Camargue, Andalusia e altro ancora!
Itinerario dettagliato su cosa vedere, dove dormire e dove mangiare in due settimane on the road tra Spagna e Camargue
Indice dei contenuti
Giorno 1: Verona – Arles (700 km)
Le 8 ore di auto da Verona ad Arles scorrono veloci. L’autostrada è poco trafficata e viaggiare lungo la Côte d’Azur fa sempre piacere. Arriviamo ad Arles che ormai è sera e la cittadina è quasi deserta.
Dove cenare
Bistrot Le Mistral in Place Voltaire. Questo grazioso ed accogliente bistrot si trova in pieno centro, a due passi dall’Arena di Arles. I piatti sono particolari, curati e di ottima qualità. Prezzi buoni e personale gentile e sorridente.
Dove dormire
Best Western Hotel Atrium. Ideale per una notte ad Arles. A due passi dal centro storico e 500 mt dall’arena, è un hotel che profuma di buono appena si entra. La stanza non è molto grande ma il personale è gentile e la colazione ricca e di buona qualità (a parte il caffè ma pensare di trovarlo buono all’estero è un utopia!). Parcheggio privato a pagamento (12€).
Giorno 2, mattina: Arles
Arles con le sue radici romane e il Rodano che la lambisce, conserva intatto tutto il fascino e i colori di un tempo perduto. È fantastico passeggiare lungo le sue stradine, indugiare nei caffè colorati che hanno ispirato tra i più celebri quadri di Van Gogh che qui visse a lungo e passeggiare sul lungo fiume.
Girovagando per il centro potrete scorgere antiche case dalle facciate scrostate, piazzette affollate che si animano con il passare della mattinata e monumenti di pietra bianca che riluccica sotto il tiepido sole invernale.
Cosa vedere in un giorno scarso
- Mercato di Arles
- Cattedrale e chiostro di Saint-Trophime.
- L’antico teatro di Arles
- L’arena romana
- La Fondazione Vincent Van Gogh. In questo museo molto ben tenuto, frutto di una recente ristrutturazione di un palazzo arlesiano, non troverete opere di Van Gogh, però se amate l’arte contemporanea potrete ammirare sculture, quadri e video molto interessanti.
- Le terme di Costantino
- Piazza della Repubblica
Giorno 2, pomeriggio: Girona (Spagna)
Cosa vedere in poche ore:
- Le case pendenti – Cases Penjades. Chi mi segue da un po’ sa quanto io ami i riflessi nell’acqua, a partire dalle pozzanghere fino a confini ben più estesi, quindi non poteva certo sfuggirmi l’immagine iconica di Girona, con le sue colorate case pendenti. Si tratta di costruzioni abitative, dai colori stravaganti, che si riflettono sulla riva dell’Onyar, il fiume che scorre all’interno della città.
- La Ciutat Antiga. Oltre che per le case pendenti ed i suoi ponti, Girona è nota per la sua Ciutat Antiga (Città Vecchia) o Barri Vell (Quartiere Vecchio), e in particolare il quartiere ebraico (El Call) del XIII secolo, considerato uno dei due più importanti e meglio conservati in Spagna. La monumentale cattedrale di Girona, è famosa per la sua navata essendo la più ampia navata gotica del mondo. Si trova in cima a una lunga scalinata di pietra. Giusto quello che serve per sgranchirsi le gambe dopo ore di macchina!
Dopo aver bevuto una birretta in uno dei caratteristici bar della città vecchia, essendo quasi sera, riprendiamo la macchina per dirigerci verso Barcellona dove trascorreremo i prossimi due giorni tra parenti e visita di alcune attrazioni che negli anni non abbiamo ancora avuto l’occasione di vedere.
Giorni 3 e 4: Barcellona
Come dicevo, a Barcellona ci veniamo di tanto in tanto, quindi farò solo una carrellata delle cose assolutamente da vedere, soffermandomi di più su quelle che ci mancavano, come la Sagrada Familia che, per una serie di coincidenze, non abbiamo mai potuto visitare internamente.
Le tappe imperdibili
- La Rambla: la via più famosa di Barcellona che si snoda per un chilometro da Plaza Catalunya fino al mare. Una lingua pedonale affollatissima, con artisti di ogni genere, bancarelle e mediocri/cari bar, ristoranti e tapas bar.
- Mercato la Boqueria: vivace e colorato, questo mercato alimentare si trova circa a metà della Rambla. Ogni chiosco è curato con attenzione maniacale e frutta, pesce fresco, verdure, dolci e spezie creano un mosaico dai colori sgargianti. Fermatevi per una tapas, qui ne vale veramente la pena!
- Barrio Gotico e la Cattedrale: questo quartiere a ridosso della Rambla si presenta come un dedalo di stradine pedonali che all’improvviso si aprono su piazze stupende, come la Piazza della Cattedrale sulla quale si affaccia questo enorme edificio di culto in stile gotico, vanto della città.
- La collina di Montjuic: la si raggiunge con la famosa funivia che parte dal porto o con una moderna telecabina, a piedi o con mezzi pubblici. Oltre ad uno spettacolare panorama, offre attrazioni da non perdere come il Castello, lo Stadio Olimpionico, il Museo nazionale dell’arte catalana e la Font Magica, uno spettacolo di fontane danzanti di luci e colori che illumina le notti di Barcellona.
- Casa Milà e Batllò: perle di Gaudí si trovano lungo il Passeig de Gracia, una delle strade dello shopping più esclusive della città.
