Castelli e cattedrali nel nord della Francia

Viaggio in auto tra Loira, Bretagna, Normandia e Borgogna
Scritto da: gianchi56
castelli e cattedrali nel nord della francia
Partenza il: 03/09/2017
Ritorno il: 10/09/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Domenica 3 settembre

Mancano ancora alcuni minuti alla 6 di mattina quando raggiungo il casello di Tortona, per immettermi poco dopo nell’autostrada A21 diretto in Francia. Ho deciso di percorrere il valico del Moncenisio anziché la galleria del Frejus perché, sebbene il tempo di percorrenza sia un po’ più lungo, posso evitare il disagio (e i possibili rischi) di viaggiare in galleria e, soprattutto, perché vorrei ripercorrere la medesima strada fatta alcuni decenni or sono nel corso di una gita parrocchiale. Alle 8.15 attraverso il confine. In realtà i miei tempi di percorrenza del valico risulteranno di gran lunga maggiori rispetto a quelli della galleria, dal momento che la bellezza dei luoghi e del lago mi impone di fermarmi varie volte per fare foto.

A Modane entro in autostrada, e ne uscirò, oltrepassata Lione, solo a Balbigny, per poi utilizzare le poco trafficate strade nazionali (non di rado configurate come vere e proprie superstrade) e compartimentali, affidandomi al navigatore su cui ho impostato un indirizzo di Bourges. E’ in aperta campagna che mi fermo davanti alla staccionata che costituisce l’ingresso di un recinto all’interno del quale – ad almeno 40m dalla strada – si trova una ventina di bovini dal mantello bianco. Scendo, scatto qualche foto e risalgo. Sto cercando di capire da una cartina quale strada mi stia facendo percorrere il navigatore, quando, alzando gli occhi a seguito di un rumore, mi rendo conto che tutti gli animali si accalcano davanti al cancello a qualche metro di distanza dalla mia auto e mi stanno osservando. Probabilmente mi hanno scambiato per chi li accudisce e gli dà da mangiare. Un paio di foto e riparto.

Verso le 16 parcheggio in prossimità del centro storico di Bourges e mi dirigo verso la cattedrale gotica di St. Etienne. Attraversando i Giardini dell’Arcivescovo constato l’imponenza della costruzione. Inizio la visita dalla facciata ovest, prima che le nuvole prendano definitivamente sopravvento sul sole. Bellissimo il portale centrale con il Giudizio Universale: un angelo con la bilancia in mano seleziona gli eletti dai dannati: questi vengono sospinti verso un pentolone sotto cui si innalzano fiamme ravvivate da diavoli ghignanti, mentre gli eletti sono indirizzati dalla parte opposta tra angeli sorridenti. Dopo secoli, il messaggio affidato alla pietra è ancora leggibile a pieno. All’interno della Cattedrale, caratterizzata da 5 navate di cui quella centrale altissima , bellissime sono le vetrate istoriate. Ci vorrebbero ore per esaminare minuziosamente tutte le figure rappresentate. Uscito, percorro varie vie fino a raggiungere il Museo del Berry. Mancano pochi minuti alla chiusura e decido comunque di visitarlo. Sarà per la mia fretta, sarà per l’esiguo numero di sale, ma resto alquanto deluso dalla visita, ben sotto le aspettative che la Rough Guide anticipava. Proseguo camminando per le vie quasi deserte del centro, osservando qui e là case con facciate a graticcio, nonché un tratto delle mura gallo-romane. Ritorno ad ammirare la facciata ovest della Cattedrale. Riprendo infine l’auto e mi dirigo verso i sobborghi dove ho prenotato l’hotel, in posizione comoda per immettermi in autostrada domani, stanchissimo per la levataccia e per i 750 km percorsi.

Lunedì 4 settembre

Poco dopo le 7, fatta una colazione migliore delle aspettative, riprendo il viaggio. Sono presto in autostrada in direzione Tours. Mi attende una giornata intensissima: è la prima dedicata alla visita dei castelli della Loira ed il mio proposito è ovviamente quello di vederne il maggiore numero possibile. A Montrichard esco dall’autostrada, raggiungo il borgo e parcheggio lungo al riva del fiume Cher. Dopo qualche foto al vecchio ponte ad archi sul fiume, faccio una camminata dentro al borgo, dove sono presenti edifici medievali e rinascimentali.

La prossima destinazione è il castello di Chenonceaux. Lascio l’auto nell’ampio parcheggio alberato vicino alla biglietteria, ancora semideserto data l’ora. Il castello emerge quasi fiabesco alla fine di un viale ombreggiato. Ancora più suggestiva la vista del Castello dai due curatissimi giardini fioriti e dalla riva del fiume Cher, sul quale la costruzione si sviluppa in gran parte, e sul quale si specchia. La brochure ottenuta con il biglietto di ingresso mi è più che sufficiente per visitare comodamente tutte le sale, molto interessanti. Visito anche il piccolo museo delle carrozze ubicato a breve distanza dal castello, e il piccolo l’orto-giardino, dove le piante di verdura sono disposte in modo da assumere valenza estetica.

La visita si è protratta un po’ più di quanto previsto, e allora decido di modificare il mio programma, riducendo il numero dei castelli da visitare.

