Bretagna, dieci giorni ai confini del mondo

Viaggio in una terra di confine affascinate e ricca di tradizioni che ha vissuto e vive nuitrendosi e rispettando l'oceano Atlantico e la sua forza
Scritto da: Andrea Schettino
bretagna, dieci giorni ai confini del mondo
Partenza il: 01/08/2012
Ritorno il: 10/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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La Bretagna è intrisa delle tradizioni celtice, medioevali fino ai drammi della seconda guerra mondiale

1 agosto: Fougeres, Pontorson

Finalmente partenza! Volo Air France Venezia – Parigi come sempre eccezionale e comodissimo! Arriviamo allo Charles De Gaulle e ci dirigiamo a ritirare la nostra auto. Alamo car rental si rivela un ottima scelta in quanto ci omaggiano di un upgrade gratuito dell’auto per cui troviamo navigatore satellitare presa usb (utilissima con il nostro iPod) e bluetooth. Partiamo dall’aeroporto e ci mettiamo un poco ad uscire dal traffico parigino, per poi imboccare la A10 in direzione Fougeres.

L’orario di partenza ci dà poche speranze di raggiungere il paese in tempo per visitare il maniero e fare una passeggiata sui bastioni ed in effetti i 360 km, sebbene in autostrada, ci fanno giungere a Fougeres verso le 19, orario di chiusura del castello. Poco male, la cittadina e bella da visitare e la vista delle imponenti mura rende comunque l’idea della maestosità ed imponenza della più importante fortificazione di accesso alla Bretagna.

Dopo l’acquisto di rito di cartolina e calamita ci rimettiamo in macchina per raggiungere la nostra chambre d’hotes che ci ospiterà per questa notte: Les Caprices de Fifi. La struttura a Pontorson non delude le promesse e alloggiamo in una tipica struttura bretone con camere pulite e curate.

Sistema le formalità usciamo per cena alla ricerca di un posto quanto più bretone si possa e troviamo una semplicissima creperie, nel viale principale di Pontorson, ove mangiamo delle eccellenti gallette innaffiate da buon vino della casa. Concludiamo con un dessert a base di crepes, una al limone e banana su consiglio del nostro amico Guido e l’altra più classica orange jam e cointreau.

Qui i locali chiudono presto quindi ci concediamo una breve passeggiata per il paese, ma vista la stanchezza e la tranquillità del posto decidiamo di ritornare in camera per rinfrescarci e prepararci alla giornata seguente.

2 agosto: Le Mont Saint Michele, Dol de Bretagne, Combourg

Sveglia alle 07.30, al piano terra ci attende una genuina colazione a base di confetture artigianali e pane fresco molto gustosa e ricca, la stanza sembra una piccola bonboniera, tutta rosa e con i porta zucchero a forma di dolcetti ricoperti di cioccolata e fragole… Fantastico!

Si parte alla volta di Mont Saint Michele, ci arriviamo in pochissimo tempo e lasciamo la macchina in uno dei parcheggi custoditi dall’organizzazione del posto; decidiamo di fare la strada a piedi, sono circa 40 minuti invece di prendere la navetta (scopriremo poi che una di queste navette parte direttamente da Pontorson). Man mano che ci avviciniamo il Mont diventa sempre più imponente, la cosa che un po’ stona è la presenza di ruspe, betoniere e cantieri aperti tutt’intorno alla baia, nonché la folla che è davvero troppa! La visita rimane molto emozionante e rievoca, comunque, le atmosfere suggestive dei tempi andati. Arrivati a Mont Saint Michel abbiamo camminato per le tante viuzze, tra bazar e ristoranti; da segnalare un bel cimitero dietro una piccola chiesetta all’interno del villaggio ( c’è una tomba del 1852!) e ovviamente l’abbazia, da non perdere: abbiamo utilizzato l’audio guida e devo dire che siamo stati molto soddisfatti! L’alternativa è la visita guidata in francese o inglese. La chiesa alla sommità dell’abbazia è imponente e molto suggestiva: costruita in secoli diversi vi si fondono il gotico e il romanico senza mai perdere l’austerità che si confà al luogo. Incredibile è poi il modo in cui è stata costruita, creando delle cripte sottostanti che ne fanno da fondamenta.

Finta la visita decidiamo di mangiare il nostro pranzo al sacco ai piedi del monte così da fare qualche passo sui banchi di sabbia nella baia: molto bello e romantico, si può camminare fino ad arrivare a piedi all’isolotto che durante l’alta marea viene separato dall’oceano, ma per noi è troppo… decidiamo di tornare indietro, prendiamo la macchina e ci avventuriamo prima verso Dol de Bretagne, dove visitiamo la cattedrale che in effetti è davvero molto bella come avevamo sentito dire, e fotografiamo anche il Menhir più alto di tutta la Bretagna settentrionale, e poi via verso Coumburg dove visitiamo il castello.

Con grande sorpresa visitiamo un castello fiabesco e veramente ben tenuto, la visita guidata è in francese, ma la signora ci da una brochure in italiano che segue pari passo il suo discorso, per noi va benissimo…nota dolente in una delle stanze si vede la mummia di un gatto murato vivo durante la costruzione della torre ( XIV secolo) perché si pensava portasse bene farlo, in quanto i gatti neri erano equiparati a satana…povero gatto mi ha fatto proprio pena!