- La Barceloneta: é una lingua di terra strappata al mare. Un tempo era considerato il quartiere più degradato della città, essendo abitato prevalentemente da pescatori e marinai. Oggi, dopo i lavori per le Olimpiadi del 1992, é una meta imperdibile, non solo per trascorrere un giorno nella sua spiaggia dotata di tutti i servizi, docce e attrezzi ginnici o per passeggiare sul moderno lungomare, ma anche per addentrarsi nei suoi vicoli strettissimi su cui sorgono case popolari e tipici bar di quartiere.
La Sagrada Famiglia
- Primo consiglio: acquistare il biglietto online con notevole anticipo
- Secondo consiglio: prenotare una visita guidata. Sarebbe un peccato entrare e vagabondare senza una spiegazione che dia un senso a tutta la bellezza che arriva agli occhi.
Ecco 7 curiosità sulla Sagrada Familia da conoscere:
- la Durata: dopo 140 anni di lavori non è stata ancora completata. Si prevede l’ultimazione dell’opera nel 2026, centenario della morte di Gaudi che perse la vita travolto da un tram. Ho grandi dubbi su questo obiettivo ma vedremo!
- il Progetto: Gaudí fu previdente e disegnò un progetto con concetti geometrici semplici e comprensibili, in modo che i suoi successori potessero proseguire facilmente l’opera.
- il Simbolismo: il senso di meraviglia non deriva solo dalla tecnica sublime e peculiare, che rende questo capolavoro in stile Art Nouveau un magnifico esempio del modernismo catalano, ma anche dall’innegabile spiritualità che ha ispirato l’architetto. Il simbolismo della Sagrada Familia può essere decifrato e analizzato come un intenso e mistico poema.
- la Struttura; Le 18 imponenti torri della basilica, rappresentano i 12 apostoli, i quattro evangelisti, la Madonna e Gesù; l’altezza delle torri varia a seconda della gerarchia spirituale di ciascuna figura religiosa. Le tre facciate rappresentano nascita, morte e risurrezione di Gesù, e ciascuna raffigura una moltitudine di simboli mistici e allegorie.
- Il quadrato magico: sulla facciata della Passione si trova un’incisione curiosa. 16 numeri e 310 combinazioni che danno come risultato sempre il numero 33, l’età in cui Gesù venne crocifisso (33 sono anche i gradini del Parc Güell).
- La natura e le luci: Gaudí era affascinato dalla solennità della natura e spesso traeva ispirazione da essa. Tutto ciò che è realizzato all’interno e all’esterno della basilica ricorda il regno animale e vegetale. La Sagrada Familia infatti sembra una foresta piena di simboli mistici e allegorie: le colonne all’interno dell’edificio, per esempio, si stagliano come rami nel cielo fino ad avvolgere il soffitto, le scale a spirale ricordano i gusci delle lumache e camaleonti, tartarughe, colombe, anatre, tacchini, asini, galli, cani frutti, rettili, uccelli, pesci e linee riportano a quello che era il paesaggio circostante. Gaudi inoltre non ha previsto nessuna linea retta perché non esistono in natura. Così come l’esterno è molto ricco e di un inestimabile valore scultoreo, l’interno è austero ma valorizzato dalle luci naturali che filtrano dalle finestre e che regalano colori sempre diversi con il passare delle ore.
- il Rispetto: La Sagrada Familia, è uno degli edifici più alti del mondo ma Gaudí riteneva che la grandezza di Dio e la solennità della natura non si potessero mettere a confronto tanto che durante i lavori affermò: “Il lavoro umano non può superare quello divino; quindi, la Sagrada Familia sarà alta 170 metri, 3 metri in meno dell’altezza della collina di Montjuic”.
Hospital de Sant Pau
Barcellona è fatta di gioielli preziosi ma questo, oltre alla Sagrada Familia, è quello che mi ha emozionato di più. Maestoso, morbido, eccentrico, misterioso. Questo vecchio ospedale, dallo smaccato stile modernista e recentemente nominato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, fu concepito dall’architetto Domènech i Montaner, contemporaneo di Gaudì. È una vera città nella città, assolutamente unica, che vi trasporterà dritti al secolo scorso.
- Casa Milà – La Pedrera: è l’ultima opera civile residenziale di Gaudí: un bellissimo palazzo visitabile internamente, con una terrazza ricca di curve, camini e simbolismi. Il suo soprannome deriva dal suo aspetto esterno che vede un grande utilizzo di pietra.
- Parco Güell: è il famoso parco di Barcellona, costruito sulla Montagna Pelada con vista sulla città e il mare. Realizzato da Gaudí, in un primo momento fu concepito come area residenziale ispirata alle città giardino inglesi ma il progetto non ebbe successo e le case non furono mai costruite. Sculture di draghi, salamandre, mosaici ondulati e coloratissimi, pergolati nella roccia, cunicoli inclinati lo rendono un giardino incantato. Se andate in alta stagione, consiglio di acquistare il biglietto in anticipo in quanto l’entrata é contingentata (400 persone ogni mezz’ora).
Dove dormire
Radisson Blu 1882: è un quattro stelle ma le vale tutte. É un bellissimo hotel, con stanze nuove e spaziose ed un arredamento raffinato, moderno ed accogliente. A disposizione degli ospiti c’è una grande terrazza con piscina. Ottima e abbondante colazione a buffet. A sei minuti a piedi dalla Sagrada Familia.
