Breve viaggio in Polonia
La stazione di Cracovia si trova a nord-est rispetto il centro della città, ma si tratta di una manciata di minuti a piedi, circa un chilometro e mezzo, basta seguire il vialone Pawia fino a quando non ci si trova dinanzi un parchetto, aldilà di questo passando per qualche altra via si trova la piazza principale.
Ancora non era arrivato il momento per fermarmi ad osservare tutto quella bellezza e quindi ho tagliato dritto verso sud attraversando la piazza e proseguendo sulla via principale fino ad arrivare all’Hostel B Movie, dove avrei alloggiato per le successive 3 notti. Anche qui ho speso veramente poco, 77 Zloty, circa 6€/notte, per un posto letto in dormitorio con 8 letti e bagno in comune, in una struttura moderna, funzionante e con uno staff all’altezza.
Sbrigata la pratica check-in e posati gli zaini nel mio armadietto esco nuovamente recandomi in centro, passando per Ulica Grodzka, una delle principali vie della città probabilmente la via più frequentata in assoluto, che collega il Castello di Cracovia alla centralissima Piazza del Mercato.
E’ una via su cui si affacciano palazzi nobiliari che oggi fanno da scenario a tanti negozi, locali e ristoranti, dove si respira un’aria rilassata tra mimi, musicisti di strada e carrozze trainate da cavalli, un’atmosfera ideale per una piacevole passeggiata.
Questa via attraversa anche Plac Dominikanska, dove sul lato destro si trova La Basilica della Santa Trinità, Klasztor Ojcow Dominikanow, una delle più grandi e importanti Basiliche di Cracovia con un convento attiguo articolato attorno a due cortili.
Arrivato in fondo rieccomi nella piazza principale la Rynek Glowny, Piazza del Mercato, una delle più grandi piazze medievali d’Europa risalente al 1257 e cuore del centro storico, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
E’ il punto nevralgico della vita pubblica, commerciale e culturale della città, una piazza quadrangolare attorno alla quale sorgono bellissimi palazzi e dove si affacciano diversi monumenti.
Al centro della scena c’è il Sukiennice, Palazzo del Tessuto, costruito nel XIV secolo e oggi sede, al piano inferiore, di un mercato pieno zeppo di bancarelle che vendono prodotti d’artigianato tra cui spicca, anche qui, l’ambra. Al piano superiore, invece, ci sono un ristorante e una galleria d’arte del 19° secolo polacco. Nei sotterranei è allestito addirittura un museo multimediale di 4000 metri quadri che ripercorre la storia del Palazzo del Tessuto e di tutta la città. Sul lato sud-ovest della piazza si erge in alto la Torre civica del Municipio, Wieza Ratuszowa, alta 70 metri, unico resto del vecchio comune; la torre è visitabile acquistando un biglietto per 6 Zloty.
Non ci ho pensato due volte e sono andato su, la salita è stata veramente impegnativa soprattutto per i suoi gradoni molto inclinati. Si passa per delle camere che contengono un museo della torre civica fino ad arrivare in cima dove si trova una piccola zona panoramica che permette di avere una buona visuale sulla piazza e sulla periferia; unica pecca non c’è possibilità di uscire all’esterno e il panorama è visibile solo attraverso delle vetrate decorate e colorate, che in alcuni casi possono anche far venire fuori delle foto piuttosto artistiche.
Sceso giù, a due passi della torre, vedo tanta gente intorno ad una gigantesca testa di uomo in bronzo, si trattava di un monumento che rappresenta ‘eros bendato‘, un dono dell’artista polacco Igor Mitoraj alla città. Da qui mi avvio al lato opposto della piazza dominata dalla magnifica Bazylicka Mariacka, Basilica di Santa Maria, con due grandi torri, la più alta della quali si spinge fino a 81 metri e che rappresentava la torre di guardia. Questa basilica venne realizzata nel XIV secolo e riedificata in stile gotico dopo la distruzione da parte dei Tartari; ogni ora, da una finestra, partono degli squilli di tromba che commemorano la morte di un guardiano morto da una freccia nemica proprio mentre suonava l’allarme per avvisare dell’arrivo dei tartari. L’area intorno alla basilica è un ex cimitero dove corpi di centinaia di cracoviani si trovano ancora al di sotto dei ciottoli, al suo interno invece spiccano le splendide vetrate e l’Altare Mariano, il più alto altare gotico d’Europa. La Basilica è aperta tutti i giorni e l’ingresso è libero.
