CASERTA, LAGO TRASIMENO, PERUGIA, ASSISI e altri
Quando usiamo la macchina per viaggiare, soprattutto in Italia, io mi scoraggio (nonostante la “Reggio Calabria-Normandia” in macchina di due estati fa; questo racconto e altri su www.Turistipercaso.It ).
Partenza da Catanzaro h 19 destinazione Lago Trasimeno Alloggeremo all’hotel “Torricella” di cui parleremo appresso. Alle 23 circa ci fermiamo a Caserta, Hotel Aurelio *** via Appia, 42 – Casapulla – CE, trovato su www.Bookingonline.Com. 68 € la camera per 2, compresa colazione, un prezzo di 4 € inferiore a quanto offerto su www.Venere.Com e altri siti. Visti i diversi prezzi telefoniamo, ottenendo così la conferma del prezzo più basso. L’hotel si raggiunge facilmente:è a poche centinaia di metri dall’uscita dell’autostrada Caserta Nord.
Ceniamo presso il ristorante-pizzeria “O’ caprettaro”, consigliatoci dal portiere dell’hotel, il quale gentilmente telefona per accertarsi se fosse ancora aperto. Si trova sulla stessa via Appia, dall’altra parte del marciapiede rispetto all’hotel, a circa 300 mt. Dato l’orario abbiamo consumato pizza e birra (per una media di 9 € a testa); ho avuto l’impressione che la cucina sarebbe stata gradevole.
La mattina seguente andiamo a visitare la Reggia di Caserta. (6 € l’ingresso) Rispetto a quella di Versailles, che abbiamo visitato alcuni anni addietro, questa, secondo noi, è stata realizzata con maggior gusto. Insomma, si a sontuosità e opulenza come la quasi gemella francese, ma con uno splendido tocco italiano.
Tocco che, però, ritroviamo anche nel parco… troppo trascurato… Già meglio, invece, lo stupendo giardino inglese. Vista la bellissima giornata siamo andati (e tornati) a piedi fino in fondo alla cascata che alimenta le grandi fontane e vasche. Tra andata e ritorno fanno 7 km, fra cocchieri e pullman che vanno su e giù per portare i visitatori. Il pullman costa 1 €; la tariffa per il cocchio è di 10 € a persona (anche se a noi il cocchiere ha proposto uno sconto – 15 € per entrambi). E’ disponibile anche un servizio di noleggio biciclette, ma non conosciamo i prezzi. Vista la Reggia pensavamo di rimetterci in viaggio per l’Umbria, ma sentendo uno strano rumore provenire dalla macchina cerchiamo un’autofficina. Proprio nel centro di Caserta troviamo l’officina del Sig. Ciro Natale (Via Roma, 133 Caserta – tel. 0823/320445): gentile e simpatico, come i suoi collaboratori. Ci ha sostituito le pasticche dei freni anteriori, ha controllato i livelli dei liquidi e ha sistemato un piccolo difetto dell’impianto elettrico per 80€. Onesto e velocissimo. All’altezza di Roma inizia il traffico delle vacanze pasquali, ma nella direzione opposta alla nostra: noi siamo in controtendenza… il vantaggio di vivere al sud… Verso sera arriviamo nei pressi di Assisi in un’ambientazione molto suggestiva: oltre al paesaggio è il venerdì santo. Tutti quei luoghi illuminati sembrano fermi mille anni addietro e sono diversamente godibili a seconda se si è pellegrini, turisti o viaggiatori.
L’enorme ricchezza di storia, di arte, di natura e di spiritualità ci ha semplicemente stordito.
Dalla statale, la chiesa di Santa Maria degli Angeli ci appare con la sua enorme “cupola bella del Vignola”, illuminata e decidiamo di fermaci. Chiamiamo prima in albergo e ci viene detto che l’hotel chiude a mezzanotte, orario entro il quale fare necessariamente il check.In. Entriamo nella chiesa dove fervono i preparativi per la Via Crucis; pertanto, abbiamo potuto visitare solo la Chiesa e la Porziuncola (X-XI sec), cioè la chiesetta nella chiesa.