Il prossimo castello sarà quello di Cheverny, a circa 45 km / 50 minuti di distanza. Arrivo che il castello risplende illuminato dal sole. La visita alle sale si svolge seguendo due diversi filoni tematici: quello degli arredi (belli) delle sale e quello delle favole di La Fontaine. Infatti, molte delle sale sono dedicate a rievocare una specifica favola di La Fontaine, favola scritta su di un pannello e materializzata dai personaggi riprodotti su cartoni.

Alle 14 arrivo al parcheggio del castello di Chambord. Il castello è enorme e, all’interno, l’unico punto di riferimento è la scala a doppia elica che si dice sia stata progettata da Leonardo da Vinci. Interessante il contenuto delle sale, anche se i continui cambi di direzione – a motivo della configurazione planimetrica dei piani – spesso induce la sensazione sgradevole di averne saltata qualcuna. Il tetto è un groviglio di comignoli e torrette: dopo aver atteso per una decina di minuti che il sole riemerga dalle nuvole, scatta la caccia fotografica al dettaglio più originale e alla composizione più fantasiosa. La visita prosegue con il giardino, le cui geometrie sono apprezzabili dal tetto del castello, giardino che consente una bellissima veduta d’insieme della grande costruzione.

L’ultima tappa della giornata è Blois. Dalla riva sinistra della Loira, e dal ponte J. Gabriel, si può avere una bella panoramica sulla città. Inizio la visita salendo alla Cattedrale di St. Louis. All’interno sono degne di nota alcune vetrate istoriate. All’ingresso un cartello, che ritroverò in varie altre occasioni nel corso del viaggio, avvisa “Sécurité Reinforcée – Risque Attentat” e fornisce numeri ai quali dare segnalazioni in caso di comportamenti sospetti. Impossibile non ricordare per un istante le tragiche vicende che hanno originato l’avviso. Proseguo dirigendomi verso ovest, fino a raggiungere il castello. La cupola della Chiesa di St. Vincent mi invoglia ad entrare e a sostare un poco sotto la volta azzurra della navata. Costeggiando il lato nord del Castello, proseguo per la Chiesa di St. Nicolas, ben individuabile a distanza dai due alti e aguzzi campanili, ma arrivo che sta chiudendo ed ottengo dal custode solo di poter entrare per una manciata di secondi. Ho invece tutto il tempo di osservarne la facciata, dove il portale centrale ed il rosone sembrano schiacciati tra i campanili. Ritorno sui miei passi, e proseguo fino alla magnifica facciata est del castello, dove c’è una loggia con la statua equestre di Luigi XII. Dall’ingresso, ormai chiuso ai visitatori, riesco a sbirciare nel cortile. Non avevo in programma la visita agli interni di questo castello, ma, se ritornerò da queste parti, cercherò di includerla. E’ in programma lo spettacolo serale di suoni e luci, però l’orario di inizio è un po’ troppo tardi per le mie necessità di riposo. Ritorno sulla riva sud della Loira per cenare in uno dei bistrot presenti, e poi raggiungo la vicina Saint-Gervais-la-Foret dove è ubicato l’hotel prenotato.

Martedì 5 settembre

La mattina vengo sorpreso da una lieve pioggerella. Dopo una foto alla Statua della Libertà di colore blu che campeggia di fianco all’hotel, parto diretto a Tours, percorrendo la strada sulla riva destra della Loira. All’altezza di Chaumont e di Amboise non posso sottrarmi ad una breve sosta per osservare (da lontano) i rispettivi castelli, già inclusi –limitatamente ad una visita esterna- nel programma originario del giorno precedente.

A Tours trovo parcheggio lungo l’argine sinistro della Loira. Il centro storico mi viene annunciato da due torri, resti dell’antico castello. Molto più alte sono le torri (ovvero i campanili) della Cattedrale di St. Gatien. Per inquadrare la facciata completa devo spostarmi all’estremità meridionale della piazza antistante. Relativamente più sobrio l’interno, dove sono presenti belle vetrate istoriate e un maestoso sarcofago. Dalla navata laterale nord si accede al Chiostro La Psalette, dal quale si possono ammirare i contrafforti della cattedrale e vari doccioni. Al piano superiore del chiostro, raggiungibile tramite una piccola e originale scala a chiocciola, è in corso una interessante mostra fotografica sulle sepolture della Cattedrale di St. Denis a Parigi.

Percorrendo Rue Colbert, affollata di bar e ristoranti, e Rue du Commerce raggiungo Place Plumereau: alberata, è affollata di tavoli di caffè e fiancheggiata su un lato da case con facciata a graticcio. Più a sud arrivo alla Tour de Charlemagne e alla struttura neobizantina della Basilica di St. Martin. Nella cripta, dove è collocata la tomba di S. Martino, è in corso una funzione religiosa che vede suore impegnate in una serie di particolari canti. Mentre ritorno verso il parcheggio, acquisto alcune cartoline. Per acquistare i francobolli devo affrontare una snervante attesa nell’ufficio postale dirimpetto, dove risulta presente un unico impiegato.

