Cracovia, come in una fiaba
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9 LUGLIO 2016
Parto con un mio amico, con il quale abbiamo più o meno gli stessi interessi in comune, alla volta della Polonia alle ore 12:15 con il volo Ryanair da Bologna. I giorni, sino a questo momento, in cui sono fissati voli da e per Cracovia dal capoluogo emiliano sono sabato, martedì e giovedì, per cui scegliamo di fare da sabato a giovedì. Gli orari di viaggio sono in questo caso abbastanza comodi, il ritorno è fissato per le 16:10 del 14 luglio. Il costo del volo è di 106 euro a/r, avendo prenotato soltanto un mese prima. Partiamo puntuali, arriviamo all’aeroporto intitolato a Giovanni Paolo II alle 14 come previsto. L’aeroporto di Cracovia non è molto grande, vi orienterete abbastanza bene e giunti all’uscita prendiamo, come da info, l’autobus numero 292, ma potete prendere anche il 208, che vi porta direttamente in centro a Cracovia in mezz’ora esatta, con fermata alla stazione di Glowny. I biglietti si possono facilmente acquistare fuori sulla pensilina dove troverete delle macchinette automatiche con touch-screen per procedere all’acquisto. Per quanto riguarda la moneta, abbiamo cambiato 1.000 zloty in Italia, equivalenti a circa 240 euro, per poter pagare in contanti l’albergo e le prenotazioni per le visite che dobbiamo fare. Ricordate che è molto più conveniente prelevare con il bancomat ma non in aeroporto dati i cambi sfavorevoli, e fate attenzione anche ad alcuni “Kantor” della città, gli uffici di cambio, che in alcuni casi tentano di guadagnarci. Una volta arrivati in stazione, dovete attraversare tutta la “Galeria Krakowska”, il grande centro commerciale della città, sino ad arrivare a uscire in strada dove troverete ulteriori mezzi per raggiungere il vostro albergo. Nel nostro caso avevamo prenotato 5 notti al “Blue Apartahotel”, una scelta azzeccata, buona pulizia, personale cordiale, 25 euro a notte per una camera molto grande, addirittura con due bagni, e in pieno centro, ai margini del “Planty” il parco che circonda tutto la “Stare Miasto”, ossia la città vecchia. Quando usciamo dalla stazione dobbiamo fare solo 10 minuti a piedi per poterlo raggiungere. Il tempo non è molto clemente, nuvoloso e ventoso ma avremo modo di rifarci immediatamente nei giorni successivi.
Iniziamo il nostro giro di perlustrazione in centro, Cracovia è molto comoda da girare a piedi per cui non affannatevi a cercare i vari percorsi delle linee di tram che corrono sulle rotaie, poiché non ne avrete bisogno. Mappa e tanta voglia di camminare sono sufficienti! Cracovia è tutta da scoprire: la più grande piazza d’Europa, Rynek Glowny, con in mezzo i graziosi mercatini aperti ogni giorno, e le vie, “Ulica” troverete scritto nei cartelli, che vi confluiscono: Ulica Florianska con i suoi negozi che porta fino alla Porta Florianska dove a sinistra troverete un artista di strada che espone i suoi quadri, Ulica Sienna, Ulica Grodzka, altra arteria importante che conduce alla chiesa di S.Pietro e Paolo davanti alla quale spiccano le statue dei 12 apostoli. Facciamo subito un salto al quartiere ebraico e al pub “Singer”: la sua particolarità è che su ogni tavolo troverete affissa una macchina da cucire della nota marca che dà il nome al locale.