In un’altra occasione ho visitato meglio questa chiesa e i luoghi annessi. Sulla destra della Porziuncola si trova la cappella del Transito, dove è morto San Francesco. Inizialmente, la Porziuncola era una cappella, d’antica costruzione, circondata da una piccola porzione di bosco (da qui forse il nome) appartenente ai Benedettini del Monastero di S. Benedetto del Monte Subasio. Rimasta per lungo tempo in abbandono, fu restaurata da Francesco che l’ebbe così in affitto dall’abate Teobaldo. Dalla Basilica si accede al “roseto”, attraverso un cortile costruito nel 1882. Sono i luoghi che ricoprono lo spazio della primitiva “selva” e che sono legati alla vita quotidiana di San Francesco e dei Frati: preghiera, dialogo, amore per le creature, penitenza. All’inizio vi è una statua di San Francesco con le tortorelle. Al centro del roseto un monumento in bronzo di Vincenzo Rosignoli (1916) con San Francesco e la Pecorella. Alla base della statua alcune scene del Cantico delle Creature. Attorno le “rose senza spine”.
All’esterno, dalla parte sinistra della Basilica, si trova una lunga fontana, detta delle 26 cannelle, fatta costruire dalla famiglia dei Medici nel 1610 che intendeva portare sollievo alle folle che il 2 Agosto si recavano a S.Maria degli Angeli per lucrare il “Perdono di Assisi”. Sulla fontana sono ancora visibili gli stemmi della nobile famiglia fiorentina (sei palle in uno scudo). Ripartiamo per il Lago Trasimeno, promettendoci che saremmo ritornati nei giorni appresso, ma non sarà così.
Arriviamo in albergo.
L’hotel Torricella a Torricella di Magione, trovato su www.Bellaumbria.Net, sito nel quale non c’era il link attivo; quindi altra ricerca su Google e arriviamo a www.Hoteltorricella.Com. Cercavamo un posto un po’ fuori dai centri e tranquillo e l’ambientazione del lago, vista dal sito, ci è piaciuta. La vita di lago non è proprio il nostro genere, ma la consigliamo a chi, come noi questa volta, vuole favorire al mattino un risveglio lento, che riconcili con il mondo: calma, il cinguettio degli uccelli, niente auto e rumori. Ci accoglie Annalisa, la gentilissima nipote del titolare, contattata per e-mail e per telefono.
Il costo, così come proposto sul sito, è di 29 € a persona, pernottamento e colazione. (Si può scegliere anche solo il pernottamento a 25 €/pax o la ½ pensione o pensione completa. Tutti i prezzi sono sul sito. La colazione è servita al tavolo.) L’hotel è nuovo, pulito e accogliente. La nostra camera è gradevole, spaziosa, luminosissima, con vista sul lago. Tutte le camere hanno il bagno privato.Visto che l’hotel chiude a mezzanotte, Annalisa ci dice che ci verrà consegnata una chiave per aprire il cancello, così non avremo problemi d’orario.
E a quell’ora dove cenare? Il ristorante dell’hotel era già chiuso (chiude alle 21) e Annalisa ci indica un paese a 5 km, Passignano. Approdiamo al ristorante “I Vecchi Tempi” (tel. 075.828095 chiuso il mercoledì) dove cominciamo a fare la gustosa conoscenza con la cucina umbra. Consumiamo un menù tipico con prodotti anche di lago, come ad esempio gli umbricelli in salsa Trasimeno, con filetti di pesce persico, secondo di pesce di lago, contorni, vino bianco locale, torta con mandorle e pinoli, buonissima, totale per due pax 51 €. Il locale propone anche cucina di mare.
E finalmente si dorme.
Il Lago non l’abbiamo frequentato se non la mattina, dopo colazione, per una rilassante passeggiata; abbiamo potuto apprezzare le diversità di colori, soprattutto del verde. Il Trasimeno è il quarto lago d’Italia per grandezza ed è un paradiso per gli appassionati di botanica e avifauna. Sulle tre isole che vi affiorano (Maggiore, Minore e Polvese) sostano quasi tutte le specie di anatre selvatiche; ma anche il cormorano, il nibbio, il falco pescatore. Le acque sono popolate da molte specie autoctone di pesci.