Tra la Basilica e il Palazzo del Tessuto si trova il monumento ad uno dei più grandi poeti romantici polacchi, Adam Mickiewicz, che rappresenta uno dei luoghi preferiti d’incontro tra i cittadini di Cracovia. Ai lati del monumento ci sono quattro statue simboleggianti la Scienza, la Poesia, il Valore e la Patria. Ad arricchire la scena sono i ristoranti e i bar caffè posti nei palazzi lungo il perimetro della piazza, dove assaggiare qualcosa di tipico o prendere semplicemente un caffè in buona compagnia e godersi quell’atmosfera medievale che non si trova ovunque.
A questo punto proseguo lungo una via a due passi dalla Basilica, Ulica Florianska, che collega piazza del mercato con la medievale Porta Florianska; si tratta di un’altra via rinomata, animata da turisti e contornata da edifici storici, monumenti, negozi, ristoranti e bar. Attraversata l’omonima porta si entra nei Giardini Planty che si estendono ad anello, per circa 4 km, intorno al centro storico, pieni di statue, aiuole, fontane e prati ben tenuti. Un tempo al posto del planty si trovavano le mura dell’antica fortificazione distrutta durante l’occupazione austriaca. Un po’ più avanti ecco il Barbacane, Barbakan Krakowski, un bastione militare semicircolare con fossato e cortile interno, a difesa della Porta Florianska, splendidamente conservato. Questo veniva anche chiamato ‘porta della gloria’ perché da qui entravano i soldati vincitori con i loro prigionieri da guerra. Il bastione vanta 7 torri in stile gotico e le sue mura sono spesse 3 metri.
Visitato il bastione sono tornato indietro camminando lungo la via dei giardini e passando per ulica Grodzka dove ho approfittato di un piccolo ristorantino take-away che faceva dei noodles buonissimi, stile thai, rientrando infine in ostello.
Il giorno seguente, dopo aver fatto un’abbondante colazione in ostello, per prima cosa sono andato a visitare il Castello di Wavel, Namek Krolewski na Wavelu, sede della casa reale per secoli e punto di riferimento simbolico per tutta la Polonia.
Questo castello si trova arroccato sulla cima dell’omonimo colle, Wavel, è fortificato tutto intorno e su due lati è protetto dal fiume Wisla. E’ facilmente raggiungibile anche dal centro storico attraverso Ulica Grodkza ed è visibile grazie alla sua altezza. Per accedere vi sono due differenti percorsi che lo circondano nel suo perimetro e che conducono allo stesso ingresso.
Qui una volta attraversato il cancello mi trovavo all’interno del grande cortile, dominato da un giardino interno ben curato ai lati del quale si affacciano il Castello e la Cattedrale del Wavel, Katedra Wavelska. L’ingresso al Castello e alla Cattedrale è a pagamento, 18 Zloty, ma essendoci biglietterie affollate e lunghe code l’ideale sarebbe acquistare e prenotare prima della visita.
All’interno del Castello è possibile visitare diverse sale tra cui Sala Senatorska (dei senatori), Sala Poselska e l’Armeria del Castello, dove si può ammirare la Szczerbiec, la Grande Spada dei Re. La cattedrale venne realizzata quasi tutta in Stile Gotico e al suo interno si trovano diciotto cappelle tra le quali la più importante è la Cappella di Sigismondo, Kaplica Zygmuntowaska, la cui cupola dal lato esterno è ricoperta da una lamina d’oro, realizzata sotto la guida dell’architetto italiano Bartolomeo Berecci. Connessa alla cattedrale ci sono anche il museo diocesano a Papa Giovanni Paolo II e un percorso che porta alla Campana di Sigismondo, Zygmunt, da dove si può ammirare un bel panorama sottostante. Infine mentre mi dirigevo verso l’uscita sono stato attratto da un cartello che indicava la direzione per visitare la Caverna del Drago, Smocza Jama. Acquisto il biglietto per 3 Zloty dalla macchinetta antistante l’ingresso ed entro. C’è da percorrere una scala a chiocciola che porta all’interno di una caverna e sbocca infine sulle rive del fiume Wisla. Secondo la leggenda questa era la tana di un Drago che terrorizzava gli abitanti divorando ogni cosa ed in seguito il Re Krak, ordinò di uccidere il drago e colui che vi fosse riuscito avrebbe avuto la mano di sua figlia e metà del suo regno; tra i tanti cavalieri solo un giovane sarto riuscì nell’impresa con uno stratagemma ingegnoso.