La tappa successiva è il castello di Villandry, a 18 km di distanza, famoso per i suoi giardini. Mentre sono in fila davanti alla cassa decido di visitare anche gli interni. La scelta si rivelerà molto felice perché, oltre alla visita di ambienti interessanti, anche se lontani dagli sfarzi ammirati negli altri castelli già visitati, permette di accedere alla terrazza panoramica sul tetto: da questa la visione dei giardini è semplicemente fantastica, e permette di apprezzarne al meglio sia le geometrie sia i colori. Una piantina guida a riconoscere il giardino d’amore, quello delle croci, quello della musica e quello dei semplici. La successiva passeggiata nei vialetti (dove accessibili) dei giardini e dell’orto permette di apprezzare il connubio tra fiori veri e propri, piante da frutto (peri e meli nani) e verdure (bietole, cavoli, pomodori, peperoni, lattuga, cardi, ecc…).

Sono quasi le 16 quando raggiungo la cittadina di Loches, a quasi 60 km di distanza. Attraversata Porte des Cordeliers, e osservata da vicino Porte Picois, salgo alla cittadella attraverso Porte Royale. Visito la Chiesa Collegiale di Saint-Ours, in stile romanico e con la copertura sormontata da due piramidi ottagonali, oltre che da due guglie. Nel portico di accesso alcune sculture di mostri tipiche del medioevo. All’interno la tomba di Agnès Sorel, di un bianco abbagliante. Il vicino Logis Royale, la cui scalinata di ingresso è costudita da due guardinghi cani in pietra, esibisce alcune ricostruzioni di usi e costumi medievali, e permette di godere di un bel panorama sulla cittadina e di una vista di insieme della fiancata della chiesa collegiale. All’altra estremità della cittadella sorge il mastio, o quello che ne resta. All’interno si possono visitare le segrete, vedere un filmato sulla storia della costruzione, salire sulla copertura per una vista panoramica. Prima di lasciare Loches, entro nella galleria d’arte dove è possibile osservare due dipinti che erano stati attribuiti a Caravaggio.

Dopo un’ora di viaggio e 65 km percorsi, quando arrivo a Chinon è ormai sera. Dopo cena mi inerpico in direzione della fortezza (volendo c’è anche un ascensore pubblico per superare parte del dislivello). Da Rue du Chateau riesco a vedere la Torre dell’Orologio che, di lì a poco, sotto la luce calda dell’illuminazione artificiale, assume un notevole risalto rispetto alle mura. Compio il giro completo intorno alla fortezza, ritrovando la città in Rue Saint-Maurice.

Mercoledì 6 settembre

Percorso il ponte che attraversa il fiume Vienne, da Quai Danton ho la panoramica completa sull’intera fortezza. Dopo colazione riprendo il mio viaggio, che oggi ha la sua prima tappa all’Abbazia di Fontevrault. Dall’esterno il complesso si presenta imponente ed interessante. La mia visita inizia dalla Chiesa Abbaziale, grande e vuota. Sul pavimento al centro della navata sono collocate quattro effigi funebri della famiglia dei Plantageneti, una delle quali è di Riccardo Cuor di Leone. Il grande chiostro è ingombro di tavoli e sedie, che alcuni operai continuano a trasportare prelevandoli dal refettorio, autentico deposito. Bella la Sala Capitolare, sia per il grazioso portale di accesso, sia per le sue volte, sia per gli affreschi alle pareti, con la rappresentazione di episodi della Passione e Resurrezione di Cristo. La zona delle cucine romane è inaccessibile per lavori, confermati dal rumore inequivocabile di un martello pneumatico. In una sala sono raccolte testimonianze del periodo il cui l’Abbazia era adibita a carcere. Rispetto alle attese, la visita è risultata un po’ deludente.

Ripresa l’auto che avevo parcheggiato lungo la strada principale a breve distanza dall’Abbazia, decido di seguire le indicazioni, che avevo visto arrivando, per il Castello di Montsoreau, distante solo 5 km e che non rientrava nel mio programma. Mi ritrovo lungo la Loira a fotografare le strutture esterne di un bianchissimo castello, sul cui tetto non scarseggiano comignoli e torrette. Per vederne tutti i lati, faccio un giro sul retro, dove si trovano l’ingresso ed un grande albero di fico, e poi riparto in direzione Saumur. Lungo la strada intravvedo alla mia sinistra numerose aperture scavate nella parete di tufo. Sono gli ingressi ad abitazioni troglodite, adesso adibite a cantine o alla coltivazione di funghi. All’ingresso della città di Saumur, la grande cupola della Chiesa di Notre Dames des Ardilleres non passa certo inosservata. All’interno, interessanti i gruppi marmorei dell’Altare Maggiore e della Deposizione.

Raggiungo la collina del castello e parcheggio in un piccolo piazzale di fronte ad alcuni filari di viti. Il castello è davvero maestoso, sia per la posizione sopraelevata sia per le grandi torri angolari con i tetti a cuspide. Attendo che il sole abbia il suo temporaneo sopravvento sulle nuvole e scatto un po’ di foto, evitando di inquadrare le reti di plastica arancione che segnalano dei lavori in corso.

