 £ cash che mi ero portata e francamente pesare economicamente sulle spalle della mia collega per le spese personali, mi sarebbe seccato parecchio.

5) Aereo: si è spesso portati a scegliere il posto vicino al finestrino ma nelle lunghe tratte come quella che abbiamo fatto noi (Parigi-Los Angeles), è un errore. Meglio il posto vicino al corridoio. In 11ore e 45 di viaggio sgranchirsi le gambe più spesso è molto utile e se siete vicino al finestrino spesso vi sentirete in imbarazzo a svegliare il vicino che ronfa nel pieno di un sonno che sarà scomodo ma… beato lui. Io non sono mai riuscita a chiudere occhio e i sono vista 4 film. Oltretutto si viaggia di notte e dal finestrino non si vede una mazza. Sarete solo prigionieri di un posto scomodo.

6) Noleggio auto: abbiamo noleggiato con la National un’auto non proprio piccola, una Ford Escape che è un Suv intermediate. Certo abbastanza più costosa di altre ma per fare un coast to coast francamente è meglio avere un’auto comoda visto che vi si trascorrono molte ore della giornata in viaggio mangiando, bevendo, sgranocchiando la marea di ghiotti snacks e porcherie varie di cui i super mercati e distributori di benzina sono pieni negli States. Costo totale per 18 giorni con nessuna franchigia e ogni tipo di assicurazione possibile 1000 £ circa comprensivo di 250 £ di” drop-off” cioè la cifra extra che si paga quando si lascia l’auto in un posto diverso e molto più lontano rispetto a quello da cui siamo partite. Ovviamente noi abbiamo pagato la cifra massima. In Usa ci sono solo auto con cambio automatico quindi immaginate di avere la gamba sinistra totalmente amputata e non come me che nel nervosismo dei primi momenti ho pensato bene di premere la frizione, piantando una frenata che ha inchiodato l’auto pericolosamente. Abbiamo usato un atlante stradale (The American Road Atlas The Lawrence Group) acquistato degli States in un distributore di benzina (se ne trovano a bizzeffe) nel 2006 durante un precedente viaggio e si è rivelato utilissimo.

7) Hotel: Abbiamo dormito sempre in Motel più o meno dello stesso standard. Di prezzo abbordabile sono le seguenti catene: Travellodge, Days Inn, Econolodge, American Inn e Suites. I prezzi sono oscillati tra 69 e 79 dollari per una camera doppia con due letti queen size cioè ciascuno di una piazza e mezza. Totale spesa di alberghi 1419 dollari.

8) Cibo: in Usa non si spende molto per mangiare (totale 900 dollari) con 10 dollari si fa un pasto completo con carne e verdure (quasi esclusivamente patate fritte o per i più vegetariani di verdure verdi la Cesar salad condita con la “ranch dressing” che è una salsina gradevole). Per come la penso io è molto buona la carne, basta che non ci mettano sopra il famigerato “topping” fatto a base di BBQ (una sorta di chetchup più dolce e piccante… per me un’autentica porcheria) o salsa Gravy che non ho mai assaggiato, ma che la mia collega ha detto essere immangiabile. Mi fido. Comunque noi non siamo le italiane che si portano la Moka all’estero. Si mangia quello che c’è e se non piace… si lascia. Come abbiamo fatto a New Orleans. Volevamo assaggiare questa famigerata cucina Cajun, il Jalapeno, il piatto tipico Jambalamba… Forse un panino con 7 strati di ‘nduia calabrese quella più hard forse (ma dico solo forse…)sarebbe stata più mangiabile. Purtroppo i nostri 50 dollari sono rimasti quasi interamente nel piatto mentre ci spengevamo le fiamme con l’estintore palatale meno indicato ma… ricostituente: l’acqua. Croce sul Jalapeno, Cajun e quant’altro. Ci siamo sentite tanto… Alberto Sordi quando con la “mostaaaaaarda ce voleva ammazzà e’ cimici” e “ co’ quest’artro c’ammazzamo ‘er sorcio”!

