Da Los Angeles a Chicago, la Route 66 contromano

Il viaggio on the road per eccellenza, sulle tracce della storia del secolo scorso lungo la US Route 66, da Los Angeles fino a Chicago, contromano nel senso storico della Mother Road
Scritto da: Pepeto
da los angeles a chicago, la route 66 contromano
Partenza il: 10/10/2014
Ritorno il: 25/10/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
La Route 66 fu aperta nel 1926, ma la pavimentazione fu completata solo nel 1938. Fu usata per la migrazione verso ovest, specialmente dai contadini del Middeleast colpiti negli anni trenta dalle grandi siccità, come descritto nel famoso romanzo Furore (Grapes of Wrath) di John Steinbeck, che vinse il premio Pulitzer e contribuì a rendere famosa la strada, da lui chiamata Mother Road.

Essa supportò l’economia delle comunità attraverso le quali passava e le popolazioni prosperarono per alcuni decenni. Durante la seconda guerra mondiale servì anche per lo spostamento di materiale bellico tra le due coste degli USA. Negli anni 50 divenne la strada preferita per i benestanti che volevano passare le loro vacanze a Los Angeles. A partire dal 1956 si cominciò a costruire un sistema di autostrade che si concluse nel 1984 in Arizona, decretando una lenta morte per la Route 66. Negli anni 90 alcune associazioni storiche hanno cominciato a far rinascere la Route 66 come strada di interesse storico, aiutati non da ultimo dal film di animazione della Disney Cars, che descrive il declino della vita dell’immaginaria cittadina di Radiator Springs dopo l’apertura della nuova autostrada. Per motivi organizzativi percorriamo questa strada a ritroso, partendo da Los Angeles fino a Chicago, passando attraverso 9 stati degli USA.

Il viaggio lungo la Route 66 è consigliabile a tutti coloro che amano delle avventure un po’ diverse dalle solite vacanze, e che non disprezzano percorrere tanti chilometri in macchina. Con Internet e alcune conoscenze di inglese si arriva ovunque e anche il costo della vita è sicuramente inferiore a quello in Italia, almeno per quanto riguarda autonoleggio (circa 900$ incluso supplemento one-way per 12 giorni), benzina (attorno a 1$/lt) e pernottamenti (60-80$ a notte in hotel a 3 stelle).

Per la prima volta negli USA abbiamo trovato anche alcuni hotel che offrivano la colazione inclusa. Tramite prenotazioni online abbastanza a corto termine, riteniamo che con circa 1’500$ in due abbiamo trovato dei voli con dei prezzi ragionevoli, malgrado la ripartenza da un altro aeroporto (Chicago) rispetto all’arrivo (Los Angeles).

Per mangiare ci si può accontentare dei fast food, come facevamo noi a pranzo. Per cena cercavano invece dei bei ristorantini, che possono essere un po’ più cari che in Italia, anche se si considera che oltre al prezzo esposto nel menù bisogna addizionarci le tasse (10-15%) e le mance obbligatorie (almeno 15%).

Il cliché degli americani che mangiano solo hamburger e patatine è parzialmente valido, ma ovunque si possono trovare deliziose insalate (anche nei fast food), nonché altre pietanze, come carne alla griglia e menü etnici (messicani, asiatici, ecc..).

Per navigare non abbiamo affittato un GPS, ma ci siamo fidati delle cartine gratuite scaricate sul nostro I-pad. Due settimane sono il minimo necessario per questo viaggio, ovviamente avendo una settimana o dieci giorni in più si può prendersela più comoda. In ogni caso the road is the goal, e pur passando tante ore in macchina si ha la possibilità di vedere molto.

Una nota dolente in un viaggio simile sono i contatti umani. I tanti chilometri da percorrere, le brevi fermate e la stagione turistica oramai finita danno purtroppo poca possibilità di scambiare impressioni con gli abitanti e altri turisti. In questo senso ci ricorderemo però di alcuni personaggi incontrati come i custodi di pompe di benzina storiche Gary Turner a Halltown MO e Henry del Rabbit Ranch di Staunton IL, e soprattutto il figlio di Angel Delgadillo a Seligman, AZ.

