Attempati per caso: un viaggio per over 70 in Portogallo tra castelli, monasteri e… Tivoli

Scritto da: ARMIC
attempati per caso: un viaggio per over 70 in portogallo tra castelli, monasteri e... tivoli
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Tour di 13 giorni di  6 amici “attempati”. Dal 18 al 30 giugno

Premessa

Questa volta, più che sulla descrizione dei posti, la loro storia, i costi sostenuti durante il viaggio alberghi e ristoranti compresi, mi sono soffermato nel raccontare il viaggio di sei “attempati”, con  le loro manie consolidate. Il Portogallo, affascina e richiama molti pensionati italiani; la vita appare tranquilla, le strade pulite, la gente cordiale. Il volo diretto da Bari a Oporto, è senz’altro uno dei vantaggi , per chi accarezzasse l’idea di trasferirsi da Bari per alcuni mesi dell’anno in Portogallo e casomai, richiedere anche la residenza ai fini fiscali. Qui la Pensione è tassata al 10%, (mi sa che non durerà per molto) tranne per gli ex dipendenti pubblici la cui tassazione è alla fonte in Italia; Il fitto di un alloggio non è molto differente dai nostri del sud, il tenore di vita di che gode di 2000 euro di pensione, è più che dignitoso.

Quasi tutti abbiamo superato i settanta anni , quando ci si incontra, è uno scambio reciproco di resoconti: gli acciacchi, i controlli, visite in programma e terapie in atto; poi si parla dei figli, nipoti e amici, infine non manca mai la politica. Un frullato, tra ricordi e aggiornamenti, di cui si avverte la fatica a mettere a fuoco. Ed ecco che in una di queste cene di gennaio, si cambia racconto: parliamo di viaggi e ne programmiamo uno per il mese di giugno. A cena, è con noi Alessandra e mio fratello Paolo, la prima impegnata con la sua Agenzia di Viaggi, l’altro nella sua attività estiva sul Gargano, affidiamo a lei il compito di organizzarci un viaggio in Portogallo. Alessandra è dubbiosa, deve studiare a fondo il gruppo e conciliare un itinerario  confortevole ma non troppo specie per i miei gusti di ex camperista. Una domanda nasce in lei spontanea. Rriusciranno a partire e tornare sani e salvi dal Portogallo senza uno dei soliti viaggi organizzati?

Più  di mille km. Con comodo van di 9 posti, valigie e due navigatori (umani). L’itinerario è il seguente: Porto, Lisbona e Coimbra con puntate a Braga, Ghimarage, Fatima, Sintra, Cascais, Nazarè e Figueira da Foz. Volo diretto Ryanair A/R Bari Porto + auto a nolo Citroen Space Turner

Diario di viaggio

18 giugno – Partenza da Bari e arrivo a Porto

Ci troviamo alle 18 all’aeroporto di Bari Palese, qualcuno aveva già dimenticato qualcosa (bancomat a casa). Presto risolto con l’intervento di Claudia la loro figlia. Check in, con due valigie per coppia (1 da 10 e l’altra da 20kg) in stiva, più un borsone a testa da portare in aereo. Solita attesa prima della partenza, prima sosta ad un bar dell’aeroporto di Bari, per toast/panini e birra (scadentissimi e costosi ), poi Tivoli. È questo il nome che ho coniato per indicare la sosta ai bagni. È un rituale che si ripeterà spesso, un modo gentile per rintracciarci e darci voce durante il viaggio. L’imbarco sull’aereo della Ryanair per Porto ha mezz’ora ora di ritardo. Nel frattempo, tra cruciverba e chiacchiere, arriviamo a destinazione dopo circa 3 ore. Aeroporto Francisco Sa Carneiro, ci aspetta Fabio, con la navetta ci porta all’hotel HF Fenix  (un quattro stelle con stanze confortevoli, e pulite). Buona la sua collocazione, vicino alla stazione metropolitana, al centro commerciale e ai ristoranti in zona tra Boavista, con parcheggio privato a 12 euro al giorno. 100 punti per Alessandra. Rettifico 80, perché la vista della mia stanza al 6 piano prende la panoramica della città e parte del cimitero attiguo.

19 giugno – Porto

Colazione varia e abbondante, dal salato al dolce, lascia desiderare il  caffè espresso. Prenotiamo il Bus Top aperto (linea gialla) 48 ore 24 euro a testa con auricolare e commento in italiano. Ci sono due percorsi della linea gialla, noi prendiamo quello che va alla Cattedrale passando dal quartiere più caratteristico di Porto Ribeira.

Usciti dall’hotel, ed ora dove si va? Abbiamo scelto di fare tutto da soli senza guida, siamo già nel panico. Ci aiuta la piantina di Porto, dove è segnata l’ubicazione dell’albergo e della piazzetta (Rotundo de Bonavista) dove dovremo prendere il bus giallo. Ci riprendiamo dallo shock iniziale e qui nascono già le prime contraddizioni interpretative. Come raggiungere la fermata del  bus, che tra l’altro dista alcune centinaia di metri in linea d’aria? Mimmo e Menica sono i più agguerriti. Il primo forte del suo inglese, la seconda con la piantina da esploratrice, segna percorsi come se fosse alla ricerca del tesoro sull’isola. Io non mi intrometto e con il resto del gruppo mi accodo alle loro decisioni discordanti. Arriviamo al punto di raccolta dove un gruppo di giapponesi è alla fermata in attesa dei vari bus: giallo, rosso, azzurro a secondo del tragitto. Nel frattempo abbiamo attraversato la rotonda con il suo monumento agli eroi della guerra contro Napoleone, accompagnato da giostrine d’epoca che rendono melanconico il giardino. Arriva finalmente il Bus Giallo, e saliamo felici e contenti  al piano di sopra quello aperto (prima prova superata). C’è una bella vista anche se c’è vento e sole, l’aria atlantica si fa sentire. L’aria atlantica di Porto: al mattino guardi la finestra e vedi un cielo grigio, sembra che debba piovere da un momento all’altro, invece dopo alcune ore cambia tutto c’è il sole e fa caldo.