Dove mangiare
Euskal Etxea: le tapas ed i pinchos baschi più buoni di Barcellona! Questo bar/ristorante serve pinchos di tutti i tipi: prosciutto, formaggio e altri affettati o pesce. Solo a guardare il bancone traboccante di ogni prelibatezza si fa fatica a decidere cosa mettere nel piatto. Ad aumentare l’indecisione ci si mettono anche i camerieri che passano tra la gente ed i pochi tavolini invogliandoti ad assaggiare i pinchos appena sfornati. Ma cosa sono i pinchos e qual è la differenza con tapas e montaditos? Facciamo un po’ di chiarezza. La tapa è una mezza porzione da mangiare normalmente seduti, con forchetta e coltello. Il montadito è invece una piccola razione di cibo appoggiata su di una fetta di pane. Infine il pincho (o banderilla) è da assaporare in piedi, al bancone di un bar, e viene normalmente servito con uno stuzzicadenti. È proprio il numero degli stuzzicadenti lasciati nel piatto che definirà il conto da pagare.
Giorno 5 (mattina) – Caminito del Rey
Se siete sprezzanti del pericolo e amate le pareti verticali, oppure le temete ma volete superare una fobia (come ho fatto io), non potete perdervi questo trekking nella Sierra di Malaga! Si tratta di una passerella di legno lunga 3 km e larga appena 1m sospesa fino a 100 m di altezza sul fiume, su delle pareti praticamente verticali. In tutto, il percorso è di 7 km se si considerano anche i tratti di accesso e uscita. La passerella è a senso unico e costruita in totale sicurezza. Quando ti trovi sul ponte tibetano che attraversa un profondo canyon l’adrenalina sale repentinamente ma la paura passa quando gli occhi si posano sul turchese e rilassante fiume Guadalhorce. Il Caminito del Rey originale è un percorso costruito tra il 1901 e il 1905 per facilitare lo spostamento di operai e materiali tra le due stazioni idroelettriche costruite su entrambi i lati della gola di El Chorro. La vecchia via era posta un paio di metri sotto l’attuale passerella. Costruita con sabbia e cemento e dotata di semplici sbarre di ferro come protezioni era considerata uno dei percorsi più pericolosi al mondo. Incalcolabili le vittime. Nonostante non sia un’esperienza adatta a tutti, gli incredibili paesaggi che si possono ammirare dal Caminito l’hanno reso una delle attrazioni più visitate dell’Andalusia. I biglietti vanno a ruba, pertanto vi consiglio di acquistarli online per tempo.
Dove dormire/mangiare: Complejo Turistico La Garanta
Nonostante la vicinanza al Caminito del Rey e le buone recensioni, siamo stati un po’ delusi dalla camera: piccola e scomoda perché costruita inutilmente su due piani. Anche l’esperienza della cena e della colazione é stata deludente, dal cibo al servizio, assolutamente improvvisato. Peccato, perché la struttura nel suo complesso è bella e in una posizione strategica.
Giorno 5 (pomeriggio) – Ronda
Ronda è il più grande tra tutti i pueblos blancos dell’Andalusia. È famosa soprattutto per essere il luogo d’origine della corrida e per la vista mozzafiato delle case costruite sul crinale di un precipizio. Le cose da vedere a Ronda sono diverse, tra le più importanti troviamo:
- Il Puente Nuevo: il simbolo della città. Una volta a Ronda bisogna ammirare i tre ponti e la gola (El Tajo) sulla quale è arroccata la città.
- Plaza de Toros de Ronda: è probabilmente l’attrazione principale da vedere a Ronda. Lasciamo perdere tutti i discorsi sulla corrida, non è questa la sede. Ma per un torero arrivare ad esibirsi nelle Plaza de Toros di Ronda e Siviglia vuol dire esibirsi nei templi della corrida.
- Il Mirador di Ronda da dove poter ammirare il panorama, unico e incredibile: colline di color verde e giallo che si estendono a perdita d’occhio incorniciate da aspre montagne in lontananza. Sulla vostra sinistra invece vedrete uno degli scorci più iconici di Ronda: gli edifici costruiti a strapiombo sulla gola de El Tajo.
- Plaza del Socorso: la s’incontra percorrendo Calle Espinel, la via dei negozi di Ronda. Qui la sera s’incontrano gli abitanti locali per bere un vino tinto de Verano in uno dei vari bar della piazzetta.
- Il Ponte Viejo, uno dei ponti più antichi della città. Si tratta di uno dei posti da visitare, addentrandosi nei giardini di Cuenca da dove è possibile godere anche di una meravigliosa e unica vista sul Ponte Nuevo.
- I bagni arabi: Le città che hanno subito dominazioni arabe hanno in eredità grandissime opere, tra cui i bagni arabi che anche a Ronda sono presenti. Molto ben fatto il video che riproduce l’utilizzo di questi bagni con piscina e tre sale (bagno turco, sala tiepida, sala fredda). Curioso il progetto di come far arrivare all’interno l’acqua e il calore. I bagni venivano costruiti fuori dalla città per pulire e purificare i visitatori.
Dove dormire
La casa de Hammam. Si trova a poca distanza dai bagni arabi in una palazzina con tre appartamentini, un piccolo ristorante ed un bagno turco. Tutto recentemente ristrutturato. Il monolocale è molto carino, in stile arabeggiante con una doccia enorme. Preparatevi ad affrontare una bella salita per raggiungere il centro.
Dove mangiare
Ristorante Tragatà: suggerito dalla guida Michelin e titolo decisamente meritato. Cibo molto particolare ed il locale è carino e ospitale.