Venerdì 10 ottobre 2014, Casa – Los Angeles CA (16 km negli USA)

Lasciamo casa in automobile alla volta di Milano-Linate, dove parcheggiamo nel long term parking. Alle 11:00 siamo già in aeroporto, per decollare alle 13:20 alla volta di Londra, per uno scalo intermedio. Il nostro volo British Airways, questa volta con l’immenso A380, continua senza intoppi verso Los Angeles, dove arriviamo alle 19:30, ora locale (-9h di fuso orario). Dopo aver passato abbastanza celermente la dogana andiamo subito a ritirare la nostra Chevrolet Impala, noleggiata via internet, con la quale ci trasferiamo all’hotel Courtyard by Marriott El Segundo, a pochi chilometri dall’aeroporto. Siamo stanchi e quindi andiamo subito a letto senza cena, anche perché abbiamo già mangiato due pasti durante il volo.

Sabato 11 ottobre 2014, Los Angeles CA (79 km)

Ci alziamo presto, dato il fuso orario, e ci trasferiamo subito alle spiagge di Santa Monica, dove facciamo colazione allo storico Georgian Hotel. Alle 10:10 parte il tour con il bus scoperto Hop-On Hop-Off. Passando attraverso strade e quartieri famosi, come Beverly Hills, Rodeo Drive, Paramount Studios e Century City, ci trasferiamo fino a Hollywood. Dopo aver pranzato con una squisita insalata in un ristorante all’aperto davanti al famoso Chinese Theatre, continuiamo a goderci la bellissima e calda giornata passeggiando lungo il Walk of Fame. Qui tutto è ispirato al cinema.

Nel tardo pomeriggio facciamo ritorno dapprima a Santa Monica quindi, in macchina, al nostro albergo, per una doccia e un pisolino. La sera abbiamo appuntamento con un’amica di gioventù, che da anni è emigrata negli USA. Con lei ceniamo al Marmalade Cafe nel famoso centro commerciale Grove, con una zuppa di pesce, fish & chips, rispettivamente seabass tacos, discutendo dei tempi passati, nonché della vita a Los Angeles.

Domenica 12 ottobre 2014, Los Angeles CA – Palm Springs CA (243 km)

Nottata movimentata con risveglio verso le 3:00 poi di nuovo verso le 5:00 per comunicare con i flgli tramite skype. Già alle 7:30 lasciamo l’hotel per raggiungere le spiagge di Venice Beach. Passeggiamo per alcune orette sul lungo mare, tra bancarelle, negozietti di souvenir, diversi artisti di strada, i culturisti del body building, nonché i tanti surfisti, jogger, ciclisti, bagnanti e bay watcher. Ritorniamo al punto di partenza percorrendo un lungo tratto del bagnasciuga sull’Oceano Pacifico. Al ristorante Welcome To The Terrace pranziamo con un’insalata e pesce fresco. Risaliti in vettura lasciamo la costa del Pacifico verso Downtown LA, dove passeggiamo nel centro abbastanza deserto, dato che è domenica, attorno alla monumentale Disney Concert Hall, costruita nel 2003. Seguendo la I-10 CA lasciamo Los Angeles in direzione est. Le corsie della autostrada da 8 diminuiscono gradualmente fino a 2. Verso le 18:00 arriviamo a Palm Springs al nostro hotel The Saguaro Tinto, tutto colorato e molto trendy. Vista la temperatura ancora attorno ai 38o, decidiamo di tuffarci in piscina per rinfrescarci. Per cena ci portiamo alla zona pedonale di Palm Springs al ristorante Matchbox, dove gustiamo un’insalata e una pizza veramente squisita (pezzetti di manzo e peperoni gialli). Sono le 22:00 quando facciamo ritorno alla nostra camera color arcobaleno.

Lunedì 13 ottobre 2014, Palm Springs CA – Laughlin NV (431 km)

Ci alziamo presto e poco lontano dall’hotel facciamo un po’ di spesa e il pieno di carburante. Per colazione ci gustiamo un caffè e una brioche in macchina. Sono le 9:00 quando siamo già sulla strada per Desert Hot Spring, con una temperatura di 28o ed un sole intenso. Attraversiamo la Morongo Valley per arrivare all’entrata del Joshua Tree NP. Il panorama è desertico, ma con innumerevoli formazioni rocciose. Enormi massi arrotondati di color beige rossastri si ergono dal manto sabbioso. Particolari sono soprattutto i diversi cactus, i cosiddetti Joshua Trees, nome dato dai mormoni poiché un cactus assomigliava a Giosuè che pregava con le mani alzate. Percorriamo diversi chilometri all’interno del parco, fermandoci nei punti indicati per osservare i diversi panorami e le formazione di cactus.