Uscito dalle mura del castello ho proseguito su Ulica Kanonikza, uno dei più suggestivi angoli di Cracovia, con edifici che risalgono al XIV° e XV° secolo, aventi splendidi cortili e giardini interni, dove vi risiedevano i canonici della città. Poco dopo sulla sinistra trovo l’Arcidiocesi di Cracovia, retta tra il 1964 e 1978 da Karol Jozef Wojtyla, Papa Giovanni II. Dal lato opposto ecco Plac św Marii Magdaleny, una piccola piazza tra Kanonikza e Grodzka, che prende il nome da una chiesa che fu abbattuta. Al centro della piazza si trova il monumento a Piotr Skarga di Czeslaw Dzwiga. Di fronte la piazza c’è la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Kosciol sw. Apostolow Piotra i Pawli, con un’imponente ed elegante facciata racchiusa da una cancellata dove si trovano statue a grandezza naturale raffigurante i dodici apostoli. Da qui ho deciso di tornare indietro e andare a visitare un’altro quartiere storico di Cracovia, Kazimierz, noto per essere stato il centro religioso e sociale della Comunità Ebraica della città dal XIV secolo fino alla II° guerra mondiale. In realtà lo è solo la parte orientale mentre quella occidentale è Cristiana. Il quartiere si trova a sud del centro storico, quindi ho camminato fino alla fine di Ulica Grodkza che successivamente continua nei viali, attraversati dalla linea tranviaria, Ulica Stradomska e dopo ancora Ulica Krakowska. Passeggiando per le stradine interne si avverte lo spirito della cultura ebraica con le sue sinagoghe, le botteghe d’artigianato, le facciate delle case in Ulica Jozefa con le scritte in yiddish e, in alcuni casi, la stella di David. Quest’ultima era la strada principale che collegava la zona cristiana a quella ebraica, ed in fondo ad essa ebraica si trova la Sinagoga Vecchia, Stara Synagoga, l’edificio sacrale ebraico più antico della Polonia, attualmente un museo dedicato alla storia e alla cultura degli ebrei di Cracovia aperto al pubblico. Di fronte l’ingresso con la scalinata inizia Ulica Szeroka, l’anima del Kazimierz ebraico, che sembra più una piazza che si sviluppa in lunghezza che ad una strada, costeggiata da ristoranti. All’estremità opposta di questa via, dietro la Synagoga Remuh, si trova il Cimitero Ebraico, Cmentzar Remuh, con tantissime lapidi dove riposano molti degli ebrei più in vista di Cracovia. Qui vi vengono in pellegrinaggio ebrei da tutto il mondo per pregare sulla tomba del rabbino Mosses Isserles, detto Remuh. Sulla destra è presente un muro che viene chiamato Muro del Pianto, perché realizzato con resti di lapidi ebraiche in stile rinascimentale, ritrovate durante alcuni scavi archeologici. Particolare la presenza di sassolini sulle lapidi, sono un segno di visita al defunto e la tradizione vuole che vengano posati con la mano sinistra.