Il giro della città è vario, si passa dal quartiere moderno coi palazzi di cristallo, alle caratteristiche case rinascimentali e barocche nella parte più storica, un passaggio dal moderno  allo stile liberty per poi arrivare alle casette colorate lungo la riva del Douro e dei i suoi ponti di ferro (eifeliani), per poi passare lungo la costa dove le spiagge immense lambiscono un grande fiume che si tuffa nell’oceano. Passiamo la zona delle case dei pescatori, ormai trasformate in ristorantini, già al mattino si sente il profumo delle fritture di pesce. Arriviamo in centro, nei pressi della Cattedrale, scendiamo per trovare un primo posto di ristoro. Siamo a Praça da Rivista e ci fermiamo al Traveller cafè, per prendere toast, caffè, birra, acqua e croissant  per Nunzia. Terminato il break con il solito Tivoli, facciamo a piedi una passeggiata nella centralissima Santa Caterina, dove Menica approfitta per acquistare all’Ale hop abitini i nostri nipotini. Terminato lo shopping ci avviamo verso la Cattedrale, dove sostano vicino alla fermata dei bus i caratteristici Toc-Toc. La Cattedrale. Una chiesa fortezza del 1100, stile misto, tra gotico e romanico, con rifacimenti barocchi. Un altare dorato centrale che si accompagna a sinistra con un grande organo. Grandi volte con arcate, e un chiostro bellissimo dove fanno bella mostra le pareti di azulejos; Oporto o meglio Porto, è una città storica, dopo Lisbona è la più importante del Portogallo nei secoli passa da essere un villaggio di pescatori all’epoca romana ad una città portuale importante per il commercio e le scoperte.

Qui è nato Enrico il Navigatore (1394), il cui merito è quello di aver dato l’avvio all’epoca delle esplorazioni coloniali del Portogallo. Dopo la visita alla Cattedrale (ingresso è di 3 euro a persona), riprendiamo il nostro bus giallo per il ritorno in albergo. L’incidente sulla via del ritorno: siamo un po’ stanchi e il nostro refrigerio è il ritorno in albergo il prima possibile, improvvisamente il bus si ferma: al centro della strada un auto blocca il traffico. Un incidente, almeno così sembra. Siamo un po’ indecisi tra chi come me ed Enzo vuole stare tranquillo seduto e aspettare gli eventi, e chi invece come Menica vuole scendere per continuare a piedi. Ahimè la seguiamo. La strada è una delle arterie più lunghe di Porto, che ci porta al punto di partenza del bus, vicino all’albergo. Il sole pomeridiano ci sconforta, i volti stravolti di Enzo e Tonia non sono il massimo. Durante il tragitto incontriamo un negozio di sole chitarre (Ludy Music) e Mimmo patito per la musica si ferma estasiato ad ammirare. Affaticati, ritorniamo  in camera mentre le “tre Grazie” non sono ancora soddisfatte della lunga passeggiata e fanno visita al vicino centro commerciale. Menica Ha già inaugurato prima, ora ha bisogno di altro: l’abitudine di acquistare per parenti amici e affini durante i viaggi è una sua immancabile prerogativa che contagia Mimma e Tonia. Il primo borsone già pieno. In serata, ci ritroviamo tutti nella hall per la cena. Enzo e Mimmo hanno il compito di trovare nelle vicinanze dell’albergo un buon Ristorante: si fanno consigliare alla reception e ci rechiamo da Maris do Quero do Porto, un elegante ristorante alle spalle dell’albergo.

L’impatto con la città, le prime impressioni, sono positive. Ora manca un tassello importante: come si mangia? Elemento di non di poco conto, considerate le nostre difficili abitudini. Inutile  ricordare che per noi Baresi “ il mangiare” è sacro. Quando si parte  in viaggi organizzati, il menù ed il ristorante è già preconfezionato, ti attieni più o meno a quello che ti portano, ma per noi “cattivacci” la cosa è complessa. Come scolaretti in libertà ognuno fa la sua richiesta, coreografica e goliardica, è una esplosione colorata in lingue diverse che mette a dura prova anche il più esperto cameriere portoghese.

20 giugno – Minicrociera sul Doura

La minicrociera offerta da Alessandra fa schizzare il suo punteggio da 80 a 180. Riprendiamo  il bus giallo, fermata “Ribeira”, dove c’è il porto per l’imbarco. Salita o discesa dal bus, ognuno decide a suo modo, lasciando inebetito Mimmo. La nostra guida portoghese fa fatica ad essere compreso non tanto dai portoghesi perché parla bene l’inglese, ma da noi e dalle nostre libere intuizioni. Un gruppo di anarchici a cui non si riesce a domare l’istinto ribelle. Le esperienze di ognuno nei viaggi, hanno consolidato comportamenti differenti, per esempio: io mi affido all’intuito e ai gesti, Menica segue le piantine ed è in continua esplorazione, Tonia e Enzo sono più preoccupati delle salite che delle discese, preferirebbero un taxi ad ogni incrocio, Nunzia tiene sotto controllo Mimmo che spesso per chiedere informazioni si sgancia dal gruppo. Queste sono le dinamiche “attempate” , a me piacciono tantissimo perché sono una continua “divagazione caotica”.

Porto è attraversata dal fiume Douro. Scendiamo a Ribeira da dove partono i vari battelli per le crociere, gestite da varie compagnie, e finalmente troviamo la nostra. Attendiamo un po’, prima di imbarcarci, il tempo di  visitare negozietti e bar (Tivoli) caratteristici. Attraversiamo i ponti del Douro, vicino all’estuario e dopo un’ora veniamo riportati al punto di partenza. Il fiume e il mare si abbracciano mentre un via vai di barconi attraversano con i turisti questo tratto caratteristico della città. Le crociere vanno da un’ora a tutta la giornata a secondo l’itinerario previsto, il loro costo ovviamente cambia dai 15 ai 90 euro; in quest’ultimo caso è previsto oltre che alla degustazione del porto alle varie cantine della valle del Douro, anche il pranzo. Il porto è un vino dolciastro, liquoroso, invecchiato in botti a temperatura costante. Vi sono quattro tipi di Porto: Bianco, RubyTawny e il Vintage, quello più invecchiato dai 40 a 50 anni. La nostra minicrociera, con audioguida, ci fa respirare ancora meglio l’aria atlantica con il suo vento e il suo cambiamento di umor  nella giornata. Al mattino un maglioncino non guasta, poi devi spogliarti. L’oceano, il suo confondersi con il fiume e divenire un tutt’uno con l’estuario del fiume le due sponde baciati a destra e sinistra da spiagge immense, dà l’idea di questa città che mi è piaciuta molto.