Giorno 6. Pueblos Blancos
Setenil de las Bodegas
La principale attrazione di questo singolare paesino sono le sue peculiari abitazioni, addossate a impressionanti pareti di roccia che sembrano possano implodere e schiacciarle da un momento all’altro. Alcune case, ma anche locali e cantine, sono addirittura costruite all’interno di grotte. Un paese nella roccia, insomma, qualcosa di unico la cui magia non si può descrivere a parole: dovete assolutamente vederlo!
Zahara de la Sierra
È da molti considerato il più pittoresco tra i pueblos blancos dell’Andalusia. Come molti altri villaggi sorge in cima a una collina, ma ciò che lo rende speciale è il lago artificiale creato a valle del borgo. L’azzurro delle acque crea un contrasto scenografico con il bianco delle casette. Moltissime sono le attrazioni storiche e culturali della cittadina tra cui chiese, torri, castelli e fontane. Dopo questo bellissimo giro, ci rimettiamo in macchina per dirigerci verso Siviglia.
Giorni 6, 7 e 8. Siviglia
Siviglia è una città che merita almeno tre giorni. Noi ne abbiamo fatti 2 e qualche ora ma non ci siamo fermati un attimo! Poi, consiglio personale, cercate di vincere la pigrizia e giratela tutta a piedi. Prima tappa per cogliere l’anima della città è il quartiere di Santa Cruz: piazzette caratteristiche, viuzze suggestive, vicoli stretti ed ombreggiati dai muri delle case, alberi di arance, negozietti curiosi, locali intriganti e tapas bar. È anche conosciuto come Juderìa o quartiere ebraico ed è il vero cuore di Siviglia, è qui che sorgono la Cattedrale, l’Archivio delle Indie e l’Alcazàr. Se riuscite a trovare posto (anche in piedi) recatevi alla Botega Santa Cruz per le migliori tapas di Sevilla.
- La Cattedrale: Questa cattedrale viene riconosciuta come la più grande del mondo in quanto a metri cubi, mentre come dimensione è la più grande in Spagna e la terza al mondo. Lo stile è a metà tra il gotico ed il rinascimentale, venne edificata sullo stesso sito dove prima esisteva una grande moschea, di quest’ultima rimane ancora qualcosa, ed è un qualcosa di magnifico: la Giralda ed il bellissimo Patio de los Narajos. Consiglio di fare una visita guidata perché quello che offre è veramente unico, come l’altare più grande del mondo, un organo con 15.000 canne, delle cappelle meravigliose ed i resti (ben 150 gr!) conservati nella tomba di Cristoforo Colombo.
- La Giralda: ex minareto, è la torre della cattedrale che offre una vista panoramica di 360 gradi su tutta la città. A nessun nuovo palazzo è permesso superare la sua altezza.
- L’Alcazar: un vero capolavoro dell’arte e dell’architettura mudéjar, la tradizione artistica islamica portata avanti in una società cristiana. Una successione di palazzi dai grandi saloni, suggestivi bagni sotterranei, cortili e magnifici giardini in stile arabo, terrazze dalle eleganti forme geometriche, stucchi, ceramiche e mosaici, laghetti e fontane creano straordinari giochi d’acqua.
- Archivio generale delle Indie: è un archivio di grande valore, che raccoglie i documenti illustrativi sulla storia dell’Impero spagnolo nelle Americhe e nelle Filippine. Ospita circa nove chilometri di scaffalature, che contengono circa 43.000 volumi, per un totale di 80 milioni di pagine prodotte dall’amministrazione coloniale, che coprono più di tre secoli di storia.
- Plaza d’España: La regina di Siviglia è lei: uno spettacolo di luci e maestosità. Una struttura circolare abbastanza recente (1929), vedrai grandi spazi aperti e palazzi sontuosi, ti specchierai nell’acqua del canale (515 mt) che attraversa la piazza e godrai dell’armonia dei suoi ponti e dell’eleganza degli archi, ti rapiranno i colori degli azulejos e il caldo rosso dei mattoni. Inoltre, questa piazza colorata e allegra racchiude un significato davvero stupendo: il semicerchio rappresenta un abbraccio proteso verso le acque del Guadalquivir, il fiume che apre la strada verso l’America; le nicchie all’interno del semicerchio sono dedicate ai 48 capoluoghi di provincia spagnoli (Siviglia esclusa) che si susseguono in ordine alfabetico.
- Il parco di Maria Luisa: attiguo alla Plaza d’España è ideale per sedersi e riprendere fiato.
- Plaza de Toros: la corrida è uno spettacolo crudele, e ad oggi anche anacronistico, il luogo dove si tiene invece no, ha il suo fascino, e l’esperienza di visitare una delle arene più vecchie e belle di tutta la Spagna è una delle cose da non perdere a Siviglia.
- Torre del Oro: situata sul bordo sinistro del fiume Guadalquivir è una torre di difesa del XIII secolo dalla quale veniva tesa una grossa catena che aveva la funzione di impedire il passaggio delle imbarcazioni nemiche.
- Barrio Triana: al di là del Ponte Isabel II sorge questo caratteristico quartiere che un tempo ospitava prevalentemente marinai, gitani, artisti, ballerini di flamenco. Attraversato il ponte, troverete sulla destra il Mercado che offre l’occasione di assaggiare formaggi e salumi locali o altre prelibatezze gastronomiche. Molto frequentato dalla gente del quartiere perché offre cibo di ottima qualità. Se volete godere di una bella vista sulla Torre del Oro, passeggiate lungo il fiume o fermatevi in qualche localino in Calle Betis.