Ultimata la visita sono tornato su Ulica Krakowska fino ad attraversare il Ponte Mrszalka Jozefa Pilsudskiego. Raggiunto il lato opposto ho continuato sul lungo fiume, Bulwar Podolski, addentrandomi poi, ad una certa altezza, per Ulica Przemyslowa e Ulica Lipowa, dove al civico n°4 si trova un comunissimo edificio amministrativo che corrisponde in realtà alla vecchia Fabbrica di Schindler, Fabryka Emalia Oscara Schindlera. Questa fabbrica è famosa in quanto il suo imprenditore, Oskar Schindler, aveva salvato circa 1200 ebrei dallo sterminio durante la seconda guerra mondiale, con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la fabbrica stessa, dove venivano realizzate pentole. C’è chi lo giudica come un eroe, chi invece come un furbone, che approfittò dei costi inferiori della manodopera ebrea per mandare avanti la sua attività. Nel 2010 venne istituito il Museo che viene definita la ‘Fabbrica della Memoria‘ dove è possibile ripercorrere la vita a Cracovia ed in Polonia durante l’occupazione Nazista. L’ingresso è gratuito al lunedì ed a pagamento gli altri giorni, al costo di 15 Zloty. Una volta acquistato il biglietto sono entrato ed ho iniziato a seguire il percorso previsto, passando tra diverse sale ognuna delle quali ha una propria scenografia, con ritratti di persone spensierate ancora all’oscuro di quello che sarebbe accaduto, fotografie della propaganda nazista, brevi documentari in bianco e nero, diapositive e foto sbiadite che ci raccontano del disprezzo e dell’atrocità compiute dall’esercito Nazista. Tra queste sale vi è anche l’ufficio di Schindler, con la sua scrivania in grande evidenza; nella stanza adiacente all’interno di un cubo in vetro ci sono migliaia di pentole e tegami, mentre su una parete sono esposti i nomi degli ebrei presenti sulla lista di Schindler. Dopo si passa dalla riproduzione di un appartamento ebraico fino a quella di un campo di lavori forzati, giungendo alla fine del percorso. Tutto è reso più reale dai suoni in sottofondo dei passi, delle esplosioni, delle armi da fuoco, degli ordini imperiosi, delle urla, che rendono tangibile l’angoscia, la paura e l’orrore provati dai cittadini ebrei e polacchi . Infine due schermi mostrano il libro dei buoni, quelli che si sono battuti per la giustizia, e quello dei cattivi, con il numero dei nomi dei buoni superiore a quello dei cattivi, messaggio che viene mandato al visitatore, ovvero speranza per l’uomo e per la vita. La visita è durata all’incirca un’ora e devo dire che è stata molto riflessiva e toccante.
Uscito dal museo sono tornato indietro su Ulica Lipowa fino ad arrivare nei pressi di un sottopassaggio ferroviario, oltre il quale inizia Ulica Kacik. Arrivato in fondo a quest’ultima dall’altro lato della strada vedevo una piazza, Plac Bohaterow Getta ovvero la Piazza degli Eroi del Ghetto. Si tratta di una grande piazza circondata da edifici antichi e moderni, resa particolare per la presenza di 70 grandi sedie in metallo, realizzate da due architetti di Cracovia, a rappresentare i mobili e gli oggetti che dovettero essere abbandonati sul posto dai deportati.
Questa piazza era il centro del Ghetto, un’area di 600×400 metri realizzata con muri e filo spinato, dove vennero relegati circa 15000 ebrei e che rappresentava nello stesso tempo un punto di raduno e partenza per i campi di sterminio. Si erano fatte le 18 e il mio stomaco iniziava a brontolare, per cui sono rientrato in ostello e dopo aver fatto una doccia, sono uscito con un gruppo di ragazzi per cenare insieme. Una mia carissima amica mi aveva consigliato di andare al Pod Wawelem, a due passi dal Castello e da via Grodkza. E’ un locale molto turistico con ambienti in stile bavarese, musica, spettacoli folcloristici e prezzi bassissimi, che lo rendono una meta gettonata per tutti i visitatori. Avevo ordinato dei Pierogi, tradizionali ravioloni a mezzaluna ripieni formaggio e patate rosolati al burro, una vera squisitezza. Per continuare, Biala Kielbasa, una salsiccia fatta in casa alla griglia servita con crauti, senape e rafano, e anche qui mi sono leccato i baffi fino alla fine. Non poteva mancare una bella bionda, una Pilsner Urquel, tutto per 24 Zloty, circa 6 €, incredibile. Dopo l’abbondante cena ci siamo spostati nel quartiere ebraico e siamo andati a bere una birra all’Omerta Pub & More, che si trova in Ulica Kupa, una traversa di Ulica Jozefa. Il tema del pub, come dice il nome stesso, è il Padrino, con dipinti, poster, citazioni del film, ad adornare l’entrata e le pareti interne, ed è molto frequentato.