Lungo le sponde trovi parcheggiate la caratteristiche Rabelos , imbarcazioni che per centinaia di anni sono servite e tutt’oggi servono al trasporto nelle botti del Porto, dai vari vitigni della valle del Douro alle fabbriche del famoso vino. Scendiamo dal battello per recarci a piedi sulla riva opposta del Douro, attraversando il Ponte “ventilato” Luis I, dove assistiamo al fuori programma: il tuffo di un giovane artista di strada accompagnato dal balletto dei suoi compagni. Nunzia sfodera dal suo zainetto piccoli panini da lei farciti durante la colazione,  servono a rallegrare il nostro stomaco, in attesa di trovare un posto di sosta dove andare a “Tivoli”. Lungo il fiume una infinità di bancarelle per la felicità di Menica e Nunzia, a cui si accoda anche Enzo che innamoratosi di un cappello tratta per averlo a tutti i costi. Il cappello non avrà grande successo, a Lisbona lo abbandonerà. Lungo il tragitto, attraversiamo la fabbrica famosa del vino liquoroso “Sandeman” poi sosta e “Tivoli” in un bar a ridosso della funicolare che passa sulla nostra testa. Assaggiamo un bicchiere di porto accompagnato dai dolcetti caratteristici del portogallo (Pasteis de nata) pasta sfoglia con crema, ricetta dei monaci del monastero di Jeronimus a Lisbona.

Ritorniamo da dove siamo venuti, per riprendere il nostro Bus giallo. Attesa abbastanza lunga, dopo un po’ di strada dobbiamo scendere, il turno è finito. Mimmo riscopre la sua professionalità di avvocato, gli verrebbe di contestare l’autista con una vertenza. Sconsiglio vivamente il bus giallo. Per nostra fortuna nelle vicinanze un Toc-Toc. Mimmo ha poca simpatia per questo mezzo e la sua precarietà di guida, ma l’albergo è dall’altra parte della città e non c’è scampo. Arrivati in hotel, tutti in camera tranne Menica e Nunzia che hanno qualcosa in sospeso al Centro Commerciale. Enzo sul telefonino ha trovato un ristorante dal nome invitante: BIS Pasta e risotto, a piedi dista 20 minuti si trova nella vicina Piazza della Repubblica. Salite e discese e finalmente arriviamo.  È un buon ristorante: prenderemo una tavolata di antipasti, tagliatelle per Enzo, Maccarrao alla lonza de salm virgem, coscia di pollo focacera. Tonia guarda un po’ preoccupata, per i chili di troppo di Enzo, ma forse è più preoccupata per la sua questione intestinale. Abbiamo mangiato bene e pagato circa 30 euro a testa. La passeggiata per il rientro servirà a smaltire la cena.

21 giugno – Braga e Guimaraes

Puntuale alle 10, arriva in albergo l’addetto dell’ autonoleggio con il Citroën grigio topo vetri oscurati, molto comodo squadrato e intonato per gli “attempati” . Ci porta alla sede, vicino all’aeroporto dove sbrighiamo le ultime formalità prima di prendere possesso dell’auto. Mi metto alla guida, Enzo di lato, Mimmo e Nunzia dietro in terza fila Menica e Tonia. Costo auto per 10 giorni compresa l’assicurazione Kasko, la via blu (telepass) e doppio autista, euro 1500. Il minivan consuma 5/6 litri ogni 100 km.

Si parte in direzione Braga. Il tragitto è comodo si viaggia in autostrada, A28 poi A11 per 70 km circa, dopo un’ora siamo a Braga. Prima di entrare in città, ci fermiamo ad un parcheggio a pagamento di fronte al museo Archeologico, sulla sinistra un cafè ristorante dove prendiamo qualcosa e il solito “Tivoli”. Scendiamo fino alla piazzetta dove è la statua di Cesare Augusto, poi andiamo verso la Cattedrale. All’entrata, una signora  ci chiede il ticket di 3 euro a persona, approfitto subito per chiedere un buon ristorante a buono prezzo. Ci raccomanda quello più vicino, a pochi metri di distanza. La Cattedrale è bella per la semplicità del suo altare centrale incastonato in un imponente colonnato gotico, ma contrastano gli eccessi dorati degli organi e le sedie barocche del coro (frutto dell’avvicendamento delle ristrutturazioni avvenute nei secoli). Siamo pronti  per il piatto del giorno esposto sulla lavagna. Ovviamente, ognuno prenderà ciò che vuole a suo rischio e pericolo. Certamente non mancano le patatine fritte di cui io e Nunzia ne siamo golosissimi. Il ristorante si chiama Taverna do Migrate, gentilissimi, si mangia bene e non costa poi tanto: in 6 abbiamo speso meno di 90 euro in tutto. Passeggiata in centro mentre io ed Enzo andiamo a riprenderci l’auto. Ci avviamo verso Guimaraes, da Braga dista poco più di 25 km, con l’autostrada si arriva presto A11 e R. Cidate  do porto.

Guimaraes è considerata la culla del Portogallo, qui nacque il primo re del Portogallo (Alfonso Enriquez detto Alfonso I). È in stile medievale e rinascimentale. Dopo aver parcheggiato nelle vicinanze del centro, arriviamo a piedi al bar della piazzetta Olivera, solita sosta ai tavolini di fronte alla cattedrale “Nostra signora Olivera”, sorseggiamo uno spritz dissetante per poi entrare in Chiesa e visitarla. Mimmo e Nunzia sono felici nel rivedere l’hotel dove hanno soggiornato qui più di 20 anni fa. La loro camera si affacciava su questa incantevole e medioevale piazzetta. Per vedere questa storica cittadina con le sue attrazioni, come il castello e il palazzo dei duchi. Purtroppo dobbiamo rientrare, mancano circa 50 km a Porto e ci vorrà almeno un’ora per il rientro. È sera, siamo stanchi, quindi decidiamo di andare al vicino Mc Donald del centro commerciale. È orario di chiusura ma riusciamo a farci preparare panini, hamburger, patatine e gelato. Domani si parte per Lisbona facendo tappa a Fatima.