A mezzogiorno riparto con destinazione Angers, dove arrivo dopo poco più di un’ora e lascio l’auto nel parcheggio a pagamento di fianco al castello. E’ una costruzione molto caratteristica per la sua alta e lunga cinta fortificata, realizzata in pietra scura, rafforzata su tre lati da 17 torri circolari che presentano strisce orizzontali in tufo chiaro. All’interno del castello l’elemento di maggiore interesse è l’Arazzo dell’Apocalisse. Ospitato all’interno di una sala a forma di L appositamente realizzata e caratterizzata da una illuminazione di debole intensità, l’arazzo – tessuto nel trecento – ha una lunghezza di circa 100 m ed illustra l’Apocalisse di S. Giovanni, con le sue visioni profetiche e la lotta tra il Bene e il Male fino al trionfo di Cristo. L’audioguida è davvero opportuna per una piena comprensione dell’opera in tutte le sue parti, anche se alcune scene di flagelli e catastrofi sono di immediata lettura. Riemerso alla luce, completo la visita con la residenza reale, la cappella e le fortificazioni di cinta. Dal camminamento di queste si gode di una bella vista sulla città, in particolare sulla riva destra del fiume. Riguadagnato il ponte levatoio di accesso, e osservati gli ombrelli colorati appesi ad alcuni alberi, faccio un giro intorno alla fortezza. Dal lungofiume risalgo per una scalinata fino alla Cattedrale di St. Maurice, ben identificabile dai suoi altissimi campanili di facciata. All’interno, finestroni istoriati e un elaboratissimo pulpito in legno.

Con Angers si completa la mia visita ai castelli della Loira, almeno per questo viaggio.

Nel mio percorso verso nord ho pianificato una possibile sosta a Vitrè. Arrivo poco dopo le 17 e, trovato parcheggio vicino alla stazione ferroviaria, mi dirigo verso il centro storico. Percorse alcune vie che trasudano medioevo, raggiungo il castello. E’ una costruzione molto grande, con molte torri culminanti in tetti aguzzi di ardesia, dall’aspetto quasi fiabesco. Alcune centinaia di metri verso est, su una piazza alberata stracolma di auto in sosta prospetta la Cattedrale di Notre Dame, con le sue guglie di facciata e un’altra guglia più arretrata. All’interno, originale la volta stellata in colore oro. Percorro altre vie quasi deserte, abbellite da fioriere e bandierine, vecchie insegne di negozi e ringhiere in ferro battuto, e ritorno all’auto.

Imposto sul navigatore le istruzioni per Pontorson, dove arriverò verso le 19. Il tempo di portare i bagagli nella camera dell’hotel e cenare (come unico ospite) presso il ristorante dello stesso, ed eccomi ancora in auto diretto al grande parcheggio al servizio dei turisti diretti a Mont Saint-Michel. Sfruttando l’opportunità del parcheggio gratuito di sera, non voglio perdere l’occasione di un primo contatto con MSM, la cui abbazia è nel mio programma di visita di domani. Dal parcheggio mi avvio dapprima a piedi verso MSM, ma poi, rendendomi meglio conto della distanza e della stanchezza, mentre sono fermo ad osservare i colori fantasiosi con cui sono state dipinte alcune riproduzioni di mucche (in scala reale) disposte lungo la strada, colgo l’occasione di salire sulla navetta gratuita, che termina la sua corsa non lontano dall’estremità del “ponte” che collega la terraferma con MSM. Faccio qualche foto prima che il sole scompaia dentro le acque grigie del mare. La marea è alta; dalla apposita tabella risulta che il massimo si è verificato da una decina di minuti. Tranquillizzo un turista giapponese che mi chiede se il ponte verrà sommerso dall’acqua. Mentre vengono accese le prime luci, oltrepasso il portale di ingresso a MSM e mi avvio per la Grande Rue, una stretta via che sale verso l’abbazia, lungo la quale è una sequenza quasi ininterrotta di negozietti, alberghi e ristoranti. Le mura e le torri dell’abbazia, viste dal basso ed illuminate da riflettori, sono suggestive. La navetta che mi riporta al parcheggio è talmente affollata che non è neanche necessario afferrarsi a qualche sostegno: cadere è impossibile. Sono ormai le 22,30 quando rimetto piede in hotel, per il meritato riposo.

Giovedì 7 settembre

Alle 8 di mattina arrivo al parcheggio di MSM, dove prendo la navetta. Alle 8,25 scatto la prima foto di MSM con la marea quasi alla sua massima altezza. Sarà la prima di tante foto, in attesa che arrivi l’ora di apertura dell’abbazia, con la copertura nuvolosa del cielo che poco a poco cede il passo al sereno. Nel salire all’abbazia non disdegno di fermarmi a visitare la minuscola chiesa di Saint-Pierre. La terrazza ovest davanti alla Chiesa Abbaziale offre un ampio panorama sulla baia, nonché la vista sulla guglia del campanile, sormontata dalla statua in rame dorato dell’Arcangelo Michele. All’interno della chiesa mi attrae una statua policroma di Madonna seduta con Bambino: entrambi i volti sono caratterizzati da labbra serrate senza neanche l’ombra di un sorriso e da occhi sgranati come per una straordinaria visione. La visita prosegue attraverso il chiostro (interessato da lavori), il refettorio, la sala degli ospiti, la sala dei cavalieri, varie altre sale, cripte, scalinate, inclusa una grande ruota portavivande. Scendo dall’abbazia, cercando un varco tra la folla dei turisti che stanno arrivando, preceduto nell’ultimo tratto da un paio di militari armati di tutto punto. Il mare si è già ritirato parecchio lasciando una vasta distesa di fanghiglia. Un gruppo di turisti sta per iniziare la propria escursione nel fango: percepisco la guida dare istruzioni di camminare senza fermarsi. Adesso il cielo è diventato completamente sereno: faccio altre numerose foto, prima di staccarmi dalla affascinante visione di MSM.