Il castello ha un parco di 25 ettari, fantastico solo che ci vorrebbe troppo tempo per girarlo tutto, siamo stanchi e decidiamo, visto che sono già le 18.30, di andare verso la nostra nuova chambre d’hote a Roz-Landrieux.

Anche quest’ultima chambre Le Manoir de la Grande Mettrie si rivela una piacevole sorpresa in quanto è nel mezzo della campagna bretone in un maniero templare restaurato. Le stanze sono enormi, dall’esterno si vedono le torri parzialmente crollate e all’interno le pareti sono di massicce pietre di granito a vista. La nostra camera ha al suo interno un enorme camino, che serviva a tenerla calda come da usanze medievali.

Dopo un riposino e doccia, decidiamo di andare a cena a Cancale, la capitale delle ostriche bretoni. Facciamo una passeggiata per la città portuale e quindi decidiamo di fidarci della nostra guida Lonely e ceniamo in un ristorantino, Au pied d’Cheval, con vista sull’oceano; qui degustiamo uno dei piatti tipici del luogo ovvero il misto di frutti di mare. La pietanza unica per due è un trionfo di ostriche, scampi, lumache di mare, vongole giganti, grasegola, gamberi etc. tanto abbondante che non riusciamo a finirlo. Il conto alla fine non è impegnativo sempre tenuto conto che abbiamo mangiato pesce fresco. Dopo un’altra breve passeggiatina digestiva decidiamo di rientrare: la campagna della Bretagna è poco illuminata, ma rischiarata dalla luna piena rievoca le tradizioni dell’antica Bretagna lette solo nei libri. In questa notte tenebrosa arriviamo al nostro alloggio dove ci aspetta una meritata dormita.

3 agosto: Saint Malò Dinard e Dinan

Ci alziamo dopo una profonda dormita e come nei giorni precedenti ci aspetta una sontuosa colazione a base di prodotti caserecci (una marmellata di albicocche e banane strepitosa e 2 muffin al cioccolato e alle mele fantastici…) in un’unica grande tavolata con gli altri ospiti. Ci congediamo e prendiamo la macchina in direzione Saint Malò. Arriviamo in città che piove, ma ormai abbiamo capito che qui il tempo, complice l’onnipresente vento, cambia in fretta. La città portuale fortificata si presta benissimo ad essere visitata vagabondando nelle sue viuzze, immaginando l’atmosfera che vi regnava quando ferveva di attività mercantizia e militare a difesa delle coste bretoni. I bastioni della città si levano imponenti sia verso la terra che verso il mare, baluardo di difesa che si erge contro le imbarcazioni ostili e l’oceano che sferza la città con tutta la sua potenza.

La passeggiata su queste mura regala una vista impareggiabile sulla baia e sul forte che si protende in mezzo ad essa a primo monito dell’inespugnabilità di Saint Malò. Complice la bassa marea, che da queste parti è parte integrante della vita delle città costiere, è possibile passeggiare sotto le mura fino al forte della città. L’acqua dell’Atlantico è fredda ma il sole che fa capolino tra le nuvole rende la passeggiata nella baia piacevole e ricca di suggestione. Il panorama è bellissimo, da un lato la possanza della cittadella e dall’altro il verde smeraldo del mare punteggiato dalle vele, dagli isolotti e fari in lontananza.

Ritorniamo in città e facciamo una passeggiata lungo il porto e nel frattempo ci dirigiamo verso l’auto per fare una breve visita a Dinard. La cittadina balneare si trova dall’altro lato del golfo di Saint Malò e potrebbe essere raggiunta anche in barca.

Dinard ha la sua maggiore attrazione nella Promenade du Clair de Lune che regala una passeggiata suggestiva sulla baia. Antiche ville a strapiombo sulla roccia e le caratteristiche tende blu e bianche dei bagnanti, tutto raccolto in una piccola baia, regalano un quadro piacevole su cui far vagare lo sguardo. All’orizzonte si scorgono due fari su altrettanti isolotti ed un altro forte che si protende in mezzo al mare a difesa delle preziose coste della Bretagna. Anche qui non mancano i velisti che su piccole imbarcazioni o windsurf punteggiano l’orizzonte. Dopo un rapido pasto a base di gallettes ed insalata risaliamo in macchina per dirigerci verso l’altro pezzo forte della giornata.