22 giugno, mattino – Fatima

Perché Fatima? Qui non c’è un perché, nessuno di noi c’è stato prima, la curiosità per la storia dei tre Pastorelli e i segreti ad essi affidati dalla Madonna, sono elementi più che sufficienti per vedere il posto, indipendentemente dal nostro credo religioso. Carichiamo comodamente tutti i borsoni e le valige nel Van, prendiamo l’autostrada  in direzione Lisbona. Fatima dista 200 km da Porto e 130 da Lisbona. L’uscita dall’autostrada A1 e verso le 11 siamo al parcheggio del santuario. Si entra da un grande cancello, poi un immenso piazzale luminoso. Una atmosfera di pace e serenità, dove lo sguardo si perde sul sagrato della Basilica di nostra Signora del Rosario. Il luogo costruito per ricordare i tre pastorelli e le visioni della Madonna con i suoi misteri. Una storia miracolosa, per aver trasformato questo sperduto paesino in un luogo di culto che ogni anno riceve più di 5 milioni di pellegrini e turisti. Le apparizioni e i segreti che la Madonna ha consegnato ai due fanciulli e alla loro cugina Lucia hanno costituito e costituiscono tutt’oggi un forte interesse religioso fin dagli eventi che dal 1918 a tutt’oggi si sono susseguiti. Papa Giovanni Paolo II ha beatificato i due fratellini morti prematuramente. Non siamo fervidi e ossequiosi cristiani, per ognuno di noi le vicissitudini della vita hanno foggiato una visione particolare del sacro, ovvero della religione. Il fatto di esserci fermati a Fatima ci fa comunque meditare. Una intima riflessione ti prende quando ti accorgi che intorno a te ci sono centinaia di fedeli in preghiera, con le loro ansie con i loro problemi, accompagnati  sulle loro carrozzine, salgono la scalinata per raggiungere l’altare della chiesa. È un misto di speranza e forza per affrontare i duri percorsi della vita che mettono alla prova ciascuno di noi. Dopo la visita al santuario, veniamo avvicinati da un uomo  che ci offre caramelle. È il segno tangibile di quello che ho raccontato, è un prete con abiti civili, in un corretto italiano ci chiede da dove veniamo, con un sorriso dopo un breve scambio di parole ci lascia benedicendoci per continuare il viaggio. Non potevamo pretendere di più da questo posto, carico di fede e di mistero. Riprendiamo la strada del rientro, non prima di avere fatto sosta ai negozietti e aver scelto un ristorante  vicino al santuario. Una signora cordiale che parla l’italiano ci porta una serie di pietanze che noi apprezziamo, in particolare mi sono piaciuti i crostini al burro.

22 giugno, pomeriggio – Lisbona

Mancano 120 km a Lisbona, una città che confondo spesso chiamandola “Barcellona”. È un lapsus che a livello inconscio mi ricorda che la Spagna non l’ho ancora visitata. I due “tom tom” si affannano per darmi le indicazioni del nuovo albergo che si trova sulla strada centralissima viale Libertade, il quattro stelle Turim AV Libertade hotel. Lo intravedo, è sulla destra del monumento al marchese Pombal, personaggio importante per la ricostruzione di Lisbona dopo il terribile terremoto del 1755. Dopo varie “giro rotonde” finalmente ci siamo. Problemi per il  garage interno, è difficoltoso per il nostro van, comunque io ed Enzo riusciamo a parcheggiarlo. Il costo è di 24 euro al giorno, il doppio di Porto. Abbiamo la solita prenotazione di Alessandra, ci ha trovato un albergo centralissimo ma con “stanze standard” piccole, non confortevoli con il bagno in vista:  il punteggio di Alessandra subisce un drastico picco da 180 a 120.

La mia stanza viene cambiata,  impossibile per due persone, il piano è sempre il sesto per la gioia di Nunzia che sale a piedi, poteva andarci meglio. A Lisbona non possiamo pretendere di più a questi costi. Sistemate le valigie e rifrescato il corpo, ci diamo appuntamento nella hall per la prima uscita a piedi lungo la centralissima Libertade, in direzione piazza Rossio. Passiamo il monumento alla grande guerra, poi sulla destra l’ingresso alla panoramica funicolare, per poi arrivare alla piazza, ovvero la Piazza di Pietro IV, l’imperatore del Portogallo e del Brasile. Centro nevralgico di Lisbona, si trova al confine del quartiere Baixa. Molto bella, ampia con edifici che ospitano negozi, importanti ristoranti dove la pavimentazione di mattoni bianchi e neri a forma ondulata ricordano che stiamo in una città circondata dal mare. Bello l’edificio della Stazione, e il teatro Nazionale Maria II, la figlia di Pietro l’imperatore, immortalato sulla statua sopra l’obelisco. Alla base quattro statue le virtù cardinali attribuite di  questo regnante che venne definito il re soldato. Ci fermiamo un po’ stanchi   per le prime impressioni.  Negozi, ristoranti , tram, palazzi storici.

Dopo le solite paranoie per la ricerca del ristorante, sulla strada del ritorno sulla nostra sinistra una scalinata che porta a Lisbona alta, ci sono ristoranti e pizzerie. Il pranzo di Fatima è stato buono lascia poco spazio ad altro, ordiniamo  pizze per tutti. Painel de baixa ha tavolini all’aperto, la serata è calda, animata allegramente alcuni chiassosi giovani. Allerto i miei compagni di viaggio. Sono di Bari, quindi abituato a queste cose. Porto mi è sembrata una cittadina estremamente vivibile, tutti giovani impegnati nel lavoro, ordinata, si percepisce un senso di sicurezza, Lisbona un po’ meno, è città turistica con oltre 500 mila abitanti, qui la microcriminalità si fa sentire come del resto in tutte le capitali europee. Terminata la cena, ritorniamo con le cautele del caso in albergo.

23 giugno – Lisbona

Colazione buona e abbondante (recupera 10 punti, siamo a 130 per Alessandra). Oggi ci aspetta un’altra giornata intensa . Ci hanno detto che non serve la macchina a Lisbona perché servita bene da bus e metropolitana. Ci affidiamo a quest’ultima, non dista molto dal nostro albergo. Menica provvede all’acquisto dei biglietti della metro, 1,65 euro a testa. Scenderemo dopo 4 fermate e seguiremo a piedi per 4 minuti. Praça do Comércio è una delle più belle e importanti di Lisbona. Personalmente la preferisco a piazza del Rossio, qui siamo vicini all’Alfama, il quartiere arabo che si percorre con il famoso Tram 28 per andare su al Panorama. Ricostruita sempre dopo il terremoto del 1755 dal Marchese Pomba, ha una forma simile ad una U squadrata, che si affaccia sulle rive sabbiose del Tago. Al centro trova spazio l’Arco della Vittoria costruito verso la fine dell’800. Sotto i portici laterali scopriamo un caffè storico Martinho. Ci fermiamo per un caffè e il solito “Tivoli”, dopo qualche piccolo malinteso sull’uso dei servizi. La giornata è calda, lo spettacolo della piazza unico, Menica e Nunzia fanno una passeggiata lungo la riva del Tago, come solevano fare le regine del Portogallo. Qui sorgeva la loro residenza reale, il palazzo della Ribeira, prima del terremoto.