- Metropol Parasol o Las Setas (come lo chiamano gli spagnoli): è una futuristica struttura dalla quale godere di una vista meravigliosa sulla città. Una serie di funghi giganti (anche se io ci vedo delle onde) fatti di legno e cemento. La struttura è alta 150 metri nel suo punto massimo e 70 metri nel punto più basso. Ad oggi è la struttura di legno più grande al mondo.
Suite Machado
Un’altra cosa che non potete assolutamente perdervi in un viaggio in Andalusia è alloggiare in una casa tipica del luogo. Noi abbiamo deciso di farlo a Sevilla, cuore pulsante dell’Andalusia. Più che una suite, quello di Machado, è un vero e proprio appartamento! Allocato all’interno di un palazzo signorile a pochi metri dalla Cattedrale, dalla Giralda e dal Barrio Santa Cruz, pur essendo stato recentemente ristrutturato, mantiene il fascino antico e la dolcezza d’altri tempi. Il palazzo è bellissimo, tipicamente andaluso, con il suo patio, la scalinata, le piastrelle, i soffitti alti.
Taberna Alambique Alfalfa
La nostra intenzione era quella di andare al Bar Alfalfa per abbuffarci di tapas ma, l’assalto di turisti e residenti a qualsiasi posto offrisse qualcosa di commestibile, ci ha fatto ripiegare su questo locale che aveva ancora qualche posto libero.
Devo dire che ci è andata bene. Cibo molto buono a base di pesce e prezzo ottimo!
Ivantxu restaurante Sevilla
Suggerito dalla guida Michelin, si trova in una zona decentrata ma ci si può arrivare tranquillamente anche a piedi. Qui si possono gustare piatti di alta cucina alla portata di tutte le tasche. Una cucina tra passato e presente con un tocco di modernità. Cibo squisito realizzato con prodotti di prima qualità. Prendete le acciughe come antipasto (deliziose!), l’uovo Dos Texturas e il merluzzo de Pintxo. Tutti piatti rielaborati in maniera sublime. Come dolce non fatevi sfuggire la cheese cake. Sublime! La migliore della mia vita.
Un Must: il Flamenco
SALA FABIOLA – Calle Fabiola, 9 acc — Sevilla
Non si può dire di essere stati a Siviglia se non si acquista il biglietto per uno spettacolo di Flamenco! Quindi, come perdere l’occasione di vivere questa esperienza quando la puoi fare uscendo dal portone del tuo appartamento ed entrando in quello accanto? Sembra quasi di essere tra amici in questa piccola e intima sala dove ballo, canto e chitarra incantano e intrattengono per un’ora. Si prenota online ma occorre farlo con un po’ di anticipo perché la capienza è di 32 persone! Possibilità di tre orari: 18:45/20:00/21.15
Giorni 8 – 9 – 10
Cordoba
Come ogni città anche Cordoba puoi scoprirla ed apprezzarla solo se la esplori a piedi. Una città che racchiude in sé l’essenza del carattere andaluso, una città grande, ma non troppo, che conserva ancora oggi tutta la sua atmosfera medievale. Essendo il 31 dicembre, purtroppo alcune attrazioni erano chiuse o con orari ridotti, ma in ogni caso vi consiglio di visitare di prima mattina la Mezquita e l’Alcázar.
Cosa assolutamente vedere in 2 giorni
- La Mezquita: é una vecchia moschea con all’interno una cattedrale, costruita dopo una riconquista del territorio. É un omaggio all’architettura arabo-islamica mescolata a quella gotico-rinascimentale. Purtroppo questa attrazione, al momento del nostro arrivo, era chiusa quindi assicuratevi sugli orari di visita, se non volete perdervela!
- Alcázar de Los Reyes Cristianos: ti sorprenderà per le sue grandiose mura merlate, per i giardini abilmente curati e ricchi di emblematiche statue, per le grandi fontane e per la presenza di antichi pavimenti in mosaico. La magnifica costruzione dell’Alcázar di Cordoba fu anche la sede dell’Inquisizione per trecento anni, un presidio militare per le truppe di Napoleone Bonaparte e un carcere civile.
- Palacio Viana: nacque come umile casa per poi estendersi così tanto da inglobare le abitazioni vicine e arrivare ad occupare ben 65.000 mq! Perdersi nei 12 cortili tra piante, aranceti e fiori e non volerne più uscire: è questa la sensazione che si prova entrando in questo labirinto di cortili e di giardini fiabeschi. Come una bambola matrioska: si entra in uno che conduce a un altro che ti porta ad un terzo, dalla cui finestra attraverso un muro si può vederne un quarto… e così via. L’interno è una meraviglia di mobili, arazzi, quadri, tappeti, lampadari di cristallo e colori. Andateci finché non è molto conosciuta!
- Plaza de la Corredera: questa grande e pittoresca piazza rettangolare, con i suoi portici e arcate ha vissuto varie vite: carcere, piazza delle esecuzioni durante l’Inquisizione, piazza della corrida e mercato. Adesso è il punto di ritrovo dei giovani che si accomodano nei numerosi bar con tavolini all’aperto, ognuno con la propria musica e cacofonia garantita!
- La Judería: come tutti i quartieri ebraici, anche qui troverete piccole strade con case bianche addobbate con fiori.
- Plaza del Potro: dove cercare la locanda del Don Chisciotte.
- Ponte Romano sul Guadalquivir: 247 m e ben 16 arcate. É il simbolo di Cordoba. Alle due estremità troverete la Puerta del Ponte (grande arco del trionfo che ospita alle sue spalle la Mezquita) e la Torre de la Calahorra.
- Torre de la Calahorra: oltre ad una bella vista sul ponte Romano e la Mezquita, offre il museo de la Tres Culturas.