9) Divertimenti: durante i primi tre giorni di soggiorno a Los Angeles abbiamo dedicato un giorno a Disneyland. Un parco non proprio a buon mercato… 174 dollari in due per un giorno più i 15 dollari di parcheggio. E’ comunque un parco divertente anche per gli adulti. Con questa cifra si può accedere a tutti i giochi (montagne russe, le tazze che girano in tondo e su se stesse… ecc ecc). Più grande di Euro disney di Parigi ma quello europeo ricalca fedelmente lo standard originario. Una giornata in cui si torna bambini con il portafoglio assai più vuoto perché tra biglietti, parcheggio, cibo e gadgets, la media di spesa è decisamente più alta rispetto a tutti gli altri posti. La stessa cosa si può dire per Orlando in cui ci sono un’infinità di parchi gioco a tema che costano abbastanza. Noi siamo state solo agli Universal studios (solo in una delle due parti) per la modica cifra di 89 dollari a testa per un giorno. Sarebbero stati 124 dollari per un giorno se avessimo optato per i due parchi ma francamente in un giorno è già molto difficile completarne uno. Questi parchi di divertimento sarebbero la gioia dei ragazzini (ma anche gli adulti si divertono) ma immagino che una famiglia di quattro persone avrebbe un aggravio di spesa non da poco.

10) Il nostro percorso: Abbiamo viaggiato costeggiando la Interstate 10 da Los Angeles fino a Tallahassee (Florida del nord) per poi seguire la I 75 fino a Key West e ritorno a Orlando da dove dopo un soggiorno di tre giorni e la consegna dell’auto, siamo ripartite per Los Angeles (in aereo) per tornare in Italia.

I primi tre giorni li abbiamo dedicati a Disneyland, alla famosa costa californiana dove si trovano S. Monica, Malibu, S.Barbara. Costa bellissima e dal clima temperato, peccato piovesse ma lo spettacolo (quello che ho visto dato che il jet leg si è fatto sentire perché ogni tanto mi addormentavo in catalessi) è veramente bello. Abbiamo mangiato bene in un posto delizioso a Summerland da “Stacky’s Seaside”, gestore gentilissimo e cordiale.

Il terzo giorno, convinte di esserci alzate alle 5 e pronte alle 6, siamo arrivate davanti alla sala colazioni del motel che era chiusa… oops?! Come mai? Non apre alle 6? Sì, alle 6 non alle 5! Il jet leg aveva fatto il solito scherzetto… ci eravamo alzate alle 4! Be’ pazienza, si parte senza traffico per Los Angeles in direzione Kayenta per la mia seconda visita alla stupenda Monument Valley (I 15 fino a Hurricane – Utah) statale n.9 poi n.59 direzione Kanab dove dormiamo nel delizioso Parry Lodge per 61 dollari.

Quarto giorno

Si parte per Kayenta che è la cittadina più vicina in assoluto alla Monument Valley. Questa valle è magica, quasi finta da quanto è bella e coinvolgente. E’ la seconda volta che ci vengo ma mi auguro di tornare perché lì si vede un’America fatta non di plastica ma di bellezze di cui solo Madre Natura ha lo stampo. Merita la visita. Ripartiamo per il Gran Canyon a cui arriviamo al tramonto e visitiamo un po’ di corsa solo il South Rim cioè la parte sud del Canyon. In realtà per visitarlo bene occorrerebbero 2-3 giorni perché è bellissimo e fa parte di quelle bellezze della natura di cui il Far West è pieno. Dormiamo a Flagstaff (Arizona) che è situata su un altipiano di 2130 mt! Ci credereste che siamo in Arizona con – 4 C° di temperatura al mattino alle 8? Ebbene anche questa è Arizona.