Usciamo dall’arco di trionfo per prendere poi il tram 28 che ci porterà al quartiere Alfama per fermarci vicino al panorama. Tram super affollato ma caratteristico perché passa tra i balconi delle stradine dell’Alfama, ti dà la sensazione di essere in un’altra epoca, quando lo senti suonare. Scendiamo nei pressi del Castello Sao George per poi avviarci su al panorama. Da qui puoi vedere tutta Lisbona con i suoi tetti rossi che finiscono all’orizzonte e puoi addirittura vedere anche il ponte 25 aprile. Ci sono panchine e un giardino dove sorseggiare le bottigliette di acqua che ci accompagnano in questa assolata giornata. Le foto e i video sono di obbligo per tutti , a me viene in testa di andare verso il castello, che dal panorama si intravede non distante. Avviso gli altri, è meglio che vada da solo, per evitare passeggiate inutili che stanno mettendo a dura prova un po’ tutti. Ritorno alla fermata del tram 28, sulla destra trovo una chiesa, in fase di restauro la visito velocemente e trovo l’indicazione per il castello vicinissimo. Risalgo da dove sono venuto ma non li trovo, li chiamo sul telefonino e scopro che sono alla mia ricerca, passerà oltre mezz’ora per ritrovarci, li vedo arrivare su un toc toc, tutti agitati per avermi perso.

Tutti insieme andiamo al Museo della birra, una delle attrazioni di Lisbona. Non lo conoscevamo e siamo capitati qui per caso, solo perché avevamo necessità di bere e smaltire lo stress dello smarrimento al Castello. Assaggiamo le frittelle di baccala, nonché le varie birre del museo, con insalate e polpo. Il locale ti accoglie con un imponente altare sulla destra, formato da centinaia di calici di birra, al centro una ragazza che in una vetrinetta prepara pastette di Baccalà (una particolarità portoghese che richiama mare e terra, Baccalà con formaggio fuso della serra). Il museo è un misto tra tradizione dei produttori della birra portoghese e produttori di sardine in scatole, per poi finire con alcune pietanze caratteristiche di Lisbona, tra cui il micidiale “Polpo arrosto” che ha fatto innamorare i nostri “Antonii” sotto lo sguardo di Enzo e degli altri testimoni. Tra Tonia e Antonio, il maître del ristorante più famoso di Lisbona, nasce un’improvvisa simpatia, i due trovano una dolce intesa: il polpo arrosto si rivelerà il migliore assaggiato da noi in Portogallo. Il disguido al Castello di Sao George ci ha portati diritto qui. Era un segno del destino. Rientriamo in albergo con la metropolitana. Stanchi dei mezzi pubblici e dei percorsi a piedi, da ora in poi ci si muove con il van lungo oltre 5 metri. Nonostante la difficoltosa rampa del garage dell’albergo e le strade trafficate di Lisbona, con la mia “disinvolta guida” percorriamo il centro per raggiungere la strada che porta alla torre di Belem. In stile Manuelino, tra il tardo gotico e il rinascimentale (1521), ha una altezza di oltre 30 metri, costruita come fortezza a difesa di Lisbona ed è stata adibita per qualche periodo come residenza reale post terremoto. In seguito divenne un posto di blocco per il dazio alle navi sul Tag , sotto il dominio spagnolo usata come carcere nelle sue segrete quasi sempre allagate. 

Ristrutturata, è divenuta patrimonio dell’Umanità UNESCO. La torre, costruita su uno scoglio, è circondata un parco dove si trova il primo idrovolante che ha fatto l’attraversata atlantica da Lisbona a Rio, un modellino del Rotary e un cannone. La passeggiata lungo le rive del Tago è una cosa che consiglierei a tutti quelli che vanno a Lisbona. L’aria ventilata elimina il caldo afoso del pomeriggio e il fantastico colore bianco delle murature della Torre (blocchi di lioz tipica pietra calcarea di cui è fatto anche il vicino monastero di Jeronimus) penetrano nell’azzurro del cielo e del Tago. È uno spettacolo e una gioia per i polmoni e per gli occhi. La torre è chiusa, a quest’ora ci accontentiamo di ammirarla dall’esterno e passeggiare attorno, tra il suo giardino e la spiaggia, distratti da poche bancarelle ancora aperte. Sono preoccupato per l’auto, ho trovato un parcheggio infelice, la vado a riprendere. Colpi di clacson provengono da un bus turistico che ha fretta di tuffarsi e che è impedito da macchine che ostacolano la sua corsa. Per fortuna non è il nostro Van. Ho parcheggiato nelle vicinanze dello scivolo riservato al bus-anfibio, che dopo aver portato a spasso un allegro gruppo turistico nel quartiere Bairro alto, finalmente si tuffa nel fiume. Bellissima la scena, un fuori programma inaspettato, frutto delle solite coincidenze non programmate che solo i viaggi fai da te ti offrono. Pensiamo di avere completato il nostro pomeriggio turistico alla torre di Belem e al suo parco, ci rimettiamo in moto verso il centro; dopo alcune centinaia di metri ci fermiamo però ad ammirare il monumento alle Scoperte. È una composizione marmorea enorme che rappresenta un veliero con la prua verso il mare, dove spicca la figura di Enrico il navigatore, padre delle scoperte portoghesi. Dietro di lui una serie di personaggi che ricordano la storia del Portogallo. La pavimentazione come quella della piazza Rossio, con le mattonelle ad onde che circondano una una grande rosa dei venti.

Tonia con Enzo, sono  alla  ricerca di un ristorante dove cenare con spaghetti. Prenotano al Non solo Italia, vicino al monumento. Terminata la cena, torniamo stanchi in albergo dopo i soliti “giri di approfondimento” della Lisbona by night.

24 giugno – Sintra

Tappa di stamattina è il Monastero dos Jerónimos, nelle vicinanze della torre di Belem. Di fronte al monastero un parcheggio a pagamento. Agli ingressi (sono due) ci sono code infinite, ci informiamo e scopriamo che ci sono problemi  anche le prenotazioni via mail. Cambiamo programma: si va a Sintra. Arrivati a Sintra ci fermiamo a prendere qualcosa e far sosta al solito Tivoli. Abbiamo parcheggiato a pagamento fino alle 14. Un breve scambio di opinioni su come arrivare al Palácio Nacional da Pena, dediciamo per il toc-toc. Mimmo dubita del mezzo, precario per sei persone e per molte curve e salite, però con coraggio e per amore di Nunzia si adegua. Il complòesso è visibile tra le nuvole durante il tragitto, domina su tutta Sintra: è una fortezza araba dell’VIII secolo, in parte abbandonato nel tempo. È il simbolo di Sintra, un insieme di storia, architettura e riferimenti esoterici come il suo stemma all’ingresso. Prima di entrare si fa coda la coda alla biglietteria. 12,50 euro il biglietto per gli over 65, 14 per la giovane Tonia. Si entra dal parco che porta al castello attraverso un percorso in salita che io e Menica faremo, gli altri saliranno con il bus navetta che costa altri 3 euro a persona. Insomma, tra trasporti e ingressi spendiamo oltre 200 euro in 6.

