Argentina da nord a sud
Pronti, via! Partenza il 15/01/2005 da casa (vicino Brescia) con il buio e una nebbia dennnnsa e un po’ di preoccupazione: il giorno precedente molti voli sono stati ritardati o annullati.
Arrivo a Linate dove abbiamo parcheggiato l’auto, prendiamo lo schuttle (bus) per Malpensa, il volo per Madrid ritarda, ma solo di qualche ora, fortunatamente da Madrid si parte piuttosto tardi. Il volo per Buenos Aires parte puntuale, (Aerolineas Argentina è moooolto puntuale) sono 12 di volo ore + imbarco e sbarco, l’aereo è un boing 747/400, porta quasi 800 persone, ha 4 motori ed è molto confortevole, anche gli uomini, che solitamente sono più alti di me, hanno spazio per distendere le gambe.
Arriviamo in albergo a Buenos Aires alle 5 del mattino (ora locale, il fuso è di 4 ore), in pratica abbiamo lasciato casa da più di 30 ore… Il viaggio si è rivelato piuttosto lunghetto.
Alle 10 del mattino siamo già pronti per ricevere (nella hall del mio albergo) Andrea: è un genovese che lavora in una agenzia di viaggi a Buenos Aires, con lui ho prenotato un paio di alberghi, è più economico che prenotare dall’Italia… A saperlo prima…. La sua mail è: argentinaconnoi@hotmail.Com, approfittatene.
Siamo già pronti per andare in aereoporto (non quello in cui siamo arrivati, che è interazionale, ma quello per i voli nazionali). Prendiamo il volo per Iguazu. Arrivati in albergo (che è in Brasile, attenzione! Tra Argentina e Brasile c’è un’ora di differenza) ci riposiamo: il caldo e la luce sono prepotenti e la stanchezza molta.
IGUAZU Il giorno dopo (a parte scoprire che i trasferimenti dall’albergo al parco o all’aeroporto ci costeranno un bel po’) inizia il bello: ci alziamo per andare a visitare le cascate dal lato argentino (le cascate sono al confine tra Argentina, Brasile e Uruguai), arrivati al parco si sarebbe potuto prendere un trenino per risparmiare 3 km di cammino, ma la coda è lunga e preferiamo il sentiero dove, prima sorpresa, trovo un’impronta di leopardo (o qualche altro felino, ma più probabilmente è leopardo) grande come il mio avampiede, fortunatamente questi animali amano la notte.
Arriviamo all’inizio delle passerelle costruite sul fiume Iguazu che portano alla Gargada del Diablo e iniziamo a percorrerle, dopo quasi un’ora non abbiamo ancora finito di attraversare il fiume! Cominciamo a sentire un rumore diverso: siamo nei pressi della cascata, la passerella si apre su una piattaforma e due metri sotto di noi c’è il salto! Sono 20 metri di larghezza e 100 di altezza! Grandioso! E’ un’esperienza adrenalinica sia dal punto di vista visivo che acustico che tattile (l’acqua vaporizzata e ci rinfresca piacevolmente). In tutto il parco conta 275 salti (tra grandi e piccoli) distribuiti in 3,75 Km, immersi nella verdissima vegetazione subtropicale, il parco in totale copre una superfice di 2250 Kmq.
Ho scattato molte fotografie, rischiando di rovinare la macchina con tutta quell’acqua… Speriamo in bene…. E ci siamo diretti verso altri sentieri (molti comodi e lastricati a prova di deficit motorio e una buona parte percorribili anche da sedie a rotelle) per vedere altre cascate. Lo scenario è sempre fantastico, anche se la Gargada del Diablo vista dall’alto è da vertigine! Su uno di questi sentieri mi sono giocata un jolly: ero sdraiata su un muretto e osservavo un tronco sopra la mia testa che se ne stava appeso grazie alla presenza di piante rampicanti o liane, c’erano anche dei graziosi uccelli, uno di loro si è posato sul tronco che è precipitato, non so come il mio corpo abbia potuto scattare così velocemente, però sono viva, quindi: attenzione ai tronchi sospesi. I guardiaparco sono molto attenti allo stato di conservazione delle passerelle, ma evidentemente non guardano mai in alto.
Può darsi che molti abbiano già visto le cascate Iguazu: nel film Mission, verso la fine, il missionario viene crocifisso e buttato nel fiume e cade da una cascata: le riprese sono state fatte nel parco di Iguazu.