Quinto giorno

Partiamo da Flagstaff a Tucson per visitare il Saguaro National Park, una foresta di giganteschi cactus e si passa dai – 4 C° di Flagstaff ai 28° di Tucson… un bel salto. Prima di arrivare a Tucson sulla interstate 10 abbiamo visto un’insegna che indicava “Pinal Air Park”. In un primo momento ci è sembrato un luogo militare e quindi siamo andate avanti e purtroppo abbiamo perso l’opportunità di visitare questa grande mostra di aerei, un museo all’aperto dove sono conservati decine e decine di aerei. Sembra che il caldo secco del sud dell’Arizona favorisca lo studio della corrosione dei materiali con cui sono costruiti. Peccato, una buona opportunità perduta, ma se passate di lì, non perdetela. In quella contea abbiamo iniziato a vedere i campi di cotone: veri e propri batuffoli di cotone idrofilo che lavato e purificato dalle impurità cresce sulle piante esattamente identico a quello che compriamo nei negozi. Le distese di cotone continueranno poi per tutto il Texas e oltre. Dopo Tucson deviazione verso Sonoita Patagonia per arrivare ad un paesino western famoso per la sfida “all’Ok Corral”: Tombstone “ the town too tough to die” la città troppo dura a morire. Decine di film western ispirati a questa cittadina. Abbiamo cenato nel locale saloon con cameriere vestite in costume da “donnaccia dei tempi” e affreschi e quadri appesi intorno proprio da saloon. Orchestrina con musiche western. Partendo da Tombstone (dormire lì costava troppo, meglio allontanarsi) passiamo al tramonto (meraviglioso su questo altipiano) lungo distese sterminate di praterie con centinaia di mucche al pascolo. Essendo molto vicino al confine del Messico, i posti di blocco sono numerosi. Ci hanno fermato ma vedendo che eravamo due italiane stile “Thelma e Louise”, con un sorriso ci hanno by passato tranquillamente. Dormiamo a Willcox (lungo la I 10) al Days Inn.

Sesto giorno

Attraversiamo il confine con il New Mexico e passiamo da Fort Bowie (costruito nel 1862 dopo scontri tra l’esercito Usa e gli indiani Chiricahua). Questo forte è stato teatro di battaglie che sono culminate con la resa di Geronimo e la deportazione degli indiani Chiricahua in Florida e Alabama. Lungo il percorso numerosi cartelli avvertivano della possibilità di “desert storm” cioè di tempeste di sabbia. In effetti la zona è pre desertica e afosa. Andiamo in direzione Las Cruces-Alamogordo e lungo la strada visitiamo il “White sands national park” grandi onde di sabbia bianca di gesso che hanno inghiottito 275 miglia quadrate di deserto. Di tanto in tanto questo parco e la route che qui porta (la 70) vengono chiuse per “test missilistici”. Ci siamo infatti accorte di essere passate vicino al “White sands missile range” in pratica il posto dove sono originati gli studi ed esperimenti spaziali e missilistici americani. Arriviamo ad Artesia attraverso la National Lincoln forest dove sono impianti di risalita e casette da alta montagna, siamo infatti intorno ai 2500 metri di altitudine anche se non sembra. Dormiamo ad Artesia.

Settimo giorno

Partenza da Artesia verso il Texas. Durante il tragitto chilometri infiniti di pozzi petroliferi che sembra di essere sul set de “Il gigante”. Sosta a S. Angelo e ripartenza per Fredericksburg con sosta notturna. A Proposito, oggi è il Thanksgiving day e le strade sono sotto coprifuoco: nessuno in giro, tutti pronti ad abbuffarsi sul tacchino, negozi chiusi e poche pompe di benzina aperte. Arriviamo a Fredericksburg un grazioso paese fondato da tedeschi. Lo capiamo dai numerosi riferimenti nelle strade, nei cartelli stradali e in tanti elementi che sembra di stare in Germania. Nell’unico ristorante aperto la sera (gli altri sono chiusi per la festa del Thanks giving) facciamo un’ora e mezza di fila. Il posto è molto turistico, conosciuto e ben organizzato. E in ogni dove si mangiano crauti e wurstel a volontà.

Ottavo giorno

Direzione S. Antonio che attraversiamo e ci fermiamo a visitare un mercatino messicano. La città è enorme e per caso siamo capitate in un quartiere residenziale: ville stupende, come quelle che si vedono nei film di famiglie americane molto benestanti. Oggi è il “black Friday” cioè il giorno dopo il Thanksgiving, un giorno in cui tutti i negozi e supermercati fanno degli sconti eccezionali e per questo ogni anno a fine sera c’è il bollettino di guerra:feriti, talvolta qualche morto. Volevamo andare a fare shopping anche noi da Macy (ad un orario umano) ma incredibile a dirsi… non abbiamo trovato parcheggio per l’auto tanta era la folla! (Negli Usa non trovare parcheggio è un evento eccezionale). By passiamo la città perché troppo grande e troppo traffico, preferiamo la provincia più serena e tranquilla per i nostri standard. Andiamo verso Corpus Cristi-Beeville-Victoria (dove dormiamo) avendo deciso di andare verso il mare.

