Bulgaria e Macedonia: avventura on the road

Viaggio con auto a noleggio nei Balcani sud-orientali, tra splendide città molto diverse fra loro e bellezze naturali
Scritto da: Fearless
bulgaria e macedonia: avventura on the road
Partenza il: 16/04/2017
Ritorno il: 23/04/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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La genesi di questo viaggio risale alla fine del 2015, quando io e il mio amico Andrea abbiamo iniziato a pianificare un ipotetico viaggio itinerante nell’est Europa. La nostra idea iniziale era di andare in Georgia e Armenia, ma viste le difficoltà per il noleggio auto e la guida nelle repubbliche caucasiche, abbiamo infine optato per le più vicine Bulgaria e Macedonia. Si tratta di una parte del mondo che io non ho mai visto e da cui non avrei saputo cosa aspettarmi – condizioni necessarie e sufficienti per renderle interessanti.

Il viaggio è stato organizzato circa due mesi prima della partenza in un ristorante giapponese a Milano. Abbiamo scelto Sofia come nostra base, visto che è la città più comoda ed economica da raggiungere in aereo (€31,61 a persona a tratta con Ryanair da Milano Malpensa). Da lì per 5 giorni avremmo noleggiato un’auto, che a torta finita in totale è costata poco più di €300, con la quale avremmo girato per la Macedonia e per la Bulgaria occidentale. Le sistemazioni sono state tutte prenotate su Booking.com, ma avrò modo di parlarne man mano in questo diario di viaggio.

La Bulgaria fa parte dell’Unione Europea, ma non è Schengen, quindi in aeroporto si perderà un po’ di tempo per il controllo passaporti (ma a noi basta la carta d’identità). Anche per entrare in Macedonia è sufficiente il documento d’identità. Fatta questa promessa, procederò con la narrazione giorno per giorno della nostra avventura bulgaro-macedone!

DOMENICA 16 APRILE

Il nostro aereo Ryanair è partito da Malpensa alle 11:55 ed è atterrato puntuale a Sofia dopo due ore, alle 15 (in Bulgaria sono avanti di un’ora rispetto a noi). Per raggiungere il centro abbiamo preso la comodissima e nuovissima metropolitana di Sofia, la cui fermata Letište Sofija si trova appena fuori dall’aeroporto. Un singolo biglietto costa 1,60 lev (€0,80). La metropolitana viaggia un po’ più lentamente rispetto a quella di Milano a cui siamo abituati, e in 25 minuti raggiungiamo la stazione di Serdika, nel cuore della città, dove scendiamo. Percorriamo la lunga via pedonale Vitoša Boulevard, dominata dall’omonima montagna, poco dopo la fine della quale si trova il nostro appartamento, Anita Apartment, in una zona residenziale. Nonostante il vantaggioso prezzo di €25 in due per una notte, non ci sentiamo di consigliarlo, in quanto il letto è troppo scomodo per garantire il sonno.

Lasciate le nostre cose, ci siamo lanciati alla scoperta della capitale bulgara, nonostante il cielo minacciosamente coperto da nuvole pioggifere. Abbiamo ripercorso Vitoša Boulevard dal senso opposto, superando la stazione di Serdika, fino a raggiungere un punto particolare di Sofia. Da qui si possono infatti ammirare tre luoghi di culto delle tre grandi religioni monoteistiche: la chiesa di Santa Domenica (Sveta Nedelja), la moschea Banja Baši, e la sinagoga sefardita di Sofia. Siamo poi tornati indietro passeggiando tra le rovine dell’anfiteatro romano di Serdika, risalente ai secoli III e IV e ritrovato solo nel 2004 durante la costruzione della metropolitana di Sofia. Svoltando a sinistra si staglia davanti a noi l’imponente palazzo che ospitava la sede del partito comunista. Procedendo per la via sulla destra, Car Osvoboditel Boulevard, i palazzi in stile sovietico lasciano posto ad edifici di gusto mitteleuropeo, in mezzo ai quali troviamo la chiesa russa di San Nicola, con le sue cupole a cipolla dorate. Camminando ancora un po’ ci troviamo davanti l’edificio più iconico di Sofia: la cattedrale di Aleksandăr Nevski, costruita tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento per ospitare fino a 10.000 fedeli.