Dopo una ventina di minuti arriviamo a Dinan: la guida della Lonely Planet la declamava come la più bella tra le città medievali della Bretagna… e a conti fatti è proprio vero. Camminare tra le su vie è come aggirarsi all’interno di un libro fantasy, e ti aspetti davvero di veder sbucare cavalieri, principesse e draghi da ogni angolo…anche qui la folla che sembra un vero e proprio torrente in piena, rovina un po’ l’atmosfera, troviamo in ogni caso un bellissimo negozio di souvenir dove compriamo le nostre calamite e un po’ di regalini! Andiamo a visitare la basilica Saint Sauveur fondata nell’anno 1000, ampliata durante il 1400 e poi usata come fienile durante la rivoluzione francese: come tutte le chiese di questa zona un misto tra romanico, gotico e normanno… comunque molto bella e suggestiva. Quando usciamo ci addentriamo nel giardino dietro la chiesa il “giardino inglese”: è un piccolo parco dove è molto piacevole godersi una pausa o guardare il panorama che dà sul fiume. Visitiamo anche la basilica di Saint Malò simile alla prima anche questa molto gotica…ci sono sempre tantissimi e caratteristici gargoile sulle guglie a monito di chi vi passa vicino…Non ancora stanchi ci avventuriamo poi verso il “chemine de la ronda”, il camminamento sopra le mura, godendo di un bel panorama sopra la città e troviamo per caso una via in discesa molto ripida che va verso il fiume, e che si rivela essere una specie di strada dei mastri artigiani e artisti che aprono le loro botteghe proprio sulla via, ed è un po’ come visitare una galleria d’arte : gioielli fatti a mano, legni intarsiati, laboratori di cuoio, dischi in vinile e quadri, il tutto presentato in una cornice di case a graticcio dai colori più svariati, con porte e balconi viola, piuttosto che azzurro cielo o rossi o bianchi come la neve: una cacofonia di colori con pochissima gente: il pezzo più bello di tutta Dinan! Arrivati al fiume sostiamo all’ “L’Atelier Gourmand” dove finalmente riusciamo a mangiare carne ben cucinata e una buonissima insalatona, condita con dell’ottimo dry sidro, molto più buono in effetti di quello che avevo assaggiato in Italia.

4 agosto 2012 Fort La Latte, Cap Frehel, Ile de Brehat, Paimpol

Dopo la solita buonissima colazione partiamo alla volta di Fort La Latte e Cap Frel. Percorriamo 130 km ed arriviamo alla nostra prima tappa. Il tempo sembra migliore di ieri, un timido sole ci saluta e ci fa ben sperare. Fort La Latte è un forte costruito intorno al XIV secolo sopra un promontorio roccioso a picco sul mare. E’ veramente molto suggestivo visitarlo, fin sopra la punta della sua torre, si devono salire dei piccolissimi scalini scavati nella roccia e bisogna tenersi ad una corda, perché è davvero pericoloso, però quando si arriva in cima si gode davvero di una vista mozzafiato. Ci prendiamo il tempo di fotografare tutto anche l’orto pieno di erbe mediche e profumi che ovviamente dovevano servire come rimedi magici per gli acciacchi dell’epoca.

Da qui arriviamo in un attimo a Cap Frehel, man mano che ci avviciniamo la vegetazione si appiattisce sempre più, il vento lascia crescere solo licheni, ginestre e felci verdissime, il faro è imponente e facciamo un sacco di foto per immortalare queste splendide scogliere che si gettano in acqua, è davvero un paesaggio da sogno. All’improvviso la pioggia ci sorprende ( ma ormai ci siamo abituati), ciò nonostante anche scendendo in macchina lungo la strada costiera dobbiamo fermarci più volte perché le baie che si aprono sono davvero singolari e uniche! A malincuore ci stacchiamo da questi altipiani ventosi e ci dirigiamo verso Paimpol.

Arriviamo a prendere possesso della chambre d’hote verso le 16.30, ricomincia a piovere a dirotto mentre stiamo scaricando i bagagli, e così ci laviamo da capo a piedi! La chambre si trova all’interno di una graziosissima casetta con un giardino straordinario, ormai siamo abituati ai bellissimi fiori della Bretagna, ma l’idea che domani mattina aprirò la finestra sopra un nugolo di ortensie e margherite mi entusiasma.

Decidiamo di andare a vedere l’Ile de Brehat anche se abbiamo poco tempo perché l’ultimo traghetto ci concede solo due ore di tempo. Dopo una traversata che dura pochi minuti approdiamo e subito noleggiamo due bici per poterla girare il più possibile. L’isola è un trionfo di architettura bretone immersa in una vegetazione multicolori e rigogliosissima ed è un piacere percorrere le sue stradine in bicicletta che è l’unico mezzo di trasporto consentito. Ma ciò che lascia senza fiato sono i panorami che si aprono, improvvisamente dopo una curva o una discesa, e che al tramonto si tingono di colori straordinari e regalano emozioni a non finire. A questo punto ci rammarichiamo di non aver preso una stanza per passare una notte all’isola, esperienza che sarebbe stata sicuramente gratificante. L’ultimo regalo dell’ile è il cambio della marea che è veramente suggestivo e ne godiamo attendendo il traghetto che ci riporterà in terraferma.

Torniamo a Paimpol e ci fermiamo a cena nei pressi del porto a ferro di cavallo che brulica di vita e di attività. Qui degustiamo a prezzi modici le immancabili gallette, innaffiate da dell’ottimo sidro e chiudiamo con una tradizionale crepe per dessert. Il porto è animato da cori popolari e gruppi che eseguono musica celtica nella migliore tradizione della zona. Il solo come sempre fatica a calare e alle 22 c’è ancora il tramonto che avvolge di calda luce la città e rende ancor più magica l’atmosfera che si respira. Ci concediamo un’ultima birretta in un pub sempre, rigorosamente vista porto e poi rientriamo in camera.

5 agosto: Ploumach, Enclos Parossieaux, Point du Penn Hire

Arriviamo a Ploumanac’h verso le 10, e quasi per miracolo ritroviamo la coppia di amici che avevamo incontrato a San Malò, decidiamo di comprare al volo 4 brioche e ce le gustiamo al tavolo di un caffè locale, con vista sul mare.