Nono giorno

A Victoria dedichiamo la mattina allo shopping in un negozio che vendeva “Real western wear” abiti, cappelli e stivali da cow boy! Comunque consoliamoci perché tutti questi manufatti di ottima pelle sono rigorosamente”made in China”. Ripartenza per Port Lavaca-Freeport- Galveston. Qui si delinea quello che vedremo dopo: un posto molto bello, acque cristalline e bellissime villette a ridosso del mare del golfo del Messico. Uno scenario molto suggestivo. E’ sabato sera e a Galveston c’è tantissima gente probabilmente gli abitanti di Houston (è a venti miglia) sono venuti a fare il weekend. Si è fatto buio e decidiamo di andare verso l’interno a cercare un Motel per trovare prezzi più accessibili. Vediamo da lontano un agglomerato di luci che ingenuamente interpretiamo come luci natalizie di qualche cittadina… siamo finite nel bel mezzo una gigantesca raffineria di petrolio: Texas city! Ritorniamo sulla via maestra e ci fermiamo a Dickinson (Days Inn Motel). Vicino al motel andiamo a mangiare il pasto più a buon mercato di tutto il viaggio: 12 ostriche, un piatto enorme di gamberi fritti, pollo e verdure, tutto per 25 dollari!

Decimo giorno

Ripartenza da Dickinson verso Galveston e qui comincia un’altra parte spettacolare del viaggio. Galveston si trova su un’isola che è collegata alla terra con un ponte e una volta sull’isola un collegamento gratuito tramite un ferry boat ci porta su di una lingua di terra che seguendo il lungomare ci farà attraversare il confine tra Texas e Louisiana. Spettacolari le spiagge e soprattutto le ville in riva al mare. Il Texas è indubbiamente uno stato tra i più ricchi degli Stati Uniti: i Suv si sprecano e i pick up sono le nostre Punto: diffusissimi e a quanto pare non costosi (con 15-20.000 dollari si acquistano). La nostra meta sarebbe un famigerato “sabine pass” a cui arriviamo chiedendo indicazioni ma non ci spieghiamo perché la gente ci guarda strano quando chiediamo come si fa ad arrivare là… Poi scopriamo il motivo. Siamo andate a finire dalle nostre amiche… raffinerie… Di nuovo passiamo sotto tubi enormi, container, passaggi, cisterne grandissime, binari e ciminiere. Questa volta però è giorno e c’è il sole e nonostante l’ambiente poco bucolico, il posto è veramente bello. Peccato ci sia la raffineria altrimenti sarebbe stato fantastico. Ma è il prezzo che bisogna pagare per il benessere… Iniziano i ponti sospesi sull’acqua che non ci abbandoneranno più fino a Key West, dove c’è quello più lungo: sette miglia. Attraversiamo il confine con la Louisiana e il paesaggio cambia: iniziano le paludi. Arriviamo a New Orleans e parcheggiamo vicino al “visitor center”. Primo consiglio: da dove c’è il visitor center, il quartiere francese si raggiunge comodamente a piedi avendo una buona cartina della città. Invece noi ci siamo subito fatte un po’ abbindolare e abbiamo acquistato il tour con il Cty Sightseeing tour costo 40 dollari a testa per un giro che francamente non li vale molto (non ci sono le cuffie per le varie lingue e quindi bisogna sapere l’inglese perché la guida nel nostro caso era una arzilla signora di circa 80 anni che descriveva le bellezze della città). Ti portano al quartiere francese (e da lì ci si arriva a piedi), al museo della seconda guerra mondiale (bel museo che abbiamo visitato) al Mardì Gras museum (praticamente fanno vedere i carri carnevaleschi ma meglio andare a Viareggio se vi interessa l’articolo) e poco altro. La città meriterebbe uno stazionamento di 1- 2 giorni per un giro nella piantagioni ed un giro nel battello sul Mississippi. Per il resto francamente il quartiere francese è carino, effettivamente sembra di essere a Parigi, terrazzi in ferro battuto, strade strette, locali dove si suona un po’ dappertutto. Però New Orleans è anche barboni, tossici e vagabondi che almeno a me non la rendono così affascinante. Senza contare il fatto che la città è ancora un cantiere aperto per la ricostruzione di strade e quartieri dopo l’uragano Katrina. Per il cibo rimando all’inizio del resoconto. Dormiamo in periferia a New Orleans al motel Econolodge (il più economico tra tutti).