10 LUGLIO 2016
Iniziamo la giornata con una colazione al caffè “Europejska”. Ci torneremo spesso nel corso della vacanza, si affaccia direttamente sull’enorme piazza e ordiniamo una “French Breakfast”, due croissant serviti con un piatto di ceramica contenente marmellate di ciliegie e mirtilli, e miele. Il costo è di circa 25 zloty, ossia circa 6 euro. Intorno alla Rynek Glowny troverete un sacco di locali che hanno i tavolini all’aperto, ma anche gli interni dell’Europejska meritano, più o meno in stile viennese con luci soffuse e quadri alla parete. Altro importante luogo che visitiamo, un po’ per caso dato che solitamente si paga ma fino a un certo punto della chiesa si può accedere liberamente, è la Basilica di Santa Maria. Ogni giorno, quando scocca l’ora esatta, sentirete uno squillo di tromba: per avvisare il popolo cittadino dell’invasione dei tartari, nel 1240 un trombettiere si incaricò di suonare dall’alto della basilica. Una tradizione che si ripete anche oggi, per i polacchi quella musica che non dura più di un minuto e mezzo, è diventato come un secondo inno. La basilica al suo interno è assolutamente meravigliosa: tre navate, candelabri calati sin quasi sopra le teste dei fedeli e un soffitto tutto da ammirare tra luccichio d’oro e abbellimenti vari. Trascorriamo la giornata in giro per tutto il centro recandoci anche a Ulica Kanonicza, la via dove potete trovare il portone d’ingresso della casa di Giovanni Paolo II, dentro cui il futuro Papa ha vissuto dal 1951 al 1967: una sua grande illustrazione ne ricopre i muri esterni. In questa via si trova anche una libreria, si chiama Bona, dal nome di Bona Sforza, regina consorte della Polonia essendo moglie di Sigismondo I. Per la verità di libri italiani a Cracovia non ne troverete, se non quelli puramente turistici, ho girato varie librerie essendo appassionato di lettura ma ho avuto sempre lo stesso responso.
Questo è il giorno anche della prima visita in uno dei luoghi turistici che andremo a scoprire: la fabbrica di Oscar Schindler, l’imprenditore che salvò mille e passa ebrei da una sicura deportazione facendoli lavorare all’interno della sua fabbrica di oggetti smaltati. Il biglietto d’ingresso costa 21 zloty, circa cinque euro, e il museo-fabbrica ripercorre la storia della Polonia durante l’occupazione nazista. A me è piaciuto molto, interessandomi l’argomento, ma ovviamente tutto è soggettivo. Secondo me la mostra è ben fatta, un percorso in parte anche multimediale che rende onore alla storia, seppur tragica, di quel periodo. Nella hall del museo potete trovare le foto degli ebrei che Schindler salvò e qualche foto tratta dal back-stage del film di Spielberg “Schindler’s List”, girato proprio nel quartiere ebraico di Cracovia. Abbiamo raggiunto la fabbrica a piedi seppur la camminata sia leggermente più lunga dal centro, ma al ritorno abbiamo preferito rientrare in centro con un taxi alla modica cifra di 4 euro, due a testa. Sarà l’unica volta che avremo preso un mezzo in tutta la vacanza. Il sole ci assiste ed è anche caldo, e così andiamo a rifocillarci andando questa volta alla scoperta di un piatto tipico: i pierogi. Sono in tutto e per tutto dei ravioli ripieni, che possono contenere ripieni salati o dolci. C’è una sorta di “pierogeria” sempre aperta, 24 ore su 24, si chiama “Zapiecek” in Ulica Slawkowska, e non potete non farci un salto. Scegliete il tipo di pierogi che preferite guardando i volantini colorati appesi al muro e pagate. Poi verrete chiamati e potrete comodamente ritirare i piatti e sedervi al tavolo. Consiglio i ripieni salati, quelli dolci sono molto particolari seppur buonissimi, ma validi almeno per un assaggio. A Ulica Slawkowska troverete altri due piccoli locali che fanno solo Pierogi, se ne diverrete golosi quella via diverrà la vostra meta culinaria! Il costo, a seconda dei ripieni, varia dagli 8 ai 15 zloty. Dopo un paio d’ore in camera per una doccia e un po’ di riposo, in serata c’è da vedere la finale degli Europei Francia-Portogallo e scegliamo, da appassionati di calcio, l’English Football Club, un pub a pochi metri dal nostro albergo, alle porte di Piazza Rynek Glowny tutto fatto in muratura ed archi, con stemmi e maglie di squadre inglesi appesi alle pareti e addirittura la ricezione di Sky inglese. Trascorriamo una piacevole serata tra birra e chiacchiere, con la promessa di ritornarci nei prossimi giorni. La sera Cracovia appare ancora più bella, con la piccola fontana davanti alla basilica di S.Maria che emana getti d’acqua continui e le grandi carrozze bianche trainate dai cavalli: il rumore di zoccoli sarà il leit-motiv della vostra permanenza nel centro della città polacca.