Recuperata l’auto, mi dirigo verso Cancale, alla estremità occidentale della baia. A breve distanza dalla cittadina trovo l’indicazione per un parcheggio: lascio l’auto e imbocco il sentiero che scende in modo tortuoso verso il lungomare. A motivo della bassa marea, ci sono barche direttamente appoggiate sul fango. Lungo la strada principale della cittadina una serie ininterrotta di auto in sosta: sono contento di avere trovato una alternativa che mi ha evitato di perdere tempo qui. Percorso un lungo tratto della passeggiata lungomare, finalmente arrivo nella zona in cui si concentrano varie bancarelle che vendono ostriche. Ne acquisto mezza dozzina, al costo (compreso piatto e forchettina di plastica) di 3,20€. Un vicino muretto costituisce il tavolo di appoggio del mio piatto e di quelli di altri turisti. L’istruzione del rivenditore è quella di buttare i gusci in mare: la disattendo in parte e ne tengo un paio per ricordo. Ho appena finito la degustazione quando iniziano a passare, scendendo in spiaggia, trattori con al seguito rimorchi ricolmi di sacchi contenenti ostriche; non ho voglia di infangarmi e rinuncio a scendere per vedere da vicino le operazioni di scarico dei sacchi.

La tappa successiva sarà Saint Malò. Parcheggio sulla terraferma, vicino al terminal dei traghetti, da dove, percorrendo un ponte, raggiungo il centro storico, tutto circondato da mura. Arrivo in fondo a Quai Saint-Louis e poi entro nella città attraverso la Grande Porte. Rimarrei ore all’interno della Cattedrale di St. Vincent, caratterizzata da una navata su due livelli, belle vetrate, statue; ma è il suono dell’organo che mi avviluppa e mi seduce. Uscito, non posso evitare di andare a gustare i dolci tipici della zona, kouign-amann e far breton, sfornati da poco in un negozietto poco distante dal quale esce un profumo che ammalia. Appagato, raggiungo i bastioni del lato settentrionale della cittadella. La bassa marea ha lasciato scoperte alcune formazioni rocciose, che inquadro mantenendo in primo piano un fotogenico gabbiano che passeggia sulle mura. Percorro i bastioni fino al castello e al suo torrione. Nelle vicinanze sono ancorati un veliero dai colori nero e giallo (il veliero dei corsari) e numerosissime barche a vela.

Lascio il traffico di Saint Malò per ritrovarmi, dopo una trentina di chilometri, in quello anche più intenso della cittadina di Dinan, dove riesco a raggiungere un parcheggio a pagamento immediatamente ad ovest delle mura. Raggiungo Place du Guesclin e quindi Porte du Guichet, il castello della Duchessa Anne e il suo torrione. Vicino a Place du Guesclin emerge la massiccia Tour de l’Horloge. Notevoli Place des Merciers e Place des Cordeliers, con le numerose case a graticcio. Unica pecca, la circolazione delle auto, che passano sfiorando le sedie davanti ai locali. Incrocio numerosi turisti italiani: mi stupisco di trovarne così tanti in questa località, mentre nei giorni precedenti ne avevo incontrato relativamente pochi. Entro nella Chiesa gotica di St. Malo, e sosto brevemente davanti alle belle vetrate. Un bel portico romanico, un campanile settecentesco e belle vetrate sono gli aspetti salienti della Basilica di St. Saveur. Dal giardino dietro la basilica, bella veduta sul fiume Rance e sul ponte gotico che lo attraversa.

Il navigatore mi guida al villaggio di St. Marcan, dove c’è il B&B in cui ho prenotato. La gentilissima proprietaria mi fornisce indicazioni sui posti dove è possibile cenare. Scelgo di andare in un locale poco distante, isolato sulle pendici di una dolce collina, dove posso gustare le specialità locali: galettes, cozze, crepes.

Venerdì 8 settembre

Dopo un’ottima colazione, riprendo il viaggio sotto un cielo nuvoloso e una pioggerella intermittente. A prescindere dal tempo meteorologico, ristudiando l’itinerario programmato sono già giunto alla conclusione che sia più ragionevole rinunciare alla breve visita programmata di Granville e di Coutances, in modo da avere maggior tempo per le altre visite.

Arrivo a Bayeux verso le 10,30. Inizio la visita dalla grande costruzione della Cattedrale di Notre-Dame. Molto particolare risulta la cripta, dove i capitelli delle colonne sono sormontati da rappresentazioni pittoriche di angeli, su sfondo rossastro: chi ha le mani giunte in preghiera, chi suona uno strumento ad arco, chi suona la tromba. Mi dirigo quindi al Centro Guillaume-Le-Conquerant, dove è ospitato il famoso Arazzo di Bayeux. Si tratta di una striscia di lino ricamata, lunga circa 70m e larga circa 50 centimetri, sulla quale è rappresentata, – con modalità che ricordano le moderne strisce a fumetti – la conquista normanna dell’Inghilterra, culminata nella battaglia di Hastings del 1066. L’opera, realizzata oltre 9 secoli fa e compiutamente descritta dalle informazioni dell’audioguida, supera quelle che erano le migliori aspettative. Prima di ritornare alla vettura parcheggiata in Place De Gaulle, acquisto in una pasticceria due torte di tipo bretone, con farcitura di mele l’una e di lamponi l’altra.