Il giorno dopo vogliamo vedere le cascate dal lato Brasiliano: la vista è sempre molto bella e si gode meglio dell’insieme, ma è meno emozionante. A fianco del camminamento vediamo un serpente e chiediamo alla guida: è il serpente corallo (l’avevo già visto in numerosi documentari) è molto pericoloso… Oppure è uno che gli assomiglia molto e la guida si è presa gioco di noi, sembra tranquillo, mi avvicino per scattargli una foto dicendomi che sono un’incosciente.
La visita al parco è piuttosto breve, così entriamo in un parco di uccelli dove sono anche raccolte numerose specie in via di estinzione: è veramente molto bello! non solo si vedono gli uccelli nelle gabbie, ma spesso si entra nelle voliere dove gli animali sono custoditi. C’è anche una voliera con farfalle e colibrì.
Nel pomeriggio c’è un nuovo volo per Buenos Aires.
BUENOS AIRES Buenos Aires è enorme, arrivando in aereo non se ne vedono i confini.
Dedichiamo la giornata alla visita della città, partendo dal centro e orientandoci verso sud, fino al famoso quartiere La Boca: quello con le case rivestite di onduline coloratissime. Buenos Aires è bella, merita la visita, ma non è come Roma: serve molto meno tempo per vedere tutto. A parte i palazzi, il tango in strada e il folklore, Buenos Aires mi ha trasmesso tensione e mi ha lasciato tristezza. In città si vede la povertà, è vero, molta gente che frequenta il centro (in periferia non ci sono andata) è ben vestita, sicuramente ha un lavoro, ma si incontrano raccoglitori di plastica e cartone, che vengono poi venduti per pochi pesos, solitamente sono adulti, ma mi ha fatto male vedere una bimba di circa 6 – 7 anni fare lo smistamento dei rifiuti in un’area dove erano raccolti diversi cassonetti con un’organizzazione da negozio del centro. Ci sono anche bimbi piccoli che suonano la fisarmonica per raccogliere l’elemosina. A molti incroci dei giocolieri fanno volare palline e mazze per raccogliere qualche moneta. Diversa gente dorme per strada. Non sono molte queste persone “disadattate” (e questo termine fa capire tutto il razzismo sommerso nella nostra società conformista) ma credo che quello che ho visto sia la punta di un iceberg.
Inoltre la cosa che più mi ha fatto male è questa: in centro si incontrano bande di ragazzini tra gli 8 e i 15 anni (di giorno si muovono in gruppi di 3 – 4, la sera invece sono 10 – 15) sono senza famiglia e vivono per strada (nonostante il governo metta a disposizione dei poveri vitto e alloggio) sono tossicodipendenti (con 5 pesos, poco più di 1 euro si può comperare una bottiglia di acqua in cui è stata sciolta dell’extasi), rubano, sono violenti e capita che al fine di essere ammessi nella banda sparino ad una persona qualsiasi. Una sera abbiamo visto la polizia arrivare in auto e prenderli a manganellate, loro sono scappati proprio vicino a dove eravamo noi, si confrontavano i lividi come fossero trofei. Il giorno dopo una signora ferma al semaforo dietro di me ha subito un tentativo di scippo. La sera un ragazzino della banda ha dato un calcio nella schiena ad un fiorista facendolo cadere nel suo chiosco. Quando questi ragazzi passano, la sera, i negozi chiudono le saracinesche. Una bambina di circa 13 anni allattava suo figlio al seno. Provo molta compassione per questi bambini senza infanzia. Io non ho viaggiato molto, il confronto che posso fare è con la Lima del 2000: non ho trovato che Lima fosse una città pericolosa, non l’ho visitata di sera, ma di giorno è molto tranquilla.
Per restare in tema di sicurezza: durante il viaggio abbiamo conosciuto un’archeologa padovana in viaggio da sola (meta: il giro del mondo) a Bahia Blanca (località turistica marina) una persona conosciuta sul posto che avrebbe dovuto darle un passaggio in auto l’ha narcotizzata (ha bevuto un sorso di birra offertale) e derubata. E’ rimasta incosciente per 12 ore prima che venisse ritrovata e trasportata all’ospedale militare. Anche a distanza di 10 giorni riportava i postumi della droga che le era stata data e accusava una profonda spossatezza, in ospedale non hanno saputo dirle cosa le era stato dato. Una guida turistica dice che lei è stata fortunata perché qualche settimana prima due ragazze sono state ritrovate uccise. Tutti gli Argentini con cui ho avuto contatti sono stati estremamente cordiali e disponibili, e episodi del genere fanno capire il disagio in cui versa parecchia gente.
A questo punto io e il mio moroso siamo felici di partire per Trelew.