Lasciamo il parco a Twentynine Palms che sono le 13:30. Dopo uno spuntino veloce ad un McDonald’s (ogni tanto ci vuole, siamo negli States), riprendiamo il nostro viaggio verso Nord-est. E’ sempre una stupenda giornata, con 32o. Il panorama si estende su un’infinita pianura deserta cosparsa da cespugli verdi e marroni e circondata da catene montuose rocciose. Entriamo quindi nel deserto del Mojave, la vegetazione diminuisce e aumenta la sabbia fine e le distese di sale. Ad Amboy dobbiamo attendere quasi 10 minuti ad un passaggio a livello per il transito di due treni merci di oltre 120 vagoni ciascuno. Sono le 15:10 quando imbocchiamo finalmente la Route 66. Deviamo quindi dalla I-40 CA verso Needles per proseguire alla volta della cittadina di Laughlin NV, primo avamposto degli hotel casinò che caratterizzano lo stato del Nevada. Qui fanno di tutto per incentivare i turisti a giocare nelle loro sale e ai loro tavoli, quindi con soli 18 $ abbiamo prenotato una suite a 4 stelle all’hotel casinò Harrah’s. Gustiamo la cena al Colorado Belle, un ristorante-casinò a forma di un vecchio battello che galleggia sul fiume Colorado.

Martedì 14 ottobre 2014, Laughlin NV – Winslow AZ (468 km)

Passate da poco le 08:00 attraversiamo il ponte sul Colorado, lasciando lo stato del Nevada per entrare in quello dell’Arizona. Splende il sole e sono già 20o. Ora siamo sulla Route 66 che ci porta a Oatman, a 830 m.s.l.m. Questo paesino in stile western è famoso per i suoi asini liberi di girare ovunque e gli spettacoli western pomeridiani. Dopo una colazione con omelette e prosciutto, rösti, toast e caffè americano nell’Olive Oatman Restaurant, passeggiamo un po’ per la cittadina, vedendo tra l’altro il bar del famoso e storico Oatman Hotel, completamente tappezzato da biglietti da 1$. Superiamo un passo e alle 11:20 raggiungiamo Kingman, cittadina che da sempre è punto nevralgico stradale, chiamata pure Heart of Historic Route 66. Il Visitor Center, situato in una vecchia centrale elettrica, ci illustra un po’ la storia della Mother Road. Pranziamo quindi con uno squisito cheesecake alle fragole nel caratteristico Diner Mr. D’z, dove recuperiamo anche l’apparecchio fotografico dimenticato un mese prima dalla collega di lavoro Corina Spadini. Sono le 13:00 quando con 30o proseguiamo sulla Route 66. Passando dal Mike’s Outpost Saloon, proseguiamo scambiandoci alla guida fino a Seligman. Qui c’è il famosissimo negozio da barbiere di Angel Dergadillo, ora 86enne, che negli anni 90 incominciò a costruire il mito della storica Route 66 nell’Arizona, e quindi negli altri stati. Passando da Williams raggiungiamo la città di Flagstaff, dove passeggiamo un’oretta nel centro storico. Sono le 18:00 quando arriviamo a Winslow. Troviamo alloggio nel Quality Inn, dove mangiamo pure la cena. In serata ci rechiamo allo storico La Posada Hotel nella vecchia stazione di Winslow, costruito nel 1930 e frequentato da tanti turisti durante gli anni gloriosi della ferrovia di Santa Fe. Dopo la costruzione della highway, l’hotel fu abbandonato, ma dopo la rinascita del mito della Route 66, nel 1997 è stato riaperto al pubblico dopo un rinnovo molto costoso, ma ben riuscito. Ci beviamo una tequila al bar, prima di rincasare al nostro hotel.

Mercoledì 15 ottobre 2014, Winslow AZ – Albuquerque NM (484 km)