Il viaggio verso Chartres dura circa 3,5 ore: dapprima con la superstrada che arriva a Caen, poi con l’autostrada A13 e poi su strade nazionali, di cui una interessata da una lunga coda. La cattedrale di Chartres è riconoscibile già a distanza di vari chilometri. Parcheggio vicino all’hotel prenotato e deposito i bagagli. Alla reception mi viene suggerito di raggiungere la cattedrale a piedi, considerato che dista un paio di km e che in città non è facile trovare parcheggio. Dopo qualche centinaio di metri percorsi, inizia a scendere una debole pioggia: torno indietro a prendere il giubbotto impermeabile che avevo dimenticato in auto. Mi affretto in direzione della cattedrale, con il timore di trovarla chiusa. Gli alti campanili mi appaiono alla vista solo una volta che mi trovo a pochi isolati di distanza. Entro nella cattedrale dal portale sud, quello dove l’architrave è sorretta da un pilastro con la figura di Cristo, e verifico immediatamente quale sia l’orario di chiusura: per fortuna ho a disposizione molto più tempo di quanto avessi potuto desiderare. L’interno è semplicemente meraviglioso. Nelle bellissime vetrate policrome, dove domina la tonalità del blu, riesco a riconoscere la figura della Notre-Dame-de-la-Belle-Verriere, segnalata nella guida. Un tratto della recinzione del coro è stato restaurato, eliminando la patina scura che il tempo ha depositato sulle pareti e sulle sculture, patina ben percepibile nella restante parte: la parte restaurata trasmette al visitatore tutto il suo splendore. In una zona del pavimento della navata principale riconosco il labirinto del XIII secolo di cui pure fa menzione la guida. Esco ad ammirare gli esterni della costruzione, prima trascurati. Riesco a fotografare la facciata ovest, il suo Portale Reale e le sue sculture. Quando raggiungo il portale nord inizia a piovere: nel giro di pochi istanti sono costretto a ripararmi sotto la protezione del portale stesso. Indosso la giacca impermeabile per proteggermi dall’acqua che il vento indirizza ovunque. Rientro nella cattedrale, dove riprendo a vagare ammirato, in attesa che il diluvio in atto si attenui. Quando riemergo all’aperto, la pioggia sembra effettivamente un po’ affievolita. Commetto l’errore di non entrare in uno dei ristoranti che incontro poco dopo, nella convinzione che sia meglio raggiungere l’hotel, fare qualche compera in un vicino supermercato e poi andare a cena in zona. Quando arrivo al supermercato, nonostante il giubbotto impermeabile e l’ombrello, la pioggia di traverso ha reso i miei jeans e le scarpe in uno stato tale che definirli inzuppati è riduttivo. Oltre ad alcune confezioni di formaggio da portare a casa, acquisto anche un paio di sandwich e dei dolci per cenare in camera, dopo una calda doccia ristoratrice.

Sabato 9 settembre

Prendo un caffè al bar che costituisce anche la reception dell’hotel e alle 7,30 sto già partendo per la prima tappa di una giornata impegnativa, includendo il mio programma la visita di ben tre siti tutelati dall’Unesco.

Per fortuna, dopo la pioggia della sera e della notte, la giornata si prospetta bella.

Arrivo a Fontainebleau alle 9,15, parcheggio senza difficoltà in prossimità del castello e raggiungo la cortissima fila di turisti in attesa dell’apertura. Essendo tra i primi ad accedere, ho il piacere di iniziare il percorso di visita entrando in sale deserte o quasi, apprezzandone al meglio il contenuto. Poi ovviamente mi attardo a fare foto in ogni dove, considerata la bellezza che mi circonda, ed il numero di turisti aumenta un po’. Non ho preso l’audioguida: mi avvalgo di una descrizione sufficientemente dettagliata scaricata dal sito di Wikipedia e stampata. Tra i vari ambienti, alcuni estremamente sfarzosi, mi risultano particolarmente fascinosi la Camera di Anna d’Austria, il Grande Salone, la Biblioteca, la Camera dell’Imperatore, la Cappella della Trinità, e, soprattutto, la Galleria di Francesco I e la Sala da Ballo. Quando inizio la visita del giardino, in cielo si fronteggiano zone di luminoso sereno e zone di nuvole nere. Mentre attendo che il sole illumini il palazzo per una bella foto , inizia a piovere. Mi rifugio, al pari di qualche altro visitatore, sotto uno degli alberi frondosi che formano un vialetto, rimanendo ben accosto al tronco. Il riparo mi protegge egregiamente per la decina di minuti che dura l’acquazzone. Ritorna finalmente il sole: posso fare alcune foto al giardino e al palazzo: questo, seppur interessante, non lascia trapelare all’esterno granchè dello sfarzo e del fascino degli ambienti interni. Riattraverso il grande cancello di accesso al cortile principale, vigilato dalle due aquile dorate lucenti sotto il sole.