Dopo colazione si va a PERUGIA. Ci è piaciuta molto, piena di storia e piena di vita. Salendo dal parcheggio, ai piedi della Rocca Paolina e, procedendo verso destra, arriviamo davanti la chiesa dedicata a S.Ercolano (XIV sec. Con aggiunte di epoca barocca, ad esempio la doppia scalinata esterna). Considerato dai credenti un martire della fede e da tutti difensore dell’indipendenza della città per aver resistito, con vari stratagemmi, ai Goti di Totila. (Per dimostrare la possibilità di sopravvivenza della cittadinanza faceva buttar fuori dalle mura vitello ingrassato). Ma Totila, nel 554, riesce a penetrare nella città e il primo ad essere decapitato è proprio il vescovo Ercolano. Nella chiesa l’altare maggiore è un sarcofago romano del IV sec.D.C. Con bassorilievi; all’interno si trovano affreschi e anche una scultura in bronzo, posta su un masso proveniente dal Monte Grappa, a ricordo dei caduti in guerra.
Uscendo, a sinistra, seguiamo per una scalinata e giungiamo in piazza Matteotti, a destra passiamo da Porta Sole (ex fortezza eretta sul punto più alto della città, nel XIV sec., su ordine di Papa Innocenzo VI, progettata dal Gattapone, a simbolo del dominio papale; distrutta tre anni dopo a furor di popolo), dalla quale si gode una splendida vista a 230° a tramontana sulla parte orientale della città e verso gli Appennini.
Saliamo da piazza Matteotti su per una strada e siamo sul corso Vannucci. In Piazza IV Novembre troviamo la Fontana Maggiore e La Cattedrale.
Visitiamo la Galleria Nazionale dell’Umbria, sita al terzo piano del Palazzo dei Priori, esempio di edilizia civile gotica. Ingresso 6,50 €. Il palazzo è anche la sede del consiglio Comunale. http://www.Comune.Perugia.It/canale.Asp?id=2907 La collezione della Galleria comprende capolavori del Maestro di San Francesco, di Arnolfo di Cambio, di Nicola e Giovanni Pisano, di Duccio di Buoninsegna, di Gentile da Fabriano, di Beato Angelico, di Benozzo Gozzoli, di Piero della Francesca, di Agostino di Duccio, di Francesco di Giorgio Martini, dipinti di Pietro Vannucci, detto il Perugino, di Pintoricchio, Orazio Gentileschi, di Pietro da Cortona, di Valentin de Boulogne, di Sebastiano Conca, di Pierre Subleyras, di Jean Baptiste Wicar.
Avevamo pensato di non seguire guide di nessun tipo, di andare un po’ alla giornata. Infatti, appena giunti alla biglietteria della Galleria, la guida verde dell’Umbria del TCI mi viene sotto gli occhi e zac! Presa. (24 €).
Pranziamo con patate intere al forno e un piatto simil-messicano in un locale in piazza Matteotti, il “Santa Fe’”. Storditi per la musica, per il sole e per aver pagato troppo (29,70 €), decidiamo di andare per altri lidi. Proseguendo per tutto il corso Vannucci arriviamo in Piazza Italia e sotto il porticato laterale del Palazzo del Governo usiamo le scale mobili per visitare la “città sepolta” cioè la Via Bagliona. E’ il quartiere medievale appartenuto alla famiglia Baglioni, che nel 1400 ha fortemente condizionato questa città. Si riconoscono vie, cortili, piazze, botteghe, la duecentesca casa di Gentile Baglioni con la torre intatta e l’isolato di Ridolfo e Braccio Baglioni.
Il quartiere fu coperto dopo il 1540, per volere del Papa Paolo III Farnese, dalla Rocca Paolina, a simbolo del riconquistato dominio della Chiesa. La Rocca venne poi distrutta dopo l’unità d’Italia.
Il suggestivo percorso, fornito di scale mobili, è una quotidianità per i perugini, che evitano in pochi minuti il traffico e 50 metri di dislivello del terreno. In questi giorni c’era allestita una mostra-concorso per gli allievi degli istituti d’arte dell’Italia centrale: “La figura dell’Angelo nell’era della comunicazione”.