- Mercado Victoria: è un polo commerciale ricco di gastrobar e gastronomie, oltre a banchi specializzati in sherry e tapas andaluse. Se non vi spaventa il caos o il vociare, potete sedervi in uno dei chioschetti e scegliere il piatto preferito.
Dove dormire
La casita de la piedra escrita
Non troppo distante dal centro storico è un appartamento su tre piani (l’ultimo è una bella terrazza), spazioso e luminoso. L’arredamento lascia un po’ a desiderare, ma è questione di gusti, però è fornito di tutto quello che si può trovare a casa propria, anche di più! Mai visto una ricercatezza del genere nel dare all’ospite tutto ciò che potrebbe servirgli. Solo per questo merita un bel 10!
Dove mangiare
El pego: non proprio nel centro storico ma vicino alla Casita. Questo bar/ristorante è semplice e carino, con un bel patio all’aperto. Il cibo è buono e ottimo rapporto qualità/prezzo. L’ultimo dell’anno lo trascorriamo a casa visto che prenotare un ristorante all’ultimo momento è un’impresa.
Giorno 11 – 12. Granada
Cosa vedere a Granada in 2 giorni
- Albayzín: il vero fascino di questo quartiere risiede nella sua atmosfera. Passeggiando per le sue stradine labirintiche, potrete ascoltare musica dal vivo, contemplare la decorazione delle case dipinte di bianco e fare acquisti nelle tante bancarelle in stile arabo.
- San Nicolas e punto panoramico Sacromonte, uno dei luoghi migliori dal quale ammirare l’Alhambra.
- La Cattedrale: considerata oggi la più grande espressione di chiesa rinascimentale della Spagna.
- La Cappella Reale: Il contrasto tra i sobri muri lisci e la ricca decorazione di pinnacoli, merlature, volte e la facciata plateresca è l’esempio migliore del periodo tardo gotico. Sarà che io sono affascinata da questo stile ma per me è una pura meraviglia! Ospita le spoglie di Ferdinando e Isabella di Castiglia e una pinacoteca con opere di inestimabile valore.
- Alcaiceria: il bazar di Granada è molto turistico e le stradine strette sono costituite principalmente da piccoli negozi di souvenir e stoffe, però è da vedere ed in ogni caso calpesterete i suoi 500 m quasi sicuramente in quanto è molto vicino alla Cappella Reale.
- Basilica di San Juan de Dios: una meraviglia di stile barocco Andalusiano. Ori, argenti, e ancora legni dorati esaltano questo edificio fatto erigere intorno a metà del 1700. Da non perdere!
- Real Monastero de San Jeronimo: Il monastero agostiniano è dedicato a San Girolamo di Stridone, il patrono della città. Bellissimo il chiostro con alberi d’arance.
- L’Alhambra: la vera anima dell’Andalusia. Un luogo suggestivo e mistico, simbolo della città. È il luogo più visitato della Spagna, tanto da superare anche la Sagrada Familia. Quindi all’occhio, consiglio di acquistare i biglietti online con adeguato anticipo. I principali edifici sono: l’Alcazaba, la zona di protezione della fortezza; la Torre della Vela, il punto di vedetta dove una campana avvisava in caso di attacco nemico (potrai suonarla anche tu se vorrai); palacios Nazaries, uno tra i palazzi di stampo islamico più affascinanti d’Europa che insieme ai magici e fiabeschi giardini Generlife sono la zona più suggestiva dell’Alhambra; Palacio de Comares famoso per il suo patio e un bagno medioevale islamico; Palacio de Los Leones, la residenza del sultano la cui bellezza lascia senza parole.
- La Movida: la vivacità di Granada vi resterà sulla pelle e nel cuore. Andate in Calle Pedro Antonio de Alarcón, la strada più frequentata dai giovani in città. Se non ne avrete abbastanza, Plaza Nueva, Plaza Bib-Rambla, Calle Elvira, Calle Calderia Nueva, Carrera del Darro sono gli altri punti di ritrovo, pieni zeppi di pub, ristoranti, tapas bar e lounge bar aperti fino a tarda ora.
Dove dormire
Posada del toro. L’albergo è accogliente e caratteristico. Se avete l’opportunità prendete la camera 400, all’ultimo piano, con doppia terrazza sul tetto e vista sull’Alhambra. Posizione eccellente, in pieno centro storico, vicino alle zone più caratteristiche di Granada. Tutto a portata di mano, dal parcheggio ai ristorantini e tapas bar.
Dove mangiare
- El Diamante (tapas molto tipiche, in particolare frutti di mare e pesce). Ci sono diversi ristoranti in giro per la città dello stesso proprietario, ma il migliore è in “Plaza Nueva 13”; le persone condividono i tavoli, il trucco è arrivare presto. Evita l’ora spagnola per il pranzo o la cena e dì al cameriere che andrai a pranzo/cena, non solo a bere. Non solo otterrai una tapas gratis ma ti verrà dato il tavolo più velocemente. Le migliori tapas di Granada.
- Bodegas Castañeda: tapas tipiche, pesce, carne, ecc. Il mio consiglio è il “salmorejo”, una zuppa di pomodoro molto speciale. L’arredamento è molto tipico. Purtroppo trovare posto è un’impresa e non c’è la possibilità di prenotare. Calle Almireceros, 1.
- Restaurante Los Manueles, Calle Reyes Católicos, 61 (vicino a Plaza Nueva), ristorante del 1917, molto, molto tipico, di buona qualitá. Venite qui per tapas o per portate tradizionali come il “berenjenas con miel” e l’“ensaladilla”.