Alle 12.20 riprendo il viaggio. Lasciata Fontainebleau, prendo l’autostrada A6 in direzione sud, esco a Nitry da dove, su strade compartimentali, una delle quali si affianca in un tratto al canale di Borgogna, dopo aver percorso 180 km verso le 14,30 raggiungo l’Abbazia cistercense di Fontenay. E’ un luogo molto sobrio e pieno di spiritualità. Nella chiesa abbaziale sono degne di nota la statua di Notre-Dame de Fontanay, e le tombe di un cavaliere e della sua consorte. Il grande chiostro è molto armonioso. Tra gli edifici visitabili anche all’interno c’è quello della fucina.

Dopo la rilassante visita al complesso abbaziale, alle 16 è già ora di ripartire. Dopo poco più di un’ora e una sessantina di km percorsi, mi fermo in uno dei vari parcheggi a pagamento nella cittadina di Vezelay. Salgo verso la basilica di Sainte-Marie La Madeleine, ubicata proprio in cima alla collina. Superato il portale di ingresso più esterno, ci si trova nel “nartece”, grande ambiente realizzato per fornire riparo ai pellegrini in visita alla cattedrale. Il timpano del portale di ingresso alla navata centrale è caratterizzato dalle belle sculture di Cristo benedicente e degli Apostoli, verso i quali si indirizzano raggi a simboleggiare il messaggio del Vangelo. Tra le figure del fregio inferiore, quella di un pigmeo che si appresta a salire a cavallo mediante una scala a pioli. Nel fregio più esterno, medaglioni con i segni zodiacali. Dalla navata centrale si possono apprezzare i bei capitelli delle colonne addossate ai pilastri. Quando esco, il sole del tardo pomeriggio dona una particolare luce calda alla pietra grigia della facciata ed alle sculture sopra il portale. Disturba la quiete un gruppo di motociclisti fermi, i motori accesi, in un angolo della piazza, apparentemente indecisi sulla direzione da prendere.

Scendendo dalla piazza della Cattedrale, ripercorrendo quella che risulta essere la via principale del centro storico, mi fermo in una boulangerie per acquistare quella che un cartellino pubblicitario affisso alla porta definisce la specialità del luogo: la “gougère”, una specie di grosso bignè al formaggio, leggerissima perché vuota all’interno e non male al gusto.

Mi avvio verso Avallon, rifacendo il percorso dell’andata, e notando come siano presenti molte più indicazioni di cantine rispetto a quante l’estensione delle vigne in vista lascerebbe anticipare. Essendo sabato, e risultandomi che in Francia i supermercati la domenica sono chiusi, raggiunta Avallon mi fermo presso un grande supermercato prossimo alla tangenziale da cui sto provenendo. Acquisto varie bottiglie di vino. Fattosi tardi, imposto sul navigatore l’indirizzo del B&B presso cui ho prenotato, ubicato in una località vicino ad Avallon denominata Hameau de Brecy. Lasciata la strada principale, mi ritrovo a percorrere una stradina stretta e tortuosa, in aperta campagna, l’unico segnale di vita rappresentato da bovini al pascolo. Dopo una mezza dozzina di km, che a me risultano un’eternità, la strada termina in un incrocio dove sono presenti alcune abitazioni, ed anche tre ragazzi fermi a chiacchierare. Mi accosto e chiedo informazioni. Uno dei ragazzi traffica sul suo cellulare e poi mi indica la casa esattamente di fronte, a qualche decina di metri. L’indicazione si rivela esatta. La signora che gestisce il B&B mi accoglie molto calorosamente, mi fornisce indicazioni per il ristorante più vicino e mi accompagna alla mia camera, denominata “La vie est belle”. Si tratta di un ampio locale sotto il tetto a falda, che con i suoi caldi colori, i vari cuscini sapientemente sparsi, i vasi contenenti essenze profumate , è quanto di meglio avrei potuto desiderare. Dopo aver percorso alcuni km nella direzione opposta rispetto a quella dalla quale ero arrivato, e dopo aver incrociato due caprioli, arrivo al ristorante consigliatomi. Appartiene alla catena Courtpaille, è molto affollato di residenti (d’altronde è sabato sera), e i piatti tipici in menù consistono di tagli di carne cotta su di una grande griglia in vista ubicata in posizione centrale. La carne è effettivamente molto buona. Ritorno al B&B , a proseguire la mia esperienza sensoriale tra i colori e i profumi de “La vie est belle”.

Domenica 10 settembre

La giornata inizia con una ottima colazione, in un ambiente molto curato.

Prima di partire, faccio ancora alcune verifiche con il navigatore, per infine decidere – considerati i tempi di percorrenza – di ritornare a casa passando dal passo del Moncenisio anziché sperimentare il Passo del Piccolo S. Bernardo. Disponendo per le visite della sola mattinata, non modifico il programma originario che prevedeva di vedere Beaune. L’autostrada attraversa la Borgogna, famosa per i suoi vini, ma non vedo lungo il percorso nessuna vigna. Almeno fino a quando non sono in prossimità di Beaune: le vigne si estendono a perdita d’occhio tutto intorno alla città, e in una vedo alcuni contadini che vendemmiano con le gerle sulla schiena.