Il “Palazzo” o Castello lo noti subito, su di una sporgenza rocciosa a 480 metri di altitudine, coperto da nuvole che muovendosi come fumo dalle ciminiere di una fabbrica, lasciano trapelare i coloratissimi torrioni, rosso pompeiano, giallo canarino, grigio e verde olivo. Una tavolozza a cielo aperto che mi ha lasciato la sensazione di essere in un castello stregato del luna park. Dell’originario stile gotico del monastero che lo precedeva nè è rimasto poco: il cortile principale, il chiostro manuelino a due piani. La cappella è del XVI secolo. Si sente l’influenza araba, nonchè le modifiche dalle varie epoche, dove non poteva mancare un eccentrico barocco, credo per opera di Maria di Braganza, moglie di Ferdinando II. Dopo vari passaggi di eredità finì come residenza estiva del Re Luigi del Portogallo. Qui si respira l’aria dei templari, dei loro riti. Mi sarebbe piaciuto vedere anche la Quinta da Regaleira, un complesso di palazzi, grotte e labirinti con un grande pozzo iniziatico. Dopo la visita ci fermiamo al ristoro interno del castello per il solito Tivoli, poi riprendiamo la via del rientro con il bus all’uscita del castello. Una volta arrivati in albergo decidiamo di cenare al ristorante all’interno dell’alberg,  un po’ troppo caro per quello che abbiamo preso, lo sconsiglio, il solo vantaggio è che possiamo ritirarci nelle nostre stanze.

25 giugno – Castello di São Jorge

Come sempre ottima la colazione, poi l’auto diretti al Castello di São Jorge che domina il sottostante quartiere dell’Alfama. Dopo salite e discese tra i vicoli, arriviamo al portone d’ingresso del castello. Il biglietto comprende anche una videoguida che utilizza l’app sul telefonino. Il costo per ognuno di noi (over 65) di 12,50 euro. Appena entrati ci sediamo all’ombra sulle sedie e tavolini del parco, circondati da pavoni variopinti, in attesa che qualcosa gli venga dato da mangiare. Enzo e Tonia sono stanchi, stiamo mettendo a dura prova le loro gambe, vogliono rimanere seduti, mentre noi incominciamo la visita senza alcuna audioguida. L’app non funziona e quindi andiamo a intuito cercando di capire il percorso che comprende le mura di cinta da dove godere il panorama di Lisbona e del Tago. Si vede anche il vecchio palazzo reale che in parte è stato occupato dal centro museologico, con reperti archeologici, le torri, la piazza delle armi con dei cannoni ancora puntati nel vuoto panoramico. Ha un parco dove spicca il monumento del re Manuel I detto l’avventuroso. Undici sono le torri, mentre il museo racconta la storia di Lisbona.

Il castello nasce sotto il dominio dei Visigoti e viene poi ampliato dagli Arabi, diviene una fortezza nel 1050 per poi divenire abitazione dei re portoghesi a partire dal XIII secolo. Completato il giro delle torri delle rovine, e degli edifici, ci fermiamo al chiosco nel parco dove prenotiamo toast e le bibite per tutti. Ripresa l’auto, per godere di un po’ di fresco attraversiamo il ponte del 25 aprile e vedere il Cristo redentore. Allegramente cerchiamo ogni pretesto per ritornare alle nostre infantili battute, ma questa scena che sto per raccontare è unica: il gruppo commentava la mia guida disinvolta troppo a ridosso della carreggiata, il vento atlantico si divertiva a soffiare tra i finestrini del Van, ad un tratto una folata inaspettata colpisce il cappello di Enzo che con tanto amore aveva acquistato a Porto. Liberatosi dal capoccione di Enzo, il cappello vola libero nell’auto, per uscire dispettoso dal retro del mio finestrino. Siamo scoppiati tutti in una contagiosa risata. Una breve pausa pomeridiana in albergo per riprendere a piedi la “Libertade” e per poi ritrovarci all’hard Rock dove le nostre “damigelle” sono alle prese degli ultimi acquisti a Lisbona.

Un ristorante nei pressi della piazza Rossio, ce ne sono tanti all’aperto, un intero isolato gestito da ristoratori di diverse nazionalità, con in comune però la pizza. Terminata la cena variopinta, ci fermiamo ad un negozio che vende cappelli, Enzo ne acquista uno, questo ha la cinghia di sicurezza e la scritta Portogallo. Questo non lo perderà, ritornerà con lui in Italia.

26 giugno: Lisbona e Cascais

Stamattina si ritorna al Monastero dos Jerónimos, che ieri era super affollato. Arriviamo al parcheggio e non troviamo code, strano! Chiarito tutto: il lunedì sono chiuse le visite ai monumenti. Nelle vicinanze, dopo il solito break tivoliano, c’è il Parco Botanico; mettiamo ancora a dura prova la tenuta del gruppo, troppe passeggiate a piedi fanno demordere Enzo e Tonia dalla visita del Parco. Loro preferiscono aspettarci seduti all’ombra della panchina del giardino del parcheggio. Intanto noi quattro entriamo pagando 5 euro a testa e seguendo l’itinerario previsto dalle segnaletiche (dura circa 1 ora ). La gioia di Menica e Nunzia che hanno in comune la passione per le piante, un po’ meno io e Mimmo. Giriamo tra piante esotiche e non, tra rivoli e villini dei custodi, il tutto incorniciato dai soliti pavoni che se la spassano sui prati erbosi. Abbiamo ancora a disposizione la mattinata e il pomeriggio, Tonia ed Enzo ci aspettano al parcheggio. Dopo una breve consultazione, decidiamo di andare all’acquario oceanico di Lisbona. Non è molto distante, ma ci conviene prendere l’auto. Il costo per l’acquario è di 17 euro. Prima di iniziare il percorso, ci fermiamo al ristorante dell’acquario per prendere qualcosa. Facciamo il percorso salendo i due piani e dividendoci ognuno con il suo telefonino, fotografando di tutto: dai grossi squali, alle mante, ai saraghi, di tutto e di più. Scenograficamente ben fatto, contiene acquari e piscine all’aperto dove puoi vedere, anche pinguini e piccoli pesci tropicali, oltre a una fedele riproduzione dei fondali e delle rocce, il giro dura fino al pomeriggio. Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo in direzione Cascais, nei pressi del monumento ai navigatori, quando, ripensando a Menica ed ai suoi desideri repressi, mi ricordo delle ostriche e di quel ragazzo che le vendeva sul lungo Tago. Ostras sobre Rodas, questo è il suo nome, ha un chioschetto adiacente al monumento, organizzatissimo con tavolini all’aperto, apre, seduta stante, piattini di ostriche ghiacciate con limone e calici di vino bianco freschissimo. Incomincerà ad assaggiare Menica ma poi ordineremo  tutti, tranne Nunzia. Lo consiglio vivamente, fidatevi, conosco molto bene la frutta di mare. A malincuore lo lasciamo per Cascais.