Da visitare: Porta Marzia (nel bastione est della Rocca), il Collegio del Cambio e il Collegio della Mercanzia (tutt’e due a Palazzo die Priori). A 5 km da Perugia, percorrendo la SS75 in direzione di Ponte S. Giovanni, immediatamente prima di un passaggio a livello, sulla sinistra si scorge un delizioso edificio ottocentesco decorato con uno stile che ricorda le urne etrusche. Protegge l’ingresso all’Ipogeo, sepolcro di maggior rilievo (del II sec. A.C.) all’interno della vasta zona della Necropoli del Palazzone con 38 tombe scavate nella roccia. All’ipogeo si accede attraverso ripidi scalini, lo stipite della porta in travertino reca l’iscrizione, in tre righe verticali, relativa alla costruzione del sepolcro di proprietà della famiglia dei Volumni (Velimna).
Nel tardo pomeriggio andiamo a Spello. Carina, come tutte del resto. Conosciuta per “L’infiorata” del Corpus Domini (che sarà dal 9 al 10 giugno prossimi) http://www.Bellaumbria.Net/Spello/evento.Htm?ev=450089104. Abbiamo visitato il borgo, le mura augustee, la Porta di Venere affiancata da due torri romaniche con le basi a dodici lati. “Consapevolmente” entriamo nell’enoteca “Hispellum” attratti dai richiami del formaggio di fossa e della caciotta ai tartufi che facevano bella mostra di se dalla vetrina Proseguiamo per Foligno, nota per l’arte tipografica (da questi torchi tipografici è stata stampata la prima edizione della Divina Commedia, nel 1472) e per la Giostra della Quintana (si gioca la seconda e la terza domenica di settembre).
Facciamo un giro per le vie e poi ci fermiamo a cenare presso un ristorante-pizzeria “La nuova Tartuga” via Corso Nuovo, 19; una buona pizza al tartufo e bruschette anch’esse al tartufo (più birra e acqua € 26,50).
Torniamo a Torricella.
Domenica di Pasqua ad Assisi.
Prima tappa Rivotorto, anche perché l’uscita Assisi era impraticabile per il traffico. Rivotorto è una frazione di Assisi, a 3 km. Qui si sono svolti parecchi episodi della vita di San Francesco. Il padre di San Francesco era ricco e Francesco, quando decise di abbracciare la povertà, andò a dimorare nel “tugurio”, un basso edificio di pietra, con locali angusti, coperto da frasche, i cui resti sono all’interno della chiesa di Rivotorto.
Proseguiamo verso Assisi, lasciamo l’auto nei parcheggi (gratuiti) e saliamo alla Basilica di S.Francesco Scopriamo che è chiusa, per “motivi di sicurezza” dalle 13 alle 14,30 quindi nel frattempo visitiamo il resto. Seguendo la strada a destra, di fronte l’ingresso della Basilica superiore, si giunge a Santa Maria sopra Minerva. Un tempio con facciata a sei colonne del I sec a.C. In origine, pare, dedicato ad Ercole. Nel piazzale sottostante è identificato il foro della città. L’accesso era garantito da due scalette simmetriche aperte nel muro di sostegno del tempio. In un’altra visita, anni fa con mia madre, ho visitato questo foro. Questa volta era chiuso.
Sotto l’abside della chiesa di S.Maria sono conservati i resti di una ricca domus romana. Scavi dell’800 e della metà del ‘900 hanno portato alla luce tre ambienti comunicanti, due dei quali con pavimento originario in mosaico e resti della decorazione parietale.
In uno dei locali accanto S. Maria sopra Minerva, pranziamo con torta al testo e per dessert: rocciata d’Assisi (compreso da bere totale di circa 20 €; un triangolo di torta € 3,50). La torta al testo è tipica della tradizione perugina; è una schiacciata di farina, acqua, olio di oliva, un pizzico di sale e, se la si vuole far alzare un po’, una punta di bicarbonato o di lievito di birra. La torta deve il suo nome al “testo”, la pietra piatta refrattaria resa rovente dal fuoco ed utilizzata in origine per la sua cottura. La rocciata d’Assisi è un dolce di mele, uvetta, noci e pinoli e prende il nome dalla forma: la parola “roccia” in dialetto locale, significa “tonda”. Proseguendo si giunge alla Chiesa di S. Chiara, nella cui cripta sono custodite le spoglie della santa, e al Duomo dedicato a San Rufino la cui facciata è “un capolavoro del romanico umbro”.