Inizia a piovigginare, ma è ormai ora di cena, quindi ci rechiamo al ristorante Manastirska Magernica, altamente consigliato dalla Lonely Planet. La peculiarità di questo locale sta nel fatto che le ricette presenti nel suo enciclopedico menù provengono dagli archivi di vari monasteri in tutta la Bulgaria. Per meno di 50 lev (€25) a testa abbiamo preso formaggio di capra con miele, polpette di ortiche, due piatti principali a base di agnello (uno ai peperoni e uno alla menta) e due abbondanti porzioni di torta banica (la versione bulgara del galaktoboureko greco), il tutto accompagnato dall’ottima birra locale.

LUNEDÌ 17 APRILE

Ci rechiamo sul presto a Serdika per prendere la metropolitana che ci porterà in aeroporto, dove dovremo ritirare la nostra macchina a noleggio. Abbiamo prenotato una Škoda City Go con la Sixt, piccola ma più che degna del suo ruolo. Verso le 10:30 partiamo dal parcheggio dell’aeroporto, percorriamo le tangenziali est e sud di Sofia, imbocchiamo l’autostrada in direzione Kulata, usciamo prima di Blagoevgrad, e dopo alcune decine di chilometri fra strade di campagna e di montagna arriviamo alla nostra meta: il monastero di Rila. Si tratta di una delle più popolari attrazioni bulgare, tanto che è patrimonio UNESCO. È stato fondato nel X secolo da San Giovanni di Rila, ed è tuttora abitato da monaci. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare parcheggio proprio davanti alla struttura per la modica cifra di 4 lev. La perla del monastero è la chiesa, con i suoi bellissimi portici affrescati e i suoi interni dorati.

Ad un certo punto ci viene fame, e qui colgo l’occasione per soddisfare uno dei miei desideri per questo viaggio: pranzare in una tipica osteria di paese bulgara. Ad accontentarmi sarà il ridente villaggio di Kočerinovo, di 5.000 abitanti. Dietro alla fermata del bus nella piazza centrale si trova un locale dove i vecchierelli canuti e bianchi e le sciure pettegole del paese passano i loro pomeriggi. Ovviamente, non c’è nessuno in tutto il centro abitato che spiccichi una singola parola in inglese, ma ci siamo fatti capire comunque. Abbiamo mangiato kebapče (salsiccette) e kjufteta (polpette di carne) in grande quantità, concludendo con un’abbondante porzione di biskvitena torta (torta di biscotti, tipica bulgara), il tutto per 20,80 lev (€5 a testa).

Dopo aver salutato Kočerinovo e le sue amene campagne, ci siamo rimessi in viaggio verso il confine macedone in direzione Gjuševo. L’unico centro abitato di rilevanti dimensioni che abbiamo incontrato sulla strada è stato Kjustendil, posto dall’aspetto poco invitante con bambini che giocano in mezzo alla strada e le rive del fiume usate come discarica a cielo aperto. Abbiamo perso circa 45 minuti al confine, dove le guardie ci hanno meticolosamente controllato documenti e macchina (i controlli si sono intensificati quando la guardia macedone ha visto che Andrea è cittadino greco, popolo inviso ai macedoni). Notiamo subito l’abissale differenza tra le strade bulgare, nuove e finanziate dall’Unione Europea, e quelle macedoni, decisamente più strette e tortuose. Altra differenza sta nel fatto che in ogni dove in Macedonia sono presenti bandiere macedoni, che siano issate su enormi pali, poste nei giardini delle case o sui tetti degli edifici. La bandiera macedone sarà una presenza costante durante il nostro soggiorno in Macedonia e la vedremo in ogni forma, in centro a Skopje c’è persino uno schermo su un edificio che proietta incessantemente una presentazione PowerPoint della stessa bandiera macedone, con ogni effetto possibile!