Il giorno dopo sono andato ad Auschwitz con un’amico dell’ostello.
Il mattino seguente m’incontro in cucina con un ragazzo giapponese, Juro, facciamo colazione insieme e parliamo un po’ sull’ipotesi di unirci alla visita guidata per Auschwitz, avevamo tempo fino alle 10:30, orario d’incontro davanti l’ostello. Io non adoro le visite guidate, il semplice fatto di dover stare alle dritte di altre persone mi annoia, preferisco il fai da ‘me’, mi diverto di più anche in solitudine.Alla fine anche Juro era d’accordo, saremmo andati ad Auschwitz ma per conto nostro, avevo già previsto cosa fare.
Ci troviamo fuori dall’ostello verso le 10:45 e ci siamo diretti, a gran passo, verso la stazione dei treni. Trovo subito una macchinetta automatica e cerco qualche treno che vada ad Auschwitz, inizialmente non trovavo la stazione d’arrivo, fermo un passante e mi da una mano; che imbecille! in polacco si scrive Oswiecim, ecco perché. C’era un treno Regionale, partiva in 3 minuti, guardo Juro, gli dico compro, lui non risponde, comprato, 18 Zloty andata e ritorno! La macchina stampa i biglietti e li prendo, urlo a Juro e corriamo verso il binario 2, il treno stava quasi per partire ma siamo riusciti a salire in tempo, Juro non ci credeva, per poco non gli ho fatto prendere un’infarto. Ci siamo messi a ridere, mi dava del pazzo, io gli dicevo ‘ questa è avventura, no visite guidate, se andavi con loro non ti saresti divertito cosi’ , ma lui continuava a darmi del matto tra le risate generali. Sul sito internet dei treni polacchi www.biletyregionalne.pl/login è possibile verificare gli orari di partenza dei treni, non come abbiamo fatto noi, cosi magari si corre meno il rischio di perdere un treno o arrivarci con la lingua per terra.
Un’ora e mezza circa di viaggio, le ho passate quasi completamente a guardare fuori dal finestrino, ad ascoltare il rumore, la mia mente vagava, vagava nell’osservare quei binari e pensare che un tempo tantissime persone innocenti ascoltavano lo stesso rumore, inconsapevoli della fine che avrebbero fatto, se solo quei binari potessero parlare. Arrivati ad Auschwitz all’uscita della stazione c’erano diversi taxi, ma noi abbiamo deciso di proseguire a piedi, facendo prima un check su una cartina comunale.
Quindi ci siamo incamminati sul vialone Wyzwolenia, a destra della stazione, arrivando fino ad una rotonda e da qui girando a sinistra su Ulica Stanislawy Leszcznskiej e proseguendo dritto per dritto per circa 1 km, dove sulla nostra sinistra si trovava l’ingresso al Campo di Concentramento Birkenau I. L’entrata costa 40 Zloty con tanto di guida in diverse lingue, ma c’è anche la possibilità di entrare gratuitamente dalle 8 alle 10 e dalla 15 alle 16. Quindi temporeggiamo un po’ dopodiché entriamo, all’ingresso vendono anche delle mini-guide per 5 Zloty.
La visita al Birkenau I inizia attraversando il cancello recante la famosa scritta, ‘Arbeit Match Frei’, ‘Il lavoro Rende Liberi’, il benvenuto ai diversi schiavi che venivano rapati, rasati, immatricolati e umiliati. In questo campo persero la vita più di 70000 persone, per lo più prigionieri di guerra russi ed intellettuali polacchi, uccise nei forni crematori e nelle camere a gas, morte a causa della fame, del lavoro massacrante, delle condizioni igienico e sanitarie.