Di Cascais ne ho sentito parlare quale residenza estiva dei Savoia, frequentata dai re del Portogallo. Ha le sue scogliere alte sull’oceano, noi ci fermiamo su un punto caratteristico della costa, la bocca dell’inferno. Una alta scogliera con anfratti e grotte dove il rumore delle onde da l’origine al nome del posto. Ci sono ristoranti, chiediamo di poter cenare, ma sono tutti completi e ci conviene andare in paese. In centro troviamo un ristorante (Ovirato) che soddisferà anche Nunzia, è tutto dire. Rientriamo in albergo per l’ultima dormita a Lisbona.

27 giugno – Lisbona

Liquidiamo le pendenze con l’albergo di Lisbona e ci avviamo per la 3° volta al Monastero dos Jerónimos, nel quartiere di Belem. Parcheggiamo a pagamento, lunga coda all’ingresso, costo del biglietto 5 euro (over 65 anni). È l’ultimo giorno a Lisbona e non ce ne possiamo andare, senza visitarlo. Le code sono due, una per il monastero e l’altra per l’ingresso alla chiesa. Il complesso è unico, iniziato nel 1501 fu voluto da re Manuel I che terminò il suo regno nel 1521, fu completato nel 1601 dopo ben 100 anni di lavori. La visita non dura più di un’ora, la parte migliore a mio avviso è quella del chiostro interno. Il complesso di pietra bianca, bellissimo nella sua esposizione esterna, è un insieme di stili architettonici: si va dal gotico portoghese al rinascimentale al Plateresco al Manuelino. Nella chiesa, che si può visitare gratuitamente, è sepolto Vasco de Gama e vari altri re del Portogallo. Dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO, è considerato il monumento nazionale di indubbia importanza. Basti pensare che al suo interno fu firmato il trattato di Lisbona che dette origini all’Europa unita. Lasciamo Lisbona con l’ultimo saluto al monastero. Possiamo dire conclusa la visita alla capitale del Portogallo, quattro giorni intensi ma non sufficienti per vedere tutto.

Imbocchiamo l’autostrada A19 per Coimbra, salutiamo Lisbona con i nostri ricordi e le immagini sui nostri telefonini. Prima di arrivare a Coimbra che dista circa 250 km ci fermiamo a Nazarè, famosa ai surfisti di tutto il mondo per le sue onde dell’oceano alte anche 25 metri. Le alte scogliere laterali abbracciano una spiaggia immensa. Non mi lascio sfuggire l’occasione per mettere i piedi nudi nell’oceano. Sono pochi i bagnanti, io e Mimmo dopo aver lasciato il gruppo sulla strada del lungomare per i soliti negozietti, ci inoltriamo scalzi sulla sabbia della spiaggia. Nessuno fa il bagno, c’è solo il tentativo di una giovane ragazza, da me sconsigliata, perché l’acqua è ancora fredda, e le onde a riva non sono proprio basse. Finita la visita a Nazarè continuiamo l’avventura per Coimbra.

Arriviamo nel pomeriggio con i “tom tom” al seguito, un ottimo hotel 4 stelle ci accoglie. Comode le stanze, il punteggio di Alessandra sale. Non è centralissimo, ma è in una zona comoda per muoversi con l’auto. Il parcheggio è con ingresso esterno. Sistemati in camera, siamo pronti per il giro inaugurale della città. Non poteva mancare un altro sesto piano per Nunzia che vincerà la maratona dei piani a piedi. Cerchiamo un ristorante, ma per lo più sono Pub. Coimbra è vissuta da giovani che frequentano l’università e tutto gira intorno ad essi. Ci addentriamo verso il lungo fiume Mondego (lungo 258 km) che sfocia ad una trentina di chilometri da Coimbra nell’oceano. Troviamo alcuni ristoranti sulle sponde del fiume, ci fermiamo tanto per cambiare al Ristorante Italia. La location è ottima, sembra di stare sulla nave, i ponti all’orizzonte tutto ok. Pizza e spaghetti sono assicurati.

28 giugno – Coimbra 

Coimbra è una cittadina con un bel centro storico medievale, una parte alta e una bassa dove si è espansa con una popolazione di circa 150.000 abitanti. Abbiamo dormito bene, il clima gradevole, meno afoso di quello di Lisbona. Dopo aver provato in albergo la colazione, Menica assaggia di tutto, dalle uova per finire al dolce dopo aver assaggiato varie tipologie di frutta; prendiamo l’auto per visitare la città. Siamo qui sostanzialmente per vedere la Cattedrale vecchia di Coimbra e l’Università, la più antica del Portogallo. Parcheggiamo al giardino della piazza, poi un autobus ci porterà a Coimbra alta, quella medievale nelle vicinanze della vecchia Cattedrale. Sul piazzale antistante la chiesa troviamo un bar dove ci fermeremo per il solito caffè e Tivoli.

All’uscita della visita troveremo seduti al bar gli studenti universitari con le caratteristiche toghe nere. Questa è una cittadina vissuta dai giovani, qui tutto circola attorno a loro, è piacevolissimo condividerne la città. Cattedrale imponente, squadrata e in stile romanico (1146- 1218) mentre il chiostro è gotico romanico. Che dire: ha tre navate molto alte e slanciate, in quella centrale spicca un coro ligneo. Si chiama cattedrale vecchia perché dal 1772 perse la sua consacrazione e divenne la Sé Velha. Quando siamo usciti lateralmente abbiamo visto la porta Especiosa fatta successivamente (1500), un portale stile barocco in pietra bianca che spicca sull’intero edificio nella parte nord. 