E’ davvero un piacere gustarsi il solo fatto di poter bere un cappuccino con delle persone gradevolissime guardando l’oceano… Poi affrontiamo una delle passeggiate consigliate per arrivare sopra un piccolo promontorio dal quale si apre una piccola baia molto carina: è incastonata all’interno di massi di granito rosa enormi e levigati dal vento a tal punto da avere delle forme arrotondatissime, è un paesaggio surreale, e il mare è di un verde smeraldo eccezionale.

Ci salutiamo felici di questi incontri che fanno il viaggio ancora più vero e più intimo!

Risaliamo in macchina alla volta dei famosi enclos paroissiaux:

Guimilliau (per noi il più austero e bello, con la sua pietra così scura che si staglia contro il cielo grigio…è appena piovuto, e il luogo ha davvero un che di funesto e pauroso…ci aspettiamo di vedere il conte Dracula che ci passa accanto…);

La Roche – Maurice (Qui ci” incastra” letteralmente una delle guide per portarci a fare una visita guidata…all’inizio siamo un po’ titubanti…che mai ci sarà di così interessante…ed invece questa ragazzina si rivela essere super decisa, per accappararsi la nostra collaborazione decide addirittura di parlare in italiano, ed è bravissima! Ci svela un sacco di piccoli particolari che senza di lei non avremmo mai notato, veniamo a conoscenza che stiamo guardando uno degli ultimi 10 pulpiti conservati nelle chiese bretoni, visto che dopo il concilio di Trento la Chiesa aveva messo fuori legge tutta l’iconografia dell’epoca, ci fa vedere l’immagine di un indiano d’America, una statua di Maria Maddalena ( e qui si accende la nostra lampadina sulle storie e leggende templari….); Ci rivela un particolare molto curioso: stiamo guardando le immagini di pietra che adornano l’ossario… c’è il ricco, il povero, il vescovo…e poi c’è un pannello vuoto…ed una frase in latino con su scritto :” oggi sono io questo, ma domani lo sarai anche tu….” quel pannello è uno specchio che ci ricorda che prima o poi la vecchia morte raggiunge tutti…ho i brividi, ma credetemi che l’atmosfera oggi era davvero molto “gotica”.

Vediamo anche Le Martyr e Sizun, tutti molto belli, tutti suggestivi.

Alla fine decidiamo di spostarci verso Pont de Penn Hir: davvero un bellissimo altopiano dove le coste scendono a picco perpendicolari sul mare, meravigliosa la vegetazione di licheni, eriche e felci che incornicia il tutto. Ad un certo punto ci ferma una simpaticissima coppia di veneti (di Mestre) che ci dicono di essere in viaggio da giugno, parliamo un sacco, loro sono dei camperisti e ci mettono la pulce nell’orecchio… forse la nostra prossima vacanza… sarà proprio in camper!

E’ quasi sera e dobbiamo percorrere ancora un po’ di strada per raggiungere Brest ed il nostro Hotel. La città è stata completamente distrutta nei bombardamenti della seconda guerra mondiale e quindi è moderna e dotata di un’importante porto commerciale. Le uniche vestigia del passato sono le imponenti mura e le relative torri che però si perdono nella modernità della città. Alloggiamo all’Hotel Ibis in centro, niente di che, ma sarà solo per una notte perché domani ci sposteremo verso sud.

6 agosto, Viaggio ai confini del mondo: Ile d’Ouessant

Ci svegliamo e lasciamo in fretta il pessimo Hotel Ibis e la città di Brest che non ci hanno entusiasmato (come da programma). Imbocchiamo la strada per Le Conquet dove ad attenderci c’è l’imbarco per l’Ile d’Ousseant. Lasciamo l’auto in un parcheggio obbligato piuttosto distante dal porto ma con servizio navetta. Mezz’ora dopo siamo seduti in nave, la traversata durerà un’oretta, piuttosto travagliata visto che l’Atlantico ci regala un’onda alta e lunga che fa ballare un poco l’imbarcazione. Arriviamo comunque sani e salvi in porto e appena scesi ci si pongono due opzioni: andare dalla parte opposta dell’isola, in paese, con una navetta o noleggiare una bici. Decidiamo per questa seconda possibilità, in fondo sono solo 4 km e poi avremo più libertà di movimento.

La scelta è azzeccata in quanto ci permette di immergerci appieno nelle bellezze dell’isola con frequenti fermate per immortalare gli angoli più belli ed emozionanti. La grandezza dell’isola fa sì che i turisti si disperdano e quindi si gode della selvaggia bellezza della natura sferzata dal vento e dal mare tanto che in alcuni punti si ha veramente la sensazione di essere ai confini del mondo. Il cielo accentua questo effetto in quanto si alternano cupe nuvole e bagliori di sole che colorano in modo sempre diverso il panorama.

Dal centro del piccolo paese di Lampaul, alle case di pietra e granito con i giardini splendidamente fioriti l’isola sembra rimasta intatta al passare del tempo, ultimo approdo per le navi che si avventurano nell’oceano e fulgida speranza per chi torna verso casa.

E’ un luogo affascinante che meriterebbe di trascorrerci almeno una notte per poi percorre i suoi innumerevoli e bellissimi sentieri a piedi o in mountain-bike e scoprire ogni incedibile scorcio.