Fatti pochi passi si entra nella zona dei deportati, edifici di mattoni rossi riuniti in blocchi, in totale ce n’è sono, 28 separati da strade sterrate e circondate da un muro con filo spinato elettrico.
Entriamo nel Blocco 4, dove domina una grande mappa che illustra tutte le città europee da cui provenivano i deportati giunti ad Auschwitz; immagini documentano come avveniva il trasporto dai luoghi di raccolta ai lager, su carri bestiame sovraffollati, chiusi dall’esterno, senza cibo, senza acqua e senza servizi igienici, anche per diversi giorni. Al piano superiore si trovano esposti alcune vetrine, tra cui una con barattoli che contenevano il Gas utilizzato per l’eliminazione di massa, lo Zyclone B, e un’altra con una montagna di capelli tagliati soprattutto alle donne deportate, che venivano mandate alle industrie tessili tedesche per la produzione di filati, di cui sono esposti alcuni rotoli. Usciamo ed entriamo nel Blocco 5, dove sono esposti in vetrine alcuni dei materiali sottratti ai deportati, bambini compresi, al momento del loro ingresso nel campo, tra cui lucidi da scarpe, spazzole, pennelli, contenitori per cibi, calzature, protesi ortopediche, valigie. Nel Blocco 6 ci sono fotografie relative al momento dell’immatricolazione dei deportati, a cui veniva assegnato, oltre al numero di matricola, un triangolo di colore diverso a seconda della classe di appartenenza, zingari, omosessuali, criminali, politici e due triangoli sovrapposti a forma di croce di David per gli Ebrei. In un’altra stanza si possono osservare gli abiti che venivano assegnati senza mai essere cambiati, a righe grigio-azzurre, casacca e pantaloni per gli uomini, camicione per le donne; ai piedi indossavano degli zoccoli in legno. Arriviamo nel Blocco 7 dove viene ricostruita l’organizzazione degli spazi di un blocco e alcuni arredi presenti in esso. Vi era la zona dove dormivano i deportati con sacchi o paglia per terra o su letti a castello, il lavatoio, il locale delle latrine e una camera per il deportato capo del blocco. Il blocco rappresentava l’unico luogo di riparo e di riposo ma era anche il luogo delle punizioni, del sovraffollamento, della promiscuità e dell’incomunicabilità a causa della coesistenza di deportati provenienti da nazioni diverse.
Quindi andiamo a visitare i blocchi che sono sicuramente i più inquietanti, il Blocco 10 che non è visitabile, luogo in cui venivano condotti esperimenti di sterilizzazione, di fecondazione e di tipo farmaceutico su uomini e donne e, il Blocco 11, la prigione del campo, anche chiamato Blocco della Morte. In questo edificio si trova anche l’ufficio della Gestapo dove venivano effettuati gli interrogatori e i processi ad alcune categorie di deportati; nello scantinato invece ci sono diverse celle, celle ordinarie dove finivano i deportati per le indagini, celle buie per le punizioni e Stehzelle, dove finivano i deportati puniti o riacciuffati durante la fuga, a volte anche 4 persone in uno spazio di 90 x 90cm, con grandi limiti di respirazione. Fu che per la prima volta nel 1941 è stato utilizzato lo Zyclon B per l’eliminazione di 600 militari sovietici e 250 politici polacchi ammalati. Il cortile del Blocco 11 era circondato da un grande muro con un cancello, il muro in fondo al cortile era quello usato per le fucilazioni e, per impedire che i deportati potessero vedere quanto avveniva, le finestre del blocco 10 e del blocco 11 erano coperte. Finita la vista a questi blocchi ci spostiamo verso il Blocco 21 che era il reparto chirurgico del cosiddetto ospedale dei deportati e finire la visita passando dalla Camera a gas con forno crematorio annesso, dove i deportati venivano uccisi con il gas e cremati subito dopo, veramente terrificante. Terminata la visita usciamo fuori dove nel piazzale c’è una navetta che accompagna i turisti nel campo Birkenau II, che distano tra loro circa 3 km. E’ un lager gigantesco, conteneva più di 300 baracche (ora se ne contano circa una sessantina) ed arrivò a contare circa 100000 deportati utilizzati per il lavoro forzato. Appena arrivati ci troviamo davanti all’ingresso, Judenrampe, in corrispondenza del quale ci sono ancora i binari dei treni che trasportavano i deportati all’interno del campo. Oltrepassiamo l’ingresso e subito ci rendiamo conto di quanto effettivamente fosse immenso, non si riusciva a vederne la fine.