Mangiamo la colazione all’hotel e alle 08:30 lasciamo Winslow verso est. Il cielo è in parte nuvoloso ed è freddino, ma siamo oltre i 2’000 metri sul mare. A Holbrook vediamo il Wigman Motel, un villaggio di pseudo-tende indiane in cemento, davanti alle quali sono esposte diverse auto d’epoca. Prendiamo quindi la deviazione per il Petrified Forest National Park che dista 19 miglia. Nel Visitor Center del parco vediamo un filmato sulla formazione degli alberi pietrificati e le innumerevoli formazioni geologiche tipiche del territorio e dei canyon. Lasciamo l’interessante parco alle 12:30 dopo averlo attraversato tutto, per proseguire sulla I-40 AZ. Alle 14:15 lasciamo lo stato dell’Arizona per entrare in quello del New Mexico, guadagnando un’ora di fuso orario. Arrivati a Gallup ci fermiamo a pranzare al El Rancho Hotel. In questo edificio hanno soggiornato diverse stelle del cinema della metà del secolo scorso. Alle 15:30 continuiamo il viaggio sulla I-40 NM. Alla Exit 47 superiamo lo spartiacque continentale, dove a 2217 m. le acque si dividono per versarsi nell’Oceano Pacifico tramite il fiume Colorado, rispettivamente nel Golfo del Messico tramite il Rio Grande. Intercaliamo la Route 66 con l’autostrada, passando per paesaggi sperduti e poco abitati. Sono le 18:00 quando raggiungiamo la città di Albuquerque, che conta 848’000 abitanti. Troviamo subito l’Hotel Blue in centro, dove passeremo la notte. Nella zona, durante il mese di ottobre si svolge il famoso Balloon Festival, che purtroppo è terminato da poco. Nella Old Town di Albuquerque, passeggiamo per la bella Plaza, caseggiati tipici messicani, negozietti e caffè, che sono però già tutti chiusi a quest’ora. Al ristorante Hacienda Del Rio mangiamo specialità della cucina messicana, prima di coricarci dopo le 22:00.

Giovedì 16 ottobre 2014, Albuquerque NM – Las Vegas NM (233 km)

Usciamo da Albuquerque sulla I-25 NM in direzione nord. E’ soleggiato ma fresco con 15o. Dopo alcuni chilometri lasciamo la trafficata Interstate, per continuare sulla Route 66, che a tratti diventa una strada sterrata. Deviamo quindi verso Pueblo San Felipe e Pueblo Santo Domingo, dei vecchi nuclei in stile messicano, tutt’ora abitati da poveri emigrati, dove il tempo sembra si sia fermato ai film di John Wayne.

Ripresa la Route 66, ci portiamo in centro alla città di Santa Fe (nome completo La Villa Real de la Santa Fé de San Francisco de Asís), la capitale del New Mexico, che conta 63’000 anime. Con un bus turistico scoperto percorriamo questa bellissima città, il centro storico e l’animata Plaza. Le tipiche abitazioni in stile Adobe sono costruite con mattoni, paglia e argilla asciugati all’aria e sono a uno o due piani. Infatti nella città vige una regola che nessuna casa può superare l’altezza del Capitol. Poi il tour ci porta lungo la Canyon Road, dove casette tipiche in stile Pueblo ospitano mostre di innumerevoli artisti, residenti in loco. Santa Fe è la terza città negli USA in merito a numero di atelier di artisti, dopo New York e San Francisco.Verso le 14:00 prendiamo posto sul terrazzo del ristorante Thunderbird Bar & Grill nella Plaza principale per gustarci dei piatti tipici messicani. Decidiamo poi di rivedere a piedi la via dei pittori, scultori e artisti vari. Dopo le 16:00 riprendiamo la vettura e lasciamo la città sulla I-25 NM intercalandoci con la Route 66, che segue la stessa direzione del Santa Fe Trail che supera le montagne tra immense foreste. Raggiungiamo la cittadina di Las Vegas NM, dove passeremo la notte nello storico Hotel Plaza datato 1880. Al Rialto Restaurant ceniamo con uno steak e quindi facciamo subito ritorno all’hotel, visto che la città è praticamente morta, al contrario della sua omonima nel Nevada.

Venerdì 17 ottobre 2014, Las Vegas NM – Amarillo TX (426 km)