11 LUGLIO 2016
E’ il giorno della visita ai campi di stermino di Auschwitz e Birkenau. Mi sono informato a lungo sulla modalità più adatta, e alla fine convengo con chi sostiene che serve assolutamente una guida e un trasferimento organizzato. Il nostro albergo, ma in generale un po’ tutti, organizza il tutto a 145 zloty, circa 32 euro. Davanti al nostro hotel alle 8 ci aspetta un pulmino che ci porterà in un’ora e mezza ad Oswiecim, dizione polacca di Auschwitz, direttamente nel parcheggio del campo, e durante il viaggio verrà proiettato un bel documentario della durata di circa 45 minuti su ciò che andremo a vedere. Avevo domandato appena arrivato a un centro informazioni se era sicuro avere il biglietto nel caso avessimo scelto di andare da soli (si può fare, si risparmia e puoi girare da solo i campi ma senza una guida che ti fornisce spiegazioni) ma non mi è stata data la garanzia poiché si cerca di far comunque entrare un determinato numero di persone all’interno dei campi quotidianamente. Devo dire che la scelta, seppur con una spesa doppia, si è rivelata vincente: non si può attraversare luoghi così senza l’ausilio di una guida, e noi l’abbiamo trovata in Michele, che non ti mostri solo ciò che vedi ma ti faccia ragionare e ti trasmetta qualcosa. “Questa non è un’attrazione turistica, è un cimitero. Un cimitero a tutti gli effetti, senza tombe. Comportiamoci di conseguenza”. Queste le prime parole con le quali ci accoglie. Tantissime persone, ognuna dietro la sua guida nelle varie lingue di competenza, circa due ore il percorso che si effettua, preparatevi a camminare e armatevi di attenzione e pazienza, i luoghi che vedrete sono assolutamente unici. Attraversiamo la forca collettiva, il piazzale delle esecuzioni, il blocco 11 che è l’unico rimasto assolutamente originale a com’era all’epoca, ed entriamo nella camera a gas prima e nel locale dei forni dopo. Inutile descrivere ogni singola cosa, come hanno scritto anche altre persone, è una visita che una volta nella vita bisogna fare, senza la retorica del “macabro” o del “toccante”, poiché non possiamo ritenerci noi vittime, ma dobbiamo pensare che le vittime qui sono state ben altre e per loro rispetto e memoria si dovrebbe andare. Cito solo una delle tante storie, direttamente dalle parole di Michele: “Se venivate qui domani o mercoledì avreste trovato lei, Eva Kor. Rinchiusa qui con la sorella Miriam, erano già dentro le camere a gas quando per un ignoto contrattempo, non era disponibile lo Zyklon B, che veniva buttato in cristalli dentro al locale, che alla temperatura di 27-28 gradi sprigionavano cianuro. I prigionieri vengono così fatti uscire e riportati nelle baracche. Le due sorelle si salvano e oggi Eva ogni tanto torna qui, prende la seggiola, si siede di fianco a questa grande fotografia che ritrae lei e sua sorella e dice: ‘Questa sono io’. Ci trasferiamo poi a Birkenau con un bus che impiega 5 minuti (il campo è distante circa 3 km), qui faremo tre chilometri di passeggiata sotto al sole, soffermandoci sul vagone (acquistato dal figlio di una delle vittime del campo e donato al museo) che staziona sui binari che portano al grande ingresso principale, verso le placche che recano un pensiero di memoria in ventidue lingue, tutte quelle dei vari prigionieri rinchiusi, sino alla grande camera a gas fatta a “L” che i nazisti fecero esplodere e le quali macerie sono ancora lì, ferme immobili a imperitura memoria. Poi un giro tra le baracche dove erano rinchiusi i prigionieri, a Birkenau ce n’erano circa 300 e ne sono rimaste in piedi circa 60. Birkenau è almeno dieci volte più grande di Auschwitz, per cui non vedrete la fine del campo come invece potete vedere nella visita precedente. Rientriamo a Cracovia intorno alle 16. Nel tardo pomeriggio ci rechiamo al Castello di Wavel, straordinario complesso di torri, cortile Reale e Cattedrale, che sormonta Cracovia, proprio alla fine di via Kanonicza. Il tempo clemente ci aiuta ad ammirare la straordinaria bellezza del giardino interno e delle rifiniture dei palazzi; potete percorrere tutto gratuitamente ma se volete visitare le varie sale e stanze interne dovrete pagare vari biglietti. Torneremo al Wavel mercoledì, per visitare “La dama con l’Ermelino” di Leonardo, pagando un biglietto di 10 zloty. La solita scorpacciata di pierogi in serata, un altro giro per lo straordinario centro città e siamo pronti per un nuovo giorno dopo un sonno ristoratore.