La strada centrale, con i binari che scorrono paralleli ad essa, suddivide il campo in due parti, a sinistra il cosiddetto Settore BI, zona delle donne costruita in blocchi in muratura, ed a destra il Settore BII, zona degli uomini e delle famiglie costruite con baracche in legno. I settori e i blocchi a loro volta erano suddivisi anche per mezzo di un complesso sistema di recinzione elettrificato. Percorriamo la strada centrale e dopo una centinaia di metri si trova una baracca di legno presso la quale i medici delle SS facevano la selezione dei deportati in base al loro apparente stato fisico. Poi ci spostiamo verso Settore BIa, passando prima dal Blocco 28, dove i medici ed infermieri nazisti uccidevano con iniezioni di fenolo neonati e madri; da qui andiamo ai blocchi 25 e 26, uniti da un muro a formare un’unico spazio. Il Blocco 25 era chiamato anche la Camera della Morte perché qui sostavano le donne in attesa di andare alla camera a gas; il dormitorio era costituito da giacigli realizzati su tre piani di legno con spalliere in muratura e in ognuno di esso vi dormivano in media, secondo alcune testimonianze, anche 8 donne, la mia mente cercava di immaginare quante donne potesse contenere di conseguenza un singolo blocco, un numero esagerato. Nel Blocco 26 ad un’estremità si trova il Lavatoio e vicino ad esso le Latrine per le deportate. A questo punto andiamo nel Settore BIb, dove si trova il Blocco Cucina davanti al quale c’è un carro che veniva utilizzato per il trasporto del pane.
Entriamo in diversi Blocchi Latrina, dove colpiscono alcune scritte come ‘ ‘Pulizia’, ‘Stai Tranquillo’, ‘Chi sporca l”acqua potabile verrà punito severamente’; alcuni erano formati da una lunga fila di buchi che servivano da gabinetto collettivo. Usciamo dal settore BIb e ci dirigiamo verso i resti dei Crematori, distrutti dai tedeschi per cancellare la prova degli orrori che avevano commesso.
Qui morirono circa 1 milione di persone, soprattutto ebrei e zingari.
Il solo pensiero di come sia stato vivere in questi luoghi, in queste condizioni, commuove, rattrista, impietrisce, ci si chiede il come, il perché di una simile malvagità di uomini verso altri uomini, bisognerebbe imparare dal passato eppure ancora oggi…
Auschwitz è stato eletto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, come luogo di memoria.
Auschwitz è assolutamente una tappa da fare se si va in Polonia, vedere, vivere la quotidianità di uomini, donne, bambini, un pugno allo stomaco ma un’atto doveroso per non dimenticare, affinché la storia non si ripeta. L’ideale sarebbe visitarlo con una guida ma se riuscite a procurarvi del buon materiale, come ho fatto io, potete visitarlo gratuitamente e in piena autonomia.
Se Varsavia è la capitale politica del paese, Cracovia, che è pure stata capitale della Polonia, ne rimane sicuramente il centro culturale. E’ una vivace città studentesca che richiama numerosi turisti da tutto il mondo, il centro storico è ricco di attrazioni con un’impressionante numero di monumenti, chiese e monasteri, la città è a portata di mano ed è facilmente visitabile passeggiando tranquillamente, non è caotica ed è molto economica. Da visitare assolutissimamente la Fabbrica di Shindler, il quartiere ebraico, la Miniera di Sale (che ahimè ho saltato), Il Castello di Wavel, il Centro Storico e sicuramente Auschwitz. Due-tre giorni sono più che sufficienti per visitarla interamente.
Ottimo anche la cucina tipica, vi consiglio di fare un salto ai locali citati precedentemente.
Per raggiungerla dall’aeroporto ci sono delle navette che per 7 € vi lasciano alla Stazione dei Treni.