Mangiamo la colazione nella sala storica del hotel Plaza Cafe. Sono le 08:30 e 7o quando lasciamo Las Vegas NM sulle I-25 NM, deviando quindi sulla I-84 NM. Dopo diverse miglia di natura brulla e pascoli popolati da mandrie di bovini e pali eolici, raggiungiamo Santa Rosa a 1’410 m.s.l.m. Una sbirciatina al noto Blue Hole è d’obbligo, un pozzo artesiano con acqua limpidissima profondo 24 metri, meta di tanti sommozzatori. Visitiamo inoltre il Car Museum della Route 66, con oltre 30 automobili storiche. Proseguendo sulla I-40 NW, deviamo di nuovo sulla Route 66 verso Tucumcari. La cittadina di 5’700 persone è abbellita da una trentina di murales e conta diversi motel, tra i quali lo storico Blue Swallow Motel del 1942. Pranziamo ad un buffet cinese all-you-can-eat. Sono le 13:15 e 22o quando proseguiamo sulla Route 66. A Glenrio vediamo il famoso bar, ora in dirocca, costruito esattamente sul confine tra New Mexico e Texas, dove storicamente da una parte si poteva servire l’alcool e dall’altra no. Qui ci accorgiamo per caso che abbiamo di nuovo guadagnato un’ora di fuso orario. Continuiamo sulla I-40 TX fra distese infinite di pascoli, cespugli e immensi allevamenti bovini (siamo in Texas, patria dei cowboy). Ad Adrian ci fermiamo al Midway Point, che indica che siamo esattamente a 1139 miglia da Santa Monica e altrettante da Chicago. Passando da Vega con il famoso distributore Magnolia, Bushland e Wildorado arriviamo al famoso Cadillac Ranch, con 10 vetture Cadillac piantate con il muso nel terreno. Ognuno può sbizzarrirsi a colorarle con bombolette spray messe a disposizione gratuitamente. Verso le 18:00 raggiungiamo il motel Big Texas nella città di Amarillo TX, 190’000 abitanti. Per cena è d’obbligo mangiare uno steak allo Big Texan Steak Ranch, dove non partecipiamo però alla famosa sfida di consumare uno steak di 72 oz (circa 2 kg.) con contorni in un’ora. Se ce la fai, la cena è gratis. Due clienti provano la sfida, ma entrambi falliscono. Un gruppo di musicisti ci dedica anche una canzone country. Stanchi e sazi, rientriamo a piedi al motel di fronte.

Sabato 18 ottobre 2014, Amarillo TX – Oklahoma City OK (455 km)

Dopo la colazione, sempre al Big Texan Steak Ranch, lasciamo Amarillo verso est. Sono le 09:00 e 21o. A Conway visitiamo velocemente il Beegle Ranch, una parodia del Cadillac Ranch. Un buontempone ha piantato in terra 5 VW-Käfer. Nelle vicinanze di Groom visitiamo la Cross of Our Lord Jesus Christ, un’impressionante installazione religiosa con una croce alta 60 m rivestita in metallo, una chiesa e una rappresentazione della Via Crucis con statue in bronzo in grandezza naturale. Passiamo tra infiniti campi di cotone, dove vediamo tra l’altro anche la famosa torre dell’acqua pendente Britten. Intercaliamo regolarmente dei tratti sulla storica Route 66 con la moderna I-40 TX. E’ mezzogiorno quando passiamo il confine dal Texas all’Oklahoma. Passiamo da diverse cittadine che hanno già vissuto tempi migliori: Mc Lean, Texola, Erick, Sayre. Sembra di essere tra le quinte del film Cars, che mostra come ridenti villaggi di campagna siano praticamente morti dopo la costruzione della Interstate. Ad Elk City visitiamo il Museum Complex, che si compone del National Route 66 Museum, del National Transportation Museum, dell’Old Town Museum, del Farm & Ranch Museum e infine del Blacksmith (maniscalco) Museum. A Clinton mangiamo un’insalata in un Fast Food. Sono le 15:00 passate quando ripartiamo sulla I-40 OK verso Oklahoma City. Ancora in periferia abbiamo prenotato all’Hotel Governors Suites, con una camera immensa ed un rapporto qualità-prezzo eccellente. Sono le 17:00 quando decidiamo di riposare un’oretta prima di andare in città per la serata. In centro, con grandi difficoltà a seguito di un non ben definito evento sportivo, troviamo un parcheggio. Passeggiamo quindi lungo i canali del Bricktown Entertainment District, un vecchio quartiere di fabbriche ora riqualificato a zona turistica, con ristoranti, bar con musica e locali di divertimento. Per cena mangiamo delle deliziose costine di manzo affumicate all’Earls Rib Palace. Ci spostiamo a piedi quindi al Business District, vedendo il Cox Convention Center, il Myriad Park e il Devon Tower, l’unico grattacielo imponente della città. Prima di rincasare beviamo un drink nel Captain Norm’s Dockside Bar all’aperto, dove una band suona (strimpella?!) della musica country-rock.