- Taberna La Tana, Placeta del Agua, 3: è un posto piccolo, ma molto buona “tortilla de patatas” e pomodori fantastici.
- Restaurante Mirador de Morayma: è un ristorante (non tapas ed è costoso, per i soliti prezzi di Granada), puoi pranzare / cenare con un’incredibile vista sull’Alhambra. É nella zona di Albaicin in Calle Pianista García Carrillo, 2.
- Los Manueles (Catedral): Purtroppo tutti i tapas bar suggeriti dal mio collega erano super affollati e presi d’assalto a tutte le ore. Però almeno in uno siamo riusciti a trovare una finestra libera! In questo tapas bar abbiamo fatto l’aperitivo a Calle Reyes Catolicos e la cena in Piazza Romanilla. Ceviche, tartare di tonno, frittura. Tutto ottimo!
- Cuesto 43: non so se sia stata una serata particolarmente sfortunata ma ci aspettavamo molto di più da questo ristorante di pesce che ha delle ottime recensioni. Il servizio freddino ed il cibo niente d’eccezionale. Personalmente, non ci tornerei.
Giorno 13 (mattina) – Deserto de Tabernas
Comincia il nostro lungo viaggio di ritorno ma prima di lasciare l’Andalusia, sulla via di Valencia, non possiamo non ammirare il paesaggio circostante fatto di colline increspate dalle rocce nere, pianure puntellate di cactus e montagne dai colori surreali. Se non avessimo lasciato Granada poco prima, sembrerebbe di essere stati catapultati in Nevada o Arizona o in un film western di Sergio Leone. Ed è proprio qui che incappiamo in Fort Bravo Studios, un villaggio western molto fotogenico e con set ben tenuti con tanto di saloon dove si svolgono sparatorie o balli di can can.
Giorno 13 (sera) – Valencia
Arrivando nel tardo pomeriggio a Valencia. Riusciamo a vedere poco, ma avendo già visitato questa città in passato, ed essendo stata particolarmente colpita da quello che può offrire, posso segnalarvi cosa assolutamente vedere.
- Barrio del Carmen: il quartiere più frizzante e underground di Valencia.
- Plaza de la Virgen, Cattedrale di Santa Maria e Miguelete (la torre, per vista sulla città).
- La Lonja de la Seda: un tempo mercato della seta, adesso ospita l’Accademia Culturale di Valencia. L’impotenza della sua struttura in stile tardo gotico quasi intimorisce, ma seduce con l’eleganza dei suoi ornamenti.
- Mercado Central: una struttura molto particolare che combina gli stili Art Nouveau con gotico e barocco. Le 900 bancherelle situate al suo interno danno l’idea di questo enorme mercato dove trovare ogni tipo di leccornia.
- Plaza de la Almoina: una grandissima piazza immersa nel centro storico che ospita uno dei capolavori architettonico-religiosi più impressionanti di Valencia.
- Plaza de Toros: impossibile non notare la grande Arena dove si svolgono le corride e che può accogliere circa 10.500 spettatori.
- Oceanografic e Ciutat de Les Art e i Ciències: in una struttura futuristica dove si può capire cosa sta dietro alle leggi della fisica e della dinamica. Tre aree tematiche: scienza, arte e natura. L’acquario poi è qualcosa di sbalorditivo!
- La spiaggia di Malvarosa: diversi km di spiaggia dorata con un lungomare stupendo ricco di locali e frequentato da sportivi.
- Museo delle Belle Arti e Istituto Valenciano d’Arte Moderna: per fare un’abbuffata di arte e cultura.
- Giardini del Turia: questi giardini li ricordo bene perché mi avevano colpito moltissimo. Sono nati dalla deviazione artificiale di un fiume, e sono una vera e proprio oasi di tranquillità con palme, oleandri e pini. I giardini sono attrezzati per poter svolgere diverse attività sportive come basket, calcetto, skate. Interamente ciclabili e pedonali e lontani dal traffico cittadino sono il polmone verde di Valencia.
Dove dormire
Hotel Vincci Lys. Questo confortevole e profumato hotel si trova in pieno centro, in una tranquilla via pedonale. Mette a disposizione un parcheggio che ha l’accesso diretto alla reception. Noi abbiamo avuto la fortuna di un upgrade e ci siamo ritrovati in una strepitosa suite con tanto di terrazza, ma immagino che la cura delle altre stanze sia la medesima. Ottima colazione, con una vasta scelta di dolce e salato. Attenzione a non confondere la centrifuga di spinaci con quella di kiwi. Potreste rimanerci male.
Dove mangiare
Civera – C/Mossen Femades, 10. Voglia di paella, ma di una delle paelle più buone della Spagna? Allora, dovete andare al Civera! Si trova nella città vecchia, quindi in centro storico, ed è una taverna con arredi a tema nautico specializzata in piatti di pesce, nonché appunto diversi tipi di paella. Tutto ottimo! Il personale vi coccolerà con sorrisi e attenzioni e uscirete dal ristorante satolli e soddisfatti.
Giorno 14 – 15. Camargue, Francia
Era da tanto che sognavo di vedere la Camargue e questo viaggio itinerante di rientro dalla Spagna, me ne ha dato finalmente l’occasione. Distesa tra terra e mare, la Camargue intenerisce per i suoi colori, gli acquitrini, l’equilibrio fragile tra acque dolci e acque salate che danno vita a una biodiversità vegetale e animale davvero unica. Una terra che difende con forza le sue tradizioni, molte delle quali legate all’agricoltura e all’allevamento dei tori e dei cavalli e alle manifestazioni taurine.
