L’Aquitania da non perdere
27 giugno 2011, calda accoglienza a Bordeaux
Con un comodo volo Ryanair da Bologna, in partenza alle 15.30, arriviamo dopo meno di due ore a Bordeaux. Quando scendiamo dall’aereo, restiamo senza fiato, letteralmente: la temperatura è elevatissima e quasi rimpiangiamo la “fresca” Bologna. Verso le ore 20 la temperatura è ancora preoccupante (37,8°C) mentre vaghiamo per una Bordeaux semideserta, con locali quasi tutti chiusi (sarà perché è lunedì? sarà perché fa così caldo?) alla ricerca di un posto per mangiare. La stanchezza per il viaggio e la temperatura estrema non ci mettono nelle condizioni migliori per apprezzare la bellezza di questa città, il cui centro storico è patrimonio dell’UNESCO. Le previsioni meteo sul nostro fedele Ipad ci avvisano che domani ci saranno 21-23°C (un salto di quasi 20 gradi!) e quindi sfruttando il fresco e la posizione ottimale dell’hotel (Citotel Le Chantri), con una passeggiata di 20 minuti arriveremo sulle rive della Garonna, nella magnifica Place de la Bourse (vedere immagini su Google per credere). Ah, dimenticavo, siamo anche capitati nel bel mezzo di una epidemia di infezioni alimentari da Escherichia coli sviluppatasi 2 giorni prima proprio qui a Bordeaux…ma per ora su questo fronte la situazione sembra abbastanza tranquilla, anche se la prudenza ci spinge ad evitare tutto ciò che non sia ben cotto. Domani, nel primo pomeriggio partenza verso Periguex, sulle rive della Dordogne!
28 giugno 2011, verso la Dordogne
Che dire. Bordeaux è una antica e nobile città, che si apre maestosamente sulle rive dell’altrettanto maestoso Garonne; l’abbiamo girata in lungo ed in largo e sicuramente ne sentiremo la mancanza; ma ora prevale il desiderio di scorazzare liberamente nelle campagne di questa parte di Francia, di andare alla scoperta di piccoli centri, villaggi, castelli, vini, formaggi e e mille altre cose che per noi si riassumono nell’idea della Francia stessa. Periguex è forse una tappa obbligata per chi come noi vuole inoltrarsi nella splendida regione del Perigord-Dordogne (che fino a poco tempo fa, da ignoranti, non avremmo saputo indicare su una carta geografica). Da Periguex non ci si può aspettare una sosta indimenticabile, però vale pena perderci qualche ora e percorrere le antiche stradine di questa città che tanto per cambiare ha origini romane (oltre che galliche).
29 giugno 2011, foreste, preistoria, medioevo ed oche.
Questa è una regione di foreste che si estendono a perdita d’occhio, dove la presenza umana è minima. Dopo una visita al bellissimo castello di hautefort, visitiamo alle porte del simpatico villaggio di Montignac le grotte di Lascaux, la Cappella Sistina della preistoria. Chi non le conosce? Il libro di storia delle elementari riportava diverse immagini di cavalli e bufali tratte da questo stupefacente sito, dipinto dai nostri progenitori. Se ci andate avrete però una sorpresa…Proseguendo si arriva al sorprendente (scusate le troppe sorprese) paesino di Sarlat, con un centro storico medioevale perfettamente conservato. Il foie gras, il confit de canard, i vari patè sono le costanti dei menù di queste zone, ma noi siamo riusciti a mangiare anche l’Innominabile Zuppa, bianca, cremosa, molto agliata. Credevamo fosse di patate, ma ci hanno detto che le patate non c’entravano nulla con quel candore. Era fatta di grasso d’oca.
30 giugno 2011, fiumi, castelli, pesci e figli dei fiori.
Qui la natura domina su ogni cosa. Viaggiamo da tre giorni tra foreste che non finiscono mai, burroni in fondo ai quali scorrono fiumi di una bellezza sconvolgente, castelli che improvvisamente compaiono in mezzo ai boschi o che si stagliano maestosi ed inaccessibili sopra una rocca. Abbiamo visto villaggi incredibilmente abbarbicati a pareti rocciose verticali, case scavate nella montagna, sentieri tortuosi e grovigli di tetti di ardesia. Si cammina lentamente nelle stradine di questi borghi, dove i rari visitatori che incontri sono ex figli dei fiori ormai settantenni, con coda di cavallo argentata, reflex digitale al collo, sandali indiani ai piedi e carta di credito nel taschino. Un turismo lento, un’immersione completa in paesaggi che immagini inalterati da secoli. Finalmente la Dordogna con le sue acque placide e ricche di pesci, le sue ampie insenature e le rive pianeggianti fiancheggiate da boschi antichissimi. Domani si replica andando a Cahors.