Arrivati ad un certo punto, ci siamo resi conto di non essere in possesso di un singolo dinaro macedone per pagare l’autostrada (in Bulgaria avevamo la vignetta, mentre in Macedonia si paga al casello ogni tot chilometri), pertanto ci siamo fermati a Kumanovo, la terza città più grande della Macedonia, dove avremmo sicuramente trovato un ATM dove ritirare i cash. Kumanovo ci si è presentata come un’accozzaglia di palazzoni con cemento armato a vista che arrivavano fino alla piazza centrale, anch’essa tutta in cemento. Abbiamo parcheggiato in una via laterale, abbiamo prelevato in fretta e furia 1.500 dinari macedoni all’ATM, e ci siamo rifiondati in macchina per uscire al più presto possibile da questo posto che fa paura ai macedoni stessi! Andarsene non è stato per noi facile: molte strade erano bloccate per lavori in corso, e dopo due giri della città e 45 minuti siamo riusciti a tornare sul nostro percorso, imboccando l’autostrada in direzione Skopje. La beffa? L’autostrada macedone si può anche pagare in euro! Scopriremo poi che meno di due anni fa Kumanovo è stata teatro di sparatorie e rivolte popolari… ma questo non è stato il nostro ultimo attentato alla vita della giornata. Gli abitanti di Skopje sembrano infatti ignorare l’esistenza di un codice della strada, tanto che cambiano corsia continuamente ed improvvisamente senza mettere la freccia e parcheggiano dovunque capiti, anche in mezzo alla carreggiata. Per non parlare degli autobus assassini, che lasciano le fermate senza guardare se arrivano automobilisti e per poco non ci travolgevano due volte! Qui ci siamo resi conto di aver fatto bene a fare un’assicurazione piuttosto avanzata per la macchina, visto che la possibilità che qualcuno ci bocciasse o rigasse la macchina in un azzardato tentativo di parcheggiare sembrava alta – anche se alla fine, per fortuna, non è successo nulla. Dopo due giri della città, abbiamo finalmente trovato un parcheggio custodito vicino al nostro appartamento al prezzo di 300 dinari (€5) al giorno. Abbiamo alloggiato per 3 notti al Calla Bella Residence, a 50 metri da Piazza Macedonia, per €75 in totale. Consigliamo altamente questa sistemazione, che non ci ha creato alcun tipo di problema. Erano ormai le 20 passate, quindi siamo andati a cena allo Skopski Merak, un ristorante consigliato da TripAdvisor ma che a nostro avviso era fin troppo turistico e dozzinale. Se volete mangiare bene a Skopje andate nel vecchio bazar, come faremo noi su consiglio delle persone del luogo.

MARTEDÌ 18 APRILE

Oggi ci svegliamo con il sole che splende sulla Macedonia, giornata perfetta per visitare Ocrida e il suo magnifico lago nell’angolo sud-occidentale del Paese. Affrontiamo nuovamente la guida spericolata degli abitanti di Skopje, e presto ci troviamo sull’autostrada Madre Teresa che arriva fino a Gostivar. Da qui, una larga strada a due corsie piena di tornanti ci porterà fino ad Ocrida, ma è già in costruzione un’autostrada. Mentre ci addentriamo nella parte albanese della Macedonia ammiriamo il bellissimo panorama: sembra di essere in una valle bavarese, se non fosse per i minareti che spuntano qua e là fra i tetti dei pochi centri abitati!