Cosa fare in Camargue in 2 giorni
Giorno 1
- Saintes-Maries-de-la-mer. Nel cuore della Camargue, questo piccolo villaggio di pescatori con il suo reticolo di case bianche, una chiesa romanica che sembra una fortezza e il lungomare sferzato dal Mistral, sembra uscito dal pennello di un pittore. D’inverno si presenta come un paese fantasma, tanto che si fatica a trovare qualche ristorante aperto, ma d’estate si trasforma e si gremisce di gitani e turisti.
- Saintes-Maries-de-la-mer: Il mercato. Ogni lunedì e venerdì mattina si svolge il variopinto mercato di Saintes-Maries. È un’ottima occasione per entrare in contatto con la popolazione locale e per scoprire i prodotti regionali.
- Parc Ornithologique du Pont de Gau: è una vera e propria oasi dove i grandi protagonisti sono i fenicotteri rosa, presenti tutto l’anno, oltre a molte altre specie, alcune delle quali migratorie. In nessun altro posto si possono vedere i fenicotteri così da vicino e scattare foto a go-go, mantenendo possibilmente il silenzio. Il parco si divide in due zone, una a destra del centro accoglienza, e l’altra a sinistra. La zona più visitata è quella di destra, dove il sentiero di 2,6 km consente di vedere tantissimi fenicotteri da vicino. Il sentiero sulla sinistra, lungo 4,3 km è più selvaggio, e meno popolato, ma permette di immergersi nella Camargue più autentica, lontano dal vociare della folla.
- Salin de Giraud: qui potrete godere dell’incredibile spettacolo delle saline, le più grandi d’Europa, che si sviluppano fino a 140 chilometri quadrati e si accendono di magiche sfumature viola e rossastre durante il tramonto.
- Spiaggia di Piémanson: questa spiaggia selvaggia, lunga 20 km, si estende poco distante dalle saline, tra la foce del Rodano ed il faro di Beauduc. Bordato da piccole dune e stagni costieri, questo sito è rimasto allo stato naturale.
- Phare de la Gacholle: si trova tra Saintes-Maries-de-la-Mer e Salin-de-Giraud. Se volete raggiungerlo potrete farlo al rientro dalla spiaggia di Piémanson, parcheggiando la macchina e percorrendo 2 km a piedi. Per chi ha più tempo (24 km andata/ritorno), l’alternativa è di partire da Saintes-Maries-de-la-Mer a piedi, o meglio, in bici o a cavallo e seguire il percorso verso la Digue à la mer, la diga rialzata che separa il mare dagli acquitrini. Da qui potrete ammirare meravigliosi panorami fra la terra spaccata dal sole, il mare blu cobalto, gli stagni dai colori cangianti e i fenicotteri rosa che voleranno sulle vostre teste.
Giorno 2
- Trail a piedi (o in bici): Draille des 5 Gorges. Da Saintes Marie de la Mer dirigetevi in macchina verso Mejanes. Prima di entrare nel parking del Museo Paul Ricard a Mejanes, prendete lo sterrato sulla destra – Route Mejanes VC 5 – che arriva a Cacharel in 3h10 o a Saintes Marie de la Mer in 4h15. Se non avete tempo di farla tutta non perdetevi i primi 3 km. Lo sterrato è pianeggiante e costeggia la laguna. Il silenzio è interrotto solo dalla natura e potrete facilmente imbattervi in fenicotteri, tori, mucche e cavalli. Il tragitto si può ovviamente percorrere anche al contrario, ma attenzione perché non é ad anello quindi dovrete rientrare percorrendo la stessa strada.
- Manade Layalle. Allevamento estensivo dove tori e cavalli pascolano in semi-libertà. La gita alla fattoria dura un’ora e mezza ed è veramente interessante. Oltre alla visita ai campi dove pascolano tori e dolcissimi cavalli bianchi, viene fornita (in francese) la spiegazione della Corsa Camarghese e della vita della fattoria. La Corsa camarghese a differenza della più nota corrida non prevede l’uccisione dell’animale. Infatti contrariamente alla corrida è il toro e non l’uomo a cui si fa onore, anche se fra i razeteurs ce ne sono molti di famosi. La sfida prevede di togliere dalle corna del toro dei ponpon e una coccarda. Sebbene siano i razeteurs a dover dare una grande prova di coraggio, sono i tori i veri eroi, e talvolta fanno addirittura carriera. Curiosità: in Camargue sono registrati più di 10.000 cavalli e 20.000 tori.
Dove dormire
Superbe Duplex. Appartamento con soppalco e balconcino a 15 min a piedi dal centro storico. La struttura avrebbe delle potenzialità se solamente fosse più curata: muri scrostati, fili che pendono, minuscolo stanzino cieco per il wc, pomelli dei mobili mancanti. Però se non fosse per questo, è molto attrezzata per permanenze lunghe, in quanto dotata di lavastoviglie, lavatrice, forno, microonde e tante altre cose. Complessivamente non le darei più di 7.
Dove mangiare
- Steakhouse. Nel periodo invernale i paesini della Camargue non offrono molto perché, in bassa stagione, molti ristoranti e hotel sono chiusi. Questa steakhouse rientra nell’ ordinario, senza infamia e senza lode. Servizio un po’ lento e cibo un po’ troppo condito ma nel complesso accettabile.
- Hostaria Chez Dado & Lilly. Piccolo ristorante italiano con menu che propone prevalentemente pasta e salumi. Il cibo è buono ma la scelta un po’ scarna.