12 LUGLIO 2016
Tocca alle miniere di sale di Wieliczka, uno straordinario tesoro salino lasciato 13 milioni di anni fa da un riscaldamento globale che fece evaporare l’acqua del mare che prima si trovava qui, lasciando solo i sedimenti salini. Nove piani di miniera, naturalmente solo tre sono visitabili. Anche qui trasferimento in pullman, percorso più breve rispetto ad Auschwitz con 20 minuti circa di bus. Stessa modalità dei campi di concentramento: il pulmino ci aspetta in una traversa del nostro albergo alle ore 15, tutto organizzato dall’albergo al costo di 150 zloty a persona. L’attesa per entrare è di circa mezz’oretta, i turisti sono tantissimi e a noi viene assegnata la guida in italiano anche in questa occasione, impossibile visitare la miniera senza. E’ una ragazza polacca di 24 anni, lavora lì solo da un paio di settimane e con grande dolcezza e ironia porta me, il mio amico e altri due ragazzi in giro per questa straordinarie e unica perla, da visitare assolutamente anche per la sua particolarità (in quante città potete dire di aver visitato una…miniera?). La ragazza ci guida attraverso laghetti, statue, scalinate, grotte, iniziando da una discesa di 380 gradini in legno fino a 64 metri di profondità e arrivando poi a 137 nel suo punto visitabile più basso. Il clou è la chiesa di Santa Kunegonda, protettrice ungherese dei minatori, dentro la quale si svolge ogni mattina una messa alle 7.30, e che è fatta tutta di sale: altare e pareti, dove sono intagliate le scene più importanti del vangelo, come l’Ultima Cena, la nascita di Gesù, lo scetticismo di San Tommaso, la crocifissione. Al suo ingresso occorre pagare 10 zloty in più se si vuole fotografare, cosa che facciamo assolutamente. C’è la possibilità di assaggiare un goccio dell’acqua salatissima che sgorga da un ruscello, osservare l’animazione delle tecniche utilizzate per trasportare i pesi all’interno della miniera. Al termine della visita potete godere anche di una grande parte di miniera, la più alta, adibita a spazio souvenir e merchandising. Occorre aspettare un’altra ora buona per uscire, l’ascensore che riporta in superficie i turisti non è di grosse dimensioni e la risalita è centellinata. Intorno alle 20 siamo di nuovo a Cracovia, e per la cena decidiamo di fermarci in un ristorante su Ulica Sienna per mangiare una delle loro tipiche zuppe, alle rape e un gulash di secondo. In serata ci rechiamo in un pub sulla piazza al quale si accede da un arco, in cui possiamo giocare a biliardo tra una birra e l’altra. Un grande temporale si abbatte su Cracovia, sinora aveva regnato il sole, e senza alcun ombrello o k-way percorriamo i 10 minuti a piedi che ci separano dall’albergo inzuppandoci.