Arriviamo a Ocrida alle 13 e troviamo un posto gratis per miracolo a due passi dal centro. La città non è grande, ed è piacevole perdersi tra le viuzze del centro, costeggiate da caratteristici edifici in stile ottomano. La fame si fa presto sentire e per questo seguiamo le indicazioni per il ristorante Kaneo, scelto su TripAdvisor. Lo raggiungiamo attraverso una graziosa passerella di legno sull’acqua. Per 1.525 dinari in due (€25) mangiamo due antipasti macedoni a base di cetrioli, pomodori, cipolle, torta salata e feta, un piatto di ḱebap, uno a base di pesce di lago e due torte di biscotti, il tutto accompagnato da birra locale.

Sazi e soddisfatti, ci rimettiamo in cammino verso la bellissima chiesa di San Giovanni a Kaneo, situata sull’omonimo promontorio, probabilmente il luogo più fotografato del lago di Ocrida. Da qui si ha una bella vista di tutto il lago, che per metà è in territorio macedone e per metà è albanese. Seguendo il sentiero e le indicazioni, ci siamo poi addentrati nella pineta fino a raggiungere la fortezza di Samuele (Samuilova tvrdina), che con le sue altissime mura domina su Ocrida. Da qui si può vedere a decine di chilometri di distanza… non si poteva scegliere un punto migliore per difendere la città! Ultima tappa è il complesso archeologico Plaošnik, di cui fa parte la ricostruita chiesa di San Clemente.

Ocrida è senza dubbio il luogo più turistico della Macedonia (se non l’unico), e di conseguenza è ben curata in ogni dettaglio. Ha un’atmosfera unica, e sarebbe stato bello passarci una notte, anche se il centro è facilmente visitabile in pochissime ore. Alle 18 ripartiamo per Skopje (il viaggio dura due ore e mezza) per evitare di guidare con il buio, visto che le strade macedoni, autostrade incluse, non sono illuminate. L’elettricità sembra infatti non raggiungere tutti i centri abitati del Paese: molti villaggi hanno a malapena qualche luce accesa al crepuscolo. Non siamo affamati, quindi andiamo al Malaga, una pasticceria consigliata da Maja, la figlia della custode del nostro appartamento, dove prendiamo una baklava e un kudaif, entrambi ottimi.

MERCOLEDÌ 19 APRILE

La giornata sarà dedicata interamente alla visita di Skopje, la capitale macedone, città dai forti contrasti e dalla grande personalità. Attraversiamo Piazza Macedonia, dominata dalla statua di Alessandro Magno (al quale in Macedonia metà delle cose sono dedicate, nonostante egli sia nato nell’attuale Grecia), e attraversiamo uno dei numerosi ponti sul fiume Vardar per raggiungere la parte albanese della città, dove si trova il vecchio bazar, che inizia con l’edificio che un tempo ospitava i bagni turchi. In mezzo al fiume c’è una fontana funzionante… a cosa servirà? A rendere l’acqua più umida? Notiamo inoltre come le sponde del fiume, così come Piazza Macedonia, siano un cantiere a cielo a perto: da dieci anni a questa parte è in corso un progetto chiamato Skopje 2014 per dare alla città un look classico, anche se il risultato tende ad essere piuttosto kitsch. Molti macedoni, del resto, ritengono questo progetto uno spreco di soldi.