Domenica 19 ottobre 2014, Oklahoma City OK – Carthage MO (444 km)

Dopo colazione all’hotel e un collegamento skype con casa, ci portiamo di nuovo in centro Oklahoma City. Come dall’inizio della nostra vacanza è sempre ancora soleggiato e relativamente caldo con 20o. Visitiamo l’Oklahoma City National Memorial, dedicato alle 168 vittime, fra le quali 19 bambini, che sono morte il 19 aprile 1995 nel Murrah Building a seguito di un attentato dinamitardo terroristico. Passando davanti allo State Capitol, lasciamo questa città di 540’000 abitanti in direzione est sulla Route 66. Ad Arcadia facciamo uno stop ad un distributore di benzina, caratterizzato da una bottiglia di gazzosa altra 20 metri e da una scelta di oltre 500 sorta di bibite gassate, qui chiamate Pops. Poco lontano visitiamo il famoso Round Barn, un fienile tutto rotondo con un diametro di 18 m, in legno rosso fiammante, costruito nel 1898 e che oggi ospita un’esposizione sulla Route 66 nell’Oklahoma. A poche miglia ci fermiamo anche a Chandler per visitare l’Interpretive Center, sempre dedicato alla Mother Road. Proseguiamo sulla I-44 OK, bypassando Tulsa, fino a Catoosa per scattare alcune foto alla Blue Whale, un’immensa balena blu in un parco acquatico abbandonato. Passando dai Twin Bridge arriviamo a Foyil con una strana collezione di immensi totem colorati, costruiti però in cemento e un po’ kitch. Proseguiamo per Vinita, seconda città più vecchia dell’Oklahoma, in perfetto stile western. Sulla I-40 OK c’è anche il terzo McDonald’s più vasto al mondo, dopo Mosca e Pechino. Dalla I-40 OK prendiamo alcune uscite sulla Route 66 per visitare paesini interessanti menzionati nella nostra guida, spesso caratterizzati da edifici “storici”, come il Coleman Theatre a Miami OK, o da vecchie pompe di benzina, come la bellissima Conoco a Commerce. Alle 17:00 passiamo il confine di stato tra Oklahoma e Kansas. L’estate indiana, con i suoi magnifici colori, è alle sue espressioni migliori. Degni di nota in Kansas sono il distributore della Phillips a Baxter Springs e il Rainbow Curve Bridge. A Galena, presso il distributore Kan-0-Tex, fotografiamo anche il carro attrezzi, che è stato l’ispiratore per Hook-Cricchetto, nel film della Disney Cars. Dopo soli 13 miglia in Kansas, entriamo nel Missouri. Passando da Joplin, arriviamo a Carthage, 14’000 abitanti, verso le 19:00, dove ci fermiamo al primo motel che incontriamo. Dopo una cena al buffet all-you-can-eat del Sirloin Stockade Restaurant, rientriamo al nostro Econo Lodge a dormire.

Lunedì 20 ottobre 2014, Carthage MO – Pacific MO (452 km)

Questa mattina per la prima volta il cielo è leggermente coperto. Seguiamo la Route 66 attraversando amene campagne con allevamenti bovini ed equini, con degli obbligati foto-stop a delle vecchie pompe di benzina restaurate con tanta passione. A Halltown ci fermiamo al vecchio distributore Sinclair Gay Parina e conversiamo con Gary Turner, l’anziano proprietario che ci racconta diversi aneddoti sui turisti della Route 66. Bypassiamo la città di Springfield MO, 160’000 abitanti, che secondo la guida non offre niente d’interessante ai turisti. Sulla Route 66 a Phillipsburg ci fermiamo velocemente alla Candy Factory, immenso negozio di dolciumi e al World Largest Gift Store. Il tempo si è rimesso al bello e il termometro segna 23o. A St. Robert pranziamo al Route 66 Diner, edificio in metallo lucido stile anni ’50-’60. Sembra di essere nel ristorante da Arnold’s, con Fonzie e Richie Cannigham nella serie televisiva Happy Days. A Rolla la guida ci consiglia di vedere il Totem Pole-Trading Post e il distributore benzina datato 1933. A Cuba ci fermiamo per vedere i 12 interessanti Murals, il Wagon Wheel Motel e il distributore Phillips 66. Inoltre quasi per caso scopriamo l’impressionante collezione di un privato, che nel suo giardino ha raccolto tantissime vecchie pompe e insegne di benzina. A Stanton ci sarebbero le famose Meramec Caverns, ma sono già chiuse. Il tragitto di questa giornata si snoda fra prati, campi e spettacolari foreste con alberi di foglia dai mille colori autunnali. Arriviamo a Pacific e troviamo subito l’hotel Comfort Inn dove alloggeremo per la notte. Più tardi andiamo a mangiare una squisita pizza alla Pizzeria D’Angelo’s.