Saremmo voluti arrivare a Eremo delle Carceri, (“Carceri” perché Francesco e i compagni si ”carceravano” per pregare) ma non è stato possibile. Situato a 791 mt di altitudine, alle pendici del colle S. Rufino è immerso in una selva di lecci e di querce; nel ‘400 San Bernardino da Siena costruì il convento. Nei pressi ci sono grotte naturali, frequentate, in epoca paleocristiana, da eremiti. Da chi lo conosce, questo posto è descritto come un angolo molto suggestivo, dove la tranquillità si unisce alla bellezza della natura: peccato, sarà per la prossima visita.
Basilica di San Francesco – E’ composta da due basiliche, quella superiore e quella inferiore nella cui cripta sono custodite le spoglie del santo e dei beati frati Angelo, Leone, Masseo e Rufino e la beata Jacopa dei Settesoli, nobildonna che seguì la regola francescana (chiamata da S. Francesco “frate Jacopa”).
Non so cosa dire delle decorazioni delle due chiese… E’ un bombardamento artistico senza pari: Giotto e i suoi allievi, Cimabue e maestranze varie, l’esterno è lavorato al pari di un merletto.
Per chi non è addetto ai lavori, una guida consente di apprezzare meglio tutto quel tesoro. All’ingresso viene consegnata una scheda, da restituire all’uscita che, seppure sommariamente, ne descrive i tesori contenuti.
All’interno i frati, continuamente, invitano al silenzio e a non fare foto o riprese, nonostante gli avvisi scritti fuori.
Invece c’è un discreto rumore e i flash sparano con frequenza. Chissà perché in altri posti, soprattutto all’estero, un divieto è tranquillamente rispettato.
Per l’immane bellezza, nonostante le tracce del terremoto del 1997, siamo usciti ubriachi, io per la seconda volta.
Siamo quasi a sera. Riprendiamo la macchina e scendiamo verso S. Maria degli Angeli fra la confusione per la festa di Pasqua. Impossibile parcheggiare. Meglio, anche perché camminare ancora sarebbe stata un’impresa.
Cominciamo a pensare alla cena. Ci avevano indicato un ristorante di Perugia, “Dal Mi Cocco” (C.So Garibaldi, 12 tel 0775732511 – chiuso il lunedì) per un pranzo tipico umbro. Era anche indicato sulla nostra guida TCI e telefoniamo, ma era al completo. Che delusione! Ci avviamo verso il lago e giungiamo in un ristorante-pizzeria molto, molto rustico: “Il Faliero” conosciuto anche come “da Maria”. Si trova all’uscita “Magione” dalla statale, in direzione Chiusi (per noi che arrivavamo da Perugia), si passa una frazione, Dirindello, poi avanti per altri 5 km circa. La strada era buia e affatto trafficata e stavamo per tornare verso Passignano quando scorgiamo le luci del locale.
Era affollatissimo. Si entra, si prende un numero (stile supermercato) si attende un po’ e poi si chiede al banco. Ci sono primi, secondi, contorni, formaggi, salumi, pizza e, dicono, la migliore torta al testo dei dintorni. Si ritira il vassoio che viene preparato e si va al tavolo.
Le porzioni sono abbondantissime…Anche l’olio… Abbiamo chiesto: tortellini funghi e tartufo, umbricelli (sorta di spaghettoni) al ragù, uno stinco di maiale al forno, (in verità gustosissimo), filetti croccanti di pesce persico, verdure in pastella, dei finocchi lessi dove l’olio ha fatto dimenticare la lessatura, perciò saporiti, una birra, dell’acqua, totale 32€. Circa un quarto di quanto sopra non l’abbiamo consumato. E’ una cucina per chi ama i gusti forti e non ha problemi di linea.
Pasquetta a Todi, Bomarzo, Marmore e Spoleto.