A malincuore prendiamo il traghetto di ritorno, ci aspettano cento chilometri per raggiungere la prossima chambre d’hote a Douarnenez. La cittadina portuale è carina e come da promessa, il porto ospita sia i pescherrecci che le imbarcazione a vela da diporto. Nonostante la posizione costiera il paese non brulica di vita ed è al porto che troviamo un posticino carino dove poter assaggiare una delle specialità della Bretagna ovvero Mules Frites: un piattone di cozze contornate da patatine fritte e innaffiate da buon sidro.

Soddisfatti facciamo due passi per il porticciolo, ma vista la scarsa animazione decidiamo di fare una capatina nei pressi dell’enclo della cittadina che al buio mette veramente i brividi. La nostra camera è li vicino e quindi decidiamo di farvi ritorno per prepararci a domani che sarà un’altra giornata alla scoperta delle svariate anime di questa incredibile terra.

7 agosto: Pointe du Raz, Locronan, Quimper, Lorient festival Interceltique

Lasciamo verso le nove del mattino la nostra chambre d’hote, Les Roses Tremieres che la padrona di casa non si è ancora alzata. Quest’ultima non è stata una gran scelta, ma tant’è per immergersi nella cultura del posto qualche rischio va pur preso. Ci dirigiamo verso Pointe du Raz, uno dei promontori più spettacolari e famosi della Bretagna ed effettivamente le promesse vengono mantenute. Questo luogo meriterebbe di essere visitato al tramonto per godersi in pace un momento magico ed incantato, considerato che già in piena mattinata è affascinante.

Dopo un buon caffè riprendiamo la macchina per dirigerci verso Locronan un piccolo borgo rimasto praticamente intatto dal ‘700 ad oggi, molto suggestivo con svariate botteghe di artisti e commercianti che ne punteggiano le strade. Il villaggio è piccolissimo con un enorme parcheggio a pagamento al suo ingresso, semplicissimo da girare ed assaporare. Dopo circa un’oretta, nella quale abbiamo anche fatto un veloce pranzo al sacco acquistato in mattinata, ci muoviamo verso Quimper. La capitale della Cornovaglia è una cittadina molto bella dominata dalla cattedrale con le doppie guglie che si specchiano nel fiume che taglia la città. Il modo migliore per visitarla è perdersi nelle sue vie del centro storico punteggiate di negozi di artigianato locale e alla moda. Gustiamo un favoloso gelato nei pressi della cattedrale alla Maison Dutertre e poi passeggiamo lungo il fiume ammirando questa perla della Bretagna. Il nostro consiglio è di trascorrere, se possibile, una notte a Quimper visto che il brulicare di vita promette bene anche per la serata. A malincuore riprendiamo l’auto per dirigerci al nostro Hotel a Quimper, dove faremo un riposino per prepararci ad una serata al festival Interceltique nella vicina Lorient.

Lorient dista circa 20 km ed in breve siamo in città. La serata è perfetta e ci immergiamo nel fiume in festa della manifestazione. Il festival si svolge sull’immancabile porticciolo della città, dove gli alberi delle barche a vela fanno da sfondo alle terrazze dei pub inondate di musica celtica. Si possono ascoltare le melodie delle cornamuse, assaggiare del buon whisky irlandese torbato, visitare le bancarelle di prodotti tipici o farsi coinvolgere dal ritmo battente della moderna musica celtica. Il tutto ruota attorno al villaggio celtico dove si possono assaggiare i numerosi prodotti tipici di questa terra, dai frutti di mare, alle immancabili gallette farcite con qualunque cosa e finire con crepe di ogni tipo.

Passiamo la serata aggirandoci per la festa, sbirciando nelle bancarelle ed assaggiando qualche prodotto insolito. Infine ci accomodiamo ad uno stand irlandese con vista porto ove, gustando l’immancabile pinta di Guinness, ci lasciamo trasportare dal ritmo della musica celtica d’Irlanda.

8 agosto: Concarneau, Josselin, Auray

Anche oggi splende il sole e ci dirigiamo verso Concarneau. La cittadella protesa di fronte al versante orientale del porto era progettata per proteggere il porto della città. Oggi è meta molto popolare in Bretagna e come tale presa d’assalto da orde di turisti. L’esterno è molto suggestivo ed imponente mentre l’interno diventa una cacofonia di colori, voci e suoni causa La quantità di persone, ristori e negozi che si aprono sulla via principale. Ciò nonostante una passeggiata sulle mura regale bei panorami del porto e della città e si possono scorgere suggestivi angoli della vecchia cittadella.

La visita dura poco più di un’oretta e mezza dopo la quale ci muoviamo verso Josselin. Josselin è un villaggio splendidamente tenuto ed addobbato, in questi giorni, per la festa medievale annuale. La cittadina conserva la suo interno una delle gemme più preziose nella collezione dei castelli bretoni. La fortezza costruita nel 1008 e parzialmente distrutta dal cardinale Richeliu, è stata ricostruita nel XIX secolo e sontuosamente arredata. Oggi è ancora la residenza della famiglia Rohan, che consente la visita guidata del pian terreno e ne cura la manutenzione. Gli interni sono veramente pregevoli con notevoli arredi ed addobbi che raccontano il susseguirsi delle vicende della famiglia nei secoli. Purtroppo la guida è solo in francese, ma alcuni opuscoli in italiano replicano quello che viene raccontato.