Il vecchio bazar è molto caratteristico e ben conservato. È costituito da un saliscendi di stradine costeggiate da negozi di artigianato e ristorantini. Per puro caso entriamo nel museo della chiesa dell’Ascensione di Gesù, dove l’entrata costa 120 dinari. Il custode si offre per farci da guida. Le sue pittoresche e animate spiegazioni sono state molto utili a comprendere al meglio questo luogo: la chiesa si è sviluppata in profondità perché non poteva dare nell’occhio in una Skopje ottomana, e l’enorme pala d’altare lignea all’interno, che ha richiesto tre anni di continuo lavoro da parte dei suoi tre artefici, è sfuggita per poco al furto da parte dei tedeschi durante le invasioni del secolo scorso. Dietro il museo si trova la moschea Mustafa Pasha, la principale delle 9 situate nel vecchio bazar di Skopje, in cui entriamo accolti dal guardiano. Una normalissima moschea, abbastanza spoglia, con degli ameni giardini tenuti veramente bene. Terza tappa è la fortezza di Kale, che sembra più un cantiere a cielo aperto da quanto è tenuta male (ma almeno l’entrata è gratis). Da qui si gode di una splendida vista sulla parte macedone di Skopje. Ormai si è fatta ora di pranzo, perciò raggiungiamo il Kaj Serdarot, il locale consigliato dalla guida-custode del museo della chiesa dell’Ascensione di Gesù. Si tratta di un ristorante molto piccolo in una viuzza del vecchio bazar, dove per €5 a testa mangiamo ḱebap e tavče gravče (una tipica pietanza macedone a base di fagioli) e beviamo mezzo litro della corroborante birra locale Skopsko.

Nel pomeriggio inizia a piovere con una certa intensità. Ci siamo dati appuntamento con Maja, la figlia della custode del nostro appartamento, un’adolescente molto sveglia e parlante inglese che ci farà da guida per qualche ora. È stato molto piacevole parlare con una persona del luogo per avere un’idea di cosa pensano i giovani macedoni. Maja ci ha rivelato che per via della povertà e della mancanza di lavoro i giovani non vogliono rimanere in Macedonia, e sempre più numerosi emigrano verso la Germania e l’Australia. Dopo una piacevole passeggiata, Maja ci ha portato al vecchio bazar a cenare al ristorante Turist, che di turistico ha solo il nome. Siamo stati sistemati nella saletta al piano superiore, molto caratteristica con la sua tipica architettura macedone, e per €7 a testa abbiamo preso šopska salata (a base di feta, cetrioli, cipolle, pomodori, peperoni e prezzemolo), tarator (una sorta di tzatziki, ma meno agliato) e una fantastica grigliata mista di manzo, vitello e pollo. Il pane è stato cotto al momento e servito caldo. Abbiamo passato la nostra ultima serata in Macedonia molto piacevolmente con Maja, con la quale mi sono addirittura messo a cantare canzoni serbe e macedoni che conosco grazie all’Eurovision!

GIOVEDÌ 20 APRILE

Oggi il sole splende sui tetti di Skopje, ma ben presto dovremo lasciare la Macedonia per rientrare in Bulgaria. Prima della nostra partenza, visitiamo la casa memoriale di Madre Teresa, nata in questa città in una famiglia cristiana albanese. Il museo è piccolo ma molto ben curato, segue attentamente la vita della santa e vi sono esposti alcuni suoi manoscritti da cui traspare la sua devozione.

Alle 11 siamo finalmente pronti ad affrontare per la quarta ed ultima volta il traffico tentacolare di Skopje, e anche questa volta ne usciamo vivi. Mentre siamo in autostrada le nubi iniziano ad addensarsi, e – guarda a caso – man mano che ci avviciniamo a Kumanovo inizia a piovere, ma smette non appena superata la città maledetta. Attraversiamo il confine più agevolmente che all’andata e, anche se la strada per Plovdiv è ancora lunga, decidiamo di fare una piccola deviazione per Kočerinovo al fine di mangiare nuovamente quelle divine polpette. La cameriera dell’osteria era estasiata quando ci ha rivisti, siamo probabilmente gli unici stranieri che abbiano mai varcato la soglia di quel locale. Ordiniamo 14 polpette di grandi dimensioni in due, oltre che due abbondanti piatti di formaggio impanato fritto, spendendo €7,50 a testa. Questo ridente paesino ci rimarrà per sempre nel cuore!