Martedì 21 ottobre 2014, Pacific MO – Springfield IL (266 km)

Dopo colazione all’albergo, lasciamo Pacific per arrivare già in mattinata alla città di St. Louis, 320’000 abitanti. Con l’area metropolitana si arriva però a quasi 2’700’000 abitanti. Già da lontano si vede il famoso Gateway Arch che rappresenta una porta d’apertura della vecchia America verso il lontano West. Siamo un po’ preoccupati, perché tanti ci avevano descritto St. Louis come una città con una forte criminalità. Inoltre i disordini a sfondo razziale di poche settimane fa nei sobborghi della città non preannunciavano niente di buono. Per nostra fortuna invece la visita si è rivelata senza alcun intoppo e molto interessante. Parcheggiamo in centro e ci rechiamo subito al parco del Gateway Arch. Dato che mia moglie soffre di vertigini, salgo da solo fino in cima con delle cabinovie da 5 persone l’una, che scorrono all’interno di questa struttura. A 192 metri d’altezza la vista spazia su tutta la città, le campagne attorno, il grande fiume Mississippi, e il suo affluente Missouri. Ricongiunti alla base dell’arco, visitiamo assieme il museo annesso e vediamo un interessantissimo film sulla spedizione Lewis & Clark del 1804-1806, che ha contribuito a scoprire le meraviglie naturali, la fauna, la flora e a cartografare i passaggi a nord-ovest degli Stati Uniti fino all’Oceano Pacifico. Camminiamo quindi nei parchi lungo il Mississippi, ammirando gli stupendi colori dell’estate indiana che si specchiano nel metallo del Gateway Arch. Vicino all’Old Courthouse pranziamo in un delizioso ristorante. A metà pomeriggio lasciamo St. Louis, sul ponte che attraversa il grande fiume e ci porta direttamente in Illinois, l’ultimo stato del nostro viaggio. Percorrendo vecchi tratti della Route 66, parzialmente pavimentati anche con mattonelle, arriviamo in serata a Springfield IL, dove abbiamo prenotato allo storico Motel Route 66. Non senza difficoltà troviamo infine un posto per cenare ad un buffet all-you-can-eat. Prima di dormire ci prendiamo ancora un drink al bar-saloon del Motel.

Mercoledì 22 ottobre 2014, Springfield IL – Chicago IL (349 km)

Chi dice Springfield IL, dice Abraham Lincoln. Qui lo statista ha vissuto gran parte della sua vita, prima di essere chiamato a Washington. Egli ha anche contribuito al fatto che Springfield diventasse la capitale dell’Illinois, a scapito dell’immensa città Chicago. Splendida giornata soleggiata autunnale, ma freddina con 14o. Per colazione prendiamo un tortino e un caffè in centro. Facciamo quindi una passeggiata, vedendo il Capitol Complex, l’Illinois State Capitol e l’Old State Capitol, con la zona pedonale, i palazzi antichi e lo storico studio legale dove Lincoln lavorava. Ci portiamo quindi all’Abraham Lincoln Home National Historic Side. Accompagnati da un ranger (siamo in un parco statale) visitiamo la casa dove Abe (per gli amici) visse dal 1841 al 1861, prima di diventare il 16esimo Presidente degli USA, e dove i suoi famigliari tornarono dopo il suo omicidio nel 1865. E’ mezzogiorno passato quando lasciamo Springfield IL.

Proseguiamo alternando la I-55 IL e la Route 66. A Mac Lean mangiamo il pranzo in un diner frequentato soprattutto da camionisti. Vicino a Bloomington passeggiamo per il Sugar Grove Nature Center, una fattoria dove producono il famoso sciroppo d’acero. A Pontiac visitiamo l’interessante Museum Route 66, fondato da uno che ha percorso la Mother Road con un vecchio camper ed un vecchio school-bus per innumerevoli anni. In città ci sono anche tanti interessanti dipinti murales, nonché una collezione di strane macchinine colorate distribuite lungo i marciapiedi. Ci avviciniamo sempre di più a Chicago, passando da Dwight, Braindwood, con il famoso Polk-a-Dot Drive-In-Restaurant con le stelle della pop music e del cinema, e Wilmington con il Launching Pad e la figura imponente del Gemini Giant. Sono le 17:00 e 14o e stiamo percorrendo gli ultimi km della Route 66. Siamo in zona Chicago e con un po’ di difficoltà causa il traffico e uno interpretazione errata delle indicazioni stradali, arriviamo all’aeroporto Midland, dove restituiamo la nostra vettura all’agenzia National, con 2’702 miglia o 4’348 km in più dalla partenza all’aeroporto di Los Angeles. Con uno shuttle ci portiamo all’aeroporto, per proseguire in metropolitana, fino a raggiungere il centro di Chicago. Camminiamo per alcuni blocchi gli ultimi 500 m che ci portano all’Hotel Millennium Knickerbocker, al 163 East di Walton Place. Tramite Internet abbiamo trovato questo albergo di 4 stelle ad un prezzo molto interessante. Stanchi dal viaggio e decidiamo di rimanere in camera e andare a dormire presto.