All’ingresso una rumorosa manifestazione studentesca, sorvegliata da forze dell’ordine. Sono studenti che rivendicano maggiore attenzione dall’istituzione universitaria. Alcuni docenti interloquiscono, non ho idea di come sia andata a finire. Comunque Menica e Nunzia li perdiamo per più di mezz’ora, sono in giro per trovare i biglietti per l’ingresso, che vengono venduti in appositi negozi fuori dell’università. Finalmente entriamo, ma siamo fuori orario per visitare la Biblioteca. Gli studenti che entrano ed escono indossano le caratteristiche tuniche nere, sotto il sole cocente di Coimbra. Nel frattempo Enzo e Tonia prenderanno il taxi per rientrare in albergo. Il complesso universitario si trova nella parte alta di Coimbra. L’università fondata nel 1300 circa, è il centro universitario più importante del paese, basti pensare che sono più di 20.000 gli studenti che la frequentano. Questi, in parte alloggiano in apposite case a loro destinate che si caratterizzano con la presenza colorata dei loro esterni. Non mi voglio dilungare sulle origini dell’università.

Sul piazzale il “Paco de Escolas”, il campanile e maestosi edifici del XVI e XVII secolo come il palazzo dell’accademia e la cappella di san Michele oltre alla celeberrima Biblioteca Ioánnina. Biglietto di ingresso è 12,50 Euro (comprend  anche la visita al museo di storia naturale e quello di scienza). Biblioteca Janica del 1700 (con circa 300.000 libri antichi con alcune rarità dei filosofia, diritto e teologia). Passiamo direttamente a visitare ex palazzo reale dove attualmente sono visitabili le sale: degli atti, ex sala trono con i ritratti di tutti i re del Portogallo, la sala delle armi, e la sala dell’esame privato.

Più in là, la Cappella di San Michele ex oratorio dei reali, probabilmente costruito nel XII secolo, ha varie decorazioni interne come quelle dell’altare centrale e dei due altari laterali,   eseguite nei secoli successivi (barocchi come pure il suo organo con 2000 canne) spiccano le piastrelle Azulejes ,  il soffitto affrescato con lo stemma dell’accademia, e la statua di san Michele a cui era devoto il primo re del portogallo Alfonso Enriquez. Terminata la visita alla cappella passiamo al solito Tivoli, vicino alla mensa degli universitari. Si continua nei corridoi e si esce sui balconi da dove ammirare  il panorama di Coimbra e il suo fiume. Ci avviamo verso i due musei quello di storia naturale e quello della scienza per completare il giro della visita, una collezione di strumenti scientifici e chimici del XVIII e XIX secolo, mentre quello della scienza comprende collezioni di botanica, zoologia, antropologia , e mineralogia quest’ultima collezione incanterà Nunzia. Ritorniamo al parcheggio, non troviamo Enzo e Tonia che nel frattempo sono rientrati in albergo con il taxi.  Enzo in contatto con Alessandra è impegnato ancora nel tentativo di pagare la multa, finalmente oggi pomeriggio la pagherà con bonifico, dopo aver ricevuto via mail le disposizioni del comune di Sintra. Arrivati in albergo, ci fermiamo  ad un bar per dei toast e a bere qualcosa, Ci raggiungerà Enzo con Tonia . Nel Frattempo Menica e Nunzia approfittano per andare con il taxi e fare altre compere, la loro esperienza è positiva” il taxi costa poco 5 euro a testa”. Ormai è ora  per la cena, e senza perdere  tempo , ritorniamo al ristorante italiano di ieri. Tra l’affollamento dei clienti e camerieri,  il proprietario ci prenota un posto romantico e visto che siamo ritornati , ci racconta della sua esperienza a Coimbra. Gli facciamo notare che non abbiamo visto ostriche e pesce, Lui ci raccomanda il ristorante il tartufo nel centro di Coimbra, ci garantisce ostriche e pesce da suo nipote il gestore. La serata  è un po’ fresca  ci fa accomodare all’interno del suo ristorante per brindare con lui.

29 giugno – Figueira de Foz

Prima di lasciare il Portogallo un po’ di mare, il posto più vicino da Coimbra è Figueira de Foz  che dista una 30 di km. Dovrebbe essere la foce del Mondego. La cittadina non ha molte bancarelle o negozietti sul suo lungomare e delude le aspettative di Menica, però ha una spiaggia enorme. Qui c’è il sole, ma l’aria è frizzante e nessuno fa il bagno. Ci fermiamo ad un bar ristorante per mangiare qualcosa. Rientriamo a Coimbra in albergo e ci prepariamo per l’ultima cena al tartufo previa prenotazione. Nei pressi di questo ristorante si trova l’albergo in cui hanno alloggiato Mimmo e Nunzia. Troviamo il posto per parcheggiare, davanti al ristorante. Ci viene incontro il proprietario che è stato messo al corrente della nostra visita “con pesce e ostriche”: ci prepara una birra particolare per noi uomini, mentre attendiamo le donne in centro per negozi e ultimi regali. Il tartufo è (come suggerisce il nome) un ristorante italiano a Coimbra: il proprietario è un giovane imprenditore sardo, ci tiene a farci conoscere la sua storia e la sua esperienza, ha fatto venire dalla nostra Puglia una cuoca che prepara le orecchiette fatte in casa, è una attrazione del suo ristorante. Mangeremo molto e bene, Enzo divorerà vari tipi di pasta fatta in casa, dalle orecchiette agli spaghetti, ma questa volta sarà in buona compagnia, qui si respira anche l’aria della mostra Puglia. Un buon vino bianco ghiacciato accompagnerà le ostriche e due spigole arrosto da due chili, dolce e grappa barricata per finire: è la nostra ultima cena in Portogallo, quindi facciamo festa.

Giorno 30 ( partenza per porto)

Solite formalità prima di lasciare l’albergo, il terzo ed ultimo, prenotato da Alessandra. Abbiamo il tempo necessario per fermarci lungo il tragitto sulla A1, prenderci il solito caffè e fare il pieno di gasolio prima di consegnare l’auto. Arrivati a Porto dopo circa 2 ore ci dirigiamo verso il nostro autonoleggio per consegnare l’auto e definire gli ultimi aspetti del nolo. Tutto ok, paghiamo tutti i passaggi autostradali e ci facciamo accompagnare all’aeroporto. Alla dogana non hanno avuto a che dire per tutti i regali acquistati da Menica, ora non ci rimane che prendere qualcosa da mangiare e bere in aeroporto e il solito ed ultimo Tivoli prima dell’imbarco. Partenza in orario e viaggi di ritorno regolare. Un viaggio che ha voluto dimostrare prima a noi che agli altri che è possibile viaggiare, anche in condizioni fisiche non ottimali. L’importante è la gioia di vivere e condividere. Gli “attempati ” ringraziano per l’attenzione al racconto con un saluto particolare ad Alessandra.

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