Per arrivare a Plovdiv ci sono due alternative: prendere l’autostrada fino a Sofia e poi proseguire sempre in autostrada, o “tagliare” per la strada che passa per Dupnica e Samokov. Noi abbiamo scelto la seconda opzione, pensando di risparmiare tempo. Pochi minuti dopo avere imboccato questa strada leggermente dissestata, è iniziato a grandinare. Salendo di quota i prati hanno lasciato posto alle foreste di conifere e la grandine si è trasformata in neve, fino a raggiungere la località di Borovec, il centro abitato più alto della Bulgaria, dove ormai la neve aveva attecchito ed era alta 5 cm (e chi se lo sarebbe aspettato?), costringendoci a procedere molto lentamente tra i tornanti. Ma una volta scesi di quota, a meno di 15 km da Borovec, nella località di Marica splendeva il sole! Abbiamo infine preso l’autostrada a Mirovo, allungando il percorso di una buona mezz’ora, ma per i bellissimi panorami ne è valsa la pena. Non è sceso un singolo fiocco di neve su Milano in tutto l’inverno 2016/7, ma almeno l’abbiamo vista in Bulgaria in data 20 aprile!

Abbiamo percorso velocemente gli ultimi 100 km che ci separavano da Plovdiv grazie all’autostrada, e siamo arrivati in città verso le 21. È stato problematico trovare parcheggio, e siamo dovuti andare a lasciare la macchina ad 1 km di distanza dal nostro appartamento in una via secondaria scoperta per puro caso. A Plovdiv abbiamo alloggiato alla Bright House, la sistemazione più cara della vacanza (€50 in due per una notte), ma dotata di ogni tipo di servizio e con appartamento molto ampio in posizione centralissima. Era ormai troppo tardi per vedere la città, quindi siamo andati a prendere una birra e ci siamo coricati.

VENERDÌ 21 APRILE

Il sole splende sui tetti di Plovdiv, ma ci dobbiamo vestire a strati per via dell’algido vento che non innalza la temperatura oltre i 5°C. Partiamo per l’esplorazione della seconda città più popolosa della Bulgaria e notiamo molte somiglianze con Bergamo: è costituita da un centro, situato nella parte bassa, e da una città alta che include la parte vecchia. Il nostro giro parte dalla piazza Rimski Stadion, dove si trovano le rovine dell’antico stadio di Filippopoli, il nome della colonia romana su cui sorge l’attuale città di Plovdiv. In questa piazza si trova anche la moschea Džumaja, con il suo bel minareto bicromatico e gli esterni parzialmente in legno. Proseguendo per la via pedonale Knjaz Aleksandăr I, ai lati della quale vediamo dei bellissimi edifici di gusto mitteleuropeo, arriviamo fino alla piazza Stefan Stambolov, dove si trova il palazzo con la sede del comune.

Superato il sottopassaggio pedonale per evitare il traffico della strada a due corsie per senso di marcia che passa accanto al centro, siamo saliti verso la città alta. Qui gli edifici sono più bassi e di stampo ottomano, con le finestre sporgenti e i muri colorati o dipinti con motivi arabeschi. Siamo entrati nel cortile della chiesa dei santi Costantino ed Elena, che ci ha attratto con la sua particolare torre campanaria ottagonale. Ma la vera sorpresa è stata il bellissimo portico affrescato della chiesa, nella quale non siamo riusciti ad entrare in quanto vi si stava celebrando una funzione. Camminando ancora un po’ tra stradine e parchetti in compagnia di adorabili gattini, siamo giunti all’attrazione principale di Plovdiv: l’antico teatro romano, costruito nel II secolo sotto l’imperatore Traiano per ospitare fino a 10.000 spettatori. L’entrata ci è costata 2 lev (il prezzo è ridotto di molto per gli studenti), ed eravamo gli unici visitatori a quell’ora. È veramente stupendo: attraverso le colonne si vedono gli edifici più moderni della città. Passiamo un po’ di tempo a contemplare il bellissimo panorama che si gode da questo punto che domina la città, e scendiamo verso la città bassa passando per la chiesa della Santa Madre di Dio, ma anche qui purtroppo si stava svolgendo una funzione (da quello che siamo riusciti a sbirciare, gli interni sembravano maestosi).