Finita la visita decidiamo di dirigerci verso la chambre d’hote che ci ospiterà per la notte. Questa si trova a Plumeret, nei pressi di Auray. La struttura è immersa in mezzo alla natura ricavata in una vecchia fattoria in tipico stile bretone. Le stanze sono spaziose e pulite e la doccia dotata anche di idromassaggio! Unico neo, come molte chambre d’hote manca il collegamento internet. La struttura si chiama Le Hameau de Kerhys.

Dopo un breve riposino optiamo per una cena al porto di Auray: ceniamo all’Ile de Tresor con dei buonissimi piatti a base di cozze della regione, contornati dalle immancabili frites e innaffiati da dell’ottimo sidro bretone. I prezzi anche qui sono più che abbordabili e dopo dessert e caffè facciamo un’altra breve passeggiata per il magnifico porticciolo per poi fare ritorno al nostro alloggio.

9 Agosto: Carnac, Locmariaquer, Vannes

Facciamo colazione in un agriturismo da sogno, con delle buonissime marmellate fatte in casa, le crepes e anche del pane con noci e sesamo, che se sapessi come chiederlo alla padrona, mi farei insegnare la ricetta. Eccellente! riusciamo a fare anche quattro chiacchere con una simpatica coppia francese e poi partiamo alla volta di Carnac.

Ci si arriva velocemente e quasi non ci accorgiamo che si profila alla nostra destra un sito enorme di menir allineati, vediamo anche un piccolo dolmen, a parte una puntatina al museo archeologico, dove per altro non seguiamo nessuna visita guidata, decidiamo di vedere il sito girando il perimetro in macchina, è effettivamente impressionante pensare che degli uomini 5800 anni fa, hanno voluto lasciare un segno, e ancora oggi non riusciamo a darci una risposta al perché… molto affascinante!

Siamo già stanchi, comunque, da Carnac si arriva abbastanza agevolmente alla cittadina sul mare Locmariaquer, molto carina, ben ordinata con i giardini che tanto ci sono piaciuti soprattutto nella Bretagna del Finistere, e decidiamo di fare una puntatina in spiaggia.

Ci concediamo 2 orette di mare, nonostante i 30 gradi l’acqua è freddissima ma limpidissima, Andrea si azzarda a fare il bagno ( 5 secondi poi desiste…) io mi limito a passeggiare in riva e raccolgo la mia nuova collezione di ostriche, quante ce ne sono tutte in riva al mare, aperte ovviamente, ma splendide, madreperlate, con forme più o meno innaturali…chissà quali segreti hanno contenuto…me le porterò a casa, avrò anche io un po’ di Bretagna a casa mia!

Finita la siesta ci rechiamo a Vannes. Fa davvero molto caldo, ormai abituati ai 15-20 gradi della Bretagna del Nord, il nostro corpo non reagisce proprio bene al cambio di temperatura, quindi dopo un veloce pasto al buffalo grill ( avevamo bisogno di carne…con un gusto un po’ più familiare….) ci rechiamo in albergo, per lavarci e farci una dormitina : il Manche Ocean è in centro città, in ottima posizione, alla reception parlano inglese (Wow), la camera è bella anche se piccola, con un fantastico bagno mansardato, unico neo : non c’è l’aria condizionata….sarà una dura notte, anche se per fortuna qui c’è sempre vento…siamo al V piano…probabilmente terremmo la finestra aperta.

Prima tappa il Jardin aux Papillon, sono emozionatissima, in una serra tenuta a 27 gradi con l’80% di umidità ci sono tutti i tipi di farfalle immaginabili: alla recption la ragazza, però, ci dice che se vogliamo possiamo entrare…ma a quest’ora Les papillon dormono ( care…) e quindi le possiamo vedere, ma ferme…purtroppo questo non vale il costo del biglietto ( 2 per 12 euro) e quindi ce ne ritorniamo sconsolati verso il centro città: quindi, attenzione per chi volesse andare a vederle, le farfalle svolazzano felici solo dalle 10 alle 12 poi si riposano ( ehhh…vita dura….).

Giriamo comunque il centro città, dentro alle mura. Vannes è davvero molto bella, un insieme di case a graticcio multicolore e residenze mercantili con intagli particolari! Foto a gogo!!! Entriamo in un vicolo attirati dal suono caldo di alcune note suonate da un sax e una chitarra, l’atmosfera è incantevole, svoltiamo l’angolo e come per magia veniamo salutati da una suonatrice di arpa celtica… semplicemente fantastico! Purtroppo alle 19 chiude tutto, ogni negozio chiude i battenti, ed è davvero un peccato perché ce ne sono davvero di belli, ci sono botteghe d’arte… per noi è funzionalmente inconcepibile, visto le torme di turisti che si aggirano per la città… ma probabilmente i negozianti sanno che se lo possono permettere.

Stasera non abbiamo molta fame, ci sediamo in una creperie e mangiamo due gallettes bagnate da buon sidro, ci alziamo e per caso troviamo nella via del ritorno che proprio sulla strada parallela a quella del nostro albergo, a quattro passi di distanza ci sono dei bellissimi localini, dove sembra veramente tutto molto invitante, i prezzi sono bassi e soprattutto si è allietati da due musicisti che con chitarra e fisarmonica suonano le tipiche musiche francesi che tanto amiamo…sembra di essere sul film ” Un ottima annata” o “Sideways”….insomma davvero un degno finale di serata!