Una giornata itinerante (sai che novità!) ma divertente.
Todi dichiarata la più vivibile città del mondo affascina per la tranquillità e la sua medievale bellezza, circondata da tre tipi di mura: etrusche, romane e medievali. Bellissimi Piazza del Popolo, i Palazzi pubblici, il Duomo, la chiesa di S. Fortunato dalla facciata incompiuta della metà del 1400, con la sua scalinata e il portale a sesto acuto ornato di sculture. L’interno, che ci è piaciuto molto, è a tre navate con volte a crociera. Nella cripta sono custodite le spoglie di frate Jacopone da Todi (l’autore di Laude e di varie invettive contro l’odiato Papa Bonifacio VIII, per le quali finì in carcere fino alla morte del Pontefice).
Parco dei Mostri di Bomarzo (VT) tel 0761.924029; aperto dalle 8 al tramonto.
Qualche tempo fa avevo visto, su riviste di moda e di arredamento, l’ambientazione di alcuni servizi giornalistici e mi incuriosivano certe sculture in pietra, gigantesche. Scopro che si trattava del Parco dei mostri di Bomarzo (Viterbo). Frequentatissimo il giorno di Pasquetta – un po’ caro il biglietto d’ingresso: 9 €.
Nel ‘500 il principe-architetto Pier Francesco Orsini, detto il Vicino, per lenire il dolore della perdita della seconda moglie, Giulia Farnese, occupa le sue giornate progettando un parco. Si fa aiutare dall’architetto dei Farnese, Jacopo Barozzi da Vignola (lo stesso della cupola di S. Maria degli Angeli ad Assisi) e realizza questo parco, che viene ultimato nel 1580, alla sua morte. E’ un meraviglioso giardino diviso in piani e terrazze dove sono presenti statue singolari, gigantesche e bizzarre, scolpite in pietra peperino, la pietra usata nella medievale “Città dei Papi”, nella Tuscia. Si torna bambini in un attimo! Soprattutto se si entra nella “casa pendente”, una costruzione a due piani che sembra essere stata “piantata” storta… Siamo entrati e il nostro baricentro ne è andato per i fatti suoi, causando una sorta di euforia, che prendeva tutti!, Troppo, troppo divertente! Il parco è attrezzato con un self service e luoghi di sosta per consumare un picnic. Dalle informazioni raccolte abbiamo saputo che Salvador Dalì vi aveva girato un cortometraggio e che Antoni Gaudì aveva preso lo spunto per i sui lavori a Barcellona… Ecco da dove sono nate, ad esempio, le sedute tondeggianti, le colonne storte e la grande fontana-ramarro di Parc Güell a Barcellona! Nel pomeriggio arriviamo alla Cascata delle Marmore. Ingresso € 4 – Tel 0744.62982. E’ consigliabile telefonare perché gli orari di apertura e di rilascio dell’acqua sono variabili a seconda dei mesi (in genere h 10 – 13 e 16 – 20).
Un raro e meraviglioso spettacolo naturale: tre salti, per più di 165 mt complessivi, del fiume Velino nel fiume Nera.
(il Niagara salta “solo” 52 mt…Ma ha un fronte più largo e una portata d’acqua imponente).
Gli interventi dell’uomo su questo fiume sono stati diversi. Il primo risale a tre secoli prima di Cristo, quando il console romano Manio Curio fece scavare un emissario (nel punto dove ora si trova la cascata principale) per bonificare le paludi del Velino. Alla nostra epoca la deviazione dell’acqua, per far funzionare le centrali idroelettriche, i cui edifici hanno modificato l’ambiente circostante, ha fatto diminuire la portata durante la giornata e ha sminuito il fascino di questo paesaggio. Per raggiungerla abbiamo scelto l’osservazione totale dal Belvedere Inferiore (raggiungibile a 7 km da Terni sulla strada statale Valnerina in direzione Visso); da quello Superiore la visione è parziale, ma molto vicina alla gran massa d’acqua. Per percorrere i sentieri, che sono 4, si consiglia un soprabito impermeabile e calzature adeguate: in alcuni punti ci si bagna come se piovesse.