Non biasimo i bulgari quando dicono che Plovdiv è la città più bella del loro Paese, e ci avrei volentieri passato una notte in più per scoprire ogni angolo della città alta e magari visitare qualche casa-museo ottomana. Per la mia gioia, da questo autunno partiranno i voli Ryanair Bergamo-Plovdiv, quindi potrò tornare in questa bellissima città per pochi spiccioli quando vorrò!

Nel pomeriggio facciamo rientro a Sofia per riconsegnare la macchina. Abbiamo percorso 1.100 km, facendo un pieno vicino ad Ocrida quando eravamo quasi in riserva (costato €38) e un altro appena prima di entrare a Sofia con quasi metà serbatoio (€28). Per le nostre ultime due notti a Sofia avevamo sempre alloggiato agli Apartments Anita al prezzo vantaggioso di €50, e questa volta ci è stata data la camera con vista giardino. Se l’altra aveva un letto che trapanava la schiena con le molle, in questa ad essere problematico è il bagno: il WC era rotto e perdeva, tanto che doveva essere riparato manualmente da noi ospiti ogni volta che tiravamo lo sciacquone. Il peggio, tuttavia, è che il bagno (cieco) ha una tenda semitrasparente al posto della porta, e dà direttamente sulla stanza da letto… vi lascio immaginare il disagio! Almeno il letto qui era comodo, anche se fatto malissimo e le lenzuola venivano via facilmente, tanto che ci ritrovavamo a dormire a contatto diretto con il materasso, in una condizione poco igienica. Insomma, avremmo speso un po’ di più per dei servizi migliori. Per cena siamo tornati al ristorante del primo giorno, il Manastirska Magernica, che neanche questa volta ha deluso. Il formaggio di capra al forno con erbe e miele è assolutamente delizioso, così come il piatto a base di agnello (diverso dalla volta precedente) che ho ordinato.

SABATO 22 APRILE

Dedicheremo l’intera giornata alla visita di Sofia. Per cominciare, una colazione alla boulangerie sotto casa, Bageti, a base di torta. La nostra prima meta è la chiesa di Bojana, considerata un’attrazione imperdibile per chi visita la città. È estremamente difficile, oltre che scomodo, raggiungerla con i mezzi pubblici (si trova oltre la tangenziale sud a 15 km da Serdika), quindi il mezzo più funzionale è il taxi. Prima di saltare su, accertatevi che non vi facciano pagare più di 10 lev; se vi propongono un prezzo più alto, rifiutate categoricamente e troverete facilmente un altro taxi che vi porterà a Bojana per la cifra giusta. La chiesetta, costruita tra il X e l’XI secolo, conserva al suo interno degli stupendi affreschi del XIII secolo. Per visitarla abbiamo pagato 2 lev (prezzo ridotto per gli studenti); una guida parlante inglese fa entrare gruppi di 8 persone alla volta e sarà disponibile per rispondere a ogni vostra domanda o curiosità sui dipinti e sulla chiesa.

Tornati in centro in taxi, ci dirigiamo verso Serdika, dove visitiamo gli interni della chiesa di Santa Domenica. Questo edificio è famoso per l’attentato del 1925, che non solo ha gravemente danneggiato l’edificio, ma anche fatto oltre 500 vittime tra morti e feriti. Sulla strada verso il Museo archeologico troviamo per caso la chiesa di San Giorgio con il relativo sito archeologico, incastonata fra imponenti palazzi di stampo sovietico. Costruita dai Romani nel IV secolo, è considerata l’edificio più antico di Sofia. A pochi passi, in un’ex moschea è stata allestita la mostra del Museo archeologico, che contiene reperti provenienti da ogni angolo della Bulgaria. Ci passeremo quasi due ore, perché, nonostante non sia molto grande, contiene ritrovamenti che vanno dalla preistoria ai secoli greco-romani all’epoca cristiana.