Torniamo in albergo, felici anche se stanchi, sistemiamo le valige, domani si torna a casa, è stata un bel viaggio, come tutte le cose belle finisce prima o poi…

Ripensandoci forse avremmo dovuto fatto meno giorni o comunque più pause perché 2200 km in 10 giorni sono stati un po’ faticosi: certo ci ricorderemo questo come uno dei nostri più bei viaggi… e tanto ci torniamo a vedere quello che abbiamo lasciato in dietro! Sicuramente io mi impegno ad imparare la lingua e ci porteremo comunque via un dizionario, la Francia semplicemente non si gira e non si conosce davvero se non si parla almeno un po’ di francois.

10 agosto: Chartres e rientro

Oggi, colazione continentale al nostro albergo e poi partenza, direzione Chartres, da dove proseguiremo verso Parigi allo Charles de Gaulle. In tutto circa 360 km…non finivano più…cmq la visita alla cattedrale vale la digressione. Non tutti sanno che prima ancora che Celti e Galli prosperassero in questa parte di terra, la gente del neolitico aveva innalzato proprio dove oggi sorge questa cattedrale un dolmen e un tumulo di terra e che, si ritiene, che il vano così circoscritto racchiudesse una parte particolarmente attiva dal punto di vista delle correnti energetiche. Pare che queste correnti telluriche montassero e si spegnessero a seconda delle stagioni della terra e così facendo ringiovanivano e rinsavivano le persone che camminavano sopra quest’area. Questo sito divenne poi un centro di insegnamento druidico, e poi quando intorno al III secolo arrivarono i primi cristiani venne venerato come casa della vergine nera ( vi trovarono una immagine scolpita di donna annerita in volto….). Sul luogo sorsero successivamente sei chiese, tutte distrutte da incendi, l’ultima, quella gotica che è arrivata ai nostri giorni è stata costruita, pensate un po’, in soli trent’anni…mi domando come abbiano fatto…

Quel che più colpisce è che è uno degli 80 monumenti gotici costruiti dopo il ritorno dei templari in patria… cosa avevano scoperto i 9 cavalieri mandati dal monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle in terra santa? Lo stile gotico nacque proprio intorno a quegli anni (1128), i Templari avevano forse scoperto la Legge Divina che governa il Numero, il Peso e la Misura? Tutto, dentro questa maestosa cattedrale, risponde alla legge del numero aureo. Quel che è certo è che questi monaci cistercensi governavano molto bene i principi dell’ingegneria sacra, e in soli 30 anni costruirono un santuario che in tutto sottende a risvegliare la psiche e a ritemprare lo spirito. Giungendo alla soglia della cattedrale i pellegrini si accorgevano di aver assunto una postura più eretta, con il capo sollevato: pare infatti che dal punto di vista fisiologico le correnti telluriche possano penetrare nell’uomo solo attraverso una colonna vertebrale ben eretta…procedendo verso il centro e camminando sopra il labirinto il pellegrino veniva investito dalla forza alchemica della luce proveniente dai tre rosoni e raggiungeva così uno stato di consapevolezza che potremmo chiamare beatitudine.

A parte questo è anche una splendida opera d’arte e veramente ci si può perdere al suo interno, è davvero gigantesca, andate a vederla e ne resterete estasiati…pensate che nell’ala ovest del transetto sud c’è un lastrone sul pavimento sistemato trasversalmente rispetto alle altre pietre: ebbene a mezzogiorno del solstizio d’estate un raggio di sole brilla attraverso un vetro trasparente della finestra di Sant’Apollinare e illumina proprio il vistoso tenone della lastra…il perché è ancora un mistero…ma così ce ne sono tanti da scoprire e da studiare per chi ne avesse voglia.

Il nostro viaggio è poi continuato fino all’aeroporto, più o meno un’ora e mezza nel traffico parigino per percorrere un tratto che si farebbe tranquillamente in una ventina di minuti…adesso siamo qua ad aspettare il nostro aereo che ci porterà a casa….

Appunti di viaggio

Il viaggio in Bretagna è stato una bellissima esperienza quindi vi lasciamo le nostre impressioni. Il castello di Fougeres merita un passaggio, per le sue dimensioni anche se all’interno è spoglio. Sicuramente da vedere Le Mont Saint Michel: un capolavoro unico nel suo genere anche se assaltato dai turisti. Se di passaggio vale la pena fermarsi a vedere la cattedrale di Dol de Bretagne per poi proseguire verso Comburg che ospita un bellissimo castello visitabile anche all’interno. Il consiglio è di visitare il castello la mattina per poi pranzare al sacco nell’enorme parco e godersi una camminata. La sera vi raccomandiamo una puntata a Cancale a gustare un piatto di pesce fresco incluse ostriche e scampi. Saint Malò merita sicuramente una visita e una passeggiata, se la marea è bassa, sotto le sue mura. La città ha un fascino indescrivibile legato al suo passato di città corsara, con le case a ridosso delle mura che oggi proteggono solo dalle mareggiate invernali, mentre in passato servivano anche contro i nemici. Dinard non ci ha entusiasmato tantissimo, è una graziosa cittadina di mare con un bel lungomare cui vale la pena fermarsi se la giornata è buona per fare un bagno.