PENISOLA VALDES Atterriamo a Trelew e con un minibus arriviamo a Puerto Madryn: è un paese contaminato dai turisti: i negozi crescono uno a fianco all’altro, specie sul lungomare, le agenzie di viaggio pullulano. La spiaggia è pulita e l’oceano freddissimo: solo i bambini hanno il coraggio di entrare in acqua. E’ un posto molto tranquillo dove gli argentini amano trascorrere un po’ di giorni al mare. Il ristorante più bello che c’è sul lungomare è una fregatura: si mangia meglio negli altri.
Prenotiamo il giro dell’isola in un’agenzia di viaggi, non con il tour organizzato (che prevede la visita di mezza penisola) ma con un’auto con autista “che parla” (ovviamente castellano, ma io entiendo e il mio moroso quasi). E’ stata veramente una bella giornata, l’autista, Raul, un signore sulla cinquantina, si fermava lungo la strada per farci vedere animali che altrimenti non avremmo notato, compreso un roditore grosso come un cane e dal muso di lepre (non ricordo il nome) e la volpe, i quali sono molto difficili da notare. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere un branco di un centinaio di struzzi, anche per Raul era la prima volta che ne avvistava tanti assieme. Il guanaco è facile da vedere, per il colore del mantello e per la mole. Abbiamo anche deviato su una stradina fino ad un abbeveratoio per pecore dove c’erano una gran varietà di uccelli, compreso un rapace simile al gufo ma diurno. L’attrattiva principale sono i leoni marini (casinisti!) e gli elefanti marini (questi invece molto tranquilli). Questi animali si possono osservare solo da lontano (per i fotografi: anche un tele da 300 mm è poco). C’è anche una piccola pinguineria, ma niente a che vedere con quella che visitiamo il giorno dopo a Punta Tombo! Con il tour organizzato si entra nella riserva per un corto sentiero mantenuto da volontari (il parco è protetto e, tour organizzato o meno, non è consentito allontanarsi dal sentiero) e si è letteralmente circondati da migliaia di pinguini! Gli animali non sono solo vicino al mare dove vanno a pescare, ma nidificano (scavando buche nel terreno) tutt’intorno sulla monagna, è un gran spettacolo! E loro sono così buffi! Ho assistito al tentativo di un esemplare di infilarsi nel nido di un’altra coppia, prima si è avvicinato con indifferenza, ad intervalli si è diretto verso l’entrata nella tana, ma quando ci si è infilato la coppia si è messa a strillare e a beccare, il/la poverino/a è scappato/a. In questa stagione i sono nati i cuccioli e sono anche piuttosto cresciuti, perciò si vedono le famigliole con 2 pinguini adulti e vicino uno o due pinguini più piccoli con il piumaggio definitivo quasi completamente formato. Il tour prevede la visita anche al villaggio gallese dove si mangiano, anzi, ci si strafoga di deliziosi dolci (i più buoni mai assaggiati in Argentina) e il tè è ottimo (ottimo anche per gli intenditori di tè).
Si vola a El Calafate.
EL CALAFATE A El Calafate ci aspetta il ghiacciaio Perito Moreno, ma, per lasciare il dolce in fondo, la prima escursione che facciamo è la navigazione sul Lago Argentino: si visitano (cioè si vedono dalla barca) alcuni ghiacciai minori, il ghiacciaio Spegazzini e il maestoso Upsala. Durante la navigazione si incontrano numerosi iceberg; io sono affascinata da questo fenomeno, non so perché ma ho come l’impressione che queste forme mutevoli e mobili abbiano una qualche affinità con il mondo animale e godano di una propria vita e autonomia, mi intriga il fatto che abbiano forme così fantasiose e nello stesso tempo siano pericolosi. Gli iceberg sono per me come le sirene.
Poi il ghiacciaio Perito Moreno. Non riesco ad esprimere con le parole questa meraviglia! Sicuramente molti avranno visto le fotografie e i documentari sul ghiacciaio Perito Moreno ma non sono nulla al confronto di vederlo dal vivo, constatare la grandiosità, godere dei suoi riflessi blu, udire gli schianti del ghiaccio che cade nel lago. E’ una vera emozione e di fronte a questa natura maestosa io mi sento veramente piccola.
L’ultima mattina la dedichiamo alla riserva faunistica di El Calafate, non è per nulla pubblicizzata, ma è veramente bella! In pratica consiste in un’area semi paludosa (ma non ci sono zanzare; perché non ho trovato zanzare nemmeno a Iguazù?) nei pressi del lago Argentino, si entra pagando una sciocchezza (2 pesos sono circa 50 centesimi) e passeggiando per i sentieri si osservano uccelli acquatici di ogni tipo.