Gli impianti che sono stati realizzati per incanalare le acque sono diventate luoghi sportivi e ricreativi: il Lago di Piedilugo ospita il Centro Nautico Nazionale; ad Arrone, sul ponte di Rosciano si pratica il bungee-jumping; a valle della cascata, a Papigno, c’è un campo di allenamento per il rafting che è anche sede di gare organizzate dalle Federazioni Internazionale e Italiana di canoa-kayak. Una curiosità: a Papigno, nei pressi dell’ex stabilimento elettrochimico, alcuni capannoni sono stati usati da Roberto Benigni per girare gli interni del film “La vita è bella”.
Ci dirigiamo verso Spoleto.
Arriviamo al parcheggio di Piazza Campello, ai piedi della Rocca albornoziana, (1362) ora Museo Nazionale. La Rocca appare in tutta la sua imponenza anche per effetto delle luci e delle ombre. Dall’affaccio ai piedi della Rocca, si può vedere il campanile e il tetto del Duomo.
Nel ‘300 vi furono lotte sanguinose fra i singoli comuni e il papato, che sottomise Assisi, Narni, Orvieto, Spello, Spoleto, Todi e altri centri. Il cardinale Egidio Albornoz, legato pontificio dell’epoca, intervenne ristrutturando sostanzialmente molti spazi urbani, facendo costruire sulla sommità degli abitati, grandi e possenti rocche, segno della fine della libertà comunali e nascita del nuovo potere papale. I cantieri della Rocca di Spoleto furono diretti dal Gattapone (Matteo di Giovannello) Prendiamo la strada a sinistra della Rocca per giungere alla spiazzo che consente di vedere il Ponte delle Torri, forse del XIII – XIV sec, che unisce il colle della Rocca al Monteluco. Alto 76 metri e lungo 230, nove piloni e dieci arcate, è un gigante. Era un acquedotto che doveva convogliare le acque nella parte alta della città e insieme servire da accesso al Monteluco. Probabile che la dicitura “delle Torri” è perché i due piloni più alti sono cavi come torri, con ambienti interni.
Facciamo un salto di secoli e, dopo l’Unificazione d’Italia, Spoleto perde il ruolo di centro amministrativo, con danni economici gravi. Ma la grande rinascita di Spoleto è stata di natura culturale: nel 1947 nasce il teatro Lirico Sperimentale, nel 1951 la costituzione del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medio Evo e, nel 1958, la fondazione del Festival dei Due Mondi, ad opera del Maestro Gian Carlo Menotti, manifestazione che è diventata una delle più prestigiose a livello internazionale e che interessa tutte le arti sceniche e visive. Il M° Gian Carlo è scomparso lo scorso febbraio a Monte Carlo e l’eredità passa al figlio Francis. Il Festival dei Due Mondi 2007 si terrà a Spoleto dal 29 giugno al 15 luglio.
Il fermento culturale si avverte camminando per questa città. Abbiamo visto l’esterno del Duomo, in stile romanico, XII sec., con il portale romanico, il rosone centrale sopra il quale si trova un mosaico in stile bizantino e la grande piazza, uno dei luoghi degli spettacoli del Festival.
L’Anfiteatro romano (II sec.) e l’ambulacro esterno, il Teatro Romano. In via Brignone nr 8, dove abbiamo cenato presso “La Trattoria del Festival” (chiusa il giovedi; indicata anche sulla guida TCI che diceva il venerdi come giorno di chiusura; tel 0743.220993); locale tipico che propone una buona cucina umbra, con fare curato e affatto caro. (Per indicazione in due abbiamo consumato, fra gli altri, un abbondante antipasto misto, due bruschettone al tartufo, una minestra di farro, due primi di cui uno a base di funghi e tartufi, frittata ai tartufi, contorno, acqua e vino locale tipici dolci (torte) per un totale di € 48,50).
Dopo una passeggiata digestiva (come se non ne avessimo fatte abbastanza) rientriamo in hotel.
Domani si torna a casa, contenti di aver ammirato e vissuto una bella parte d’Italia, …Previa sosta con “struscio”, sfogliatella e caffè in via Toledo, o via Roma, a Napoli.
Buoni viaggi.
Loretta e Domenico.