Giovedì 23 ottobre 2014, Chicago IL

La giornata odierna è dedicata alla Windy City. Ci rechiamo subito ai piedi del grattacielo Hanckock Tower, dove acquistiamo i biglietti del bus scoperto Hop-on-hop-off, un classico quando visitiamo una grande città. Ben imbacuccati, visto la temperatura di 7o, partiamo in questo dedalo di grattacieli. Dopo aver passato tra diversi quartieri e sentito tante spiegazioni su questa città da una skyline bellissima, scendiamo dal bus vicino al Field Museum, per camminare verso il centro attraversando l’immenso parco tra il lago Michigan e il Business District. Qui vediamo anche le Buckingham Fountains, che sono le fontane più grandi al mondo, oggi purtroppo però spente. Pranziamo in un ristorantino in una Court di un grattacielo in centro. Al Millennium Park ci soffermiamo a lungo attorno al Cloud Gate, un’immensa scultura a forma di grande fagiolo in metallo, nel quale si rispecchia tutta la skyline della città e i magnifici colori degli alberi autunnali del parco. Percorriamo un tratto anche con la metropolitana sopraelevata, resa famosa da diversi film, come tra l’altro i Blues Brothers. Continuiamo quindi il nostro giro in bus, passando tra l’altro anche dal bellissimo grattacielo Aqua Tower, le cui facciate rappresentano una spiaggia con delle impronte umane. In serata ritorniamo al nostro hotel per una doccia riscaldante e un pisolino, per poi uscire a cena al ristorante italiano Carmines. La cena era molto buona, ma la fattura risulta la più salata di tutto il viaggio. Durante la cena si scatena un forte, ma corto temporale, così che dopo 2 settimane in USA per la prima volta il tempo si è messo al brutto. In generale abbiamo avuto grande fortuna con la meteo, anche pensando che due giorni dopo che siamo ritornati a casa, il maltempo ha flagellato la zona di Chicago, interrompendo diverse strade e allagando tanti edifici.

Venerdì 24 ottobre 2014, Chicago IL – volo

Con il biglietto del bus ancora valido ci trasferiamo fino in zona Willis Tower. Qui ci rechiamo a piedi fino al ristorante Lou Mitchell’s per la colazione. Questo ristorante è un’istituzione per chi viaggia sulla Route 66 e da anni serve le migliori e più sostanziose colazioni in zona. Poco lontano visitiamo quindi la Union Station, famosa anche per alcune epiche scene del film Gli intoccabili. Achille si reca quindi in cima alla Willis Tower (ex-Sears Tower), che al momento della sua costruzione nel 1973 e fino al 1998 è stato l’edificio più alto al mondo. La vista dall’alto è impagabile, anche se un po’ di foschia offusca il panorama e la ressa dei turisti è grande. Tornato a terra ci rechiamo in centro dove facciamo un po’ di acquisti di vestiti presso Macy’s. Una visita al negozio della squadra di hockey su ghiaccio dei Chicago Blackhawks è d’obbligo, per acquistare dei souvenir per i figli, praticante rispettivamente tifoso di questo sport. Facciamo quindi ritorno a piedi al nostro albergo, dove prendiamo le valigie e in taxi ci trasferiamo all’aeroporto internazionale O’Hare. Dopo il check-in e alcuni acquisti di souvenir per i nostri cari al duty-free, alle 17:25 decolliamo alla volta dell’Oceano Atlantico.

Sabato 25 ottobre 2014, volo – casa

Dopo meno di 7 ore di volo, la mattina presto atterriamo a Londra, dove rimaniamo due orette, prima di proseguire alle 09:00 alla volta di Milano-Linate. Tutto si svolge quasi senza intoppi, a parte il fatto che quando arriviamo al parcheggio la batteria della nostra automobile è come sempre scarica. Il gentile collaboratore del parcheggio ci aiuta però a far ripartire la vettura. Verso mezzogiorno siamo già in autostrada verso la Valtellina. Una pizza a Morbegno per pranzo e quindi verso le 16:00 arriviamo a casa, accolti a braccia aperte dai nostri cari.



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