Undicesimo giorno

Ripartiamo da New Orleans verso lo stato del Mississippi, continuano le paludi e gli splendidi lungomare con le villette a pelo d’acqua, attraversiamo Biloxi (piena di casinò costruiti sembra per portare un po’ di soldi a questa zona martoriata dagli uragani e tendenzialmente molto più povera rispetto al Texas) Gulf Island Sea shore, sabbia chiara e mare non molto cristallino ma il tempo è un po’ grigio. Nello stesso giorno attraversiamo anche lo stato dell’Alabama. Infatti questi due stati si affacciano sul mare per un breve tratto e quindi non è stato possibile farsi un’idea precisa tranne che sono un po’ più poveri ma affascinanti con il loro clima caldo umido e ricco di paludi. Si sente sempre di più che ci stiamo avvicinando alle zone caraibiche. Nello stesso giorno attraversiamo anche il confine tra Alabama e Florida e rimaniamo a dormire a Crestview dopo essere passate per Pensacola.

Dodicesimo giorno

Torniamo un po’ indietro verso Pensacola per fare il lungomare Fort Walton Beach, Destin, Blue Gulf Beach, Laguna Beach, Panama City Beach… una lunga distesa di 38 Km di spiagge bianchissime e acqua cristallina tiepida (a bagno ho messo solo i piedi).Indovinate come si chiama tutta questa zona?! Emerald coast (Costa Smeralda). Proseguiamo la strada fino a Gainesville dove dormiamo. Lungo il percorso vediamo ma non ci fermiamo il Museo di aerei militari a Tyndall (Tyndall Air Force Base).

Tredicesimo giorno

Oggi è il giorno della pazzia: decidiamo di fare una tirata fino a Key West 892 Km in un giorno! Dai 10 C° di Gainesville ai 28 ° di Key West. Il viaggio è monotono fino a Key Largo. Il tratto che passa sulle Everglades è a pagamento (il pedaggio ci è familiare dato che da noi paghiamo tutte le autostrade!) Da Key Largo a Key West lo spettacolo sono tutti i ponti quasi sospesi sull’acqua di cui il più famoso anche per motivi cinematografici è quello lungo 7 miglia. Fare questo tragitto al tramonto è fantastico. Arriviamo a Key West in tardo pomeriggio e prendiamo un Motel. Ci accorgiamo subito che sarà una mezza trappola per turisti nel senso che tutto ciò che fino ad allora avevamo pagato una cifra, lì costa esattamente il doppio a partire da Motel, cibo, benzina, souvenirs e i servizi sono dimezzati. Key West la sera è affollatissima, praticamente la Rimini degli Usa. Molti locali dove fanno musica dal vivo, ristoranti, negozi ecc, ecc tutti aperti fino a tardi. Nel complesso è carina e molto molto vivace. La mattina dopo una visita al centro (pressochè deserto), al punto più a sud degli States, un’occhiata alla residenza di Hemingway, ripartiamo con direzione Orlando. Lungo la strada interna che percorriamo (la Statale 27) immense distese di piantagioni di canna da zucchero (Lago Ockeechobee), agrumeti e vivai. Giungiamo a Orlando.

Giorni quattordici, quindici, sedici

I giorni a Orlando sono dedicati rispettivamente agli Universal Studios, alla costa atlantica con una puntata a Cape Canaveral, ma senza visitare il John Kennedy Space Center (mezza giornata non è sufficiente). Sedicesimo giorno: partenza di buon mattino alle sei per consegnare l’auto, imbarco per Los Angeles, Los Angeles-Parigi, Parigi-Pisa. Il tutto si è svolto tra viaggi effettivi e soste in aeroporti in 30 ore!

Costo totale del viaggio tutto compreso circa 3250 dollari a testa, che in euro diventano circa 2600.

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Saguaro national park- Arizona

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White sands- New Mexico

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S.Barbara-California

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Verso Key West

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Universal Studios- Orlando Florida

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Texas

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Destin-Florida

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New Orleans- Louisiana



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