MERCOLEDì 13 LUGLIO
E’ l’ultimo giorno di permanenza a Cracovia, e lo spendiamo per acquistare souvenir e ricordi da riportare in Italia. In mattinata facciamo un salto intorno allo stadio del Wisla Cracovia, entrando nel suo minuscolo shop sito all’esterno dell’impianto per acquistare qualche cimelio della squadra. La passeggiata è lunga e ci porta in mezzo al Parco Jordana, un altro bel polmone verde della città. Ci rechiamo poi di nuovo al castello di Wavel per visionare da vicino “La dama con l’ermellino”, il quadro di Leonardo Da Vinci. Il quadro è temporaneamente esposto lì, poiché solitamente si trova nel museo Czartoisky, al momento però in preda a opere di rinnovamento. Il cortile reale del castello è un quadrato composto da archi che delimitano i balconi dei tre piani che lo sormontano, percorriamo uno di questi balconi e entriamo nella stanzetta che ospita il quadro dove non c’è possibilità di scattare fotografie o riprese video. Il pranzo lo consumiamo di nuovo nella “via dei pierogi”, divorando questa volta un ripieno “austriaco” di salsiccia e patate. Non pensiate sia così invasivo, il sapore e la consistenza sono molto delicati in tutti i vari tipi di pierogi. E’ il momento di un caffè e ci dirigiamo di nuovo all’Europejska, e gusto una torta di noci e cioccolata molto delicata e buonissima, accompagnata da un ottimo caffè. Davvero un punto di riferimento straordinario questo caffè dove le cameriere sono vestite leggere, in un abitino nero che scivola verso un gonnellino svolazzante, e per noi uomini anche l’occhio vuole la sua parte! Ma vi assicuro che non è l’unico motivo per cui stazionare in questo bellissimo locale… L’ultima serata polacca la trascorriamo nel quartiere ebraico, ma prima di tutto facciamo una puntata di nuovo all’English Pub per una birra. Le nuvole e l’aria di pioggia stazionano sulle nostre teste, ma questa volta siamo attrezzati di k-way. Dopo una breve ricerca, per trovare il ristorante a noi più congeniale, scegliamo il Ptsazyl, in Ulica Szeroka, una piazzetta con una sinagoga e molti altri locali che recano sull’insegna la stella di Davide. Non potevamo rimanere più soddisfatti: la guida delle miniere di Wieliczka ci aveva spiegato che il piatto domenicale in Polonia è la cotoletta, ed è proprio quella che mangiamo condita da ottime patate bollite di dimensioni più piccole rispetto alle nostre. Scelgo anche il dolce, una straordinaria crêpe ripiena di mele servita con panna e mirtilli. Ci alziamo soddisfatti, anche per aver mangiato sotto a uno dei grandi ombrelloni che ha riparato il nostro tavolino e tutti gli altri, quando per un breve periodo ha iniziato a cadere la pioggia. L’ultimo giro in piazza, le ultime foto di una Cracovia serale sempre straordinaria e poi la mattina seguente dedicata all’ultima colazione all’Europejska, questa volta dentro dato che piove molto forte, per chiudere da dove avevamo cominciato. I graziosi palazzi, le carrozze bianche, l’architettura straordinaria degli edifici, le numerose cose da vedere, fanno di Cracovia una città fiabesca in cui certamente mi piacerebbe ritornare e che consiglio vivamente a chi ancora non c’è stato.
Alcune curiosità e consigli
1) Se chiedete una bottiglia d’acqua naturale, vi porteranno praticamente una bottiglia da mezzo litro per cui ordinatene un paio
2) A Grodzka e nelle altre vie che confluiscono nella piazza verrete continuamente avvicinati da ragazze che vi propongono degli strip in uno dei locali notturni, e persone che vi propongono giri guidati in città e che vi vogliono esortare a entrare nei loro ristoranti e locali. Una cosa che ho notato per esempio a Madrid, che può essere diffusa anche in altre città, ma lo stillicidio di richieste a Cracovia a superato tutte le altre città che ho visto!
3) Se vi capita di attraversare la strada anche sulle strisce, ho notato che i polacchi fanno sempre passare senza alcuna recriminazione o senza prendervi a male parole. E’ buona norma però usare le strisce!
4) Ad Auschwitz e Birkenau non è consentito né bere e né mangiare, per cui premunitevi almeno di una bottiglietta d’acqua
5) i polacchi in generale non mostrano spesso volti distesi e sorridenti, la storia di questi paesi fa calare sui loro visi la perenne durezza dei trascorsi tumultuosi che hanno avuto. In ogni caso riceverete certamente qualche sorriso, ma non aspettatevi un clima “friendly” come può essere per esempio in Spagna
6) Difficile trovare un negozio sportivo griffato Adidas o Nike in centro, o paesi dei balocchi per “calciofili” come noi. Recatevi alla Galleria Krakowska, andrete più sul sicuro.