Per pranzo abbiamo scelto Bagri, un tranquillo locale frequentato dalla gioventù locale dove i piatti si basano su ingredienti biologici e prodotti da fattorie indipendenti. Abbiamo preso tarama (crema di uova di trota), mishmash di formaggio e verdure, agnello e due dolci, spendendo meno di 40 lev a testa. La nostra ultima tappa per la giornata è la monumentale cattedrale di Aleksandăr Nevski, con le sue bellissime cupole verdi e dorate e con i suoi maestosi interni dove a prevalere è il colore oro. Ma il punto più interessante di questo edificio sta nella cripta, che ospita una mostra di icone sacre bulgare, dalle più antiche alle più recenti. È interessante notare come nell’arte religiosa ortodossa non ci sia stata la minima evoluzione nel corso dei secoli: nessuna prospettiva, nessun utilizzo di colori diversi, stesse tecniche a differenza di molti anni… tutto questo perché a partire dal XIV secolo questi artisti non hanno più avuto contatti con i colleghi occidentali. Mentre il sole tramonta su Sofia, la nostra passeggiata continua verso l’edificio rosso e bianco che ospita il Teatro Nazionale, davanti al quale un’elegante fontana sfoggia i suoi giochi d’acqua.

Si sta facendo sera, e per la nostra ultima cena in terra bulgara scegliamo il ristorante Lubimoto, il cui tema, come suggerisce il nome, è l’amore (tanto che sul bigliettino della prenotazione sul nostro tavolo c’era scritto il mio nome circondato da cuori). Con 20 lev a testa abbiamo mangiato lingua di manzo, due porzioni di peperoni impanati ripieni, patate con aglio e prezzemolo, e due piatti di biskvitena torta. Il cibo era piuttosto unto, ma molto saporito, anche se molto agliato.

DOMENICA 23 APRILE

Ci svegliamo presto per raggiungere l’aeroporto un paio d’ore prima del nostro volo, visto che i controlli in Bulgaria sono molto più meticolosi che da noi. Tuttavia, visto che da Sofia partono molti meno voli che dagli aeroporti di Milano, abbiamo trovato molta meno coda al metal detector. Il nostro aereo per Malpensa è partito alle 10:20 ed è atterrato alle 11:20, come previsto.

CONSIDERAZIONI GENERALI

· Il cambio è 1:2 per il lev bulgaro e 1:60 per il dinaro macedone, ma chiunque accetta pagamenti in euro. La vita, ovviamente, costa molto meno là che in Italia.

· Fuori dalle città principali sarà difficile comunicare, visto che l’inglese non è così ampiamente diffuso e la seconda lingua per le persone oltre i 35 anni in Bulgaria è il russo. Entrambi i Paesi, inoltre, utilizzano l’alfabeto cirillico, ma tutti i cartelli riportano anche la traslitterazione.

· La differenza tra Bulgaria e Macedonia è abissale: si percepisce che la prima è nell’Unione Europea, mentre la seconda è ancora lungi dal diventarne parte.

· Nessuna delle città che abbiamo visitato era affollata. Non ci si sente particolarmente in pericolo (a parte quando si guida a Skopje, come già detto prima), ma è bene mettere al sicuro gli oggetti di valore come telefoni e portafogli quando si cammina.

· Il cibo ha superato ogni nostra aspettativa. Non ci è mancata la cucina italiana in nessun momento del mio viaggio, ma se sentite nostalgia di casa e avete voglia di avvelenarvi, sappiate che questi posti hanno più ristoranti italiani che di cucina balcanica.

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Antico teatro romano, Plovdiv

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Volte affrescate, monastero di Rila

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Cattedrale di Aleksandăr Nevski, Sofia

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Piazza Macedonia, Skopje

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Chiesa di San Giovanni a Kaneo, Ocrida



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