Parcheggio comodamente all’inizio di un viale, appena varcata la cerchia delle mura che racchiude il centro storico. La visita inizia con il Duomo, caratterizzato da più stili; l’ingresso al locale dove sono esposti 5 arazzi che raccontano la vita di Maria è ancora chiuso. La visita prosegue con Place de la Halle, Place Carnot, Place Monge e l’adiacente torre (Beffroi), Rue du Lorraine. Molte le cantine e le vinoteche pubblicizzate. Ho lasciato per ultima la visita all’Hotel- Dieu, ospedale del quattrocento. Varcato l’ingresso, il cortile lascia senza parole: la costruzione presenta un tetto molto inclinato, caratterizzato da sequenze di logge e cuspidi, e tutto rivestito di tegole multicolori che luccicano sotto il sole. La visita prosegue nella grande sala dove erano ospitati i letti degli ammalati, che termina in una cappella, e negli altri locali – ormai organizzati a museo – dove si possono vedere strumenti chirurgici, le attrezzature della cucina, i contenitori per i medicinali. In una sala sono esposti arazzi e il grande polittico quattrocentesco del “Giudizio Universale” di Rogier van der Weyden. Lo confronto idealmente con il giudizio universale della cattedrale di Bourges, ammirato all’inizio del mio viaggio.

Trovo una boulangerie aperta, dove acquisto una baguette per la cena, ma anche del pane con i fichi e una “ficelle”. Vado poi a fare rifornimento di carburante presso l’economica pompa di un supermercato di cui avevo visto l’insegna arrivando in città, e scopro che il supermercato era rimasto aperto per tutta la mattina, nonostante il giorno festivo. Sono le 12,30 quando mi dirigo verso l’autostrada, dalla quale uscirò soltanto a Modane, dopo circa 350 Km. Appena prima di entrare nella cittadina, mi imbatto nell’imbocco “storico” del tunnel ferroviario del Moncenisio, con tanto di locomotiva a vapore bloccata nell’atto di uscire dal vecchio imbocco della galleria, ora adibito a museo. Dopo le foto di rito, prima di raggiungere il confine con l’Italia ho ancora l’occasione di fermarmi ad osservare il Forte Marie-Therese, realizzato nella prima metà del XIX secolo appena sopra un dirupo nel versante nord della valle, ed un gruppo di bianche caprette che brucano l’erba sul Colle del Moncenisio, proprio in corrispondenza dei muri in pietra che, ai due lati della strada, recano in sommità sagome di una carovana di elefanti e una di cavalieri, a rievocare il transito di Annibale. Alle 18 scatto l’ultima foto del lago, e del viaggio.

Informazioni pratiche

Per organizzare il viaggio sono stati utili riferimenti:

“Francia del nord e Parigi” The Rough Guide

“La Guida Verde – Francia” Michelin

Diari di viaggio di altri TPC

Avendole ricercate in fase di organizzazione del viaggio, nel testo sono volutamente presenti informazioni relative a tempi di percorrenza e distanze.

Tutti i pernottamenti sono stati prenotati con notevole anticipo tramite Booking.com, prestando attenzione non solo alla convenienza del prezzo ma anche alla disponibilità di parcheggio, agli orari della reception ed alla possibilità di fare colazione la mattina presto.

Tralasciando due hotel dove ho avuto un po’ di difficoltà per trovare una presa elettrica, gli hotel/B&B dove ho soggiornato sono: Mister Bed a Bourges; Hotel Noctuel Blois Sud a Saint-Gervais-la-Foret; Au Bon Accueil a Saint-Marcan; Hotel du Centre Lucé a Chartres ; Chez Virginie a Brecy.

Gli orari di visita dei castelli variano a seconda dei periodi dell’anno. Di seguito le tariffe di ingresso al tempo della mia visita.

Castello di Chenonceaux, con brochure: 13 € (parcheggio gratis)

Castello di Cheverny: 11 € (parcheggio gratis)

Castello di Chambord: 13 € (parcheggio 6 €)

Chiostro Cattedrale di Tours: 3,50 €

Castello di Villandry, con giardini: 10,50 € (solo giardini 6,50€, parcheggio gratis)

Logis Royale a Loches: 8,50€

Abbazia di Fontevraud: 11€ (tariffa ridotta a 7,5€ per chi esibisca il biglietto di ingresso ad altre attrazioni, tipo Castello di Villandry)

Castello di Angers: 9€ + 3 € audioguida

Parcheggio Mont Saint Michel: 11,7€ (gratis la notte)

Abbazia Mont Saint Michel, con brochure: 10€

Centro Guillaume-Le-Conquerant a Bayeux con audioguida: 9,50€

Castello di Fontainebleau: 11€

Abbazia di Fontenay: 10 €

Hotel Dieu a Beaune con audioguida: 7,50€

Guarda la gallery
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Cattedrale di Bourges - Particolare

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Castello di Chinon

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Castello di Cheverny

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Mont Saint Michel

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Dinan - Torre dell'orologio

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Beaune - Hotel Dieu

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Castello di Chambord



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