Si vola per Ushuaia.
USHUAIA Ushuaia è la città più a sud del mondo, la cittadina è turisticissimissima e non offre quasi nulla, i musei sono striminziti, ma non perdetevi la visita all’ufficio turistico! A parte le informazioni utili e l’ottima accoglienza, c’è una persona che dovete davvero conoscere (purtroppo non ricordo il nome, sigh!) è l’impiegata alta e bionda: è capace di trasmettere allegria anche a chi abbia appena perso il gatto! È una persona spettacolare! In questo ufficio ci siamo fatti fare il timbro della Tierra de Fuego sul passaporto… Adoro queste cose! L’escursione d’obbligo è la navigazione sul canale di Beagle, carina, la cosa più importante di questa escursione è portare a casa il diploma della navigazione e la foto del faro più a sud del mondo, che è piccoletto e uguale a tutti gli altri, però è quello più a sud. Si vedono anche degli animali, i leoni marini piuttosto da vicino.
Il giorno dopo visitiamo il lago Escondido e Fagnano: belli, ma niente di speciale: è meglio dedicare il tempo al parco nazionale della Tierra del Fuego.
Il giorno dopo facciamo la visita al parco nazionale della Tierra del Fuego. Mi avevano detto che sarei rimasta delusa, invece è stata una splendida gita! Non abbiamo fatto l’escursione organizzata (che prevedeva: prelievo con minibus, viaggio per il parco, sosta di qualche minuto ai posti più interessanti e rientro) ma ci siamo fatti portare con il minibus fino al lago Rocha (dove abbiamo comperato qualcosa da mangiare e bere) poi abbiamo percorso a piedi i sentieri lungo il fiume Lapataia fino all’omonima baia dove avevamo l’appuntamento con il minibus per le 3 del pomeriggio. Il sentiero passa per boschi, torbiere e segue il perimetro di un’isola in mezzo al fiume che è un paradiso di animali, le lepri (o lapin, non li so distinguere) se ne stanno tranquille a non più di 3 metri dai passanti, e ci sono tantissimi uccelli di ogni tipo. Sull’isola si trovano anche grosse defecazioni, ma non saprei dire di che animale si tratti, non sono di vacca.
L’hotel dove abbiamo alloggiato a Ushuaia è il Tolkeyen: non è economico ma si trova in un posto da favola: davanti al canale di Beagle, con gli uccelli marini che si fermano sulla spiaggia, giardino splendido con cavallo libero, dietro il bosco e vista sui ghiacciai e sulla montagna “5 fratelli”. Inoltre la cena è ottima. L’hotel dista 5 – 6 Km dal centro di Ushuaia (c’è un servizio navetta gratuito).
Al ritorno dalla navigazione sul canale di Beagle abbiamo deciso di tornare a piedi all’hotel: la giornata era bella e valeva la pena farsi una scarpinata… Peccato che a metà strada siamo passati dai 15 gradi con sole a un vento spaventoso e una pioggia sottile e fastidiosa, io camminavo dietro il mio moroso e temevo di essere sbattuta a terra dalle raffiche.
Il tempo nella Tierra del Fuego cambia repentinamente, anche nel parco nazionale della Tierra de Fuego siamo partiti con sole splendido e 15 gradi, ma all’una del pomeriggio grandinava e nevicava ed è durato per una buona ora, poi il tempo è migliorato nuovamente.
La vacanza è quasi finita: si ritorna a Buenos Aires.
BUENOS AIRES Piove, è strano in estate, dicono, ma è così. Innanzitutto andiamo a vedere il monumento a forma di tulipano eretto nella piazza delle Nazioni Unite nel 2002 (non c’è sulla Lonely Planet: l’ultima edizione è del 2000) è nel quartiere La Recoleta, si chiude la sera alle 9 circa e impiega mezz’ora per chiudersi, si riapre al mattino alle 7. La pioggia ci fa rifugiare in due musei d’arte, entrambi nella Recoleta: questi sono interessanti, non come a Ushuaia, e poi ci lasciamo intrappolare dalle vie pedonali piene di negozi e di cinema. Ma non mi piacciono queste vie: sono uguali in tutto il mondo, avrei preferito passare la mattinata distesa in uno dei tanti parchi bellissimi della città.
Infine andiamo in aeroporto, facciamo Buenos Aires, Roma Fiumicino e Linate.
Siamo a casa, il tempo è volato, l’Argentina mi ha lasciato la voglia di ritornare per visitare altri incantevoli posti.