1 luglio 2011, dalla Dordogne al Lot
Dopo il pernottamento a Beaulieu sur Dordogne, cittadina piuttosto deludente (offre veramente poco, possiede edifici notevoli ma malmessi, è inserita in un territorio magnifico ma sembra abbandonata; inoltre è difficile da raggiungere e lontana da tutto il resto, per cui quando si giunge lì la sera si rimane praticamente prigionieri…), lasciamo la Valle della Dordogna per andare verso il Lot. Si attraversano paesaggi di una bellezza unica; in particolare (non sapremmo dire dove si trova di preciso) una grande pianura circondata praticamente su tutti i lati da altissime pareti verticali di roccia, tanto che sembra di trovarsi dentro un enorme catino. Tappa obbligata a Rocamadour, villaggio in bilico sulla parete di un canyon che offre vedute indimenticabili; inoltre, per gli amanti del genere, è la patria dell’ omonimo fromage de chevre, che abbiamo degustato accompagnato da confit di ciliege nere ed annaffiato con un’ ottima boulee di cidre brut bretone. Poi siamo scesi nella valle del Lot, per trascorrere la notte a Cahors. Onestamente per questa cittadina vale quanto scritto su Beaulieu, un vero peccato. Domani andrà senz’altro meglio con Saint Emilion, patrimonio dell’ UNESCO.
2 luglio 2011, tornando ad ovest
Sulla strada verso l’ovest, avvicinandoci a Saint Emilion, cerchiamo di recuperare il “tempo perso” a Cahors. Lo facciamo con una sosta a Bergerac, e devo dire che è stata davvero una buona idea. Da ignorante pensavo che si trattasse di una anonima cittadina, imperniata sul personaggio di Cyrano, ma abbiamo avuto la piacevole sorpresa di trovare una vitale cittadina adagiata sulle rive della Dordogne, il cui centro storico medievale è un intrico di stradine e piazzette, case a graticcio e locali con tavoli all’ aperto. Ci immergiamo nel centro, ci fermiamo per una quiche ed una Leffe e poi ripartiamo per Saint Emilion. Arriviamo nel primo pomeriggio in questo stupendo villaggio immerso nei vigneti; sapevamo che si tratta di un sito tutelato come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO ed infatti offre scorci indimenticabili con chiostri medievali silenziosi e suggestivi, oltre ovviamente, ad una lunga teoria di enoteche che invade ogni strada della città. In serata diamo un’occhiata a Libourne, altra cittadina medievale nelle vicinanze, con una piazza interessante. Però ci prende quasi subito lo sconforto, perché sembra proprio che siamo gli unici a passeggiare nel centro di quella che sembra una città fantasma. E pensare che è sabato sera.
3 luglio 2011, ed infine Euskal Herria…
…ossia i Paesi Baschi, terra di confine tra Francia e Spagna, abitata dal fiero popolo basco. Siamo scesi a sud costeggiando il bacino dell’Arcachon ed attraversando le Landes, per arrivare alla sonnolenta Bayonne, bella cittadina dal fascino un po’ decadente. Dopo aver percorso le vie del centro pranziamo in riva al Nive assaporando i piatti di queste terre. Nel pomeriggio ci trasferiamo nella celeberrima Biarritz (a circa dieci minuti d’auto da Bayonne). Siamo a pochi chilometri dal confine con la Spagna e l’ambiente è decisamente cambiato: i cartelli stradali trilingue (francese, spagnolo, basco) la gastronomia, i tratti somatici delle persone, i manifesti clandestini degli indipendentisti che inneggiano alla libertà dei paesi baschi, le eleganti architetture di questa cittadina balneare elegante ed un pò aristocratica, le scogliere martoriate dalle onde dell’oceano, insomma un insieme di cose che ci fanno sembrare il Perigord e la sua “francesità” lontani anni luce.