La vera scoperta per noi è stata Dinan: perdetevi nelle sue vie fino al tramonto, visitate la cattedrale e terminate la serata a cena in un ristorantino con vista porticciolo.

Della Cote d’Armor bellissimi Fort Lalatte e Cap Frehel. Se siete amanti del trekking o della mountaimbike dormite nei pressi di Cap Frehel e concedevi una giornata per camminare nei sentieri che si dipartono dal faro. Se il clima è caldo portate anche il costume, potreste imbattervi in bellissime insenature con relativa spiaggetta. Se invece volete cenare in un vivace villaggio dirigetevi verso Paimpol che intorno ad un bellissimo porto turistico affaccia una serie di locali sempre animati e con una passeggiata affollata. Nei pressi di Paimpol, si può prendere il traghetto per l’Ile de Breath cui ci si arriva in un quarto d’ora. Dedicateci mezza giornata almeno per poterla girare con calma oppure passateci qualche giorno lontano dalle auto e dalla frenesia.

Nei pressi di Morlaix si possono visitare gli enclos più importanti di Bretagna (Guillaume, La Roche Mauriche etc): il consiglio è di farsi illustrare la visita da una delle guide locali cui si può dare una semplice mancia. Se invece gli enclos non sono tra le mete più interessanti, in tutta la Bretagna, ve ne sono moltissimi, quindi potreste visitarne di minori semplicemente fermandosi durante il viaggio.

Il Finistere è sicuramente la regione più selvaggia e tradizionale della Bretagna con alcune perle che non vanno perse: Ile d’Ousseant, Point du Penn Hir sono tra queste. Possono essere tranquillamente saltate Brest, Douarnenez, mentre va sicuramente vista la capitale Quimpere. Qui il consiglio è di fermarsi per una notte e passare la serata tra le sue strade animate. Noi non abbiamo visitato lo costa nord da Roscoff a Le Conquet, ma immaginiamo che anche quella parte valga sicuramente la pena di essere vista: una buona ragione per tornare in questa magnifica terra.

Dal Finistere andando verso sud nel Morbihan si possono visitare altri bellissimi capi e paesi: il pesaggio diventa man mano meno selvaggio e, complice il sole che negli ultimi quattro giorni non ci ha più abbandonato più caldo. Il Morbihan, incluse le bellissime isole al largo di Quiberon, è un posto perfetto per concludere la vacanza con qualche giorno di mare senza però trascurare l’aspetto culturale visitando Carnac, il sito megalitico più grande di Francia, e Vannes che è veramente una bella città.

La Bretagna è una terra costantemente battuta dal vento di intensità variabile, quindi perfetta per gli sport velici da nord a sud; dal mare potrete raggiungere incantevoli insenature e passare all’ombra di imponenti scogliere ma attenzione: l’Atlantico ha un’escursione delle maree che arriva a 6-7 metri, quindi con la bassa marea cambiano di molto i canali di navigazione sottocosta. Proprio a causa della presenza costante del vento il tempo è estremamente variabile e può cambiare anche 4 volte in un giorno.

Se non capitate nei periodi di uno dei due più importanti festival celciti, non potete mancare ad una Fest a Noz: ve ne sono innumerevoli sparse nei villaggi bretoni e garantiscono divertimento e una bella immersione nelle tradizioni del luogo.

Seduti a tavola potrete gustare il sidro bretone, veramente gustoso e fresco, innaffiandoci gallettes farcite a piacere, ostriche, crostacei, pesce fresco o dolcissime crepes. D’inverno si aggiungono piatti brasati, al forno o in umido: una buona guida vi illustrerà tutti i piatti della tradizione bretone. I prezzi, specie per il pesce, non sono proibitivi, mentre gli alcolici, sidro escluso, sono piuttosto cari.

Per quanto riguarda i trasporti, noi abbiamo girato questa affascinate terra in auto fermandoci in chambres d’hotes o hotel; se il viaggio si svolgerà al di fuori dei periodi di alta stagione potete anche non prenotare e fermarvi dove trovate; in agosto, meglio prenotare o si rischia qualche notte in auto. Consigliamo vivamente le chambres d’hotes per la particolarità degli alloggi e per gli incontri che vi si possono fare che danno degli assaggi dei modi di vita bretoni.

A nostro avviso il modo migliore per un viaggio itinerante in Bretagna è il camper: aree attrezzate ovunque, possibilità d’improvvisare e variare l’itinerario a piacere. Anche in moto sarebbe bellissimo, ma non aspettatevi una passeggiata: la Bretagna è per motociclisti duri, che non hanno problemi a prendere la pioggia anche due volte al giorno e passare da 15 a 26°C nell’arco di un’ora. Di contro sarete ripagati con strade costiere dai panorami indimenticabili e molto divertenti da guidare.

Last but not least: in Francia c’è una grande cultura cinofila, quindi incontrerete molti cani anche liberi tranquillamente ignorati dalle persone e che non vi receranno alcun disturbo; quindi, se avete un cane educato, portatelo tranquillamente non avrete alcun problema.

Speriamo che il nostro racconto vi sia piaciuto e sia d’ispirazione per qualche vostra futura vacanza.



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