4 luglio 2011, Euskal Herria (reprise)
Scendiamo da Biarritz lungo la magnifica costa della Biscaglia, nella regione dei Pirenei atlantici; sconfiniamo in Spagna con l’intenzione iniziale di andare verso Pamplona o Bilbao, più o meno equidistanti da dove ci troviamo, ma in direzioni opposte; si potrebbe risolvere la diatriba con il classico testa o croce, ma alla fine optiamo per un tragitto più breve dirigendoci a San Sebastian (Donostia in basco), senza sapere ovviamente cosa troveremo. Una volta parcheggiata l’auto, ci inoltriamo nella città e quasi subito restiamo stupiti dalla sua bellezza, al punto tale che decidiamo di trascorrervi tutta la giornata. Adagiata su uno splendido golfo, con ampie spiagge di sabbia bianca, è piena di giardini fioriti, viali molto ampi, piazze animatissime e nella parte più antica una ragnatela di viuzze dove si trovano le caratteristiche taverne con i banconi sempre ricoperti di pintxos (più o meno il corrispondente basco delle tapas). Il clima è ideale per scoprire la città, anche se piuttosto ventoso (siamo sull’Atlantico), le strade affollatissime creano un’atmosfera festosa ed invitante. Alla fine della giornata, prima di tornare a Biarritz cediamo alla tentazione dei pintxos che ad una prima occhiata sembrano davvero stuzzicanti. Dopo aver girato diversi locali pieni di gente del posto (siamo tra i pochi turisti, sembrerebbe) concludiamo però che guardandoli in modo più approfondito sembrano non proprio preparati al momento, quindi decidiamo di assaggiarne qualcuno non troppo elaborato (soprattutto per Veronica). Gustosi, ma niente di speciale. E anche carissimi, 2,20 € al pezzo, più le bevande, ovviamente. (Pubblicità) Nulla a che vedere con il nostro amato NU54 in Piazza del Papa, Ancona, dove per 6 € si beve un bicchiere di vino e si mangia al buffet quanto si vuole (fine pubblicità). Ma Ancona è sull’Adriatico, non è mica sull’Atlantico. So che non c’entra nulla, ma ho sonno, sono stanco e vado a dormire, anche se fuori c’è ancora chiarore.
5 e 6 luglio 2011,Dune du Pilat e Arcachon
La nostra lenta risalita attraverso l’Aquitania, verso l’aeroporto di Bordeaux, prevede un paio di tappe alle quali non vogliamo rinunciare: la duna di Pilat ed il bacino di Arcachon. La prima è la duna più grande d’Europa, continuamente rimodellata da venti e maree. Attualmente è alta circa 115 metri, larga 500, e lunga quasi tre chilometri. Ce la troviamo di fronte dopo aver attraversato una pineta ed è uno spettacolo incredibile: una montagna di sabbia bianca abbacinante sotto il sole di mezzogiorno. Le pareti quasi verticali sono impressionanti, ma decidiamo di scalarla ugualmente (aiutati da una scaletta di plastica e delle corde). Sulla cima il panorama è di una bellezza indescrivibile: alle nostre spalle la verde foresta delle Landes, fino all’orizzonte, a sinistra e a destra le dune proseguono con crinali ondulati e pareti molto scoscese, davanti a noi l’oceano blu. Dopo circa 30 minuti di contemplazione decidiamo di scendere non dalla scaletta ma affrontando una delle pareti. Sarà divertentissimo, ma arriveremo in fondo con i piedi quasi ustionati. La temperatura della sabbia era altissima perché siamo scesi sul versante più esposto al sole! Nel pomeriggio andiamo ad Arcachon, località sul bacino omonimo, che praticamente è un enorme specchio d’acqua formato dall’oceano che si addentra per chilometri e chilometri verso l’interno. La città è piacevole ed animata, ovunque si mangiano pesce e frutti di mare, soprattutto ostriche locali, molto rinomate. Decidiamo però di non mangiarne (fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio…) e finiamo per sederci in un bel Bar a vin (se non sbaglio si chiamano così dei locali simili a delle enoteche-ristoranti) dove optiamo per costine di agnello, filetto di maiale agli agrumi ed un classico e buonissimo confit de canard con pere e miele. Una degna conclusione per una bella avventura.